UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 28 dicembre 2005

Mercoledì 28 dicembre 2005

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
28 dicembre 2005

Ufficio Stampa 
UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

 


 


1 – L’UNIONE SARDA 
Cronaca di Cagliari - Pagina 19
Un’elezione senza vincitori 
Un ritardo che irrita e che fa scattare la protesta. Le elezioni per la nomina dei rappresentanti degli studenti all’Università di Cagliari si sono concluse da quasi un mese, ma ancora non sono stati proclamati gli eletti, né ufficializzati i risultati della competizione elettorale. «Stiamo assistendo ad un assordante silenzio», commenta il responsabile regionale dei giovani dei Riformatori Sardi, Fabio Bargellini, «che amplifica e mette in risalto i ritardi e le confusioni registrate in occasione delle elezioni del ventinove e trenta novembre, con molti studenti che non risultavano nelle liste o con la disposizione non proprio agevole di alcuni seggi». I giovani dei Riformatori denunciano un ritardo che riguarda gli oltre «duecento studenti che attendono di sapere quando potranno entrare in carica. Tutti questi giovani, che tra mille difficoltà hanno partecipato lealmente alla competizione e hanno dimostrato di voler dare il loro contributo in prima persona alle dinamiche di autogoverno delle loro facoltà e dell’ateneo, stanno aspettando di poter svolgere il ruolo che gli hanno dato gli elettori». Finora l’Università ha reso noti soltanto i risultati (neanche ufficiali) ottenuti dai candidati, ma non sono ancora stati pubblicati ufficialmente i nomi degli studenti che risultano eletti in base al sistema di tipo proporzionale previsto. Inoltre, come specificato dagli uffici dell’ateneo, i dati potrebbero essere sconfessati dal controllo sulla regolarità dell’iscrizione. Una situazione che, naturalmente, sta creando parecchi problemi. «Si auspica uno sforzo», conclude Bargellini, «per giungere alla proclamazione già nei primi giorni del prossimo anno, per permettere agli eletti di lavorare, per non disattendere la fiducia ottenuta dai colleghi». M. V.

 

2 – L’UNIONE SARDA 
Provincia di Sassari - Pagina 36
Ateneo, le promesse della Regione 
Le polemiche vanno in archivio, per il momento. Nella vertenza Università-Regione sui finanziamenti e sulle linee programmatiche imposte dall’esecutivo regionale nello spartire fra Sassari e Cagliari i dodici milioni di euro del Fondo globale, l’Ateneo sassarese è riuscito a strappare un accordo. Un’intesa che sopisce il malumore, ma lascia ancora molti problemi irrisolti. Innanzitutto, le note positive, elencate con cura dal rettore dell’Università di Sassari, Alessandro Maida: «Inizio da una doverosa precisazione, il rapporto per la suddivisione tra le Università di Cagliari (65%) e di Sassari (35%) del fondo unico previsto dalla Legge regionale 26/96 è stato consensualmente stabilito dagli organi di governo dei due Atenei sulla base di precisi indicatori quantitativi», spiega il Magnifico. Che poi prosegue con i risultati raggiunti: «Dopo una lunga trattativa che i rettori dei due Atenei hanno avuto con gli assessori regionali Francesco Pigliaru ed Elisabetta Pilia, alcune delle richieste presentate sono state accolte. Fra queste la possibilità di pagare con il fondo unico le spese per la docenza dei corsi gemmati delle Facoltà sassaresi di Agraria e di Scienze nella sede di Nuoro». Un particolare che scongiura il pericolo di chiusura per i corsi nuoresi. «Anche alcune preoccupazioni per l’equilibrio di bilancio dell’Università di Sassari hanno trovato risposta, e la programmazione del fondo unico finanziato dalla Regione ai sensi della legge regionale 26/96 è stata estesa ai seguenti obiettivi: valutazione e potenziamento dell’attività didattica, compreso l’orientamento, il rinnovo delle attrezzature, il diritto allo studio; internazionalizzazione con un programma di visiting professors; alta formazione di giovani ricercatori, dottorati, assegnisti, ricercatori a tempo, con meccanismi di premialità; finanziamento della ricerca con premi per i migliori progetti nazionali e per i ricercatori; finanziamento delle biblioteche per acquisto riviste e banche dati on line; servizi al territorio e università diffusa». Insomma, tutto sembrerebbe essersi risolto nel migliore dei modi, o quasi. Sì, quasi perché alcuni nodi restano comunque da sciogliere: «Sussistono ancora ulteriori esigenze di attenzione verso le Università sarde e verso quella di Sassari in particolare. Questo vale per le residenze universitarie (che al momento prevedono finanziamenti solo per Cagliari); per il polo di eccellenza di Agraria e Veterinaria; per il settore della sanità; per la formazione post-lauream in veterinaria; per la ricerca nelle aree umanistiche». Vincenzo Garofalo (Unioneonline) 

3 – L’UNIONE SARDA 
Provincia di Sassari - Pagina 37 
A digiuno gli studenti di veterinaria 
Ozieri. La Regione boccia lo stanziamento per la mensa 
Niente mensa per i trentacinque studenti universitari che frequentano il corso in Produzioni animali della facoltà di Veterinaria, a Ozieri. La Regione ha bloccato la variazione al bilancio 2005 dell’Ersu di Sassari, con cui venivano inserite tra le voci di spesa circa 10mila euro, destinati proprio al servizio di mensa per la sede gemmata di Ozieri. « La Giunta regionale sarda, su proposta dell’assessore Pilia, ha chiesto all’Ersu di Sassari di riesaminare la delibera relativa allo stanziamento di fondi (circa 10.000 euro) per i servizi mensa a Ozieri, non convenendo nel merito sulla voce «Spese per servizi studenti sedi staccate»», denuncia Simone Campus, rappresentante degli studenti nel Consiglio d’amministrazione dell’Ente per il diritto allo studio di Sassari. «Questo è successo a causa del comportamento irresponsabile da parte della Facoltà di Veterinaria», continua Campus. L’intervento infatti sarebbe dovuto essere programmato in sede congiunta con il Comitato Regionale di coordinamento delle Università della Sardegna, che invece non ha assunta alcuna decisione in merito alla sua istituzione.«Il precedente Cda ha scelto una via breve, consapevole che la Regione non avrebbe approvato, adesso chiedo un incontro urgente con il sindaco di Ozieri per studiare con lui possibili soluzioni». (v. g.) 

4 – L’UNIONE SARDA 
Cultura - Pagina 42
La Sardegna dei musei deve avere una sola lingua 
Soltanto una visione sistematica e organica può esaltare le nostre ricchezze archeologiche
Tanti anni fa, sulle colonne di questo giornale, articoli allarmati davano conto del trasporto su grandi autocarri dei tesori di Tharros, venuti in luce negli scavi che la Soprintendenza alle antichità di Cagliari aveva avviato 50 anni addietro nell’area urbana della città del Sinis. Ci furono proteste delle amministrazioni interessate alla permanenza in loco, in una sede museale, dei nuovi reperti tharrensi. Ma vi furono pure le repliche ufficiali che dichiaravano l’ obbligo del trasferimento dei reperti nella sede del Museo Nazionale competente per territorio, quello di Cagliari. I tempi sono cambiati e ora si attestano accanto allo storico Antiquarium Arborense di Oristano il museo archeologico di Cabras e, prossimamente, i musei di Santa Giusta e San Vero Milis, tutti incentrati principalmente sui documenti della civiltà fenicia sul golfo di Oristano e nell’ entroterra. Anzi il nuovo codice dei Beni Culturali precisa che il Ministero possa consentire che le cose archeologiche rinvenute rimangano, in tutto o in parte, presso la Regione od altro ente pubblico per fini espositivi, sempre che l’ente possa garantirne la conservazione. L’attuale Giunta Regionale si è mossa tempestivamente e utilizzando i fondi dell’ Accordo Stato-Regione ha destinato, in due successivi momenti, cinquanta milioni di euro per la creazione di sei nuovi Musei in Sardegna oltreché per la razionalizzazione di Musei esistenti, nel quadro di un Sistema Museale regionale e di una prossima legge Regionale sui Musei, in dirittura d’arrivo. La novità più eclatante è costituita dal Museo dell’arte nuragica e dell’ arte contemporanea destinato a sorgere a Cagliari, sulle rive del mare, all’ ombra del colle di Sant’ Elia con le sue grotte preistoriche e il tempio delle serve di Ashtart. Questo Museo, inizialmente, avrebbe compreso, in una dialettica ardita e seducente, la cultura nuragica e fenicia da un lato, dall’ altro l’ arte sperimentale contemporanea. A luglio il progetto è divenuto più icasticamente il Museo dell’ Arte Nuragica e dell’Arte Contemporanea, definito Betile, dal nome della pietra sacra delle civiltà antiche: due arti a raffronto, superando gli ambiti esclusivamente culturali dell’ archeologia e facendo perno sulle pagine che Giovanni Lilliu dedicò cinquanta anni fa a questo tema. I bronzetti nuragici che s’ aprivano allora all’Europa, dopo il diluvio del secondo conflitto mondiale, divenivano oggetto di seduzione per i contemporanei come Picasso che, nella sua solare Antibes, ne rimase profondamente turbato. La nuova definizione del Museo cagliaritano, che ha acceso un dibattito vivacissimo, e proietterà Cagliari su una ribalta internazionale ha lasciato libero un futuro Museo della civiltà fenicia della Sardegna che secondo la deliberazione della Giunta Regionale del 26 luglio «potrebbe trovare sede adeguata nel Golfo di Oristano... con l’orizzonte aperto sui colli di Tharros e sulle lagune di Neapolis». Apriti cielo! Se nessuno aveva battuto ciglio sulla nuova e definitiva natura del Museo Cagliaritano (senza la cultura fenicia), non appena i mass-media hanno messo in luce gli indirizzi della Giunta sulla politica museale regionale relativamente ai Fenici ecco aprirsi un animato dibattito politico-culturale sulla sede più degna di tale futuro museo dei Fenici in Sardegna. Buon segno. Il presidente della provincia di Oristano, Pasquale Onida, ha sottolineato come la veemenza degli interventi in questo dibattito sia il segno di un profondo legame di ciascuna comunità con la propria terra. Se mi fosse dato di intervenire in questa querelle appassionante vorrei indicare come punto essenziale della questione il sistema museale regionale, asso nella manica della nuova politica sui Musei dell’ assessore Elisabetta Pilia e di tutta la Giunta Soru. Insomma o i musei faranno sistema, oppure sarà la fine di tutte queste strutture. Allora il sistema museale deve valere anche per il Museo della civiltà fenicia della Sardegna, che se prenderà concretezza non sarà il museo di uno, ma il museo di tutti, visto che la cultura fenicia è parte integrante della civiltà dei Sardi, da Cagliari, l’antica Karales, «fondata dai potenti fenici di Tiro», a Nora, a Sulci, la più antica città della Sardegna, a Neapolis di Guspini, a Othoca di Santa Giusta, a Tharros di Cabras, a Cornus di Cuglieri, a Olbia e a tutti i centri punici dell’ interno. Certamente restano fermi i punti di partenza; e così il Sindaco di Oristano Barberio e il Presidente della provincia di Oristano Onida hanno messo a disposizione di questo futuro Museo i loro tesori fenici provenienti dalle tombe di Tharros e ora musealizzati nell’ Antiquarium Arborense, oltre ad aver finanziato un primo studio di fattibilità. Ancora: l’idea primigenia di un Museo dei Fenici sulle sponde del golfo di Oristano è dell’antico assessore regionale al Turismo Eugenio Aymerich, cui non è sfuggito il fondamentale rapporto tra un’iniziativa scientifica che compendiasse le testimonianze fenicie in Sardegna e lo sviluppo economico legato alla storia di quel popolo di mercanti, che suscitò un interesse universale al tempo della grande Mostra sui fenici a Palazzo Grassi, costruita da Sabatino Moscati. Quell’ idea mosse i primi passi con la precedente Giunta provinciale di Mario Diana che sollecitò l’ interesse diretto del Ministero per i Beni Culturali. Possiamo vedere in questo fervore il riconoscimento corale della comunità sarda nei confronti di questo futuro Museo. Se questo Museo dei Fenici potrà vedere la luce io me lo immagino sull’ orlo del mare, come il Museo della civiltà micenea di Cipro, sorto con progetto italiano, su una rupe di calcare erta sul mare di Afrodite. Quel Museo non è nato in concorrenza con il Museo di Nicosia, o con quello di Kition o di Palaipaphos, ma propone un itinerario tematico perfettamente complementare ai Musei topografici. Il Museo della civiltà fenicia in Sardegna non dovrà essere altro che una struttura connessa in rete con il grandioso museo di Sulki che Piero Bartoloni, in accordo con la Soprintendenza Archeologica e con il Comune di Sant’ Antioco, sta per aprire in quella cittadina insulare, e ancora con i Musei topografici di Nora, di Guspini (Neapolis), di Santa Giusta (Othoca), di Cabras (Tharros) e con gli altri musei di antichità fenicie. Non basta. La rete informatica dovrà collegare i siti fenici di Sardegna, d’ Oriente (Libano, Cipro), di Malta, di Sicilia, d’Africa (Tunisia, Algeria, Marocco), di Spagna e Portogallo, con i loro rispettivi Musei. Un recente incontro con i sindaci del Golfo di Oristano ha messo in evidenza la volontà di marciare uniti, per costruire un servizio culturale sul solco delle navi fenicie. Perché non pensare, allora, a un organismo di gestione dove entrino Regione, Ministero, province e Comuni, e dove ci sia posto per tutte le forze che nelle Università e nelle Soprintendenze operano nel settore? Lasciatemi però il sogno di un Museo sulle sponde di quel Golfo emporico dei Fenici, Oristano, raccontato da una mostra ancora in corso nell’ Antiquarium Arborense. Raimondo Zucca 


 

5 – LA NUOVA SARDEGNA 
Pagina 3 
Monserrato, mai più una periferia 
La 554 interrata per 200 metri e, sopra, si farà una piazza 
Il piano urbanistico di Pier Luigi Cervellati concluso dopo due anni e mezzo di intensa lavorazione 
Grande importanza al collegamento col policlinico universitario: vicino a questa prevista una città nella città attrezzata di aree destinate al tempo libero e allo sport 
MONSERRATO. Ci sono voluti tredici lunghi anni, tanti ne sono passati dalla raggiungimento della sospirata autonomia, ma oggi il primo Piano urbanistico comunale è una realtà. Nelle quarantacinque pagine della relazione generale stilata dall’architetto Pierluigi Cervellati, con la collaborazione dello staff tecnico di piazza Maria Vergine guidato da Luciano Corona, c’è il futuro della città, che tra dieci anni arriverà a contare 27mila abitanti. Diverse le novità che emergono dal lavoro avviato nel gennaio del 2003. 
Il lavoro è stato concluso nell’aprile dello scorso anno: gli esperti hanno passato al setaccio l’intera area comunale nel tentativo di ricomporre la coesione urbana di una città che, oggi, appare quantomeno disunita. Sotto la lente d’ingrandimento, un territorio «stretto su due lati da un’urbanizzazione informe e pervasiva - si legge nel Puc - tipica delle grandi periferie». 
 
Ed è proprio questo che la città non vuole essere: negli intenti del Comune, il Piano deve sì puntare all’integrazione con i paesi vicini, ma senza dimenticare la salvaguardia dell’identità locale. La strada che divide. Il piano non fa sconti a nessuno e punta il dito contro la statale 554, che senza giri di parole viene definita come l’intervento più drastico e traumatico degli ultimi anni. 
La sua colpa, quella di aver irrimediabilmente spezzato la continuità tra centro urbano e zone agricole. E come se non bastasse, tutt’intorno è un brulicare disordinato di edifici commerciali, industriali e di servizio, di aree abbandonate, di sfasciacarrozze e di zone residenziali edificate abusivamente. L’unità ritrovata. Quali soluzioni per restituire alla città un pezzo di territorio dimenticato? Interrare la 554 per circa duecento metri. Sopra, troverà spazio una nuova piazza che rappresenterà la cerniera funzionale e simbolica fra città esistente e futura espansione. Ma se il progetto dovesse rivelarsi di difficile attuazione, il Comune potrebbe decidere di ripiegare su una struttura sopraelevata. Il futuro? E’ a nord. 
L’importanza di un collegamento tra il centro urbano e le aree vicine al policlinico ben si spiega con l’idea di fondo del Puc: realizzare un nuovo insediamento nella zona intorno al Polo universitario. Una sorta di città nella città, che nelle intenzioni dovrebbe rappresentare «un nuovo insediamento di qualità, innovativo, che ricuce il rapporto con le grandi strutture territoriali. 
Oltre alle aree residenziali, spazio agli impianti sportivi e agli edifici commerciali, direzionali e ricettivi. Qui si concentra buona parte dell’edificabilità e delle risposte collegate alle domande esterne ai confini comunali». 
La superficie totale è di circa cinquanta ettari: sei sono riservati a verde pubblico, quattro alle attrezzature sportive, due alle scuole e altrettanti ai parcheggi pubblici. Nelle previsioni, è prevista la realizzazione di millesettecento nuovi alloggi, che ospiteranno quattromila nuovi residenti. La parola d’ordine? Riqualificare. Esclusa l’area adiacente al Policlinico, rimane da definire il futuro della zona intorno al Rio Saliu e dell’insediamento spontaneo di Su Tremini, a ridosso della strada provinciale per Dolianova. In merito, il Puc punta su appositi piani di recupero, che prevedono una volumetria edificabile ex-novo pari a centomila metri cubi, per un totale di 360 nuovi alloggi. Otto ettari saranno destinati a verde pubblico e due saranno adibiti ad aree parcheggio. Su Tremini rappresenta il classico caso a parte. La superficie totale è di ventiquattro ettari: secondo il nuovo Piano, gli alloggi che potranno essere presto costruiti sono trecentosettanta, per un totale di mille abitanti. La realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria sarà interamente a carico dei residenti. Cinque ettari saranno dedicati al verde e agli impianti sportivi, quindicimila metri quadrati saranno utilizzati per realizzare i parcheggi e altrettanti per gli edifici scolastici. Con uno specifico obiettivo: migliorare l’esistente con un occhio di riguardo per la qualità delle nuove strutture. Ritorna la palude. Ma attrezzata. 
La riqualificazione delle aree dell’ex aeroporto rappresenta una delle carte più importanti che il Comune può giocare nell’intento di riaffermare una propria specifica identità ambientale. 
Per questo, il progetto tende al ripristino ambientale tramite operazioni di riassetto idraulico, che porteranno alla formazione di un’area umida attrezzata per attività di tempo libero e scientifico-didattiche, connessa con la limitrofa area dello stagno di Molentargius. 
Pablo Sole 

Questionario e social

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