Giovedì 22 giugno 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 giugno 2006
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 8 articoli delle testate: L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna 

1 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 63
L'Isola nascosta nel monastero di Tergu
Sensazionale scoperta nell'Abbazia di Santa Maria: oggetti e sepolture che risalgono al X e XI secolo
Mangiavano i datteri, producevano vetro e intrecciavano fitti commerci con il mondo arabo. È un piccolo ritratto dei sardi all'epoca dei Giudicati, dipinto dagli studiosi dell'università La Sapienza di Roma, non con il pennello da pittore ma con quello dell'archeologo. Un quadro ancora da incorniciare, raffigurato nei minimi particolari grazie agli eccezionali ritrovamenti di una campagna di scavi archeologici portati avanti nell'Abbazia di Santa Maria di Tergu dall'Università romana, in collaborazione con l'Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici della diocesi di Tempio Ampurias e il Comune di Tergu. Una ricerca avviata nel 2003 con l'obiettivo di far risorgere dalle proprie rovine la Montecassino sarda, ovvero l'antico monastero benedettino costruito dai monaci su un terreno donatogli dai Giudici di Torres intorno al 1120. Su quell'area vasta oltre 4mila metri quadrati, i monaci hanno fatto nascere il più grande monastero benedettino della Sardegna. E, sotto, gli archeologi hanno trovato un tesoro ancora più grande: un insieme di strutture risalenti al X e XI secolo. E fra le mura anche quattro sepolture: tre adulti e un adolescente i cui scheletri ritrovati praticamente intatti, saranno ora analizzati per svelare ogni segreto della vita e della morte di questi quattro sardi vissuti all'epoca dei Giudicati. Scoperte che il responsabile del progetto, Giovanna Liscia, e il coordinatore scientifico, Domingo Dettori, non esitano a definire, «sensazionale». Lo studio dei reperti e delle rilevanze murarie riportate in luce consentiranno di rivelare una Sardegna finora quasi sconosciuta, di cui storici e archeologi posseggono solo sporadiche notizie. Adesso, grazie all'équipe multidisciplinare creata ad hoc per scandagliare nei segreti di un monastero seppellito sotto metri di terra e secoli di disinteresse, nella storia medioevale sarda potranno essere diradate alcune zone d'ombra. Basta vedere con quanta cura e attenzione la paleoantropologa Licia Usai spolvera uno scheletro appena ritrovato, come sfiora ogni singolo osso: sembra che dialoghi con i resti di quell'antico sardo per interrogarlo sul suo passato. Con altrettanta concentrazione gli altri specialisti del passato lavorano sui reperti in ceramica, in metallo, in vetro, sui ritrovamenti organici. Dall'archeozoologa dell'Università di Sassari Barbara Wilkens alla paleobotanica Alessandra Celant, fino al gruppo di studenti e ai collaboratori che scavano sotto il sole e respirano polvere, tutta la squadra è decisa a svelare ai sardi uno spicchio della loro storia, ancora poco conosciuto. Ma cerchiamo di procedere con ordine. Il progetto parte nel 2003 e a finanziarlo è uno dei Pia (Piani integrati d'area) banditi dalla Regione. A Tergu arrivano un milione di euro, e si grida al miracolo. Qualcuno anche allo scandalo, in quanto non riesce a capire l'importanza di avere un pool di studiosi capace di analizzare lo scavo in ogni ambito disciplinare. La scelta invece si rivelerà vincente, tanto che caso più unico che raro, entro il 2006 la ricerca si concluderà, il sito archeologico potrà essere visitato da tutti, e a Tergu nascerà anche un museo dove saranno esposti tutti i reperti ritrovati. Almeno così garantisce il sindaco Gianfranco Satta, marcato a vista da don Francesco Tamponi, segretario della Consulta regionale per i beni culturali della Chiesa, e grande sostenitore dell'intero progetto. Non solo museo, alla fine degli scavi un mini pool di informatici costruirà un modello virtuale del monastero e di tutte le strutture rinvenute grazie alla campagna di scavi. Sarà riportato con ricostruzione tridimensionale l'insieme di strutture murarie e di ambienti riconducibili all'epoca dei Giudicati, prima che i benedettini costruissero il monastero. E poi, naturalmente il monastero con tutti i suoi segreti svelati al mondo intero. Uno di questi segreti ha fatto rizzare le antenne perfino ai responsabili del Centro sperimentale del vetro di Murano, arrivati a Tergu in tutta fretta per analizzare alcuni dei più importanti reperti trovati sotto alle fondamenta del monastero. Si tratta di cocci di vetro. Ma non banali cocci di vetro. Frammenti di varie forme e dimensioni prodotti da una fornace di cui è stato ritrovato in buono stato di conservazione il crogiuolo, ossia la parte in cui venivano fusi i minerali per la produzione del vetro. L'epoca è quella del X-XI secolo, e i ritrovamenti sono le uniche testimonianze che permettono di stabilire con esattezza un passaggio epocale nella produzione del vetro. Fino al VIII-IX secolo il vetro veniva prodotto utilizzando un minerale proveniente dall'Egitto, il natron. Poi si passò alla produzione dalle ceneri. Per un breve periodo il vetro veniva creato utilizzando una tecnica mista. I vetri prodotti a Tergu mille anni fa e ritrovati negli scavi di questi giorni rappresentano proprio questo storico passaggio: sono vetri misti. Oltre ai vetri ci sono molti manufatti di origine araba, e numerosi reperti organici che paradossalmente sono arrivati a noi quasi intatti grazie a un incendio. Un rogo che distrusse parte del monastero e che causò la carbonizzazione degli oggetti conservati in quella che verosimilmente doveva essere la dispensa dei monaci benedettini. Per assurdo tutto questo tesoro di storia e archeologia che oggi è il vanto di Tergu e di tutta l'Isola, ha rischiato di essere perduto per sempre. Masticato dalle ruspe. Non ruspe azionate da avidi costruttori. Macchine messe in azione nel 1986 dalla Soprintendenza all'epoca guidata da Marilena Dander. Le ruspe si misero in moto per asportare un cimitero di fine Ottocento per ragioni sanitarie. Dissero. Ma a Tergu, e non solo, si parla più concretamente di una presunta caccia al tesoro. Un tesoro in monete d'oro citato in una lettera scritta da un prete nell'Ottocento. Ragioni dell'intervento a parte, le ruspe oltre al cimitero in superficie, demolirono circa il trenta per cento dei resti murari del monastero. Ancora oggi gli scavi hanno rivelato i solchi lasciati dalle benne. Solchi nella roccia che hanno rischiato di tramutarsi in fenditure nella storia della Sardegna. Vincenzo Garofalo (Unioneonline)
 
 
 2 – L’Unione Sarda
Provincia Ogliastra Pagina 57
Jerzu Pazienti e medici a confronto sulle cefalee
L'emicrania è una malattia benigna ma ad alto grado di inabilità correlate. Nonostante sia in crescente diffusione, la malattia è sottodiagnosticata e i pazienti che si presentano al medico sono la minima percentuale di quelli interessati al fenomeno. Alla cefalea come malattia sociale è dedicato il convegno medico organizzato dalla casa di cura Tommasini di Jerzu e dal centro cefalee Franco Tocco del Dipartimento di neuroscienze dell' Università di Cagliari. Il seminario medico si apre domani alle ore 9 presso la sala convegni della Cantina Sociale di Jerzu con la presentazione a cura di Giorgio Pisu, direttore della Casa di Cura Tommasini e di Maria Erminia Stocchino del Centro Cefalee Franco Tocco. I lavori si svolgono in  due sessioni con l' intervento di illustri clinici e specialisti sul tema "Le cefalee nella pratica clinica: percorsi diagnostici e terapeutici". Al convegno parteciperà in modo attivo, procedura innovativa nell'organizzazione  dei seminari medici, una rappresentanza di persone sofferenti di una malattia in crescente espansione. (ni.me.)   
 
 3 – L’Unione Sarda
Cultura Pagina 63
Storia di Pasquale, che ha trovato se stesso
Troppo spesso si è convinti, grazie all'etichetta, di sapere tutto sull'altro, chi è, cosa desidera e come è strutturata la sua vita, perché, come sostiene lo psichiatra Miguel Benasayag, l'etichetta non si limita a classificare, ma stabilisce un senso, una sorta di ordine nella vita di chi la porta. Al punto che l'immagine che gli altri hanno di noi diviene una prigione che ci rende invisibili agli occhi degli altri, almeno il nostro io più sincero e autentico. E questo è tanto più vero per le persone diversabili, il più delle volte considerate in maniera esclusiva, per il loro handicap. Non diversamente era accaduto a Pasquale, un adolescente di Cagliari con disabilità intellettiva marcata, per lungo tempo inesistente agli occhi dei suoi compagni di classe e degli insegnanti, relegato in un angolo dell'aula e impegnato a passare il suo tempo a confezionare oggetti con le conchiglie. A un certo punto però, è incappato in un docente che ha messo da parte gli occhiali da professore e in Pasquale, dietro l'alunno, ha visto la persona, e lui, non più mutilato di una parte di sé, ha conquistato il suo spazio nel mondo. Con il titolo Disabilità e integrazione: la storia di Adriano (Edizioni del Cerro, 123 pagine, 15 euro), le vicende di Pasquale (alias Adriano) sono raccontate in un libro, da pochissimo in libreria, dal suo insegnante di sostegno Daniele Altieri, pedagogista e docente di didattica e pedagogia speciale alla facoltà di Scienze della formazione a Cagliari. Un volume che, pur conservando l'impianto del saggio, sceglie il registro narrativo, non rinuncia a citare i modelli teorici che hanno orientato l'esperienza, ma la propone come una storia esemplare e incoraggiante. Pasquale frequenta una scuola superiore di Cagliari, ma senza alcun profitto. Pur essendo presente in classe, è come se non ci fosse. In seconda incontra Daniele Altieri, insegnante di lunga esperienza, tra i primi maestri di scuola materna (e tuttora pochissimi in un mestiere tipicamente femminile), che ha insegnato in tutti gli ordini di scuola, fino ad approdare all'Università. Con il suo aiuto, e in maniera un po' insolita, impara a leggere, a scrivere, a far di conto, a conoscere la città in cui vive, a conoscere i suoi compagni e diventare loro amico, a capire chi è e che cosa vuol fare della sua vita. È un percorso lungo e impegnativo, innanzitutto in direzione di un affrancamento da una condizione handiccapante che lo costipa in un'identità chiusa e limitata. È anche un cammino di maturazione personale, comune a tutti i giovani del mondo, che lo aiuta a inventarsi un progetto di vita, a trovare un proprio ruolo sociale, a costruire relazioni su cui può contare. Oggi Pasquale ha 24 anni, ha conseguito un diploma, è un animatore e attore teatrale. Non ha smesso per questo di imparare, ma ha consolidato le sue conquiste e forse, si può dire, che è felice. La sua è una storia di integrazione riuscita, per la quale la parola diversamente abile è più che una premura formale, ma sostanza e valore. Per altri versi, è un progetto educativo che si è felicemente concluso e che il libro documenta con sapiente capacità narrativa.
Franca Rita Porcu
 
 
 
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 21
convegno Agenti a lezione di primo soccorso
Soccorso e sicurezza: concetti più vicini, a Cagliari, grazie alla collaborazione fra la Questura e la facoltà di Medicina e chirurgia dell'università di Cagliari. Oggi e domani, nell'aula magna della cittadella universitaria di Monserrato, un centinaio di medici sardi e diversi medici della polizia provenienti dalla penisola daranno vita al terzo Convegno di medicina di polizia. Al centro dei lavori, l'analisi delle patologie riconducibili all'attività svolta dagli operatori della polizia di Stato, con la proposta di singoli moduli di approfondimento. Grazie alla sinergia fra questura e università sono stati attivati nel corso dell'anno numerosi progetti di collaborazione, come il corso di "Sostegno vitale alla sicurezza nel soccorso": gli agenti che vi hanno partecipato oggi riceveranno un attestato.
 
 
 
 

 
5 - La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Olbia
L’aeroporto coperto da una rete “wireless” 
OLBIA. Viaggiare a velocità supersonica prima ancora di salire sull’aereo. É possibile all’interno dell’aeroporto di Olbia, grazie al nuovo sistema Wi-Fi, che permetterà a tutti gli utenti dello scalo gallurese di collegarsi alla Rete con il proprio computer portatile. La novità, resa possibile dall’accordo tra Geasar e la Linken, è stata presentata ufficialmente ieri mattina, ma è già operativa da alcuni giorni.
 La tecnologia Wi-Fi è stata estesa a tutta la superficie dell’aeroporto: il Costa Smeralda diventa così il primo scalo italiano a venire raggiunto nella sua interezza dal serizio: «Nella maggior parte degli aeroporti - ha spiegato Davide Rota, amministratore delegato di Linken -, la tecnologia wireless viene garantita solo nelle sale vip in aree delimitate. In questo caso da ogni angolo della struttura, dalle sale d’aspetto all’Aviazione generale, dai parcheggi alle aule dell’università, sarà possibile connettersi a internet senza fili a una velocità massima di 11 megabyte».
 A questo proposito non si esclude la possibilità di trovare un accordo con l’università di Sassari per fare accedere al serivizio a prezzi scontati per gli studenti della locale facoltà di Economia.
 «La Linkem è la società leader in Italia per questo tipo di servizi - ha spiegato Lucio Murru, responsabile dell’area commerciale di Geasar -. Abbiamo assegnato loro il lavoro di cablaggio dopo una gara pubblica. Siamo estremamente soddisfatti dell’accordo raggiunto, che ci permette di allinearci sui più alti standard a livello europeo. All’interno dell’aeroporto verrà allestita un’area dedicata ai passeggeri “business”, mentre al piano terra sorgerà un’area per i bambini».
 L’obiettivo della società appaltatrice, che ha già cablato la quasi totalità degli aeroporti italiani, è quello di penetrare nel mercato sardo sfruttando come vetrina lo scalo gallurese. Per accedere al servizio si possono scegliere diverse strade.
 «Chi ha già un abbonamento wireless con uno dei gestori presenti sul mercato non dovrà fare altro che accendere il proprio portatile o il palmare - ha spiegato Massimo Favini, responsabile commerciale di Linken -. Ma il tutto si può fare anche anche tramite una carta di credito, oppure acquistando una ricarica. Un’ora di connessione costa 6 euro, mentre per collegarsi per un mese intero senza limiti, da qualsiasi zona raggiunta dal servizio, bastano 20 euro».
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Oristano
Bosa capitale del design estivo 
Dal 17 al 28 luglio ospiterà la scuola di progetti e ambiente 
ALESSANDRO FARINA 
BOSA. Sarà la città del Temo ad ospitare, tra il 17 ed il 28 luglio, la scuola estiva internazionale design e ambiente organizzata dalla scuola Alghero Design Ambiente, che fa capo alla facoltà di architettura dell’università di Sassari. Nel corso dell’iniziativa verranno elaborati progetti grafici e virtuali sul territorio bosano, scelto per le sue peculiarità urbanistiche e paesaggistiche e la ricchezza degli innumerevoli spunti creativi, con l’intento di “fornire conoscenze sul progetto, la comunicazione e la gestione del territorio come bene culturale, storico e ambientale.” La scuola si rivolge principalmente ad architetti, urbanisti, designer e operatori culturali che, oltre alle attività didattiche e di laboratorio, parteciperanno a seminari e conferenze pubbliche. Momento conclusivo dell’iniziativa una mostra e la critica degli elaborati prodotti dai gruppi di lavoro. Il progetto maggiormente meritevole, inoltre, scelto da una giuria composta da personalità di chiara fama, verrà realizzato con il patrocinio del comune di Bosa. I docenti del corso, al quale parteciperanno come allievi oltre 70 iscritti fra laureati e laureandi, saranno Manlio Brusatin, Nicolò Ceccarelli, Curro Claret, Aldo Lino (che ha diretto i lavori per il restauro della cattedrale di Bosa), Martin Ruiz de Azua, Alberto Seassaro, Antonello Cuccu e Francis Russel. Sono inoltre previste conferenze di Giovanni Azzena, Franco Berlanda, Alberto Capati, Arnaldo Cecchini, Alessandro Fonti, Maria Lai, Giovanni Maciocco, Antonio Marras, Attilio Mastino, Marco Milanese, Antonella Penati, Carlo Petrini, Paolo Portoghesi e Silvano Tagliagambe. Il coordinamento sarà invece di Aldo Lino, Samanta Bartocci, Erika Bonacucina e Sabrina Scalas. La scuola Alghero desing ambiente è diretta da Giovanni Maciocco, preside della facoltà di architettura di Sassari e da Alberto Sessaro, preside della facoltà di design del politecnico di Milano. La scuola estiva internazionale è realizzata con il cofinanziamento dell’università degli studi di Sassari nell’ambito del progetto “Azioni per l’orientamento professionale e la formazione permanente”, con il patrocinio del comune di Bosa e della Provincia di Oristano. Le attività di laboratorio, le mostre e gli eventi culturali avranno sede presso l’ex convento dei Cappuccini, che già dai primi di agosto dovrebbe ospitare un’altra importante manifestazione legata questa volta alla cultura e allo spettacolo di alto livello, promossa dal centro studi Lucio Colletti: Bos’Art 2006.
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 25 - Sassari
Agraria spegne 60 candeline: festa al palazzetto dello sport 
SASSARI. La facoltà di Agraria dell’Università di Sassari compie 60 anni e, per celebrare l’evento, organizza una giornata di incontro al palazzetto dello sport di piazzale Segni. Parteciperanno, oltre alle autorità, tutti coloro che hanno studiato e si sono laureati in agraria. A inaugurare l’evento, alle 9, sarà il rettore dell’Università Alessandro Maida. Interverranno il sindaco Gianfranco Ganau, il presidente della Provincia Alessandra Giudici, il presidente della conferenza dei presidi delle facoltà di Agraria Salvatore Barbagallo, il sottosegretario del ministero dell’Ambiente Bruno Dettori, il presidente del consiglio regionale Giacomo Spissu e l’assessore regionale all’Agricoltura Francesco Foddis. La giornata offrirà diversi spunti di riflessione «sulle trasformazioni in campo agrario e sul ruolo della facoltà che ha costituito per l’isola un polo di alta formazione scientifica e professionale», come afferma il preside Pietro Luciano. Il corso di laurea, fondato nel 1946 grazie all’impegno di Antonio Segni al tempo sottosegretario all’Agricoltura, nel 1950 contava 121 iscritti. Oggi sono 1300, tra Sassari e le sedi gemmate di Nuoro e Oristano. Per festeggiare il compleanno della facoltà, Poste Italiane attiverà un servizio postale temporaneo con l’emissione di un annullo filatelico celebrativo. Lo sportello postale sarà allestito nel palazzetto dello sport e sarà operativo dalle 10 alle 16.
Valentina Careddu 
 
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 28 - Sassari
Alla luce i misteri dell’abbazia 
Presentati i primi risultati della campagna di scavi 
Ricostruite a Tergu le vivaci attività artigianali e sociali 
TERGU. Stanno rivelando importanti scoperte e anche qualche sorpresa le ricerche archeologiche avviate nel 2003 dall’università “La Sapienza” di Roma attorno alla chiesa di Santa Maria di Tergu. L’indagine archeologica che mira a riportare in luce l’importante complesso monastico fondato dai monaci benedettini di Montecassino nei primi decenni del XII secolo proseguirà secondo le previsioni sino alla fine del 2006. Si tratta della quarta campagna coordinata dagli archeologi Domingo Dettori e Giovanna Liscia e ha già permesso di mettere in luce quasi tutta la pianta del monastero.
 I suoi caratteri e l’ampiezza confermano la straordinaria importanza di Santa Maria di Tergu, un’abbazia distesa su un’area di circa 4000 metri quadrati. Sono visibili i perimetri della cucina, del refettorio, dei magazzini e del chiostro, quest’ultimo particolarmente interessante. Gli scavi però si stanno rivelando di eccezionale importanza anche per la storia medievale sarda in quanto è stato possibile documentare anche fasi di vita precedenti l’arrivo del monaci cassinesi. Al di sotto del monastero infatti sono state rinvenute strutture pertinenti a un periodo attualmente inquadrabile tra il X e l’XI secolo, momento storico del quale al momento non si posseggono che rarissime notizie. Stanno emergendo una serie di ambienti pertinenti a un complesso residenziale e produttivo all’interno dei quali sono stai rinvenuti reperti ceramici, metallici, botanici, zoologici, vitrei, ossei ecc. Rinvenimenti che consentono di ricostruire la vita, le abitudini quotidiane, i traffici commerciali, l’alimentazione, la fauna e la flora e il tipo di artigianato. In particolare si è individuata un’attività di produzione del vetro e di una produzione metallurgica in lega di rame con tanto di fornace. Numerose anche le sepolture di personaggi che abitarono presso Santa Maria prima dell’arrivo dei monaci: lo studio degli inumati permetterà di acquisire dati di tipo antropologico, fondamentali per la comprensione di alcuni aspetti della popolazione del tempo ora ancora del tutto sconosciuti. Un quadro così ampio di conoscenze si deve ad un lavoro d’equipe multidisciplinare nella quale oltre agli archeologi lavorano una ventina di specialisti di altre discipline come l’archeozoologo, l’antropologo, il chimico, il geologo, l’archeobotanico, il paleografo, il numismatico informatici, specialisti del vetro ecc. L’area attorno alla chiesa è insomma un laboratorio a cielo aperto, una sorta di clinica della storia.
 Un progetto innovativo che rappresenta l’esempio di come la moderna archeologia sia in grado di restituire la storia di un sito in maniera ampia e dettagliata. E questo nonostante diversi ambienti siano stati distrutti nel 1986 dall’attività di asportazione del cimitero che si impostò in quell’area nel XIX secolo, impiegando un mezzo meccanico che oltre a scavare ampie trincee sbancò intere porzioni dei ruderi del monastero. Completati gli scavi verranno avviati i lavori di restauro delle murature e la sistemazione dell’area archeologica con camminamenti e pannelli illustrativi funzionali alla fruibilità del sito.
Mauro Tedde 

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