Sabato 22 ottobre 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 ottobre 2005
Ufficio Stampa
Università degli Studi di Cagliari
 
1 - L’Unione Sarda
Pagina 2 – Primo piano
Approvato ieri il disegno di legge
Il nuovo schema della scuola nell’Isola
«La Regione si riappropria delle sue funzioni in materia di istruzione scolastica e formazione professionale». È questo il primo effetto ? secondo l’assessore all’Istruzione, Elisabetta Pilia - della riforma dell’istruzione e della formazione professionale, varata ieri dalla giunta. Un disegno di legge «importante e difficile», composto da 45 articoli e nato dopo mesi di incontri con insegnanti, genitori, studenti, educatori. «Si parte dal principio ? ha detto l’assessore, illustrando il testo insieme alla collega Maddalena Salerno ? della pari dignità tra istruzione e formazione professionale, e che la conoscenza è un fattore fondamentale, un valore che può aiutare ad essere più competitivi». Tra gli obiettivi dichiarati c’è la lotta alla dispersione scolastica, il miglioramento della qualità dell’istruzione («da quella dei bambini a quella dell’Università della Terza età»), la valorizzazione degli insegnanti e l’autonomia delle scuole. Sono previste borse di studio per studenti provenienti da famiglie svantaggiate, e per i più capaci e meritevoli, l’integrazione per i diversamente abili, l’offerta formativa per immigrati e nomadi.
FORMAZIONE«Per troppo tempo ?ha detto l’assessore Salerno, illustrando la parte del disegno di legge sulla formazione ? abbiamo assistito ad una profonda degenerazione, ad un settore che è stato considerato solo come una grossa torta da spartire. Abbiamo voluto riqualificare il sistema della formazione, a partire dall’accreditamento degli enti. I ragazzi, poi, devono scegliere la formazione solo dopo aver completato l’obbligo formativo». Nel testo sono previsti interventi di integrazione tra istruzione e formazione («cercando di far restare gli studenti a scuola almeno fino ai sedici anni»), quest’ultima suddivisa in: iniziale, superiore, continua. Il disegno di legge, hanno detto gli assessori, è «aperto alle modifiche che arriveranno dalla concertazione». (f. z.)
  
2 - L’Unione Sarda
Pagina 56 – Cultura
Giovanni Spano, intellettuale moderno
Chi è l’intellettuale sardo dell’Ottocento che ha dato il maggiore contributo alla conoscenza dell’isola, con opere ancora oggi ristampate con tirature tutt’altro che limitate? La risposta non è difficile, se si passano in rassegna uno per uno i nomi di spicco. Senza ombra di dubbio la palma spetta a Giovanni Spano, perché si è occupato attivamente di linguistica sarda, archeologia, storia dell’arte, letteratura e tradizioni popolari. Su questi argomenti ha scritto libri che sono pietre miliari per chi si è specializzato in uno o più settori della cultura isolana. Né va dimenticato che Giovanni Spano (nato a Ploaghe nel 1803) ha pubblicato una accuratissima Guida di Cagliari e dintorni alla quale hanno attinto tutti i cultori di storia cittadina. Essendo un sacerdote, ha dato un contributo anche allo studio della vita ecclesiastica in Sardegna. Recentemente è arrivato nelle librerie un denso volume su di lui, dal titolo Il tesoro del canonico (Carlo Delfino editore, pagine 340, euro 24) a cura di Paolo Pulina e Salvatore Tola. I saggi contenuti in questo libro sono preceduti da una prefazione di Francesco Cossiga, che tra le altre cose osserva: «A Giovanni Spano, è bene ripeterlo, si deve riconoscere soprattutto il merito di avere rivelato, a 360 gradi, in pieno romanticismo, le origini e le ragioni culturali della nazione sarda. E di averle affermate con un approccio che è stato storico, o meglio, linguistico, antropologico e storico». Sulla modernità del canonico Spano insiste Manlio Brigaglia nell’ampia introduzione al libro, dove ricollega i meriti di studioso di questo scrittore al suo atteggiamento "scientifico", a un gusto per la ricerca che fanno di lui un pioniere in diverse discipline. Il sottotitolo della raccolta di saggi, Vita, opere e virtù di Giovanni Spano (1803)-1878), lascia intendere al lettore che uno spazio non indifferente è riservato alle vicende biografiche. Queste sono rintracciabili soprattutto nel monumentale carteggio che ci ha lasciato, conservato presso la Biblioteca Universitaria di Cagliari. I destinatari delle sue lettere (ben 364) erano uomini di cultura di spicco. I contributi alla conoscenza della vita e delle opere di Giovanni Spano raccolti in questo volume sono scritti da Giulio Angioni, Piero Ausonio Bianco, Luciano Carta, Giovanni Lilliu, Giovanni Lupinu, Grazia Mannironi Lubrano, Paolo Pillonca, Michelangelo Pira, Antonio Romagnino, Maria Grazia Scano, Angelo Stella e Giuseppina Uleri. All’interno del libro c’è anche una ricca documentazione fotografica a colori e in bianco e nero che rende vivi i personaggi e gli ambienti dei quali si parla. Tra i saggi de Il tesoro del canonico è particolarmente stimolante quello di Michelangelo Pira, dal titolo Giovanni Spano un antropologo della Sardegna. Lo studioso di Bitti individua il modello di intellettuale al quale si richiama lo Spano. Al riguardo scrive: «Il modello di intellettuale al quale si richiama lo Spano era Alberto Ferrero della Marmora, capace di studiare una regione come la Sardegna sotto il profilo archeologico, statistico, geografico, geologico, etnografico. L’aspirazione implicita di entrambi era la storia totale, nella quale primeggiarono più tardi e primeggiano oggi più che mai gli storici, i geografi, gli antropologi di lingua francese, della lingua cioè del Ferrero della Marmora». Il sogno di cimentarsi in una "storia totale" fu realizzato da Giovanni Spano senza concedere nulla alla superficialità e al dilettantismo. Stupisce ancora oggi la precisione e il rigore delle sue ricerche, i cui risultati vanno inquadrati nelle conoscenze tipiche dell’Ottocento europeo. Un ultimo dato da non tralasciare riguarda la risonanza di questo personaggio. Sarebbe riduttivo considerarlo un rappresentante della cultura sarda, con un circuito di lettori ristretti all’isola. In realtà Giovanni Spano è a pieno titolo un intellettuale di spessore nazionale, come dimostra l’eco della sua opera al di là del Tirreno.
Giovanni Mameli
  
3 - L’Unione Sarda
Pagina 22 – Nuoro
Il sindaco spiega l’adesione
Università, strutture e monte Ortobene: «Capitale del Parco»
Nuoro vuole tornare ad essere la porta del parco del Gennargentu. Un’idea ed un ruolo non nuovo, che alla città capoluogo venne già riconosciuto negli anni Sessanta, nell’abortito progetto della Generalpiani. Non per niente il palazzo che oggi ospita in via Trieste l’Ispettorato forestale, venne costruito proprio per ospitare la sede dell’Ente parco nazionale. Adesso questo riconquistato ruolo di primo piano viene riconosciuto anche dall’assessore regionale all’Ambiente: «Plaudo senza riserve all’iniziativa assunta dal sindaco Mario Demuru Zidda e dalla Giunta comunale che hanno manifestato la volontà del capoluogo barbaricino di contribuire al processo di costruzione del Parco del Gennargentu», scrive infatti in una nota Tonino Dessì. «Fra Regione, Provincia di Nuoro e Comune si sta creando una sinergia decisiva per costruire un progetto di rilancio dell’intero territorio. Mi auguro che tutte le istituzioni coinvolte, Comuni compresi, facciano sistema, non solo sui temi dell’ambiente». La giunta comunale si è mossa proprio in questa direzione approvando giovedì mattina la proposta del sindaco di avviare l’iter politico- amministrativo di adesione al Parco del Gennargentu. «Ci è parso utile assumere in questa vicenda un ruolo attivo coinvolgendo l’amministrazione in un progetto di largo respiro così importante per lo sviluppo del territorio - ha detto Mario Zidda - che bene saprà valorizzare la risorsa ambientale. Uno sviluppo che non può prescindere dalla presenza di Nuoro». Insomma, grazie alla sua centralità geografica e all’oasi del monte Ortobene, il capoluogo può diventare la "porta" naturale del futuro parco del Gennargentu.  «Abbiamo le strutture essenziali e i servizi necessari per assecondare questo sviluppo che punta con decisione alla valorizzazione della risorsa ambientale», aggiunge il sindaco: «Dall’università con i suoi corsi di laurea in Scienze ambientali, alla scuola forestale, ma anche in prospettiva con la sede regionale dell’Ente foreste». E se il fronte degli attuali 24 comuni i cui territori ricadono all’interno dell’area parco delimitata dal decreto Ronchi del 1998 appare profondamente lacerato, malgrado la sospensione del decreto decisa nei giorni scorsi dal governo,  Mario Zidda sta ben attento ad evitare inutili polemiche. «Noi abbiamo deciso di guardare avanti - conclude infatti il primo cittadino - fuori da inutili divisioni che danneggiano soltanto il raggiungimento di un obiettivo importante e da non perdere». Luca Urgu (Unioneonline)
  
4 - L’Unione Sarda
Pagina 24 – Cagliari
Rifondazione comunista presenta la bozza del programma e sfida gli alleati dell’Unione
«Cambieremo il piano urbanistico»
Cogodi: pretendiamo primarie vere, non accordi a tavolino
Formidabili quegli anni. Gli anni in cui Luigi Cogodi era consigliere comunale del Pci e assieme a gruppi di cittadini, mobilitati in massa, bloccò la lottizzazione del Colle di Sant’Ignazio e del Mandorleto della Fonsarda. «Era il ’77 e quella era partecipazione vera», ricorda. Erano gli anni in cui si facero Piani di zona - cioè accordi pubblico-privati (quasi sempre le coop rosse) per costruire case a buon mercato - a Genneruxi, Monte Mixi, via Is Maglias. «Centro città, mica in periferia o nell’hinterland». Cogodi richiama quel periodo per chiarire agli alleati che cosa intende il suo partito, di cui oggi è segretario federale, per partecipazione e per urbanistica sociale. Due punti cardine della bozza di programma presentata ieri. «In questo periodo si parla troppo di uomini e poco di programmi», arringa "il rosso" criticando l’atteggiamento dell’Ulivastro. E i programmi sono la base anche «per stabilire se le primarie hanno un senso» e se il Prc sosterrà il candidato unitario dell’Unione alle primarie. «Primarie vere», chiarisce, «significa trovare un candidato che si riconosca in un programma concordato e condiviso elaborato con il concorso dei cittadini. Con una procedura diversa», spiega Cogodi, «non si può parlare di partecipazione ma di un accordo a tavolino tra i gruppi di vertice». Così come estranea alla corretta competizione alle primarie sarebbe «l’autoproposta solitaria di singole personalità a prescindere dal quadro unitario di riferimento politico programmatico». Ergo: «Sosterremo un candidato unitario dell’Unione solo se condividerà, anche formalmente, il nostro programma», spiega Cogodi. Il programmaChe esemplifica: «condividono, gli alleati, la necessità di rifare il piano regolatore secondo criteri di urbanistica sociale?», chiede l’ex consigliere regionale. «Quanti condividono la necessità di organizzare la partecipazione popolare a partire dalla elaborazione di un programma di amministrazione? Quanti», aggiunge, «pensano che si debba chiedere alla prossima amministrazione un Risarcimento sociale, cioé la restitituzione dei 75 milioni di euro di fondi del Piano straordinario del lavoro (di cui Cogodi è uno dei padri) che avrebbero dovuto creare 3000 posti stabili (25 mila euro ad addetto) e che il Comune di Cagliari ha usato per lastricare strade e costruire parcheggi? Chi pensa», aggiunge, «che il Comune debba partecipare alle scelte dell’Università e non il contrario?». Come sempre la partecipazione del Prc alla coalizione non è gratuita. Fabio Manca
  
5 - L’Unione Sarda
Pagina 50 – Gallura
Tempio, l’Istituto Euromediterraneo cambia strategia
Un college nel vecchio seminario con biblioteca e sale multimediali
Un centro modernissimo, con biblioteche, sale multimediali, impianti sportivi, collegato con università straniere e pensato per chi deve studiare e occuparsi di ricerche. È il campus Euromediterraneo per il quale la Diocesi della Gallura ha già ottenuto finanziamento da un milione di euro, stanziato nel 2003 dalla Regione nell’ambito di un protocollo d’intesa con la scuola di alta formazione. I lavori di riqualificazione del seminario diocesano di Tempio sono iniziati da qualche giorno, è qui che sorgerà il college progettato da un pool di architetti anche per conto della Cei. Gli operai hanno da lavorare sino alla primavera del prossimo anno. Si tratta però soltanto del primo lotto dell’opera che è stata finanziata anche dalla stessa Diocesi di Tempio-Ampurias. E a pochi giorni dall’inaugurazione dell’anno accademico, l’Euromediterraneo inizia già a raccogliere i frutti di un lavoro iniziato diversi anni fa. «In effetti ? spiega il direttore don Gianfranco Saba ? il nostro progetto religioso, ma anche culturale, è entrato in una fase decisiva. Il campus è solo una parte di questo percorso che vogliamo portare avanti insieme ad altre università. E ora anche la Provincia della Gallura si aggiunge ai soggetti che hanno deciso di sostenerci da subito. La presidente Pietrina Murrighile e l’assessore alla cultura Elena Burrai, sono interessate a questo progetto». Buone notizie per l’Euromediterraneo, dopo gli ultimi difficili mesi. «Ci siamo trovati davanti ? prosegue don Saba ? alcune situazioni problematiche. La sensazione è che, lo dico senza alcuna intenzione polemica, ci siano dei meccanismi in atto che ostacolano il nostro lavoro. Eppure il progetto dell’Euromediterraneo è aperto a tutti e ambisce a far crescere questo territorio che vuol dire poi tutta la Gallura, non solo Olbia, Tempio e il polo di Nulvi. Inoltre, assicuro tutti, nessun problema per il seminario che resta una comunità vocazionale importante, anche questa aperta alla società». (a. b.)
 
 
 

  
6 - La Nuova Sardegna
Pagina 17 - Sardegna
«Dal digitale nuove opportunità»
Un convegno mette in luce i vantaggi per le aziende
LUCA CLEMENTE
CAGLIARI. Dal 31 gennaio prossimo la televisione in Sardegna non sarà più la stessa. Passeremo, per primi in Italia dal segnale analogico alla trasmissione digitale terrestre. All’apparenza l’unica differenza sarà l’ennesimo apparecchio che dovremo collegare al televisore, il decoder digitale terrestre.
 In realtà sia per gli spettatori sia per chi, nei vari settori, si occupa di Tv si aprono nuovi scenari. Delle opportunità che la sperimentazione di questa nuova tecnologia offre alle imprese sarde si è parlato in un convegno organizzato ieri dal Consorzio 21, dalla Rai e dal Banco di Sardegna al parco Polaris di Pula. «Al di là delle poemiche di questi giorni bisogna riconoscere che il digitale terrestre è una realtà e che insieme alle altre tecnologie della comunicazione può portare dei vantaggi ai cittadini» - ha detto, aprendo il convegno, Giuliano Murgia, presidente del Consorzio 21 - «il nostro obiettivo è aiutare le aziende sarde a misurarsi con i problemi e le opportunità della tecnologia digitale terrestre». Le strade da esplorare che hanno individuato a Polaris sono due: lo sviluppo della tecnologia e l’aggiornamento dei contenuti.
 «Vogliamo sfruttare l’occasione della sperimentazione del Dtt in Sardegna per sviluppare ulteriormente il nostro polo di tecnologie della comunicazione» - ha affermato Francesco Marcheschi, direttore del Consorzio 21 - «Polaris, infatti, ospiterà 11 aziende sarde che, interagendo tra loro, con l’Università e con altre imprese di comunicazione, svilupperanno i loro progetti e potranno sperimentarne l’adattabilità al digitale terrestre». I progetti finanziati per ora sono otto, gli altri tre saranno approvati in seguito, e si occupano della promozione e della diffusione di informazioni turistiche sui canali Dtt, della fornitura di servizi di formazione a distanza in campo medico, di sviluppo di contenuti didattici e scolastici e di sviluppo di sevizi di pagamento dei servizi bancari con carte di credito o prepagate. Tra i servizi che il Consorzio 21, che è cofinanziatore dei progetti, ha messo a disposizione delle aziende c’è un laboratorio (il DTVLab) che sarà il luogo dove concretamente i progetti verranno realizzati e ne sarà verificata l’applicabilità alla nuova tecnologia. Il Consorzio 21 ha avviato anche un progetto, cui hanno aderito 24 imprese, chiamato “Cluster T-services”, che ha l’obiettivo di sviluppare le conoscenze necessarie per operare nel Dtt ed individuare i possibili modelli di business nel mercato della Tv digitale terrestre. Gli studi saranno offerti alle imprese che, agendo in rete, dovranno affacciarsi nel mercato dei contenuti del digitale.
  
7 - La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Nuoro
AVVOCATI
Ieri al via le lezioni della Scuola forense
NUORO. Con una lezione del professor Luigi Concas, ordinario di diritto penale all’Università di Cagliari, ha preso avvio la Scuola forense istituita dall’Ordine degli avvocati di Nuoro. La Scuola, unica in Sardegna, conta già su una cinquantina di iscritti, ma dovrebbe arrivare ad un numero doppio, viste le richieste che stanno pervenendo all’Ordine da tutta l’isola.
 Accanto al professor Concas, il presidente dell’Ordine degli avvocati di Nuoro, l’avvocato Basilio Brodu, direttore della Scuola, che non è sostitutiva del praticantato, ma potrà far ottenere a chi la frequenta (è essenzialmente rivolta ai praticanti avvocati) i crediti necessari in caso di mancanza di qualcuna delle firme richieste per il completamento della pratica.
 La scuola si articolerà in due anni, con 280 ore per annualità, mentre le lezioni si svolgeranno il venerdì sera e il sabato mattina. I docenti saranno avvocati, magistrati e docenti delle Università di Cagliari, Sassari e Firenze. Per l’avvio delle lezioni è stata scelta l’aula delle udienze civili del Tribunale, mentre da oggi le lezioni dovrebbero trasferirsi nella sede dell’Ente foreste, in via Deffenu. Maggiori informazioni si possono avere sul sito del Consiglio dell’Ordine, www.ordineavvocatinuoro.it.(si.se.)
  
8 - La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Nuoro
L’INCONTRO
Angioni e Fois a confronto: si scrive del proprio mondo
NUORO. Il mestiere di scrivere oggi, in Sardegna, e il rapporto con le origini, che possono essere una risorsa oppure una condanna. Di questo si è discusso giovedì pomeriggio nell’auditorium della biblioteca Satta in occasione della presentazione di “Alba dei giorni bui”, il nuovo libro di Giulio Angioni, vincitore del premio Dessì 2005. Accanto all’autore, antropologo e docente universitario, lo scrittore nuorese Marcello Fois: un dibattito affascinante che ha affrontato il rapporto con il pubblico, con la storia, con le radici, che inevitabilmente condiziona l’opera e il successo di uno scrittore.
 Considerato, insieme a Sergio Atzeni, l’apripista della nuova corrente letteraria sarda, Angioni esplora, con “Alba dei giorni bui” il mondo dei ricordi. Un mondo con il quale - secondo Marcello Fois - ogni scrittore si trova a dover fare i conti, ritrovandosi sempre ad essere in debito, e mai in credito, come alcuni (sbagliando) pensano.
 «Una volta ho ricevuto un dattiloscritto presentato da una lettera che iniziava così: ecco una storia che non è mai stata scritta” - ha raccontato Fois - e l’ho gettato via terrorizzato: come si può scrivere qualcosa che non è mai esistito? In continuazione si raccontano cose che sono già state raccontate, potrebbe essere altrimenti? Anzi: è necessario raccogliere dal proprio passato, dalla memoria. Chi non lo fa, e va alla ricerca di altro, facendone una scarsa imitazione, spesso, rischia di sembrare più provinciale di quanto non lo sarebbe stato parlando del proprio mondo».
 E questo è il motivo principale che fa inorridire lo scrittore nuorese di fronte a storie con protagonisti di nome John, Lucy, Jack ecc.: «Che impressione, io non ci riesco proprio a leggere una cosa del genere».
 Sapere da dove si viene, insomma, è la chiave per poter andare ovunque, e questo è un po’ il segreto del successo di questa “scuola sarda”.
 Il pensiero corre inevitabilmente a Salvatore Satta e al “Giorno del Giudizio”. «Nessuno - dice a sua volta Giulio Angioni - può pensare che sia un libro su Nuoro, è un libro sul mondo». Poi, come, sempre, a decidere è il pubblico che decreta non solo il successo o l’insuccesso di un lavoro ma ne stabilisce anche il vero contenuto. «Il lettore - conclude l’antropologo - sa dare a un’opera il suo significato, che può essere differente, se non opposto, a quello che era nelle intenzioni dell’autore. E Marcello Fois è d’accordissimo con lui: «Hai ragione, può anche capitare di amare un libro e poi odiarlo dopo aver conosciuto chi l’ha scritto: io, a volte, certi autori preferisco non conoscerli».
Cassandra Sorel
  
9 - La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Sassari
«La Moratti? Un inno al precariato»
L’ateneo sassarese critica in un documento il disegno di legge
Una mozione firmata all’unanimità: «Università penalizzate anche dai contenuti della Finanziaria»
SASSARI. Dopo la mobilitazione della scorsa settimana, sfociata in un’assemblea di docenti e ricercatori e organizzazioni sindacali, in previsione di una giornata di protesta nazionale il prossimo 25 ottobre, l’ateneo sassarese rilancia la sua critica al disegno di legge del ministro Letizia Moratti sul riordino dello stato giuridico e sul reclutamento dei docenti dell’Università. Il Senato accademico e il Consiglio di amministrazione dell’ateneo turritano hanno approvato una mozione all’unanimità, anche in relazione a una mozione ratificata lo scorso 13 ottobre dalla Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane).
 E la stessa Crui, ieri, ha reso noto un appello a Governo e Parlamento perché ascoltino la voce dell’università italiana e le sue reali esigenze e accolgano le sue richieste, attraverso un’auspicata ripresa del dibattito parlamentare. Nel documento del Senato accademico e del Cda dell’università sassarese si esprime viva preoccupazione in merito al disegno di legge Moratti che - si afferma - introduce il precariato all’interno degli atenei. «Nel momento in cui il Parlamento avvia la discussione della legge finanziaria e la Camera dei deputati riprende l’esame del disegno di legge sullo stato giuridico dei docenti, il Senato accademico e il Consiglio di amministrazione dell’università di Sassari - si legge nella mozione - in coerenza con le posizioni assunte dalla Crui, chiedono che Parlamento e Governo si confrontino ancora in maniera approfondita su questi temi con il sistema delle università italiane.
 Le posizioni espresse dalla Crui hanno l’unico fine di assicurare una migliore funzionalità scientifica e didattica degli atenei. Questo mediante un sistema di reclutamento davvero fondato sul merito e sulla valorizzazione delle capacità, la previsione di reali possibilità di accesso e di posizioni stabili per i giovani studiosi più preparati, la valorizzazione delle posizioni di chi già lavora da anni con impegno in condizioni disagiate e l’introduzione a tutti i livelli di un serio e autonomo sistema di valutazione al quale progressivamente commisurare la distribuzione delle risorse».
 Senato accademico e Cda dell’ateneo sassarese precisano anche che tutti gli oneri finanziari aggiuntivi, indispensabili per dare effettivo sèguito alle norme previste si fanno ricadere sugli atenei. Le università italiane - si ricorda nella mozione - in ogni caso si sono dichiarate disponibili a considerare le eventuali modifiche al testo già approvato dal Senato della Repubblica. Viene espresso, inoltre, un vivo allarme per la legge finanziaria del Governo, pur riconoscendo che nella attuale versione essa contiene alcuni provvedimenti giudicati apprezzabili (deducibilità fiscale delle donazioni, abrogazione della tassa sui brevetti, esclusione dell’imposta su redditi da proventi commerciali, eventuale destinazione della quota del 5 per mille alla ricerca). «Ma se la Finanziaria venisse approvata - si precisa ancora nella mozione del Senato accademico e del Cda dell’università di Sassari - lascerebbe a carico dei bilanci degli atenei gli oneri derivanti dagli adeguamenti stipendiali fissati dal Governo per il personale docente e tecnico-amministrativo: circa 210 milioni di euro. Inoltre prevederebbe una diminuzione del fondo di finanziamento ordinario di 55 milioni di euro rispetto allo scorso anno, non attribuirebbe i finanziamenti necessari al mantenimento dei fondi per la ricerca e ridurrebbe ulteriormente di 60 milioni di euro, su 150, il fondo per l’edilizia universitaria, azzerando lo stanziamento per il prossimo biennio».
 La mozione comprende altre voci considerate a rischio e, nella sua parte conclusiva, rileva che la combinazione delle disposizioni del disegno di legge Moratti e dei mancati interventi finanziari renderà di fatto ingestibili le università in Italia.
Marco Deligia 
 
 
 

 
10 - Corriere della Sera
Intervista al rettore di Roma 3: ho una responsabilità istituzionale, però se il ddl passasse non escludo proteste clamorose
«A un corteo? Mai. Ma se me lo chiede Guarini...»
Guido Fabiani, lo Zapatero dei Magnifici: ragazzi e prof insieme, contro la riforma
Alla manifestazione di martedì contro il disegno di legge Moratti, lui, che ne è da sempre uno dei più convinti oppositori, non parteciperà: «Non è mio costume - dice Guido Fabiani, rettore di Roma 3 - sfilare ai cortei». Ma il «magnifico» della «Sapienza», Renato Guarini, ha detto che parteciperà. «Ve bene - sorride - diciamo allora che se Guarini me lo chiederà, sarò con lui, solo per farlo sentire meno solo». Comincia in sordina, il professor Fabiani, fino al 2008 alla guida di un ateneo con oltre 40 mila iscritti, e membro (con delega alle risorse) del comitato di presidenza della Crui, la Conferenza dei rettori.
In sordina, almeno per uno che si è guadagnato il soprannome (ma lui non lo sa) di «Zapatero dei Magnifici».
Anche l’idea di dimissioni in massa dei rettori infatti, qualora - come probabile - martedì il ddl dovesse ottenere il varo definitivo alla Camera dei deputati, non lo convince: «Certo, se il provvedimento passasse, e se la Finanziaria fosse quella di cui si ha notizia, non mi sento di escludere decisioni importanti, che andrebbero però concordate con tutto il corpo universitario. Io ho responsabilità istituzionali, non posso risolvere i problemi sul piano personale».
Poi, però, basta farlo parlare dei tagli all’università previsti nella prossima Finanziaria («devastanti», li definisce) o entrare nello specifico del ddl per fargli ritrovare l’abituale vena: «Provvedimento del tutto inadeguato, frettoloso e approssimativo. Totalmente inutile. Segna un ritorno al passato. Sarebbe opportuno azzerarlo e ricominciare da capo».
Possibile, rettore, che questa riforma non contenga alcun elemento positivo? «Qualcosa riconosco, ma è comunque un qualcosa che andrebbe modificato a fondo. Mi riferisco alla creazione di una terza fascia di docenza». Lamenta anche, Fabiani, l’assenza di confronto: «Si era cominciato bene, poi le cose sono precipitate e si è arrivati all’approvazione in Senato con il voto di fiducia».
Il ddl concerne la riforma della docenza. Ora però sono soprattutto gli studenti a protestare: occupano, manifestano, dando quasi la sensazione di aver scavalcato i docenti. Che significa? «Loro protestano per un insieme di cose, non solo contro il ddl. Sottolineo però che è la prima volta, cosa inedita, che una protesta coinvolge tutto l’universo accademico, dai rettori agli studenti. Hanno capito le ragioni profonde di questo provvedimento e non lo condividono».
Gli studenti, alcuni almeno, contestano anche la famosa riforma del 3?2, stabilita prima dell’era Moratti: «Il mio giudizio sul 3?2 è positivo. Va migliorato, ma è un buon provvedimento. Chi lo critica si è basato soprattutto sul tre. Aspettiamo per un giudizio definitivo».
Rettore, l’università difende la sua autonomia, che voi giudicate lesa. Autonomia e autarchia, però, non sono la stessa cosa. Le baronie, i meccanismi di accesso alla carriera: «La interrompo. Sono il primo a sapere che queste cose esistono. Ma mi creda, questo ddl fa la felicità del peggiore dei baroni. Contrattualizza tutto. Posso anche chiamare a insegnare qualcuno che non ha titoli specifici. E i contratti costituiscono precedenze per i concorsi nazionali, che si vogliono ripristinare e che non sono una certo una novità. La verità è che questo disegno protegge l’anzianità, anticipa di fatto l’ope legis e il "tutti dentro", non eliminando le cristallizzazioni corporative». Mette comunque mano a una riforma. E l’università, è sempre accaduto anche in passato, si mobilita: «Ma mai come oggi - ribadisce - c’è unità nella protesta. Qualcosa significherà. Prenda i giovani, se ne parla sempre. Tutti pronti a pronunciare slogan. Questa riforma li esclude. Sfido poi chiunque a trovare nel testo un riferimento alla ricerca. La ricerca non esiste. Bastano 350 ore di didattica per essere docente. E la valutazione? C’era. Ma dal testo è sparita. La valutazione è affidata ai concorsi, pieni di deroghe: con un 25 per cento di quote riservate a chi ha più di 15 anni di anzianità».
Edoardo Sassi 

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie