Venerdì 5 maggio 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
05 maggio 2006
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 4 articoli delle testate: L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna
 

 

1 - L’Unione Sarda
Pagina 21 - Provincia di Oristano
Ghilarza. Domani un incontro sul futuro dell'università
Ancora università in primo piano a Ghilarza. Il sindaco Stefano Licheri e l'assessore Chiara Usai, domani incontrano gli studenti dei corsi di laurea in Scienze giuridiche e Diritto delle amministrazioni e delle imprese pubbliche e private. Con loro faranno il punto della situazione, cercando di capire come giudicano il servizio. Probabilmente gli amministratori porteranno notizie sul destino dei corsi, i cui costi sono troppo onerosi per il Comune. Per questo, nelle scorse settimane, sono stati fatti una serie di incontri per cercare una soluzione. Nell'ultimo, l'assessore ha invitato i nove Comuni che fanno parte dell'ambito del Guilcier, la Provincia, la Camera di commercio e l'Ordine degli avvocati, a contribuire alle spese.
(a. o.)
 
2 - L’Unione Sarda
Pagina 15 - Lavoro e Opportunità
Cagliari, tre assegni per ricercatori
Indette le selezioni per titoli con scadenze 6 e 11 maggio
L'Università di Cagliari ha indetto una selezione per titoli per il conferimento di tre assegni per attività di ricerca. L'importo annuale di ognuno è di 16.138 euro. Gli assegni dovranno essere impiegati, in particolare, in tre progetti: il primo riguarda i principi del coordinamento della finanza pubblica e rientra nell'area di Scienze giuridiche, il secondo, che fa parte di Scienze biologiche, si intitola "Le giunzioni intercellulari negli epiteli esocrini dell'uomo. Studio tridimensionale al microscopio elettronico ad alta risoluzione" e il terzo, infine, dal titolo "Metodiche e metriche di sviluppo e validazione del software" rientra nell'area di ingegneria industriale e dell'informazione. Per quanto riguarda i requisiti richiesti per partecipare alla selezione, è necessaria la laurea nell'area specifica cui è associato l'assegno di ricerca e poi altri titoli qualificanti per ogni assegno. La presentazione delle domande scade domani, 6 maggio, per il primo e il secondo assegno, mentre, per quello relativo all'area di ingegneria la data è fissata per giovedì, 11 maggio. Il bando è disponibile nel sito www.unica.it, dell'Università di Cagliari.
(eu. ri.)
 

 

3 - La Nuova Sardegna
Pagina 18 - Cagliari
Tutti pazzi per la matematica 
Otto classi del territorio sono in finale nel Rally transalpino: da Elementari e scuole Medie un record di partecipazione 
CARBONIA. Il Sulcis non smette di stupire nelle competizioni matematiche: otto classi si sono classificate infatti per la finale del XIV Rally Matematico Transalpino. La notizia è stata infatti comunicata dall’ente organizzatore, il centro di ricerca e sperimentazione dell’educazione matematica dell’università di Cagliari alle scuole interessate, che sono: l’istituto comprensivo Don Milani di Carbonia (due classi della scuola elementare del plesso Francesco Ciusa e due classi scuola media di via Dalmazia), il 1º circolo didattico di Carbonia (una classe della scuola elementare Grazia Deledda di via Roma), l’istituto comprensivo di Cortoghiana (una classe della scuola elementare), la scuola media di San Giovanni Suergiu, (una classe) e la scuola elementare di via Virgilio a Sant’Antioco (una classe). «La competizione - spiega il docente portavoce Palmiro Putzulu - si svolge tra squadre ed è riservata alle Elementari, dalla classe terza, e alle Medie. Per giungere alla finale si svolgono due prove preliminari: la prima a febbraio e la seconda alla fine di marzo. Quest’anno è stato registrato un record di partecipazione con 112 classi della provincia di Cagliari e della nuova provincia di Carbonia e Iglesias». Alla finale, prevista a Cagliari il 23 maggio prossimo presso l’istituto Deledda parteciperanno le prime tre classi classificate di ogni categoria: su 18 classi finaliste, le scuole del Sulcis, aderenti tutte al protocollo di collaborazione «Giochiamo per contare di più», ne hanno piazzate 8, quasi la metà. Non solo: «L’istituto comprensivo Don Milani - prosegue Putzulu - ha fatto la parte del leone centrando l’obiettivo quattro volte e con ben quattro primi posti». Si tratta solo dell’ultimo successo degli studenti del Sulcis in queste gare di abilità matematica: sono infatti parecchi gli studenti che hanno superato le fasi regionali e sono attesi dalle prove finali dei diversi tornei, grazie anche al protocollo di collaborazione fra scuole che, visti i risultati, anche negli anni passati, potrebbe essere esteso a tutto il territorio regionale.(gdp)
 
