Lunedì 4 settembre 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
04 settembre 2006
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 9 articoli delle testate L’Unione Sarda, La Nuova, il Sardegna e il Nord Sardegna

  
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 13
Parte oggi la carica degli aspiranti architetti
Tornano tra i banchi per cercare di conquistare uno dei posti nei corsi di laurea a numero chiuso, affrontando i tanto temuto test universitario. Oggi tocca ai tre indirizzi di Architettura. Domani i quiz per Medicina e Chirurgia. Il giorno dopo Odontoiatria (corso con graduatoria nazionale) e Ingegneria Biomedica, giovedì Farmacia e Lingue. Venerdì sarà la volta dei rami di Scienze infermieristiche. Architettura. Saranno 734 (salvo rinunce) gli studenti che si affronteranno per ottenere uno dei 360 posti nei corsi di Architettura: Architettura delle costruzioni (418 candidati per 150 posti), Edilizia (202 su 150) e Tecnologia e conservazione dei beni culturali (114 su 60). La prova si svolgerà alle 15,30 nella facoltà di Ingegneria in via Marengo. I candidati si dovranno presentare un’ora prima del test (80 domande, con a disposizione 2 ore e 15 minuti). Mercoledì (sempre in via Marengo alle 15,30) la prova per Ingegneria biomedica (70 posti) con 312 candidature. Medicina e odontoiatria. Dopo i futuri architetti toccherà agli studenti che vogliono iscriversi in Medicina e Chirurgia. Il test (nazionale ma con graduatoria locale, con 80 quiz e due ore a disposizione) si svolgerà alla Cittadella Universitaria alle 11. Sveglia presto per i candidati che si dovranno presentare un’ora e mezza prima dell’inizio del quiz. I posti disponibili sono 170 per una corsa da record viste le 1.350 domande arrivate alla segreteria. Mercoledì la prova per Odontoiatria: stesso posto (Cittadella) stesso orario (11) e stesso numero di quiz (80 domande in due ore di tempo). Molti di meno i posti in palio, e distribuiti in una graduatoria nazionale: solo a Cagliari sono già 593 le richieste. Diventare odontoiatra sarà un’impresa. Per i corsi di laurea delle professioni sanitarie (Infermieristica, Ostetricia, Fisioterapia, Logopedia, Ortottica, Igiene dentale, Laboratorio biomedico, Radiologia medica, Assistenza sanitaria) la prova è prevista per venerdì (ore 11 in Cittadella): 150 i posti con un numero di candidati che arriva a 1.500. Farmacia e lingue Giovedì le prove per i corsi in Farmacia (Scienze erboristiche, Tossicologia, Chimica farmaceutica, Farmacia) e Lingue (Lingue per la mediazione linguistica, Lingue e culture europee, Lingue e comunicazione). (m. v.)
 
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Oristano Pagina 20
Sporcizia e droga, degrado in centro
L’assessore Giuliano Uras: molti oristanesi stanno andando a vivere nel cuore della città, bisogna aggiornare il piano particolareggiato.
Il fermo immagine del degrado del centro storico è il vicoletto che da vico Ammirato porta a via Carmine. Lambisce l’Università da un lato e palazzo Paderi dall’altro. Due passi da piazzetta Martini, tre da piazza Eleonora. Trenta metri che il Comune ha chiuso al passaggio (per modo di dire, le transenne sono facilmente spostabili) perché un muro in "ladrini" e parte del palazzo Paderi sono a rischio di crollo. Chiusa per scherzo ma abbandonata sul serio. Quei trenta metri di strada sono diventati terra di nessuno e di tutti, di drogati che si bucano e abbandonano le siringhe e i flaconi di metadone. Di chi utilizza gli angoli per farci di tutto. Un pozzetto delle fogne trabocca da settimane, il guano dei piccioni che nel palazzo Paderi (comunale) trovano straordinaria ospitalità, aumentano i problemi igienici. Il degradoZero pulizia, zero controlli: abbandonata. Un caso, forse il più evidente, ma non l’unico che mortifica il centro della città. Ormai è evidente che non basta sostituire l’asfalto con i sampietrini, per rivitalizzarlo occorre altro. Servono parcheggi, serve verde, occorre rivedere la circolazione stradale, non si può fare a meno di un modello commerciale che aiuti chi ha voglia e fantasia di aprire attività. Il pianoÈ urgente mettere mano al nuovo piano particolareggiato. La Regione ha concesso 150 mila euro per il progetto ma il Comune ancora non ha scelto il progettista. L’assessore all’Urbanistica Giuliano Uras ha il problema in agenda, al rientro dalla ferie matrimoniali (auguri) conta di provvedere. «Il problema è urgente, il vecchio piano è superato dai tempi e per molti versi inattuabile», sottolinea. Negli ultimi 15 anni il centro ha perso 3.500 abitanti, dai 5 mila si è scesi ad appena 1.500. «Da qualche tempo si assiste a un ritorno, certo non di massa ma incoraggiante», dice ancora l’assessore. Non dice ma lo pensa che questo "ritorno" è coinciso col blocco del Piano urbanistico e la quasi impossibilità di trovare un pezzo di area edificabile in periferia. Giocoforza, per qualcuno anche con grande piacere, gli oristanesi hanno rimesso mano ai fabbricati del centro storico. Se tanto dà tanto, allargare i confini dell’edificabilità da Sa Rodia e Torangius penalizza il centro e forse premia la speculazione. «Occorre un giusto mix, il Puc approvato dal Comune sembra il più adatto. È fuor di dubbio che il centro merita un intervento», sottolinea Uras. Se il piano necessita dei suoi tempi, l’ordinario non può attendere per evitare che si arrivi all’assurdo che il centro sia di fatto periferia e viceversa.
Antonio Masala
 
3 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale Pagina 6
Pubblica istruzione
Lingua e cultura sarde, borse da 10 mila euro
Scade il prossimo 15 settembre il termine per concorrere all’assegnazione di dieci borse di studio regionali per ricerche sulla lingua e la cultura sarde. Il bando dell’assessorato regionale alla Pubblica istruzione è rivolto a giovani laureati sardi, ai quali potranno essere finanziate ricerche sulla toponomastica in quattro aree disciplinari. Per «lingua e letteratura» saranno assegnate quattro borse, mentre per «storia», «tradizioni popolari» e «geografia ed ecologia» della Sardegna sono previste due borse per ciascuna area, ognuna di 9.600 euro lordi. Bando e informazioni si possono consultare sul sito internet www.regione.sardegna.it. agenzia promozioneLa Direzione generale della presidenza della Giunta ha pubblicato i criteri e le modalità di valutazione delle candidature per la nomina a direttore dell’agenzia Sardegna promozione. La graduatoria verrà predisposta a seguito della valutazione dei titoli professionali e culturali dei candidati. La commissione esaminatrice avrà, inoltre, la possibilità di sottoporre a colloquio individuale i candidati che riportino almeno 80 punti (su 100 massimi).
 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
Imparare a parlare italiano per amare meglio la Sardegna 
L’affascinante storia di Tuulikki Ramsay
una finlandese che insegna italiano a Heksinki 
CAGLIARI. In finlandese il suo nome, Tuulikki, significa venticello. Ma lei, più che a una brezza, somiglia a una raffica di maestrale. Tuulikki Ramsay è una sessantenne d’assalto che insegna italiano all’Università di Helsinki e in questo periodo lavora a una ricerca sul commercio del sale fra la Sardegna e i paesi nordici negli ultimi tre secoli.
 Il suo rapporto con la nostra isola dura dal 1962 e si rinvigorisce di anno in anno grazie ad alcune amicizie tenaci.
 Tuulikki Ramsay ha amici anche in altre regioni Italia, come Delfina Sessa di Sorrento, insegnante di italiano all’Università di Turku. Già, perché i professori di italiano in Finlandia sono molti. “Due anni fa, quando uando ho smesso di fare il presidente della categoria, erano circa 120”, dice la professoressa Ramsay. Ma come spiega tutto questo interesse per l’italiano in Finlandia? “Noi abbiamo nonni e bisnonni latinisti. Il latino si studia ancora. Nel nostro Paese resistono bene trasmissioni radiofoniche in latino, ascoltate in tutta Europa. Ecco come si spiega la passione per l’italiano”.
 Senza utilità pratica, però, sembra di capire. “Sì, non c’è dubbio”, conferma lei. “E’ solo un piacere dello spirito, un semplice interesse di cultura. C’è anche gente che si appassiona all’italiano senza conoscere il latino. Ma chi sa la lingua di Roma antica è favorito rispetto agli altri. Mi accorgo subito se un mio allievo di italiano ha studiato il latino oppure no”.
 La storia della signora Ramsay è interessante anche sotto l’aspetto antropologico. E lei la racconta con grande eloquenza naturale, aprendo spesso delle parentesi come fanno i narratori orali doc. Questo che segue qui è il passaggio - comprensibilmente riduttivo - dalla dimensione dell’oralità a quella della scrittura, naturalmente senza più il fascino irripetibile dei racconti a viva voce. E nella sua narrazione brillante l’interesse per la Sardegna prevale sugli altri.
 “La mia passione per questa isola bellissima iniziò grazie ad una professoressa di inglese che aveva ricevuto una lettera da Sassari”, racconta Tuulikki Ramsay. “Poi ho conosciuto Nicoletta Murineddu di Osilo che mi ha invitata in Sardegna. Era il 1962 e in Finlandia nessuno sapeva nulla della vostra isola. Avevo 17 anni e venni con mia madre. Stavamo a Osilo, in casa di Nicoletta, e da lì siamo andate in giro: a Capo Caccia, a Caprera e in molti altri posti. Poi mia mamma si è ammalata a Stintino, è finita in ospedale a Sassari e io ho avuto quella che oggi si direbbe una immersione linguistica totale”.
 - Fino ad allora lei non conosceva affatto l’italiano?
 «Sempre con mia madre eravamo state nel 1959 a Venezia e mi ero accorta di capire qualcosa: le parole che conoscevo tramite il latino. Ma mi orientavo abbastanza».
 - Il finlandese è di un altro ceppo, non indoeuropeo.
 «Sì, non è una lingua indoeuropea. Ma io avevo avuto una professoressa di francese molto brava e da lei avevo appreso il sistema per esprimermi con il passato, il futuro e il congiuntivo, che però mi veniva difficile. Noi, come gli inglesi, non lo abbiamo».
 - Non si preoccupi, il congiuntivo è una brutta bestia per molta gente.
 «Sì, eh? Non mi dica».
 - Le dico, le dico. Ma torniamo all’immersione nell’italiano.
 «Ho capito molto più tardi che avevo visto la vecchia Sardegna. C’erano i nonni di Nicoletta, la mamma, le zie Baingia e Giovanna. Quest’ultima, pur non essendo mai andata a scuola, mi fece una domanda molto intelligente, quando venni per la seconda volta, nel 1967. Mi chiese se cambiando lingua cambiassi anche personalità».
 - Ma poi come si è sviluppato questo suo rapporto con la nostra isola, a livello di ricerca? Ad esempio, adesso di che cosa si occupa?
 «E’ una lunga storia. Nel 1970 l’italiano è diventata materia all’università di Helsinki, prima si potevano fare solo dei corsi. Nel 1967 ne ho frequentato uno all’istituto italiano di cultura: c’era un insegnante sardo, Porceddu, sposato con una finlandese e poeta in lingua sarda. Sto cercando qualcosa di veramente interessante da portargli. Io ho avuto un rapporto speciale con la Sardegna».
 - Speciale perché?
 «La vita a Osilo, per esempio. Si passeggiava in via Roma tutte le sere e c’era sempre lo zio Gavino che ci controllava, ma qualche volta siamo sparite per ballare. Lo zio ci ha viste sparire ma non sapeva quanto italiano capissi io. Mi ha chiesto: dove siete andate? Facevo finta di non capire niente e non rispondevo. Credevo che lui, alla fine, facesse finta di credermi a sua volta».
 - Invece lei iniziava a studiare l’italiano. Come e dove?
 «Avevo già preso la laurea in svedese e in inglese, per me l’italiano era quasi un hobby. Nel 1972 mi hanno dato una borsa di studio a Siena, nel 1973 a Perugia, nel 1974 a Venezia. Mi sono laureata e ho ricevuto una borsa di studio dai ministeri degli esteri e della pubblica istruzione. Avevo deciso di andare a Perugia ma in quel tempo la città umbra era piena di arabi e appena sono andata lì ho deciso che non me la sentivo. Ho conosciuto un sardo, ci siamo sposati però poi abbiamo divorziato».
 - Dopo la laurea ha subito insegnato l’italiano?
 «Anche prima di prendere la laurea finale. Da noi ci sono due tipi di laurea, una più alta e una più bassa. Per quella alta ci vuole la tesi, che io ho fatto in inglese. Avrei voluto insegnare subito italiano, i sogni li facevo in italiano ma il pane lo conquistavo con l’inglese e lo svedese. Poi ho avuto un incarico vero e proprio per la lingua italiana»
 - Come le è nato l’interesse per il commercio del sale?
 «Con il mio secondo marito abbiamo una casa in campagna, a Lovisa, città fondata nel 1745: uno dei porti più importanti per il sale. Molte navi venivano da Cagliari, Lovisa non era un porto di passaggio ma il porto finale».
 - Il sale sardo non era destinato tutto alla Finlandia e alla Svezia, si immagina.
 «No, era venduto anche in Russia. Due anni fa con mio marito siamo stati a Stintino e siamo andati a vedere cosa potevamo trovare sul commercio del sale in qualche archivio: a Lovisa vedevamo nel museo tutte le navi. Abbiamo cominciato con la capitaneria di porto ma loro non sapevano niente, in municipio altrettanto. Poi a Cagliari casualmente siamo andati a mangiare vicino al bastione di San Remy e al cameriere abbiamo chiesto un elenco telefonico: l’archivio di Stato era a due passi».
 - E ci siete andati, naturalmente?
 «Certo. Lì abbiamo saputo del libro di Stefano Pira che ha studiato il commercio del sale, l’unica pubblicazione che io conosco. Ho ordinato tutto il materiale di Pira e un altro libro di un autore inglese, sempre sulla storia del sale».
 - Questa sua ricerca avviata in Sardegna quale destinazione può avere?
 «Dipende. Ho ancora tre anni di lavoro, prima di andare in pensione. Vedremo gli sviluppi. Da parte finlandese esiste soltanto uno studio sull’argomento, ma riguarda i rapporti con la Spagna e non parla dell’Italia. Forse riuscirò a colmare un vuoto, per la parte che ci riguarda. Il sale sardo era il migliore di tutti, come qualità, per la conservazione del pesce. Molto meglio del sale portoghese, spagnolo e francese. Certo gli studi del professor Stefano Pira sono fondamentali».
 
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 44 - Sport
IL CONVEGNO 
Due giorni con la medicina sportiva 
Giovedì e venerdì convegno a Porto Torres coi migliori specialisti italiani 
PORTO TORRES. Si apre il sipario giovedì mattina alle 9, nella sala conferenze dell’Hotel Libyssonis, sulla sesta edizione delle «Giornate sportive a Porto Torres, gli sport di squadra: calcio, basket e volley». La manifestazione medico-sportiva a carattere nazionale è stata organizzata dall’associazione medico-sportiva sassarese e dall’associazione regionale cardiologi ambulatoriali Sardegna, con il patrocinio di Comune, Regione ed Ente Parco.
 I lavori proseguiranno venerdì nella stessa sala conferenze e sabato mattina nelle acque del Parco Nazionale dell’Asinara dove si svolgerà un corso di medicina subacquea e iperbarica.
 Giovedì via alle relazioni degli esperti in medicina sportiva: Carlo Tranquilli, direttore fisiocinesiterapia centro Coni di Roma, spiegherà «l’epidemiologia delle tendinopatie croniche e delle lesioni muscolari acute negli sport di squadra», il professor Franco Benazzo (direttore clinica ortopedica università di Pavia) parlerà delle tendinopatie negli sport di squadra: generalità diagnosi e terapia della pubalgia e Giancarlo Bazzoni, esperto in medicine alternative, parlerà dell’agopuntura nel dolore delle tendinopatie. Nella stessa mattinata comincia il master di medicina sportiva riservato agli allenatori, allestito in collaborazione con il Coni provinciale, che risulta a numero chiuso e riguarderà principalmente il corso di «tramautologia muscolare e tendinea degli sport di squadra». Venerdì alle 9 intervento di Marco Bernardi, università La Sapienza di Roma, che parlerà di «energetica del lavoro intermittente, la nutrizionista, nonchè coautrice del programma Quark Elisabetta Bernardi di «alimentazione e sport», Alberto Masala dell’«alimentazione pre-durante e post l’attività sportiva».
 Di estrema attualità la relazione del cardiologo Marco Bandiera su «cuore e doping», la lettura del professor Bruno Carù (consulente dell’Inter calcio, operò l’ex neroazzurro Kanu) su «adattamento cardiovascolare negli sport di squadra e il cardiologo Piero Delogu darà una testimonianza su «l’esperienza del 118 sui campi di gara del centro-nord Sardegna».
Gavino Masia 
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Attualità
Battito veloce? Salute a rischio 
Se sale oltre gli 80 al minuto, più probabile infarto e ictus
Un farmaco frutto della ricerca italiana può porvi rimedio 
BARCELLONA. Il polso corre troppo? Sale oltre gli 80 battiti al minuto? Vai dal medico. Gli specialisti ne sono certi: la frequenza cardiaca è un fattore di rischio per infarto e ictus. Ma un nuovo farmaco, frutto di ricerca italiana, è in grado di porvi rimedio. La notizia viene dal Congresso europeo di Cardiologia, che quest’anno si svolge insieme a quello mondiale, in corso a Barcellona fino al 6 settembre e che riunisce qualcosa come 40 mila delegati.
 «Non è più solo un ipotesi - afferma il professor Roberto Ferrari, direttore della Clinica cardiologica dell’Università di Ferrara e vicepresidente della Società Europea di Cardiologia - ma una convinzione che trova valore scientifico in quattro studi pubblicati sulle principali riviste del settore (New England Journal, Lancet, European Heart Journal) dove si dimostra che avere una elevata frequenza cardiaca sia nella popolazione generale che in quella con altri fattori di rischio (ipertensione in primo luogo) o già infartuati comporta un pesante incremento di gravi malattie e di morte». In particolare, i ricercatori sono andati a controllare gli studi fatti negli ultimi 36 anni, che riguardano 400 mila persone, fra popolazione generale e pazienti cardiopatici, seguite con rilevazioni biennali della frequenza cardiaca.
 E hanno potuto accertare che una frequenza superiore agli 80 battiti al minuto è un brutto segno: «Queste persone - precisa il cardiologo - muoiono prima di quelle che hanno frequenza fra 50 e 60 o fra 60 e 70 e muoiono essenzialmente per malattie cardiovascolari, tumori e ictus». La dimostrazione non è però ancora definitiva. Ma il professor Ferrari cita un’ altra prova «estremamente affascinante».
 «Nel mondo animale - spiega - vi è correlazione netta fra la durata della vita e la frequenza del battito del cuore: se si moltiplica con parametri omogenei la frequenza cardiaca media per la durata della vita media, risulta un numero sempre uguale. Stesso numero per il colibrì, il cui cuore batte 600 volte al minuto e vive 5 mesi e per la tartaruga che fa 6 battiti al minuto e vive 154 anni».
 Quanto al nuovo farmaco studiato in Italia, la ivabradina, regola esclusivamente la frequenza cardiaca, senza fare altro e senza effetti collaterali. Con questo farmaco, studiato su 6000 pazienti affetti da angina pectoris, già approvato dall’Emea (l’agenzia europea del farmaco, ndr.), e presto disponibile anche in Italia (lo è già in diversi Paesi d’Europa), si potrào avere la piena dimostrazione che oltre gli 80 battiti scatta il pericolo di un nuovo fattore di rischio.
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Cronaca
«Studio sognando il campus che non c’è» 
Elio Mingioni, due lauree in tasca, pensa alla prossima in Veterinaria 
Di Luciano Piras
NUORO. Parole solenni, mano sul petto, testa alta: «Scommetto che io prenderò altre tre lauree e questa città non avrà ancora il suo campus universitario». Spera di sbagliarsi, che i fatti lo contraddicano, ma intanto lui, tra il fidarsi e il non fidarsi, continua a studiare. E a laurearsi. Elio Mingioni, 59 anni, nuorese doc, già dottore in Scienze Ambientali, il 19 luglio scorso ha conseguito anche il titolo in Scienze Forestali.
 Ora: lunedì, appena a Sa Terra Mala apriranno le segreterie del Consorzio per la promozione degli studi universitari nella Sardegna centrale, lo studente ribelle e testardo si iscriverà in Scienze Veterinarie.
 «E sono sicuro che fra cinque anni la situazione sarà sempre la stessa» giura. Come dire: «Io mi laureerò ancora e Nuoro sarà ferma all’anno zero».
 Una cosa è certa per adesso: il dottor Mingioni già nel marzo 2003, all’indomani della sua prima laurea conseguita in città, aveva scommesso che sarebbe arrivato al secondo titolo accademico senza che le acque del Consorzio si fossero smosse. Così è stato. «E così sarà ancora, purtroppo» aggiunge lui che non ha mai creduto alle promesse dei politici, nonostante sia stato consigliere comunale nella giunta Forteleoni, seconda metà degli anni Novanta.
 «Nell’ottobre del 1999 - ricorda Mingioni - si disse che entro il gennaio seguente sarebbe partito l’appalto per i lavori della caserma di Pratosardo e che entro il marzo 2001 tutto sarebbe stato pronto. Dopo di che poteva iniziare anche il discorso sul campus universitario». Condizione fondamentale affinché quest’ultima struttura possa nascere nell’attuale Artiglieria del Quadrivio, infatti, è la disponibilità di una nuova caserma pronto uso per i militari dell’Esercito.
 Ironico e pungente, Elio Mingioni, diploma di perito agrario in tasca e un lungo passato di lavoro come tecnico di laboratorio della Asl barbaricina, sorride e confessa che non crede neanche agli ultimi annunci dell’attuale giunta Zidda. «Così mi costringono a continuare a studiare!» mormora. La nuova caserma di Pratosardo non è mai arrivata, perciò questo padre di famiglia (Mingioni è sposato e ha tre figli) deve ancora chinare la testa sui libri. Del resto lui è figlio di Pasquale, maestro elementare indimenticato, oggi novantenne, e dunque con la scuola sa come deve comportarsi. «Studio per lanciare un messaggio ai giovani, d’oggi, poveri ragazzi... studiate e studiate ancora anche se non c’è il campus universitario» quasi urla Elio Mingioni. Pluridottore che delle lauree in fondo non se ne fa niente.
 Per frequentare le lezioni, di tempo libero ne ha tanto lo studente fuori-età, anche se mantiene gli impegni che lo vedono dirigente nazionale della Lega handicappati, dopo tredici anni passati alla guida, come presidente, degli invalidi civili. Lui, che ha avuto un incidente gravissimo nel 1993 a seguito del quale è rimasto inabile, di ore da riempire ne ha parecchie. Studiare non gli pesa affatto. Ma delle lauree può farne benissimo a meno. «Poi non è detto... - azzarda - chissà magari un giorno farò il ricercatore. Di sicuro se continuerò a vivere continuerò a laurearmi, altre tre volte almeno». E Nuoro sarà sempre indietro: «Sassari e Cagliari non cederanno mai - chiude - Non permetteranno mai che Nuoro diventi università autonoma. È questione di soldi, di finanziamenti pubblici».

 
1 – Il Sardegna
Il fatto del giorno – pag. 2, 3 ,4
Il trend. L’anno accademico è alle porte e le rette sono sempre più salate, così le banche offrono prestiti a rate
Cinquemila corsi, ma nessuno li vuole e gli atenei fanno posto agli stranieri
Università, si riparte. Nelle prossime settimane circa 350mila studenti varcheranno per la prima volta la soglia degli atenei italiani. Per loro, si prospetta uno scenario ben diverso rispetto ai loro colleghi che si sono immatricolati 5 anni fà, prima cioè della riforma “3+2”. Le maggiori novità riguardano la possibilità di ottenere mutui ad hoc per pagare le tasse. Negli ultimi 3 anni è esploso il boom dei prestiti ad hoc per gli universitari. Si tratta di finanziamenti, da un minimo di 1.000 a un massimo di 50mila euro, concessi dai principali istituti di credito, senza particolari garanzie e con tassi di interesse molto bassi - dall’1 al 5% -, per consentire agli studenti di completare il corso di studi senza Il fatto del giorno pesare sulle spalle di mamma e papà. Chi siederà nella aule universitarie italiane avrà molte più occasioni rispetto al passato di incontrare colleghi stranieri. In otto anni il numero degli studenti esteri è aumentato del 66%. Albanesi, greci, rumeni, africani, in tutto 38mila ragazzi, in maggioranza donne, che vengono in Italia per frequentare Medicina, Economia, Lettere o Ingegneria. Infine, le matricole targate 2006 avranno il doppio delle possibilità rispetto ai vecchi laureati nella scelta del corso di studi. IL RIASSETTO dell ’ordinamento accademico introdotto nel 2001 ha avuto la colpa o il merito, a seconda dei punti di vista di far dilatare a dismisura l’offerta formativa. «Si tratta di un fenomeno precedente rispetto alla riforma - afferma Domenico Masi, docente di sociologia, per cinque anni preside alla facoltà di Scienze della Comunicazione alla Sapienza -. Lo sviluppo della società ha imposto la nascita di nuove figure professionali che dovevano essere formate». L’aumento è stato sorprendente. I corsi attivati per il 2006/07 sono circa 5.400, oltre 200 in più rispetto al precedente anno accademico. Una tendenza destinata a crescere nei prossimi anni, anche se con un ritmo inferiore rispetto al periodo post riforma. Tra gli effetti collaterali del fenomeno vi è il fatto che le aule di molti corsi rimangono in gran parte deserte. Secondo i dati forniti dal ministero dell’Università, l’anno scorso ben 312 lauree di primo livello non sono riuscite a superare l’esigua soglia delle 20 matricole. «Non è un fenomeno negativo - aggiunge Masi -. Anzi, consente di avere una relazione diretta tra allievi e docenti. I mali della riforma sono altri, ad esempio il fatto che sia stata introdotta senza dare ai presidi e ai docenti il tempo di capirne i meccanismi. Il “3+2”, poi, non è riuscito ad eliminare il fenomeno dei fuori corso». In controtendenza rispetto all’orientamento nazionale, la facoltà di Giurisprudenza per quest’anno propongono un “ritorno all’antico”. Nel 2006 debutta la “laurea magistrale”, un percorso unico quinquennale, in cui il primo anno ha un carattere propedeutico. Le più attive nella campagna di autopromozione sono però le facoltà scientifiche che propongono ai nuovi iscritti 126 borse di studio da 4mila euro. Un’iniziativa per arginare il declino delle facoltà scientifiche, in passivo ormai da 15 anni.
Lucia Capuzzi
 
Iscrizioni a portata di mouse, burocrazia senza fila
Addio file interminabili agli sportelli delle segreterie. Ora, per iscriversi all’università basta un click. Tutti gli atenei italiani mettono a disposizione degli studenti i moduli necessari per l’immatricolazione. Ma c’è chi come la Statale di Milano ha reso l’intero processo di pre iscrizione completamente on line. Gli studenti trovano i bollettini di pagamento in rete e possono fare i versamenti via pc, mediante la carta di credito. L’alternativa è quella di recarsi agli sportelli della banca accreditata all’ateneo, che rilascia una ricevuta con il codice di pagamento. A questo punto l’immatricolazione può essere realizzata direttamente da casa inserendo i dati richiesti e prenotando il giorno per presentare i documenti in segreteria.
 
Arrivano anche Assistenza sanitaria e Scienza della comunicazione teledidattica 
Aumentano le scelte, ma pure gli scontenti. Centinaia le vittime  del numero chiuso 
Il record dei delusi nella facoltà di Medicina: 177 posti disponibili su 1361 domande  
Assistenza sanitaria, scienza  dell’amministrazione, scienza  della comunicazione teledidattica  e convenzionale. Ventata  di novità per il 2006 anche  nell’ateneo di Cagliari. Dove si  allarga la scelta per i nuovi percorsi  di studio. Tra questi, nella  facoltà di Economia arriva Economia  e management del turismo  e dell’ambiente. Mentre il  primato delle news lo raggiunge  la facoltà di Medicina e Chirurgia  che apre la rosa delle possibilità,  oltre all’Assistenza sanitaria,  a Logopedia e Scienze e  tecniche delle attività motorie e  preventive e adattate.  I NUOVI CORSI non sono figli solo  dell’anno accademico 2006-2007. Già in passato si è registrato  un aumento della scelta. Tra  cui si è fatto spazio, in Lettere e  Filosofia, anche lo studio della  Lingua letteratura e cultura della  Sardegna. Ma anche, nella facoltà  di Lingue e letterature  straniere, l’indirizzo specifico  di Lingue e letterature moderne  euro americane. Non tutti i corsi,  però, sono aperti a tutti. Molti  sono indirizzati ai pochi eletti  che riescono a superare il concorso  di ammissione, rientrando  nel numero previsto.  A CAGLIARI la facoltà più gettonata  è Medicina e Chirurgia,  che conta 1361 domande e solo  177 posti disponibili. Seguita da  Scienze della formazione primaria:  777 domande su 220. Poi,  Biologia sperimentale, 689 richieste  (ne saranno ammessi  200). Ancora più difficile l’a ccesso  a Odontoiatria e protesi  dentaria, aperta a soli 22 universitari, mentre conta 614 domande. 
Gli indirizzi di studi meno  ricercati? I dati non sono favorevoli  ad alcuni dei nuovi indirizzi  proposti. Mentre si è  registrato un forte calo degli  amanti della Psicologia: solo 90  domande per 240 posti. La facoltà  sicuramente meno gettonata  è però Ingegneria delle telecomunicazioni:  aperta a 30  studenti, ha ricevuto solo 12 domande. 
 
Niente file: c’è l’immatricolazione on line
Per chi vuole evitare le code allo sportello c’è anche la domanda di immatricolazione on line. Chi si fida di mouse e tastiera dovrà compilare il modulo entro il 30 settembre e depositarlo prima del 5 ottobre in Segreteria. Termini più brevi per la tradizionale domanda cartacea: dovrà essere consegnata entro il 30 settembre.
 
Europa. Italiani poco “internazionali”. Gli universitari continuano a preferire gli atenei della Penisola
Erasmus addio, cambia formula e intanto la laurea si fa in due
È possibile conseguire un doppio attestato valido sia in Patria che in un Paese estero
Erasmus, ultimo atto. Dall’anno accademico 2007- 2008 si cambia. Al posto dei tradizionali programmi di scambio con atenei esteri, gli studenti che vorranno trascorrere un soggiorno di studio “oltreconfine” avranno a disposizione il “Life Long Learning Program”. Un progetto che riunisce in un’unica soluzione i vecchi Erasmus, Leonardo, Comenius e Grundvig, programmi di studio rivolti rispettivamente a studenti universitari, laureati, allievi degli istituti superiori e adulti. Per l’anno che sta per cominciare, però, tutto rimane invariato. Gli universitari, con la sola eccezione delle matricole, potranno presentare domanda per trascorrere un periodo, compreso tra i tre e i dodici mesi, in un’università europea sostenendo esami e svolgendo ricerche per la tesi proprio come fossero a casa propria. Nel 2004-2005 sono partiti oltre 16.000 studenti, ma le domande sono state molte di più. I selezionati, in base al merito, usufruiscono di un piccolo contributo finanziario, compreso tra i 120 e i 170 euro. Ma l’Erasmus è solo uno dei molti modi per internazionalizzare i propri studi. Alcuni atenei italiani hanno introdotto di recente la cosiddetta “laurea doppia”, ovvero corsi integrati tra università italiane e s traniere, che rilasciano entrambi al termine degli studi il titolo di dottore. Nonostante le tante iniziative, sono ancora pochi gli studenti disposti a lasciare la penisola. Appena il 2,2%, quasi due punti percentuali in meno rispetto alla media europea. «I programmi si scambio devono essere incentivati - afferma l’europarlamentare dell’Ulivo Antonio Panzeri -, magari coinvolgendo enti finanziatori privati. Mobilità studentesca non significa fuga di cervelli. Le aziende possono fare in modo che la contaminazione universitaria e culturale abbia ricadute positive per il paese di appartenenza, dando a chi studia all’estero opportunità di lavoro in casa propria». L. C.
 
Dottore, ora vale doppio
Nel 2004 sono stati censiti quasi 320 doppie lauree. I progetti non riguardano solo atenei europei ma anche università di Cina e Argentina.
 
Italia, meglio il Nord
Politecnico di Milano, Modena e Padova sono i migliori atenei per numero di laureati rispetto agli iscritti e
capacità di autofinanziarsi.

1 - Il Nord Sardegna
Il fatto del giorno - pagina 3
Università. Al via il nuovo anno accademico: crescono i corsi a numero chiuso
Sassari, i vizi e le virtù di un ateneo in ascesa
Eccellenze sul versante della ricerca, ma resta critica la qualità delle infrastrutture
Undici facoltà, novantaquattro corsi di laurea, ventimila iscritti. Qualche buon primato - il dipartimento di economia ha conquistato lo scorso anno la medaglia d’oro nazionale nella classifica del Miur - e diversi punti critici, specie sul versante infrastrutture: molti i cantieri aperti, le aule chiuse, i turni di rotazione per un numero di studenti che cresce di anno in anno. Molti, troppi anche i fuoricorso: 6.615 quelli dello scorso anno, contro le 3.504 matricole e gli 8.760 iscritti. L’università turritana, nella pagella stilata dal Censis, galleggia a metà della classifica nazionale, ma si prepara ad aprire il nuovo anno accademico ampliando il ventaglio d’offerte e restringendo, in compenso, l’accesso per le matricole. La selezione all’ingresso è una realtà per sei facoltà su undici, oltre alle due interfacoltà di biotecnologie e servizi sociali: a numero chiuso sono i corsi di architettura, farmacia, quello di scienze delle professioni educative, medicina, odontoiatria, i sette corsi di professioni sanitarie, veterinaria, scienze biologiche e ambientali. A conti fatti, restano aperte le facoltà di agraria, lingue, economia, giurisprudenza e scienze politiche. «Ci adeguiamo alla volontà ministeriale» ha dichiarato il rettore Alessandro Maida, spiegando che le le quote studenti sono decise a monte dal Governo e che l’ateneo sassarese ha fatto del suo meglio, riuscendo a strappare qualche posto in più al corso d’infermieristica. Ma per il rettore, il numero chiuso può essere anche un sinonimo di qualità, in questi tempi avari di risorse da destinare all’istruzione: meno studenti più risorse “procapite”. Quanto alle nuove tecnologie, restano ancora pochi i computer e le sale multimediali. E scarsa è anche la disponibilità di alloggi dell’Ersu: 315 su una popolazione universitaria, composta in gran parte di fuorisede, che sfiora la soglia delle ventimila persone.
P.M.

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