Lunedì 31 luglio 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
31 luglio 2006
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 3 articoli della testata La Nuova Sardegna 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
Emigrati? No, ambasciatori della cultura della Sardegna 
CAGLIARI. Tempi di vacche magre, per i nostri emigrati. Magrissime. Il presidente della Fasi (la federazione dei circoli sardi in Italia) Tonino Mulas, recentemente rieletto dal congresso con un vero e proprio plebiscito (93%), vola d’urgenza da Milano a Cagliari per scongiurare almeno in parte il pericolo. Lo incontriamo a notte fonda in un locale del viale Diaz. «Siamo molto preoccupati», dice. «Nei tagli previsti anche per il mondo dell’emigrazione c’è una scelta di distribuzione delle risorse regionali che ci penalizza fortemente. Ci troviamo nell’impossibilità di portare avanti i programmi culturali, messi in piedi faticosamente e già in fase di realizzazione. Rischiavamo di perdere duecentomila euro, abbiamo incontrato l’assessore al Lavoro Maddalena Salerno per alcuni correttivi. Ora speriamo almeno di limitare i danni ma non sarà facile. I circoli più colpiti sono quelli più avanzati, quelli delle grandi città».
-Oltre Milano, quali?
«Roma, Torino, Firenze, Genova, Pavia, Verona, Biella, Padova: le città che hanno le maggiori spese e fanno le cose migliori. Noi cerchiamo di mantenere tutte le forze perché è utile tenerle, anche quelle che non mostrano grandi capacità di iniziative».
-Vuoi essere più chiaro?
«Bisogna salvare l’aspetto sociale dei circoli. La Sardegna ha un debito enorme verso gli emigrati, che hanno alimentato l’economia dell’Isola e promosso l’immagine della Sardegna. Certo, noi abbiamo sempre fatto uno sforzo per dare le risorse soprattutto a quei circoli che avevano capacità di produrre progetti culturali e di dare un ritorno alla Sardegna proprio in termini di promozione intelligente di immagine».
-Che tipo di promozione?
«Non solo attraverso i prodotti sardi ma soprattutto mediante la cultura: facendo conoscere i nostri scrittori, i nuovi registi, i poeti e i musicisti, che hanno fatto cose straordinarie. L’immagine della nostra terra passa attraverso tutto questo».
-Il congresso ti ha rieletto quasi per acclamazione. Su quali tematiche, oltre alla cultura, pensi di caratterizzare questa tua seconda gestione?
«La dimensione del consenso in questa rielezione è stata davvero inattesa, oltre che emozionante. Per fare il presidente si cerca il massimo di condivisione possibile dei progetti ma qualche volta bisogna fare anche delle scelte. Noi le abbiamo fatte, in questi anni. Nonostante le contrapposizioni, essere rieletto con il 93% dei consensi mi ha emozionato e gratificato insieme. Diciamo che mi ha ripagato degli sforzi. Per fare volontariato con i sardi, chentu concas chentu berritas, serve un impegno triplo. Sono molto felice soprattutto per essere riuscito a mantenere l’armonia».
-e cose da fare sembrano ancora molte...
«Sì, però noi possiamo cambiare tanto e crescere assai. Cresciamo ma viviamo anche una crisi di crescita. Quando si arriva a un’organizzazione di quindici-sedicimila iscritti, con settanta circoli a diversi livelli di progettualità, quando si fanno azioni che richiedono un impegno superiore al normale, non è sicuramente facile».
-Di che cosa parli?
«Della battaglia sulla continuità territoriale, dell’aver portato i circoli ad affiancare la Sardegna a Roma nella vertenza con il governo, delle battaglie che combattiamo per sostenere quello che di giusto fa in questo momento la Regione contro le basi militari per il recupero di sovranità su grandi spazi del territorio regionale».
-Dunque vi sentite parte parte attiva del popolo sardo.
«L’impegno è proprio questo: fare partecipi della vita regionale i sardi che stanno fuori. Oggi sardi di Sardegna e sardi emigrati sono un unico popolo: non siamo più nella fase dell’assistenza ma nella piena partecipazione alla vita sociale, politica e culturale della Sardegna».
-Voi parlate della necessità di far entrare giovani nella dirigenza della Fasi.
«I giovani e le donne. Questo è il nostro grande problema per il futuro. Ma ci conforta il fatto che abbiamo una parte di gente giovane che continua ad arrivare, per esempio gli studenti che vengono nelle università italiane e poi si fermano nelle città e una volta laureati si inseriscono nell’attività lavorativa. Quello dei giovani, maschi e femmine, è il problema di tutti i circoli sardi. La prima generazione mantiene fortemente la sua identità, ha fondato i circoli per ritrovarsi, per risolvere i propri problemi e anche per fare qualcosa per la Sardegna. Ma poi si invecchia, tutti».
-Tra i circoli aperti alle manifestazioni culturali, ce n’è qualcuno di città non grandi che si distingue?
«Ci sono circoli di piccole città che hanno ormai una tradizione importante. La cosa più bella sono i circoli che mantengono una fortissima radice di carattere sociale ma fanno sforzi giganteschi per portare avanti programmi di rilievo. Ne cito uno della periferia milanese, Cesano Boscone. Non ha laureati né diplomati fra i suoi dirigenti ma da quattro-cinque anni a questa parte ogni anno sceglie un tema di rilievo (trasporti, servitù militari, criminalità) e su quello fa un grande convegno».
-Sul fronte più materiale dei prodotti sardi, invece, come siete organizzati?
«Abbiamo livelli diversi, ormai acquisiti. Il primo riguarda il servizio ai soci: molti circoli hanno lo spaccio. Il secondo è quello delle feste di popolo con un’enorme utenza non sarda».
-Ad esempio?
«Tra maggio e luglio nei dintorni di Milano facciamo almeno cinque grandi feste. Ci sono circoli che arrivano a seicento coperti, come Cinisello e Bareggio che l’anno scorso è stato scelto dalla Fasi con un programma di qualificazione culturale molto importante. Siamo arrivati a quindicimila coperti in una festa».
-C’è anche un terzo livello?
«Sì. Riguarda le iniziative di tipo promozionale diverse dalle solite: non soltanto la gastronomia ma la presentazione dei prodotti in manifestazioni specializzate. A Verona c’è la fiera cavalli, il Vinitaly e diverse altre fiere. Noi spesso facciamo da mediatori, ma la cosa più importante avviene nelle sagre di paesi di quaranta, cinquanta e sessantamila abitanti, o di città come Monza dove non c’è la Sardegna che viene ufficialmente alle fiere,però ci sono i circoli dei sardi con i loro spazi e i loro prodotti».
 Cento teste, cento berretti ossia cento opinioni differenti. Sarà, ma quando si tratta di diventare”ambasciatori” di Sardegna, i nostri emigrati iniziano a vestire panni nuovi? Su questo il dorgalese Tonino Mulas, emigrato da quand’era ragazzo e ora quasi sulla soglia della sessantina, coltiva più di una speranza. L’ottimismo gli viene dai fatti concreti e dal nuovo tipo di approccio delle varie «ambasciate» di Sardegna alla realtà in cui ciascuna vive concretamente il suo tempo dell’oggi.
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 13 - Cronaca
Brevi
Desulo
Guida per gli studenti
nell’ufficio Informagiovani
L’Informagiovani fa sapere che nei propri uffici sono disponibili i bandi dei corsi a numero programmato dell’università di Cagliari (medicina, lingue, psicologia, ingegneria ecc.) e le guide dell’Ersu su borse di studio e alloggi nella casa dello studente.
 
3 – La Nuova Sardegna
Provincia Ogliastra Pagina 18
Arbatax vuole l'Autostrada del mare
Il porto di Arbatax si candida come snodo mediterraneo della futura Autostrada del mare destinata a collegare il traffico merci tra la Spagna, l'Italia e i paesi del Mediterraneo orientale. Alcuni degli armatori coinvolti nel grande progetto si sono detti interessati anche a un nuovo collegamento nazionale Arbatax- Fiumicino con cadenza bi-trisettimanale. In questa prospettiva il porto ogliastrino dovrà essere destinatario di sostanziosi interventi per il suo ammodernamento e la creazione di un centro di stoccaggio per le merci, oltre al completamento degli assi stradali veloci in direzione di Nuoro e Cagliari. Lo scenario del dopo Tirrenia è stato tracciato nel corso di un tavolo di confronto promosso dalla Provincia Ogliastra all'Arbatasar Hotel con operatori e broker italiani e spagnoli della regione di Valencia, il capo di gabinetto dell'assessore regionale ai Trasporti, il sindaco di Tortolì Marcella Lepori, docenti delle università di Cagliari e Genova, rappresentanti degli imprenditori ogliastrini e dei gruppi armatoriali Vicentini e Messina. Proprio da questi ultimi è partita la proposta per la istituzione di diversi collegamenti infrasettimanali tra Arbatax e Fiumicino con la fine del monopolio Tirrenia grazie alle sovvenzioni statali, giudicate però illegittime dall'Unione Europea. «Si tratta - ha spiegato il presidente della Provincia Piero Carta ? di una grande opportunità non solo per migliorare nettamente il sistema dei trasporti tra l' Ogliastra e la penisola ma anche per fare del porto di Arbatax uno snodo importante dei traffici internazionali in vista della liberalizzazione dei mercati nell'intero bacino del Mediterraneo». L'autostrada del mare Spagna?Italia?Europa dell' Est ha il suo capolinea di partenza nel porto spagnolo di Castellon De La Plana, terminale a sua volta di un' ampia rete di trasporti su gommato e ferrovia. La giunta regionale aveva espresso in precedenza, per bocca dell'assessore ai Trasporti Sandro Broccia, l'intenzione di mettere mano ad un nuovo sistema di organizzazione dei porti isolani. Attualmente una posizione dominante viene ricoperta dal porto di Olbia da dove ogni giorno imbarcano o sbarcano 900 tra camion e articolati, con conseguente intasamento delle banchine e della viabilità di raccordo con le zone interne. «I porto di Arbatax può assumere un ruolo strategico nel traffico merci e passeggeri - hanno sottolineato con i loro interventi i docenti universitari Mauro Chirco e Salvatore Annunziata ? se viene esteso il bacino di riferimento attraverso il completamento dell'Orientale Sarda in direzione del Sarrabus e la nuova 389 in direzione di Nuoro».
Nino Melis

Questionario e social

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