Mercoledì 5 luglio 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
05 luglio 2006
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 6 articoli delle testate: L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna 

 
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 20
università Classifica Censis: cresce Medicina bene Farmacia
Un balzo in avanti di dieci posizioni, e la facoltà di Medicina raggiunge il ventiduesimo posto a livello nazionale, nella classifica stilata dal quotidiano Repubblica in collaborazione con il Censis. Ottimo il risultato di Farmacia, che cresce rispetto all'anno precedente, conquistando il quinto posto assoluto a livello nazionale. «Stiamo raccogliendo i frutti del lavoro di questi ultimi anni - commenta il preside Gavino Faa, - fatto di innovazione, ricerca e nuova didattica». Medicina è ancora indietro per quanto riguarda il profilo dei docenti: «Si prende in considerazione anche il rapporto tra professori e studenti. Da noi, in proporzione, ci sono troppi docenti. Abbiamo però attivato tre nuovi corsi, e questo permetterà di far iscrivere più studenti e migliorare ancora il nostro piazzamento in classifica». Tra le altre facoltà dell'Università di Cagliari, con Medicina e Farmacia, crescono anche Economia (30° posto), Scienze Politiche (12°), Scienze della Formazione (12°), Giurisprudenza (30°), Lingue (10°). Stabili Ingegneria (24°) e Scienze (21°). In leggero calo Lettere (33°). (m. v.)
 
2 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 49
Homo Sapiens di Sardegna, dimmi, da dove vieni?
Il biologo Emanuele Sanna: «La nostra struttura genetica affonda le radici nel Paleolitico superiore»
L'Homo sapiens vive in Sardegna da almeno ventimila anni. Lo testimonia un frammento di dito fossile, quella falange di una mano rinvenuta nella Grotta Corbeddu di Oliena. Ce lo ricorda il biologo Emanuele Sanna, professore associato di Antropologia all'Università di Cagliari, nel libro: Il popolamento della Sardegna e le origini dei Sardi(CUEC, 2006, 258 pagine, 22 euro). Una storia lunga, tracciata con cura fra minuziose descrizioni, disegni, fotografie, grafici. E numerosi riferimenti bibliografici. Qual è l'origine dei sardi? «Non possiamo ancora dare una risposta definitiva. Tuttavia, eventuali nuovi ritrovamenti nel campo della Paleoantropologia e l'esponenziale progresso tecnico-elaborativo dell'Antropologia molecolare potranno contribuire a chiarire ulteriormente quali siano le nostre radici genetiche. Allo stato attuale delle conoscenze, come ampiamente dimostrato da studi di Biologia delle popolazioni umane, da tempo sappiamo che i Sardi appartengono al gruppo degli Europoidi, che presentano un quadro genetico peculiare differente dalle altre popolazioni europee e circum-mediterranee, che hanno un'origine tra le più antiche, così come i Baschi ed i Lapponi, tra le popolazioni europee attuali». Nel suo libro cita i risultati ottenuti dalla biologa cagliaritana Simona Sanna nella ricerca condotta nel 2003 a Firenze, per la tesi di dottorato, sul DNA mitocondriale (quello che si trasmette invariato dalla madre ai figli) di denti rinvenuti in tombe nuragiche. I primi dati dell'indagine (parte di un lavoro più ampio condotto da David Cramelli dell'Università di Firenze, Guido Babujani dell'Università di Ferrara e Giuseppe Vona dell'Università di Cagliari) indicano una forte omogeneità genetica tra i reperti nuragici di diverse zone della Sardegna. Cosa significa? «L'analisi del DNA mitocondriale rivela che tutti i campioni risultano caratterizzati da un'elevata somiglianza genetica. Secondo questo studio la popolazione nuragica sarebbe stata omogenea nel tempo e nello spazio e avrebbe condiviso oltre alla stessa cultura anche lo stesso pool genico mitocondriale». Lo stesso studio, tuttavia, evidenzia differenze genetiche tra i Sardi nuragici ed i Sardi attuali. Per quali ragioni? «In primo luogo il campione moderno utilizzato per il confronto potrebbe non essere rappresentativo dell'attuale situazione mitocondriale sarda, dato che è costituito solo da 69 placente raccolte nel 1991 in ospedali di Cagliari, Nuoro, Oristano, Ozieri e Sassari; in secondo luogo il campionamento antico potrebbe non rappresentare l'intera popolazione nuragica perché basato solo su 23 denti; altra ipotesi è che i notevoli decrementi demografici, rilevati per alcuni periodi, potrebbero aver determinato modifiche nel corredo mitocondriale attuale; infine, è stato ipotizzato che l'attuale popolazione sarda risenta degli influssi genetici di altre popolazioni. Durante i secoli avrebbero "lasciato i loro geni" diluendo quelli delle popolazioni ancestrali. Personalmente accredito tutte le spiegazioni tranne l'ultima». Perché? «Studiando il cromosoma Y stimiamo che il popolamento di gruppi umani nel Paleolitico superiore e nel Mesoltico abbia contribuito alla struttura genetica dei Sardi attuali per oltre il 60%, mentre il successivo apporto genico da parte di popolazioni neolitiche non supererebbe il 36%. Dunque larghissima parte del pool genico dei Sardi attuali discende da gruppi umani immigrati nell'Isola tra 20 mila e 5 mila anni fa. La non corrispondenza tra DNA mitocondriale antico e moderno è stata rilevata anche per i Baschi: ciò evidenzia difficoltà nella tecnica attuale di comparazione tra DNA di epoche diverse». I geni dei fondatori quando hanno iniziato a mescolarsi con quelli di altre popolazioni? «Per l'epoca storica possiamo valutare il contributo genico di popolazioni provenienti dall'esterno in base all'incidenza di marker genetici "atipici" della popolazione sarda. Per l'epoca moderna, dal 1600 in poi, abbiamo i dati del Liber Matrimoniorum dei Quinque Libri ecclesiastici, per cui calcolando la frequenza dei matrimoni tra sardi e non sardi sappiamo che questo evento ha mostrato rilevanza solo nel quinquennio successivo la fine della Prima Guerra mondiale». Massimo Pittau, in "Origine e parentela dei sardi e degli etruschi" (Carlo Delfino editore, 1995), suggerisce, in base a ricerche linguistiche, che Etruschi e Nuragici fossero popoli strettamente imparentati. Qual è la sua opinione? «Dal confronto di caratteristiche craniche e genetiche, cioè per l'Antropologia biologica, allo stato attuale delle conoscenze escludo una stretta affinità genetica tra Sardi-Nuragici ed Etruschi». È dello stesso parere Guido Barbujani (docente di Genetica all'Università di Ferrara, autore di Questione di razza, Mondadori, 2003): sul domenicale del Sole 24 ore del 25 giugno, negando affinità genetiche tra etruschi e nuragici, ha avanzato l'ipotesi che le origini biologiche non andrebbero cercate in un solo luogo. Professor Barbujani, questo cosa significa? «Vuol dire che la nostra riproduzione sessuata implica che a ogni generazione si dimezza il contributo di ciascun antenato al nostro genoma. Sembra una cosa banale e invece non lo è. Pensi alla storia di quello che ha inventato gli scacchi, e che chiede allo Scià di Persia un chicco di riso per la prima casella, 2 per la seconda, 4 per la terza e così via. Il risultato, 2 alla 64, è una cifra iperbolica e neanche lo scià di Persia possiede così tanto riso. Allo stesso modo, 64 generazioni fa, ciascuno di noi aveva un numero iperbolico di antenati. Venivano tutti dallo stesso posto? In alcuni casi, per popolazioni estremamente piccole e isolate, ben più piccole e isolate di quanto non fossero i sardi, magari sarà anche andata così. Ma in generale mi sembra più probabile che ognuno di noi abbia origini multiple, se solo si risale indietro nel tempo di qualche secolo. E siccome le popolazioni sono fatte da tanti individui che hanno ciascuno origini multiple, le origini delle popolazioni saranno ancora più complesse. Capisco sia gratificante sentirsi eredi diretti di una grande tradizione. Ma dal punto di vista culturale uno sceglie la propria genealogia: sceglie di amare, non so, la letteratura russa, o il football brasiliano, o la cucina francese. Dal punto di vista biologico le cose sono molto più complicate: i nostri geni sono un mosaico. Ma bisognerà aspettare ancora qualche anno, qualche altro studio sul DNA antico. Finora ce ne sono meno di dieci».
Andrea Mameli
 
3 – L’Unione Sarda
Politica Italiana Pagina 9
Csm, due sardi fra gli otto "laici"
RomaIl Parlamento in seduta comune ha eletto alla prima votazione gli otto componenti "laici" del Consiglio superiore della Magistratura. L'accordo tra maggioranza ed opposizione sulla rosa degli otto nomi (cinque indicati dall'Unione e tre dalla Cdl) dei componenti di nomina parlamentare dell'organo di autogoverno dei giudici ha retto la prova del voto segreto. E proprio nel comunicare la "fumata bianca", il presidente della Camera Fausto Bertinotti dà atto «ai gruppi parlamentari di maggioranza ed opposizione di essersi fatti interpreti della necessità di una soluzione concordata che ha potuto garantire l'elezione sin dal primo scrutinio dei componenti laici del Csm». AneddaA Palazzo dei Marescialli sono stati eletti per la Cdl l'avvocato cagliaritano Gianfranco Anedda (An, 758 voti), Michele Saponara (ex sottosegretario di FI, 741), Nicola Mancino (ex presidente del senato, Dl, 715), Ugo Bergamo (senatore dell'Udc, 714), Vincenzo Siniscalchi (avvocato, Ds, 710), l'avvocato Celestina Tinelli (esponente del Forum giuriste italiane, Ulivo, 679) ed i presidi delle facoltà di Giurisprudenza delle Università di Perugia e Roma Tre, Mauro Volpi (Prc, 678) e Letizia Vacca (Pdci, 662), per vent'anni docente a Cagliari. Dice l'ex senatore Anedda: «Sono molto soddisfatto per questa nomina, al di là dell'ottimo risultato della votazione. Credo che ci sia un'attività importante da svolgere per ricomporre questa ingiustificata contrapposizione fra politica e magistratura». Vacca Letizia Vacca si è laureata alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Cagliari nel 1965, fino al 1969 è stata assistente volontario di Diritto Romano, poi - dopo un periodo di studio a Londra - è stata assistente ordinario sempre a Giurisprudenza, a Cagliari, dove ha insegnato Storia del diritto romano, fino al 1980. Il quorumTutti gli otto candidati della rosa "condivisa" hanno superato l'elevato quorum richiesto, i tre quinti dei componenti dell'assemblea, ma sia nell'Unione sia nella Cdl c'e stato chi non si è adeguato agli accordi. Come i radicali della Rosa nel pugno, che invece di votare per Nicola Mancino, hanno fatto andare il loro consenso a Mario Patrono, ex consigliere del Csm, che ha raccolto 40 voti. Nel centrodestra, invece, i disobbedienti sono stati i parlamentari della Democrazia cristiana: hanno votato l'ex vicepresidente della Camera Publio Fiori cui nello scrutinio sono stati attribuiti sei voti. Oggi il Parlamento in seduta comune tornerà a riunirsi per eleggere un giudice costituzionale che prenderà il posto dell'attuale presidente della Consulta Annibale Marini, il cui mandato scadrà il prossimo 9 luglio. Il candidato è uno solo: si tratta di Paolo Maria Napolitano, che è stato capo dell'Ufficio legislativo di Gianfranco Fini alla vicepresidenza del Consiglio: andrà alla Consulta se, come appare scontato, incasserà i voti dei 2/3 dei componenti dell'assemblea.
 
 
 

 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Cagliari
BREVI
PRIME LAUREE
Giuristi specialisti
CAGLIARI. Prime lauree specialistiche a Giurisprudenza. Si discuteranno oggi e il 10 luglio. Nell’occasione saranno discusse tesi di diritto costituzionale e una in diritto processuale «Difendersi provando» o «Provare a difendersi», contraddizioni e problematiche insite nella legge sulle investigazioni difensive alla luce del giusto processo.
 
5 - La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Sardegna
Due sardi tra i laici del Csm 
Sono Gianfranco Anedda (il più votato) e Letizia Vacca 
CAGLIARI. Due sardi nel Consiglio superiore della magistratura: sono l’ex deputato di An Gianfranco Anedda e la professoressa universitaria Letizia Vacca, designata dal Pdci. Sono stati eletti dal Parlamento in seduta congiunta: tra gli otto «laici» del Csm, Anedda è stato il più votato (758 voti). Gli altri sono Michele Saponara (741), Nicola Mancino (715), Ugo Bergamo (714), Vincenzo Siniscalchi (710), Celestina Tinelli (679) e Mauro Volpi (678). Letizia Vacca ha avuto 662 voti.
 Gianfranco Anedda, 76 anni, cagliaritano, avvocato, è stato consigliere regionale dal 1961 al 1992 (per diverse legislature ha ricoperto l’incarico di capogruppo) e deputato dal 1992 al 2006: è stato sottosegretario alla Giustizia nel primo governo Berlusconi e nell’ultima legislatura ha ricoperto alla Camera l’incarico di capogruppo. La sua elezione al Csm è stata salutata con grande soddisfazione sia dai vertici nazionali e parlamentari di An, sia dal gruppo in consiglio regionale. «La nomina dell’avvocato Anedda - è detto in una nota dei consiglieri regionali di An - è il coronamento del prestigioso cursus honorum di una personalità di altissimo livello. Non a caso Anedda ha riportato il più alto numero di preferenze tra gli esponenti laici votati dai parlamentari che siedono a Montecitorio».
 Nella nota si aggiunge che l’elezione dell’avvocato Anedda è un ottimo segnale di garanzia, equità e competenza: «Questa scelta onora la Sardegna, considerato il rigore intellettuale di una personalità la cui storia e biografia - nelle aule di giustizia e nelle sedi della politica - hanno meritato da sempre il rispetto, la stima e l’ascolto di amici ed avversari». Prima di Anedda, un altro deputato cagliaritano dell’Msi, Alfredo Pazzaglia, aveva concluso la carriera come esponente del Csm.
Anche Letizia Vacca è cagliaritana. Dal 1998 è preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma Tre dal 1998. Si è laureata a Cagliari nel 1965, dove ha svolto attività accademica fino al 1980. Nel 1981 è stata chiamata a guidare la cattedra di Storia del Diritto romano della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pisa. Dove è rimasta fino al 1995, quando ha assunto la cattedra di Istituzioni di Diritto romano presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi Roma Tre. Da notare che Letizia Vacca è cagliaritana come Oliviero Diliberto, il segretario politico del Pdci, il partito che l’ha designata. Anche Diliberto, dopo l’esperienza accademica a Cagliari, insegna Diritto romano nella capitale.
 
6 - La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
Il primo dibattito pubblico per creare il piano strategico 
L’INCONTRO Al Chiostro di San Francesco 
ALGHERO. Il futuro di Alghero passa attraverso un confronto di idee. Venerdì il primo passo verso il Piano Strategico della città sarà un incontro pubblico nella sala convegni del Chiostro di San Francesco, con inizio alle 9,30. L’iniziativa, aperta dall’introduzione del sindaco Marco Tedde, vedrà la partecipazione di tutti gli attori di questo processo condiviso, e sarà la prima di una serie di tappe che porteranno alla realizzazione del piano strategico prevista per il 30 ottobre. Il processo di pianificazione inizia con l’illustrazione del progetto. La base di partenza è costituita da due relazioni, una di tipo economico, che illustra il modello attuale, e una di tipo sociale, con una serie di dati sull’andamento demografico della città. Due fotografie sulle quali si fonderà il dibattito con le forze sociali, con i cittadini, con le associazioni, con tutte le componenti che intendono apportare il proprio contributo per lo sviluppo di Alghero. L’incontro è quindi funzionale a capire quali sono i problemi e i metodi per affrontarli. Il processo di pianificazione condivisa prevede che, a seguito del convegno di venerdì, si dia il via ad una serie di tavoli tematici che daranno vita ad una serie di incontri in vista della predisposizione del Piano Strategico. Venerdì sarà anche l’occasione per confrontarsi con esperienze nazionali ed internazionali. Oltre al sindaco, infatti, sarà presente Enric Truno, amministratore della città di Barcellona e promotore del Piano Strategico della città catalana, Paolo Verri, responsabile del Piano Strategico di Torino, Alessandra Casu, della Facoltà di Architettura di Alghero, componente del gruppo di lavoro per lelaborazione del Piano, Francesco Morandi, della facoltà di Economia di Sassari, il dirigente del comune di Alghero Salvatore Masia, coordinatore del progetto, e i responsabili di Avventura Urbana, azienda affidataria del supporto tecnico.
 Per la conduzione del processo di Pianificazione strategica l’Amministrazione si avvarrà infatti della collaborazione dell’Università di Sassari, della facoltà di Architettura di Alghero, dipartimento di Architettura e Pianificazione, e del gruppo di lavoro della società Avventura urbana, che ha collaborato alla redazione del Piano Strategico della città di Torino.

Questionario e social

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