UniCa UniCa News Rassegna stampa Martedì 12 settembre 2006

Martedì 12 settembre 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
12 settembre 2006
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 13 articoli delle testate L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

  
1 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale Pagina 7
Scuola sarda bocciata: ultima in Italia
Un’indagine del ministero colloca l’isola in fondo alla classifica
Il riepilogo delle valutazioni Invalsi, i test distribuiti dal ministero per valutare la qualità della scuola, pone gli istituti sardi all’ultimo posto tra le regioni italiane. Difficoltà sulle materie scientifiche
Partono bene, ma si perdono per strada. Il percorso scolastico degli studenti sardi, che da dopodomani torneranno sui banchi, è fatto di alti e bassi. Soprattutto bassi. Tanto da far piombare le scuole sarde agli ultimi posti delle graduatorie nazionali sul grado di preparazione degli studenti e sulla qualità dell’istruzione. A dirlo è un’indagine del ministero della Pubblica istruzione, resa nota ieri dal Sole 24-Ore, che ha raccolto le valutazioni Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema d’istruzione), ossia i test somministrati agli studenti negli istituti italiani per dare una pagella alla qualità della scuola. L’indagineIl ministero ha messo insieme tutte le schede di valutazione distribuite lo scorso anno nelle scuole italiane. Dall’indagine emerge una chiara frattura tra il Nord e il Sud del paese, soprattutto se si guarda con attenzione alle materie scientifiche. E la Sardegna si colloca agli ultimi posti della graduatoria nazionale, anche se le scuole elementari e quelle medie mantengono punteggi non troppo distanti dal dato complessivo. Alle elementari, gli studenti sardi soffrono più per le materie letterarie (il punteggio è di 76,92 su 100 contro l’84,62 dell’intero paese) che per quelle scientifiche (60,71 in matematica e 84,62 in scienze, mentre i dati nazionali fanno segnare rispettivamente il 67,86 e 88,46 su 100), in controtendenza con quanto avviene a livello nazionale. La media nell’isola, alle elementari, si attesta a 75,11 su 100, mentre la media nazionale è di 79,86. Alle medie, i risultati cambiano: la Sardegna, infatti, finisce per essere in linea con i dati nazionali per quanto riguarda l’italiano (60 su 100 in entrambi i casi), mentre la matematica (43,33 su 100) e le scienze (57,69) creano problemi: la media nazionale infatti si attesta su 50 su 100 per quanto riguarda la matematica e 57,69 per le scienze. Alle superiori, infine, i punteggi dell’Invalsi segnano 30 su 100 per la matematica e 38,34 per le scienze, mentre le medie nazionali arrivano rispettivamente a 38,33 e 41,66. Anche in italiano i diplomandi isolani soffrono e non vanno oltre un punteggio di 41,67 su 100 contro i 47,22 della media nazionale. Infine, i capoluoghi delle vecchie province sono agli ultimi posti della graduatoria, con Sassari ultima (punteggio di 37 su 100), Oristano in terzultima posizione (36,93), Nuoro al 100° posto (39,91) e Cagliari al 99° (40,05). L’analisiIl problema, dunque, è serio, per quanto lo stesso ministero abbia dubbi sull’Invalsi. Tanto che il ministro della Pubblica istruzione Giuseppe Fioroni ha già deciso di rimettere mano al sistema di valutazione. C’è però da dire che spesso i test, soprattutto nelle scuole superiori, vengono presi sottogamba dagli studenti, anche se poi le prove di ammissione all’Università (lo scorso anno appena quattro sardi su venti superarono il test di ammissione in Odontoiatria) li riportano alla realtà. Nonostante i progressi degli ultimi anni sul fronte della dispersione scolastica, la qualità dell’istruzione non cresce. Lo riconosce lo stesso direttore dell’Ufficio scolastico regionale Armando Pietrella, che ricorda le percentuali di abbandono delle lezioni appena cinque anni fa: il 30 per cento degli studenti non andava a scuola. Ora, quel dato è sceso al 23 per cento, ad appena due punti di distanza dalla media nazionale (21%). «In ogni caso», spiega Pietrella, «il quadro tracciato dal Sole-24Ore registra una situazione che denuncio da tempo». Serve un maggiore coinvolgimento delle famiglie «per far sì che gli studenti non solo vadano a scuola, ma studino anche di più e meglio», aggiunge Pietrella. La strada da fare è lunga: si devono migliorare ad esempio gli insegnamenti scientifici, «spesso troppo teorici», osserva la massima autorità scolastica regionale, «ma anche abituare i ragazzi all’utilizzo dei test come metodo di valutazione». Un primo passo è stato già fatto: quest’anno, le matricole dell’Università di Cagliari saranno seguite da tutor e potranno frequentare corsi di ripasso delle materie scientifiche. È un primo passo per scalare le classifiche e mettersi al passo con il resto del paese. Insomma, studiare di più, ma anche meglio. E per fare questo, conclude Pietrella, non è possibile mantenere in vita le «microscuole che offrono poco sul fronte della qualità. Meglio fare qualche chilometro per andare a scuola, ma frequentare un istituto dove gli insegnanti siano di ruolo e che offrano garanzie di qualità».
Giuseppe Deiana
 
Cronaca Regionale Pagina 7
I responsabili delle facoltà esaminano le carenze sulle materie scientifiche
La ricetta dei presidi: ripartire dalle prime classi
C’era da aspettarselo. I deludenti risultati degli studenti sardi nei test di ammissione a corsi di laurea con forte orientamento scientifico erano solo la punta dell’iceberg. Ultima nella classifica per regioni, che riporta la media dei risultati ai test di italiano, matematica e scienze, per tutte le età, la Sardegna porta a casa il dato peggiore alle superiori, con la matematica. Una situazione che potrebbe avere effetti deleteri per il tessuto imprenditoriale, culturale e sociale della Sardegna, finendo con il ridurre il (già scarso) numero di giovani sardi in grado di laurearsi in discipline scientifiche. Che fare? Secondo la Conferenza nazionale permanente dei Presidi di Facoltà di Scienze e Tecnologie per uscire dal tunnel occorre «educare i giovani alle scienze a partire dalla scuola primaria, far crescere la sensibilità scientifica del Paese, migliorare le condizioni dell’insegnamento, in particolare rivitalizzando le carriere dei docenti». Per l’assessore regionale alla Pubblica istruzione, Elisabetta Pilia, che ieri ha inviato una lettera di auguri agli studenti sardi, il deficit degli studenti sardi nelle materie scientifiche era già noto e le contromisure sono allo studio: «Dobbiamo recuperare il ritardo anche attraverso un lavoro di sensibilizzazione in grado di toccare tutte le fasce d’età, ma già molte scuole hanno organizzato corsi per gli studenti, con il coinvolgimento dei genitori. Non solo: nel disegno di legge per l’Istruzione abbiamo voluto enfatizzare l’importanza delle competenze scientifiche. Per questo stiamo predisponendo un progetto, con fondi Por misura 3.6 per la dispersione scolastica, che consiste in una serie di interventi mirati al miglioramento di conoscenze e capacità scientifiche».
Andrea Mameli
Ricercatore CRS4 e giornalista 
 
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 16
Studio. Provincia e master
Il primo spinello a undici anni ed è allarme cocaina
Giovani, ma non solo. I primi cominciano dalle canne ormai già da bambini, appena 11 anni, mentre la curiosità della prima pippata ammalia anche adulti di quaranticinque o cinquant’anni. Il nuovo allarme sociale che in questi anni sta colpendo la Sardegna si chiama cocaina. E allora, per prevenire anziché curare, Università e Provincia di Cagliari hanno deciso di unire le forze attraverso un corso di studi post-lauream, che permetterà ai partecipanti di addentrarsi nel difficile campo della prevenzione delle tossicodipendenze. Un master di secondo livello, "Rischio sociale della droga in Sardegna: operatore di prevenzione primaria e secondaria", rivolto a venti neo laureati interessati a lavorare nel sociale. Il corso, che prenderà il via il prossimo ottobre e al quale ci si può ancora iscrivere sino a fine settembre consultando i siti dell’Università e della Provincia, è stato possibile grazie alla sinergia tra due donne, l’assessore provinciale ai Servizi sociali, Angela Quaquero e Maria Pia Lai Guaita, docente di Psicologia sociale presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari, che quotidianamente si trovano a confrontarsi con realtà particolarmente problematiche. «Da due anni pensavo a questo progetto, che mi risulta essere il primo in Italia - spiega con orgoglio la direttrice del master, Maria Pia Lai Guaita - perché da sempre si pensa giustamente al recupero dei tossicodipendenti, agendo quando il danno è già fatto, ma ancora non si sta facendo abbastanza per quanto concerne la prevenzione. Una carenza gravissima che cercheremo di colmare grazie al contributo dell’assessorato e della presidenza della Provincia». Un impegno a tutto campo quello dell’assessorato provinciale ai Servizi sociali, che ha riguardato non solo il supporto economico ma anche quello relativo all’organizzazione e alla logistica. «Abbiamo finanziato l’operazione con quarantamila euro, metà dei quali come appoggio in termini di personale e strutture - sottolinea Angela Quaquero - è stata intrapresa una strada importante perché per la prima volta la Provincia entra direttamente nell’organizzazione di un Master. Da cinque anni l’assessorato opera aiutando i tossicodipendenti, ma stavolta stiamo andando a formare operatori che si occuperanno di fare prevenzione nella realtà sociale».
Gianluca Zorcolo
 
