UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 21 settembre 2005

Mercoledì 21 settembre 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
21 settembre 2005
 Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
1 – L’Unione Sarda
Prima pagina
Cagliari. Biologia, il preside: il livello dei diplomati era infimo
Studenti, cartellino rosso
Soltanto 64 su 539 superano il test di ammissione
Dopo Odontoiatria e Medicina, una nuova debacle nell'Università di Cagliari. Nelle prove di ammissione a Biologia, solo 64 dei 539 studenti hanno superato i test. Probabilmente il rettore predisporrà un bando per un nuovo concorso. Il preside di Scienze matematiche, Roberto Crnyar, è amareggiato: «Il livello medio di preparazione dei diplomati - dice - è risultato infimo».
 
 Pagina 17 – Cagliari
Università. Partecipano in 539, è un'ecatombe. Il preside: infimo il livello di conoscenza dei diplomati
Biologia, facoltà per pochissimi
Ai test d'ammissione promossi solo 64 studenti
Dopo i disastrosi test d'ingresso di Odontoiatria e Medicina, una nuova raffica di bocciati a Biologia.
Il livello di preparazione degli studenti cagliaritani diplomati è sempre più basso. Il duro verdetto, dopo quello giunto dai risultati dei test di ingresso ai corsi universitari di Odontoiatria e Medicina, arriva da Biologia. Nelle prove d'ammissione a Biologia sperimentale (300 posti) e Bioecologia (200), svolte nei giorni scorsi, dei 539 partecipanti hanno raggiunto la sufficienza, e potranno quindi iscriversi ai corsi, soltanto in 64 (27 su 352 in Sperimentale, 37 su 187 in Bioecologia). Neanche il 12 per cento. Per ovviare al disastroso risultato del test d'ingresso (predisposto dai docenti della facoltà di Scienze, e definito di livello medio-basso) le strade da percorrere sono due: abbassare la media per l'ammissione, oppure il rettore sarà costretto a predisporre un bando per un nuovo concorso, da svolgersi entro i primi giorni di ottobre. Altrimenti l'anno accademico per i futuri biologi si aprirà con 64 matricole. Livello basso«Il primo intervento ? commenta il preside della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, Roberto Crnyar, - sarà quello di cercare di recuperare i candidati che non hanno superato la prova. Con un secondo bando, o abbassando la soglia minima del test svolto». Poi si parlerà del problema sempre più scottante: «Il livello medio di conoscenza dei diplomati è risultato infimo ? spiega amareggiato il preside ? anche perché erano dei test che in parte avrebbe potuto fare un ragazzino delle medie. Basti dire che qualcuno non ha saputo fare delle sottrazioni». Il rischio è che possa crescere il divario con gli studenti del resto della Penisola: «Siamo a un livello di guardia ed è necessario intervenire prima che la situazione degeneri. All'Università stanno arrivando dei ragazzi con una preparazione inadeguata. E i docenti spesso non sanno da dove iniziare per recuperare il gap. Senza dimenticare che non è un compito universitario». Il provveditorato«È giunto il momento che il provveditorato prenda dei accorgimenti seri nelle scuole medie e superiori. La scarsa preparazione non può essere giustificata con la poca attitudine ai test». Giovanni Biggio, direttore del dipartimento di Biologia sperimentale, è critico con la formazione di base: «Erano cento domande di matematica, fisica, chimica e biologia di livello medio-basso ? evidenzia ? che hanno confermato la scarsa preparazione nelle materie scientifiche. Da dieci anni circa abbiamo notato che il livello di base si è abbassato notevolmente. Ora ne paghiamo le conseguenze».
Matteo Vercelli

le reazioni e i commenti
Non condannateci Una piccola attenuante c'è: bisognava raggiungere la sufficienza in tutte e quattro le materie del test. Un dettaglio che ha portato all'ecatombe di candidati, caduti soprattutto sulle domande di fisica e matematica. «Alcuni partecipanti ? commenta Manuel Floris, rappresentante della lista Università per gli studenti - avevano ottenuto, complessivamente, il minimo richiesto. Inutile, perché si doveva arrivare al 60 per cento di risposte esatte in ciascuna delle quattro materie». Partire dalle scuole Per Floris questo non giustifica l'esito disastroso della prova: «Non vogliamo sminuire il problema della preparazione ai test d'ammissione: esiste e va affrontato. Da tempo il nostro gruppo chiede un intervento nelle scuole superiori, con un programma d'orientamento che non si esaurisca con una settimana di incontri all'Università. Bisogna andare negli istituti e dare informazioni precise sulla formazione universitaria e su quello che si deve fare per superare i test». Anche perché le lacune se non vengono corrette in tempo, diventano dei fardelli pesanti che gli studenti si portano dietro nel loro percorso di studi. «Spero che si affronti il problema al più presto», conclude Floris. Dopo le Caporetto di Odontoiatria, Medicina e Biologia è giunta l'ora di intervenire con dei programmi precisi. (m. v.)
  
2 – L’Unione Sarda
Pagina 17 – Cagliari
L'intervento
Criteri sbagliati: uno spiraglio per gli allievi
Pasquale Mistretta *
Con sorpresa, abbiamo constatato che in alcuni test d'ammissione è stato commesso un errore d'impostazione. Diversamente da tutti gli altri test, questa volta è stata fatta una verifica di qualità di tipo concorsuale, piuttosto che un test di quantità in rapporto ai requisiti minimi stabiliti dal Ministero (numero di studenti, numero di docenti e numero di aule). A questo punto, per ovviare all'inconveniente, diventa necessario non tener conto della selezione, i cui risultati sono assolutamente inadeguati a giustificare l'apertura dei corsi. Pertanto si farà riferimento alla graduatoria, al di là del voto, sino a raggiungere il massimo consentito dai requisiti minimi. Quindi, per il corso di Biologia sperimentale si attingerà dalla graduatoria - a prescindere dalla votazione - sino a raggiungere il numero massimo di trecento. Agli studenti della stessa graduatoria che risultano oltre il trecentesimo posto si suggerirà di trasferire la domanda sul corso di Bioecologia, fino a raggiungere il massimo di duecento posti disponibili. L'augurio è che tutti i cinquecento studenti si laureino in tre anni.
 *Rettore dell'Ateneo di Cagliari
  
3 – L’Unione Sarda
Pagina 25 – Medio Campidano
Sviluppo. Nei programmi del presidente Fulvio Tocco ma serve il sostegno della Regione e dell'Ue
Un'anima verde per la nuova Provincia
Tradizione e innovazione per far nascere il polo agroalimentare
L'Unione Europea punta sullo sviluppo rurale, e il Campidano si propone alla Regione come laboratorio sperimentale e polo agroalimentare
di Giancarlo Ghirra
È una Provincia giovane e quasi priva di poteri e mezzi finanziari, in attesa che Cagliari, madre-matrigna, trasferisca competenze e denari. Eppure si muove, alla ricerca di un'identità che ne giustifichi la nascita, oltre le polemiche di chi non la voleva anche per la scarsità di popolazione, appena 105 mila abitanti. L'deaProprio per dimostrare nei fatti di non essere a capo di un ente inutile, Fulvio Tocco, primo presidente della storia, si è mosso sin dalle prime battute alla ricerca di un'idea forte che caratterizzi il Medio Campidano dando alla Provincia un ruolo propulsivo, di avanguardia nello scenario isolano. L'idea l'ha trovata, e se anche la Regione e l'Unione europea ci crederanno, il Medio Campidano si avvia diventare una sorta di "laboratorio", un polo agricolo della Sardegna ma anche un modello per il Vecchio Continente. Il progetto «Vogliamo essere la Provincia verde per eccellenza-spiega- affondando questa rivendicazione nella nostra storia, quella della Marmilla granaio dell'Isola, e nel presente e futuro della nostra ortofrutticoltura e delle nostre biodiversità: i cavallini della Giara di Gesturi e Tuili, il cervo sardo di Montevecchio e Piscinas (950 esemplari), le pecore di Tuili e Barumini, che producono il quadruplo delle loro sorelle spagnole e francesi, grazie ai nostri antenati, straordinari selezionatori della razza. E che dire del patrimonio caprino di Guspini e Arbus?» I prodottiL'elenco è lunghissimo. Centrale, negli scenari descritti da Fulvio Tocco, è il carciofo violetto di Samassi e Serramanna («8 milioni l'anno di fatturato»), insieme alla filiera del grano duro della Marmilla, con le sue aziende cerealicole, all'industria agroalimentare di Serramanna e Samassi, all'ortofrutticoltura da rilanciare piuttosto che piangere sul boom delle importazioni di prodotti persino da Cile e Cina. La qualità «Ma niente può essere trascurato-aggiunge il presidente - perché la ricchezza è nell'insieme delle produzioni: ecco dunque l'asparago verde di Serrenti, l'olio di Gonnosfanadiga, ecco le 55 azende produttrici di miele (5550 le arnie), lo straordinario melone coltivato in asciutto a Lunamatrona, lo zafferano di San Gavino. Il nostro territorio è già oggi un ricchissimo laboratorio di produzioni agricole e agroalimentari, dentro il quale hanno un ruolo primario il civraxiu di Sanluri, gli insaccati di Gonnosfanadiga e Villacidro, il pistokkeddus de kappa di Serrenti. Ma dobbiamo fare un salto di qualità, per dare una prospettiva ai nostri giovani. E dobbiamo sconfiggere il dato che ci vede poveri, i più poveri della Sardegna, colpiti dalla crisi prima delle miniere poi della grande industria fra Villacidro e San Savino. Sono stati agricoltura e agroindustria a frenare la desertificazione di un territorio che ha metà del valore aggiunto per abitante rispetto a Cagliari e Nuoro. Da qui vogliamo ripartire per dare alla Sardegna un sistema produttivo di eccellenza, all'insegna della multifunzionalità che Bruxelles incoraggia, e la Regione potrebbe sperimentare nel Medio Campidano». L'Europa Dietro il termine burocratico (multifunzionalità) si nasconde un'idea sulla quale l'Ue è pronta a investire denari: quella di un'agricoltura che si modernizza, di un sistema di aziende che, insieme, si occupano dell'intera filiera, dalla produzione alla trasformazione fino alla ricerca di nuove colture da imporre sui mercati, alla formazione dei coltivatori, alla cura dell'ambiente, importante anche per la lotta agli incendi. «Tutto ciò-spiega Tocco, da una vita nelle organizzazioni dei produttori e poi da manager in diverse aziende agroalimentari- va fatto in cooperazione con le associazioni degli agricoltori e delle loro imprese, interessate a forme di tutela del reddito che impediscano lo spopolamento». La Regione L'idea sembra buona, ma ancora la Regione non l'ha fatta sua inserendola nel Dpef. Fulvio Tocco non dispera. «Mi è sembrato che l'assessore all'Agricoltura Francesco Foddis apprezzi la nostra proposta-dice-anche perché siamo in linea con le nuove politiche europee».
 
L'Università pronta a dare una mano
È nato a Serrenti, ed è cresciuto ad agricoltura e politica, prima nel Pci, poi nei Ds. Cinquantatré anni, partito dalla gavetta e arrivato a dirigere la Confoltivatori e aziende quali Sipas, Nuova Casar, Industria sarda zuccheri, Fulvio Tocco ha anche la passione per la scrittura. Alle stampe ha dato un libro sulla sua grande passione («ho vinto la lumaca d'oro nel 2000»), l'elicicoltura, della quale è considerato un esperto di livello internazionale. A un secondo volume, Arbeskia, ha affidato un racconto fra il realistico e il romanzesco su uomini e leader della sinistra sarda. Abilissimo nel tessere rapporti, sta tentando di far decollare la nuova provincia del Medio Campidano evitando le trappole dei campanili : «Siamo 28 Comuni, nessuno dei quali deve prevalere sugli altri». Ripete che la Provincia sarà policentrica, «anche se è evidente che Sanluri, dove oggi la presidenza è ospitata, avrà un ruolo preminente». Non usa la parola capoluogo, troppo furbo per farlo, da buon contadino, come ama presentarsi, perché da una vita vive e lavora fra Consorzio dell'ortofrutticoltura e cantina della Marmilla, fra Cia e Confcoltivatori. Da sempre tenta di unire cultura materiale e accademica. E ora ha trovato un alleato in Pasquale Mistretta, rettore dell'Università di Cagliari. «Tutti i nostri ricercatori e le nostre strutture sono a disposizione di un progetto di sviluppo del Medio Campidano», ha ripetuto il Magnifico nel corso di un incontro ufficiale. Tocco non si è lasciato sfuggire l'occasione di aprire un tavolo di consultazione e di confronto. «Anche perché-spiega- abbiamo bisogno di un rapporto con quel centro di eccellenza di servizi, di ricerca scientifica, di trasferimento di tecnologie che è l'Università. Tanto più noi del Medio Campidano, che abbiamo appena il 3,2 per cento di laureati sulla popolazione. Con rabbia vediamo andare via i nostri ragazzi più preparati, che non trovano qui occasioni di lavoro». Le troveranno in futuro con l'agricoltura multifunzionale? Molto dipenderà dal sostegno della Regione e dell'Unione europea(g.g.)
  
4 – L’Unione Sarda
Pagina  6 – Regione
Giovani e anziani nel mirino del virus
I medici sardi in prima linea per fronteggiare l'epidemia
L'Aids oggi colpisce anziani e giovani eterosessuali. I medici lanciano un appello: «Usate il profilattico».
di LUCIO SALIS
Hanno visto nascere (e morire) la generazione dell'Aids. Medici in prima linea quando la malattia era semisconosciuta e sui media dilagava la strategia del terrore. Gente costretta a lavorare in ospedali fatiscenti, nelle carceri, in corsie affollate di tossici, (all'inizio i pazienti più numerosi) in un clima di spaventosa violenza. A reggere l'impatto dell'epidemia, allora come oggi, l'immunologo Paolo Emilio Manconi e il primario di Malattie infettive Giuseppe Angioni a Cagliari, la professoressa Maria Stella Mura a Sassari, l'infettivologo Pietro Mesina a Nuoro. Per citare solo alcuni nomi, dietro i quali lavora un esercito di medici, biologi, tecnici di laboratorio e infermieri. Quando, nel 1985, ha iniziato a occuparsi di Aids, Paolo Emilio Manconi, oggi titolare della cattedra di Medicina interna all'università di Cagliari, era solo un giovane studioso di belle speranze. Per molti anni ha lavorato esclusivamente in ambienti underground: il suo studio (si fa per dire) era in un sottoscala di via Porcell, i pazienti li seguiva in un sottano del Cmas (centro antidroga) di via Cadello, affollato di topi (ma non erano cavie) e per 12 anni nel carcere di Buoncammino. «Anni durissimi, ma anche un'esperienza di vita straordinaria in un ambiente umanamente diffficile» ricorda Manconi. Oggi dirige uno splendido reparto, il Centro di immunologia del policlinico, dove assiste circa seicento pazienti. E da lì segue i mutamenti di un'epidemia che dura dal 1985: «Per molti anni i malati erano soprattutto tossicodipendenti che, grazie al martellamento della stampa e all'attività di prevenzione svolta nelle carceri, hanno imparato a non scambiarsi le siringhe e a non infettare le compagne. In gran parte sono morti. Aldilà della statistiche ufficiali, sono state almeno mille le vittime dell'Aids in Sardegna». Dalla sua postazione privilegiata, Manconi ha notato «un aumento delle infezioni per via sessuale. Riguardano soggetti omo ed eterosessuali vittime di rapporti non protetti. Persone anziane che frequentano prostitute e ragazzi che non sanno niente dell'Aids e non usano i profilattici. Un errore gravissimo, perché è vero che dal '95 il numero dei casi di Aids conclamato è diminuito, in seguito all'impiego di farmaci efficaci, ma dal 2001 l'epidemia ha un andamento stabile. E i casi di infezione riguardano non solo le categorie a rischio, ma anche le persone cosiddette "normali"». Le più difficili da convincere con la propaganda e la prevenzione, ma la strada da seguire è una sola: «Usare sempre e comunque il profilattico, anche quando si fa sesso con persone conosciute - ammonisce Manconi -. Non solo per evitare l'Aids, ma anche il contagio di malattie veneree, come la sifilide, oggi in preoccupante ripresa». Su due fronti (prevenzione e cura) si batte anche Giuseppe Angioni, vice presidente dell'Anlaids e primario di Malattie infettive all'ospedale Santissima Trinità (reparto già diretto dal padre, Goffredo, uno dei protagonisti della campagna contro la malaria condotta, con l'aiuto degli americani, nel dopoguerra). Negli anni Ottanta, Giuseppe Angioni e i suoi collaboratori erano costretti a lavorare in un reparto ricavato da un ex capannone militare. Condizioni difficili «perché la presenza di pazienti particolari (in prevalenza tossicodipendenti) creava non pochi problemi». Oggi la situazione è completamente cambiata. Proprio grazie alla legge sull'Aids del '91, nel 2001 è stata creata una modernissima divisione, (che segue 600 pazienti) «con tutti i comfort di tipo alberghiero, ma anche con le attrezzature e il personale necessari per curare i malati. In più abbiamo un laboratorio di virologia e immunologia che lavora per il reparto, le carceri e anche parte dell'università. Sono cambiati i locali, ma anche i pazienti. «Siano partiti con l'80 per cento dei contagi legato a problemi di droga, mentre oggi prevalgono le cause di tipo sessuale. Pochi i malati omosessuali, più numerosi gli etero». Analisi che coincide perfettamente con quella di Manconi e conferma che l'infezione del virus Hiv rappresenta una minaccia per tutti coloro che hanno rapporti non protetti. Tra i pazienti, prevalgono quelli di mezza età, mentre diventano sempre più numerosi gli anziani. Un discorso a parte meritano i giovani: «Ultimanente abbiamo avuto diversi casi di ventenni. Ai giovani diciamo: "Non fidatevi mai dei rapporti non protetti, usate il profilattico"». Anche perché è vero che i casi di Aids conclamato sono in calo, «ma l'infezione va avanti senza controllo. Per questo realizzeremo, in collaborazione con l'università di Sassari, un registro dei sieropositivi».

 
Scienziati e Anlaids sul fronte Hiv
Nuovi farmaci nascono all'università di Cagliari
Oltre ai medici impegnati negli ospedali, un'autentica task force di scienziati e persone sensibili si batte anche in Sardegna per la prevenzione e la cura dell'Aids. In prima fila l'Anlaids, associazione promotrice di campagne di educazione sanitaria, come quella lanciata in collaborazione con L'Unione Sarda, che per venerdì prossimo prevede la distribuzione del giornale con una simpatica agendina e un profilattico. Piccolo memorandum rivolto a giovani e anziani, oggi i più esposti al rischio del contagio a causa del sesso non protetto. Sul fronte universitario un ruolo di rilievo è svolto dal professor Sergio Del Giacco, docente di Immunologia e Allergologia all'Università di Cagliari, componente, dalla prima ora, della Commissione nazionale Aids, organo che ha elaborato la politica dei governi in materia di ricerca e profilassi sull'Aids. Compreso l'impiego di nuovi farmaci e la sperimentazione di vaccini, come quello elaborato dalla professoressa Barbara Ensoli, dell'Istituto superiore di Sanità. Sul fronte della ricerca, importanti risultati sono stati raggiunti dallo studioso cagliaritano Paolo La Colla, allievo del compianto professor Bernardo Loddo, che era considerato tra i massimi esperti al mondo di terapie antivirali. La Colla, titolare della cattedra di Microbiologia presso la facoltà di Farmacia all'università di Cagliari, oltre ad aver brevettato un farmaco per la cura dell'epatite C, ha elaborato altri due composti per fronteggia il virus Hiv (quello che provoca l'Aids) sui quali sono riposte grandi speranze. Dalla ricerca scientifica all'informazione, da sottolineare il ruolo svolto dal microbiologo Giovanni Piu, fondatore dell'Aspa (Associazione per la prevenzione dell'Aids) e padre di Aspino, il simpatico clown inventato per spiegare la malattia ai bambini. Da quando è nato (aprile '91) Aspino ha compiuto 205 "missioni". Ha incontrato 23.650 scolari, 25.000 studenti delle Medie e 28 mila delle Superiori. Oltre a circa 50 mila persone di tutte le età, tra le quali 5200 nonni. L. S.
  
5 – L’Unione Sarda
Pagina  7 – Regione
Cagliari, giovani con Delogu
An, bufera nomine: l'opposizione prepara il riscatto
Telefonini in fibrillazione Ma i colonnelli romani suggeriscono: nessun colpo di mano
Il giorno dopo, la parola d'ordine è «silenzio». Nessuno se la sente di dire una sola parola sulla tormentata vicenda delle nomine del coordinamento regionale di An. Consiglieri e esponenti del partito, tutti ben abbottonati visto anche il giro di vite che arriva da Roma su eventuali contrasti e attacchi alle linea ortodossa assunta dai vertici. Il provvedimento non ammette appello: espulsione dal partito. Dunque al momento cala il silenzio sulle scelte di Delogu. Anche se resta alto il malumore della nuova formazione nata da Destra sociale, parte di Nuova Alleanza e parte di Destra protagonista. Tanto che la giornata di ieri è stata caratterizzata da una frenetica attività diplomatica tra le varie componenti. E soprattutto c'è stato un continuo scambio telefonico con Roma. Telefonini roventi quelli dei ministri Alemanno e Storace per le interminabili chiamate arrivate dalla Sardegna. Per ora «nessun colpo di mano, meglio aspettare», avrebbero suggerito i dirigenti romani. Alcune voci riferiscono inoltre di Mario Diana, capogruppo di An in Consiglio regionale, che ieri si sarebbe recato urgentemente a Roma nella sede del partito. Voci non confermate, ma che spiegano bene il clima che in questi giorni avvolge il partito di Fini nell'Isola. I giovaniA sostenere il programma del senatore Delogu invece arrivano gli applausi di Azione giovani della provincia di Cagliari. «Esprimo le mie felicitazioni e il mio orgoglio per la nomina, nell'esecutivo nazionale di Azione Universitaria, di Antonella Zedda, attuale presidente del movimento a Cagliari e da ieri componente, su nomina del senatore Delogu, del coordinamento regionale di Alleanza nazionale», dichiara Salvatore Deidda, commissario provinciale di Azione Giovani. «Queste nomine sono il giusto riconoscimento del lavoro svolto sino ad oggi dal nostro movimento che, sia a livello cittadino, provinciale e regionale sia a livello nazionale, ha saputo dimostrare la propria abnegazione e il proprio valore nel portare avanti con coerenza i valori della destra. Con Zedda, viene riconfermato un giovane in questo importante organo del partito, ruolo ricoperto nel precedente coordinamento dal nostro dirigente nazionale Paolo Truzzu», conclude Deidda. Gli fa eco lo stesso dirigente nazionale Truzzu che ricorda inoltre come «queste nomine confermano il ruolo fondamentale dei giovani e testimoniano come An abbia intenzione di intraprendere un strada di rinnovamento, lasciando stare sterile polemiche che per diverso tempo hanno immobilizzato il partito».
 
6 – L’unione Sarda
Pagina 14 – Speciale
Concorso per Giurisprudenza di Cagliari
Si inizia l'università con la borsa di studio
Cinquemila euro per le due migliori matricole iscritte al corso di laurea in Scienze giuridiche di Cagliari. Per quest'anno accademico, la fondazione "Alessandro Grilletti" ha bandito un concorso per l'assegnazione di una borsa di studio da destinare a due studenti della facoltà di Giurisprudenza dell'Ateneo di Cagliari. In particolare, dei 5 mila euro messi in palio, 3 mila andranno al primo classificato. Le iscrizioniDal 30 ottobre e sino al 10 novembre sarà possibile inviare la domanda alla Fondazione "Alessandro Grilletti", via Roma 173, 09124 Cagliari. Le domande dovranno essere presentate nell'apposito modulo (reperibile sul sito internet www.fondazionealegrilletti.com), al quale i candidati dovranno allegare una relazione sul libro Sofonagòn, al cui giovane autore è stata intitolata la fondazione. Per poter concorrere all'assegnazione della borsa sono richiesti alcuni requisiti. Sono ammessi i ragazzi nati dal primo gennaio 1985 in poi e che entro il 30 ottobre, data di inizio per la presentazione delle domande, abbiano raggiunto un numero di crediti formativi pari o superiore a 60, conseguiti superando tutti gli esami previsti per il primo anno dalla facoltà di Giurisprudenza, cioè sia gli esami fondamentali sia quelli opzionali scelti dai candidati. È importante sottolineare che non saranno considerati i crediti formativi acquisiti in altre facoltà, anche se riconosciuti da quella di Giurisprudenza. Questo aspetto è in linea con il requisito secondo cui gli studenti partecipanti al concorso non devono essere stati iscritti in precedenza ad altre facoltà. Inoltre, è importante anche la media dei voti che non deve essere inferiore a 28/ trentesimi. Per evitare il sospetto di favoritismi e per fare in modo che il premio sia vinto solo da studenti effettivamente meritevoli, i candidati non devono avere rapporti di parentela sia con i membri del comitato scientifico, che rappresenta la commissione che giudicherà, sia con quelli del consiglio di amministrazione della fondazione, sia con i docenti della facoltà di leggi di Cagliari. La graduatoriaDopo il 10 novembre, data ultima per presentare le domande, sarà stilata una graduatoria in base alla media degli esami e sarà attribuito a ogni studente un massimo di 100 punti. In caso di parità varrà la relazione giudicata migliore o lo studente con minor reddito. Per ulteriori informazioni visitare il sito www.fondazionealegrilletti.com.
Eugenia Rinaldi
  
7 – L’Unione Sarda
Pagina  43 – Cultura
Novità dell'editoria sarda
Un dramma intimista per Giulio Angioni
ALBA DEI GIORNI BUI di Giulio Angioni Il Maestrale pp. 233 euro 10 Un anno dopo Assandira, bellissimo romanzo sulla mercificazione della sardità, Giulio Angioni torna in libreria con quest'altra storia dei giorni nostri; Alba dei giorni bui racconta però un comune dramma cittadino, l'ambientazione isolana non sembra infatti decisiva. È la vicenda di Alba Pistis, la sorella maggiore, e dei gemelli, Carlo e Valentina, ai quali è chiamata a badare dopo la scomparsa dei genitori. I giorni di Alba stanno al buio, da quando passa le notti nel laboratorio di genetica a quando tira tardi aspettando Carlo (il fratello intrappolato nella tossicodipendenza), che le rimarrà sulle spalle con tutte le "macerie della famiglia" dopo la partenza di Valentina. Convincente l'io narrante al femminile creato dall'autore, questo essere sorella maggiore come condizione dell'animo, ma soprattutto colpiscono le suggestioni del passato schiacciato contro il presente per mezzo dei gesti, delle pose e dei vizi di mamma e papà che rivivono nei gemelli come un'ossessione, una degenerazione, un'umiliazione.
LA QUESTIONE SARDA TRA OTTOCENTO E NOVECENTO di Leopoldo Ortu CUEC pp. 242 euro 16 Già autore di diverse pubblicazioni, Leopoldo Ortu insegna attualmente Storia del Risorgimento e Storia della Sardegna all'Università di Cagliari. Con un costante e prezioso riferimento alla pubblicistica e alla stampa dell'epoca (ogni capitolo è corredato da un'appendice antologica), questo studio analizza le tappe cruciali della storia sarda tra Ottocento e Novecento. Dalla privatizzazione delle terre alla creazione della rete ferroviaria, dalle leggi speciali alla grande emigrazione e alla Rinascita: le questioni che hanno segnato il transito verso una modernità difficile da metabolizzare.
(a cura di Giorgio Noli)
 
 

 
8 - La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Sassari
Alzheimer, medici a confronto
Una pianta per sostenere la ricerca, sabato un convegno
SASSARI. La tecnica di aggressione è simile a quella adottata dai guastatori. Subdolo e silente, si insinua fra le pieghe del cervello e comincia la sua lenta opera di devastazione. Il morbo di Alzheimer non è solo una malattia, ma un dramma sociale che pone alla scienza quesiti di non facile soluzione. In occasione della Giornata mondiale, che si celebra oggi, i volontari dell’associazione sassarese, da oltre un anno impegnati sul fronte dell’assistenza, tracciano un bilancio.
 C’è da dire subito che il centro d’ascolto operante in città, è unico in tutta la Sardegna. Per questo motivo alla sede sassarese si rivolgono pazienti e familiari da tutta l’isola. Numeri importanti che testimoniamo l’esigenza di offrire un servizio puntuale e indispensabile. Duecento famiglie, 1.300 malati hanno contattato il centro dal giorno della sua istituzione. L’Alzheimer è una malattia che può durare anche dieci anni e nel tempo muta e si aggrava costringendo medici e pazienti a cambiamenti, a volte anche repentini, di farmaci e terapie. I volontari di Sassari, guidati dal presidente Gianfranco Favini, sono convinti che l’unico sistema per far fronte alla malattia sia il sostegno alla ricerca. In questo senso le unità di valutazione, istituite in diversi reparti ospedalieri del territorio, giocano un ruolo determinante. Diagnosi e cure, infatti, se fatte correttamente, consentono di controllare l’andamento della malattia e migliorare la vita dei pazienti. Al riguardo l’assistenza domiciliare integrata può fare molto con il concorso non solo dell’Azienda sanitaria, ma anche di Comune e Provincia. Questi e altri temi saranno al centro della Giornata mondiale dell’Alzheimer, oggi nelle piazze cittadine e sabato (24 settembre alle 9) nel corso di un convegno in programma nell’aula magna della facoltà di Medicina (viale San Pietro). Stamattina i volontari saranno presenti nelle gallerie dei centri commerciali “Auchan”, “La Piazzetta” e “Luna e Sole” e in una postazione esterna sistemata in piazza Castello. Coloro che lo desiderano possono avere informazioni più dettagliate e contribuire al sostegno dell’associazione con l’acquisto di una piantina. Fra i relatori del convegno di sabato, intitolato “Alzheimer, non ti scordar di me”, ci sono Giulio Rosati, preside della facoltà di Medicina, Maria Antonietta Lamberti, della stessa facoltà, Amalia Bruni, direttore del centro regionale di neurogenetica dell’Asl di Lamezia Terme, Maria Rita Piras, responsabile Uva della Clinica Neurologica, Gabriella Salvini Porro, della federazione Alzheimer Italia, Maria Del Zompo, direttore dell’istituto di Farmacologia dell’Università di Cagliari, Paolo Putzu primario di Geriatria dell’Asl di Cagliari, Antonio Nieddu, direttore Uva del Policlinico sassarese e la psicoterapeuta Claudia De Lucia.
 Antonio Meloni
 
  
 
09 - Corriere della Sera
Dalla Conferenza appello ai politici
I rettori: troppo pochi laureati E gli studenti fischiano la Moratti, Fassino e Prodi
I capi dei 77 atenei: il prossimo governo convochi gli Stati generali
ROMA - I rettori dei 77 atenei italiani lanciano un appello bipartisan per lo sviluppo del Paese: «Il governo che uscirà dalle elezioni - chiede il presidente della Conferenza dei rettori (Crui), Piero Tosi, nella terza relazione sullo stato degli atenei italiani - promuova una convocazione degli stati generali dell’Università, una grande assise nazionale, che ridefinisca il senso e la missione dell’università». Questa volta i capi degli atenei non minacciano dimissioni in massa, non battono cassa. Chiedono una riforma per ridare vigore ad un’università che «ha una percentuale di laureati tra le più basse d’Europa». Piero Tosi parla davanti ad una platea affollata di politici, professori e studenti. Lo ascoltano il ministro Letizia Moratti, fischiata da universitari di sinistra e dai Cobas, ma accolta dagli applausi degli studenti di An che le consegnano un pacchetto di false banconote con su scritto: «Da spendere per gli sprechi dei rettori». C’è il leader dell’Unione Romano Prodi e il segretario dei ds Piero Fassino, contestati con fischi dagli studenti di destra. L’appello è bipartisan.
Tuttavia nella relazione dei rettori è implicito un giudizio complessivamente negativo su quanto finora è stato fatto dal governo. La riforma dello stato giuridico - nei prossimi giorni il testo tornerà in aula al Senato - è smontata pezzo dopo pezzo. Gli investimenti per l’università sono sempre i più bassi d’Europa e bastano appena a coprire gli aumenti degli stipendi. Mancano le condizioni per richiamare i giovani talenti. I «precari» impegnati in didattica e ricerca sono 50 mila. I meccanismi dei concorsi non sono stati rivisti. E’ un’elencazione di problemi non nuova. Ai rettori pesa l’etichetta di far parte del «partito del no», al quale autorevoli esponenti del mondo accademico attribuiscono il fallimento di tante proposte di riforma, compresa l’ultima. Così lanciano la loro piattaforma: investimenti in ricerca contro la recessione, risorse adeguate ma anche valutazione dei risultati che premi i comportamenti virtuosi; ruolo docente per i ricercatori invece di titoli onorifici; posti letto e benefici per gli studenti poveri e meritevoli. La piattaforma dei rettori piace a Prodi e a Fassino. «E’ una denuncia forte degli obiettivi e dei bisogni, comparata alla scarsità, non solo dei mezzi, ma anche dell’impegno del governo - sottolinea il leader dell’Unione -. Noi lavoreremo a fondo e quando dico lavoreremo a fondo sarà così».
G. Ben.
 

Questionario e social

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