UniCa UniCa News Rassegna stampa Venerdì 10 novembre 2006

Venerdì 10 novembre 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
10 novembre 2006
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 6 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna  

 
1 – L’Unione Sarda
Politica Italiana Pagina 7
i rettori
«Con questi tagli gli atenei moriranno»
RomaSi può «stringere la cinghia». Ma non fino a restare «soffocati» dalla mancanza di risorse, che impedisce il funzionamento degli atenei. Il grido d'allarme arriva dal presidente della Conferenza dei rettori, Guido Trombetti. Un'analisi impietosa, la sua: «Mancano i soldi per il giorno per giorno, per i fitti, per i sussidi didattici». La Finanziaria «va bene nella parte normativa, ma sulle risorse non c'è proprio». Oltre ai 250 milioni di euro fatti fuori dal decreto taglia-spese di Bersani ne mancano almeno altri 200 sul fondo di finanziamento ordinario per il 2007. E con questa situazione è prevedibile, dice Trombetti, che alcune università «non riusciranno a chiudere i bilanci». Tutto questo, aggiunge, mentre per tornare al livello di cinque anni fa manca un miliardo e sugli investimenti l'Italia arranca rispetto all'Europa. Ma sui tagli l'allarme trova sponda nel ministro dell'università Fabio Mussi: «C'è ancora qualcosa nella Finanziaria che si può modificare ed è soprattutto il taglio ai consumi intermedi, una batosta pesantissima che toglie elementi fondamentali di vita quotidiana agli atenei».
 
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari Pagina 53
Asl e Università, lite sul mattone
Sassari. Nessuno dei due enti ha intenzione di investire denari e strutture fuori dal perimetro cittadino
Futuro urbanistico: istituzioni vicine allo scontro
Ieri in Commissione urbanistica comunale, Ateneo e Azienda sanitaria hanno dettato al Comune le richieste per il futuro Puc (Piano urbanistico comunale), e hanno disegnato ciascuna una Sassari diversa
Università e Asl vicine allo scontro sullo sviluppo futuro di Sassari. Ieri in Commissione urbanistica comunale, Ateneo e Azienda sanitaria hanno dettato al Comune le richieste per il futuro Puc (Piano urbanistico comunale), e hanno disegnato ciascuna una Sassari diversa. Di sicuro nessuno dei due enti ha intenzione di investire denari e strutture fuori dal perimetro urbano: la Asl ha detto no all'eventualità di costruire un nuovo ospedale con tutti i servizi annessi in un'area periferica, da individuare con il Puc; l'Università preferirebbe accantonare l'idea di un vero e proprio campus fuori città, optando invece per una presenza più incisiva nel capoluogo e nelle altre città (vedi Alghero) dove hanno sede le sue facoltà. Dopo avere marcato visita alla convocazione della scorsa settimana, i rappresentanti di Asl e Università ieri si sono presentati puntuali alla riunione della Commissione urbanistica comunale. Puntuali e con l'intenzione di mettere subito in chiaro programmi e urgenze dei due enti. Alle 9 arrivano nella sala Consiglio di Palazzo ducale i tecnici dell'Azienda sanitaria sassarese, con in testa il direttore amministrativo, Giovanni Mele. Al cospetto della Commissione, presieduta dal diessino Gian Paolo Mameli, Mele elenca i progetti dell'Azienda: dal recupero delle strutture nell'ex manicomio di Rizzeddu, al potenziamento degli ambulatori dell'ospedale Conti (fra poco sarà inaugurata una nuova ala), al ridimensionamento progressivo del complesso sanitario di San Camillo. «Non abbiamo bisogno di grandi spazi», puntualizza Mele. A esporre in maniera più esplicita le urgenze Asl davanti al nuovo Puc è il responsabile dell'Ufficio tecnico, Gianmario Caria: «Con il Puc il Comune deve darci una mano sul versante parcheggi. Si potrebbero individuare una serie di aree attorno agli ospedali da vincolare a parcheggi. In questo modo noi potremo trattare la cessione di queste aree senza rischiare speculazioni». Il riferimento è all'area di proprietà dell'Università in viale Italia, a lato del parcheggio Atp. Solo che lì Maida annuncia di voler realizzare un centro di accoglienza e orientamento per gli studenti. Sollecitati dal consigliere della Margherita, Alberto Galisai, «serve che il Puc individui una zona da destinare a città della salute, una soluzione per il futuro», Mele e Caria precisano che la cittadella sanitaria esiste già, «si tratta solo di riconoscerla e perimetrarla. È compresa fra viale Italia e viale San Pietro e lì è necessario disciplinare la viabilità con una zona semipedonale». Alle 10 è il turno dell'audizione con l'Univerità, e a rappresentarla arriva addirittura il rettore, Alessandro Maida, accompagnato dal preside di Architettura, Giovanni Maciocco, e dal responsabile dell'ufficio tecnico, Giuseppe Gaeta. Le richieste sono ancora più esplicite. L'università punta molto sul Parco scientifico e tecnologico a Piandanna, e sulle strutture che stanno sorgendo attorno all'orto botanico. L'Ateneo ha investito molte risorse su quel sito, ma ora si trova di fronte un tappo: la presenza delle ferrovie blocca lo sviluppo del Parco e tutta l'idea di città che ruoterebbe attorno. Vincenzo Garofalo (Unioneonline)
 
3 – L’Unione Sarda
Economia – Pagina 13
Due strade dopo la fine dell'analogico: canali terrestri senza costi e satellite a pagamento
Digitale, una piattaforma e tante Tv
Tasca (Nova): «Sulla pubblicità decida il Consiglio regionale»  
Il processo di trasformazione della Tv italiana accelera. Con il passaggio al digitale, previsto per la Sardegna e la Valle d'Aosta il primo marzo del 2008, quando sarà spento il sistema analogico di trasmissione, sarà possibile avere un unico sistema digitale nel quale integrare tre diverse piattaforme: il satellite, il segnale terrestre e la Tv su internet. Senza dimenticare poi i telefonini. Ma ci saranno anche differenze, basate sui costi: nessuna spesa per il digitale terrestre, a meno dei servizi pay per view di Mediaset o di La 7, a fronte della tv satellitare, che invece resta ancorata al pagamento di un canone di abbonamento, se si sceglie la piattaforma Sky. italia digitaleLo spegnimento dell'analogico e il trasferimento al digitale sono sempre più vicini e in Sardegna si avrà anche un antipasto dal primo marzo 2007, quando tre reti (una per Mediaset, una per la Rai e una per La 7), andranno solo sul digitale terrestre. «È il segno che il processo di digitalizzazione ormai è accettato da tutti», spiega Piero De Chiara, numero uno del Comitato Italia Digitale, del quale fanno parte tutti i gruppi televisivi che puntano alla nuova Tv, «e si è capito che si possono integrare diverse piattaforme». Lo dicono i numeri: il 77% dei sardi è già sul digitale, terrestre o satellitare, «ma a marzo il livello dell'80% fissato per lo switch-off verrà superato», aggiunge De Chiara. Le differenze però ci sono: «Il digitale terrestre, la cui copertura sul territorio sarà uguale all'analogico, resterà più libero: chi vuole la tv in chiaro dovrà optare per questo sistema, mentre chi potrà permetterselo avrà il satellite. E sull'interattività devo dire che oggi, quanto meno sul fronte dei servizi al cittadino, è maggiore quella del digitale terrestre». Le televisioniNon c'è tempo da perdere, dunque. E le emittenti locali lo sanno. «Non possiamo fare concorrenza sui prezzi», spiega Alberto Tasca, editore di Nova Tv, «ma le televisioni dovranno cambiare pelle e puntare sulla qualità». La battaglia sui contenuti, dunque, sarà fondamentale. Ma non solo: «È giusta la strada fissata dal ministro di porre un limite ai gruppi nazionali, per redistribuire la pubblicità sulle Tv locali, e la spesa per la pubblicità istituzionale deve essere decisa non dagli organi esecutivi, ma da quelli legislativi. Ci sarebbero meno pressioni sulla stampa». Le nuove offerte studiate dalle televisioni, compresa la nuova accelerazione di Sky, tuttavia, «rappresentano una spinta importante verso la digitalizzazione», osserva Bepi Anziani, direttore di Videolina, «noi siamo l'unica Tv presente su entrambe le piattaforme digitali, terrestre e satellitare, oltre all'analogico. Devo dire però che la gestione dei canali ha ancora costi troppo alti sul satellite, mentre l'offerta sul digitale terrestre è più ampia, e noi abbiamo già attivato un canale mosaico. L'analogico sta morendo e i tempi verranno rispettati perché così va il mercato». (g. d.)
 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
«Due corsi di laurea in città sono troppi», sit-in degli studenti di Comunicazione 
SASSARI. «Due corsi di laurea in scienze della comunicazione in città sono troppi. In più, all’unica laurea specialistica non possono accedere tutti. Per questo proponiamo la fusione dei due corsi, l’attivazione di più corsi di laurea magistrale e l’accesso senza debiti formativi». Sono le richieste dell’associazione «Fontamara per la Rete studentesca» che ieri mattina hanno fatto un sit-in all’ingresso della facoltà di Lettere e Filosofia.
 Al termine del sit-in, al quale ha partecipato una ventina di studenti, i rappresentanti dell’associazione hanno fatto una raccolta di firme, da allegare al documento che invieranno alla direzione dell’ateneo e alle istituzioni.
 «Attualmente nell’ateneo sono presenti due corsi di laurea appartenenti alla classe 14, che danno la stessa qualifica e offrono i medesimi sbocchi professionali - si legge nel documento dell’associazione degli studenti -. Questo potrebbe avere senso in una grande città. Ma a Sassari è proprio necessario questo doppione? A questo si aggiunge il limite di accesso alla laurea specialistica». Nelle attuali condizioni non sarebbe garantita la prosecuzione del percorso di studi per tutti i laureati in Scienze della comunicazione (facoltà di Lettere e Filosofica) e in Teoria e tecniche dell’informazione (facoltà di Scienze politiche). «Nonostante l’affinità dei due corsi di laurea - affermano i rappresentanti dell’associazione nel loro documento -, l’unica “specialistica” attualmente attiva è Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo, in Scienze politiche. Gli studenti del corso di laurea di Lettere, però, non possono accedervi se non con una mole enorme di debiti formativi. Mentre gli studenti che arrivano dalla laurea triennale di Scienze politiche, possono accedere alla laurea specialistica soltanto se hanno determinati requisiti (punteggio)». Gli studenti chiedono l’istitutzione di un progetto interfacoltà in Scienze della comunicazione. «Da un lato si potrebbero fondere i due corsi triennali appartenenti alla classe 14, in un unico corso interfacoltà, dall’altro si potrebbe arricchire l’offerta formativa istituendo due corsi di laurea specialistica con indirizzi e curricula differenti. L’accesso, ovviamente, dovrebbe essere libero a tutti gli studenti, senza debiti o punteggi minimi».
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 23 - Sassari
Per i neonati acqua scaldata in pentola 
Condizioni estreme nel “nido” delle cliniche universitarie 
Disagi per gli impianti ormai vecchi e per la penuria di personale 
SASSARI. È ora di cambiare il neonato e di lavarlo. Basta mettere un pentolone sul fuoco e aspettare che l’acqua arrivi alla giusta temperatura. Dopo la toilette il pupo sarà pronto per essere portato alla mamma che ha appena partorito. Peccato che la scena non si svolga in un casolare di campagna nel 1400 ma nel 2006 nel «nido» delle cliniche universitarie di Sassari.
 Sarà pure incredibile ma è vero. Per sopperire alla cronica mancanza d’acqua calda che riguarda tutto il reparto di ostetricia e ginecologia il personale si deve arrangiare come può. E se le donne che hanno appena dato alla luce un bimbo, oppure sono reduci da un intervento, sono costrette ad arrangiarsi con l’acqua fredda per la doccia o un semplice bidet, i neonati hanno necessità di attenzioni ben diverse. «Già da parecchi anni ci siamo organizzati con uno scaldabagno - dicono nel reparto guidato da Angelino Dore -. Non possiamo certo permettere che i bambini non vengano lavati alla temperatura ideale. Nei momenti in cui i neonati nel nido sono tanti e l’acqua dello scaldabagno non basta non esitiamo a scaldarla con i recipienti».
 Una situazione pazzesca che non sembrerebbe degna di una normale offerta di servizi sanitari. Il problema della mancanza di acqua calda nel reparto d’altronde è stata affrontata più volte ma senza che si sia trovata fino ad oggi una soluzione. Dipende, dicono gli esperti, dal fatto che gli impianti sono ormai stravecchi e i guasti si susseguono a ritmo sempre più sostenuto. In progetto c’è la completa ristrutturazione degli edifici che ospitano le cliniche universitarie: un progetto di notevoli proporzioni, anche economiche, che interesserà tutti gli stabili di viale San Pietro. Ma naturalmente non si tratta di un’operazione a breve termine.
 «Mi hanno comunicato che una soluzione provvisoria sarà attuata fra pochi giorni - dice il direttore della clinica ostetrica Salvatore Dessole -. Installeranno un tubo esterno che garantirà l’approvigionamento dell’acqua calda nelle nostre camere di degenza. Si spera che finiscano questi insopportabili disagi».
 La speranza è tanta ma in reparto l’umore è di tutt’altro genere. Anche perchè il «nido» sta vivendo momenti di difficoltà anche a causa della carenza di personale. In pratica, i turni serali sono attualmente coperti da una sola infermiera che quindi non può spostarsi per consegnare i bambini alle mamme nelle rispettive camere. Di conseguenza puerpere che magari hanno subito il cesareo poche ore prima se vogliono allattare i propri piccoli si devono trascinare nella camera dove sono ricoverati i bambini. Questo non succedeva neppure nel 1400.
Gabriella Grimaldi
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 23 - Sassari
L’università
Maida: «Grandi progetti nella zona di Piandanna» 
SASSARI. Questo Puc all’Università interessa eccome. E se il preside della facoltà di Architettura Vanni Macciocco parte da lontano, tirando fuori neiente di meno che il cardo e il decumano per disquisire dell’impianto urbanistico di Sassari, il magnifico rettore Maida è più pragmatico e va dritto al sodo. «Vogliamo collaborare con l’amministrazione, vogliamo dislocare dentro la città le nostre strutture. Ma a condizione che anche il Comune venga incontro alle nostre esigenze». E per chiarire meglio il concetto, aggiunge: «Altrimenti acquistiamo trenta ettari nell’area extra urbana, ci costruiamo un grande campus universitario, ci portiamo tutti gli studenti e svuotiamo la città».
 Palazzo Ducale dovrebbe dunque assecondare i progetti di espansione dell’Università, e naturalmente adeguare le linee future dell’urbanistica. Una delle zone alle quali Maida è molto interessato è la fascia perimetrale di Piandanna. «Abbiamo intenzione di costituire un polo bio-naturalistico. Ci sono due progetti ambiziosi: il primo riguarda il parco della scienza e della tecnica, sul modello di altre grandi città come Granada, Barcellona e Parigi». Si tratta sostanzialmente di una serie di attrattive, come i musei interattivi e l’orto botanico, dove i visitatori possono trascorrere ore intere affascinati dalle meraviglie della scienza. «L’altra idea è invece quella di costruire un piccolo campus universitario nell’area adiacente al nuovo tribunale». Ma proprio nella zona di Piandanna esiste un enorme ostacolo allo sviluppo. «Il Comune dovrebbe trovare una soluzione per eliminare i binari che attraversano quell’area». Si tratterebbe di prendere accordi con le Ferrovie dello Stato, di far passare le rotaie da un’altra parte, e riqualificare quella fascia magari attribuedole una nuova destinazione d’uso. In questo modo l’Università avrebbe la strada spianata per i suoi futuri sviluppi. Nel frattempo però le risorse si concentreranno sull’istituto chimico farmaceutico in via Budapest, o sulla cittadella che sorgerà nell’ex Mattatoio, senza dimenticare naturalmente il centro storico.
 L’assessore all’urbanistica Valerio Meloni ha manifestato grande apprezzamento per il contributo di idee per la stesura preliminare del Puc, e ha assicurato che la collaborazione dell’Università e della Facoltà di Architettura verrà tenuta in gran considerazione.

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie