UniCa UniCa News Rassegna stampa Martedì 26 settembre 2006

Martedì 26 settembre 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
26 settembre 2006
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 5 articoli delle testate L'Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 - L'Unione Sarda
Cagliari e Provincia Pagina 16
Il problema affrontato in un convegno sul tema "La strategia di Lisbona"
Abbandoni scolastici, emergenza in Sardegna
La Sardegna resta una delle regioni italiane col tasso più elevato di dispersione scolastica: il 23 per cento degli studenti abbandona la scuola molto prima del conseguimento del diploma, a fronte di una media nazionale che si attesta sul 21 per cento. Rispetto al passato ci sono segnali di ripresa ma l'Isola difficilmente riuscirà a centrare l'obiettivo del Consiglio europeo: ossia ridurre la dispersione al 10 per cento entro il 2010. Il problema è stato affrontato nel seminario regionale "La strategia di Lisbona: a che punto siamo" che si è tenuto nell'aula magna del liceo Siotto. Presenti, fra gli altri, il direttore dell'Ufficio scolastico regionale Armando Pietrella, Enrico Tocco e Antonio Loddo dell'Usr Sardegna, i presidi Pietro Paolo Murru (liceo Siotto) e Luciano Carta (liceo Brotzu). Insieme a loro il professor Francesco Floris, consulente per i problemi educativi della Provincia di Cagliari. Tre anni fa il Consiglio dei ministri ha recepito la direttiva europea sulla scuola, fissando come scadenza temporale l'anno 2010. Nell'elenco figura: la riduzione degli abbandoni precoci ad una percentuale non superiore al 10 per cento; l'aumento del 15 per cento dei laureati in matematica, scienze e tecnologia; l'aumento fino all'85 per cento dei giovani che completano gli studi secondari superiori; la diminuzione del 20 per cento dei quindicenni con scarsa capacità di lettura. Rispetto a tali obiettivi i dati relativi all'isola destano preoccupazione, anche se è innegabile che la situazione sia in fase di miglioramento. «Nell'anno accademico 2000/2001 la dispersione scolastica aveva raggiunto quota 30 per cento con punte del 33,9 in provincia di Nuoro - spiega il direttore dell'Ufficio scolastico regionale Armando Pietrella - oggi va decisamente meglio: il fenomeno dell'abbandono è in calo e il dato del 23 per cento rilevato a maggio 2005 lo dimostra chiaramente. Dal punto di vista numerico, i ragazzi che concludono le superiori sono molti di più rispetto al passato e questo ci conforta. Va meglio a Cagliari e a Sassari rispetto a Oristano e a Nuoro». Tuttavia la Sardegna è ancora sotto la media nazionale e lontana da realtà come l'Emilia Romagna, dove la dispersione scolastica non supera il 9 per cento. In quest'ottica come farà l'isola a colmare il gap entro il 2010? «Presto ci allineeremo alla media nazionale ma è impossibile che l'Isola possa centrare l'obiettivo fissato dalla strategia di Lisbona - ammette Pietrella -. Penso che quasi nessuno in Europa ce la farà, salvo rare eccezioni».
Paolo Loche
 

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Prima Pagina
Test a Medicina, il rettore va in Procura 
Presentato un esposto per fare chiarezza su presunte irregolarità 
Esami di ammissione: padri e zii fra i banchi per aiutare figli e nipoti 
SASSARI. L’università vuol vederci chiaro. E così il rettore Alessandro Maida presenterà un esposto alla Procura della Repubblica. Lo scopo è quello di verificare se durante lo svolgimento dei test di ammissione alla facoltà di Medicina ci siano state irregolarità. La decisione è arrivata in seguito a numerose segnalazioni di studenti esclusi dal “numero chiuso” che denunciavano la presenza agli esami di persone adulte non certo aspiranti matricole e l’assenza di una qualsiasi vigilanza sull’uso dei telefoni cellulari nelle aule. Il presidente del corso di laurea Delitala risponde: «Non ci sono limiti per iscriversi al concorso. Gli adulti però sono stati separati dai giovani».
 
Pagina 21 - Sassari
Test di Medicina, il rettore va dal magistrato 
Esposto per fare chiarezza sulle presunte irregolarità degli esami di ammissione 
Proteste degli studenti esclusi: «Cinquantenni fra i banchi per aiutare figli e nipoti» 
Gabriella Grimaldi
SASSARI. Un esposto alla Procura della Repubblica perchè si faccia chiarezza sulla regolarità dello svolgimento dei test di ingresso alla facoltà di Medicina. Lo annuncia il rettore dell’ateneo sassarese Alessandro Maida dopo la marea di polemiche che come ogni anno travolge le prove di ammissione al corso di studi per diventare medico. Una notizia in grado, probabilmente, di tranquillizzare quanti di sono sentiti penalizzati dal modo in cui l’esame si è svolto.
Sono numerose infatti le testimonianze di aspiranti studenti in Medicina che il 5 settembre si sono ritrovati nelle aule della facoltà per rispondere alle domande dalle quali dipende il loro futuro. Ancora una volta, stupefatti, molti di loro hanno visto candidati quarantenni, cinquantenni e anche sessantenni accomodarsi al banco armati di penna e pronti a rispondere ai fatidici test. L’intento palese quello di aiutare i propri congiunti diciottenni perchè abbiano una chance in più di superare la prova. Un malcostume piuttosto diffuso che non ha mancato anche in questa occasione di provocare scontento e polemiche.
Una valanga di lamentele per il sistema con cui i candidati cercano di assicurarsi l’ammissione al corso di studi: l’“esperto” in carne e ossa portato da casa.
«La presenza di persone fuori età è innegabile - dice il presidente del corso di laurea in Medicina, nonchè responsabile dei test di ammissione -. D’altra parte la legge dice che chiunque si può iscrivere all’esame per l’ammissione a numero chiuso: non ci sono limiti anagrafici, di titolo di studio o di esperienze lavorative. Ovviamente alla commissione non sfugge l’anomalia di questo fenomeno, pertanto come ogni anno, l’ordine è quello di separare le persone più grandi dalle aspiranti matricole. Abbiamo controllato i documenti e tutti i candidati nati prima del 1980 sono stati sistemati nei primi banchi. Più di questo però non è possibile fare».
Il test di ingresso alla facoltà di Medicina è stato istituito sei anni fa insieme al numero chiuso, per limitare il numero degli iscritti e di conseguenza la quantità di laureati con scarse se non inesistenti possibilità di inserirsi nel mercato del lavoro.
Cento erano i posti disponibili per i cittadini italiani (che per accedere alla facoltà devono rispondere correttamente a 30 domande su un centinaio) più dieci per gli stranieri.
Il 5 settembre si sono presentati davanti alla commissione di Medicina 583 candidati (629 erano state le domande) e un certo numero aveva molto più di 18 anni. Ma la situazione surreale e i provvedimenti non bastano a scoraggiare questa attitudine tutta italiana ad aggirare leggi e regolamenti.
«Al test - si legge in una delle tante lettere giunte in redazione - erano iscritte alcune decine di adulti con il chiaro intento di aiutare i propri figli e nipoti. Evidentemente in Italia per diventare medici bisogna essere “figli d’arte”». Fra le testimonianze anche quella relativa all’uso sfacciato del cellulare per comunicare con l’esterno. «Abbiamo invitato i concorrenti a depositare telefoni e calcolatrici su un tavolo all’ingresso - prosegue Delitala -. Ma noi non siamo poliziotti che cercano cocaina nelle tasche degli spacciatori...». Sarà, ma gli studenti escono dalla prova di ammissione ogni anno più delusi. E l’indice è puntato contro i sospetti di raccomandazioni e spintarelle.
«Premesso che l’università ha tutto l’interesse a garantire la correttezza e la trasparenza delle selezioni - dice il rettore Maida -, in conseguenza di alcune segnalazioni che denunciano presunte irregolarità nello svolgimento delle selezioni l’unversità sta provvedendo a formalizzare un esposto alla Procura della Repubblica affinchè siano svolti tutti gli accertamenti mirati a verficare la sussistenza dei fatti segnalati».
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Sassari
Studenti a dieta in via Padre Manzella: piatto unico nella mensa universitaria 
Silvia Sanna
SASSARI. Nella mensa di via Padre Manzella ci si tiene leggeri. Lo stress delle lezioni a tutte le ore e la necessità di non perdere tempo, ha suggerito all’Ersu di mettere a dieta gli studenti. Nella struttura, che dovrebbe riaprire a metà ottobre dopo due anni e mezzo di chiusura e un completo intervento di restyling, a sfamare gli universitari ci sarà un piatto unico. Un primo, un secondo oppure una ricca insalata: carote, tonno, pomodori e mais magari abbinati a un dolce. Poche calorie anti sonnolenza per affrontare in splendida forma le attività del pomeriggio. Pare che siano stati proprio alcuni studenti a chiedere variazioni del menù, ma chissà se sanno che la tariffa da pagare è la stessa. E chissà come la prenderanno i vari ragazzoni che sperperano energie su energie su e giù per le aule universitarie o con il muso attaccato ai libri.
 Per i non inappetenti, rimane la carta di via dei Mille. Lì la mensa scoppia e a volte non ce la fa ad accontentare tutti, ma garantisce un pranzetto con i fiocchi: scelta tra due primi e due secondi, contorno, frutta o dolce. «Abbiamo notato - dice Simone Campus, rappresentante degli studenti nel cda dell’Ersu - che molti studenti mangiano solo un primo o un secondo. Per questo riteniamo che il piatto unico sia più appropriato e risponda meglio alle richieste degli universitari, che vogliono mantenersi leggeri». Ma non è l’unica novità: tra le varie pietanze, comparirà anche la pizza, finora grande assente nelle mense studenti. Chissà se i cambiamenti riscuoteranno gradimento. Probabilmente non piacerà il fatto di dover pagare la stessa cifra (minimo 2,50-massimo 4,50 euro), per mangiare di meno.
 Di certo, la riapertura della mensa di via Padre Manzella rappresenta una priorità. Più piccola (130 posti) rispetto a quella di via dei Mille (che garantisce 1200 pasti a rotazione con 450 posti a sedere), consentirebbe comunque di fare respirare l’unica struttura attualmente operativa in città. Ma all’orizzonte ci sono parecchi ostacoli. «La pianta organica è stata ridotta - spiega Simone Campus - così al momento non disponiamo del personale necessario. Tra cuochi, cassieri, addetti al self service e alla sistemazione della sala, in via Padre Manzella servono almeno 12 persone. Invece, in seguito al pensionamento anticipato con incentivo di diverse persone, non si è provveduto alla loro sostituzione. Lo stessa situazione è presente in via dei Mille. La speranza - conclude Simone Campus - è che la Regione si renda conto che i tagli hanno provocato enormi disagi e intervenga per garantire un buon funzionamento del servizio».
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 34 - Cultura e Spettacoli
La psicologia della menzogna 
Confronto universitario a Sassari sull’analisi della falsa testimonianza 
Interviste investigative: esperti e criminologi italiani e americani presentano i risultati delle loro ricerche 
Letizia Villa
SASSARI. «Quando penso alle deformazioni che la verità subisce nei processi, quasi sempre per opera dei testimoni, non posso reprimere un senso di spavento», scriveva nel 1931 il giurista Francesco Carnelutti nella prefazione a «Elementi di psicologia della testimonianza» del grande psichiatra Cesare Musatti. La realtà - continuava il giurista - è che il contrasto fra la verità vera e il suo surrogato, «si fa presto a dire che non esiste quando si sta a tavolino, ma chi del processo vive e soffre la passione lo vede risorgere a ogni passo più insanabile che mai». Un divario che chi opera nelle aule di giustizia cerca di ridurre ricorrendo a diversi strumenti d’indagine: raccolta di prove, incidenti probatori e «cross examination», termine mutuato dal processo anglosassone che indica il sistema di esame e controesame dei testimoni da parte di Pm e avvocati. E poi quelle sottili intuizioni, al confine dell’introspezione psicologica che, anche sul versante letterario, non hanno mancato di ispirare romanzieri e giallisti, sia europei che d’oltreoceano. Sul piano scientifico e più di recente, invece, «L’intervista investigativa» è stata oggetto delle riflessioni da parte di specifiche équipe nelle università italiane di Sassari e Bergamo e in quella americana di Portsmouth. Un progetto che rientra nei programmi delle collaborazioni inter universitarie e che ha come oggetto «lo studio della falsa testimonianza nell’ambito della psicologia forense».
 Domani dalle 10, e nel pomeriggio dalle 15, nell’aula magna della facoltà di Scienze Politiche di Sassari, al Quadrilatero in viale Mancini, ricercatori, criminologi e operatori della giustizia condivideranno i risultati delle loro indagini. Lo faranno nel «Confronto internazionale sulla metodologia di lavoro e sui percorsi di formazione» organizzato dal Centro di studi urbani.
 Dopo i saluti del rettore, Alessandro Maida, introdurranno i lavori Antonietta Mazzette, ordinario di sociologia urbana, e Patrizia Patrizi, associato di psicologia sociale, entrambe nell’ateneo di Sassari. Quindi, Aldert Vrij, dell’università di Portsmouth, e Gaetano De Leo, di quella di Bergamo, delineeranno «una panoramica internazionale sugli strumenti di indagine». Il primo tratterà dell’intervista investigativa con persone sospette, mettendo a confronto tecniche inglesi e americane; il secondo analizzerà la delicata metodologia di ascolto del bambino abusato, affrontandola dal versante specificamente italiano.
 Dalle 15, Giovanni Caria, Aldert Vrij, Samantha Mann, Shearon Leal e Letizia Caso, coordinati da Federico Palomba della Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati, si addentreranno in un tema che avrebbe affascinato anche il Maigret nato dalla penna di Simenon: «La valutazione della falsa testimonianza: tecniche di analisi della menzogna».
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
Brevi
Università
Non si farà la selezione per l’ammissione alla frequenza del primo anno del corso di laurea in Scienze delle professioni educative di base, in quanto le domande presentate sono inferiori a 200. Gli studenti devono regolarizzare l’iscrizione entro il 30 settembre presso la segreteria della facoltà di lettere e filosofia, in via Zanfarino.

Questionario e social

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