UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 23 agosto 2006

Mercoledì 23 agosto 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
23 agosto 2006
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 5 articoli delle testate L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

1 – L’Unione Sarda
Cagliari e Provincia Pagina 13
Il virus un anno dopo. Il virologo La Colla spiega come prevenire pericoli. Pronte migliaia di dosi di antinfluenzale
Influenza aviaria, l'allarme è cessato
«Niente emergenza, ma in autunno è meglio vaccinarsi»
«Il mondo scientifico lavora per essere pronto a produrre un vaccino in tempi brevi». Il consiglio: «Disinfettare le uova, nel caso fossero sporche, con ipoclorito di sodio prima di sistemarle in frigo».
L'allarme era già alto a febbraio quando in Germania morì un gatto. La paura latente da mesi diventò incubo: il virus, si pensò, sta mutando, può attaccare l'uomo. La psicosi dell'influenza aviaria, per quanto ingiustificata, assunse proporzioni apocalittiche nonostante, in tre anni, i morti siano stati solo 140 e per di più concentrati in zone dell'Asia, dalla Thailandia all'India, dove l'igiene è un optional poco diffuso. «Il virus si trasmette dall'animale all'uomo», si diceva. I consumatori smisero di acquistare carne di pollo, ai centralini delle Asl arrivavano decine di segnalazioni ogni giorno di uccelli morti, nonostante del virus nell'isola non ci fosse traccia. Gli allevatori e i venditori di carne bianca, colpiti duro dal calo dei consumi, accusarono i media di creare il panico. Alimentato dal fatto che il ministero della salute, mesi prima, avesse fatto uno sforzo senza precedenti per la prevenzione, acquistando e distribuendo nel Paese 36 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale.
Allarme cessato. Ora l'allarme è cessato, come era giusto che fosse. Era ingiustificato prima, lo è ora. Ma Paolo La Colla, virologo dell'Università di Cagliari, personalità di spicco nel mondo scientifico internazionale, invita comunque a vaccinarsi per tempo contro l'influenza. Non perché la pandemia sia alle porte o il vaccino protegga dall'aviaria visto che, ricorda, «non è possibile produrre un vaccino fino a che non si isola il virus, e il virus, non essendo mutato, non può essere isolato». C'è un'altra ragione: «Per quanto il rischio sia lontano e numericamente limitato, l'Italia sta facendo di tutto per evitare che il virus H5N1 possa adattarsi all'uomo. E siccome il virus, per mutare, deve combinarsi con quello animale, più persone si vaccinano minore è la quantità di virus in circolazione che possono ricombinarsi dando origine a una pandemia. Dunque, vaccinando uomini e animali si riducono le probabilità che un virus aviario infetti l'uomo». Infatti anche per polli e tacchini sono stati prodotti 20 milioni di vaccini.
700 mila dosi di vaccino. In Sardegna di quei 36 milioni di dosi ne sono arrivate 700 mila. Meno della metà sono state utilizzate, le altre sono a disposizione. «Grazie allo sforzo del ministero, siamo tra i più protetti al mondo», spiega La Colla. Il senso dello sforzo è evitare che il virus aviario possa, adattandosi all'uomo, essere capace di moltiplicarsi nella specie umana e generare epidemie come la Hong Kong nel '68 (un milione di morti), l'Asiatica del '57 (due milioni) e, ancora prima, la più temibile Spagnola, che nel 1918 fece tra 20 e 100 milioni di vittime. «Due anni fa scoprirono che quello della spagnola era un virus aviario che si era adattato all'uomo dopo aver subito una serie di mutazioni. L'evento fu eccezionale perché unendo le mutazioni avvenute a carico di un gene a quelle degli altri si formò un'arma micidiale in grado di moltiplicarsi nell'uomo e di dare luogo a infezioni gravi e letali».
Lo sforzo senza precedenti. Ecco perché l'influenza aviaria dal 2004 in poi stata sorvegliata come non mai, nonostante abbia contagiato in paesi lontani 240 persone e causato solo 140 morti, «mentre ogni anno a causa delle conseguenze dell'influenza umana ci sono centinaia di migliaia di vittime». Ecco perché sono state investite enormi risorse nella profilassi e nell'acquisizione dei farmaci per prevenire l'infezione nell'uomo. «Ciò che abbiamo fatto in questi anni è stato continuare a lavorare per migliorare la nostra capacità di produrre un vaccino efficace nel tempo più breve possibile».
I farmaci antivirali. C'è un altra possibilità di intervento: i farmaci antivirali. Ne sono stati prodotti 6 milioni di cicli, anche in questo caso con un investimento importante: 100 milioni di euro, 50 garantiti dallo Stato, 50 dalle Regioni. «Si tratta del Tami Flu e del Relenza, due farmaci attivi sul virus influenzale umano e aviario, la cui importanza nell'ambito delle iniziative di profilassi contro l'influenza, giustifica gli enormi sforzi economici compiuti».
«Disinfettate le uova». La Colla dà un altro consiglio utile per la prevenzione. «Considerato che le feci dei volatili sono un veicolo di contagio, è utile disinfettare le uova, nel caso fossero sporche, con ipoclorito di sodio (tipo Amuchina o Phymeclor) prima di sistemarle in frigo».
Fabio Manca
 
2 – L’Unione Sarda
Viaggi Pagina 29
L'orrore davanti alle fosse comuni
A Quartucciu l'inglese che ha scoperto la mummia di Nefertiti
Dal nostro inviato
Quartucciu - Nel campo delle antichità è una vera star. Gli studenti dell'università di Cagliari preparano gli esami sul suo manuale, considerato un classico della materia. Ha scritto decine di libri, ma è diventato popolare soprattutto per aver dato un nome alla mummia di Nefertiti, la più bella regina dell'Egitto dei faraoni. Don Brothwell è un amabile studioso inglese che, alla faccia dei capelli bianchi e degli acciacchi dell'età, continua le sue ricerche con lo stesso entusiasmo di un allievo. Tra scavi archeologici, studi in laboratorio e l'insegnamento nell'università di York, in Inghilterra, il professor Brothwell svolge un lavoro che conta pochi esperti al mondo: l'antropologo delle ossa. Il termine scientifico forse non è proprio esatto, ma in Italia questa è una disciplina ancora ai primi passi, che mette insieme diverse specializzazioni: archeologia, paleontologia, biologia e anatomia patologica. Insomma, che cosa fa l'antropologo forense? «Studia i resti umani trovati in una sepoltura, spesso una fossa comune», dice Brothwell in Sardegna per la seconda volta in un anno. Il celebre docente è impegnato nella campagna di scavi nella necropoli punica di Pil' 'e Matta, alle porte di Quartucciu, nei pressi del bivio per la statale 554. È uno degli insediamenti più interessanti venuti alla luce negli ultimi anni. Sinora ha restituito più di 200 tombe complete di scheletri e corredi funerari, ma è solo l'inizio: «La necropoli potrebbe contare anche mille tombe», sottolinea l'archeologa della Soprintendenza Donatella Salvi. Accompagnato dalla cagliaritana Maria Raimonda Usai, specialista nell'analisi dei materiali di scavo e da anni ricercatrice nell'università di York, sta effettuando a Quartucciu un intervento sperimentale. «Qui - spiega - stiamo studiando il terreno attorno agli scheletri ritrovati nelle tombe. Con la dottoressa Usai raccogliamo i campioni che poi esamineremo al microscopio». Di cosa si tratta? «Semplice: sono gli elementi chimici trasmessi dall'uomo alla terra. La terra li ha conservati ed oggi è possibile analizzarli. Da queste particelle potremo sapere cosa mangiassero gli antichi abitanti di Quartucciu, conoscere le loro malattie e ottenere altre interessanti informazioni». Inoltre, sottolinea il docente, i dati di Pill' 'e Matta saranno confrontati con quelli raccolti in altri scavi in corso in Inghilterra, in Olanda e in Africa. Armato di pennello e cazzuola, con grande pazienza, l'anziano ricercatore lavora per ore all'interno delle tombe insieme alla sua collaboratrice. S'imbianca tutto di polvere, ogni tanto chiede un po' d'acqua, ma continua instancabile sino all'ora del lunch. Chi si affaccia per caso sulle tombe non può capire i suoi gesti: ripulisce le ossa e i reperti appena affiorati, raccogliendo delicatamente i singoli campioni dentro bustine numerate. È un lavoro oscuro, niente a che vedere con il clamore che suscitò l'identificazione di Nefertiti. Il nome in antico egizio significa «la bella che è arrivata». Era la moglie del farone Amenofi IV, vissuto tra 1364 e il 1347 avanti Cristo. La famosa mummia è conservata all'interno della tomba di Amenofi II, nella Valle dei Re a Luxor. Conosciuta sin dal 1907 e da sempre ritenuta appartenere a un giovane faraone della ventesima dinastia, ha svelato la sua identità solo grazie al professor Brothwell. «L'errore era dovuto al fatto che la mummia si trovasse nella tomba di Amenofi II e si credeva fosse un giovane tra i 18 e 23 anni», spiega Maria Raimonda Usai: «L'egittologa dell'università di York, Joanna Fletcher, durante i suoi studi a Luxor cominciò ad avere molti dubbi sull'identità di questa mummia. Così chiamò il collega Brothwell che, dopo un approfondito esame, giunse a una conclusione: non era un uomo, ma senza alcun dubbio una donna. Nefertiti, appunto». Ma l'antropologo-paleontologo qualche volta è chiamato a svolgere un lavoro tremendo: identificare i resti delle fosse comuni. Su incarico dell'Onu, Brothwell ha fatto parte di diverse equipe che hanno operato nei campi dell'orrore. In Kosovo, subito dopo la fine della guerra nell'ex Jugoslavia, e in Iraq appena caduto il regime di Saddam. «In realtà io sono un archeologo specializzato in resti umani» dice: «Più volte dalle Nazioni Unite ho avuto l'incarico di far parte di un'equipe di patologi forensi. Alcuni lavoravano nelle fosse, io nel laboratorio ricostruivo i corpi, studiavo il modo in cui erano stati uccisi». Dove? «A Pristina, in Kosovo, dove i serbi avevano massacrato migliaia di musulmani». Che cosa si prova di fronte a una fossa comune? «Nella mia vita ho visto migliaia di corpi, ho lavorato sulle mummie, sui cadaveri sepolti nelle torbe. La torba conserva perfettamente intatto il corpo, è un'esperienza molto forte. La prima cosa che colpisce è l'odore». Va bene, ma lo studioso è anche un uomo con i suoi sentimenti e le sue convinzioni. «Senza dubbio. Nessuno può rimanere indifferente davanti all'orrore di una fossa comune. Ricordo che pensavo: come sono patologici gli esseri umani che uccidono altri esseri umani. Ora tutti cercano il generale Mladic, considerandolo come quello che uccideva la gente. È facile dare la colpa a uno, ma le cose non stanno così. Mi chiedevo di fronte a centinaia di scheletri: com'è possibile che tante persone sono state capaci di uccidere?» Com'erano quei morti? «Tutti erano stati uccisi a colpi di arma da fuoco. Alcuni chiaramente in combattimento, ma molti massacrati a freddo uno dopo l'altro. Si notava perfettamente il foro della pallottola nelle teste». L'importanza del ruolo dell'antropologo forense si cominciò a capire con i processi contro le dittature dei paesi sudamericani. Grazie alle perizie fu possibile avere le prove del massacro di migliaia di oppositori. «È vero. Caduti i vari regimi militari, soprattutto in Argentina si aprirono le fosse e si processarono i generali. Agli antropologi, in gran parte delle università americane, spettò il compito di riconoscere le vittime, di capire quando e come fossero state giustiziate». Quando è nata questa professione e con quale finalità? «A metà dell'Ottocento, prima negli Stati Uniti e poi in Europa. L'antropologia forense ha un duplice compito: trovare il corpo e investigare i resti. I migliori sono gli americani. Si capisce, perché nel loro grande paese si contano più delitti e quindi ci sono maggiori occasioni di fare esperienza e di migliorare le tecniche. Negli Usa l'antropologo fa tutto: è nello stesso tempo archeologo, paleontologo e biologo. In Inghilterra ci stiamo americanizzando e ora so che anche in Italia ci sono i primi specialisti».
Carlo Figari
 
