Lunedì 10 luglio 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
10 luglio 2006
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 4 articoli delle testate: L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna 
 
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 16
Censis. L’istituto diretto da Di Chiara cresce rispetto al 2005 e sale al 5° posto nazionale
Ateneo, l’eccellenza è Farmacia
Migliorano anche Medicina, Lingue, Economia e Ingegneria
La pagella del Censis incorona la facoltà di Farmacia come la migliore dell’ateneo di Cagliari. La soddisfazione per il preside Gaetano Di Chiara è doppia: accanto al punteggio di valutazione più alto (92,8, con una crescita rispetto allo scorso anno di otto punti), un quinto posto nella classifica nazionale delle facoltà di Farmacia. La graduatoria, stilata in collaborazione con il quotidiano Repubblica, prende in considerazione, per il voto finale, cinque parametri: produttività, didattica, ricerca, profilo dei docenti, rapporti internazionali. Crescono anche Medicina, Ingegneria ed Economia. farmaciaIl preside di Farmacia, Gaetano Di Chiara, alla guida della facoltà da nove anni, è soddisfatto. Dal 2004 un salto dal 24° al 5° posto. «Ci vuole un po’ di tempo per vedere i risultati del lavoro svolto. Ha inciso nella crescita la migliore produttività, con la riduzione del numero degli studenti fuori corso. Ma abbiamo anche incrementato il corpo docente, che ha un’età media bassa». L’unico neo è il voto per la ricerca: «Abbiamo dei gruppi validi, ma la valutazione è fatta solo seguendo il parametro dei finanziamenti ottenuti dal Ministero, e non sulla produttività». Per il prossimo anno sono pronti dei miglioramenti: «Manterremo i quattro corsi attuali, e dovremmo partire anche con la triennale di biotecnologia farmaceutica. Saranno attivati anche i master in scienze erboristiche e uno in in sicurezza degli alimenti». Un obiettivo per i prossimi anni è la nascita della scuola di specializzazione in Farmacia ospedaliera. medicinaDal 28° posto del 2005 al 22° di quest’anno. Ma la facoltà di Medicina sorride soprattutto per la crescita del voto finale: 86,4, con un incremento di sette punti. Per il preside Gavino Faa si tratta di un risultato atteso, «visto che la classifica prende in considerazione parametri di qualche anno prima. Avevamo fatto dei passi avanti riconosciuti da tutti, e finalmente li vediamo evidenziati anche dalla sempre discutibile graduatoria del Censis». IngegneriaPosizione quasi invariata per Ingegneria (24°, due posti in più del 2005), ma con una crescita del punteggio: 85,6 (+5,0). «A volte è positivo anche mantenere la stessa posizione dell’anno precedente», commenta il preside Francesco Ginesu. «E poi - continua - siamo ai primi posti tra le facoltà del sud. Preoccupa il basso risultato della ricerca: «Forse non riusciamo a valorizzare le nostre ricerche. Non riusciamo a metterci in evidenza e questo sarà uno stimolo in più per il futuro». Intanto si lavora per il prossimo anno accademico: al via il corso specialistico (30 posti) in Telecomunicazioni, e il rafforzamento dei corsi d’Energetica e di Biomedica (specialistica). Senza dimenticare che partirà la nuova facoltà di Architettura, che porterà una rimodulazione anche di Ingegneria. L’anno prossimo dunque ci sarà anche la new entry di Architettura, che si dovrà confrontare con le altre facoltà storiche italiane. le altreEscludendo Scienze e Lettere (le uniche in calo), anche le altre facoltà cagliaritane crescono. Lingue si porta al decimo posto (85,8 punti, con un incremento di 2,4), mentre Scienze Politiche si mantiene in dodicesima posizione come Scienze della Formazione. Sale Economia (ora trentesima) che fa registrare un più tre rispetto al 2005 (ma un meno due nel confronto con il 2004). Trentesima Giurisprudenza, che perde qualche posizione malgrado un leggero miglioramento nel punteggio (+0,2).
Matteo Vercelli
 
chi scende
Scienze e Lettere perdono punti ma non qualità
Scienze e Lettere sono le facoltà che rispetto allo scorso anno sono calate di diversi punti nel giudizio del Censis. Scienze è calata di 4,2 punti, mentre la facoltà umanistica ne ha persi 3,2. Per Roberto Crnyar, da pochi giorni rieletto preside della facoltà di Scienze per quello che sarà il suo terzo, e ultimo, mandato, la pagella è sempre vista con un po’ di criticità, «indipendentemente dal giudizio». Un dato su tutti quello sulla ricerca: «Il Comitato di indirizzo per la valutazione e la ricerca (Civr) ci inserisce sempre ai primi posti. Il Censis tra gli ultimi. C’è qualcosa che non quadra». Inoltre non è semplice per le facoltà cagliaritane «reggere il confronto con quelle della Penisola, per il contesto socio - geografico». Da Lettere, il preside Giulio Paulis analizza il dato in modo sereno: «Ci sono cinque parametri, e siamo cresciuti in produttività, didattica e ricerca. Quello che penalizza è il punteggio per il corpo docente. Ma solo per l’età media dei professori, che da noi è alta. Tutto si spiega con il fatto che nell’ultimo concorso sono passati di fascia docenti che hanno un’età attorno ai sessant’anni. Ma che erano comunque già nella facoltà. In questo caso penso che non si tenga conto della qualità che deriva dall’esperienza». (m. v.)
 
 
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari Pagina 46
Porto Torres. Incontro sul piano strategico cittadino
Nel libro dei sogni un porto modello
Nel 2020 il porto di Porto Torres sarà ormai una realtà collaudata e che funziona bene. Non è un sogno, ma una delle analisi sul porto del futuro su cui si basa il piano strategico cittadino. Ed è anche l’argomento del secondo incontro sul piano strategico tenuto venerdì mattina presso la stazione marittima. Hanno partecipato amministratori, semplici cittadini, addetti al settore e associazioni. Tutti lì per dare un contributo alla creazione di quello che per i portotorresi, e non solo, è la carta di maggior valore da giocarsi per risollevare il sistema economico e sociale cittadino. L’incontro è stato guidato dai tecnici della Demos, la società che sta collaborando con l’amministrazione per stilare il piano, e coordinato dal professor Antonio Tramontin docente di architettura all’università di Cagliari. Il risultato è stato quello di poter mettere finalmente su un unico documento il flusso di idee proposte e naturalmente anche di critiche. Per la parte propositiva si è puntato molto sull’integrazione dell’area portuale con la città, sulla capacità ricettiva del diporto e sui servizi disponibili. Le note dolenti sono arrivate quando si è parlato di progettazione. È stata evidenziata la necessità, di vedere il progetto del porto e della città del futuro come un’insieme omogeneo e non una serie di progetti a sé stanti.
Valerio Perantoni
    
 
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 17
Studenti Ersu, da quest’anno servizi solo on line
A  partire  dall’anno accademico 2006/2007 tutte le procedure di richiesta dei servizi  dell’Ersu potranno essere effettuate esclusivamente on line tramite collegamento  al  sito www.ersucagliarionline.it. Il termine di  presentazione delle domande di partecipazione al bando di concorso per borse  di  studio e  posti alloggio è fissato per il 10 agosto alle 13. È attivo anche il numero verde 800.568100 dalle 9 alle 13 da lunedì a venerdì per fornire assistenza nella compilazione on line delle domande di borse  di studio, posti alloggio, accesso mense e informazioni su altri   interventi per il diritto allo studio: sussidi straordinari, rimborsi, tasse di iscrizione a corsi di lingua straniera, contributi tesi di laurea, contributi viaggi di studio.
 
 
 

 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 17 - Sardegna
Gli allevatori protagonisti di un convegno scientifico 
I pastori vanno all’università 
Geologia e zootecnia nel futuro delle zone interne 
Biodiversità e microbica temi scientifici ed elementi vincenti per la valorizzazione dell’agroalimentare 
Antonio Carta, capraro di 54 anni noto “Gerge”, figlio di Severino che di soprannome faceva “Bàriga”, ha ultimato tutte le fasi della mungitura. Riassetta la living room del caprile, in una busta sistema una ricotta freschissima di capra, in un’altra due ricottine affumicate “che devo regalare a un amico di Alghero”. Sale in macchina con i regali che più doc non si può e dal suo regno-eremo di “Olissa” - quello dove c’è una quercia millenaria fra le più monumentali della Sardegna al centro vicino ai tacchi di Corongias - punta dritto in paese. “Po intendi is dottoris”, spiega. Perché c’è un convegno scientifico, parlano i veterinari, i professori dell’Università di Sassari, dalla Cattolica di Piacenza e dalla Statale di Milano, dall’Istituto zootecnico e caseario di Bonassai. Parla anche Giancarlo Boi, nato nel capoluogo della Barbagia di Seulo, presidente dell’Ordine dei veterinari di Cagliari.
 Boi ha voluto che tra queste verdi colline e montagne della Sardegna di dentro, anche gli allevatori sentissero ragionare attorno alla “biodiversità animale e microbica” per un obiettivo che è soprattutto economico: valorizzazione delle produzioni agroalimentari della Sardegna.
“Gerge” ha fatto il passaparola con gli altri allevatori e si è organizzato rispettando le abitudini delle sue duecento capre. Passa a casa per rinfrescarsi e cambiarsi d’abito ed eccolo sorridente nella sala conferenze dell’hotel “S’ilixi” (La quercia) dove “is dottoris” stanno per iniziare i loro lavori. Di pastori ce ne sono tanti, anche ragazzi, arrivati anche da Orroli, Nurri, Villanovatulo, Seui. In platea giovani veterinari sardi laureati a Parma, Napoli, Milano e Torino. Boi tiene banco tra i pastori paesani. C’è Adolfo Murgia “De cadasciu” che possiede maiali e mucche. C’è Sebastiano Moi, noto Tatanu. Hanno tutti fra le mani una pubblicazione dell’Era (Ente per la ricerca in agricoltura) di cui è commissario Salvatore Casu, settantenne di Berchidda, agronomo-viticoltore laureato alla Cattolica “Sacro Cuore” di Piacenza, per 34 anni direttore a Bonassai, uno dei nostri centri scientifici d’eccellenza, noto in tutto il mondo agrario e zootecnico che conta.
 Bonassai - nelle campagne di Olmedo - ha saputo dare, senza pulpiti e clamori di stampa, valore aggiunto alle produzioni dei nostri ovili. Bonassai - con gli studiosi e i pastori in tuta blu timbranti il cartellino d’ingresso e di uscita dal “processo produttivo” - ha portato in Sardegna, dalla fine degli anni’60, la mungitura meccanica delle pecore facendone capire il pregio anche ai più recalcitranti. È stata Bonassai la sala ostetrica dove, per ottenere la produzione di carni pregiate, sono stati sperimentati con successo gli incroci delle nostre razze rustiche bovine con i tori da Oscar come la Limousine e la Charolaise. Per primo nell’istituto diretto da Casu ha avuto successo lo schema di selezione della pecora da latte con la fecondazione artificiale. Qui sono state introdotte le tecniche innovative nella riproduzione di pecore e capre con la fecondazione artificiale, con la clonazione quando per parlarne ci voleva coraggio e competenza. Per non parlare dei formaggi. Che qui hanno conosciuto il vademecum della buona produzione. Qui è nato il “Bonassai”, nella sua forma quadrata che negli anni della Rinascita fece scalpore. Qui sono nati “i molli”, il formaggio di capra è diventato non solo commestibile ma ricercato perché non più “duro come la calce dura”. A Bonassai è stato selezionato il pecorino sardo, il pecorino romano, il fiore sardo, fino a quella eccellenza alimentare che si chiama “cas’agedu”. Non è made in Bonassai il marchio doc e la carta d’identità del “casizzolu” del Montiferru, pezzo di pregio degli allevamenti fra Paulilatino e Santulussurgiu?
 Rispetto della tradizione, e quindi della “naturale” biodiversità di pascoli sani che fanno crescere animali altrettanto sani, e delle innovazioni tecnologiche. Che poi sono entrate in tutti i nostri caseifici. In quelli privati e in quelli cooperativi.
  pastori queste cose le sanno e alcune tecniche si sono sedimentate. Per questo “Gerge” con i suoi amici e colleghi son venuti a sentire, a vedere grafici e istogrammi, a sentir distinguere fra le ore di pascolamento in inverno e in primavera, i tassi di fertilità e prolificità, la variazione nella produzione del latte in inverno, primavera ed estate. Oggi i pastori sanno che cosa vuol dire allevamento estensivo o semi-intensivo misto, si misurano con la qualità. Due professionisti di Bonassai, Gianni Piredda e Maria Francesca Schintu, parlano di “Prodotti tipici e biodiversità”. I pastori sembrano incollati agli schermi dove vengono proiettati i risultati in power-point. Dice la Schintu: “La variabilità delle proteine del latte, e in particolare delle caseine, è ben nota. Sono ugualmente ben studiate e conosciute le correlazioni di queste proteine con diversi parametri di interesse tecnologico, quali la consistenza del coagulo, il tempo di coagulazione, il contenuto in caseina e la resa casearia. Mentre in passato i programmi di selezione erano orientati verso la massima produzione di latte, la conoscenza della biochimica di queste proteine permette di fare oggi scelte più razionali a seconda del tipo di prodotto che si vuole realizzare”. Gerge, Tatanu e Adolfo sono soddisfatti. Si parla poi dei trattamenti termici (produzione di latte Uht) o di “particolari alimenti per particolari categorie come neonati, soggetti allergici o intolleranti verso alcuni peptici”. I pastori ascoltano e commentano: “Custa est genti de cabàli”, testo a fronte: “questi sono professionisti di valore”. Interessatissimo ai problemi dei suini è Nicola Soi, di Siurgus Donigala, studente in Economia a Cagliari: “Sì, nelle nostre campagne c’è sete di scienza”.
Il meeting professori-pastori sulla biodiversità entra nel vivo. La cronaca è doverosa anche per capire con quale metodo scientifico si mettono insieme pratica e teoria per capire “che il professore ha bisogno del pastore e anche il pastore ha bisogno di chi studia”.
 Tra i padroni della casa seulese c’è Giuliano Murgia, presidente del Consorzio 21. Dà il benvenuto a tutti, a Casu, al preside della facoltà di Veterinaria di Sassari Sergio Coda. Da Oristano è giunto Enrico Vacca, della Asl 6, a discutere di “bioetica e diritto nella biodiversità animale”. Gustavo Gandini, Università di Milano, si sofferma della “importanza” della salvaguardia delle razze locali e dei prodotti tipici. È musica per chi va dietro capre e pecore, è un inno alla bontà dei prodotti sardi, delle nostre carni di animali che si alimentano “in pascoli naturali e sani e con integrazioni intelligenti e ben dosate”.
 Calamita l’attenzione dei giovani veterinari giunti a questa summer school zootecnica il professor Paolo Ajmone Marsan, giunto da Piacenza. È lui a diffondersi sulla “biodiversità nelle specie zootecniche: dagli studi evolutivi alla tracciabilità degli alimenti”. Tracciabilità che, per noi, in Sardegna può dare soltanto vantaggi. Antonello Carta dell’Izc e dell’Era, elenca le specie zootecniche in Sardegna, perché - si sa - non tutte le pecore o le capre sono uguali, e così i tori e le mucche, il bue rosso del Montiferru o “la vitella” della Gallura, quella commercializzata con successo dal Consorzio delle carni costituito nel Nord-est della Sardegna. In questo clima da aula magna parla anche Sergio Utzau, microbiologo, amministratore unico di Porto Conte Ricerche, la costola nord del Parco scientifico e tecnologico di Pula nei laboratori di Tramariglio.
 Pausa pranzo. Casu - che presiede il convegno - dà un’ora di tempo per uno snack. Frugale sì, ma che bontà. I tecnici di Bonassai hanno portato un prosciutto sperimentale di maiale brado di razza sarda, alimentato da ghiande, frutti di bosco con integrazione di farinacei e orzo. Sebastiano Porcu, agronomo di Lula, spiega: “È un prosciutto rotondeggiante con la zampetta ripiegata, fatto nel salumificio sperimentale di Bonassai, cosparso di sale grosso e aglio pestato, massaggiato e strofinato sulla carne, poi il pepe, ancora sotto sale, una lastra di granito per pressarlo, resta nel sale tanti giorni quanti sono i chili del prosciutto. Lo laviamo in aceto, si ricosparge di pepe e si mette ad asciugare. Questo prosciutto ha due anni di stagionatura”. Altri tecnici affettano, si mangia pane pistoccu d’Ogliastra col prosciutto “de is dottoris”, è tenero, ha gli aromi della macchia mediterranea, sembra di avvertire il timo e il mirto, c’è la corsa a prendere “i pezzi di carne vicina all’osso”.
 Mescete un vino locale nero. E, per i più raffinati, “su casu in filìgi”, cioè pasta filata di formaggio fresco di capra spalmato a strati sulle foglie della felce. Gli intenditori apprezzano. C’è ovviamente “su cas’agedu” e, spalmato sulle fette rettangolari di pistoccu che sa di chicchi di grano, è una leccornia. Una signora passa con dolcetti locali.
 Il convegno riprende. Puntualissimi i pastori. “Ascoltiamo e poi si torna all’ovile”, dicono. Ascoltano Enrico De Santis, università di Sassari, (“produzioni tradizionali e salvaguardia della biodiversità”). Roberta Comunian, dell’Izc e dell’Era (“biodiversità microbica”), Sebastiano Ligios (“suino di razza sarda e valorizzazione dei prodotti tipici”), Giuseppe Massimo Vacca (Veterinaria di Sassari) esalta i polimorfismi proteici del latte della capra sarda e ancora Graziano Usai e Tiziana Sechi (sempre Izc ed Era) insistono sulla “diversità genetica nelle popolazioni caprina e suina”. Salvatore Naitana discute dei problemi della “conservazione ex situ e in situ”. Maria Dattena chiude il convegno sulle biotecnologie. Finito il meeting i pastori tornano agli ovili che profumano di timo. Gerge “sale” a Olissa, tra lecci, filliree, lentischi, ci sono cardi altri almeno tre metri (“è il tipo cardumbulu, le capre ne sono ghiotte”). Versa il latte ai caseifici? “No, lo trasformo e lo vende mia figlia Maria nella nostra casa di via Sassasi, rione Genn’e serra”.
Avant’ieri, sempre di sabato, altro convegno con i pastori in prima fila. Il tema è diverso, si parla del bacino carbonifero di “Ingurtipani”, si va indietro nel tempo di 250-300 milioni di anni. Un giovane geologo, Doriano Boi, discute la sua tesi di laurea e parla delle miniere che furono ricchezza per questo territorio. Intervengono il direttore del Parco geominerario Luciano Ottelli, il presidente del “Pozzo Sella” Giampiero Pinna, l’assessore provinciale di Cagliari alla Cultura Luciano Marrocu. Grande attenzione in sala. Giancarlo Boi, il veterinario presidente dell’Associazione culturale “Su scusorgiu” dice: “Se mettiamo insieme zootecnia e geologia possiamo diventare un polo di attrazione per le zone interne. In questo territorio ci sono le uniche manifestazioni in Sardegna di arte rupestre. Tutte eccellenze che devono creare ricchezza. Occorrono le competenze”.

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie