UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 16 novembre 2005

Mercoledì 16 novembre 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
16 novembre 2005
Ufficio Stampa
Università degli Studi di Cagliari
 
1 - L’Unione Sarda
Pagina 17 – Cagliari
Università
Mensa notturna e musica nella cittadella
Un campus universitario in stile americano, che vive anche la notte. Alla Cittadella di Monserrato è andata di scena la prima di un film che nell’ateneo cagliaritano non si era mai visto: mensa Ersu aperta la notte per la cena, concerto di tre gruppi musicali composti da studenti universitari e bar aperto fino a tarda sera. A questo insolito scenario si deve aggiungere l’accordo con il Ctm: un servizio notturno che ha portato alla Cittadella (e riportato a casa) in bus molti ragazzi. L’iniziativa è stata realizzata da un gruppo universitario studentesco, dall’Ersu e dall’Università. Un’iniziativa che ha visto circa 150 persone cenare nella mensa, e ottocento studenti recarsi la notte per assistere alle esibizioni musicali. «Abbiamo voluto lanciare un messaggio ? spiega Giuseppe Frau, uno degli organizzatori ? alle istituzioni perché l’Università può vivere anche di notte, e soprattutto la Cittadella, che ha tutte le caratteristiche per diventare un campus». Insomma, non solo libri e lezioni, ma anche serate per incontri culturali, musicali e altro. Anche l’esperimento della mensa aperta per la cena è piaciuta: «In questo caso dobbiamo ringraziare l’Ersu che ha aderito all’iniziativa». (m. v.)
  
2 – L’Unione Sarda
Pagina 41 – Lettere
Il ragazzo morto cadendo da un balcone
Addio a Thomas, amico sconosciuto
Sono da poco passate le 23, gli occhi si chiudono, la mente non è lucida. Devo studiare ancora per almeno mezz’ora. Già da tempo si sentono rumori e voci provenire da fuori. Mi chiedo: «Ma chi saranno? Non c’è un minimo di rispetto del vivere altrui?». Mi affaccio alla finestra, ma in piazza non c’è nessuno. Alzo lo sguardo: nel palazzo di fronte ci sono ragazzi affacciati al balcone. Urlano, scherzano, vivono spensierati minuti ed ore notturne del loro ventesimo anno d’età. C’è una festa. Penso: «Vabbè, mettiamoci nei loro panni. Sono probabilmente studenti fuori sede. Sono stranieri, studiano all’Università di Cagliari per alcuni mesi». Rivivo in un attimo i momenti passati all’estero da studente universitario. Qualche anno fa, con mente aperta al cogliere l’attimo, avrei lasciato i libri e mi sarei autoinvitato. Ma oggi dieci anni mi dividono da chi sta nel balcone; altra vita, altre impellenze: domani alle otto, al lavoro. Sveglia presto, niente festa. Abitiamo di fronte, probabilmente avremo modo di conoscerci in futuro... E invece no. Pochissimi secondi dopo si ode un botto, un’ombra precipita nel buio, un rumore di cocci che si frantumano nel terreno. Scende un silenzio di ghiaccio seguito da grida. Indosso i primi vestiti che trovo, mi precipito in strada. Sotto il palazzo, ragazzi in lacrime, disperati. A distanza di sicurezza da un corpo inerte, disteso per terra. Un altro ragazzo è disteso al suolo. Ma non è caduto, è la disperazione: mani sul capo, schiacciato verso il petto, è immobile, sembra un fotogramma. Come vorrei essere medico... I soccorsi sono rapidi: forza, amici dell’ambulanza, fate del vostro meglio! Odo una voce? Ma il polso? Non si sente? Un velo copre di bianco un angelo appena salito in cielo. Non le parole, ma i volti descrivono i momenti successivi: qualche ragazza piange, un altro trema come una foglia al vento; la maggior parte vaga senza meta, sguardo perso, non una parola, non una lacrima. Volti di ventenni, visi puliti. Mi chiedo come si possa morire così, passando dal gioco al tragico volo; mi chiedo come possa letteralmente staccarsi il muro di un balcone al peso di un giovane piccolo e smilzo. Mi chiedo perché una cosa così accade a chi ha tanto da dare e da ricevere dalla vita. Una sola spiegazione: «Muore giovane chi al cielo è caro». Allora, se mai avrò la fortuna di salire dove adesso sei, ti racconterò tutto quello che del nostro mondo non hai potuto vedere. Ciao Thomas, il mio migliore amico, che non ho mai conosciuto. Scherzavi, ridevi e facevi ridere. Poi ci hai fatto piangere.
Lettera firmata - Cagliari
  
3 – L’Unione Sarda
Pagina 31 – Provincia di Cagliari
Assemini
Convegno sul medioevo, studiosi da tutta l’Isola
Domani in Comune è in programma un seminario di studi dal titolo "Assemini e il suo territorio: crocevia emblematico nell’alto medioevo sardo", organizzato dalla professoressa Barbara Fois, docente di Antichità e istituzioni medievali all’Università di Cagliari (facoltà di Lettere). Al convegno prenderanno parte anche numerosi studiosi: i professori Giulio Paulis, Roberto Coroneo, Rossana Martorelli, Giorgio Cavallo, Gian Nicola Spanu, Gino Camboni, Francesca Carrada, Emanuela Solinas, Pietro Orrù. Arabi e bizantini, ceramiche e iscrizioni, documenti, avvenimenti e tradizioni, forniranno le tessere del mosaico storico della cittadina dell’Hinterland cagliaritano. I lavori si svolgeranno dalle 10 fino a sera, nell’aula consiliare del Municipio di Assemini. É prevista un’altissima affluenza di esperti e appassionati di storia. (g. l. p.)
 
 
 

 
4 –La Nuova Sardegna
Pagina 44 - Cultura e Spettacoli
I 60 anni di un’utopia
Lo storico Carlo Felice Casula oggi a Parigi per le celebrazioni dell’Unesco
MANLIO BRIGAGLIA
Oggi l’Unesco compie sessant’anni. E li celebra con un grande convegno, organizzato a Parigi dalle più prestigiose istituzioni culturali europee, le Università di Cambridge, della Sorbona, di New York, il Centro di studi storici di Parigi. In nove tavole rotonde parleranno studiosi e politici di tutto il mondo. Per l’Italia, oltre Ilaria Prociani, prenderanno la parola Carlo Felice Casula e Liliosa Azara: Casula, per lungo tempo professore a Cagliari, insegna Storia contemporanea a Roma Tre, l’Azara nelle Organizzazioni internazionali al campus romano dell’Università di Malta. Insieme hanno scritto un libro, «Unesco 1945-2005. Un’utopia necessaria» (Città aperta, 302 pagine), che riprende nel sottotitolo una famosa definizione coniata proprio per l’Unesco da Jacques Delors.
 Un’utopia, in effetti, sembrava quella istituzione che nasceva nel novembre del 1945: la sigla, acronimo di United Nations Educational, Scientific and Cultural Organisation, voleva creare un organismo che, quasi parallelo alle Nazioni Unite, doveva offrire il terreno per uno scambio di esperienze culturali e scientifiche (ed educative: laparola d’ordine più recente è “Educazione per tutti”) a tutti i paesi del mondo. La guerra era appena terminata, l’dea di poter dare vita a una organizzazione internazionale per la «promozione degli scambi culturali, l’assistenza umanitaria, l’aiuto allo sviluppo, la difesa dei diritti umani, la protezione dell’ambiente» sembrava davvero qualcosa che andava troppo al di là delle esigenze (spesso esigenze materiali di pura sopravvivenza) che avevano allora molti stati del mondo. Il difficile segreto dell’Unesco stava nel fatto che lì, sul terreno di quella che fu chiamata «la diplomazia delle relazioni intellettuali internazionali», potevano incontrarsi paesi che nell’organismo maggiore avevano difficoltà non solo a parlarsi ma perfino a sedere vicini: lo stesso Benedetto Croce nel 1950 chiese che ci si «armasse di coraggio» e si decidesse «la dissoluzione dell’Unesco, perché si era velocemente distaccata dall’ispirazione liberale fondatrice». In realtà, quello che tremeva Croce, in tempi di guerra fredda, lo temevano tante altre nazioni del mondo occidentale: il contagio del comunismo.
 Ora quei tempi sono finiti. Dell’istituzione fanno parte 190 paesi e vi aderiscono 688 organizzazioni non governative. E se anche se l’Unesco ha conosciuto momenti particolarmente difficili (nel 1984 gli Usa si ritirarono, per rientravi solo nel 2003, altrettanto fece il Regno Unito; anche con i finanziamenti ci furono problemi, oggi il bilancio dell’organismo è di 500 milioni di dollari l’anno, cui gli Usa contribuiscono soltanto per una piccolissima parte), ora il suo prestigio e la sua autorevolezza sono riconosciuti. E tanto più riconosciuti, va detto, quanto più sono delicati i temi su cui l’Unesco prende la parola ed emette i suoi verdetti: a cominciare dalla convenzione del 1972 per la protezione del patrimonio culturale mondiale, da cui è uscita l’indicazione di alcune centinaia di siti storici del mondo la cui salvaguardia ha diritti di priorità assoluta. Come la fortezza nuragica di Barumini, dichiarata “patrimonio dell’umanità” nel 1997 fra i 38 luoghi italiani.
 
 5 - La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Nuoro
L’Università di Pisa promuove Asl e Aci
Presentato lo studio sulla gestione dei posti auto al San Francesco
La formula è per il momento unica in Italia
ANTONIO BASSU
NUORO. È forse una delle poche volte che un’opera pubblica, nella fattispecie il parcheggio dell’ospedale S. Francesco, gestito dall’Aci, diventa una tesi di laurea promossa dalla prestigiosa Università degli studi di Pisa. Protagonista è Alessandro Bottari, studente toscano iscritto all’ateneo pisano, laureato con la votazione di 110 e lode. Fatto certamente inusuale che una facoltà di tale livello si sia interessata alla realizzazione innovativa della infrastruttura del nosocomio barbaricino, realizzata dalla Società servizi Aci-Sardegna.
 Ed è ancora più raro che ad essere oggetto dell’attenzione di studio sia stata la facoltà di economia e commercio e non quella di ingegneria, ponendo l’accento sulla particolare partnership cretatasi tra due società pubbliche: l’Aci e l’Asl, nella quale il primo svolgeva la parte di regola assunta dai privati.
 Ieri il direttore dell’Aci Alessandro Paita, a nome del commissario straordinario Giampiero Buttu e del presidente regionale Giorgio Ladu, ha consegnato al direttore generale dell’Asl Franco Mulas, copia della tesi di Alessando Bottari, laureatosi in economia aziendale.
Lo studio sul parcheggio, progettato dal geometra Ninni Spoto, evidenzia come l’untervento dell’Aci non sia stato finalizzato al puro business, ma all’entrare in un mercato di grande interesse con un’opera di avanguardia. L’Aci, dal canto suo, ha puntato al rilancio della propria immagine e presenza nel Nuorese.
 La tesi analizza gli aspetti economici dell’iniziativa, evidenziando come lo scostamento tra la spesa preventiva e quella realmente sostenuta, pur in presenza di alcune varianti resesi necessarie per il timore dell’interferenza delle strutture elettriche con le apparecchiature ospedaliere, sia stato di appena il 5%, e come l’equilibrio economico della gestione sia stato raggiunto. Il costo complessivo è stato di 220 mila euro.
 Aperto nel marzo del 2004, il parcheggio dell’ospedale S. Francesco (realizzato in 6 mesi), comprende 249 stalli nell’area che prospetta su via Mannironi, e 160 in quella che si affaccia su via Einaudi (riservata ai dipendenti), è gestito dall’Aci nuorese. Che, a turno, impiega 4 persone, dalle 6,30 alle 23. La struttura “produce” quotidianamente da 500 a 600 euro. Il che vuol dire raggiungere il pareggio gestionale nell’arco di 5 anni.
 «Il mio interesse per le metodologie finanziarie innovative - scrive Alessandro Bottari - mi ha portato a contatto con questo progetto, che con solo presenta tutte le caratteristiche di un’ottima soluzione dal punto di vista della fattibilità economico-finanziaria, ma, cosa importante, può essere considerato anche come un progetto “eticanmente orientato”, in quanto contribuisce in maniera significatica alla riqualificazione del territorio circostante. L’opera dimostra che le nuove tecniche di finanziamento non devono essere considerate appannaggio esclusivo di opere di grandi dimensioni, ma possono trovare la loro massima espressione anche in realtà locali di impatto economico più contenuto».
 Il progetto è inquadrato da Bottari come un caso, al momento unico in Italia, di “Pubblic-private parteneship”, ha detto il direttore dell’Aci, in cui anche il partner “Private” è un ente pubblico. Si tratta di una soluzione originale, nata in Sardegna, che ha consentito di realizzare l’opera senza ricorrere al finanziamento bancario, quindi abbattendo i costi di realizzazione.
  
6 - La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Nuoro
Università nuorese. Un altro corso che punta sull’ambiente
Veterinaria presenta il suo master
Formerà venti esperti in conservazione e gestione della fauna
Porru: sbocchi occupazionali per i nostri laureati
MARIA GIOVANNA FOSSATI
NUORO. Il Consorzio universitario nuorese punta sull’ambiente e sullo sviluppo ecosostenibile e organizza un master universitario di primo livello in Conservazione e gestione della fauna. Il primo in Sardegna che dia una risposta in termini di competenze a tutte le aree protette.
 Ma le ricadute possono essere anche sulla gestione faunistica dell’Ente Foreste e sulle aziende agro-faunistiche venatorie, supportando la ricerca e favorendo sbocchi occupativi ai 35 laureati del corso di laurea nuorese gemmato da Veterinaria. Il master è stato presentato ieri mattina nei locali di via Salaris dal presidente del Consorzio universitario Bachisio Porru, dal vicepresidente Nanni Fancello, dal preside e dal vicepreside della facoltà di Veterinaria di Sassari, rispettivamente Sergio Coda e Salvatore Naitana, e dal responsabile del master, Sergio Floris. “E’ con viva soddisfazione che presento il terzo master finanziato completamente dal Consorzio universitario - ha esordito Porru -. La facoltà di Veterinaria è presente a Nuoro da quasi 7 anni, una scelta dettata dalla forte vocazione del territorio per il settore ovicaprino, un’area tra le più importanti in Italia. Abbiamo pensato che fosse utile favorire la presenza di un master di altissimo livello per rafforzare la presenza della facoltà nel territorio, ma anche per far acquisire crediti formativi ai 35 tecnici che si sono formati in questi anni all’Università nuorese”.
 Per questi ultimi il presidente Porru ha preso carta e penna e ha scritto a tutte le autorità istituzionali della Sardegna chiedendo che si tenga conto delle loro professionalità. Grande entusiasmo ha manifestato anche il preside Sergio Coda:”Siamo qui per l’attivazione di questo master di primo livello anche per dare uno sbocco sul mercato del lavoro per i neo laureati in difficoltà, guardiamo al progetto con attenzione in attesa di raccogliere i primi frutti”. Al master possono iscriversi tutti coloro che hanno conseguito una laurea in quella che viene definita la classe 40 (scienze e tecnologie zootecniche e delle produzioni animali), durerà un anno e prevede un massimo di partecipanti di 20 studenti. Il Consorzio universitario nuorese gioca la carta dei livelli alti di formazione in vista di un grande progetto che è il contenimento della fuga degli studenti universitari.
  
7 - La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
LA TRAGEDIA
Zola regala la sua maglia a Thomas
Commovente incontro tra il campione e il padre del giovane morto
La salma del ragazzo è stata imbarcata sull’aereo per Roma Sabato i funerali nella città natale
CAGLIARI. E’ stata imbarcata su un volo per Roma la salma di Thomas Laurent, lo studente belga morto a 19 anni perché caduto dal sesto piano causa una parete del terrazzino che non ha tenuto. Sosterà nella capitale per un giorno e poi sarà inviata a Bruxelles e da qui a La Louvière, la città natale dove, sabato, si terranno i funerali. La sosta ha un motivo: segue il padre di Thomas, Alain Laurent, che oggi, assieme ai due amici compagni nel viaggio e in tutto il soggiorno cagliaritano, incontrerà l’avvocato romano, Ennio Scappatici, incaricato dalla ditta in cui lavora Laurent di seguire l’inchiesta sulla tragedia.
Ieri mattina, prima di partire, c’è stato ancora tempo perché Alain Laurent raccogliesse un’ulteriore testimonianza di affetto verso il figlio e di partecipazione al dolore della famiglia. Mentre preparava le valigie, il padre di Thomas è stato raggiunto da una telefonata della reception che gli annunciava la visita di Gianfranco Zola, leggenda calcistica anche in Belgio, che, su invito dell’Università i cui funzionari l’avevano informato della passione per il calcio del povero Thomas, si è presentato all’hotel Sardegna con la maglia da lui indossata nell’ultimo campionato disputato nel Cagliari, prima del ritiro. Grande commozione di papà Laurent davanti al campione, visibilmente emozionato, cui è seguita la promessa di tornare in questa Cagliari in cui Laurent si è sentito accolto con lo stesso amore che evidentemente aveva ricevuto Thomas, il quale mandava notizie entusiastiche sulla gente, i nuovi amici, l’università. Zola si è congedato anch’egli con una promessa: di ottenere per Thomas la maglia di David Beckham, il giocatore inglese (suo amico) ingaggiato dal Real Madrid perché il ragazzo belga era supertifoso di un’altra squadra spagnola, il Barcelona.
 Lunedì Alain Laurent è stato accompagnato da Anna Maria Aloi responsabile dell’ufficio Erasmus a conoscere i professori di riferimento di Thomas: come si era inserito nelle lezioni, il gradimento che dimostrava, l’affiatamento coi compagni raggiunto in un tempo brevissimo e la simpatia che, da subito, aveva colpito docenti, coetanei e tutto il personale degli istituti frequentati. Per Alain Laurent un bagno di solidarietà di grande conforto che lo ha portato a promettere di tornare con la madre e il fratello di Thomas in occasione del compleanno del ragazzo e, comunque, quando verrà piantata la magnolia in ricordo di suo figlio promessa da una signora vicina di casa.
 Intanto ieri mattina è stato compiuto il gesto cui papà Laurent teneva particolarmente: la bandiera dei Quattro Mori, simbolo di una terra che per Laurent vorrà dire sempre dolore ma anche partecipazione e affetto, è stata inchiodata alla bara del giovane Thomas e lì resterà durante il funerale in Belgio.

Questionario e social

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