UniCa UniCa News Rassegna stampa Giovedì 14 settembre 2006

Giovedì 14 settembre 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
14 settembre 2006
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 7 articoli delle testate L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna e Il Sardegna  

 
 1 – L’Unione Sarda
Cultura Estate Pagina 35
Università. Per la prima volta nella storia dell’Ateneo cagliaritano un corso di Filosofia della medicina
Platone dà una mano a Ippocrate
Gavino Faa: dobbiamo fare i conti con la bioetica
Per la prima volta nei 380 anni di vita dell’Ateneo si inaugura questo pomeriggio il corso universitario di Filosofia della Medicina. Lo frequenteranno 34 studenti di diverse facoltà, dando così corpo a un progetto sul quale da anni è impegnato il preside di Medicina, Gavino Faa, direttore dell’Istituto di Anatomia patologica impegnato soprattutto nella ricerca scientifica ma anche molto attento alle trasformazioni culturali e sociali della professione medica. «Da tempo-spiega il professor Faa, 54 anni, da quattro preside - sento l’esigenza di riflettere sul modo di fare il medico. Ci spinge su questa frontiera non soltanto la centralità delle questioni bioetiche, a partire dalla questione della ricerca sulle cellule staminali embrionali, ma una riflessione più complessiva. Vedo intorno a me uomini e donne che corrono troppo, assorbiti dalla routine dell’ambulatorio, della sala operatoria, del laboratorio». C’è forse troppo mercantilismo nella professione? «Al di là di questo aspetto, sento il bisogno di rifettere su ciò che facciamo e su come lo facciamo. Torna prepotente la lezione di Karl Popper, straordinario filosofo, e la necessità che il progresso della scienza si fondi sulla falsificazione delle verità accertate. Popper ci insegna che la conferma delle verità date, ad esempio la classificazione dei cigni di colore bianco, non fa progredire la scienza, mentre la scoperta di un cigno nero, falsificando le precedenti verità, consente la svolta». Ma da quando la medicina si occupa di cigni? «L’immagine mi fa pensare ai tanti clinici che hanno pazienti inquadrati in certe malattie, e tendono a confermare il quadro noto piuttosto che a porsi dal punto di vista del paziente. Popper ci insegna a cercare il cigno nero, a scoprire il caso nuovo, quello diverso da quelli conosciuti e descritti in precedenza». Lei propone la messa in discussione delle certezze acquisite, una rivoluzione copernicana della medicina... «È in atto una profonda trasformazione, e noi dobbiamo esserne all’altezza. Nel mio lavoro di ricercatore ogni mattina devo osservare i risultati delle biopsie, dare i nomi a eventuali tumori. Uso le classificazioni esistenti, ma il mio obiettivo è di scoprire la diversità, il tumore diverso, non ancora conosciuto. Allo stesso modo sta cambiando a medicina, che va mettendo al centro non già il medico e il suo rapporto con l’organo malato, ma il paziente, la sua sofferenza, la sua capacità di partecipare attivamente alla guarigione». I medici sono pronti a questa trasformazione? «Non possono farne a meno, e non soltanto per le rivendicazioni dei pazienti e di organizzazioni che fanno da portavoce ai malati. In realtà sono cambiate le patologie, con la diminuzione dei casi acuti e la crescita di patologie croniche, quali quelle cardiovascolari e la depressione, vera e propria epidemia del Duemila. Per combattere queste malattie è fondamentale la comunicazione, la collaborazione, la condivisione di decisioni fra medico e paziente. Fondamentale è come dimostra spesso il successo di medicine alternative, la motivazione alla guarigione dell’individuo malato. Ecco perché non è più sufficiente la preparazione classica del medico». Vuole forse trasformare i camici bianchi in psicologi o filosofi? «Non fraintendiamo. Non si può né si deve abbandonare la medicina tradizionale, tanto che ho inserito già al primo anno un corso di pronto soccorso, per dare strumenti immediati di interventi nelle patologie acute. Il nodo vero è che il medico deve guardare non più soltanto all’organo malato ma al paziente nella sua interezza, che deve diventare protagonista della sua guarigione. Certo, tutto questo presuppone ospedali funzionanti, senza brande in corsia o scarsità di personale, ma al di là e insieme agli aspetti tecnici occorre una poderosa svolta culturale». Ed ecco nascere un corso nel quale docenti di filosofia e pedagogia quali Antonio Cadeddu, Alberto Granese e Giancarlo Nonnoi siedono a fianco di storici della medicina come Alessandro Riva, medici legali come Ernesto D’Aloja, psicologi come Pietro Rutelli, pediatri come Vassilios Fanos, capace di tenere insieme la terapia intensiva di neonati prematuri del peso di cinquecento grammi e il rapporto con le loro mamme. Originale, anche se non inedito, è l’utilizzo di un percorso cinematografico a fianco dei seminari classici. «C’è dietro anche un pezzo della mia formazione giovanile nei circoli del cinema-ricorda ancora il professor Faa-ma soprattutto un’intuizione del professor D’Aloja, che ha insistito su questo strumento di analisi e discussione». E c’è un altro elemento: un’interdisciplinarietà spesso evocata ma raramente praticata. Platone e Ippocrate tornano finalmente a braccetto.
Giancarlo Ghirra
 
