Sabato 24 giugno 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
24 giugno 2006
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 7 articoli delle testate: L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna 

 
 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 57 – Cultura
È spuntato un inedito del Boccaccio
Può essere davvero attribuita a Giovanni Boccaccio l'opera inedita sull'amore scoperta dalla ricercatrice milanese Beatrice Barbiellini Amidei? Su questa domanda è stato organizzato un convegno ieri mattina all'Università Statale di Milano. Scoperto casualmente dalla studiosa di Filologia romanza durante lo studio di Griselda, altra opera di Boccaccio, il manoscritto è vergato prima del 1372 e conservato alla Biblioteca Riccardiana di Firenze. L'opera contiene una versione in volgare dei primi due libri del De amore di Andrea Cappellano, della seconda metà del XII secolo (una sorta di vademecum laico sul comportamento amoroso), alcune letterine amorose, quattro sonetti anonimi, una ballata accompagnata da una prosa in forma di lettera amorosa e una lode alle donne, anche questa in forma epistolare. «Studiando a lungo il manoscritto, mi è sembrato che il suo materiale stilistico, sintagmatico e fonetico, appartenesse - ha spiegato la ricercatrice - a una fase giovanile dello scrittore. Una fase in cui si possono notare l'uso di arcaismi, l'impiego di una lode, di stampo misticheggiante, alla donna e un lessico "della cortesia", vicino a quello che lo scrittore usa nelle varie opere volgari. Ma l'ipotesi per me più valida è che il manoscritto, frutto di un Boccaccio agli esordi, sia stato poi rivisto nel periodo della maturità: l'autore, infatti, negli anni del suo ritiro, amava rivedere e riscrivere i testi prodotti nel suo percorso letterario precedente. Non c'è dubbio, però, che il Boccaccio maturo sia più complesso: è per questo che mi sembra plausibile l'idea della riscrittura su committenza». Sono molti però i dubbi: «L'unico elemento certo di cui disponiamo - spiega lo studioso di letteratura medievale Francesco Bruni - è la data di origine del libro, sicuramente anteriore al 1372. Il libro è chiaramente ispirato a una cultura cortese, ha un sapore duecentesco: quindi, se davvero è Boccaccio l'autore dell'opera, fa un microsalto nel passato, quasi un esperimento privato, che potremmo chiamare prova di arcaicizzazione prestilnovistica. Con una voluta caduta nel popolaresco». Per Michelangelo Picone, studioso del Boccaccio narratore, «il lavoro della studiosa rappresenta un deciso passo avanti verso un completamento della lacuna autobiografica del Boccaccio, eppure i dubbi non mancano: è possibile che lo scrittore, che negli anni '70 del 1300 si stava occupando dell'esegesi morale del poema dantesco, potesse dedicarsi a tematiche popolaresche che appartengono a una stagione passata della sua carriera letteraria?».
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 41 – Lettere
Delusione di una studentessa e della madre
Bravi o pigri, promossi e livellati
È finito l'anno scolastico... finalmente si va a vedere i "quadri". Ma quante belle sorprese! Mia figlia guarda e non parla, ma ha negli occhi esclamazioni di incredulità. Io guardo e penso. Penso a una gara di resistenza che avevo fatto alle scuole medie. Ricordo le parole del professore: «Se vuoi vincere, parti piano e accelera alla fine». Io, piena di entusiasmo e voglia di strafare, ero partita velocissima; vicina al traguardo, ormai stremata, mi ero fatta superare da tutti. Guardo mia figlia... Com'è che non sono stata con lei una brava allenatrice? Com'è che sin dai primi giorni di scuola l'ho spronata a studiare, a partecipare a tutte le attività con entusiasmo? Perché l'ho fatta stancare tanto? Pensavo che la scuola premiasse chi studia di più, chi lavora sempre con metodo e costanza e forse arriva alla fine dell'anno un po' stanco e meno brillante del solito. Quando mia figlia esce dal mutismo, mi dice amareggiata: «A che serve lavorare tanto, se poi i premi arrivano uguali per tutti?». Meditate professori, meditate... Voi che giocate al ribasso e arrotondate per difetto i voti, attraverso elaborati calcoli di media matematica, se vi ritrovate a valutare alunni con diverse ottime prestazioni e magari una sola mediocre; viceversa, siete pronti a sollevare voti bassi per mandare avanti i furbi e gli asini. Perché siete così severi e meticolosi con i bravi studenti e magnanimi con i pigri? Non lamentatevi se nel corso degli anni si va verso l'appiattimento totale... L'avete fortemente voluto! Lettera firmata Chiudono le scuole, è tempo di bilanci e, spesso, di recriminazioni.

Ringraziamo la lettrice che ha condiviso con L'Unione Sarda la propria delusione e quella di sua figlia. Non è semplice spiegare a una ragazza che si è impegnata durante l'anno scolastico per quale motivo siano promossi anche i compagni che non hanno fatto pressoché nulla. Non è facile, perché un adulto ha la consapevolezza che questo può essere l'antipasto dei bocconi amari che giungeranno dal mondo del lavoro e dalla vita. Eppure, cara signora, la delusione può spronare sua figlia a fare ancora meglio. Un insegnante severo e meticoloso può rivelarsi una benedizione. Il docente magnanimo con i pigri, in realtà, danneggia solo questi ultimi, cullandoli nell'illusione che si possa aggirare gli ostacoli piuttosto che affrontarli. Avranno, prima o poi, un brutto risveglio. Magari quando saranno bocciati ai test d'ammissione all'Università. E dovranno affannarsi a recuperare il tempo perduto.
Daniela Pinna
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 22 – Provincia di Cagliari
Monserrato. Il sindaco diessino traccia il programma della sua amministrazione
«Sarò io il garante dell'autonomia»
Il piano di Sini: ospitalità diffusa per sfruttare l'Università
Il sindacalista prestato alla politica farà il sindaco per cinque anni. Vittoria senza appello a fine maggio, sessanta per cento a lui e all'Unione. Smaltita la sbornia della festa, Marco Sini - ex direttore della Legacoop, per otto anni segretario della Camera del lavoro - sta affrontando le prime emergenze. «È stato fatto molto in passato, la città è cambiata in meglio. Ora puntiamo sulla programmazione strategica, cui abbiamo aderito». Di che cosa si tratta? «Abbiamo presentato diversi piani integrati. Sette, con la Provincia e con i Comuni vicini, sull'inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati». Tutto qui? «No. C'è un altro piano presentato con Comune di Mandas, Provincia e FdS sulla valorizzazione del trenino verde. Un altro con Cagliari sull'ambiente, per rilanciare la zona umida e costruire impianti sportivi nell'ex aeroporto. Infine due progetti con Università e sindacati, sull'ospitalità diffusa per la promozione dell'offerta ricettiva a studenti e docenti». Tornando indietro alle elezioni, attendeva un successo così largo? «Coglievo un orientamento favorevole, ma non di questa proporzione». Nominare la Giunta è stato un compito più arduo del previsto? «È stato complesso mettere tutte le tessere al loro posto». La scelta dell'assessore Giorgi, segretario regionale del PdCi, non è piaciuta agli autonomisti più convinti. «È una scelta di garanzia, che tutti devono rispettare. L'autonomia si tradisce in ben altri modi». Comunque qualche grana l'ha avuta... «Magari c'erano più richieste per lo stesso assessorato, ma alla fine sono soddisfatto: tre assessori su sei sono donne, la Giunta è nuova di zecca». Nominerà il suo vice con il criterio della rotazione. Perché? «Per rispetto verso le forze della coalizione. Ma non abbiamo ancora stabilito tempi». I rapporti con l'opposizione saranno corretti? «Usciamo da una campagna elettorale civile. Questo atteggiamento sarà preservato in aula nella distinzione dei ruoli». Ci sono già proteste: via Giulio Cesare bloccata per lavori non piace a nessuno. «Le opere pubbliche portano disagi. Faremo in modo di limitarli». L'incompiuta che le piacerebbe completare? «La scuola Cries, perché postula uno sviluppo dei rapporti di cooperazione con l'Università». Una promessa. «Posso garantire impegno e lavoro. Sarò il garante dell'autonomia».
Lorenzo Piras
 
4 – L’Unione Sarda
Pagina 7 – Cronaca regionale
pronta la legge
A luglio il riordino del servizio sanitario
La proposta di legge sulla tutela della salute e del riordino del servizio sanitario della Sardegna, approvata giovedì dalla commissione Sanità, approderà a luglio in Consiglio regionale. Lo annuncia il presidente della commissione Sanità, Pierangelo Masia (Fas), sottolineando l'importanza di un testo che - afferma - «consentirà di recuperare i ritardi maturati nelle passate legislature». Tra le novità, l'istituzione dell'Agenzia regionale della sanità, organismo tecnico-scientifico con compiti di supporto dell'assessorato e del Consiglio, la programmazione e l'organizzazione delle Asl sarde, la regolamentazione della ricerca e della formazione biomedica, la tutela del diritto del cittadino e il nuovo sistema di accordi che sostituirà le vecchie convenzioni. La commissione incontrerà i rappresentanti delle categorie sanitarie, i sindacati e le università per un confronto sulla legge, il cui testo, composto da 32 articoli, sarà ora inviato alle commissioni Enti locali e Bilancio per le osservazioni di merito prima dell'approdo in aula, e al Consiglio delle autonomie locali.

 
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 35 - Cultura e Spettacoli
Il ritrovamento è avvenuto nell’area di Fizza Ona, lungo la strada provinciale che collega Alà dei Sardi a Padru
Rocce granitiche di 300 milioni di anni fa
Lo scopritore Sergio Ginesu: «E’ un esempio davvero unico in Sardegna»
GIOVANNI GELSOMINO
ALA’ DEI SARDI. «Un documento geologico di 300 milioni di anni fa»: non hanno dubbi Sergio Ginesu, professore universitario a Sassari nell’istituto di Scienze geologico-mineralogiche, e il suo collaboratore Francesco Sechi sulla scoperta avvenuta a Fizza Ona, località lungo la strada che collega Alà dei Sardi a Padru, in una zona interna sulla direttrice su Punteddone - sas Chirinas. Al centro della ricerca, un affioramento granitico ancestrale che domina l’altopiano di Pedrabianca e si sviluppa a una quota di oltre 500 metri. «Nella guglia di granito, quasi mascherato dalla vegetazione, appare all’improvviso una forma a tafone - dice Ginesu, che della scoperta scriverà sulla rivista Alamanacco Gallurese in edicola dalla prossima settimana - E’ una struttura geologica del tutto particolare: nel suo genere e nella sua spettacolarità, costituisce un esempio unico per la Sardegna ma assai raro per tutto il pianeta. Basti pensare che si contano sulle dita di una mano gli esempi nel mondo dove è possibile osservare con altrettanta spettacolarità il fenomeno di Fizza Ona».
 Di che cosa si tratta? Geologicamente, l’area di Fizza Ona è in un corpo magmatico a composizione granitica, che si trovava a rilevante profondità dalla superficie terrestre, nell’ordine di diverse migliaia di metri. Il processo di raffreddamento di questo magma è durato diversi milioni di anni. Si pensi a un vulcano e al magma che, risalendo in superficie, rivela agli esperti una storia lunga e complessa. «Nel tafone - prosegue Ginesu - sono rappresentate strutture sferoidali e sub-ellitiche, di dimensioni non superiori ai 60 centimetri. L’intera parete risulta tappezzata da queste strutture, legate fra loro da un impasto costituito dal magma che ancora fluido trascinava i frammenti già cristallizzati del magma precedente. Il risultato di questo processo, si può ben interpretare dall’attenta osservazione dei singoli sferoidi e dalla progressiva differenza tra le porzioni interne e la massa inglobante esterna. Si osserva come lo sferoide sia limitato, quasi come un guscio d’uovo, da una corona verdastra di qualche centimetro di materiale granitico a grana finissima e in origine vetrosa».
 Grazie a questa scoperta è stato così possibile stabilire l’età stessa della roccia: «La presenza dei graniti rivela una storia molto antica dei terreni dove affiora - è la conclusione di Ginesu -. Poterli osservare in superficie costituisce un fatto di per sé singolare. Registriamo l’evoluzione dei magmi e di processi di raffreddamento verificatisi in un lungo intervallo di tempo molti chilometri al di sotto della superficie. Ciò suggerisce l’importanza scientifica dell’area che si configura come un raro geomorfosito, termine che identifica una località dalle peculiarità geomorfologiche e petrografico-mineralogiche tali da renderla di particolare interesse naturalistico. Quindi da considerare protetta e da valorizzare per facilitarne la fruizione turistica e scientifica». Altre interessanti scoperte in qualche modo simili nel promontorio di Capo Testa.
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 33 - Cultura e Spettacoli
Squali bianchi? Non solo nei film ma anche nel mare sardo
Tante segnalazioni documentate con una nuova ricerca scientifica. Nessun pericolo per i bagnanti
Lo squalo bianco in Sardegna? La domanda può sembrare poco credibile, ma allo stesso tempo sufficiente a provocare un brivido lungo la schiena. Invece, suggestioni a parte, il Charcarodon carcharias, la famigerata «morte bianca» protagonista di tanti romanzi e film, non è una novità nelle acque dell’isola. La sua presenza è stata più volte segnalata, dai secoli scorsi fino ai giorni nostri. E ora lo spiega bene il progetto Sled, Sardinian Large Elasmobranch Database. L’hanno curato i ricercatori Benedetto Cristo, Tiziano Storai, Luca Zinzula, Marco Zuffa e Antonello Floris in collaborazione con l’università di Sassari, l’istituto di Scienze e biologia marina di Olbia, il laboratorio DNAquA di Cagliari e il museo di Scienze di Pescia.
 Lo Sled è stato avviato da un triennio. Dopo un primo monitoraggio delle 26 specie di squalo nei mari sardi, approfondita indagine storica sulla presenza dello squalo bianco, ricerca mai svolta prima d’ora. Ebbene, i risultati sono stupefacenti: dal 1879 fino al 2001 la tabella dello Sled ha registrato 15 segnalazioni, estrapolate da foto, testimonianze, documenti, catture e reperti osteologici (denti e mascelle). In proposito, ha destato meraviglia la scoperta di una collezione privata di tre mascelle di squali catturati a Capo Testa in epoche diverse, con denti superiori ai 5 centimetri. Altre segnalazioni riguardano le isole sulcitane (i primi due casi storici, nella tonnara dell’Isola Piana nel 1879 e 1882; l’ultimo, una “predazione su tartaruga” nel 1997). Altre ancora Capo Testa (dal 1959 fino al 1996, anno nel quale si segnala un attacco a un’imbarcazione). Le restanti Stintino, Porto Conte, Santa Caterina di Pittinuri e Torre delle Stelle (ultimo avvistamento in mare, non distante dalla costa, nel 2001).
 Sono stati rilevati esemplari superiori ai 6 metri, catturati a Capo Testa (1975) e Stintino (1999). Tutto ciò senza contare quegli esemplari sfuggiti alla ricerca o rimasti sconosciuti alle cronache. A volte, infatti, lo squalo bianco passava semplicemente per squalo, pescecane o «pesce cattivo» (così chiamato da pescatori e tonnarotti). Nella maggior parte dei casi gli squali bianchi sardi sono incappati nelle reti delle tonnare, segno inconfutabile che il grande predatore è spinto vicino alle coste dalla presenza dei tonni, non disdegnando pesci spada e tartarughe. I periodi in cui si è fatto notare vanno da febbraio a maggio, fino ad agosto e settembre. Predilige le acque settentrionali e meridionali dell’isola. A questo punto, qualcuno potrà chiedersi se i bagni sono a rischio. Ma l’assenza di attacchi a esseri umani e la sporadicità degli avvistamenti fanno tramontare la sinistra ipotesi. Resta il fatto che la presenza del «grande bianco» nei mari sardi è una realtà che va salvaguardata. Sia per la rarità della specie (tutelata da normative internazionali) sia per la biodiversità marina dell’isola. (s.r.)
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 17 - Sassari
Agraria, sessanta anni di crescita
L’importante traguardo celebrato dalla facoltà universitaria
La cerimonia al palazzetto dello sport con le autorità e i laureati dal 1947 a oggi, tra i quali il sottosegretario Bruno Dettori
SASSARI. Una festa in grande stile per la facoltà di Agraria che compie 60 anni. Al palazzetto dello sport in tantissimi sono accorsi per onorare questa “festa di famiglia - come l’ha definita il rettore Alessandro Maida - dedicata a una delle undici figlie dell’ateneo turritano che arriva a celebrare il sessantennale colma di meriti per il suo ruolo centrale nello sviluppo dell’isola”. Un compleanno trascorso con il sindaco Gianfranco Ganau, col presidente del consiglio regionale Giacomo Spissu, col preside della facoltà Pietro Luciano e molti altri che hanno ricevuto il titolo di dottore proprio nella facoltà di Agraria.
 E due laureati di eccellenza: il sottosegretario all’Ambiente, Bruno Dettori e il senatore Beppe Pisanu, ex ministro dell’Interno.
 «Questa ricorrenza rappresenta un momento di grande emozione per chi come me si trova a ricoprire un ruolo importante cercando di onorare un percorso formativo - ha affermato Bruno Dettori - tra i tanti maestri che mi hanno insegnato l’impegno, il rigore e la capacità di andare sempre avanti. La facoltà d’Agraria ha saputo formare negli anni delle figure che hanno operato a livello regionale, nazionale e internazionale. C’è ancora molto da fare nel piano dello sviluppo rurale in Sardegna, ma la facoltà di Agraria ha tutte le carte in regola per assumere un ruolo centrale».
 Anche Beppe Pisanu ha posto l’accento sull’importanza del corso di laurea per una regione che fonda le sue radici economiche proprio sull’agricoltura.
 Una facoltà che dal 1946, anni in cui fu istituito in via provvisoria il primo corso di laurea grazie all’impegno dell’allora sottosegretario all’Agricoltura Antonio Segni, ha saputo evolversi “subendo una profonda trasformazione, attraverso il passaggio da un concetto limitato alle produzioni a nuovi contenuti formativi sempre più orientati verso le biotecnologie, le innovazioni tecnologiche e la gestione delle risorse”, come ha sottolineato nel suo intervento Salvatore Barbagallo, presidente della conferenza dei presidi delle facoltà di Agraria.
 Ma se all’indomani della seconda guerra mondiale la nascita del corso di laurea stava a significare non solo una ritrovata voglia di crescita, ma anche la volontà di valorizzare lo sviluppo economico di una regione allora arretrata e povera come la Sardegna, oggi la facoltà si trova ad affrontare sfide di altra natura, ma altrettanto importanti.
 «La difficoltà dei prodotti agroalimentari sardi di raggiungere i mercati esteri e la frammentazione delle aziende dell’isola sono solo alcuni dei punti deboli della nostra regione - ha affermato l’assessore all’Agricoltura Francesco Foddis -. Per questo è fondamentale che i prossimi obiettivi strategici siano orientati a una qualità sempre più elevata, a pratiche agricole rispettose dell’ambiente e a un miglioramento della qualità della vita attraverso lo sviluppo dei territori dal punto di vista infrastrutturale e dei servizi alle imprese. L’agricoltore deve di nuovo essere al centro di questo processo: per questo ci auguriamo che in futuro ci sia un numero sempre maggiore di imprenditori laureati in Agraria».
 Una realtà che in 60 anni è cresciuta costituendo un punto di riferimento e un polo di alta formazione del nord Sardegna, “lavorando in sinergia con il territorio, il mondo produttivo e quello occupazionale”, ha precisato il sindaco Ganau. Ma soprattutto riuscendo ad attirare nuovi giovani iscritti e creando nuovi sbocchi lavorativi. Un indubbio segno che la facoltà è ancora apprezzata, proprio come nel 1946, quando in tanti accolsero favorevolmente la sua nascita. Come Elio Caria, forse uno dei più anziani agronomi presenti all’incontro, laureatosi nel 1951, che nonostante l’età non è voluto mancare all’incontro con i vecchi colleghi dell’Università.
Valentina Careddu
 
IL PRESIDE
«Vogliamo rendere competitivi i futuri imprenditori agricoli»
SASSARI. Una rimpatriata tra tanti vecchi amici dell’università, ma anche un’occasione importante per riflettere sulle trasformazioni in atto nel corso di laurea. Il preside di Agraria, Pietro Luciano, non nasconde la soddisfazione per la grande affluenza di docenti, studenti e ex studenti alla festa. Una serie di interventi hanno ripercorso la storia dell’agronomia sarda e tracciato il profilo della facoltà. E’ emerso un corso di laurea che in 60 anni, non ha conosciuto crisi, segno della capacità di sapersi adeguare ai tempi. «Sono oltre duemila i laureati in agraria - afferma con orgoglio Pietro Luciano - e quest’anno gli iscritti sono 1300. La facoltà ha dato in passato all’agricoltura sarda un’ ampia schiera di tecnici e funzionari; oggi la sfida è di riuscire a preparare una nuova classe di imprenditori agricoli, capaci di ottenere produzioni rispondenti ai più elevati standard di qualità e di saperle collocare sul mercato internazionale sfruttando i più moderni canali commerciali». Proprio per raggiungere questi obiettivi, la facoltà ha differenziato la sua offerta formativa per adeguarla alle esigenze di mercato. «I nostri giovani laureati sono la risorsa su cui puntare per diffondere nuove tecniche di conservazione della natura - ha concluso il preside - nella consapevolezza che la vera ricchezza della Sardegna sono le risorse ambientali». (va.c.)
 
 

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