Martedì 20 giugno 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
20 giugno 2006
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 4 articoli delle testate: L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna 

 
1 – L’Unione Sarda
Lavoro e opportunità – pag. 19
Istituito a Cagliari da Università e Centro per le imprese
Beni culturali, master per manager
Un master per manager dei beni culturali, ambientali e del turismo è stato istituito dall'Università di Cagliari in collaborazione con il Centro del restauro e il Centro servizi promozionali per le imprese. Il corso, che sarà presentato lunedì 26 a Cagliari (via Sant'Alenixedda 2, alle 9,30) dal professor Francesco Mola, direttore del Dipartimento di economia dell'Università di Cagliari, si propone di soddisfare la domanda crescente di profili professionali con funzioni dirigenziali all'interno di amministrazioni pubbliche, aziende, istituzioni impegnate nella tutela, conservazione e valorizzazione dei beni culturali e ambientali, agenzie per lo sviluppo del turismo e la promozione di risorse turistico-ambientali. Le domande di partecipazione al master di primo livello in "Management dei beni culturali, ambientali e del turismo" devono essere presentate entro giovedì, 6 luglio. Il bando con la scheda di ammissione può essere scaricato in formato pdf dal sito del Centro Servizi: http://www.csimprese-ca.net/formazione/2006-beniculturali.pdf. Per informazioni rivolgersi a Gianluca Palomba, 070.34996.310.
 
 

 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 29 - Cultura e Spettacoli
A Sassari un convegno internazionale promosso dall’università ha richiamato studiosi e giuristi da tutta Europa 
Le frontiere dello sviluppo sostenibile 
Serve un quadro di riferimento globale per una migliore tutela del territorio 
SASSARI. «Lo sviluppo sostenibile è ancora visto come un concetto vago che ognuno tira dalla propria parte, ma quando si prendono decisioni importanti sulla tutela del territorio bisogna ricordarsi che esistono punti fermi a livello internazionale». A sostenerlo è Paolo Fois, docente di diritto internazionale nell’università di Sassari e organizzatore di un convegno che ha richiamato giuristi da tutta Europa. L’incontro, voluto dalla società di diritto internazionale, ha messo per due giorni a confronto le idee e le nuove frontiere dello sviluppo sostenibile nel diritto dell’ambiente. Un quadro di riferimento globale per capire, con l’aiuto di politici, docenti e internazionalisti, che cosa stiano facendo in concreto gli Stati per garantire la tutela del territorio.
 L’Italia si è adeguata alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Ma il documento firmato a Montego Bay nel 1982 ha avuto spazio nella legge italiana solo a febbraio di quest’anno. Come ha spiegato Angela Del Vecchio della Luiss di Roma, il testo ha tre scopi: la prevenzione dell’inquinamento del mare, la tutela dei mammiferi marini e la protezione del patrimonio archeologico e storico nascosto sott’acqua. Con questa legge nascono le «zone di protezione ecologica», spazi che vanno oltre le acque territoriali italiane e che lo Stato si impegna a preservare attraverso accordi bilaterali con altri Paesi. La spinta maggiore ad adottare il provvedimento è arrivata dalla Francia che, insieme a Spagna e Croazia, aveva già messo in moto un meccanismo simile.
 Le discussioni più controverse sono nate proprio attorno al concetto di sviluppo sostenibile. «E’ composto di tanti elementi - ha spiegato Massimiliano Montini dell’ateneo senese - perché nasce dall’integrazione di tre ambiti: economico, sociale e ambientale». Il docente ha voluto sottolineare il legame tra questo principio e l’applicazione del protocollo di Kyoto. Il documento che punta alla riduzione delle emissioni di gas nocivi per l’ambiente prevede anche occasioni di crescita nei Paesi meno sviluppati: gli Stati che aderiscono al protocollo possono proporre progetti con cui ridurre l’inquinamento all’estero. «Qualche Paese che dovrà ospitare questi investimenti ha capito di avere un’occasione e ha posto criteri molto rigidi per accettarli». Uno di questi è il Costa Rica, ma anche Stati con territori sterminati hanno deciso di sfruttare questa carta a proprio vantaggio: «L’India è stata l’unica - ha aggiunto Montini - a inserire anche criteri minimi per la tecnologia». In questo caso il rispetto per l’ambiente ha permesso proprio ai paesi meno sviluppati di avere voce in capitolo.
 Il problema di fondo in questi casi è che le convenzioni e i trattati sull’ambiente sono numerosi, ma non sempre ci sono sanzioni per chi non rispetta le regole. Anzi, spesso l’impunità è proprio una delle condizioni preferite per la ratifica. Prevale l’idea che il mancato rispetto non sia un danno per un solo Stato ma per tutti. Così le controversie si risolvono con metodi alternativi. Eppure ultimamente qualcosa sta cambiando: «La Commissione europea - ha spiegato Tullio Treves dell’università statale di Milano - è riuscita a portare la Francia davanti alla Corte di Giustizia europea per non avere rispettato un protocollo sull’ambiente e a farla giudicare inadempiente».
silvana porcu
 
3 - La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Sassari
Fiume Santo, ripresi gli scavi per cercare la storia dell’uomo 
ARCHEOLOGIA Dopo uno stop di quasi 10 anni 
PORTO TORRES. È ripresa, dopo un’interruzione durata quasi dieci anni (se si escludono i lavori di preparazione della scorsa estate), la campagna di scavi nel giacimento paleontologico di Fiume Santo.
 Un sito che nel passato ha riportato alla luce i reperti dell’ominoide «Oreophiteco» e che, in questi giorni, sta rivelando nuove scoperte.
 Una squadra composta da docenti, ricercatori e studenti dell’Università degli studi di Firenze, coordinata dal professor Lorenzo Rook e dall’ingegner Luciano Trebini, direttore del settore paleontologico della Soprintendenza archeologica di Sassari, è già al lavoro per estrarre dal sito i blocchi di terra dai quali potranno essere enucleati nuovi fossili.
 In questa settimana, i paleontologi hanno già rinvenuto alcuni interessanti reperti: denti e frammenti di ossa di antilope, giraffa, ghiro, topo e coccodrillo, la vertebra di un serpente e, soprattutto, un altro dente di Oreopitheco, l’ominoide del tardo Miocene che, secondo alcuni studi, potrebbe rappresentare un importante anello per lo studio della linea evolutiva dell’uomo.
 «Generalmente - ha spiegato il professor Lorenzo Rook, dell’Università di Firenze - i primati non sono le forme dominanti all’interno di un ecosistema. In questo sito paleontologico però gli esemplari sono tantissimi ed è per questo che l’area riveste una grande importanza scientifica».
 L’unico altro sito del Mediterraneo che ha riportato alla luce i resti di questa scimmia antropomorfa si trova in Toscana. Ed è anche per questo motivo, che l’Università di Firenze ha deciso di partecipare, insieme alla Soprintendenza di Sassari, a questa nuova campagna di scavi.
 Attualmente però, gli unici fondi che sono stati messi a disposizione dell’equipe paleontologica provengono dai finanziamenti dell’Endesa, del National Geographic e dell’Università di Berkeley in California.
 «Le ricerche paleontologiche nel sito di Fiume Santo infatti - ha spiegato Rook - rientrano in una discussione scientifica di livello internazionale. La presenza nel sito della scimmia Oreopitheco conferisce un valore aggiunto al giacimento e dà a questo progetto un’importanza che supera i confini nazionali».
 La squadra di paleontologi continuerà a lavorare nel sito di Fiume Santo sino alla fine di questa settimana. Gli scavi ripartiranno sicuramente a settembre e, a seconda dell’entità dei finanziamenti, sarà possibile estendere l’area di scavo.
 «Il nostro obiettivo per il prossimo anno - ha spiegato il direttore del settore paleontologico, Luciano Trebini - sarà anche quello di valorizzare questo sito attraverso l’organizzazione di visite didattiche rivolte alla scuole, la stesura di pubblicazioni scientifiche e la creazione di sale dedicate all’esposizione dei nuovi reperti».
Federica Cubeddu 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Brevi
ASSEMINI. Nell’aula consiliare, s’è svolto il convegno sulla Terza età dal titolo eloquente: «Fare della vecchiaia un’età ricca di vita e non una malattia inesorabile». All’iniziativa, promossa dall’assessorato comunale alle politiche sociali in collaborazione con la Consulta degli anziani, ha partecipato Angelo Balestrieri, direttore del dipartimento assistenziale e Antonella Mandas, responsabile del centro di geriatria del Policlinico universitario di Monserrato. (ll)
 

Questionario e social

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