Sabato 13 maggio 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
13 maggio 2006
Rassegna a cura dell’Ufficio stampa e web
Segnalati  10 articoli delle testate L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna

 
 
1 - L’Unione Sarda
Pagina 24 – Cagliari
Orto botanico, via il muro
Il parco che ospita l'Orto botanico non sarà più un'oasi nascosta, ma una realtà vicina alla città e ai suoi abitanti. È l'impegno preso dal Comune e dal Dipartimento di Scienze botaniche dell'università che hanno firmato un protocollo d'intesa per la valorizzazione dell'area attraverso la riorganizzazione del parco di viale Sant'Ignazio. Uno dei primi punti dell'accordo, siglato dal sindaco Emilio Floris e dal direttore del dipartimento Antonio Scrugli, è l'abbattimento del muro di cinta che sarà sostituito da una recinzione con cancellate. Il progetto, che sarà finanziato con 180 mila euro, prevede però anche altre iniziative: l'Orto botanico diventerà una delle tappe di un percorso storico, archeologico e naturalistico che unirà anche Villa Tigellio e l'Anfiteatro romano. Nel parco saranno organizzate visite guidate per i portatori di handicap e iniziative per le scuole, come laboratori didattici, giardinaggio e tecniche di coltivazione, ma l'area ospiterà anche mostre e manifestazioni di vario genere. Entro giugno sarà inaugurato un corso di disegno naturalistico. Entro l'autunno la manifestazione Arte in orto, con gli artigiani che realizzano le piante per creare oggetti. (ni. pe.)
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 43 – Gallura
San Raffaele. Il cantiere è stato chiuso per un documento che non è mai arrivato in Comune
Ospedale bloccato da una svista
La fondazione non ha firmato la convenzione
Una clamorosa svista ha provocato il blocco del cantiere del San Raffaele sardo proprio quando tutti gli ostacoli sembravano superati: la fondazione di don Luigino Verzé non ha mai riconsegnato firmata la convenzione rinnovata dal Comune
A Padrongianus era tutto pronto, la fondazione di Don Luigi Verzé, d'altra parte, qualche esperienza in fatto di costruzione di ospedali se l'ha fatta nel corso degli anni. La commissione urbanistica del comune di Olbia a marzo ha approvato la proroga della convenzione che autorizza la realizzazione di una struttura da 26 milioni di euro. Con il via libera della giunta Soru e il sostegno appassionato dell'attuale manager della Asl n. 2 Gianni Cherchi. Eppure avantieri una pattuglia composta da ispettori del Corpo Forestale e tecnici dell'ufficio anti abusi del comune ha spiegato al direttore dei lavori che il cantiere doveva essere chiuso. E così i lavori per la costruzione del San Raffaele sardo sono stati bloccati. E sul tavolo del procuratore della repubblica Valerio Cicalò è arrivata una segnalazione che descrive la vicenda in tutti i suoi passaggi burocratici. Sembrerà assurdo, ma, una firmetta che tarda ad arrivare ha provocato questo colossale pasticcio. Un'opera fortemente voluta da Giampiero Scanu, dall'attuale maggioranza di centrodestra, dalla Regione e sicuramente anche dalla città di Olbia, deve ancora attendere. Situazione incredibile e paradossale perché le decine di ettari recintati sui quali dovranno sorgere un ospedale da quasi 300 posti letto, un istituto di ricerca scientifica collegato all'università e altre strutture, brulicavano già di ruspe e operai. Ieri mattina nel cantiere, invece, alcuni rappresentanti della Diodoro Costruzioni guardavano sconsolati la collinetta sulla quale sorgerà parte del San Raffaele. Della vicenda, ovviamente, sono informati tutti, a partire dall'assessore all'urbanistica Livio Fideli, insieme ovviamente al dirigente dell'area tecnica del comune di Olbia, Antonello Zanda, e a tutti i protagonisti di una storia pluridecennale. Una possibile spiegazione del blocco dei lavori potrebbe essere questa. A marzo è stata approvata la proroga della convenzione, atto richiesto dalla fondazione ospedale San Raffaele del monte Tabor. L'iter burocratico ha consentito di rimettere in piedi una concessione datata 1990. Tutto a posto, quindi, e infatti il vicepresidente della fondazione di Don Verzè, dottor Mario Cal e il manager della Asl n. 2 Gianni Cherchi da tempo hanno iniziato a parlare della convenzione tra il polo di eccellenza olbiese e l'azienda sanitaria. È successo però che la convenzione, stando alle verifiche effettuate dagli stessi tecnici del comune di Olbia, non è stata mai firmata dai rappresentanti dell'importante istituto lombardo. E a quanto pare dal municipio di Olbia sono partite delle comunicazioni con le quali la fondazione veniva invitata a completare l'iter burocratico rimasto a metà. Sollecitazione che evidentemente è caduta nel vuoto, forse perché negli uffici milanesi la nota del comune di Olbia è andata persa o non è stata presa in considerazione. Tutte ipotesi, perché bisognerebbe anche verificare se la sollecitazione è effettivamente partita e arrivata ai destinatari. In ogni caso, ora, nel cantiere di Padrongianus si attendono gli sviluppi della situazione. Nell'arco di qualche giorno la fondazione di don Verzè dovrebbe rimettere le cose a posto, con la firma sulla convenzione. Appare comunque abbastanza strano che un ente come questo, un istituto che amministra importanti presidi sanitari in tutta Italia, possa essersi fatto sfuggire una semplicissima formalità. In casi come questi c'è chi introduce altri elementi, difficilmente dimostrabili. Di sicuro la fondazione ha sempre seguito le indicazioni del comune di Olbia, e non sembra questa una situazione che possa aver fatto cambiare l'atteggiamento dei collaboratori di don Verzè. Inoltre tutti i soggetti che a diverso titolo si sono occupati della struttura hanno interesse al successo dell'operazione. Forse si tratta soltanto di un problema di lettere e firme.
Andrea Busia
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 24 – Sulcis
Iglesias. La storia di Marco Pruna: «Costretto a investire fuori dall'Isola per avere un futuro»
Laurea in fisica, dovrà emigrare
Dal Sulcis senza lavoro fuggono anche i cervelli
Marco Pruna, ventiquattro anni, una laurea in fisica nucleare appena conseguita vorrebbe lavorare a Iglesias, la sua città, ma quasi sicuramente dovrà fare la valigia perché nel Sulcis per lui e per tanti giovani laureati non c'è futuro. Così fuggono anche i cervelli
Dopo la laurea arriva l'incertezza. È questa la sensazione che unisce molti giovani iglesienti i quali, portato a termine il percorso formativo, si trovano davanti a un bivio: restare in città correndo il rischio di veder svilito il proprio titolo di studio con lavori che poco hanno a che vedere con la laurea conseguita, oppure lasciarsi tutto dietro, amicizie, affetti, radici, e partire per costruirsi il futuro lontano dalla loro terra. Scelta obbligataUna scelta, questa, che diventa per tanti una via obbligata. Di fronte al bivio si trova anche Marco Pruna, ventiquattro anni e laurea specialistica in fisica con indirizzo teorico-nucleare, conseguita a pieni voti due settimane fa. «La laurea ? racconta ? ormai non può più essere considerata un traguardo ma un punto di partenza di un cammino che, nella realtà odierna, si presenta molto difficile». Un cammino che accomuna tutti e che ha lo stesso comune denominatore: il lavoro. Abbandonati i testi e lasciate le aule universitarie; dimenticati esami, appelli e piani di studio, il cruccio diventa la ricerca del lavoro e la realizzazione professionale. E molto spesso la legittima aspirazione a vedere riconosciuto il proprio titolo di studio, si scontra con la dura realtà di una crisi che sembra non abbia soluzione di continuità. Dopo la laurea nulla«Sto valutando ? continua il neolaureato - tutte le ipotesi che mi si aprono davanti, e non è esclusa la possibilità di partire come hanno fatto tanti colleghi e amici prima di me». Anche perché il più delle volte si tratta di una scelta alla quale non ci si può sottrarre: «Per noi laureati si tratta di valutare se, e fino a che punto, valga la pena di avventurarsi in una carriera rischiosa e comunque precaria in città o in Sardegna, oppure cercare l'inserimento in un mondo del lavoro più dinamico, stimolante e sicuro». Quindi, tradotto, salire sul primo treno e partire. La destinazione può essere il resto della Penisola oppure i Paesi stranieri. Per Marco Pruna sarebbe comunque una scelta difficile per almeno due motivi: il primo è legato ai naturali risvolti sentimentali, il secondo riguarda aspetti più pratici e attuali, come per esempio il rammarico di non poter essere messo in grado di spendere le sue competenze nella propria terra. Fuga dalla città«Andare via da Iglesias mi dispiacerebbe perché sono molto legato alla mia città e ai miei amici, e poi perché trovo grave il fatto che una persona qualificata e specializzata, affinché possa avere un futuro, debba essere sempre costretta a investire "altrove" la sua preparazione culturale e professionale. Penso che questo fatto sia un indice di malessere della società». Soprattutto se si pensa che la forzata partenza dei nostri "cervelli" non può essere intesa solo come un evolversi di situazioni singole e personali: tutto il territorio subirà, in prospettiva, un impoverimento in termini di intelligenze e potenzialità che potrebbero altrimenti dare il loro contributo alla auspicata, attesa rinascita economica e sociale.
Stefano Ardau
 
4 – L’Unione Sarda
Pagina 22 – Planaria
Economia. Rapporto sulla provincia di Oristano realizzato dall'Università di Cagliari
Futuro roseo? Non ci crede nessuno
Partecipanti molto scettici sulle previsioni di crescita del Pil
Dibattito in occasione della quarta giornata dell'economia: presenti i rappresentanti delle categorie produttive oristanesi
Nella scomoda sala delle riunioni della Camera di Commercio si respirava una atmosfera di mesta incredulità ascoltando Vincenzo Merella che esponeva il Rapporto sullo stato dell'economia della provincia di Oristano curato dalla professoressa Carla Massida dell'Università di Cagliari in occasione della Quarta giornata dell'economia. Presenti i rappresentanti delle categorie produttive oristanesi; assenti neodeputati, consiglieri regionali ed il presidente della Provincia, mentre per il Comune di Oristano partecipava l'assessore al Bilancio Fabio Porcu. Il neo presidente della Camera, Pietrino Scanu, aveva preannunciato il suo scetticismo nei riguardi delle ricadute della "progettazione integrata" in marcia in questo periodo con 700 milioni da spendere, e "i dati contraddittori", e talvolta incomprensibili, dell'economia oristanese a partire dal prodotto interno lordo provinciale degli anni scorsi e quello previsto per i prossimi anni. Il pil provincialeLo studio mette in evidenza un andamento altalenante (come le montagne russe) del prodotto interno lordo della provincia. Infatti nel 2004 l'economia oristanese ha registrato una vera e propria recessione con la riduzione del 4,9% del Pil rispetto a quello dell'anno precedente, ed un calo verticale degli investimenti del 13% . Il dato del 2005, invece torna al positivo con una crescita del 1,8% quando la crescita sarda si è fermata allo 0,4% e quella nazionale, come noto, allo 0,1%. Nonostante il calo delle esportazioni, la crescita negativa dell'industria in senso stretto, la tenuta dei servizi, ma con una bassa capacità di fare impresa ( sono solo donne a fare nuove imprese). Ma l'anno scorso, è stato anche quello in cui si è registrato il miglior risultato dell'occupazione con il più basso tasso di disoccupazione regionale. L'incredulità, maggiore, dei partecipanti si è manifestata per le previsioni future. La crescitaNon sembra vero che le esportazioni cresceranno del 23,8% tra il 2006 ed il 2009, e che il valore aggiunto dell'economia aumenterà di due punti percentuali migliorando l'occupazione. Alla fine del periodo ogni oristanese vedrà crescere il suo valore aggiunto da 12mila a 13.200 euro Tavola rotondaAntonio Masala, direttore della Banca Nazionale del Lavoro di Oristano, coordinando la tavola rotonda sul credito ha stimolato il punto di vista del direttore del Banco di Sardegna Antonio Pala che ha confermato lo stato di buona salute dell'economia provinciale pur con i suoi limiti produttivi e di specializzazione. Per il direttore della Banca Cis, Antonio Todde, i risultati per le banche sono positivi, anche se è sempre presente il lamento delle piccole imprese su i tassi di interesse e i tempi delle istruttorie dei finanziamenti. Il direttore regionale di Artigiancassa, Giorgio Ligas, ha illustrato infine, il panorama dei finanziamenti erogati alle nano-imprese artigiane.
Gabriele Calvisi
 
5 – L’Unione Sarda
Pagina 16 – Lavoro
Ricercatori e tecnici a Cagliari e Sassari
Tredici posti nelle Università sarde
Sette posti a Cagliari e sei a Sassari. Le Università sarde, pur con finalità e modi differenti, possono assumere in quanto hanno a disposizione tredici posti vacanti che dovranno essere ricoperti dopo appositi concorsi. Qui di seguito, il dettaglio delle singole proposte di lavoro cagliariL'Università di Cagliari ha messo a disposizione sette assegni di ricerca. In particolare: uno in scienze giuridiche, quattro in scienze biologiche e due in ingegneria industriale. requisitiI titoli richiesti dovranno essere conseguiti da almeno due anni e accompagnati da un idoneo curriculum, comprovato da pubblicazioni, diplomi di specializzazione, attestati di frequenza a corsi di perfezionamento post-lauream, conseguiti in Italia o all'estero, o da altri titoli. Il candidato dovrà allegare alla domanda: l'elenco in duplice copia delle pubblicazioni che si ritengono utili ai fini valutativi; il curriculum scientifico professionale idoneo allo svolgimento dell'attività di ricerca; dichiarazione sostitutiva di certificazioni; pubblicazioni, allegate in copia originale o in copia fotostatica autenticata; copia fotostatica del documento di identità. scadenzaLe domande, indirizzate al Magnifico Rettore, ripartizione concorsi, via Università 40, 09124 Cagliari, a seconda del concorso scelto, devono pervenire entro il 29 maggio. Per maggiori delucidazioni www.unica.it. sassariL'Università di Sassari ha indetto sei concorsi per l'assunzione, a tempo indeterminato, di altrettante figure professionali. Il primo concorso è finalizzato all'assunzione di un esperto in attività di "Industrial liaison office" (categoria D, area amministrativa-gestionale). Si deve inoltre assumere un assistente tecnico di laboratorio (categoria C, area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati); un assistente bibliotecario (categoria C, area biblioteche al coordinamento delle biblioteche dell'Ateneo) e un informatico (categoria C, area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati); e infine un assistente amministrativo (categoria C) e un tecnico (area tecnica, tecnico-scientifica ed elaborazione dati) per i campi sperimentali di San Quirico Fenosu (Oristano) del Dipartimento di economia e sistemi arborei dell'Università di Sassari. scadenzaLe domande vanno indirizzate al Direttore amministrativo dell'Università di Sassari, piazza Università 21, 07100 Sassari, entro domenica 28 maggio. Altre informazioni nel sito www.ammin.uniss.it/concorsi. (al.co. e r.f.)
 
6 – L’Unione Sarda
Pagina 41 – Sassari
Sassari
La carica dei dottorandi spinge l'università ai vertici della ricerca
La carica dei dottorandi spinge l'Università di Sassari ai vertici nazionali della ricerca. Una ricerca con l'iniziale maiuscola, trainata da un vero e proprio esercito di cervelli: 343 dottorandi e 86 assegnisti impegnati in progetti di ricerca e all'inseguimento di un sogno. I progetti sondano tutti i campi della conoscenza, il sogno fissa da vicino una chimera, quella di un lavoro stabile nel pianeta università. I dati e l'analisi sulla ricerca condotta dall'Università di Sassari sono stati snocciolati nel corso della seconda «Conferenza di ateneo degli assegnisti e dei dottorandi di ricerca», che si è tenuta nell'aula magna della facoltà di Scienza matematiche, fisiche e naturali, curata dal prorettore dell'Ateneo sassarese, Attilio Mastino. Quasi una convention che per un'intera giornata ha messo a confronto le centinaia di ricercatori a tempo dell'Università con i vertici dell'Ateneo e della Fondazione Banco di Sardegna, da tempo, con 800mila euro l'anno, principale finanziatrice della ricerca scientifica nelle strutture sassaresi. Due dati su tutti testimoniano i successi dei ricercatori dell'Università del nord Sardegna: la partecipazione degli allievi del professor Proto Pippia a Mosca alla missione spaziale Soyuz/ISS, e la conquista del primo posto nella classifica nazionale dell'Università di Sassari per l'area Scienze economiche e statistiche. Il Comitato italiano di valutazione della ricerca, valutando i progetti sviluppati dall'Università di Sassari nell'ambito economico e statistico, ha collocato l'Ateneo sassarese in prima posizione tra le piccole strutture: merito dei cinque prodotti giudicati eccellenti, su sette presentati, pari al 71 per cento a fronte del 13 per cento nazionale. Un risultato assoluto senza confronti in Italia. (v. g.)

 
 
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Tra Comune e Università
Orto botanico, accordo per il rilancio
 CAGLIARI. Nuova linfa in arrivo per l’Orto botanico. Un finanziamento di 180 mila euro, stanziato dal Comune, assicurerà, per il prossimo triennio, una maggior fruibilità al pubblico del polmone verde di viale Sant’Ignazio, riprendendo così una collaborazione tra università e amministrazione comunale iniziata già vent’anni fa. Gestito dal dipartimento di scienze botaniche, l’orto accoglierà iniziative didattiche e culturali oltre a garantire l’accesso gratuito alle scolaresche e agli over 65. L’accordo siglato ieri tra il sindaco Emilio Floris e il direttore del Dipartimento Antonio Scrugli, prevede la realizzazione di visite guidate per portatori di handicap, laboratori didattici attrezzati per studenti, corsi di giardinaggio e di tecniche di coltivazione, mostre e manifestazioni artistiche e culturali con presentazioni di libri e conferenze a tema. Il protocollo prevede, inoltre, l’abbattimento del muro divisorio con l’anfiteatro e la creazione di un percorso storico, archeologico e floristico che comprenderà anche la Villa di Tigellio e l’Orto botanico. Ulteriori risorse comunali, saranno destinate, invece, all’abbattimento del vecchio muro perimetrale dell’Orto botanico destinato, in tempi brevi, ad essere sostituito con una cancellata. «L’amministrazione comunale ha grandi progetti per l’Orto Botanico, in continuità stretta con l’Anfiteatro Romano e l’orto dei Cappuccini», ha sottolineato il sindaco annunciando, tra l’altro, che, da marzo 2007, saranno fruibili ai cittadini i due percorsi naturalistici di Calamosca e Capo Sant’Elia. L’Orto botanico, nato ufficialmente nel 1866, è considerato uno dei più organizzati a livello nazionale. Si estende su una superfice di cinque ettari e, attualmente, conta circa 600 alberi, 550 arbusti e 75 lianose. Le diverse collezioni di esemplari sono circa 800, mentre sono un migliaio le succulente, distribuite in parte in campo e parte in serra.
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Sardegna
Medicina: falciati i fondi per le specializzazioni
Appena 73 borse di studio per i laureati alle università di Sassari e Cagliari
Faa: «Se per l’assessore l’isola non ha bisogno di medici, i giovani devono essere preparati per lavorare altrove»
ALESSANDRA SALLEMI
CAGLIARI. Almeno un terzo dei neolaureati sardi in Medicina rischia di restare a spasso per un anno prima di entrare nella scuola di specializzazione. Vale anche per chi dimostra un livello di preparazione elevato. Il motivo del fermo è tutto economico: tre giorni fa la Regione ha comunicato che le borse di studio per i neolaureati sono 73. Due anni orsono la facoltà di Cagliari da sola ne aveva 72.
 L’anno scorso erano diventate 56 e quest’anno, con il nuovo taglio al capitolo che finanzia la legge sulle borse di studio, dovranno diventare 40 quando, per coprire tutti i neodottori cagliaritani, ne sarebbero servite 100. Stesso problema a Sassari, ma di minore entità perché la facoltà sassarese ha ricevuto un finanziamento maggiore dallo Stato e può compensare l’introito minore della Regione. I prèsidi delle due facoltà, Gavino Faa e Giulio Rosati, esprimono la più fonda preoccupazione: «Come si fa a dire a un ragazzo - commenta Faa - che si è laureato a pieni voti a giugno del sest’anno: parcheggiati per 12 mesi? Con il rinnovamento della facoltà, ormai più del 50 per cento dei nostri studenti si laurea in sei anni di grande impegno e poi gli dobbiamo dire che non si trovano 200 mila euro per assicurare a tutti l’accesso alle specializzazioni?».
 La doccia fredda è arrivata martedì scorso a Cagliari in assessorato dove i due prèsidi e il rettore di Sassari, Alessandro Maida, si erano presentati per la ripartizione. «Ormai gli studi di Medicina sono un ciclo unico - spiega Rosati - per la gran parte dei concorsi occorre la specializzazione e anche per la medicina generale ci vuole un corso che dura 3 anni. Se non c’è un numero di borse di studio che corrisponde ai giovani laureati si crea davvero un problema irrisolvibile per i singoli. Per direttiva europea alle facoltà di area medica si accede attraverso borse di studio, la ragione sta nel fatto che si vuole evitare una discriminazione tra studenti agiati e no. Lo Stato non dava abbastanza borse e la Sardegna fece una buona legge per portare il numero a un livello accettabile. Quest’anno, una volta sottratte le risorse per gli specializzandi già in corso, quello che resta non basta per tutti». Nel capitolo di spesa ci sono 4 milioni e 500 mila euro, ogni borsa è di 11 mila 303 euro, la somma per i neolaureati è di 850 mila euro. «A leggere i numeri - spiega Faa -, si vede che c’è un trend del disimpegno: da 72 siamo scesi l’anno scorso a 56 e quest’anno a 40. E oltre i laureati che non rientreranno fra i 40, ci sono quelli dell’anno scorso, 30-40 ragazzi, esclusi per il passaggio da 72 borse della stagione precedente a 56 del 2005-2006. Ci viene citato il rapporto dell’Ocse in base al quale si dimostra che la Sardegna dovrebbe laureare il doppio dei giovani perché siamo la regione europea con le percentuali fra le più basse, e poi ci troviamo con uno stop improvviso di questo genere?». I due prèsidi si trovano in sintonia anche su un altro aspetto: non è la saturazione del sistema sanitario regionale che può giustificare un blocco di tale natura. «A Sassari - dice Rosati - si mandano al Bambin Gesù neonati con un’occlusione intestinale alle 2 della notte su un aereo militare perché non ci sono abbastanza anestesisti». «Il direttore della scuola di Cagliari - aggiunge Faa - per quest’anno mi aveva già chiesto 15 borse, 7 gli arrriveranno dal ministero e quindi, dalla Regione, sarebbe stato necessario dargliene 8: i conti il direttore li ha fatti sull’analisi degli organici della sanità cagliaritana, dove, solo al Brotzu, l’anno prossimo andranno in pensione 5 anestesisti». Non ci sono solo gli anestesisti, alla Regione si afferma che i medici in Sardegna non mancano: «Io ho una specializzata in Piemonte, un altro a Liverpool e un terzo in Canada: lavorano bene e sono pagati meglio. Questo per dire che se il sistema sanitario sardo non ha bisogno di tali figure, i giovani preparati trovano lavoro fuori. Comunque - conclude Gavino Faa - credo si debba fare chiarezza su un punto: se queste figure professionali non servono, a un ragazzo bisogna dirglielo quando ha 18 anni, non il giorno dopo la laurea».
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 30 - Sassari
Una proteina fermerà i tumori del fegato
In corso all’università di Sassari uno studio finanziato dall’Airc
Al dipartimento di Biomedicina è stato assegnato un progetto da 48mila euro all’anno
di Gabriella Grimaldi
SASSARI. La cura possibile per i tumori del fegato arriva dallo studio dei meccanismi molecolari dell’organismo. Grazie alla conoscenza di questi processi è possibile arginare l’avanzare della patologia non soltanto nella fase di insorgenza ma anche il quella temutissima della formazione di metastasi. Lo sostengono gli studiosi dell’università di Sassari che stanno portando un progetto finanziato dall’Airc, l’associazione italiana per la ricerca sul cancro.
 Associazione che, domenica in diverse piazze italiane, metterà in vendita le azalee per finanziare la ricerca.
 Lo studio condotto dall’equipe guidata da Rosa Maria Pascale, nonostante i primi risultati non siano ancora disponibili, fornisce già un quadro incoraggiante sulla prevenzione dei tumori epatici e sulla sconfitta di patologie in fase più avanzata. «Le ricerche che stiamo conducendo - spiega Maria Maddalena Simile, componente del gruppo del Dipartimento di Scienze Biomediche, sezione di Oncologia Sperimentale - sono rivolte all’identificazione e allo studio di marcatori di progressione. Cioè di indicatori della velocità di crescita e dell’aggressività del tumore epatico. La capacità di crescita di una formazione tumorale primaria e delle sue metastasi, infatti, rappresenta un indicatore prezioso di quali saranno i tempi di espansione della malattia».
 I ricercatori sassaresi hanno sperimentato i loro studi sui ratti ma sono già state eseguite analoghe procedure su campioni umani di tumori epatici. Lo scopo è quello di individuare i geni (e ne sono già stati messi a fuoco tre prima sconosciuti), capaci di inibire i meccanismi molecolari fisiologici e creare una sorta di “anarchia” nella produzione di proteine ed enzimi. L’individuazione di questi marcatori consentirà di rimettere, per così dire, ordine in un organismo aggredito dal tumore.
 La diagnosi molecolare sta via via rivelando la propria utilità e ha consentito di comprendere che diverse patologie tumorali possono avere le medesime carattersitiche genetiche. Il passo successivo sarà la messa a punto di terapie personalizzate ed è su questi studi che la “Giornata dell’Azalea» impegnerà i fondi raccolti.
 Il progetto assegnato dall’Airc al dipartimento dell’università di Sassari sta dunque procedendo: i primi risultati saranno presentati entro la fine dell’anno. Alla ricerca - della durata di quattro anni - lavorano nove persone mentre il finanziamento ammonta a 48 mila euro da riconfermare di anno in anno.
 La presenza di associazioni come l’Airc nella ricerca sta assumendo vitale importanza visto che i fondi pubblici destinati a questo settore sono sempre più esigui. È anche attraverso la raccolta come quella di domenica che la ricerca viene finanziata e che la lotta alle malattie più gravi si fa più concreta.
 
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Cagliari
È previsto il coinvolgimento degli studenti di tre istituti superiori cittadini
Un progetto dell’università per favorire le iscrizioni ai corsi in materie scientifiche
SCUOLA La collaborazione degli insegnanti
GIOVANNI DI PASQUALE
CARBONIA. Le iscrizioni ai corsi di laurea nelle discipline scientifiche negli ultimi 15 anni registrano una flessione media del 50 per cento, con l’inevitabile risultato di una perdita di competitività internazionale nell’alta tecnologia. Varie sono le cause del fenomeno: in particolare è opinione ormai diffusa che occorre ripensare sia alle modalità della didattica, sin dalla scuola elementare, che ad una serie concomitante di azioni preordinate a valorizzare la scelta universitaria dei giovani, rendendo però accattivante lo studio delle discipline scientifiche. Il progetto «Lauree Scientifiche», condotto dal corso di laurea di Scienza dei Materiali di Monteponi, in collaborazione con i dipartimenti di Chimica e Fisica dell’università di Cagliari offre l’opportunità di sperimentare nelle nostre scuole superiori nuovi modelli e strumenti per l’orientamento, capaci di migliorare il livello di apprendimento degli studenti, in particolare accrescendone le competenze di base e quelle scientifiche e di apportare cambiamenti nella formazione dei docenti. Le azioni pilota individuate, destinate a coinvolgere scuole e reti di scuole già attive in questo senso, consentiranno di sperimentare modelli di didattica orientativa, da inserire nella pratica quotidiana e nuovi modelli di formazione dei docenti. A Carbonia sono tre gli istituti scolastici superiori coinvolti nel lavoro di orientamento - il liceo Gramsci-Amaldi, l’Itcg Angioj e l’Itc Beccaria - per un totale di circa 480 studenti. Le attività, coordinate da Anna Musinu, docente dell’ateneo cagliaritano, sono articolate in diverse direzioni. In primo luogo viene illustrata l’importanza della Scienza dei Materiali, che con il suo carattere interdisciplinare, costituisce una frontiera per lo sviluppo tecnologico della società moderna e con il suo sviluppo permette di colmare il tradizionale gap esistente fra gli studi di base del mondo accademico e le esigenze del mondo industriale. Successivamente gli studenti vengono divisi in gruppi e accompagnati da un docente della scuola nei diversi laboratori dove vengono eseguite le esperienze, con la collaborazione dei tutor e degli esercitatori. Per quanto possibile, in tutte le fasi, le esperienze sono realizzate con un coinvolgimento diretto degli studenti e riguardano la sintesi, la caratterizzazione e lo studio delle proprietà dei materiali. Gli insegnanti delle scuole secondarie contribuiscono in modo determinante alla realizzazione dei lavori e contemporaneamente sviluppano competenze disciplinari che poi possono trasferire nel lavoro quotidiano delle loro classi.

Questionario e social

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