Oggi Alberto Granese
Arte scienza filosofia: nove antipasti per la nostra mente
"Platone aiuta Ippocrate. Seminari di Filosofia in Medicina, ovvero nove antipasti per la mente fra filosofia, cinema e realtà per studenti e dottori non solo in Medicina". Ha questo lungo titolo il corso di Filosofia della medicina che il preside della facoltà di Scienze della formazione Alberto Granese aprirà questo pomeriggio alle 18 nell’Aula Costa di Anatomia patologica con un seminario introduttivo condotto insieme al professor Antonio Cadeddu. La lezione sarà incentrata sulla "Medicina fra arte, scienza e filosofia: profili umanistici della pratica". Il secondo seminario sarà tenuto giovedì 21 settembre dal professor Ernesto D’Aloja (Medicina legale), che spiegherà "Scopi e limiti della medicina". Il 28 settembre sarà la volta del professore di Anatomia Alessandro Riva ("Dall’olismo al riduzionismo"), mentre il 5 ottobre il professor Mauro Carta (Psichiatria) terrà un seminario sul passaggio "Dalla medicina centrata sull’organo alla medicina centrata sul paziente: considerazioni filosofiche". Sarà proprio un professore di Filosofia, Giancarlo Nonnoi, a tenere il 19 ottobre il seminario conclusivo, seguito d una tavola rotonda con tutti i relatori su "Epistemologia e fondamenti filosofici in medicina". Altro appuntamento quello del 12 ottobre, quando il professor Vaissilios Fanos (Pediatria) terrà il seminario su "Madre e neonato nel mondo antico fra filosofia, medicina e società". Fanos è anche il responsabile scientifico della discussione su "Blade runner", uno dei tre film intorno al quale sono previste discussioni sui temi analizzati nei seminari. Le altre due pellicole sono "Le invasioni barbariche" (responsabile scientifico per la discussione il professor Nonnoi) e "Gattaca" (responsabile scientifico il professor D’Aloja). Ognuna delle facoltà interessate (Medicina, Filosofia, Lettere, Scienze della formazione) definirà quanti crediti assegnare ai 34 partecipanti al corso, che sono stati selezionati attraverso un bando. «I risultati attesi - spiegano gli organizzatori - sono ambiziosi. In particolare, si punta a far sì che studenti, medici, operatori sanitari siano in grado di avvicinarsi al mondo del malato e al suo modo di rappresentare la propria condizione. L’obiettivo è far sì che ogni operatore consideri il malato non solo come un corpo da curare e possibilmente guarire ma un io alla ricerca di un equilibrio diverso». G.G.
 
2 – L’Unione Sarda
In prima pagina
test universitari Medicina, cagliaritani agli ultimi posti
L’uragano dei test d’ammissione alla facoltà di Medicina si è abbattuto sugli studenti cagliaritani: la media del punteggio è tra le più basse d’Italia. Sotto accusa il sistema scolastico.
 
Cagliari e Provincia Pagina 16
Università. Cagliaritani agli ultimi posti nel confronto con gli altri ragazzi della Penisola. La facoltà: negli anni si recupera
Studenti impreparati, quiz disastrosi
Pessimo risultato nei test d’ammissione a Medicina
I ragazzi cagliaritani che arrivano dalle scuole superiori, secondo i test, hanno una preparazione inferiore a quelli del resto d’Italia
Solo gli studenti di Catanzaro, Campobasso e Salerno hanno fatto peggio di quelli cagliaritani. Ancora una volta il test d’ammissione al corso di laurea di Medicina e Chirurgia ha dato il suo verdetto: i ragazzi che arrivano dalle scuole superiori hanno una preparazione inferiore a quelli del resto d’Italia. Il punteggio medio (27,3) ottenuto nei quiz è di molto inferiore alla media nazionale. La fortuna per gli studenti di Cagliari è che la graduatoria nazionale non verrà applicata: partirà il prossimo anno. Altrimenti il massacro sarebbe stato devastante: dei 170 posti nella facoltà di Cagliari soltanto 87 sarebbero stati occupati da ragazzi cagliaritani. Gli altri 83 (peggior dato dopo quello di Catania) sarebbero finiti a studenti del resto della Penisola. molte lacune Il preside di Medicina, Gavino Faa, conferma che il problema esiste e che è grave: «Ma non riguarda solo le scuole medie e superiori - spiega - perché, per esempio, negli ultimi decenni è cambiato l’atteggiamento delle famiglie verso l’istruzione. C’è meno attenzione e controllo. Insomma tutto il sistema formativo dovrebbe essere rivisto». Le lacune che gli studenti si portano dietro, una volta usciti dalle superiori, si riflettono in modo negativo soprattutto nei primi due anni di Università: «I ragazzi fanno fatica - commenta Faa - e di conseguenza i docenti dei primi anni si trovano davanti a un lavoro gravoso». Per rimediare vengono attivati anche dei corsi di recupero. «Chi si laurea in medicina - aggiunge il preside - ha comunque un elevato livello di preparazione. Chi prosegue il corso di studi è molto motivato: la percentuale di laureati con ottimi voti e in tempi regolari è infatti elevata». corsa a ostacoli Una mole di lavoro maggiore. Dunque uno stress doppio. Per docenti e studenti. Il ritardo accumulato negli anni delle scuole elementari, medie e superiori si fa sentire. «Un percorso - dice Mario Piga, presidente del corso di laurea di Medicina e Chirurgia - che inizia con un handicap, e che si deve rimarginare subito. I colleghi dei primi anni sono sottoposti a una notevole dose di stress per far recuperare le nozioni perse negli anni scolastici». Visti i risultati dei laureati in Medicina, la rimonta avviene proprio negli anni di Università: «Non è stato abbassato il metro di giudizio», si affretta a precisare Piga. «Conta molto la volontà dello studente. Chi si iscrive e passa il test, sa di dover lavorare sodo, e di dover affrontare una strada tutta in salita». Gli esami del primo anno confermano comunque che i futuri medici cagliaritani riescono a colmare il gap iniziale: «Tra gli studenti che si sono immatricolati l’anno scorso, circa l’80 per cento ha dato, entro la sessione estiva, gli esami di chimica e biochimica. Il 70 per cento ha superato fisica». E poi ci sono i dati relativi ai laureati: «La media di chi conclude il corso di studi in sei anni, è soddisfacente». i rimedi «Ci rendiamo conto dei problemi - evidenzia Roberta Vanni, docente di Biologia e Genetica nella facoltà - e uno dei primi interventi è quello di far capire l’importanza dei concetti di base, in materie come fisica e matematica, nell’applicazione pratica. Se poi le nozioni non sono conosciute si organizzano piccoli corsi. I docenti inoltre sono a disposizione per ogni chiarimento». In futuro ci dovrà essere un raccordo molto stretto tra Università e scuole superiori. L’obiettivo è comune: dare un futuro ai ragazzi cagliaritani.
Matteo Vercelli
 
Cagliari e Provincia Pagina 16
Ma non siamo un popolo di asini
I primari: «La rivincita in sala operatoria»
Entrano all’Università con molte lacune. Si laureano avendo recuperato il terreno perso. Poi i medici cagliaritani tagliano prestigiosi traguardi, arrivando a conquistare importanti poltrone nelle università e negli ospedali del mondo. Proprio la fuga di professionisti sembra essere uno dei problemi che la classe medica deve fronteggiare. Il segreto è il confronto e l’apertura verso l’estero. pochi posti «I medici bravi ci sono - commenta Valentino Martelli, direttore del dipartimento cardio toraco vascolare all’ospedale Brotzu - ma a volte non trovano un valido posto di lavoro. Basti vedere cosa capita nel mio ramo, la cardiochirurgia: non c’è una scuola di specializzazione. Non solo: perché ci sono tre cattedre in reumatologia e nessuna in cardiochirurgia? Se la scuola è indietro, anche l’Università ha qualche colpa: dovrebbe capire dove sta andando la medicina». Insicuri Una crescita continua, che si completa con un periodo di studio all’estero. È il commento di Salvatore Piu, primario del Pronto soccorso dell’ospedale Marino. «All’Università i ragazzi ottengono una preparazione valida, come confermano la qualità e la competitività dei medici cagliaritani, stimati all’estero». Insomma il difficile impatto con l’Università viene assorbito con gli anni in Ateneo: «Nelle scuole medie e superiori - spiega Piu - c’è molto isolamento. La comunicazione è più complicata, e siamo restii a accettare metodi che arrivano dal fuori, come dimostra la scarsa predisposizione per i test a risposta multipla importati dagli Stati Uniti». La crescita avviene durante il percorso universitario e subito dopo: «Diventiamo competitivi quando ci buttiamo sul campo. Io ho un esempio in casa. Il pronto soccorso del Marino è frequentato da studenti, anche stranieri. C’è un ragazzo polacco che quando è a contatto con i pazienti si sente a suo agio, e si comporta con grande personalità. I nostri sono molti più timidi e titubanti. Ci vorrebbe più coraggio. È una lacuna che si portano dietro proprio per l’insicurezza che arriva dagli anni scolastici». Estero Anche per questo il consiglio dei medici scafati è di provare un’esperienza all’estero. «Chi è bravo ha avuto quasi sempre un confronto con realtà diverse, soprattutto in altri paesi. Anche io ho fatto questo passo - racconta Marco Songini, primario di Diabetologia al Brotzu - e quando è possibile lo faccio fare a chi ha delle potenzialità». Per diventare un buon medico, oltre a una preparazione universitaria, servono soprattutto tre cose: «Apertura, scambio e competitività». Songini torna poi sul problema dei test d’ammissione alla facoltà di Medicina: «Il risultato disastroso non è certo colpa dei ragazzi. Va colpevolizzata la classe docente che si dovrebbe licenziare da sola. La stessa cosa vale per l’Università. Io ho avuto la fortuna di avere professori di valore. Dopo ho provato un’esperienza all’estero. Fino a quando non si mette in moto la selezione di docenti la comunità sarda rischia di restare indietro». Per il primario del Brotzu infatti «negli ultimi anni stiamo assistendo a un progressivo calo della classe docente». Un allarme da non sottovalutare. (m. v.)
 
Cagliari e Provincia Pagina 16
I dati. Gli universitari: «Mancano iniziative per l’orientamento»
Da tre anni sempre in coda Salvati dai posti riservati ai sardi
Anche nel 2006 il test d’ammissione alla facoltà di Medicina si è dimostrato ostico per gli studenti cagliaritani, risultati ancora una volta tra i più scarsi d’Italia. Il punteggio medio ottenuto in città è 27,32, uno dei più bassi in assoluto, che colloca Cagliari al 34° posto su 37. Peggio di noi hanno fatto soltanto gli aspiranti medici di Salerno, Catanzaro e del Molise; i migliori sono stati invece quelli di Udine (37,27). E meno male che i 170 posti disponibili sono stati riservati tutti agli studenti cagliaritani, perché se fosse stata applicata la graduatoria nazionale Cagliari avrebbe perso 83 posti a vantaggio di altre città (come si evince dalla simulazione sul sito http: //pacs. unica. it/graduatorie/statsmed06. htm). 1101 iscritti per 170 posti A Cagliari gli iscritti al test 2006 sono stati 1101 contro i 3728 per 632 posti di Roma (La Sapienza). Il numero di iscrizioni più basse è stato registrato a Vercelli (331) mentre la località con meno posti a disposizione si è rivelata essere il Molise (numero chiuso per soli 50 studenti). I punteggi migliori sono stati ottenuti a Napoli; quelli inferiori in Molise. ultimi posti Da quando è stato istituito, il test ha sempre rappresentato uno scoglio quasi impossibile da superare per gli studenti cagliaritani e la città si è sempre classificata agli ultimi posti: penultima nel 2005, terzultima nel 2004 e nel 2003. «Le cause sono da ricondursi alle scarse iniziative all’orientamento», spiega Lorenzo Espa, rappresentante del gruppo Università per gli studenti. «Dopo il diploma i ragazzi raramente hanno le idee chiare sul futuro, si sentono spiazzati e spesso scelgono la facoltà a caso. Il risultato è che non passano i test oppure si accorgono troppo tardi di aver sbagliato ramo e si ritirano o restano parcheggiati senza dare esami o quasi». Orientamento scuola-ateneo Cosa fare allora? «Bisogna prendere atto che la situazione non è rosea e far sì che scuole e università collaborino maggiormente per orientare meglio i ragazzi». Solo così si eviterà che uno studente si accorga di aver sbagliato facoltà a 25 anni: spesso troppo tardi per cambiare il futuro. «Le difficoltà maggiori derivano dal fatto che le domande sono molto specifiche e riguardano argomenti che non vengono trattati a scuola», commenta Andrea Bullegas (del Gruppo Ichnusa) che ha organizzato un pre-corso (per vari corsi di laurea) per 376 ragazzi: dei 170 che hanno seguito le lezioni per il test di Medicina in 51 hanno superato la prova. «A differenza di altri noi abbiamo organizzato due pre-corsi, uno di base (marzo-giugno) e uno intensivo (giugno-settembre) », informa Davide Matta, presidente dell’associazione Dictatum Discere . «Il 38 per cento dei ragazzi che hanno frequentato entrambi ha superato il test».
Paolo Loche
 
3 – L’Unione Sarda
Lavoro e Opportunità Pagina 14
La Regione interviene per facilitare gli studi fuori sede
Fitto-casa, contributi agli studenti
Con uno stanziamento di 250 mila euro, l’assessorato regionale della Pubblica Istruzione assegnerà contributi per il fitto-casa per l’anno accademico 2006-2007. L’assessorato ha perciò pubblicato il bando di concorso e, per alleggerire le pratiche burocratiche e velocizzare il servizio, ha deciso di utilizzare Internet per la compilazione e l’invio delle domande, che dovranno essere presentate esclusivamente on-line. Possono beneficiare dei contributi gli studenti sardi che in un’Università nazionali, internazionali e nelle scuole dell’alta formazione artistica e musicale, frequentano corsi di laurea non attivati in Sardegna. Gli studenti che intendono richiedere il contributo devono certificare di avere un indicatore della situazione economica equivalente universitaria (Iseeu) non superiore ai 24 mila euro e devono rispondere ad alcuni criteri di valutazione relativi al loro status di studente. Le domande di partecipazione devono essere presentate on-line entro il 13 ottobre 2006, alle 13, attraverso il sito della Regione, www.regione.sardegna.it, nei canali "Istruzione e Università". Sarà stilata una graduatoria di merito.
 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Università. Medaglia dell’Ateneo a Erminio Costa, cagliaritano da cinquant’anni a Chicago 
Scienziato d’oggi e di altri tempi 
Più volte tra i finalisti al Nobel, è stato il maestro di Gessa 
CAGLIARI. Era il lontano 1954 quando Erminio Costa, classe 1924, allora docente di farmacologia all’Università di Cagliari, vinse una borsa di studi di un anno all’Università di Chicago. Da allora la sua carriera ha segnato un successo dopo l’altro nello studio di alcune malattie mentali quali l’ansia e la schizofrenia. In seguito ai grandi contributi apportati alla ricerca, che da anni ormai lo hanno fatto entrare tra i finalisti candidati al premio Nobel, la sua città natale lo ha voluto insignire del titolo di secondo membro onorario all’albo dell’Ordine dei Medici e la facoltà di medicina gli ha conferito una medaglia di bronzo. Lui, malgrado i cinquant’anni di assenza, non è riuscito a trattenere la grande commozione quando ha affermato di essersi sempre sentito orgoglioso di essere sardo, al punto che il suo seminario è iniziato con un lungo amarcord. Studente modello in medicina a Cagliari durante gli anni della seconda guerra mondiale, Erminio Costa si laureò nel 1947 ricevendo alti onori e Magna cum laude: «La mia passione per la scienza - ha affermato - è nata in Sardegna grazie al professor Brotzu». Eppure la cattedra in farmacologia ottenuta a seguito di un lavoro di ricerca durato sette anni era troppo poco per lui: «A Cagliari non c’era posto per me, all’Università vigeva un sistema feudale in base al quale si decideva chi doveva andare avanti e chi no».
 Allievo di grandi luminari nel campo della psichiatria e della neurochimica, Costa ha a sua volta contribuito a formare almeno duecento scienziati fra i quali Gianluigi Gessa e Maria del Zompo. Nonostante l’età, è ancora attivissimo e ha di recente proposto una tesi sulle cause e la cura della schizofrenia, che ha messo in discussione molti degli studi condotti dagli anni Cinquanta in poi. Secondo l’ottantaduenne neuroscienziato, docente di biochimica in psichiatria e direttore del Psychiatric Institute di Chicago, la malattia, che colpisce l’uno percento della popolazione non è dovuta ad un aumento della dopamina nel cervello ma a un deficit funzionale dei neuroni Gaba. Nonostante la sua tesi abbia trovato riscontro anche in altre ricerche, c’è ancora un certo scetticismo da parte degli psichiatri. Le vie dell’innovazione sono sempre in salita.
Stefania Siddi 
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 18 - Fatto del giorno
Se l’Asinara diventasse un museo 
Nei progetti dell’Unesco spazio per un centro di ricerca internazionale 
Marcello Madau
L’isola dell’Asinara, con il suo territorio, rappresenta un unicum nel bacino del Mediterraneo (...) Sardegna e Corsica, anche se presentano condizioni simili, le comprendono ma in ristrette aree territoriali e in condizioni di alto impatto antropico.
 Così termina la scheda Unesco della «tentative list», le nuove candidature del patrimonio mondiale dell’umanità, dedicata all’Asinara. L’isola controversa, nel sistema Unesco, risponde ai requisiti VII (fenomeni naturali superlativi o aree di bellezza naturale eccezionale e di importanza estetica), VIII (esempi eccezionali degli stadi principali della storia della terra, compresa la presenza di vita, processi geologici significativi in atto per lo sviluppo della forma del territorio o caratteristiche geomorfiche o fisiografiche significative) e IX (esempio eccezionale di processi ecologici e biologici in essere nello sviluppo e nell’evoluzione degli ecosistemi terrestri, delle acque dolci, costali e marini e delle comunità di piante ed animali).
 E’ bene che la discussione sul Parco dell’Asinara parta da questa base. L’altissimo pregio della risorsa - oltre che la sua natura di bene pubblico - fa apparire errata la valorizzazione turistica, per quanto di alto livello, incentrata sull’utilizzo vacanziero balneare (rischio segnalato nella stessa scheda Unesco). La chiara appartenenza dell’Asinara all’universo di beni comuni da proteggere e la delicatezza dei contesti richiedono un ragionamento conseguente e la rinuncia all’ipotesi turistico-alberghiera, più o meno mascherata.
 Il dibattito, sviluppatosi anche in sede sindacale, non può essere chiuso quanto aprirsi ad un rinnovato confronto che parta dalla difesa integrale di tale patrimonio come interesse generale, e alla possibilità che le prospettive di lavoro non siano necessariamente relative all’ipotesi alberghiera e alla filiera a essa collegata, ma piuttosto a quanto ruota attorno allo sviluppo sostenibile e al valore della conoscenza.
 La conseguenza di tale riconoscimento mi porta a pensare ad un Centro internazionale di ricerca e tutela, fondato su Università e Cnr, affiancato da una costante presenza internazionale di scolari e studenti provenienti dalle scuole di tutto il mondo, ospitati nelle non poche strutture presenti, ai quali insegnare in modo permanente la difesa di un sito come l’Asinara fin dalla prima scolarizzazione. Si tratta in fin dei conti di quelle generazioni future alle quali consegnarla. Ecco una buona destinazione d’uso per quel recupero edilizio apparentemente senza adeguati fondi pubblici (di qui il pensiero ineluttabile ai privati). Ma un adeguato livello internazionale potrebbe generare strategie e disponibilità di scala diversa.
 Nei fatti sarebbe una forma di museo aperto, dinamico, frequentatissimo, da cui si genererebbero con scientificità saperi e sensibilità, e anche i parametri di impatto antropico legati a sosta, percorrenza e alla stessa balneazione, sino a formalizzare costantemente e in maniera affidabile i numeri di visite, frequenze e presenze consentiti senza danno all’ecosistema. Sarebbe probabilmente il miglior museo possibile, e credo unico al mondo, sanando in Sardegna una lacuna dell’attuale sistema museale. La speciale dimensione pedagogica porterebbe nel mondo l’esperienza di una Sardegna che propone a tutti la sua eccezionalità assieme alla capacità di proteggerla e svilupparla entro l’esperienza della formazione scolastica permanente.
 L’idea, che non mancherebbe di importanti potenzialità economiche, non solo non aprirebbe alcun conflitto con le richieste dell’Unesco (che può togliere il riconoscimento in presenza di contesti alterati rispetto alle caratteristiche elettive), ma potenzierebbe la candidatura stessa, costruendo una realtà davvero inedita nell’unica isola mediterranea, in tali dimensioni, non antropizzata.
 Rinunceremo a qualche bagno e a qualche cubatura a favore di una realtà che si inserirebbe in un’offerta complessiva dell’isola assai diversificata, nobilitandone l’immagine come valore aggiunto utile anche al resto del comparto turistico. Sono proprio d’accordo con chi ha scritto che non può esistere un parco contro l’uomo: lo stesso concetto di parco è in tutta evidenza un fatto culturale. Come ogni tipo di paesaggio, anche quello che ha realizzato e permesso la linea di cemento sino a Capo Falcone. E’ da quest’uomo che l’Asinara andrebbe difesa, grazie a piccoli uomini e donne formati dalla scuola.
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 41 - Cultura e Spettacoli
«La classe fa la ola mentre spiego» 
Note disciplinari a scuola: un blog su Internet e un libro di culto 
Pier Giorgio Pinna
Un fenomeno di culto. Non ci sono altri termini per definire l’antologia di note disciplinari nel mondo della scuola che vede sempre più lettori, scambi di sms tra gli studenti e siti su Internet. La raccolta viaggia nel web da settimane. E ora è in parte confluita in un volume. Lo pubblica la casa editrice Rizzoli. Arriva nelle librerie proprio nei primi giorni di lezione, esilarante fin dal titolo: «La classe fa la ola mentre spiego». Il principale blog sul web, invece, s’intitola «7 in condotta». Annovera centinaia di rilievi critici scritti dagli insegnanti sui registri di classe. Le osservazioni che compaiono su www.notadisciplinare costituiscono un documento unico e divertente per almeno due risvolti. Il primo è la cura burocratica, spesso pedestre e involontariamente comica, con la quale alcuni docenti richiedono l’intervento delle autorità scolastiche. L’altra ragione è che l’inventiva degli studenti per evitare lo svolgimento della normale didattica in classe non conosce davvero limiti. Il risultato finale è un caleidoscopio che riesce a strappare più di un sorriso e che a volte trasforma le note in tormentoni dialettici ricorrenti tra i ragazzi.
 Di quello che è già diventato un caso nazionale si occupano in tanti: comitati studenteschi, esponenti del mondo della scuola, sociologi, giornalisti. Il sito registra ogni giorno migliaia di contatti e da quando è stato creato ne ha già collezionato molte centinaia di migliaia. Così viene fuori qualche informazione storica: l’introduzione delle note risale a quasi un secolo fa. Per l’esattezza al 1925, epoca fascista. Presi di mira fin da quei tempi i ragazzi che trascuravano i «doveri scolastici» e offendevano «disciplina, decoro e morale». Atteggiamenti che possono portare al 7 in condotta, ma che allo stato attuale delle normative non dovrebbero da soli costare la ripetizione dell’anno scolastico. Oggi, infatti la massima «pena» per gli «indisciplinati» si ferma a una sospensione di 15 giorni dalle lezioni. Così mentre in altri Paesi europei, come per esempio la Francia, l’anno scolastico si apre all’insegna dell’inasprimento delle sanzioni e addirittura con il ritorno allo «zero in condotta», da noi la discussione su congruità ed efficacia degli «ammonimenti» si riaccende spesso a corrente alternata. Ma al di là dell’esito «serio» del dibattito, per il momento converrà ridere un po’ scorrendo l’elenco dei casi riportati sul web. Il primo ad avere l’idea di un blog è stato un liceale di Padova che agisce con lo pseudonimo anglofono di John Beer. Da allora gli esempi si sono moltiplicati. Eccone qualcuno dei più gustosi.
 
  Gli alunni di francese della III B appaiono del tutto disinteressati alle lezioni in quanto, ogni qual volta entro in aula, la classe è assente e al suo posto trovo un foglio la cui scritta recita «Trovateci». Richiedo provvedimenti.
 
  C. oggi non indossa maglietta alcuna.
 
  L’alunno F. miagola insistentemente ogni volta che lo si richiama.
 
  Gli allievi M., C. e M. si presentano a scuola con le felpe rossa, bianca e verde e quando pronuncio la parola «Italia» si alzano in piedi e «sventolano».
 
  Gli alunni G.M. e D.G. fanno gare cronometrando chi tiene più tempo il compasso nelle mutande.
 
  La classe, con la scusa che i prezzi del paninaro sono aumentati, cucina pasta e pesto portando pentolame, piatti e fornelletto da campeggio.
 Naturalmente, nelle segnalazioni delle note che oscurano le «fedine penali» dei ragazzi d’Italia, non tutto va preso per oro colato. Ma c’è parecchio di autentico. Come dimenticare la vera annotazione - passata di generazione in generazione tra gli studenti dell’isola - fatta da una supplente d’italiano? In un liceo classico scrisse spavaldamente sul registro di una classe: «Allontano dall’aula lo studente P. perché è disturbando». Non si sa quali furono le conseguenze per la poveretta quando si recò in presidenza per conoscere le misure adottate nei confronti del disturbatore. Visto che non si ripresentò più in quell’aula, qualcuno, con ogni probabilità, le deve aver chiesto come e dove avesse conseguito la laurea in lettere. Su altre note scolastiche, comunque, bisogna fare la tara perché appaiono frutto di fantasia. Ecco perché le più attendibili e spiritose sono state travasate nel libro dato alle stampe dalla Rizzoli e attribuito allo stesso John Beer. In chiusura, eccone qualcuna fra le più divertenti, in alcuni casi documentate (com’è ovvio in maniera illecita secondo i regolamenti) attraverso foto scattate con i telefonini.
 
  S. si diverte a fare un aeroplanino all’ora della verifica.
  L’alunno A. invece di lavorare emette flatulenze ottenendo i complimenti dei compagni.
 
  La classe è stata trovata in possesso di due armi sparapallini di plastica che vengono sequestrati. In più fa esplodere petardi. L’insegnante si allontana per salvaguardare la propria incolumità e chiama il vicepreside.
 
  L’alunno T. esce dalla classe senza permesso affermando che B., suo compagno di banco, sia «brutto dentro».
 
  Al mio ingresso in aula stamattina ho trovato menomato il presepe di classe. Al posto dei Re Magi vi sono ora tre porcellini.
 
  L’alunno Q. viene sorpreso a suonare il flauto in playback, infatti un suo compagno lo stava suonando piegato sotto il banco mentre Q. muoveva solo le dita mentre C. suonava.
 
  F. ha smontato la cattedra affermando che doveva restaurarla.
 
  L’alunna V. A. presenta una giustificazione per i giorni 25, 26 e 27 firmata dalla nonna sostenendo che i suoi genitori sono in fila in autostrada. Richiedo colloquio con i genitori.
 
  Gli alunni S. e M. appendono di fronte ai loro banchi il disegno di un occhio circondato da un triangolo, con la scritta «Dio ti sgama». Alla richiesta di toglierlo, rispondono con testuali parole: «Prof, Dio sgama anche lei».
 
1 – Il Sardegna
Pagina 41 - Culture
All’Università di Cagliari
“Idee di Teatri”, lezioni aperte a tutti
■■ La Facoltà di Lingue e Letterature Straniere in via San Giorgio, a Cagliari, ospiterà oggi alle 18 “La scena senza limiti” una delle due lezioni di José Sanchis Sinisterra, uno dei più importanti autori e registi teatrali contemporanei. L’ ingresso è libero, e si replica il 22 settembre con un altro grande: Sergej Tcherkasskij.

Questionario e social

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