UniCa UniCa News Rassegna stampa Venerdì 18 novembre 2005

Venerdì 18 novembre 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
18 novembre 2005
Ufficio Stampa
Università degli Studi di Cagliari
 
1 - L’Unione Sarda
Pagina 23 – Cagliari
Ateneo. Elezioni
Rettore e studenti: fronte unitario contro l’assenteismo
Fronte comune per portare il maggior numero di studenti al voto per l’elezione dei rappresentanti. Con questo obiettivo si sono incontrati il rettore Pasquale Mistretta e i rappresentati degli studenti in Cda, senato accademico allargato, Ersu e Cus. Un incontro-dibattito che ha toccato altri punti delicati nella gestione dell’ateneo di Cagliari (tasse, nuovo asse della cittadella universitaria di Monserrato, spazi per gli studenti), ma che ha confermato ancora una volta il legame che il rettore ha stretto con gli studenti: «Negli organismi rappresentativi ? ha spiegato Mistretta - non passa documento senza il parere degli studenti e di fronte alle loro perplessità rimando la discussione». Non è un caso che un mese fa proprio il Senato accademico abbia approvato l’aumento dei rappresentanti degli studenti in Senato, passati da tre a cinque. E l’anno prossimo invece si giochi un’altra partita: quella dell’elezione del rettore, con Pasquale Mistretta pronto alla sua sesta investitura consecutiva. Al voto Il 29 e 30 novembre i circa 35 mila studenti sono chiamati al voto. Nemico da sconfiggere l’astensionismo. Ieri, nell’anfiteatro di via Ospedale, si è parlato dei motivi che tengono lontano i ragazzi dalle urne. «Poco tempo da dedicare alle attività extra didattiche», ha sottolineato Matteo Murgia. «Poca informazione, servirebbero i certificati elettorali perché molti studenti non sono a conoscenza della data delle elezioni», ha detto Gianluigi Piras. «Scarsa partecipazione alle attività universitarie, perché sono pochi gli spazi disponibili per gli studenti, e le biblioteche chiudono presto», ha rilanciato Antonella Zedda. Osservazioni che Mistretta ha ascoltato, per poi dare le sue interpretazioni: «Il certificato cartaceo avrebbe costi elevati, mentre sugli spazi i gruppi che hanno dei rappresentanti negli organi centrali hanno dei loro locali messi a disposizione dall’Università. Tenere aperte fino a tardi le biblioteche? Ci stiamo ragionando, ma attualmente i costi sarebbero insostenibili per le casse dell’ateneo e il personale è ridotto. Basti pensare che abbiamo in piedi 345 contratti di collaborazione. CittadellaChi può sorridere è la facoltà di Medicina. Giuseppe Frau ha chiesto che «i nuovi locali dell’asse didattico di Monserrato vengano impiegati per unire la facoltà di Medicina, sparsa in diverse sedi». «Sarà così», ha risposto Mistretta. Prendendo in contropiede chi critica il rettore per il suo stretto rapporto con gli studenti.
Matteo Vercelli
 
 2 - L’Unione Sarda
Pagina 21 – Cagliari
In costante aumento i seminaristi della comunità adulta
Crescono le vocazioni in attesa del campus
Addio alla "crescita zero" delle ordinazioni sacerdotali, sale il numero dei laurati che si dedicano agli studi teologici: presto quattro nuovi diaconi, altri dieci hanno intrapreso lo stesso percorso.
Crisi delle vocazioni, crescita zero del sacerdozio, altari vuoti: sono formule che abbiamo sentito (e letto) sempre più spesso a proposito del clero e sardo. Eppure, a dare un’occhiata più attenta, ci si accorge che qualcosa cambia nei seminari dell’Isola. In quello di Cagliari, ad esempio, che sta avviando al diaconato quattro giovani che nell’arco di un anno - dopo aver preso i primi ordini per poi diventare presbiteri - approderanno al sacerdozio. Succederà nei prossimi giorni e a quanto pare succederà ancora, nei prossimi mesi e nei prossimi anni: quella che sta crescendo nelle aule di via Monsignor Cogoni è una nuova leva di sacerdoti che si avviano alla vita ecclesiastica senza fretta e senza incertezze. Ma soprattutto senza fretta, perché come spiega il rettore don Gianni Sanna «non ci interessa avere per forza un certo numero di nuovi sacerdoti», l’obiettivo non è infoltire i ranghi dei clergymen cagliaritani ma al contrario «aiutare chi si avvicina a questa scelta a leggersi dentro, a conoscersi meglio» prima di assumersi un impegno così intenso, visto che «l’aiuto che la vita in seminario dà sta proprio in quel periodo di riflessione e discernimento». Dovendo scegliere: meglio pochi ma motivati. Eppure pochi non sono, tutt’altro. Don Gianni parla di quattro gruppi: c’è quello dei dieci seminaristi avviati dalla diocesi agli studi teologici nella Capitale, altrettanti fanno parte della comunità liceale, ragazzi che frequentano le scuole pubbliche e dopo le lezioni «fanno vita di seminario così come si fa vita di famiglia», poi c’è il gruppo degli undici giovani che seguono gli studi di teologia nel seminario regionale e si avviano al diaconato e, per concludere, i sedici della comunità vocazionale. È in quest’ultimo settore che si registra più nettamente l’inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti: un gruppo, sempre più folto, riunito secondo una formula che sta dando buoni risultati. L’idea è garantire ai giovani adulti che si avvicinano alla vita religiosa strumenti e ritmi diversi rispetto agli allievi delle superiori. Si tratta di laureati e laureandi in diverse facoltà universitarie che frequentano il primo o il secondo anno della facoltà teologica. Una fase di studio che occupa la mattina nella giornata tipo del seminarista "vocazionale", mentre la sera prevede momenti di preghiera, di formazione e di vita comunitaria. Un meccanismo collaudato, in attesa che - conclude il rettore - si avviino i lavori per «la realizzazione di un campus che possa ospitare altri seminaristi, anche da altre zone della Sardegna, in modo che l’Isola abbia il suo college confessionale».
3 - L’Unione Sarda
Pagina 17 – Sardi
Grenoble Si studia la "langue sarde" all’università Stenda
Il sardo: una lingua viva ma poco conosciuta": è il corso organizzato a Grenoble nell’ambito della Giornata europea delle lingue 2005 per la promozione delle diversità linguistiche e del plurilinguismo. Dai motivi storici che hanno causato la differenziazione linguistica del sardo, alle caratteristiche delle varietà territoriali, per arrivare fino alle leggi regionali in difesa e promozione della lingua e alle diverse proposte di limba sarda unificada. I lavori sono stati presentati da Jean Pierre Lai, originario di Dorgali (nella foto secondo da sinistra) e Giovanni Depau di Ulassai (secondo da destra); il primo ricercatore, il secondo dottorando al centro di dialettologia (Cdg) dell’università Stendhal di Grenoble3. In questo istituto la langue sarde è protagonista a partire dalla fine degli anni ’60 attraverso studi, lezioni, articoli di carattere storico, linguistico e fonetico come quelli di Michel Contini, di origini cagliaritane, professore emerito del centro. Nella foto, oltre a Lai e Depau, la presidente del circolo Sardinia di Grenoble Mina Puddu (di Loceri), Francesco Loi di Tertenia (primo da destra) docente di italiano, e uno studente siciliano che partecipava al corso.
Manuela Sitzia
 
 
 

 
4- La Nuova Sardegna
Pagina 2 – Cagliari
Corteo di studenti anche in città per la Giornata mondiale di protesta
«Scuola libera e uguale»
Sott’accusa la Moratti e i servizi carenti
Assemblea finale in via Trentino e poi un pranzo di denuncia
CAGLIARI. Cappellini colorati, bandane avvolte ai polsi, pearcing, per molti una divisa alla Che Guevara. E’ un esercito che raccoglie un po’ tutte le tendenze quello sceso in piazza ieri nella Giornata mondiale di mobilitazione studentesca: mille giovani, tra universitari e studenti delle scuole superiori, che a suon di slogan e bandiere rosse sventolate allegramente, hanno sfilato per rivendicare il loro diritto a «un’istruzione libera e uguale per tutti», ma anche per chiedere nuovi spazi, e un accesso alla cultura libero dai vincoli del mercato.
 Concentramento alle 10 in piazza Garibaldi, i giovani (coordinati dall’Unione degli universitari e dall’Unione degli studenti) sono presto diventati un lungo serpentone che poco a poco s’è snodato per l’intera città. Sino alla destinazione finale: il polo di via Trentino, davanti alla facoltà di Scienze della formazione, per un pranzo che è voluto essere un po’ una provocazione («qua intorno non ci sono punti ristoro», hanno detto i giovani), ma anche per un’assemblea, di quelle pensate per dirne quattro al ministro dell’Istruzione, Letizia Moratti, e per suggerire qualche strategia di difesa.
«Contrariamente a quel che si pensa, cinema, teatri, iniziative culturali varie, non sono così accessibili a noi studenti - dice Alessandro Serra, matricola nella facoltà di Scienze politiche - Molti vanno in giro parlando d’agevolazioni, sconti, ma a conti fatti si tratta solo di fumo negli occhi». Qualche esempio? «Si prendano le agevolazioni per il cinema proposte dalla carta giovani - spara subito Marco Benucci, rappresentante degli studenti del liceo scientifico Pacinotti - Presenti la tessera e paghi cinque euro invece di sei e cinquanta. Ma qualcuno ha mai pensato che per noi anche cinque euro non sono poco?».
 Gli studenti ne hanno anche, e non poteva essere diversamente, per il ministro Moratti, e per i nuovi tagli previsti dalla legge Finanziaria: «Tagliano i finanziamenti alla scuola pubblica, li tagliano pure alle regioni, e poi fanno sapere che parte della formazione dovrà passare proprio alle regioni - sbotta Jacopo Bene, studente del Pacinotti, pantaloni e camica alla Che - Ma come si può pensare? Che futuro ci attende di questo passo?». Già, quale futuro?, si chiedono i tanti ragazzi arrivati in via Trentino: «In fondo noi siamo una risorsa per il futuro, non possiamo essere trattati così». E allora via alle richieste: non solo cultura più accessibile, ma anche nuovi spazi, un’edilizia che non sbatta gli studenti nelle periferie, ma che anzi punti ad integrarli nel contesto cittadino, e affitti per gli universitari, dicono in coro Alessandra, Elisa ed Elisabetta, «meno cari e in appartamenti dignitosi». Altre richieste? Si, ma arriveranno più tardi: è ora di pranzo, e i crampi allo stomaco disturbano più della Moratti.
Sabrina Zedda
  
5 - La Nuova Sardegna
Pagina 8 – Cagliari
Monteponi, cuore del Mediterraneo
Università, Forgea e Geoparco potrebbero lanciare nel mondo l’area ex mineraria
Ma resta il nodo di Igea: l’eventuale privatizzazione della società non suscita entusismo tra i lavoratori
IGLESIAS. Igea, Parco geominerario università del Sulcis Iglesiente e Forgea: un poker destinato a rilanciare il territorio sul piano culturale, economico e occupazionale. Università e Forgea, in questi pochi anni, si sono affermati prepotentemente sia nell’isola che nei paesi emergenti e ora arrivano le iniziative da parte del ministero della Cultura e del Commercio estero per realizzare a Monteponi un centro di formazione destinato ad ospitare i ricercatori dei paesi del Mediterraneo.
 Sul Parco geominerario storico d ambientale della Sardegna, dopo le incertezze iniziali si è entrati nella fase operativa ed è solo questione di tempo per poter vedere i primi risultati sulla valorizzazione dei siti minerari. In stand bay con le preoccupazioni di sempre è invece Igea dove le notizie sulla possibile privatizzazione da parte della regione continua ad alimentare tensioni tra i lavoratori e ha insinuare dubbi, sulla validità di una tale operazione, nel sindacato.
 Igea per le forze sociali, soprattutto delle aree del Sulcis Iglesiente e del guspinese, è il pass-partout per rilanciare l’economia e diversificare l’occupazione nel commercio, artigianato, nella ricerca e nel settore turistico. «E’ una struttura importante per la messa in sicurezza dei siti minerari, per effetuare le bonifiche delle aree degradate - ammette Marco Grecu della Cgil territoriale -. Il problema non è la privatizzazione, peraltro non ci è stato mai presentato un progetto in tal senso e credo che non esista nemmeno nelle intenzioni, ma la salvaguardia dei posti di lavoro e delle professionalità che la società pubblica propone. Al sindacato interessa la tutela dell’intero patrimonio immobiliare di Igea (ovvero della Regione e dei Comuni minerari), delle conoscenze tecniche che l’organico della società dispone ed è in grado di mettere a disposizione per la formazione di altre generazioni e di altri paesi. Ecco perchè gli ex minatori, nei giorni scorsi, hanno presidiato per tre ore gli ufficio del presidio minerario: chiedono solo di mantenere ad Iglesias e nel Sulcis Iglesiente l’immenso patrimonio di conoscenze maturate in millenni di storia mineraria».
 L’interesse del sindacato e della collettività, alla salvaguardia di Igea come strumento operativo del pubblico nel recupero di aree devastate dalle attività minerarie, è sullo stesso livello dell’azione dimostrativa che gli ex minatori hanno manifestato recentemente. «Iglesias - ha aggiunto Mario Crò della Uil - è miniera e se la fase estrattiva è conclusa c’è da valorizzare ogni esempio che le miniere hanno tramandato. Non si stanno chiedendo interventi economici a fondo perduto per recuperare i siti minerari ma di investire in questa nuova attività produttiva con Igea che si mette come capofila di questa importante trasformazione».
 Lo scenario, nella prospettiva, è di costruire un mosaico imperniato sull’eccellenza scientifca e culturale: gli interventi gestiti da Igea per il recupero delle strutture immobiliari permetterebbe di avere a disposizione edifici di pregio sia per ospitare i servizi universitari e sia per facilitare i flussi turistici nel territorio, come del resto previsto nelle propensioni del Parco geominerario. Così il cuore delle attività minerarie di Monteponi diventerebbe effettivamente il centro della ricerca scientifica e culturale del Mediterraneo. Dalle parti interessate più volte è stato ribadito l’invito ad accelerare i tempi su questa strada.
Erminio Ariu
  
6 - La Nuova Sardegna
Pagina 23 – Sassari
Anche in città studenti e associazioni hanno ricordato la Giornata internazionale per il diritto allo studio
Tutti in corteo contro la Moratti
«Chi verrà dopo questo governo dovrà abrogare la riforma»
 SASSARI. Zeus Pluvio è stato clemente. La pioggia ha infatti risparmiato il serpentone colorato dei circa 2000 studenti, pochi i professori, che ieri mattina, partendo da piazza Castello, ha attraversato le vie principali della città, armato di bandiere e striscioni, per gridare «No alla Riforma Moratti. No al Governo Berlusconi». Il corteo ha terminato la sua “carica” pacifica in piazza d’Italia scortato dalla polizia. È stato il contributo sassarese alla «Giornata internazionale per il diritto allo studio» in cui è culminata la mobilitazione promossa da Studenti di sinistra e Sinistra giovanile, Unione degli Studenti e Progetto Lettere e filosofia.
 A sfilare non sono stati solo gli studenti degli istituti superiori cittadini ma anche altri provenienti dal resto della provincia: Porto Torres, Alghero, Ozieri, Ittiri, ma anche Macomer. Ai colleghi più giovani si sono poi aggiunti quelli dell’università. «È il più grande corteo degli ultimi 5 anni» ha affermato Alessandro Tedde, portavoce dell’Unione degli Studenti, prendendo il microfono davanti alla Provincia.
 All’iniziativa hanno infatti aderito diverse associazioni: Collettivo studentesco e Associazione Fontamara, Circolo Bandiera rossa e Arci, Cgil e Fgci. «Una manifestazione senza sigle né bandiere - ha però tenuto a precisare Gianluca, rappresentante dell’Associazione Fontamara -. Non è un discorso né di destra né di sinistra ma per il diritto allo studio e il libero sapere, per l’abrogazione totale della Riforma Berlinguer-Zecchino-Moratti». Non a caso uno dei tanti striscioni citava, riprendendo l’ultimo tormentone: «L’abolizione è rock, la Moratti è lenta».
 «Chi verrà dopo questo Governo - è stato ribadito da più voci - deve abrogare una legge classista che ci riporta indietro di 40 anni». Uno dei punti caldi della protesta, come ricorda il rappresentante della Sinistra giovanile Mirko Luiu è, infatti, «l’opposizione alla differenza tra istituti tecnici e licei». «Domani - ha invitato infine Alessandro Tedde - a scuola bisogna ricordare le cose che sono state dette qua».
Letizia Villa
  
7 - La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Attualità
La denuncia della Cgil sulla riforma delle superiori: la Moratti dice bugie
«Religione ora obbligatoria»
Secondo il sindacato abrogato anche l’obbligo formativo
 ROMA. La lettura del Decreto legislativo sulla scuola secondaria varato dal ministro dell’Istruzione Letizia Moratti «riserva diverse sorprese e nessuna di queste è positiva». Lo afferma il segretario generale della Flc-Cgil, Enrico Panini secondo il quale le novità vanno dall’obbligatorietà delle ore di religione all’abrogazione dell’obbligo formativo.
 Aver messo la religione cattolica tra le materie obbligatorie per tutti provoca, secondo Panini, due effetti: «si rende obbligatoria una scelta che è facoltativa, non essendo neanche obbligatorio scegliere l’attività alternativa; non frequentare religione o l’attività alternativa (possibilità prevista dalle norme di legge in materia) implica però una penalità di 33 ore di assenza. Peccato - osserva il sindacalista - che nel nuovo ordinamento superare il tetto del 25% del monte ore comporti una bocciatura automatica!» Non solo. «Alcuni mesi fa denunciammo che in una bozza del Decreto si diceva che il liceo classico, e solo questo liceo, avrebbe aperto le porte a tutte le facoltà universitarie. Avevamo ragione. Infatti, il testo definitivo del Decreto - mette in evidenza il leader della Flc - non solo ci riconsegna quella formulazione per il solo liceo classico (art. 5, comma 1) ma, con le abrogazioni trascritte all’articolo 31, viene abrogata la norma che prevedeva dal 1969 la liberalizzazione degli accessi universitari per tutti i percorsi secondari superiori».
 Ma Panini interviene anche sull’obbligo formativo. «Il Ministro Moratti sostiene che con la sua Legge tutti andranno a scuola fino a 18 anni con l’istituto del diritto-dovere e accusa chi sostiene il contrario di dire bugie. Forse nessuno ha pensato di avvertirla che con le abrogazioni riportate nel Decreto (art. 31, comma 3) si abolisce l’obbligo formativo (che terminava a 18 anni) a partire dal primo settembre 2006. Peccato però che il diritto-dovere sia previsto, per ora, fino all’età di 16 anni e dal 2006-07 fino all’età di 17 anni, mentre l’obbligo formativo termina a 18 anni. Quindi, nella migliore delle ipotesi, l’obbligo morattiano terminerà a 17 anni».
 Panini individua anche errori nelle tabelle. «Nella tabella del liceo artistico (indirizzo di architettura, design, ambiente) agli anni 1 e 2 mancano 33 ore annuali tra quelle obbligatorie. La somma delle ore non fa 1089, come scritto in Gazzetta Ufficiale, ma 1056. Il motivo? Dopo aver abolito musica (33 ore annuali) si sono dimenticati - conclude il sindacalista - di aggiungerle a qualche altra materia!».

Questionario e social

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