Sabato 29 luglio 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
29 luglio 2006
Rassegna a cura dell’Ufficio stampa e web
Segnalati 5 articoli delle testate L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna

 
 
1 - L’Unione Sarda
Pagina 14 – Cagliari
Università
Dieci borse di studio per neolaureati
Aziende e enti sardi premiano i neolaureati. L’Università (Direzione per l’orientamento e l’occupazione) ha bandito il premio all’eccellenza, una selezione per dieci borse di studio da 2000 euro destinati ai migliori laureati nell’anno accademico 2004-2005. A finanziare il premio saranno 13 tra aziende e enti della zona di Cagliari. A scommettere sui giovani neolaureati sono il Comune di Cagliari, la Carbosulcis, Regione Sardegna, Banco di Sardegna, Banca Cis, Ctm Cagliari, Associazione Industriali, Superemme Spa, Tepor Spa, Ina Assitalia Cagliari, Hotel Regina Margherita, Anffas e Società Umanitaria. Le dieci borse saranno così ripartite: 5 premi per lauree triennali, 2 premi per lauree specialistiche a ciclo unico, 1 premio per lauree specialistiche biennali, 2 premi (laurea triennale e specialistica ciclo unico) destinati a candidati residenti a Cagliari. La scadenza per la presentazione delle domande è fissata al 15 settembre. (fe.fo.)
 
2 - L’Unione Sarda
Pagina 17 - Cagliari
Certificazione per l’inglese
ll’Università di Cagliari ha attivato nel proprio laboratorio di via Is Mirrionis, a Sa Duchessa, il servizio di certificazione internazionale di conoscenza della lingua inglese “Toefl”.
Un requisito indispensabile per accedere all’offerta formativa universitaria dove la lingua di insegnamento sia l’inglese. Anche molte aziende pubbliche o private, e programmi di formazione all’estero utilizzano il “Toefl” come strumento per appurare il livello di  conoscenza dell’inglese.
 
3 - L’Unione Sarda
Pagina 9 - Economia e finanza
Nuoro. I sindacati chiedono maggiore attenzione ai problemi della Sardegna centrale
«Una nuova Polaris in Barbagia»
Con l’idea di una "Silicon Valley" a vocazione locale, rilanciano il sogno di una Sardegna centrale della ricerca e dell’innovazione scientifica i tre sindacati confederali della provincia di Nuoro. Un parco tecnologico e scientifico, dicono. Ma guai a tacciarli di voler ricalcare Polaris, il centro con sede a Pula nato da un’intesa Regione-Unione europea esattamente con queste finalità. «Non è sempre vicino alla nostra isola», afferma Ignazio Ganga, Cisl, «quanti dei brevetti che ha prodotto sono diventati impresa? La nostra idea è un’altra, e cioè quella di una progettualità che finalmente tenga conto delle vocazioni locali». A iniziare dall’agroalimentare: «Partiamo dai punti di forza della nostra provincia», esorta Gianfranco Mussoni, Cgil, «risorse naturali, ambientali, attività produttive tradizionali da pianificare sulla scia di un’azione consapevole di marketing». Il pensiero vola a paesi come il Galles, l’Irlanda o la Scozia: «Lì sì che hanno fatto scelte razionali», continua Ganga, «ogni comparto di produzione è legato in filiera agli altri». la crisiE qui? «Per il momento i numeri, ad esempio i 16.917 euro di Pil pro capite, parlano di scelte portate avanti a tentoni», prosegue il sindacalista della Cisl nuorese, «e la cosa più preoccupante è che ormai sia Governo che Regione hanno derubricato i temi produttivi delle nostre zone, estromettendoli del tutto dall’agenda ordinaria. Ci si è fermati alla politica del doping assistenziale». L’industria conserva la sua priorità: «La politica del turismo non fa per noi», asserisce Nicolino Pittalis, Uil, «è da anni che viviamo di aspettative». Più morbido Mussoni: «Rappresenta uno dei fattori prevalenti del tessuto economico del Nuorese», premette, «ma non si può più prescindere da nuove infrastrutturazioni, politiche energetiche, votate al risparmio e una revisione del sistema dei trasporti». Aggiunge Ganga: «Si parla tanto di internazionalizzazione delle imprese, ma poi che si fa veramente? Bisognerebbe rendere appetibile il nostro territorio a grandi gruppi ad esempio con la formula della fiscalità di vantaggio». Ma prima ancora a Cesare quel che è di Cesare: «La Regione deve rinegoziare la spesa delle risorse non ancora utilizzate a favore della Sardegna centrale: 45 milioni di euro dell’accordo di programma, 15 milioni del contratto d’area, 23 del patto territoriale e oltre 20 dei patti verdi».
Francesca Gungui

 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Nuoro
La storia del villaggio di Bitti dai nuraghi al Novecento
NINO BANDINU
NUORO. «Bitti, il lungo viaggio di una comunità sarda»: con questo titolo sta per uscire nelle librerie il nuovo libro di Giacomino Zirottu. Trecentocinquanta pagine fitte fitte di ricostruzione storica e documenti inediti e interessanti che vanno dai primi insediamenti umani, megalitici e nuragici, su su fino al periodo bizantino, ai giudicati, agli aragonesi, al feudalesimo, e poi alle grandi questioni esplose nell’Ottocento e nel Novecento. Un capitolo particolare Zirottu riserva inoltre alla storia del convento dei frati cappuccini prendendo in considerazione anche alcuni scandali e l’assassinio di una giovinetto evirato ferocemente nello stesso convento.
 Il filo rosso che tiene unito il libro nel suo solido impianto sono comunque le grandi questioni sociali, econoniche e politiche, che hanno segnato la storia di Bitti, mai trascurando il riferimento alle fonti e ai documenti straordinari salvati generosamente dalla polvere del tempo e dall’oblio. La storia del villaggio comincia con la ricostruzione minuziosa dei resti della civiltà nuragica, con tutto l’elenco messo a disposizione dal Taramelli e da altri archeologi.
 In queste pagine Zirottu offre al lettore un patrimonio monumentale molto prezioso insieme a quello delle chiese che riscotruisce poi grazie al famoso questionario Corongiu del 1777. Basta questo quadro per dare l’idea della forza e della potenza acquisita dal villaggio nel procedere del tempo soprattutto per la bontà dei suoi pascoli, la determinazione della sua gente, i potenti, religiosi, intellettuali e politici che espresse nei secoli. «Bitti magno» non a caso veniva chiamato così nel periodo feduale, che l’autore ricostruisce partendo dalla prima infeudazione della villa e proponendo tutte le figure dei nobili che governarono questa encontrada che comprendeva anche le ville di Gorofai e Onanì. Un microstoria di diritti baronali, tributi da versare e proteste sociali tracciano un quadro della società del tempo caratterizzata dall’economia pastorale e comunitaria. Molto interessanti la pagine che contengono centinaia di nomi e congnomi che risalgono a Cinquecento e Seicento. Nel Settecento invece comincia ad apparire la piaga dalla criminalità diffusa con omicidi, vendette e grassazioni. Seguono naturalmente anche le “paci” tra famiglie rivali e gruppi ma che per il loro numero la dicono lunga sulla loro efficacia e sulla durata. Paci fittizie, insomma, perchè gli scontri e le faide in effetti continuano sanguinosi per tutto l’Ottocento e i primi del Novecento. E qui Giacomino Zirottu naturalmente coglie l’occasione per ricostruire tre fasi storiche importanti: gli scontri di fine Settecento e primi dell’Ottocento che precedeono o seguono gli scontri sulle chiudende; la faida classica tra le famiglie potenti dei Satta Musio e dei Mossa con l’omicidio del rettore di Orune Francescangelo Satta Musio avvenuto nel 1873; e infine lo scontro sugli ultimi scampoli di chiudende che culminò nel 1906 con l’assassinio del sindaco di Bitti, Angelo Mossa.
 Tre fasi con faide e scontri effertati che anche Zirottu legge come guerre tra famiglie potenti per l’egemonia dei municipi. E che rilegge anche alla luce dei “Diari politici” e postumi di Giorgio Asproni che verso metà Ottocento provò pacificare il suo paese senza però riuscirvi.
 Il libro naturalmente tratta non solo di fatti criminali ma anche di scelte amministrative importanti e documentate: per le strade, scuole, chiese, ferrovie, tagli di boschi e vendite di terre pubbliche. Dove risaltano figure di sindaci, notai, medici, e altri personaggi interessanti: come il commissario regio Bonfiglioli che scrisse una relazione denuncia interessante sulla Bitti di fine Ottocento. Infine Zirottu si sofferma su alcuni aspetti di storia religiosa e sul convento del Cappuccini chiudendo un quadro con atti notarili interessanti, testamenti, e una straordinaria toponomastica rurale e urbana. Che ancora si conserva.
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 18 - Sassari
Architettura, ci piacerebbe
collaborare con i cinesi


 Ministro Mussi, lei è arrivato da poco e non può risolvere tutti gli errori passati. Ma c’è una vicenda urgente ed emblematica da risolvere, cerco di riassumerla. La nostra facoltà di Architettura, piccola e nuova, ha iniziato da più di un anno contatti con università e centri cinesi. In particolare, abbiamo proposto un itinerario “mirato” per studenti cinesi, proponendo a quelli con conoscenza minima dell’italiano di svolgere, in due anni accademici consecutivi, il primo anno di corso, dedicando il primo prevalentemente all’apprendimento della lingua, ma nell’ambiente di lavoro e di scambio della facoltà: un’idea e una proposta che è parsa molto utile. Undici ragazzi avevano chiesto di venire, ma solo uno aveva le competenze linguistiche minime. Gli altri sono stati respinti a prescindere, anche se la nostra proposta era rivolta a loro. In Cina (grandi metropoli a parte) sono pochissime le opportunità di imparare l’italiano e dunque una scelta così drastica (studia in Italia solo chi sa già l’italiano) appare irragionevole e punitiva. Questo è un esempio, ma sono più di una le regole imposte agli studenti (ma anche ai turisti) cinesi che appaiono poco lungimiranti. Noi ci siamo dati da fare, abbiamo tutto da guadagnare a sviluppare collaborazioni con la Cina anche per le prospettive professionali dei nostri laureati. Chiediamo al ministro di risolvere, se possibile subito, questa questione.

Arnaldo Cecchini
Presidente del corso di laurea in Pianificazione territoriale Facoltà di Architettura Università di Sassari
 
 

Questionario e social

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