Lunedì 19 dicembre 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
19 dicembre 2005
Ufficio stampa
Università degli Studi di Cagliari


1 - L’UNIONE SARDA
Pubblica Amministrazione - Pagina 18
Privacy, gli enti pubblici avranno regole più rigide
Dal primo gennaio entra in vigore il nuovo Codice sui dati personali
Il Codice per il trattamenti dei dati personali introduce nuovi principi anche per gli enti pubblici
Entro la fine dell’anno tutte le pubbliche amministrazioni dovranno dotarsi del regolamento per l’attuazione del Codice per il trattamento dei dati personali dei dipendenti previsto dal decreto legislativo numero 196 del 2003 e dalla direttiva del ministro per la Funzione pubblica emanata l’11 febbraio scorso. Dal 1° gennaio (a meno di una proroga che il Governo potrebbe decidere per far slittare la scadenza al 28 febbraio) dunque, i dati "sensibili", ovvero giudiziari e personali, potranno essere trattati solo seguendo le regole e le disposizioni previste dai regolamenti adottati dalle singole pubbliche amministrazioni. I principiIl Codice per il trattamento dei dati personali, introdotto con il decreto legislativo 196/2003 (in vigore dal 1° gennaio 2004), ha come principio quello della necessità. Il trattamento delle informazioni riservate deve avvenire senza ledere i diritti fondamentali e la dignità dell’interessato e solo dietro precise prescrizioni normative che specifichino quali dati possano essere utilizzati, in che modo e quale interesse pubblico perseguano. I regolamentiDa qui la necessità di prevedere le forme di trattamento attraverso l’adozione di un regolamento con il quale, ciascuna amministrazione pubblica indichi le modalità di trattamento dei dati sensibili e giudiziari e gli strumenti che verranno utilizzati. Una volta adottato lo schema di regolamento, l’amministrazione deve inviarlo al Garante per la privacy, chiamato a esprimere il proprio parere e, solo successivamente, il regolamento può essere formalmente approvato. Secondo il decreto legislativo 196 però, questo passaggio può essere evitato qualora l’amministrazione adotti il regolamento secondo uno "schema ? tipo" precedentemente approvato. Gli schemi Anci e UpiLe associazioni dei Comuni e delle Province, per agevolare gli enti locali nell’emanazione del regolamento, hanno provveduto ad elaborare uno schema tipo che standardizza le diverse tipologie di trattamento. I testi sono stati inviati per l’approvazione al Garante, il quale ha espresso parere positivo lo scorso settembre. Ne consegue che, se rispetto agli schemi tipo, gli enti locali non apportano modifiche sostanziali, il regolamento può evitare di essere sottoposto al parere preventivo dell’Authority e potrà essere direttamente sottoposto all’approvazione del consiglio comunale.
Roberta Kappler
 
2 - L’UNIONE SARDA
Agricoltura e Pastorizia - Pagina 19
Industria e ricerca Arborea, accordo fra 3A e Università di Cagliari
Integrazione tra industria e ricerca. È lo spirito che ha animato la firma di un protocollo triennale d’intesa, mercoledì, tra la cooperativa 3A di Arborea e l’Università di Cagliari. Come sottolinea il presidente della 3A, Plinio Magnani, «nella ricerca, l’industria di trasformazione deve trovare la strada per crescere e svilupparsi e l’Università di Cagliari è il partner ideale, per livello scientifico e conoscenza del territorio». La 3A, sottolinea Magnani, è interessata ad approfondire tematiche che vanno dall’innovazione alla valorizzazione dei prodotti, dalla tutela al recupero ambientale, dal controllo e ottimizzazione dei processi produttivi e di qualità alla tracciabilità. L’intesaA firmare il protocollo, per l’Università, è stato il rettore Pasquale Mistretta che, per il coordinamento, ha incaricato Roberto Baratti. Per la 3A, invece, a coordinare l’attività di ricerca e il protocollo sarà Maria Cristina Manca. «Nei modelli di sviluppo più avanzati», spiega, «l’industria trova nell’Università un partner che offre non solo assistenza e collaborazione scientifica, ma anche stimoli per grandi innovazioni che l’industria deve saper tradurre in preziose opportunità a servizio della qualità delle produzioni».
 
3 - L’UNIONE SARDA
Cultura - Pagina 22
Un poster per raccontare tre anni di studio
Università. Oltre sette milioni di euro per finanziare la ricerca nelle facoltà dell’ateneo cagliaritano
Nei lavori di ventuno laureati i frutti della borse della Fondazione Banco di Sardegna
Il diagramma cartesiano della Dioptrique e il frammento di una formica inserita in un microscopio a scansione elettronica, le passioni dell’anima e quelle del corpo. Stanno a pochi passi le une dalle altre, in due grandi pannelli affiancati, al primo piano del Rettorato di Cagliari. A unirli è l’ordine alfabetico: il primo poster, quello dedicato al filosofo razionalista francese, è frutto del lavoro al computer di Riccardo Migoni, il secondo la la firma di Francesca Mighela. Studioso di filosofia il primo, di ingegneria elettronica la seconda, sono due dei ventuno giovani laureati sardi che tra pochi giorni conseguiranno il dottorato di ricerca. Dalla storia alla filosofia, dalla chimica alla fisica, dalla letteratura all’economia, dalla giurisprudenza alla biologia, la loro ricerca triennale nei vari ambiti è stata finanziata da ventuno borse di studio della Fondazione Banco di Sardegna, che nei suoi quattro anni di attività ha messo a disposizione dell’Università cagliaritana oltre sette milioni 368 mila euro. Per assegni, borse e formatizzazione della biblioteca. Giorni fa, per la prima volta, le iniziative della Fondazione a sostegno della ricerca sono state presentate in un incontro nell’aula settecentesca del Rettorato, presenti il rettore Pasquale Mistretta, il presidente della Fondazione Banco di Sardegna, i docenti delle facoltà coinvolte, i due professori che rappresentando l’Università nella Fondazione hanno seguito il progetto (Micaela Morelli e Franco Cabras) e i titolari della borsa, che come usa nei congressi americani, dopo la presentazione dell’attività in aula, hanno illustrato al pubblico la sintesi dei loro lavori: i pannelli che con grande creatività hanno elaborato al computer e poi affidato all’organizzazione perché fossero sistemati nelle bacheche. I più avvantaggiati sono stati i dottorandi in ricerca scientifica, abituati a schematizzare il loro lavoro, a comporre grafici, a produrre immagini al microscopio, a rielaborare formule chimiche e matematiche. Più difficile dare corpo alle passioni dell’anima di Descartes, o a una tesi sull"Amore al cuore della Commedia". Il suo autore, Matteo Vinti, se l’è cavata egregiamente riproponendo come sfondo del suo pannello l’incontro tra Dante e Beatrice di Henry Holiday, pittore inglese del XIX secolo. Daniele Vacca ha proposto i ritratti di Filippo II e le facce equivoche dei corsari che solcarono il Mare nostrum per illustrare la strategia difensiva dei sovrani di Spagna nel regno di Sardegna nei secoli XVII e XVIII. Barbara Manconi, (biologia), ha raccontato con immagini colorate e affascinanti come un batterio possa riprodurre una porzione di dna inserita al suo interno, e Maria Francesca Lunesu ha utilizzato grafici per la sua tesi di economia aziendale sui controlli di gestione dei costi nelle aziende di credito. L’ordine alfabetico ha assimilato le trofine e i fattori di crescita cari a Francesca Mascia agli ospedali del Giudicato d’Arborea, Sant’Antonio Abate di Oristano e San Leonardo di Settefontane di Santu Lussurgiu, studiati da Emanuele Melis. I materiali organolantanidi per dispositivi optoelettronici di Riccardo Orrù si sono trovati accanto ai geni di Valeria Orrù la spettroelettrochimica di Luca Pala si è confrontata con le schede colorate della riforma educativa di DenXiaoPing di Cristina Pinna , i fattori genetici nella depressione di Giovanna Piras con il tegmento del mesencefalo di Augusta Pisanu . E ancora, la ricerca di ingegneria elettronica di Nicola Aste, gli studi sull’Alzheimer di Donatella Congiu, il diritto dei contratti di Valentina Depau, i rivelatori per muoni di Caterina Deplano, la tecnologia del farmaco di Simona Distinto, il dibattito sull’inferenzialismo semantico di Pietro Salis. Tutti lì, a raccontare tre anni di speranze, di fatica, a dare, per la prima volta, un’idea non settoriale della ricerca che si sta compiendo in tutti gli ambiti dell’università cagliaritana: storia, filosofia, letteratura, giurisprudenza, economia, biologia, ingegneria, fisica. Una mostra che fa ben sperare, così come fa ben sperare che la Fondazione svolga un ruolo solitamente occupato, in territori più ricchi, dalle grandi industrie private. Come è di buon auspicio la tesi Il secolo dei lumi in Sardegna di Walter Falgio (storia moderna e contemporanea) che evocando - siamo nella seconda metà del ’700- vivaci fermenti culturali nella nostra isola, sottolinea la ricchezza del patrimonio librario e mette in evidenza la riforma delle Università sarde realizzata dal ministro per gli affari di Sardegna Lorenzo Bogino. Nel suo poster Falgio riproduce il diploma della Ristaurazione della regia Università di Cagliari firmata, il 28 giugno del 1764, da Sua Maestà Re Carlo Emanuele. Quella stessa università che ospita i lavori di ricerca dei laureati sardi e spinge, per dirla con Michele Antonio Piazza, (siamo sempre nel ’700) a "positive riflessioni attorno ad alcuni mezzi per rendere migliore l’Isola di Sardegna".
Maria Paola Masala
 
4 - L’UNIONE SARDA
Cultura - Pagina 22
Archeologia
La ricerca di due giovani studiosi
Un sito archeologico dimenticato per decenni. Eppure era il più importante dal periodo nuragico nel Gerrei, se un servo, che lavorava nelle saline, vi era arrivato forse da Cagliari per lasciare una dedica trilingue alla divinità della salute. Triste destino per l’area di Santu Iacci di San Nicolò Gerrei, che non ha mai goduto di uno studio adeguato e di una ricerca sul campo. Anzi, sorte beffarda, il piccolo comune è stato privato dell’unico ritrovamento, una base di una colonna in bronzo con un’iscrizione trilingue, custodita nel museo dell’antichità di Torino. Ma questo è il passato. Ci hanno pensato due giovani archeologici a riportare l’attenzione del mondo culturale isolano su un territorio ricco di preesistenze archeologiche. Si chiamano Barbara Parodo e Roberto Sirigu: per due mesi, coordinati dalla professoressa Annamaria Comella, hanno svolto un progetto di indagine archeologica nel sito di San Nicolò, intervento del dipartimento di Scienze Archeologiche dell’Università di Cagliari con la collaborazione della Soprintendenza, finanziato dalla Regione. In pochi mesi i due studiosi hanno conseguito importanti risultati, riassunti in dieci pannelli che rimarranno esposti fino a marzo nel centro sociale, dove Parodo e Sirigu hanno presentato la loro indagine davanti ai dirigenti della Soprintendenza della provincia di Cagliari: c’era il soprintendente Vincenzo Santoni e la responsabile per il territorio Maria Rosanna Manunza. Il merito dei due archeologici è subito detto: finora gli studi si sono concentrati solo sulla frase scritta in punico, greco e romano nella base di una colonna in bronzo, in cui un servo di nome Cleone, che lavorava nelle saline, si rivolge alla divinità della salute. Fu il notaio Michele Cappai a ritrovare la base in un suo terreno nel 1861 ea chiamare il canonico Giovanni Spano, referente per il Regno Sabaudo per le antichità in Sardegna. La colonna è datata II sec. a.C, importante periodo di trapasso nell’isola dalla dominazione punica a quella romana. Grazie a Spano l’importante reperto finì subito a Torino, dove ancora è custodito. E dopo i sopraluoghi dello Spano e del Taramelli, dal primo ventennio del ?900 nessuno era più tornato ad ispezionare Santu Iacci. L’attenzione è stata solo per la colonna, unico caso di iscrizione trilingue per il dio della salute. «A Santu Iacci abbiamo scoperto una fonte di acqua sorgiva e davanti una struttura muraria rettangolare», ha detto la Parodo, «e frammenti di ceramica di epoca nuragica e romana». «Risultati che vanno interpretati», ha seguito Sirigu, «la tecnica per la costruzione della fonte è simile ad altre fonti ritrovate a Dolianova e Bonorva».
Antonio Pintori

 

Questionario e social

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