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari – Pagina 17
Guide turistiche: Regione assente
Siamo un gruppo di studenti di diverse facoltà dell’Università di Cagliari. Alcuni di noi vorrebbero lavorare nel settore turistico. Abbiamo tutti una minima esperienza nel settore turistico. Secondo la legge regionale sulle professioni turistiche, chi vuole ricoprire il ruolo di accompagnatore, guida o interprete turistico non solo deve avere una laurea triennale in Operatore turistico culturale o in Economia del turismo o in Lingue, ma deve anche superare un concorso regionale. Sappiamo che l’ultimo concorso regionale per le guide turistiche si è svolto nel 1994, e che da molti anni non viene indetto neanche il concorso per acquisire il titolo di direttore tecnico, indispensabile per poter aprire un’agenzia di viaggi. La Regione si è forse dimenticata che esistono questi concorsi? Quando avrà intenzione di indirli? Inoltre, dopo la laurea è necessario un tirocinio certificato della durata di 9 mesi. Peccato che le guide turistiche con il tesserino non abbiano nessuna intenzione di tenere un tirocinante per nove mesi senza un adeguato stipendio.
Lettera firmata
 

1 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Manovre salvavita per soccorritori un corso della facoltà di Medicina 
Progetto aperto di università, prefettura e questura 
CAGLIARI. «La sicurezza nel soccorso» è il tema del progetto formativo che ieri è stato esaminato in una riunione tra il prefetto e i rappresentanti della facoltà di Medicina. Nel corso della riunione cui hanno partecipato delegati delle forse dell’ordine e di vari comuni, il preside di Medicina Gavino Faa e il direttore della cattedra di anestesia Gabriele Finco hanno illustrato il progetto formativo che si pone l’intento di promuovere l’apprendimento, l’applicazione e l’approfondimento delle tecniche di primo soccorso sanitario in un contesto divulgativo «volto ad assicurare nel territorio una presenza significativa di soccorritori occasioni in grado di eseguire tecniche corrette di sostegno vitale». Nella nota diramata dalla prefettura si spiega come il progetto sia fortemente «ancorato alla realtà per rendere un servizio più efficace ed efficiente alla popolazione, è indirizzato principalmente al personale operativo delle forze dell’ordine e delle amministrazioni comunali che svolge servizio su strada. Sono, infatti, questi - si spiega nella nota - gli operatori che sovente intervengono per primi in occasione di incidenti o nei casi in cui è necessario prestare i soccorsi di prima necessità. Pertanto, la conoscenza delle tecniche di primo soccorso può essere decisiva per la salvaguardia della vita umana. E’ esperienza comune, infatti, che un intervento poco corretto determina l’aggravamento del danno in chi necessita del soccorso - si spiega ancora -, cosicché risulta essenziale che colui che ha il primo contatto con le persone bisognose di soccorso debba conoscere le tecniche salvavita immediate».     
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Sassari
Il Comune non ha nominato i suoi rappresentanti 
Ancora niente di fatto per la Società consortile dei servizi universitari 
ALGHERO. C’era tanta fretta per costituire la Società consortile dei servizi universitari, indispensabile punto di riferimento per le due facoltà dell’Università di Sassari distaccate ad Alghero, quella di architettura e di scienze del mare. Tanta fretta anche perchè si dovevano distribuire le poltrone e perchè gli incarichi in questione, sembrerebbe, non andranno gestiti in regime di volontariato.
 C’era il problema dello Statuto da risolvere ma ora da oltre quattro mesi il documento è stato predisposto con l’accordo tra Comune e ateneo sassarese. Legittimo chiedersi per quale ragione l’amministrazione comunale non procede alla nomina dei suoi rappresentanti. Il consiglio di amministrazione della società consortile dovrà essere formato da sette membri, tre di nomina comunale, altrettanti universitaria e uno a sorteggio. Al Consorzio sono affidati compiti di primaria importanza e che riguardano l’assistenza agli studenti universitari che da queste parti hanno superato la soglia delle cinquecento unità.
 Ma a Palazzo civico si temporeggia e dopo aver accusato l’Università di aver condiviso lo statuto del consorzio con notevole ritardo, ora si rovescia la frittata. Il vero problema è quello della spartizione degli incarichi, la vecchia lottizzazione che in maggioranza sembra trovare difficoltà per trovare un punto di incontro. I pretendenti sono tanti e gli appetiti piuttosto robusti. Poco importa che un organismo come il Consorzio sia destinato a risolvere i problemi dei giovani universitari che hanno scelto Alghero quale sede dei loro studi.
 E poco importa che la loro presenza rappresenta anche un importante indotto economico per l’intera collettività, si pensi agli alloggi, alle mense, ai consumi ordinari.  Volumi importanti che giungono soprattutto nel corso dell’inverno.

Questionario e social

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