4 - La Nuova Sardegna
Pagina 37 - Cultura e Spettacoli
Fra i relatori del convegno di domani su Antonio Pigliaru, il docente sassarese dell’università ...
Domani Pisa dedica un convegno all’opera dell’intellettuale di Orune
Tra i partecipanti lo scrittore Salvatore Mannuzzu e i docenti Alberto Azzena, Lio Mura, Antonio Zanfarino e Domenico Corradini 
Fra i relatori del convegno di domani su Antonio Pigliaru, il docente sassarese dell’università di Roma Guido Melis, chiamato a intervenire sulla rivista «Ichnusa«nella cultura e nella politica della Sardegna nel secondo dopoguerra. Di seguito, una sintesi della relazione.
Gli anni difficili della prima «Ichnusa» cominciano tra il 1949 e il ’51. La Sardegna usciva dalla guerra mondiale in una condizione di estrema indigenza. C’era stata, sì, una certa «italianizzazione» dei modi di vita e della cultura, ma per il resto, anche in Sardegna, si può dire che Cristo si fosse fermato ad Eboli. Il 1949 apparteneva per molti versi più al passato prebellico che non al dopoguerra. «Ichnusa» era il frutto dell’iniziativa di un gruppo di intellettuali composito: intellettuali, e sardi, sì: ma «intellettuali», in quanto interessati professionalmente al progresso della cultura e delle arti, al tempo stesso disinteressati o interessati solo genericamente alle politiche della cultura; «sardi», in quanto legati all’universo regionalpopolare nella sua versione più tradizionale e talvolta anche retorica, ma lontani da qualunque seria indagine sull’universo contadino e pastorale. Scorrendo le prime annate di «Ichnusa» ci si avvede bene di come questa generazione di intellettuali (tutti all’epoca più o meno quaranta-cinquantenni) costituisse parte preponderante della collaborazione della rivista: Lorenzo Forteleoni, Filippo Figari, Salvatore Piras, Francesco Pilo Spada, Pietro Leo ed altri ancora. Ricordo qui solo pochi nomi. Ma ai nomi bisognerebbe poi accostare l’impianto della rivista: che ricalcava, con qualche scarto del quale subito dirò, il cliché tipico del periodico di cultura generalista: molta arte, specie locale; la poesia, nei canoni della tradizione più consolidata; la storia della Sardegna nell’accezione del nazionalismo storiografico sardo; qualche rara incursione nella divulgazione scientifica legata al territorio.
Il nuovo (radicalmente nuovo), in quel prototipo tradizionale di rivista culturale, fu rappresentato da Antonio Pigliaru. Pigliaru aveva, nel 1949, 27 anni. Usciva dall’esperienza frondista nel Guf, dalla sofferta pagina della crisi del fascismo, dal carcere. Era impegnato, come filosofo attualista e come intellettuale, nel difficile processo di metabolizzazione del gentilianesimo e del superamento in avanti del fascismo. Aveva compiuto in pochi anni passi giganteschi, uno sforzo assoluto, implacabile, sofferto di revisione ideologica e culturale. In quella prima «Ichnusa» riversava tutta la sua volontà di cambiamento, che dal progetto di una ricostruzione individuale si estendeva a quello di una ripartenza collettiva e di generazione. Due articoli fulminanti di Pigliaru segnano l’inizio della breve esperienza della prima «Ichnusa» e il debutto dell’«Ichnusa» - secondo tempo, che ne proseguirà con ben altra maturità di accenti il discorso complessivo: l’uno è nel n. 1/1949, l’altro nel n. 1/1956; l’uno si intitola Il problema della cultura: sprovincializzare la provincia, l’altro Il problema della cultura sarda. Sono due articoli-manifesto (alla moda non tanto delle riviste generaliste del recente passato quanto delle riviste-partito del futuro prossimo, o anche, se si vuole, delle riviste di stampo vociano e prezzoliniano del primo Novecento). Il tema è lo stesso, sebbene coniugato nel secondo intervento con accenti sensibilmente più maturi. Il progetto però è già presente sin dal 1949 e contrasta vivamente con l’idea della rivista svagata e disimpegnata della generazione più anziana, la rivista come «repubblica dei letterati e degli artisti». Fondamentale è il concetto, assolutamente nuovo in quel contesto, della politica della cultura e del ruolo gramsciano degli intellettuali come protagonisti e interpreti privilegiati di quella politica.
 S’intuisce il metodo di lavoro di Pigliaru: paziente, graduale, tenace. La sua capacità di mettere insieme piuttosto che di dividere, di convogliare quanto di nuovo e interessante gli capitasse di incontrare nelle pagine della rivista, di aprire sempre nuovi campi e settori. Insomma, la sua predominante curiosità intellettuale.
 Ma la «vibrante stagione delle riviste» si aprì solo dal 1956; e durò più o meno sino al 1964, data della definitiva interruzione delle pubblicazioni. Si svolse dunque in un contesto tutt’affatto diverso, e con programmi, linguaggio, ambizioni largamente più maturi. L’ambiente, intanto. Il 1956 fu l’indimenticabile 1956: segnò una cesura internazionale, nazionale e persino regionale. In Sardegna il lungo stallo del dopoguerra si interruppe per non più ricomporsi. Nella Dc sarda i trentenni (come Francesco Cossiga, classe 1928) assunsero il timone del partito, emarginando la vecchia guardia ex popolare legata al notabilato rurale. Ne venne un rinnovamento dei contenuti, del linguaggio della politica, dello stile di gestione del partito. L’intero quadro politico ne fu contagiato: il Pci, chiudendosi la pagina delle lotte contadine e delle grandi mobilitazioni popolari per la Rinascita, dovette trovare nuovi traguardi e diversi modi di approccio alla questione sarda; il Psi, sotto l’egida della corrente autonomista-nenniana si smarcò dal frontismo e aprì verso nuove alleanze. Furono questi i veri motivi della ripresa delle pubblicazioni. La politica, in particolare quella regionale, diventava adesso il filo conduttore della riflessione di «Ichnusa». E i partiti, in particolare quelli dell’arco «autonomista» assumevano il ruolo di principali interlocutori. Ad essi il «partito degli intellettuali» offriva la sponda di una riflessione che voleva farsi proposta pratica, serbatoio di idee alle quali attingere nell’iniziativa di tutti i giorni, deposito attivo e dialettico di riformismo in fieri.
 Il tema cruciale che un po’ riassume gli altri è l’autonomia. Su questo Pigliaru scrive pagine fondamentali. E’ sua la severa definizione della Regione come «municipio in grande», cioè come politica ridotta a prassi amministrativa, superfetazione burocratica, stanca ripetizione di modelli e programmi mutuati dal centro. Sua la forte connessione tra autonomia e democrazia governante, cioè la sottolineatura imprescindibile della partecipazione alla vita delle istituzioni autonomistiche come condizione senza la quale queste istituzioni non esistono in quanto tali.
Sua infine la precoce analisi critica della politica del Piano di Rinascita al suo primo manifestarsi, con un’attenzione agli aspetti delicatissimi delle ricadute culturali della modernizzazione, alle «ferite della modernità» nel tessuto della Sardegna agropastorale. La stessa indagine sui codici comunitari, che nel 1957 sfociò nel classico lavoro sulla vendetta barbaricina, insisteva in definitiva su quel versante: il punto era che una visione solo economicistica dello sviluppo non avrebbe alla lunga prodotto civilizzazione ma solo, nel caso migliore, ricchezza mal distribuita; che avrebbe, sì, modernizzato la Sardegna ma ne avrebbe scompaginato per sempre il tessuto culturale interno, senza sostituire ai vecchi i nuovi valori e saperi. Il n. 56-57 della rivista, col quale si interruppe la seconda serie, era dedicato quasi tutto a una grande inchiesta - Sei domande sulla Rinascita - e conteneva una sorta di spiegazione della crisi incombente. La Rinascita, nel 1964, mostrava i primi appannamenti. Ancor di più: si era appannato il quadro nazionale entro il quale il giovane riformismo autonomista aveva cercato di inserirsi. Perché chiude «Ichnusa» nel 1964? In parte per stanchezza: per lo stallo dell’intero progetto politico che l’aveva sostenuta. Resta però decisivo, il clima generale, l’appannarsi delle prospettive del riformismo in Sardegna e fuori. Due grandi trasformazioni si annunciavano anche in Sardegna, ed avrebbero modificato drasticamente i termini tradizionali della questione sarda. La prima riguardava la struttura economica: con l’insediamento della grande industria petrolchimica, l’apparizione per la prima volta della grande fabbrica moderna, la nascita di una giovane classe operaia; ma anche lo sgretolamento delle economie locali e l’acutizzazione della società del del malessere. La seconda grande trasformazione concerneva la scomparsa del tradizionale ruolo di mediazione democratica dell’intellettuale nei confronti della società locale. Non so dire se Pigliaru avvertisse nel 1964 tutta la complessa difficoltà della nuova fase storica che stava per aprirsi. So però che negli anni successivi - i cinque anni che gli restavano da vivere - ne avrebbe colto molti aspetti fondamentali, a cominciare dalle conseguenze che ne sarebbero derivate sul terreno della criminalità delle zone interne (esemplare la sua polemica sul presunto «nuovo banditismo»). Certo, a metà degli anni Sessanta la «vibrante stagione delle riviste» si era chiusa, e non solo in Sardegna. Altre stagioni si annunciavano, altre vibrazioni risuonavano nell’aria. Ci resta purtroppo il rammarico di non sapere come Antonio Pigliaru ci avrebbe aiutato a percepirle.
Guido Melis
 
Pagina 37 - Cultura e Spettacoli
«Le parole e le cose» 
Il programma 
Fittissimo e ricco di interventi autorevoli il convegno organizzato a Pisa su «Le parole e le cose - Ricordando Antonio Pigliaru». Il dibattito si svolgerà sabato nella Gipsoteca di arte antica annessa alla chiesa di San Paolo all’Orto, nella piazza omonima. L’iniziativa è stata promossa dall’associazione culturale sarda Grazia Deledda insieme con l’assessorato regionale al Lavoro e la Federazione delle associazioni isolane in Italia (Fasi). Patrocinio dell’università, della Provincia e del Comune di Pisa. Alle 9 apertura dei lavori. Previsti i saluti dei presidenti della «Deledda» (Giovanni Deias), della Fasi (Tonino Mulas), della Provinci (Andrea Pieroni) e dei sindaci di Pisa (Paolo Fontanelli) e Orune (Salvatore Berria). Pigliaru era infatti nato in questo centro del Nuorese. E proprio grazie allo studio e alla consuetudine con le zone interne aveva elaborato l’idea del codice barbaricino come ordinamento giuridico. Tema sul quale domattina, tra ieri e oggi, si soffermerà lo scrittore ed ex magistrato Salvatore Mannuzzu. Prima di lui interverranno il docente sassarese di Diritto amministrativo Alberto Azzena, che da tempo opera nell’ateneo toscano. Il quale, come coordinatore dell’incontro, ne spiegherà gli intenti. Poi Rina Fancellu Pigliaru («La figura di Antonio Pigliaru nel microcosmo familiare»), Guido Melis, il preside di Scienze politiche a Sassari Virgilio Mura, Antonio Zanfarino dell’università di Firenze e Domenico Corradini dell’ateneo di Pisa. Seguiranno, al pomeriggio, gli interventi e il dibattito. Del comitato d’onore fanno parte anche Renato Soru, gli assessori regionali alla Cultura e al Lavoro il rettore di Pisa Marco Pasquali e il filosofo cagliaritano Remo Bodei, che attualmente insegna a Berkeley.
 

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie