Martedì 18 ottobre 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
18 ottobre 2005
Ufficio Stampa
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI
 
01 – L’UNIONE SARDA
Cronaca di Cagliari Pagina 21
Metadone nei bagni dell’università
Trovate anche siringhe. Il rettore: una scoperta che fa male
Metadone e siringhe nei bagni di Giurisprudenza. e tra studenti e docenti si fa largo l’incubo-droga tra le mura dell’università
Allarme nel polo di viale Fra Ignazio: la scoperta nella facoltà di giurisprudenza
Le siringhe e il metadone erano sotto gli occhi di tutti, in un angolo del bagno. Non uno qualunque, ma quello della facoltà di Giurisprudenza, in viale Fra Ignazio. La scoperta è stata fatta venerdì scorso. Nessun sospetto, anche perché in quell’ala dell’edificio passano migliaia di persone. Azzardare un’ipotesi porterebbe con sé il rischio di una smentita repentina. Non si sbilancia neppure chi in quelle aule trascorre una buona fetta della giornata. Il preside Francesco Sitzia è irrintracciabile. «È in Cina, tornerà tra un paio di giorni», spiegano dalla segreteria. Parla, invece, Massimo Deiana, direttore del dipartimento di Scienze giuridiche: «Il segnale è negativo. Purtroppo, i problemi si sommano. In seguito ai ripetuti tagli dei finanziamenti, abbiamo dovuto rinunciare al servizio di guardie giurate, sostituite da efficaci ma più rigidi sistemi di teleallarme. Che vanno bene per il controllo del patrimonio, ma non altrettanto per quello delle persone». Massimo Deiana ripete che, in questa vicenda, i numeri hanno il loro peso: «In un polo universitario come quello di viale Fra Ignazio convivono tre facoltà (Giurisprudenza, Economia e Scienze politiche) che hanno più o meno ventimila iscritti, almeno la metà frequenta regolarmente le lezioni. Nel calcolo statistico ci possono stare anche episodi di questo genere. Comunque, escludo che tra gli studenti all’interno della facoltà circolino sostanze stupefacenti pesanti». Non fa drammi neppure il rettore. Che elenca minuziosamente i vari controlli cui è sottoposto l’edificio: «La pulizia viene fatta due volte al giorno, perché una frequenza più alta non ce la possiamo permettere». Pasquale Mistretta non ama fare proclami, men che meno minacce. Il suo è un ragionamento a voce alta: «Supponiamo che io acchiappi chi ha lasciato siringhe e metadone, che cosa faccio? Posso dirgli di non riprovarci, il massimo che posso fare è questo. Nei confronti di questa gente ho una sensibilità particolarissima, perché spesso eccede per mille ragioni». Certo, come rettore ha il dovere di impedire che fatti del genere si ripetano: «Mi dispiace che si possa pensare all’Università come spazio per cose di questo tipo. Se dovessero utilizzare le nostre aule per rapporti sessuali, be’, mi seccherebbe nello stesso modo. Non che mi scandalizzi, ma non è il posto adatto per fare certe cose». Si sa che d’ora in poi il controllo sarà più rigido. Se il fattaccio dovesse ripetersi, l’Università andrebbe dritta dritta verso un lungo periodo di polemiche. (p. pa.)
 
02 – L’UNIONE SARDA
Cronaca di Cagliari – Pagina 27
Scienze economiche, ecco i primi laureati
I primi dottori sardi in Scienze economiche sono Giuseppe Berardi, 24 anni, di Marrubiu, e Matteo Cogoni, 25 anni, di Quartu. Berardi ha discusso la tesi "La dinamica del debito pubblico", e si è aggiudicato il massimo dei voti, con lode. Cogoni ha presentato davanti alla commissione un lavoro corposo, intitolato "L’evoluzione delle politiche di sviluppo per il Mezzogiorno". (fr. gh.)
 
03 – L’UNIONE SARDA
Provincia di Sassari - Pagina 42
Comincia il sogno dei laureati in sella
Primo giorno di lezione per il corso in Gestione dei cavalli
Ozieri. Sindaco soddisfatto: «È una grande occasione: l’università significa lavoro»
La facoltà è a numero chiuso: i trenta iscritti hanno obbligo di frequenza. Gli studenti sperano così di entrare da professionisti nel mondo dell’ippica sportiva.
Sono iniziate ieri le lezioni del corso di laurea in Gestione e protezione degli equini. È toccato al presidente del corso, Walter Pinna, illustrare agli studenti il piano di studi, l’organizzazione didattica, l’orario delle lezioni e il calendario delle attività sussidiarie dei docenti previste per l’anno accademico. «Per Ozieri, che ci ospita in questa splendida struttura del convento San Francesco, è una grande occasione: il fatto che si radichi ad Ozieri per la prima volta l’Università rappresenta un momento qualificante per tutto il territorio». Parole che ovviamente hanno reso ancora più raggiante il sindaco Giovanni Cubeddu che su questa vicenda ha puntato tutto il suo impegno di primo cittadino e docente universitario. «Oggi nasce un connubio fra Università e territorio che potrà portare sviluppo delle attività formative e benefici per la nostra cittadina». Quindi il sindaco ha assicurato la disponibilità e l’attenzione per cercare di risolvere i problemi logistici e di informazione necessari. È immediatamente seguita la prima lezione di anatomia tenuta dalla docente Franca Acone. I trenta iscritti avranno l’obbligo di frequenza in questo corso che darà 180 crediti formativi di cui 10 di tirocinio pratico. Per questo Ozieri offre ampie possibilità per la presenza della sede del deposito cavallo stalloni e dell’Ippodromo. Gli studenti sperano che questo corso possa garantire loro un futuro nel mondo dell’ippica sportiva e dell’allevamento del cavallo in genere, una passione che potrebbe quindi tradursi in lavoro. Andrea e Gianni vengono da Pozzomaggiore, una delle realtà isolane dove la tradizione del cavallo è più radicata. «Siamo entrambi figli di allevatori di cavalli e da ragazzi siamo inseriti in questo mondo al quale siamo legatissimi e che speriamo possa anche garantirci una occupazione». Anche Giovanni di Ozieri conosce bene i cavalli, lavora ogni giorno nell’azienda di famiglia che è indirizzata verso le corse e dimostra di avere le idee molto chiare: «Credo che la corretta gestione e alimentazione dei cavalli sia il preludio necessario ai risultati sportivi. Il mio intento comunque è quello di acquisire la laurea per poter poi percorrere la strada militare sempre nell’ambito dell’allevamento del cavallo». La stessa passione che si legge negli occhi di Elisabetta, una ragazza sassarese che ha anche tentato la pratica agonistica nei concorsi ippici. «Ho un legame straordinario con i cavalli e con gli animali in genere. Sono anche guardia zoofila e do una mano come volontaria in un canile. Frequento questo corso per cercare di acquisire nozioni che possano far crescere la mia professionalità». Rossano Sgarangella
 
 

 
04 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 2 - Cagliari
STUDENTI 
Il pullman della protesta 
CAGLIARI. Uno spettacolo musicale e teatrale dentro un pullman per chiedere alle istituzioni trasporti più efficienti e prezzi dei biglietti meno cari. La singolare iniziativa è dell’Udu (Unione degli universitari) un vero e proprio sindacato degli studenti, che in tutta Italia organizza, sino a sabato, “La settimana dei diritti”, un’occasione per rivendicare una città più accogliente, e con servizi che sappiano soddisfare le esigenze degli studenti. Cagliari ha deciso di partecipare mettendo in primo piano il problema dei trasporti: ‹‹Un servizio - si legge in una nota dell’Udu - inadeguato, un’ulteriore barriera all’inserimento degli studenti fuori sede e pendolari in città››.
I motivi? ‹‹Le linee Arst e Ferrovie dello Stato - si legge ancora - stabiliscono gli orari di entrata e di uscita dalle scuole mentre ritardi e basse frequenze costringono a lunghe attese alla fermata››.
L’Udu ne ha anche per il Ctm, il servizio di pullman cittadino: ‹‹L’abbonamento mensile per studenti è limitato a quattro linee, con un risparmio di otto euro. Quando però c’è bisogno di pullman diversi dai consueti, vanno via dalle nostre tasche ben altro che otto euro››. La protesta di oggi prevede una pacifica occupazione dell’autobus della linea 8 (tra le più usate dagli studenti) su cui l’Udu organizzerà, a partire dalle 9.30, una serie di spettacoli itineranti. (s. z.).
 
05 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 24 - Ozieri
UNIVERSITÀ
L’anno accademico ha avuto inizio
Ozieri. Con la puntualità accademica che si addice agli appuntamenti importanti, alle 9,15 di ieri, nella sede universitaria cittadina hanno preso avvio le lezioni del corso di laurea triennale in “Gestione e protezione degli equini” per l’anno 2005-2006. Il presidente del corso, professor Walter Pinna, nel porgere il benvenuto ai trenta studenti, ha offerto una collezione di fotografie tematiche al sindaco di Ozieri. Ha quindi illustrato il piano di studi, l’organizzazione didattica, l’orario delle lezioni e il calendario delle attività sussidiarie dei docenti. Alla cerimonia inaugurale ha fatto seguito la lezione di Anatomia della docente Franca Iacone. Nel suo intervento, il sindaco ha illustrato agli studenti l’impegno del comune per gli aspetti legati alla logistica e ai servizi offerti dalla città. (a.f.)
 
06 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 24 - Sassari
Giornata del medico
Oggi alle 16,30 nell’aula magna dell’Università si terrà la 50ª edizione della Giornata del medico. Durante la cerimonia verrà conferita una medaglia di benemerenza a 12 iscritti che compiono 50 anni di laurea e poi presteranno il giuramento deontologico i neoiscritti all’ordine
 
07 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 2 – Cagliari
SCUOLA
Docenti ancora in piazza contro la Moratti
CAGLIARI. Sono tornati in piazza gli insegnanti di tutte le scuole superiori, riuniti sotto un’unica sigla: “Coordinamento docenti contro la riforma Moratti”. Ieri mattina hanno organizzato un sit-in e un’assemblea pubblica davanti alla Direzione scolastica regionale in via Roma, contro il disegno di legge che porterebbe all’estinzione gli istituti professionali. A sostenerli anche le organizzazioni sindacali Cgil Flc e Cobas Scuola. La riforma contestata anche dalle Regioni, prevede che i licei rimangano statali e che dal prossimo anno scolastico, l’istruzione professionale sia gradualmente trasferita alle Regioni. I finanziamenti recuperati dal Governo andranno a sostenere le scuole private. Gli istituti professionali e tecnici cambieranno nome e formula, trasformandosi in “licei tecnologici ed economici”. Aumenteranno le ore didattiche per le materie di carattere generale, mentre si assisterà a una diminuzione delle lezioni legate alle specializzazioni professionali. I licei dureranno 5 anni e saranno articolati in un sistema 2+2+1 con un esame di Stato conclusivo il cui superamento è necessario per accedere all’università. È prevista la figura dell’insegnante tutor e la possibilità di stipulare contratti ad hoc con esperti. Per quanto riguarda l’istruzione professionale, invece, i ragazzi potranno scegliere tra percorsi triennali, che si concludono con una qualifica professionale, e percorsi quadriennali, con un diploma. «I licei in Sardegna - ha detto Peppino Loddo, della Cgil Scuola - rimangono l’unica certezza per un titolo di studio di scuola superiore. La Regione infatti dovrebbe sobbarcarsi l’onere di mandare avanti gli istituti professionali, senza che nel decreto di legge sia previsto nessun piano di risorse. Se si considera che con la nuova finanziaria il Governo taglierà altri contributi alle Regioni, non si capisce dove queste possano reperire i soldi per portare avanti la formazione professionale».
Carla Piras
 
08 – LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 9 - Sardegna
IL NOCE 
Città mercato scambiate per agorà 
Anni orsono, il rettore a vita dell’università di Cagliari, Pasquale Mistretta, dichiarò in pubblico che le città mercato sarebbero divenute le moderne Agorà, le piazze della Grecia Classica dove si orientava la politica, si stabilivano rapporti, si facevano patti, si concludevano affari.
Sono trascorsi anni da quella dichiarazione e le città mercato si sono moltiplicate secondo la logica del commercio, una logica di per sé non cattiva, ma che diviene maligna se è l’unica logica che regola la crescita di una comunità.
Il nostro territorio urbano è disseminato di città mercato, se ne trovano ovunque. Perfino vicino ad ospedali, perfino a pochi metri dagli stagni. E sono molto popolate. Ma, anche a forzare il concetto, è molto difficile immaginarsele coma agorà, impossibile.
Sono luoghi esattamente all’opposto di una piazza dove la gente converge volontariamente, naturalmente.
In altre parole se in una città una piazza si vivifica e le persone si incontrano in un caffé, al ristorante o semplicemente su una panchina, questo avviene perché quel punto è stato identificato secondo una geografia umana complessa e delicata.
La città mercato no. La città mercato è progettata e costruita da un rete di distributori di merce che sanno attrarre la gente, preparano i percorsi e, in qualche modo esercitano una coercizione, sottile o violenta quanto si vuole, ma sempre coercizione. Famiglie intere sedotte da oggetti esposti, accalcate in un luogo artificialmente preposto all’adunata. E queste persone non sono là per discutere, sono là per consumare, concentrati e ammassati per comprare. Le discussioni, i ragionamenti, la politica, i rapporti personali nascono da altre parti, non qua. Qua si vende e si compra senza discussioni: è già tutto deciso. Si parla, ma non si discute.
In questo senso la Città mercato è una significativa alienazione della volontà individuale e induce comportamenti di massa, tutti uguali e spersonalizzati.
Là c’è la merce, là ci sono i percorsi, i parcheggi e tutto quello che serve per tornare a casa carichi di tutto quello che hanno voluto venderci. E’ un grande negozio, una grande esposizione allettante, non è un luogo dove si comunica e ci si ferma a ragionare. Il fine è un altro: il fine è acquistare oggetti, sostenere doverosamente il mercato dall’apice del quale ci osservano e ci studiano come insetti. Si chiamano strategie di mercato. Altro che agorà.
E’ un circuito artificiale e perfetto che soddisfa bisogni elementari: comprare cibo, comprare vestiti, comprare.
Un’attività che ha poco a che vedere con lo scambio delle idee. Di cosa discutono due che si incontrano col carrello gonfio di mercanzia, di cosa si discute in fila alla cassa non si riesce ad immaginarlo. Per essere un’agorà si vedono troppe persone silenziose che osservano cartellini del prezzo, le stesse che poi, a casa, fisseranno con lo sguardo vitreo la televisione dopo avere aperto i pacchi della spesa con dei poveri ooh di sorpresa. Famiglie mute e singoli solitari popolano i grandi corridoi di vetrine.
Bisogni, là troviamo la risposta ad una piccola parte dei nostri bisogni primitivi. Ma gli altri bisogni, nel frattempo, si addormentano e di alcuni non resta neppure una traccia.
Perciò l’agorà - un luogo rivoluzionario dove i bisogni e i fermenti mutavano di continuo - è un paragone improponibile proprio perché l’agorà era il frutto naturale di un’evoluzione del tessuto e dell’organizzazione della città. Non era un luogo imposto come un corpo estraneo, era un luogo nato dall’allargamento spontaneo della società che poi confluiva e si esprimeva nella piazza. Ed era un luogo che invitava ad essere ciascuno diverso dall’altro perché là si concentravano proprio le diversità.
Le città mercato, invece, non sono un luogo di espressione, non possono esserlo e anzi là i nostri comportamenti sono passivi, sottomessi: noi accettiamo il meccanismo, ci adeguiamo e lo teniamo ben oliato e funzionante. Ed è un meccanismo sempre uguale, una ripetizione ossessiva.
Anche così sono cresciute le nostre città, in un disordine nel quale una delle poche certezze, una guida architettonica è stata questa moltiplicazione di città mercato dentro il tessuto urbano che, per conseguenza, ne ha sofferto e si è ingrigito. Noi non abbiamo costruito monumenti memorabili e allora forse consideriamo monumenti le città mercato.
Perfino per il mare qualcuno ha proposto di vivificare le rive con qualche negozio. Negozi sulla riva: pantaloni, scarpe, maglioni e souvenir in vendita sulla sabbia già avvilita delle nostre spiagge che sono, queste sì, le nostre vere agorà dove tutti si ritrovano.
Ma temo che noi abbiamo, nelle città mercato, definitivamente riconosciuto l’anima autentica delle nostre città che è, da secoli, un’anima bottegaia. Quindi un’anima solida, con i piedi per terra, che resiste a lungo. Ma con la testa non molto vicina al cielo.
I monumenti divengono i simboli di una civiltà e ne definiscono la forza e l’intelligenza. Noi abbiamo scelto i nostri simboli: le grandi botteghe. E le abbiamo identificate come segno di modernità infallibile, e qualcuno, confondendosi, le ha perfino chiamate agorà.
Giorgio Todde 
 
 

 
09 – CORRIERE DELLA SERA
POLITECNICO
Il rettore Ballio: la riforma è dannosa per l’università
MILANO - Milano «non è accogliente». E, per questo, non riesce ad «attirare i talenti migliori». Una difficoltà aggravata dalla riforma universitaria: «Inutile e dannosa, dato che blocca le assunzioni per 4 anni». È il grido d’allarme lanciato ieri dal rettore del Politecnico, Ballio, all’inaugurazione del 143° anno accademico.
Il rettore del Politecnico: niente assunzioni per 4 anni. «Mille fuorisede, la città deve accoglierli». Ballio: la riforma? Un danno per l’università
La riforma universitaria? «Inutile e dannosa». Gli studenti? Poco preparati, «arrivano al test di ammissione senza una solida base culturale». Milano? «Incapace di attirare i talenti migliori, con il rischio di vederseli sfuggire». Parola del rettore del Politecnico, Giulio Ballio, che ieri mattina, davanti a centinaia di ospiti riuniti nel campus Bovisa, ha inaugurato il 143° anno accademico dell’ateneo. Pochi istanti per i saluti di rito e poi via, con la prima stoccata. Bersaglio, la riforma. «È in parte inutile perché reintroduce modalità di concorsi che risalgono a 25 anni fa». Poi l’affondo: «Ed è pure dannosa perché blocca le assunzioni per quattro anni, perché limita la nostra autonomia, perché impedisce ai nostri tecnici di insegnare». Quindi i problemi economici: «Con questa Finanziaria il nostro destino è sempre più incerto».
Resta l’ottimismo per i buoni risultati dell’ateneo: il 67 per cento degli studenti arriva alla laurea triennale, il 53 alla specialistica e il 33 per cento abbandona. Per migliorare questi numeri, il Politecnico ha introdotto un test d’ammissione a Ingegneria che si può ripetere finché non si supera (è possibile iscriversi comunque, ma non si possono sostenere esami). «Purtroppo - continua Ballio - a settembre abbiamo avuto aspiranti in larga misura impreparati. Dovremo insistere in questa direzione ed estendere queste novità ad Architettura e Disegno industriale».
Altro problema, l’accoglienza. Le residenze sono aumentate «anche se - avverte Ballio - coprono solo il 15 per cento del fabbisogno». E allora, insiste il rettore, bisogna fare qualcosa per i mille fuorisede che arrivano ogni anno in città: «Dobbiamo sognare che Milano accolga questi giovani e li stimoli, che dia loro concrete possibilità».
Infine le novità: la Polipress, casa editrice del Politecnico, il libro «Breve storia del Politecnico» illustrato da Emilio Giannelli, il merchandising del «Poli», pronto a Natale, il potenziamento di attività sportive e culturali (l’ateneo ha raggiunto un accordo per la concessione del centro Giuriati). Ultima, l’obiettivo Bovisa, dove creare un «parco della scienza o città dei giovani». Idea accolta dal presidente della Provincia, Filippo Penati, che ha assistito all’inaugurazione con il sindaco Gabriele Albertini e il prefetto Bruno Ferrante. Con loro anche il presidente di Assolombarda, Diana Bracco: «Oggi - ha spiegato - le università hanno una responsabilità duplice: verso i giovani, cui devono assicurare una formazione di qualità, e verso le imprese, cui devono mettere a disposizione risorse con una forma mentis tecnico scientifica robusta e, al tempo stesso, flessibile».
Annachiara Sacchi

Questionario e social

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