Domenica 13 agosto 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
13 agosto 2006
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 2 articoli della testata: La Nuova Sardegna 

 
 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
Sant’Elia, addio ai palazzi-vergogna
Un protocollo d’intesa tra Regione e Comune per riqualificare l’area Previsto anche il recupero del capannone Nervi, ex deposito del sale
L’accordo Soru-Floris comprende poi la realizzazione del museo nuragico e contemporaneo. E in viale Trento vi sarà il polo degli uffici del governo regionale. Sì al campus universitario
CAGLIARI. I Palazzoni di Sant’Elia, quelli definiti delle vergogna, segni di un passato vissuto male e che ha prodotto anche alveari umani portatori di malessere, saranno rimossi. Se ne parla da tempo, ma ora è stato firmato un protocollo d’intesa (che diventerà un accordo di programma) tra la Regione (il governatore Renato Soru) e il Comune (il sindaco Emilio Floris). Il documento prevede la riqualificazione dell’area (demolizione e ricostruzione con tipologie differenti anche in altre aree della città) e porta in «dote» trenta milioni di euro, «per iniziare». Ma l’accordo tra il responsabile del governo dell’isola e chi guida il suo capoluogo comporterà quasi un ridisegno di ampie zone della città, da un lato; e un’inversione di tendenza nei rapporti tra Regione e Comune (spesso intessuti di polemiche, come per la pulizia della spiaggia del Poetto) approdati ora a una maggiore concertazione, dall’altro.
In pratica sono stati raggiunti alcuni punti fermi su due aree considerate strategiche per la città: quella di Sant’Elia e la zona a sud ovest della città (da viale Trento a viale La Plaia).
«Tutto nasce da una discussione iniziata diversi mesi fa - precisa il primo cittadino Floris - da quando il governatore Soru mi parlò dell’idea di realizzare un museo nuragico e contemporaneo a Sant’Elia: in quell’occasione iniziò un dialogo su tutto quel territorio in quanto quella struttura doveva essere vista in un discorso più ampio». E così si è arrivati a un progetto di riqualificazione complessiva: da quartiere ghetto a polo di interventi che dovrebbero trasformare completamente tutto il rione e l’area circostante. Nel protocollo d’intesa è stata individuato anche il terreno in cui sorgerà la nuova istituzione museale (adiacente al parcheggio Cuore, tra quest’ultimo e il nuovo campo sportivo). L’obiettivo è quello di creare un punto di riferimento culturale che fonda uno degli aspetti storici più caratteristici della cultura archeologica sarda, quello nuragico, con la contemporaneità e tutti i segni che questa si porta dietro. Un modo, quasi simbolico, per unire la riflessione su una parte delle proprie radici con una contemporaneità talmente veloce nei cambiamenti da diventare già museabile. Tra gli accordi anche quello del recupero di un’altra importante struttura, il deposito Nervi (dal nome dell’archietto Pier Luigi Nervi, considerato tra i più interessanti della prima metà del Novecento) utilizzato a suo tempo per le saline e situato in posizione strategica: sul lungomare, prima del rione, tra Su Siccu e il quartiere. Interventi, questi, che si inseriscono in un lavoro di riqualificazione già iniziato (dal recupero dell’ex Lazzareto, completato da anni) al nuovo porticciolo (già finanziato), dalla sistemazione della strada interna a quella del lungomare (già presente nel contratto di quartiere e già cantierata).
In un’altra area della città, quella a sud ovest, dovrebbe venire completato il progetto di recupero di una zona prima (e in parte ancora) periferica e che, come spiega l’assessore comunale Gianni Compus (Urbanistica), «era già stata indicata dal vecchio piano Mandolesi per uno sviluppo direzionale». Il protocollo prevede, nei terreni che si trovano di fronte a via Nazario Sauro (dove ci sono i vigili urbani), la realizzazione di una serie di uffici regionali finalizzati al progetto di accorpamento di questo tipo di strutture. Per questo intervento l’area sarà ceduta dal Comune alla Regione. Quei terreni, tra l’altro, sono una piccola parte dell’area (ventitrè ettari, da San Paolo a Viale Trento) ceduta a suo tempo dalla stessa Regione al Comune che, così, tornerà al punto di partenza. Verrà quindi realizzato un polo direzionale regionale a cui già si affiancano anche alcune strutture comunali (in via Nazario Sauro) e che, poco distanti, vedranno sorgere un nuovo campus studentesco: nella zona dell’ex semoleria.
Le intese raggiunte tra Floris e Soru prevedono, infatti, anche la realizzazione del campus universitario. Andrà così a buon fine l’accordo di programma (firmato oltre sei anni fa tra Regione e Comune) e che prevedeva quel tipo di intervento. Nel frattempo la proprietà dell’area è passata a una società che fa capo all’imprenditore Fanti (proprietario dell’Ecoserdiana e del Mediterraneo) e sarà acquistata dalla Regione per la realizzazione dell’impianto studentesco. Finanziamenti appositi dovranno poi andare per la realizzazione del museo a Sant’Elia. Mentre per la rimozione dei palazzoni si opererà in modo modulare: con un progetto complessivo e realizzazioni graduali in rapporto ai finanziamenti di volta in volta disponibili. Tutti le realizzazioni indicate nel protocollo d’intesa dovrebbero comportare un costo di circa ducentocinquanta milioni di euro. (r.p.)
 
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 13 - Attualità
Popolo malato che finge di essere sano
Anche in materia fiscale l’Italia sembra avere smarrito il senso della realtà
L’opinione di Massimo Onofri
Siamo un popolo malato, ma facciamo finta di avere ottima salute: difficile che, prima o poi, non se ne paghi dazio. Siamo un popolo che ha del tutto smarrito il senso della realtà.
Sono i dati elaborati dal Dipartimento per le Politiche Fiscali del Ministero dell’Economia: dieci milioni di italiani, circa il 25 per cento dei contribuenti, ha dichiarato un reddito inferiore ai 6.000 euro.
A fronte di circa cinquantamila ricchissimi, appena lo 0,14 per cento: quelli che, insomma, guadagnano più di 200.000 euro l’anno. Tra i lavoratori autonomi, uno su quattro dichiara di vivere sotto quella fatidica soglia dei 500 euro al mese. E le cose, in questi due anni - le famiglie lo sanno bene (anche quelle privilegiate) - non sono per niente migliorate: anzi.
Il che può significare solo due cose.
La prima: che una consistente parte della popolazione vive sul baratro d’una povertà endemica se non epidemica.
La seconda: che un’altra cospicua porzione continua a non pagare le tasse. Che, ad ogni modo, non è soltanto indizio di furfanteria, ma d’una pressione fiscale che, probabilmente, è diventata insostenibile: a fronte di servizi, per il cittadino, sempre più scadenti. Io credo siano vere entrambe: siamo più poveri e sempre più a disagio, persino con le bollette e la mortadella; siamo più incarogniti e sempre più ingegnati a frodare il fisco.
Questa è la realtà. Ma noi italiani che cosa continuiamo a sognare? Da quale parte ci piace guardare? Che vita vagheggiamo mentre il pensiero del mutuo variabile, sempre più caro, ci toglie il sonno? E’ notizia di questi giorni, commentata anche da noi, della discesa in campo - in Italia è ormai uno sport nazionale - di Flavio Briatore contro la tassa sul lusso imposta dal Presidente della Regione Sardegna Soru. Discesa in pista, a dir la verità, nella sua megadiscoteca di Porto Cervo: con tanto di folta rappresentanza vip.
Ecco: Briatore rappresenta al meglio l’Italia euforica e ricca che quella povera invidia e ammira, imita nel suo piccolo, fantastica mentre guarda la tv. Un’Italia che lui stesso è convinto di rappresentare al meglio nel mondo: quella degli stilisti e delle belle donne, delle macchine lussuose, fiammanti e impossibili, delle notti brillanti e brave, dei mari patinati e delle coste da cartolina.
Già. Gli stilisti alla Dolce & Gabbana: che hanno esportato la sguaiatezza made in Italy. Le belle donne: che vivono e propongono un’idea di sé stessa d’una povertà psicologica tale da farci dubitare che il femminismo sia mai esistito. Aspiranti divi e divette, così evanescenti e virtuali da farci dimenticare che Silvana Mangano e Marcello Mastroianni siano mai stati italiani. Modelle dal pugno facile e calciatori di poche idee, purché confuse. Politici ancora in dubbio se il fratello di Romolo si chiamasse Remolo. Una natura da interpretare come un fondale da soap opera: per un’idea sempre grandiosa, e avventurosa, di sé stessi.
Un senso epico dell’analfabetismo: soprattutto morale. L’Italia povera tace e ancora acconsente: è fatta di giovani laureati che guadagnano 400 euro al mese in un supermercato come commessi. Non crede a sé stessa, né alla propria cultura. Eppure basterebbe poco: tornare alla realtà. Attenti, però, Briatori d’Italia: perché, in quel momento, una risata vi seppellirà.

Questionario e social

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