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 15
Bologna e Firenze hanno fatto così
Bologna ha riconvertito l’ex Manifattura in sede della Cineteca e della segreteria del Festival del Cinema Ritrovato. Firenze ha riaperto le porte della sua ex fabbrica di sigarette nel giugno 2000, a un anno dalla chiusura, con un grande evento di arte contemporanea. È stato sufficiente un protocollo d’intesa tra il Comune di Firenze e l’Eti. A Torino la ex Manifattura tabacchi è sede della Facoltà di Scienza della formazione e Psicologia. A Mesola, in provincia di Ferrara, hanno sottoscritto un accordo di programma che punta a «coniugare le esigenze di redditività dell’azienda con le proposte provenienti dal territorio e dalle istituzioni». Mentre l’Isola aspetta da tre anni la definizione di un lungo contenzioso giudiziario, altre regioni e altre città hanno riconvertito da tempo le fabbriche in spazi pubblici fruibili. Scherzi dell’autonomia, verrebbe da pensare. Eppure lo Statuto speciale, in particolare l’articolo 14 che prevede che i beni dismessi e non più utilizzati dallo Stato passino automaticamente alla Regione, è servito a strappare dalle mani della Fintecna un bene già venduto nell’ambito di una grande operazione di cartolarizzazione con la quale l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti intendeva fare cassa. Un’arma efficace, anche se il passaggio sarebbe dovuto essere automatico ed è stata necessaria una grande battaglia che ha coinvolto giunta, consiglio regionale e parlamentari sardi di ogni colore perché un diritto sacrosanto venisse rispettato. Arma efficace ma non letale. Perché se lo fosse stata non sarebbe stato necessario intentare una causa civile che promette di durare un decennio e la Regione, cioè i cittadini, non pagherebbe 240 mila euro all’anno per custodirla. Non è un caso che il sindaco Floris, giorni fa, abbia detto: «Non capisco perché nelle Regioni a statuto ordinario i beni dismessi passino direttamente ai Comuni in tempi brevi e invece da noi ci sia un passaggio in più e sia tutto più complicato». Un paradosso dell’autonomia che unito alla lentezza cronica della nostra giustizia rischia di produrre l’ennesima incompiuta. Ma questo non impedisce di iniziare a raccogliere idee e progetti e avviare un dibattito in città, mettendo in pratica quei principi di democrazia partecipata di cui movimenti, comitati e esponenti del centrosinistra si sono fatti alfieri durante la lunga campagna elettorale della scorsa primavera. Per realizzare la Fabbrica della creatività, un contenitore per tutte le arti figurative, la Regione ha stanziato in Finanziaria tre milioni di euro. Bene. Si tratta di capire - e bisognerebbe iniziare a farlo subito - che cosa si pensa di metterci dentro, come riempire una buona idea di contenuti. Idem per le altre ipotesi emerse nel corso degli anni: dalla sede della facoltà di architettura, cui ha fatto spesso riferimento il rettore Pasquale Mistretta, al Centro della scienza proposto dall’associazione Cagliari scienza, dal museo della memoria che piacerebbe agli ex dipendenti, alla Città dei giovani di cui ha parlato nei giorni scorsi il sindaco, sino al museo degli emigrati sardi, idea dei Riformatori sardi. Da non trascurare anche un concorso internazionale di idee. Qualunque sia la destinazione, è opportuno che se ne parli. E che si arrivi al momento in cui la Regione diventerà proprietaria del bene con le idee chiare e condivise, per evitare di perdere tempo prezioso. (f. ma.)
 
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 16
Alloggi: viaggio e fila infinita
La domanda si presenta on line, ma il documento va firmato in segreteria. Gli studenti fuori sede dell’università di Cagliari sono alle prese con una contraddizione senza precedenti. Le richieste per l’assegnazione degli alloggi Ersu, spedite via internet entro il 10 agosto, devono essere firmate in calce allo sportello di via Sassari. Una procedura insolita e, a questo punto, inutile. Perché gli studenti - stiamo parlando di fuori sede - sono costretti a un viaggio solo per una firma, anche se la domanda è gia stata depositata nel web. E teoricamente, la possibilità di presentare la domanda via internet, serve proprio per evitare viaggi inutili e file chilometriche. Che invece, puntualmente, si formano. Ieri mattina gli studenti venivano fatti entrare a gruppi di dieci, mentre gli altri aspettavano sul marciapiede o addirittura in mezzo alla strada. L’umore della folla, ovviamente era nero: «Due ore di attesa per mettere una firma. Una volta allo sportello è stata questione di pochi minuti. Sono venuta a Cagliari solo per questo, allora la domanda on line non ha senso» lamenta Donatella Foddis, ventenne di Bolotana iscritta in scienze motorie. La procedura kafkiana viene attaccata anche dai rappresentanti degli studenti. Maurizio Deiana porta la voce degli universitari in senato accademico: «È l’ennesimo disguido dell’organizzazione Ersu». (m.r.)
 
5 - L’Unione Sarda
Provincia di Oristano Pagina 39
Sono i risultati di una ricerca dell’Università di Cagliari
La vedova nera è estinta? Non in provincia di Oristano
Il ragno, dal veleno più potente di quello del serpente a sonagli, è ancora presente a Santa Giusta e nell’isola di Mal di Ventre
Quando Dio aveva ordinato lo sterminio degli animali velenosi per liberare le campagne della Sardegna soltanto la vedova nera era riuscita a sopravvivere. S’Argia i contadini la temevano come una maledizione, ma da alcuni decenni tutti, compresi gli studiosi, si erano convinti che fosse scomparsa dall’Isola. Invece il terribile ragno continua a vivere, nascosto in mezzo ai cespugli dell’isola di Mal di Ventre, nel sottobosco alle pendici del Monte Arci. Gli zoologi dell’università di Cagliari e gli agenti del Corpo forestale della stazione di Marrubiu ne hanno incontrato decine di esemplari. Tutti sono stati censiti e alcuni sono stati prelevati e fatti riprodurre in laboratorio. «Le ultime ricerche erano state curate da alcuni studiosi svizzeri, che erano arrivati alla conclusione che questi artropodi in Sardegna si fossero estinti - spiega Anna Maria Deiana, direttore del dipartimento di Biologia animale dell’Università di Cagliari - I ritrovamenti ci stanno aiutando a conoscere meglio il loro stile di vita, a capire con quali altri animali si associano e come si accoppiano». Tra i cespugli di Mal di Ventre le vedove nere hanno costruito le loro tane, dentro ci passano la vita, ma qualche volta si incontrano mentre si spostano per costruire la tela, cibarsi e riprodursi. Hanno trovato casa anche nella zona di Siscu, nelle campagne di Santa Giusta, tra i cespugli secchi, in mezzo alle legnaie e sotto le pietre. «Le più pericolose sono le femmine, i maschi sono gracili e non hanno i cheliceri, gli organi usati per pungere, molto robusti - aggiunge Francesco Fois, dell’Istituto zooprofilattico sperimentale della Sardegna - Comunque non sono animali aggressivi, mordono solo quando sono in pericolo e non hanno possibilità di fuggire». Ogni ragno è grande solo pochi millimetri e il suo veleno è quindici volte più potente di quello del serpente a sonagli. Per questo, per tenerselo lontano, i sardi di qualche secolo fa ripetevano rituali e danze tribali, come se sulla Terra ce l’avesse mandato il demonio. E così chi era stato punto dal maledetto veleno della vedova nera veniva sepolto e ricoperto di letame. Le donne ci ballavano intorno e solo quando riuscivano a strappargli un sorriso potevano essere certe di averlo salvato. Da qualche parte "Su ballu de s’argia" era accompagnato dal suono dei campanacci delle capre che riusciva ad allontanare gli spiriti maligni. E quando la situazione sembrava essere critica in qualche paese usavano persino infilare il malato dentro un forno riscaldato. Lo avvolgevano in fasce calde e lo tenevano per almeno dieci minuti, fino a quando i più esperti non diagnosticavano la guarigione.
Nicola Pinna
  
6 – L’Unione Sarda
Cultura Estate Pagina 31
Intelligenza artificiale: tra uomo e computer sfida all’ultimo cruciverba
Il 14 settembre 1890, quando sulla rivista milanese "Il Secolo Illustrato della Domenica" apparve il primo schema di "Parole Incrociate" a firma di Inno Minato di Monza (pseudonimo di Giuseppe Airoldi), nessuno avrebbe potuto immaginare che 116 anni dopo una macchina sarebbe stata capace di battersi alla pari con l’uomo. Il 30 agosto, a Riva del Garda, in occasione della Conferenza internazionale dedicata all’intelligenza artificiale "ECAI-06", un software creato in Italia ha sfidato 500 umani nella risoluzione di 5 cruciverba multilingua. Il gruppo di ricerca, coordinato da Marco Gori (docente di intelligenza artificiale all’Università di Siena) e composto da due studenti di Dottorato (Marco Ernandes e Giovanni Angelini) ha ideato un sistema in grado di fornire risposte a semplici domande all’interno di precisi vincoli. I concorrenti, collegati da tutta Italia, avevano a disposizione una piattaforma interattiva in java con i quadratini da riempire in un’ora e mezza. «Per risolvere il cruciverba - spiega il professor Gori - il nostro sistema utilizza la rete Internet cercando le risposte con Google, poi estrae una lista di parole candidate e il software mette in ordine le risposte in base ai vincoli imposti dal gioco. La nostra peculiarità è il dialogo della macchina con il motore di ricerca: per sviluppare WebCrow abbiamo ottenuto una sovvenzione di 65.000 dollari proprio da Google» Che differenze si osservano tra uomo e macchina? «Per semplificare diciamo che nella risoluzione dei cruciverba la macchina usa molto più, e meglio, la gomma di quanto non faccia l’uomo. Anche se gli umani più bravi, attualmente, sono imbattibili. Lo dimostrano i risultati della competizione, largamente superiori alle nostre aspettative: su tre tipologie di cruciverba il computer ha vinto nelle categorie inglese e italiano-inglese, classificandosi ventiduesimo su 76 partecipanti nella prova in italiano». Che prospettive si aprono? «Ampie, verso sistemi capaci di adottare soluzioni interrogando la rete Internet. Diciamo che con WebCrow abbiamo inaugurato una nuova categoria di agenti autonomi». L’intelligenza artificiale, disciplina della quale ricorre in cinquantenario, conquista dunque nuovo terreno, in attesa che dagli esperimenti nascao servizi di uso. Andrea Mameli
 
7 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 17
neuroscienze
Oggi il premio al luminare Erminio Costa
Una pergamena d’onore a Erminio Costa. Oggi alle 16,30 nella sala conferenze dell’ordine dei medici di Cagliari, in via Dei Carroz 12, cerimonia in onore dello scienziato, distintosi a livello internazionale. Costa, 82 anni, cagliaritano, è ritenuto il caposcuola mondiale delle neuroscienze: dipendenze da alcol e droga, depressione, schizofrenia e morbo di Parkinson sono solo alcune delle patologie studiate dallo specialista. Costa ha insegnato a Cagliari e nelle più prestigiose università americane. È direttore scientifico del Psychiatric Institute di Chigago. (fe.fo.)
 
8 – L’Unione Sarda
Cultura Estate Pagina 30
Letteratura. Qualche settimana fa Massimo Onofri ha analizzato in modo spietato lo stile del romanziere di Orani
Niffoi batte anche le stroncature
Dopo il Campiello e le critiche lo scrittore difende la limba
Più forte delle stroncature. Doveva mettere nel conto anche quelle Salvatore Niffoi, fresco vincitore del premio Campiello. Quando pubblicava i suoi romanzi per Il Maestrale di Nuoro i critici gli riservavano recensioni sempre positive. Cosa che si è ripetuta (con qualche nota dissonante) anche dopo il passaggio dall’ormai prestigiosa casa editrice barbaricina alla raffinata Adelphi. Ma alla vigilia della cerimonia di domenica sera a Venezia, esattamente il 26 agosto scorso, l’editore Donzelli ha pubblicato un libro che si intitola Sul banco dei cattivi, 94 pagine firmate da Giulio Ferroni, Filippo La Porta, Alfonso Berardinelli e Massimo Onofri. La casa editrice ha stampato poco più di duemila copie. Nel recente festival della letteratura di Mantova il saggio è andato a ruba. La ragione di tanta curiosità? Semplice: i quattro autori analizzano le nuove leve del romanzo italiano. Il sottotitolo del libro è esplicito: A proposito di Baricco e di altri scrittori alla moda. Gli altri scrittori sono Erri De Luca, Isabella Santacroce, Tiziano Scarpa e Salvatore Niffoi. Le opere e lo stile del romanziere barbaricino finiscono sotto la lente d’ingrandimento del professor Massimo Onofri. Che conosce molto bene quasi tutta la produzione del vincitore del premio Campiello. Nella sua analisi ci sono riferimenti a tutti i libri di Niffoi, tranne a Collodoro, romanzo autoprodotto nel 1997, stampato dall’editore Solinas di Nuoro con una veste grafica che ricorda i vecchi sussidiari delle scuole elementari. Alcuni passi del saggio di Massimo Onofri sono stati pubblicati nei giorni scorsi dai maggiori quotidiani nazionali. Il docente universitario ha assistito nel luglio scorso all’incontro tra il critico Filippo La Porta e Salvatore Niffoi durante il festival della letteratura di Gavoi. Lo scrittore oranese in quella circostanza fece ampio uso della lingua sarda nelle sue risposte alle domande dell’intervistatore. Cosa non gradita da Onofri, che nella sua analisi parla di retorica del sublime basso. "È l’impiego alto, diciamo pure sul mercato dei prodotti di lusso, di materia bassa - scrive - E nel caso di Niffoi, la commercializzazione di una Sardegna agro-pastorale, arcaica e tragica, autorizzata da un marchio prestigioso ed esclusivo come quello di Adelphi e di Calasso: vino del suo, e formaggio per casa, però finiti con timbro doc sui tavoli imbanditi della più raffinata lussuosa enoteca". Non mancano le critiche sull’uso della limba con la citazione dell’incipit de La vedova scalza: «Me lo portarono a casa un mattino di giugno, spoiolato e smembrato a colpi di scure come un maiale...». "Si tratta di interventi lessicali - scrive Onofri - più o meno cauti, mentre il barbaricino va a spalmarsi su tutta la pagina, qualche volta aggrumandosi, come ai vecchi tempi, nei dialoghi. E comunque niente che possa competere con le oltranze strutturali, la furia ritmica e timbrica d’un libro - questo sì un capolavoro - come I cimenti dell’agnello (di Gavino Ledda ndr)». Ieri Salvatore Niffoi, dopo premi, lacrime e ringraziamenti, è ritornato sulla questione della lingua. Ha risposto indirettamente anche a Massimo Onofri, senza mai citarlo. Nel senso che ha giustificato e difeso le sue scelte. «Togliermi la mia lingua, che è cosa che ho succhiato col primo colostro - si legge in un lancio di agenzia - sarebbe come strapparmi l’anima, come una roncolata alle radici che trancia i tuoi legami col passato, ma anche col presente e ti nega il futuro. I miei libri sono anche il risultato di un forte senso della mia terra. Il suo paesaggio io praticamente l’ho somatizzato: se dico il nome di un cespuglio o un’erba, ne sento immediatamente l’odore. I ragazzi invece, i miei studenti, oggi sono passati dalla capacità di badare al gregge al telefonino, di colpo, e ora ciondolano nei bar senza saper più cosa vuol dire mungere una capra, ma sapendo usare benissimo qualsiasi congegno hi-tech e magari tentati di provare droghe varie, che arrivano anche lì». Tornando alla lingua Salvatore Niffoi è convinto che il monolitismo non paga in politica e religione e tanto meno nella lingua. «Il sardo - conclude - è lingua nitroglicerinica, esplosiva, che non può che dare un’iniezione di vitalità all’italiano. Ci si deve ricordare che la lingua è femmina, e come una donna deve creare e conservare parte del suo mistero, per permettere il miracolo della sua scoperta».
Francesco Pintore
 
9 – L’Unione Sarda
Lavoro e Opportunità Pagina 12
L’Ersu ha messo a concorso posti letto e borse di studio
Sassari, 335 alloggi per studenti
L’Ente regionale per il diritto allo studio (Ersu) di Sassari ha messo a disposizione, per il prossimo anno accademico, 335 alloggi e numerose borse di studio: ha quindi aperto i termini per la presentazione delle domande che devono essere inviate esclusivamente online utilizzando il sito www.ersusassari.it entro le 13 di domani, martedì 12 settembre, per coloro che si iscrivono all’Università, entro il 10 ottobre per coloro che si iscrivono all’Accademia delle Belle arti e il Conservatorio. Possono partecipare gli studenti che frequenteranno, nell’anno accademico 2006/2007, corsi di laurea, scuole di specializzazione, dottorati di ricerca, accademia delle Belle arti e conservatori. La borsa di studio è corrisposta in denaro e servizi e ammonta a un massimo di 1723 euro, comprensiva di alloggio e 240 pasti in mensa. Relativamente ai 335 alloggi messi a concorso, 310 posti letto sono per Sassari e 25 posti letto per Nuoro. L’importo della retta alloggio dipende dalla fascia di appartenenza dello studente. Il bando completo del concorso è disponibile nel sito internet dell’Ersu www.ersusassari.it. (r. f.)
 
 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Prima Pagina
La Sardegna bocciata in classe 
Primato nazionale negativo. Sassari ultima alle superiori 
CAGLIARI. Sonora bocciatura della scuola sarda proprio all’avvio delle lezioni: l’istruzione, nell’Isola, secondo l’Istituto di valutazione Invalsi, è scadente: voti negativi in tutte le classi, dalle elementari alle superiori, grosse lacune in matematica e scienze, con Sassari che è addirittura ultima città d’Italia per qualità nell’istruzione superiore. La graduatoria nazionale dell’Istituto (che ha distribuito nell’anno scolastico 2005/2006 per ogni istituto, dalle elementari alle superiori, un questionario di valutazione, diviso per disciplina) è stata pubblicata ieri dal «Sole 24 ore». E i dati sono per la Sardegna disastrosi, su tutti i fronti. Il gap maggiore si registra alle superiori di Sassari, provincia che detiene il primato della concentrazione di scolari peggiori tra le province d’Italia.
 
Pagina 3 - Fatto del giorno
Dalla prima pagina
Tutti asini o forse no 
Le quattro province sarde sono agli ultimi quattro posti, Sassari è l’ultima in assoluto. Quattro cifre per tutte (le altre, dolorosamente dettagliatissime, si leggono negli altri servizi di questo numero): la provincia di Cagliari, quart’ultima, ha un punteggio di 40,05, la bruttezza di 17 punti sotto la media nazionale (57, calcolata in centesimi); Nuoro, terz’ultima, ha un punteggio di 39,91; Oristano, penultima, 39,63; Sassari, fanalissimo di coda, 37,00, sotto la media di 20 punti. Sbalorditivo. Si sapeva che in Sardegna, dove tante cose vanno male, la scuola non va bene: ma che fosse a questo punto nessuno poteva pensarci. E che sia a questo punto io personalmente non posso crederci. Come tanti altri insegnanti sardi mi è capitato di andare in giro per scuole di mezza Italia sino a qualche anno fa: paragonato al nostro, il livello mi è sembrato spesso uguale, più d’una volta, il loro, anche inferiore. Possibile che da quando me ne sono andato io la scuola abbia fatto questo tonfo? Mi ricordo che Massimo Pittau, decano della Facoltà di Magistero sassarese, aveva l’abitudine di seguire i risultati dei nostri laureati in concorsi nazionali. Erano sempre tra i primi, e certo anche per quello che avevano imparato dalle elementari al liceo. Mi pare che lo stesso càpiti nei concorsi per la magistratura. E allora? una tradizione centenaria si interrompe in dieci-venti anni? Proviano due spiegazioni. Prima: il metodo di raccolta dei dati, prima ancora della loro analisi, da parte dell’Invalsi è sbagliato: o, comunque, inadatto a garantire un sentenza inappellabile (o siamo noi che non abbiamo ancora imparato come si fanno i questionari?). Seconda: la crisi che la Sardegna ha attraversato in questi anni ha tolto alla scuola quella capacità di attrarre e sedurre i giovani (ci sono cifre allarmanti sotto la voce «dispersione scolastica»). Era favola, un tempo, che l’assessorato regionale alla Pubblica Istruzione lo dessero a chi aveva perduto il congresso del partito. Ma sarebbe ingeneroso dimenticare grandi assessori come Paolo Dettori, grandi leggi come quelle sul diritto allo studio, grandi insegnanti come tanti ce ne sono stati e ce ne sono ancora (specie nelle elementari, mi dicono).
E allora, dove la mettiamo questa Caporetto? Vittorio Veneto è lontana, ci vorrebbe un’altra Brigata Sassari.
Manlio Brigaglia 
 
Pagina 3 - Fatto del giorno
Tra i punti di debolezza del sistema, la scarsa motivazione (anche economica) del corpo docente 
Autonomia tradita e università lontana 
I dirigenti scolastici del Sassarese analizzano le cause del crollo 
di Gabriella Grimaldi
SASSARI. Un sistema di istruzione che fa acqua da tutte le parti. E che ha almeno due punti di debolezza: il mancato raccordo degli istituti superiori con il mondo dell’università e il sostanziale fallimento dell’autonomia scolastica, quella che avvrebbe dovuto traghettare gli studenti verso una competenza specifica da spendere nel mondo del lavoro. Se poi ci si mette dentro l’ormai cronica demotivazione professionale (ed economica) degli insegnanti e una certa propensione degli allievi a schivare i lati più impegnativi dello studio il quadro è completo.
Gli studenti di Sassari e della sua provincia detengono un record ben poco lusinghiero riguardo ai livelli di preparazione, soprattutto nelle materie scientifiche.
Lo dicono i dati della graduatoria redatta dall’istituto nazionale Invalsi frutto di una serie di questionari di valutazione somministrati nei vari gradi scolastici, dalle elementari alle superiori. Dati che peraltro non sono condivisi da tutti: «Quesi test non rappresentano in alcun modo il livello di preparazione dei nostri ragazzi. Non erano obbligatori per cui solo alcune scuole vi hanno aderito. Il motivo è che le prove non sono tarate e lo stesso ministero ha deciso di modificarne i presupposti». A parlare è il preside, oggi si dice dirigente scolastico, del classico Azuni, liceo superblasonato “responsabile” di aver sfornato il fior fiore della classe politica dirigente del nostro Paese. Ma Luigi Gallucci non si sottrae all’analisi di una crisi innegabile. «I problemi ci sono, per carità - dice -. Il primo è la mancanza di autonomia delle scuole nella programmazione didattica. E poi c’è da considerare lo scarso raccordo con il mondo del lavoro: vista la grave disoccupazione presente nella nostra regione le difficoltà emergono a tutti i livelli della società».
Sull’autonomia pone l’accento anche Lidya Massarella, presidente provinciale dei presidi: «La legge 275 che dettava le regole per l’autonomia scolastica non è mai stata applicata. Avrebbe consentito un percorso didattico orientato al raggiungimento di competenze legate alle specificità territoriali. A mio avviso gli insegnanti si devono riappropriare di questa autonomia, solo in questo modo potremo arrivare a un’offerta formativa davvero valida». Lidya Massarella parla di una ideale rete fra le scuole e di un confronto fra gli enti che sovrintendono all’istruzione senza i quali non si può migliorare il livello di apprendimento degli studenti. Ma fa riferimento anche al ruolo delle famiglie, responsabili di non essere sufficientemente presenti in momenti delicatissimi di passaggio, come quello fra le scuole medie e le superiori. «Insomma, per tutte le componenti ci vuole una riflessione critica che metta in luce i punti di maggiore fragilità».
«Sicuramente quei dati riflettono in qualche modo la realtà - conclude il preside del liceo classico di Alghero Nicola Salvio -. Penso che tra i fattori responsabili di questa crisi ci sia una insufficiente presenza delle facoltà scientifiche». E quindi via ai progetti specifici di ciascuna scuola realizzati affinchè i ragazzi possano arrivare al termine del percorso scolastico con una competenza scientifica maggiore. Quantomeno adeguata all’approccio con i test di accesso alle università di carattere scientifico.
Insomma, a quanto pare i nostri studenti mostrano un particolare ritardo nella preparazione ma i modi per uscire da questa impasse ci sono, basta avere la determinazione per metterli in pratica.
 
Pagina 3 - Fatto del giorno
Pietrella, provveditore regionale, mette la sordina 
«Allarmismo eccessivo Rilevazioni di rivedere» 
Alfredo Franchini
CAGLIARI. La scuola sarda, da troppi anni, ha una serie di record negativi ma i pessimi voti riportati dall’Istituto nazionale di valutazione del sistema di istruzione sembrano davvero eccessivi. Il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, Armando Pietrella, è esausto: «Ho impiegato tutta la giornata a spiegare che non è proprio il caso di creare allarmismi: il metodo di campionatura è tutto da rivedere», sostiene Pietrella, «tanto che anche il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni, è dello stesso parere». Pietrella, tuttavia, non nasconde che «i problemi in Sardegna ci sono, eccome». Doppi turni e record di abbandoni scolastici in un territorio dove il pendolarismo degli studenti risulta essere particolarmente pesante, senza contare il conflitto con la formazione. «Il primo problema», spiega Pietrella, «è la dispersione scolastica, colmata negli ultimi anni, (è passata dal 30% al 25% nel 2005), che ha riempito le classi di studenti, che, pur non lasciando i banchi, «risultano essere poco motivati».
 In secondo luogo, «la scarsa propensione alla comunicazione degli insegnanti i quali - sostiene Pietrella - escono dall’Università bravissimi ma non sono capaci di infondere entusiasmo agli alunni». Terzo e non ultimo, «il problema tutto interno alla scuola, per cui si fanno gli scioperi degli insegnanti e si pensa troppo ai problemi sindacali, mettendo da parte il principio che sta alla base della missione e del ruolo di guida cui un docente deve assurgere: fare capire ai ragazzi quanto sia importante essere preparati e competitivi al giorno d’oggi, al di là dei voti».
 L’augurio del direttore generale della scuola sarda per l’inizio del nuovo anno scolastico è quindi quello di «impegnarsi seriamente su tutti i livelli: scuola, famiglia, Regione, per fare scoprire nei ragazzi le motivazioni profonde che stanno alla base dell’impegno dello studio».
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
PROVINCIA E ATENEO
Master antidroga
CAGLIARI. Partirà a fine ottobre il master di 2° livello «Rischio sociale della droga in Sardegna: operatore di prevenzione primaria e secondaria» promosso dall’università di Cagliari e gestito in collaborazione con l’assessorato provinciale ai servizi sociali. Unico del genere a livello nazionale, il master, organizzato dalla facoltà di Lettere, si propone come risposta alle sofferenze psicologiche e ai disagi culturali provocati dall’uso di droghe. L’obiettivo del corso post lauream è contribuire alla formazione di ricercatori e operatori.
 
3 - La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Sardegna
Sorpresa: c’è un ghiro in Sardegna 
Considerato estinto, è stato ritrovato da una giovane di Urzulei 
di Nino Muggianu
URZULEI. Piccolo, grandi occhi, coda lunga: è il ghiro sardo. A scoprirlo è stata una giovane naturalista di Urzulei.  Un animale di cui si erano quasi perse le tracce nell’isola. Maria Agostina Cavia laureata in scienze ambientali, con la collaborazione di amici del gruppo speleologico ha trovato il roditore che era riuscito a far perdere le proprie tracce per decenni. Elune, così è stato battezzato, è un esemplare maschio nato un paio di mesi fa. E’ stato presentato a Scartari, nel canalone che porta alla spiaggia di Cala Luna. Il posto ideale per far sentire a suo agio il curioso animale e tornare indietro nel tempo quando su soriche ’e monte (il Ghiro sardo) era un ottimo boccone per i caprari che vendevano anche la pelliccia. Il piccolo animale, color grigio, una ventina di centimetri di lunghezza più una splendida coda, era custodito in gabbia su un letto di foglie tra ghiande e acqua. Dopo i rilievi di rito sarà liberato, forse già oggi, nello stesso posto in cui è stato catturato. «Ho iniziato la ricerca da sola circa due anni e mezzo fa, non appena ho avuto un riscontro della presenza di questa specie, ho contattato immediatamente la dottoressa Anna Maria Deiana dell’università di Cagliari e il responsabile dell’Ente Foreste - dice la studiosa - e in collaborazione con l’Università di Cagliari verrà avviata ora una ricerca macromolecolare per determinare se effettivamente si tratta di una sottospecie di ghiro europeo».
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 33 - Cultura e Spettacoli
Santa Maria di Tergu Dagli scavi rivelazioni sulla vita dei monaci 
Da venerdì a domenica un convegno metterà a fuoco altri aspetti inediti dell’attività svolta nei monasteri 
di Pier Giorgio Pinna
TERGU. Nuove verità sulla vita quotidiana dei monaci nel medioevo sardo. Con sorprendenti ricostruzioni sui legami - fittissimi - intessuti tra la ricca abbazia di Santa Maria, a Tergu, e gli altri monasteri dell’isola. E tanti i segreti svelati, tutti intriganti. Segreti della comunità religiosa vagliati per la prima volta sotto luci inedite: quelle dell’esame multidisciplinare affidato a un’équipe formata da archeologi e da specialisti in altri settori-chiave (come gli studiosi di paleo-antropologia, gli esperti di antiche opere d’artigianato, persino i numismatici). Infine, le sorprese emerse durante la campagna di scavi: novità affascinanti in un’area dalla forte valenza mistica, da sempre meta di approfondimenti religiosi.
 Questi alcuni aspetti salienti del convegno sul monachesimo archeologico che avrà inizio venerdì sera a Tergu. I lavori si concluderanno domenica mattina. In campo, politici, docenti, personalità di primo livello. Tra loro, l’abate di Montecassino, diversi dirigenti delle sovrintendenze sarde e professori degli atenei di Roma, Venezia, Pisa, Viterbo, Cosenza, Sassari. Sede della manifestazione, il centro di aggregazione sociale di viale Italia.
 «L’intero ciclo d’interventi è promosso dalla diocesi di Tempio-Ampurias in collaborazione con l’università La Sapienza e il Comune di Tergu», spiega don Francesco Tamponi, segretario della consulta regionale per i beni ecclesiastici. È lui l’anima del convegno e uno dei motori delle idee che in Sardegna puntano alla valorizzazione del grande patrimonio della Chiesa. «Il nostro scopo è riuscire a illustrare in termini scientifici, fuori dal mito, le radici della cristianizzazione nell’isola - prosegue Tamponi - E grazie agli scavi compiuti nell’area abbiamo raggiunto risultati formidabili». Decisivi, in questo senso, gli impegni finanziari assunti dal Comune e dalla stessa Regione. Non a caso all’intera operazione hanno dato un contributo determinante il sindaco di Tergu, Gianfranco Satta, e la presidenza del Consiglio sardo.
 La direzione scientifica delle ricerche è affidata all’archeologo Domingo Dettori. Il «Progetto Santa Maria» di Tergu nasce appunto dalle sinergie Chiesa-Comune-Ateneo. Un piano con quattro chiari intenti. Primo: estendere, sinora a una superficie di duemila metri quadrati, gli scavi nell’area del monastero a fianco della chiesa, uno dei gioielli più preziosi dell’intera architettura sarda. Secondo: rendere noti su pubblicazioni specialistiche tutti gli elementi raccolti finora. Terzo: definizione delle basi per la creazione di un museo. Ultimo obiettivo: rendere visitabile da tutti il sito archeologico.
 «Di qui l’importanza delle discipline ausiliarie - sottolinea Domingo Dettori - Il principio d’interdisciplinarietà assicura l’ottimizzazione dei dati. Basti pensare all’aiuto arrivato da chi è in grado di decifrare il significato dei resti di cibo o di capire come fosse organizzata la produzione annessa al convento. Nel nostro laboratorio gli studiosi hanno la disponibilità immediata dei reperti. Così possono condurre le ricerche a tamburo battente, svolgendo qui buona parte delle fasi della propria attività».
 Ma che cosa si è scoperto sino a oggi? E quali sono le informazioni più interessanti che saranno presentate al più generale convegno sul monachesimo dei prossimi giorni? Alcune novità riguardano la struttura del monastero di Tergu, con la messa nudo dei due principali corpi che lo formavano. «Ma risultati ancora più soddisfacenti sono collegati all’individuazione di un particolare complesso di servizi - rivela il responsabile scientifico - Il complesso attesta come questa zona fosse frequentata ben prima ancora dell’arrivo dei benedettini, in un periodo compreso tra X e XI secolo. Raccoglie pertinenze alla proprietà che fu donata a Montecassino intorno al 1120, affinché vi fosse costruita quella che in breve diventò una delle più importanti abbazie cassinesi».
 E per quanto riguarda la vita di tutti i giorni in quelle epoche lontane? Anche in questo caso non mancano le sorprese. L’esito delle ricerche fornisce tasselli strategici: servono a ricostruire vasti puzzle utili per fare luce su vicende piuttosto oscure della storia sarda. «Sono così di grande rilievo le informazioni sull’alimentazione, che appare ricca e variegata - rimarca Dettori - Come quelle sui manufatti di ceramica, sia da dispensa sia da trasporto, e sulle monete, che attestano uno straordinario flusso di genti e commerci. Importantissimi, naturalmente, i dati architettonici, che hanno messo in evidenza la presenza di strutture in muratura, intonacate e dotate di tetti con ordito ligneo e copertura di coppi e tegole, e l’uso di pavimenti che vanno dal semplice battuto di terra ai lastricati di andesite».
 Ma a sorprendere forse di più è stata la scoperta di una produzione vetraria in grande stile. E documentata dal ritrovamento di parecchi segnali: frammenti di crogioli con resti di miscele, scarti di lavorazione, rottami destinati a nuove fusioni. Gli studi su questo specifico aspetto, eseguiti dalla Stazione sperimentale di Murano, confermano la correttezza di far risalire indietro l’orologio del tempo, datando tra la fine del X e gli inizi dell’XI secolo la presenza d’insediamenti nell’area.
 Le indagini, comunque, proseguiranno sino alla fine del prossimo anno. «Nel frattempo abbiamo raggiunto un accordo con la branca del Cnr specializzata in videoinformatica a Roma per una ricostruzione animata - è l’ultima battuta-rivelazione di don Tamponi - Quasi mille anni dopo, sarà emozionante rivedere i monaci di Tergu impegnati nelle opere quotidiane».

Questionario e social

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