UniCa UniCa News Rassegna stampa Giovedì 15 dicembre 2005

Giovedì 15 dicembre 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
15 dicembre 2005
Ufficio Stampa
Università degli Studi di Cagliari



1 - L’UNIONE SARDA
Pagina 2 - Cronaca di Cagliari
Ucciso da un’emorragia cerebrale
Il pm Pilia iscrive nel registro degli indagati undici medici
Policlinico. La morte del paziente potrebbe essere stata provocato dall’anestetico
Un’equipe accerterà come e perché sia morto il geometra cagliaritano dopo l’intervento per l’asportazione di un’ernia addominale.
Una certezza: Pancrazio Azzena è stato ucciso da un’emorragia cerebrale. Un dubbio: l’evento letale è stato provocato dall’anestetico usato durante l’intervento chirurgico. Una sospetto: la diagnosi non era corretta e il paziente non era operabile. Un mistero: l’intestino è stato perforato. Ha aperto molti scenari l’autopsia, eseguita dal professor Francesco Paribello, dopo l’interruzione del riscontro diagnostico che un medico dell’Oncologico stava eseguendo, giovedì scorso, sul corpo del geometra cagliaritano morto due giorni dopo l’asportazione di una grossa ernia addominale. E il sostituto procuratore Giangiacomo Pilia ha dovuto iscrivere nel registro degli indagati undici medici: i tre chirurghi che hanno eseguito l’intervento (tra questi il professor Angelo Nicolosi, primario di Chirurgia al Policlinico universitario di Monserrato, e il professor Marchi, primario del Pronto soccorso), quattro anestesisti, un cardiologo, un ecografista, un radiologo e il responsabile della respirarazione del paziente in sala operatoria. i consulenti Si tratta di provvedimenti di garanzia: in attesa di capire come e perché sia morto Azzena, tutti i medici che hanno visitato e, a qualsiasi titolo, partecipato all’intervento hanno diritto di nominare un consulente che assista alle attività di medicina legale. Lunedì il magistrato affiderà l’incarico, oltre a Paribello, al primario di Anatomia patologica dell’Oncologico Marco Rais, al primario di Chirurgia del Santissima Trinità Michele Pietrangeli, e all’anestesista del Santissima Trinità Roberto Marongiu. I familiari del paziente (che si sono rivolti agli avvocati Carlo Angioy e Alessandro Melis) hanno invece incaricato Elena Mazzeo dell’istituto di Medicina legale di Sassari. I consulenti del pm dovranno approfondire innanzitutto il profilo chirurgico per capire se la perforazione dell’intestino sia stata provocata da un bisturi scappato di mano. Poi si soffermeranno sul fronte anestesiologico per accertare se l’emorragia cerebrale sia legata al farmaco usato per addormentare il paziente. Infine affronteranno le questioni diagnostiche: sembra infatti che le visite precedenti all’intervento avrebbero dovuto segnalare controindicazioni all’asportazione dell’ernia. il paziente Pancario Azzena, che gli amici chiamavano Cicci, aveva 53 anni, era sposato e aveva un figlia. Faceva una vita normale, lavorava nell’impresa di pulizie gestita dalla sorella, non aveva gravi problemi di salute, a parte l’ernia. Aspettava l’operazione da tempo. Dopo un mese in lista d’attesa, la scorsa settimana era arrivato l’ok dal Policlinico: lunedì il ricovero, 24 ore di controlli ed esami clinici, quindi, martedì, l’intervento. Ma qualcosa era andato storto dal momento che, subito dopo, Azzena era stato trasportato in Rianimazione. In un altro complesso ospedaliero, però, visto che il Policlinico non è dotato di un reparto ad hoc. Il paziente era stato trasferito in ambulanza al Binaghi dov’era arrivato in coma. Le condizioni di Azzena erano gravissime, due giorni di tentativi disperati non gli avevano salvato la vita. A quel punto la direzione sanitaria aveva ordinato quello che tecnicamente si chiama riscontro diagnostico, un esame cioè in grado di svelare le cause del decesso. Durante l’operazione - all’Oncologico - il medico si era accorto di una perforazione intestinale e si era bloccato. Dall’ospedale era partita un segnalazione alla Procura della Repubblica e il medico legale Paribello era stato inviato al Binaghi per assistere a quella che si era trasformata in una autopsia vera e propria. Il magistrato aveva intanto ordinato l’acquisizione della cartella clinica. Il resto è cronaca di ieri, con la notifica degli 11 avvisi di garanzia.
(m.f.ch.)

2 - L’UNIONE SARDA
Pagina 42 - Provincia di Sassari
Sassari Telecamere agli incroci per monitorare il traffico
Un monitoraggio a tappeto, lungo tutte le strade della Sardegna nord occidentale consentirà di conoscere la situazione viaria dell’intera provincia. Naturalmente, con l’obiettivo di individuare le condizioni attuali e di quantificare le operazioni di intervento. La campagna di rilevamento della rete viaria è decollata all’inizio della settimana ed andrà avanti fino alla fine del mese, utilizzando delle apparecchiature particolari, in grado di quantificare il peso del traffico veicolare che ciascuna arteria è costretta a sopportare quotidianamente. In questa operazione di rilevamento, la struttura provinciale potrà contare sulla collaborazione della facoltà di Ingegneria dell’Università di Cagliari, che ha il compito di avviare un’analoga indagine sul territorio dell’isola. La giunta regionale, guidata da Renato Soru, infatti, ha assegnato allo staff dell’ingegner Italo Meloni, docente dell’ateneo cagliaritano, il compito di redigere il Piano regionale dei trasporti.
(g. f.)
 


 
3 - LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 1 - Cagliari
Policlinico: undici gli indagati
Lunedì il pm Pilia nomina i periti per la morte dell’operaio Avviso di garanzia al primario di chirurgia Angelo Nicolosi
Ma la perforazione dell’intestino potrebbe non essere la causa della tragica fine di Pancrazio Azzera
CAGLIARI. Undici indagati, compreso il primario di chirurgia del Policlinico universitario. Ma adesso non è più certo che a provocare la morte dell’operaio cagliaritano Pancrazio Azzena sia stata una malaugurata perforazione dell’intestino, nel corso dell’intervento d’ernia. C’è il dubbio che l’origine delle complicazioni fatali sia stata un farmaco usato per l’anestesia oppure un errore di valutazione commesso in sede di diagnosi. Solo ipotesi, nient’altro che ipotesi. Sulle quali il pubblico ministero Giangiacomo Pilia chiederà approfondimenti lunedì prossimo, ai consulenti medici nominati dall’ufficio. Col medico legale Francesco Paribello lavoreranno i chirurghi Marco Rais, Michele Pietrangeli e Roberto Marongiu. Sono tutti di Cagliari e dovranno stabilire se prima, durante e dopo l’intervento compiuto al Policlinico di Monserrato sia avvenuta qualcosa di anomalo. Resta in piedi anche la possibilità che nessuno abbia sbagliato: morte naturale, per ragioni che andranno indagate. Di certo la famiglia di Azzena - che ha incaricato l’avvocato Carlo Angioy - vuole sapere tutto e presto, perchè il proprio dolore non sia inquinato dagli interrogativi.
L’inchiesta giudiziaria è comunque entrata nel vivo. Il pm Pilia ha fatto notificare ieri pomeriggio gli undici avvisi di garanzia: uno riguarda certamente il primario chirurgo del Policlinico, Angelo Nicolosi. Era a capo dell’equipe che ha compiuto l’intervento ed è il responsabile del reparto. Gli altri avvisi sono stati recapitati agli indirizzi di altri due chirurghi, quattro anestesisti, un cardiologo, un ecografista, un radiologo e un altro medico specialista. Attenzione: si tratta di atti dovuti, legati certo a un’ipotesi di omicidio colposo ma che in sè non dicono nulla sulla colpevolezza dei medici coinvolti. In mancanza di conclusioni attendibili sulle cause della morte - che forse si avranno solo dopo la consulenza, tra circa un mese - il magistrato non può far altro che indagare sul comportamento tenuto da tutti i medici che direttamente o indirettamente hanno preso parte all’operazione di lunedì della scorsa settimana. Il fatto che il pm Pilia abbia deciso di valutare la posizione dei medici anche esterni allo staff chirurgico conferma che niente viene escluso: il responsabile dell’errore, se errore c’è stato, potrebbe essere chi ha controllato lo stato di salute dell’operaio cinquantatreenne prima dell’intervento. Oppure chi si è occupato dell’anestesia.
L’equipe di consulenti avrà a disposizione la cartella clinica, i documenti degli esami preoperatori, il referto del medico dell’Oncologico che ha constatato la morte di Azzena, l’esito della prima autopsia. Non sarà un lavoro facile, ma la verità è indispensabile.
(m.l)
 
4 - LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 20 - Sassari
Un rapporto con la città tra luci e ombre
Cionfraiolo e impiccababbu I tempi dei «giovani turchi»
SASSARI. Cionfraiolo e impiccababbu con convinzione, da sempre. Francesco Cossiga, che questa sera alle 18 riceverà nell’aula magna dell’ateneo cittadino la laurea “honoris causa” in Scienze della comunicazione e giornalismo, è riuscito ad elevare all’ennesima potenza gli elementi distintivi del Dna dei sassaresi. Forse sta tutta qui la spiegazione del rapporto che lega Sassari a Cossiga e viceversa.
«Ma Cossiga è simpatico, in fondo i sasssaresi gli vogliono bene, piuttosto rimangono perplessi, disorientati per la sua onniscenza» sottolinea lo storico Manlio Brigaglia. Una cosa su tutte i sassaresi non sono mai riusciti a perdonargli, la mancata visita ufficiale del loro concittadino-presidente della Repubblica. Uno sgarbo vissuto come un atteggiamento di snobbismo, sufficienza e indifferenza nei confronti della città. E a nulla sono valse le spiegazioni “cionfraiole” date a più riprese negli anni da Cossiga: «Non sarei mai potuto venire con i corazzieri, perché nella mia testa ci sarebbe stato sempre il tarlo del sospetto che un sassarese vedendomi passare potesse dire “ma chi si crede di essere?”».
La città dirà oggi se il tempo ha rimarginato queste lievi e antiche ferite reciproche quando Francesco Cossiga salirà la scalinata dell’Università che lo ha visto studente e docente per ricevere la laurea “honoris causa” e tenere la lectio doctoralis su “La comunicazione e le virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza, temperanza”.
«Sassari è stata sempre orgogliosa di Cossiga, ma anche di Enrico Berlinguer e di mio padre - dice Mario Segni -. Sarebbe ingeneroso dire che una volta a Roma Cossiga si è dimenticato di Sassari o della Sardegna, ha sempre seguito molto da vicino e con passione le vicende della sua città. Certo, la caratteristica degli uomini politici sassaresi che hanno avuto incarichi nazionali è stata quella di tenersi defilati rispetto agli avvenimenti locali, ma è stata un po’ la loro fortuna. Cossiga non è mai stato un ras, non ha mai esercitato il suo potere per influenzare le scelte della politica cittadina o regionale, in questo senso era decisamente più potente il senatore Giagu. Come mi fa sorridere il clamore che a volte hanno provocato le sue esternazioni, la caratteristica del comunicatore è nel suo carattere, non è certo un fatto recente».
E sulla stessa lunghezza d’onda è sintonizzato chi lo ha conosciuto da vicino e ha percorso insieme a lui un pezzo importante di strada «anche se poi i rapporti personali sono andati via via affievolendosi» (forse anche per colpa di un comizio elettorale del 2000 quando Cossiga apparve in piazza d’Italia a braccetto di Berlusconi e il centrosinistra perse le elezioni amministrative). Pietrino Soddu insieme a Cossiga ha vissuto la “rivoluzione dei giovani turchi” che a cavallo degli anni Cinquanta e Sessanta aveva spazzato via i vecchi notabili dando un volto nuovo dalla Democrazia cristiana sassarese. «E’ stato ed è un grande uomo politico - sostiene Soddu -, la Sardegna ha avuto grandi uomini politici anche se la loro azione non è riuscita a determinare una svolta e problemi antichi sono rimasti irrisolti. Non so esattamente quali siano i sentimenti di Cossiga nei confronti della città e viceversa, io sono goceanino e quindi ancora non capisco certe logiche sassaresi. Questa città ha un codice genetico anti-autorità, non riconosce le gerarchie, ostenta indifferenza per il potere, figuriamoci per i potenti. E Cossiga, anche se io non sono rancorso e in questo mi differenzio da lui, potente lo è stato e in politica ha fatto anche delle cose feroci. Ora deve restare sulla scena, mi rendo conto che non è facile».
Ma nella Sassari degli anni Cinquanta, che ancora timidamente guardava fuori dalle mura, la discussione politica era comunque il pane quotidiano e le rivalità con chi stava dall’altra parte della barricata non facevano mai venire meno il rispetto reciproco. Agli inizi degli anni Cinquanta Giò Maria Cherchi era deputato provinciale (ancora non esisteva il consiglio) per il Partito comunista italiano, presidente era quel Nino Campus che nel ’56 venne messo all’angolo dai giovani turchi.
«Con Cossiga eravamo buoni amici - racconta Giò Maria Cherchi, ex consigliere regionale ed ex presidente della Provincia -. Ma erano altri tempi, Sassari era più piccola, c’era un’atmosfera più familiare, c’era soprattutto un grande fermento culturale, un laboratorio politico attivissimo. C’era soprattutto rispetto per l’avversario politico, basti pensare che qualche volta noi comunisti tenevamo le riunioni nella sede della Dc e nessuno aveva niente da dire».
A quel tempo a dirigere il Pci come segretario c’era Donato Leoni, comunista inflessibile e i compagni che insieme a lui contavano in città (e non solo) erano Nino Manca, Mario Birardi, Gerolamo Sotgiu, mentre a Cagliari, a reggere le sorti del partito c’era un altro sassarese, Enrico Berlinguer.
«Nel ’56 avevo 14 anni - ricorda il figlio di Donato Leoni, Franco -. Io ero segretario del circolo di Rinascita a Monte Rosello. Ma ho vissuto attraverso mio padre e i compagni che allora frequentavano abitualmente la nostra casa l’occupazione dell’Ungheria come la rivoluzione dei giovani turchi. Ricordo che fu un momento intenso sul fronte politico, la ribellione dei giovani democristiani apriva comunque orizzonti nuovi che ci incuriosivano, c’erano grandi aspettative. E Cossiga era il leader incontrastato, lo ricordo come uomo dinamico e fermo nelle sue posizioni. E sono convinto che negli anni abbia avuto una certa influenza anche nelle scelte politiche che riguardavano Sassari».
Che non abbia mai abbandonato la sua «creatura» politica sassarese è indubbio e la conferma arriva da Tore Amadu (ora consigliere regionale dell’Udc) che, pur giovanissimo, per lunghi anni è stato molto vicino a Cossiga.
«Un personaggio di altissimo livello - dice Amadu -, di grande carisma. Veniva chiamato a comporre le divergenze interne nel partito. E nessuno si è mai opposto perché tutti gli riconoscevano quel ruolo. Io conobbi per la prima volta Cossiga nel 1972, frequentavo l’università ed ero commissario del Movimento giovanile della Dc. Rimase colpito perché alle elezioni universitarie eravamo riusciti a battere la lista dei comunisti. Mi mandò a chiamare e mi ricevette nello studio della sua casa di via Giorgio Asproni. Da allora cominciai a collaborare con lui. Certo nei cinquant’anni in cui è stato protagonista sono cambiate tante cose, penso però di poter dire che l’amore che ha nutrito per la sua città e i suoi concittadini non è mai venuto meno».
Rita Fiori
 
La cerimonia su maxi schermi
SASSARI. «Vogliamo onorare una persona che ha illustrato la nostra città e le ha dato lustro, abbiamo tutti da imparare da lui». Sarà il rettore Alessandro Maida, oggi alle 18, ad accogliere Francesco Cossiga che riceverà la laurea honoris causa in Scienze delle comunicazioni e giornalismo. «E’ felice di ricevere questo riconoscimento nella sua città», sottolinea Maida.
All’Università è tutto pronto per la solenne cerimonia che vedrà schierato, in toga, tocco ed ermellino, l’intero senato accademico. Nell’aula magna dell’ateneo ci sarà il pubblico delle grandi occasioni e sono tanti quelli che rischiano di non trovare posto. Proprio per questo sarà possibile seguire l’evento su due maxi schermi che sono stasti collocati nell’atrio e nel giardino interno dell’ateneo. Ma quello di questa sera non sarà l’unico impegno del presidente emerito, domani mattina alle 11, sempre nell’aula magna Francesco Cossiga incontrerà gli studenti di Scienze politiche e gli allievi del master in Giornalismo. In questa occasione saranno approfonditi temi legati alle problematiche della comunicazione e delle istituzioni politiche. Qualche studente ha già pronta qualche domanda «stuzzicante» e, c’è da giurarci, Francesco Cossiga non si farà pregare. Le risposte pungenti saranno assicurate.
 
5 - LA NUOVA SARDEGNA
Pagina 5 - Oristano
Arborea, alleanza tecnica fra Università e 3A
ARBOREA. Cerimonia breve, ma altamente significativa per quanto riguarda il rafforzamento dell’importante collaborazione fra l’Università di Cagliari e la “3A”. Collaborazione che ieri mattina è stata, diciamo così, formalizzata con la firma (nella foto) di un “protocollo d’intesa”, presenti il rettore dell’Ateneo cagliaritano, Pasquale Mistretta, e i vertici della “3A”. Con quest’intesa si coopererà nell’elaborazione di proposte e progetti, nelle aree di reciproco interesse.

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie