Martedì 3 ottobre 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
03 ottobre 2006
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 14 articoli delle testate giornalistiche L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna e Il Nord Sardegna  

 
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 18
Il via entro il prossimo anno
Sanità: Azienda mista, una partenza in salita
L’Azienda mista partirà con il nuovo anno, ma non mancheranno le difficoltà. Lo ha confermato ieri l’assessore regionale alla Sanità, Nerina Dirindin, che ha visitato la struttura ospedaliera del Policlinico universitario. Due ore di passeggiata nei reparti e nelle sale operatorie, in compagnia del rettore Pasquale Mistretta, del preside di Medicina, Gavino Faa, del direttore amministrativo e sanitario del Policlinico. Un’occasione che è servita anche per dare una buona notizie per l’Università: sono stati sbloccati diversi milioni di euro per l’Ateneo, vecchi debiti della Regione e della Asl 8. «Abbiamo confermato - ha commentato Mistretta - il nostro impegno comune per far decollare l’Azienda mista il primo gennaio 2007. Non ci siamo nascosti che si sono delle difficoltà, ma speriamo di poterle superare con l’azione comune di tutti». L’assessore Dirindin ha ricordato che «l’accordo sull’Azienda mista è inserito nel piano sanitario regionale, e che è importante che l’Università abbia dato un parere positivo al piano». Dunque si attende con fiducia il passaggio del nuovo sistema sanitario nella commissione regionale e poi in Consiglio. Solo in quel momento l’Azienda potrà emettere il suo primo vagito di vita, aspettando poi di compiere i successivi, e complicati, passi. Le difficoltà maggiori saranno soprattutto quelle relative alla fase di transizione, e cioè quando dovranno avvenire i passaggi delle componenti ospedaliere e universitarie. Durante la sua visita l’assessore ha apprezzato il lavoro svolto nella struttura ospedaliera universitaria. Un tour che è servito anche ai rappresentanti degli studenti per un breve confronto con la Dirindin sul problema delle borse di specializzazione in Medicina. Un tema che, ha assicurato l’assessore, sarà oggetto di un incontro da programmare in tempi brevi. Intanto neo laureati e specializzandi si incontreranno giovedì all’ospedale San Giovanni di Dio per una nuova assemblea. (m. v.)
 
2 – L’Unione Sarda
Dalla prima pagina
Trovati quattro esemplari, via alla disinfestazione. I ricercatori preoccupati
La zanzara-tigre nell’orto botanico di Cagliari
Dopo Teulada, le zanzare tigre tentano di colonizzare anche Cagliari. Nei giorni scorsi, una ricercatrice ha ritrovato quattro esemplari del pericoloso insetto all’Orto Botanico. Il dipartimento di scienze botaniche ha chiuso il sito da oggi sino all’otto ottobre. Ma intanto scatta l’allarme: il dittero è vettore di pericolose malattie (in particolare, la dengue e della febbre emorragica da dengue) e la sua puntura, più dolorosa di quella delle zanzare normali, può provare reazioni allergiche.
 
Cagliari e Provincia Pagina 17
L’allarme. A scoprire l’invasione una studentessa romana, punta dagli insetti: scattato il piano di disinfestazione
Arriva l’esercito delle zanzare tigre
Sono quattro gli esemplari catturati all’Orto Botonico
Preoccupa la presenza del dittero, vettore di alcune pericolose malattie tropicali. La sua puntura, inoltre, risulta più dolorosa e, in alcuni casi, può provocare reazioni allergiche
Quella individuata a Teulada non era una famiglia di zanzare tigre in vacanza in Sardegna. Il fastidioso (e pericoloso) insetto ha deciso di mettere su casa a Cagliari. Esattamente all’Orto Botanico dove è stato individuato da una laureanda dell’istituto di parassitologia della Sapienza di Roma. Un rinvenimento assolutamente casuale: la donna era andata all’Orto Botanico per trovare il fidanzato, ricercatore botanico. Nel corso della visita era stata punta da una zanzara: il suo fiuto di studiosa le aveva suggerito di catturare l’insetto. Che, esaminato dall’entomologo Carlo Contini, si era rivelato essere, appunto, la famigerata zanzara tigre. Il giorno dopo, armata di "catturatori" e "ovitrappole", era riuscita a prendere altri tre esemplari dell’insetto. Nessun dubbio, dunque: anche in Sardegna, considerata una delle due regioni risparmiate dal dittero (l’altra è la Valle d’Aosta), si è stabilita la zanzara tigre. Un ritrovamento che, per altro, fa il paio con quello di qualche giorno fa a Teulada. Intanto il dipartimento di scienze botaniche ha disposto che l’Orto Botanico sarà chiuso al pubblico da oggi sino al prossimo otto ottobre proprio per permettere l’intervento del Centro regionale antinsetti. lo sbarco Due focolai di insetti che potrebbero anche essere collegati. Secondo il Centro regionale antinsetti, la zanzara tigre potrebbe essere arrivata a Cagliari viaggiando su qualche sottovaso che portava piante per l’Orto Botanico. Con la benedizione di Darwin, questi ditteri hanno sviluppato un resistente metodo per la loro proliferazione: le zanzare adulte depongono le uova in zone umide, pozze d’acqua presenti nei sottovasi o in pneumatici, per fare un esempio. Quando l’ambiente si asciuga (cosa che accade durante il trasporto), le uova non muoiono e ridiventano vitali nel momento in cui vengono nuovamente idratate (nel caso, per esempio, di una pioggia anche non particolarmente copiosa). Dunque, rimaste in uno stato di sospensione, le uova si sarebbero schiuse una volta giunte all’Orto Botanico e, dopo aver attraversato lo stadio larvale, si sarebbero trasformate in adulte. E una di queste, secondo il Centro antinsetti, a bordo di un auto (magari proprio del ricercatore che poi l’ha rinvenuta) potrebbe essere arrivata a Teulada dove è stato fatto l’altro ritrovamento. l’allarme Le due zone sono state immediatamente monitorate. E, almeno per il momento, non sono stati fatti ulteriori ritrovamenti. A Teulada, nella casa del ricercatore che ha fatto il ritrovamento, a parte l’esemplare adulto catturato, non sono stati rinvenuti altri insetti. Stessa situazione, Orto Botanico a parte, anche a Cagliari. «Abbiamo controllato», spiega Alessandro Serra, direttore del Centro regionale antinsetti, «tutte le zone intorno all’Orto Botanico, compresi i giardini pubblici, ma non abbiamo trovato altri esemplari di zanzara tigre». Fatto abbastanza normale: rispetto alle zanzare tradizionali (culex pipiens), la zanzara tigre (nome scientifico aedes albopictus) non si muove moltissimo dal suo sito di partenza: al massimo, 150, 200 metri che possono diventare due chilometri solo in caso di vento forte. i pericoli Ma perché fa tanta paura questa zanzara tigre? L’insetto è vettore di due malattie virali particolarmente insidiose per l’uomo: la dengue e la febbre emorragica da dengue. Un pericolo, fortunatamente, solo teorico, almeno per il momento. «Dalle nostre parti», spiega Serra, «non ci sono problemi epidemiologici di questo genere, non essendo presenti i due virus. Un po’ quello che capita per la zanzara che trasmette la malaria: quell’insetto ancora esiste non c’è più l’agente patogeno». Ma resta pur sempre un dittero particolarmente fastidioso: deve il suo nome al fatto che, rispetto alla zanzara normale, la "tigre" è particolarmente aggressiva. La sua puntura in certi può risultare più dolorosa di quella delle altre zanzare. Tra l’altro, punge anche di giorno, specialmente dalle 9 alle 11 e dalle 15 alle 19 e attacca in sciami, prevalentemente all’aperto (ma anche al chiuso); possiede un rostro più largo e lungo della zanzara comune che le permette di pungere anche attraverso i vestiti. E, anche se non può trasportare i virus della dengue e della febbre emorragica da dengue, può però essere il vettore di altri agenti patogeni presenti nell’area mediterranea, a cominciare dalle filarie.
Marcello Cocco
 
L’entomologo: «La città è ormai colonizzata»
Viaggia senza biglietto e non usa il passaporto. Dunque, nessuno conosce il percorso che la zanzara tigre ha fatto per arrivare dal Sud est asiatico all’Italia. «Probabilmente», sostiene l’entomologo Carlo Contini, «ha attraversato l’oceano per arrivare negli Stati Uniti usando come veicolo gli pneumatici importati per essere ricostruiti. Un mezzo che ha permesso all’insetto anche di arrivare, successivamente, in Italia». Dove è presente da 15 anni. «Esatto. La prima segnalazione era stata fatta, nel ’90, a Genova. E, successivamente, anche nel Veneto». La Sardegna, invece, sembrava immune. «In realtà, il primo rilevamento risale al ’94 quando qualche esemplare era stato segnalato nei pressi di una ditta di Elmas specializzata nella rigenerazione di pneumatici. L’area era stata, immediatamente, sottoposta a interventi di bonifica». E poi? «Le segnalazioni sono proseguite: nel ’96 ci sono state ritrovamenti a Macchiareddu, nel ’97 nelle campagne intorno a Cagliari e, recentemente, anche in viale Merello». E le zanzare rinvenute all’Orto Botanico? «Evidentemente i trattamenti che sono stati fatti si sono rivelati inutili. Questa continuità di ritrovamenti dice che non ci sono casualità. Dice che, per intendersi, le ultime zanzare tigre non sono arrivate, per esempio, nascoste nelle auto di qualche turista. Bisogna farsene una ragione: la città è stata colonizzata da questi insetti».
 
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Oristano Pagina 18
Oggi parte il corso nella struttura di Torregrande
Si parla di ecologia lagunare al Centro marino internazionale
Approfondire le tematiche e le problematiche degli ambienti lagunari, con un occhio di riguardo al territorio sardo. A partire da oggi e fino a venerdì 13 ottobre sarà questo l’obiettivo di un gruppo di studenti e docenti impegnati nel corso di ecologia lagunare. L’iniziativa è della Fondazione Centro marino internazionale e dalla società Mare che hanno organizzato la Scuola internazionale di Ecologia lagunare del Mediterraneo. Le lezioni si terranno nei locali del Centro a Torregrande, con la partecipazione di numerosi docenti universitari, del Cnr e di alcuni degli atenei francesi e spagnoli. Il corso, a numero chiuso, è destinato a quindici studenti impegnati in corsi post lauream legati alle tematiche della scuola. In particolare a laureati in biologia provenienti dai paesi del Mediterraneo (Italia, Grecia, Turchia, Spagna, Francia) e si concentrerà su aspetti multidisciplinari dell’ecologia delle lagune. In particolare su discipline specifiche come idrologia, sedimentologia, biogeochimica, ecologia delle lagune, ecofisiologia dei pesci, pesca, gestione delle lagune. Sono previste anche attività pratiche in laboratorio e gli studenti potranno apprendere i principi base e le tecniche di rilevamento e analisi dei dati. Si tratta dell’ennesima iniziativa del Centro Marino internazionale di Torregrande che da oltre 10 anni si occupa di studi ad alto livello sulla biologia marina e di scambi culturali con università nazionali e internazionali. Al termine dei lavori, il 14 ottobre prossimo è in programma un incontro conclusivo per fare una sintesi dell’attività svolta e discutere i principali argomenti con esperti del settore e i rappresentanti del territorio. Sarà infine assegnata una borsa di studio della durata complessiva di un anno al miglior studente. (v. p.)
 
4 – L’Unione Sarda
Lettere e opinioni Pagina 14
I test d’accesso a Medicina
Risposte a caso e un po’ di fortuna
Sono rimasta sconcertata dall’intervento del lettore Dentoni "I test d’accesso a Medicina / Li passa chi studia le scienze", pubblicato giovedì 21 settembre. Sono una studentessa universitaria del terzo anno. Non mi vergogno di confessare che ho tentato il test per Medicina e Chirurgia per ben tre volte. Mi complimento col signor Dentoni per il suo ottimo curriculum scolastico e per la sua ammissione all’Università. Ma dire che studiando si passino facilmente i test è una vera idiozia! Medicina si studia con il cuore, prima che con la testa. E il cuore che una persona può mettere in una professione non si misura certo con un test a crocette. Studiare non serve a passare i test: spiegatemi come è possibile che io (maturità classica, senza preparazione valida in matematica e disegno) sia stata ammessa in Architettura! Anche un bambino, mettendo 80 crocette a caso, potrebbe passare un test come quello di Medicina. Mi piacerebbe sapere se il signor Dentoni avrebbe parlato allo stesso modo se l’escluso fosse stato lui! Più rispetto per chi è stato meno fortunato.
Silvia Antuofermo - Cagliari
 
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Oristano
La carica degli aspiranti dottori in turismo 
Novanta matricole hanno seguito al Chiostro del Carmine la cerimonia dell’inaugurazione dell’anno accademico 
Dall’istituzione del corso a oggi i laureati sono ormai quasi cento. L’industria delle vacanze ha bisogno di professionalità per rendere l’isola più competitiva 
ORISTANO. Turismo: quasi una parola magica per i giovani in cerca di interessanti sbocchi di lavoro.
Una ulteriore conferma si è avuta ieri mattina, al Chiostro del Carmine, in occasione della inaugurazione dell’anno accademico del corso di laurea in economia e gestione dei servizi turistici.
L’aula scelta per la cerimonia, infatti, si è dimostrata subito troppo piccola per accogliere il gran numero di studenti di uno dei corsi sicuramente fra i più affollati dell’Università oristanese.
A seguire gli interventi del presidente del corso di laurea, Giuseppe Melis, e del preside della facoltà di economia, Roberto Malavasi, erano tantissimi. Studenti ormai avviati al conseguimento della laurea, ma soprattutto le matricole. È infatti questo uno fra i corsi preferiti da coloro che, dopo la maturità, decidono di proseguire gli studi a Oristano. Un dato su tutti: gli iscritti all’anno accademico appena iniziato sono novanta. E ben novantasei sono ormai coloro che, dall’anno della sua istituzione, si sono laureati.
 Una laurea, insomma, sulla quale tanti giovani (non soltanto dell’Oristanese, considerato che il corso viene frequentato anche da studenti provenienti da altre province) ripongono molte speranze. E non soltanto perchè il turismo, la cosiddetta “industria delle vacanze”, è considerata nell’Oristanese una realtà praticamente vergine e sulla quale investire molte energie e capace, quindi, di offrire interessanti sbocchi professionali.
 Ovvio, dunque, il richiamo del presidente del corso a una preparazione senza lacune per gli aspiranti laureati. Infatti, aprendo la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico, il professor Giuseppe Melis ha detto in sostanza che non si tratta di una materia da affrontare, e studiare quindi, con superficialità. Ai laureati spetta infatti il compito di interpretare le domande turistiche nel mondo. Si tratta, insomma, di operare in un settore complesso. E la Sardegna? Il professor Melis l’ha definita senza troppi preamboli «isola non accogliente», ovviamente dal punto di vista di chi da queste parti ci viene a trascorrere le vacanze. C’è, insomma, una importante scommessa da vincere: rendere la Sardegna più appetibile, competitiva. Per farlo, ovviamente, servono professionalità. Operatori, insomma, preparati.
Da qui l’ulteriore invito alle matricole ad affrontare il triennio con impegno. Partendo dalle materie di base, che sempre il professor Melis ha definito in sostanza imprescindibili, come matematica, statistica, lingue straniere.
Nel corso della cerimonia, caratterizzata anche dagli interventi di alcuni studenti già laureatisi a Oristano, sono stati inoltre illustrati, a cura del presidente del Consorzio Uno, Eugenio Aimerich, i vari servizi di supporto alla didattica forniti dalla struttura.
Michela Cuccu 
 
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 35 - Cultura e Spettacoli
Anche in Sardegna
Mappe virtuali per preservare i siti archeologici 
Mappe virtuali di siti archeologici. Le realizzano i ricercatori del dipartimento di Ingegneria del territorio dell’università di Cagliari, del dipartimento di Chimica e fisica della terra di Palermo, del dipartimento Georisorse e territorio di Torino e del Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze del mare. Gli aspetti legati alle innovazioni tecnologiche applicate si stanno analizzando alla Fondazione Ettore Majorana di Erice.
Il progetto è finanziato dal Fondo per gli investimenti della ricerca di base. «Una prospezione preliminare con metodologie innovative - si legge nella relazione tecnica - può consentire in tempi brevi una visualizzazione complessiva del sito e ottimizzare i costi dell’intervento diretto, proponendolo solo su aree di interesse. Viene proposta una sequenza che parte da un’analisi raffinata delle immagini satellitari e foto remote o ravvicinate per arrivare a definire, attraverso l’applicazione di metodologie non distruttive di tipo geofisico, via via sempre più selettive, applicate secondo modalità innovative sia per la prospezione a terra che per quella a mare, il paesaggio archeologico sotterraneo». La sperimentazione viene attuata mediante l’applicazione di sistemi integrati: foto aeree, metodologie magnetometriche ed elettromagnetiche, tomografie elettriche.
Lo studio riguarda anche la città fenicia di Neapolis, a sud del golfo di Oristano. Interessa poi altri siti archeologici italiani e potrebbe avere sviluppi anche all’estero.
 
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Fatto del giorno
I sardi bevono il primo bicchiere a 11 anni 
Nell’isola un preoccupante record nazionale 6mila euro di multa per chi vende ai minori 
«L’età, non la quantità degli alcolici, determina la dipendenza» 
di Roberto Paracchini 
CAGLIARI. Multa dai 3.000 ai 6.000 euro per chi vende alcolici ai minorenni e per chi vende alcolici nelle aree di servizio. L’articolo 90 della Finanziaria alza dai 16 ai 18 anni il limite di età per l’acquisto di alcolici. Lo stesso articolo prevede anche il divieto assoluto di vendita degli alcolici nelle aree di servizio autostradali. La Finanziaria sostituisce il comma dell’articolo 14 della legge quadro del 2001 sugli alcolici che limita la vendita nelle aree di servizio vietandola fra le 22 e le 6 del mattino proibendola tout-court.
 Il Governo ha parlato facendo una scelta importante e ancor più necessaria, alla luce del recente parere dell’Istat. Se, infatti, nel periodo 1998-2005 si è registrato un trend sostanzialmente stabile nella popolazione in generale, non così è per i giovani, in particolare le donne. Il consumo di alcol è aumentato dal 53,3% al 56,3% tra le ragazze di 18-19 anni e dal 57,6% al 60,4% tra quelle di 20-24. E l’incremento riguarda soprattutto i super alcolici. I rischi maggiori riguardano i minorenni. Le immagini raccontano sempre più spesso di giovani e giovanissimi che circolano la sera con una bottiglia in mano, spesso di birra. Per quanto riguarda i sardi sono tra i più forti consumatori d’Europa proprio in questo campo. I dati, quelli che non si vedono, dicono anche che nell’isola, a Cagliari ad esempio, si inizia a bere attorno agli 11 anni. E queste sono le cifre di una ricerca condotta da Roberta Agabio, del dipartimento di Neuroscienze dell’università di Cagliari, tra ragazze e ragazzi delle medie inferiori. Numeri più preoccupanti di quelli nazionali, che portano a 12 anni le prime esperienze alcoliche.
«È stato dimostrato che chi inizia a bere in giovanissima età - spiega Agabio, allieva di Gian Luigi Gessa e presidentessa regionale della Società italiana di alcologia - rischia di diventare alcolista in età adulta. E questo indipendentemente dalla quantità di alcol che si assume. Mentre in coloro che iniziano a fare uso di queste bevande tra i 19-20 anni, questa possibilità diminuisce notevolmente». Ma il fatto «più paradossale è che queste prime esperienze alcoliche - continua Agabio - le si fa non di nascosto, ma in ambito familiare. Un fatto che la dice lunga sulle responsabilità dei genitori e sulla loro mancanza di informazione». E ancora: in Europa, e Italia e Sardegna non fanno eccezione, l’alcolismo è la prima causa di morte nei giovani tra i 15 e i 29 anni. «Sia per gli incidenti in motorino, per i minorenni - spiega Agabio - che per i suicidi, a cui sono maggiormente soggette le ragazze».
 Un quadro che ha fatto da sfondo alle recenti norme, inserite in Finanziaria e relative al divieto di vendere negli esercizi pubblici (bar, ristoranti, discoteche, pub ecc.) alcolici ai minori di 18 anni. Proibizione allargata a qualsiasi acquirente per gli autogrill delle autostrade (aspetto, questo, che non interessa la Sardegna in quanto l’isola possiede solo superstrade). «Ma siamo sicuri che il problema dell’alcolismo giovanile sia risolvibile con un divieto?», dice Gian Carlo Deidda, presidente regionale della Federazione dei pubblici esercizi della Confcommercio, nonchè titolare di un noto ristorante e pizzeria cagliaritani. «Non è forse - continua - un fenomeno ben più complesso?». Gli operatori del settore accusano di proibizionismo le norme: «La storia dimostra infatti che queste impostazioni sono state sconfitte, nel senso che hanno prodotto effetti contrari a quelli sperati». In questo caso, afferma il legislatore, si tratta di proteggere uno dei settori più fragili, i più giovani. «Mi sembra però una norma di facciata - continua Deidda - altrimenti perchè non si interviene anche verso i negozi e supermercati, non esercizi pubblici, che vendono alcolici senza alcun divieto? Credo siano sufficienti le vecchie norme che proibiscono di vendere ai minori di sedici anni. Lo spostamento di due anni non risolve il problema ma, semmai, crea questioni di non facile soluzione: non è facile riconoscere un giovane di 17 anni e mezzo da uno di 18. Per noi sardi, poi, si rischia di creare difficoltà anche all’economia del turismo: molti giovani stranieri si troveranno con divieti a cui non sono abituati».
 Le cifre, però, raccontano - come si è visto - scenari inquietanti. «Il problema - precisa Deidda - va visto in termini educativi e di formazione. Allora mi domando: perchè questa nuova legge non prevede forme di sensibilizzazione delle famiglie e degli stessi giovani? Non dimentichiamo che quest’età è quella che accetta meno i divieti, soprattutto se non argomentati e convincenti».
 Aspetto, quest’ultimo, raccolto in parte anche dai consumatori. «Se da un lato una morma che regoli la vendita degli alcolici ai minorenni è bene accetta - commenta Romano Satolli, responsabile regionale dell’Unione consumatori - dall’altro i giovani vanno educati. L’eccesso fa sempre male, ma bisogna insegnarlo: anche chi mangia troppo si fa male. Il divieto è una scorciatoia debole, che si lascia dietro una serie di contraddizioni».
 Poi, se da un lato c’è troppa condiscendenza verso l’alcol, dall’altro «sarebbe importante insegnare a farne uso con attenzione. Il miglior modo di salvaguardare sia la salute che la cultura del vino è imparare a bere bene, senza creare danni».
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Olbia
Tre giorni di confronto sul turismo sostenibile 
OLBIA. A lezione di ecoturismo in due lingue. Le aree marine protette italiane, europee e americane si mettono a confronto per tre giornate, a partire dal 6 e fino all’8 ottobre, nella conferenza internazionale organizzata dall’Università (facoltà di Economia) e dall’amministrazione regionale «New tendencies in eco-turism: the protected areas networking and visioning challenge».
 Esperti di turismo ambientale, docenti universitari e direttori di aree marine protette si metteranno al lavoro alle 10 del mattino di venerdì, nell’aula magna della facoltà olbiese, dopo i saluti del rettore dell’università degli studi di Sassari Alessandro Maida, del preside della facoltà di Economia Francesco Morandi, del direttore del dipartimento di Economia Marco Vannini e del presidente del parco dell’Asinara Piero Deidda. Al centro della discussione l’evoluzione dell’ecoturismo nel terzo millennio. Nel pomeriggio gli interventi del soprintendente del parco nazionale Cuyahoga valley John Debo, del direttore dell’Amp di Tavolara Augusto Navone e di docenti delle università del Colorado, di Camerino e di Macerata. Negli altri due giorni gruppi di lavoro cercheranno di definire possibili progetti di cooperazione. (se.lu.)
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 16 - Cagliari
Le discariche diventeranno innocue 
La Regione approva il piano delle bonifiche nell’area di Monteponi 
Il primo intervento riguarda i residui di materiali piombiferi (vere bombe ecologiche) Il presidente di Igea Franco Manca spiega le modalità delle operazioni 
di Laura Sanna
IGLESIAS. L’assessorato regionale all’Ambiente dice sì al progetto definitivo, rivisto e corretto, per la bonifica delle discariche di Monteponi. Nel piano cambiano le tecniche di messa in sicurezza e crescono i costi, ma Igea ha comunque la certezza di avere i soldi in cassa per far partire i lavori a breve, e ha già acquistato parte dei materiali necessari per l’opera.
Per la precisione l’intervento non riguarda le montagne di colore arancio a picco sulla provinciale 126, quelle propriamente chiamate “fanghi rossi”, ma tre discariche di materiali piombiferi che sono le vere bombe ecologiche dell’area. Burocraticamente sono le “discariche 16, 17” e quella “fronte impianto elettrolisi”. Per capire meglio, si tratta dell’enorme monte nero alla destra del cancello d’accesso alla miniera, alla fine del viale, con la parte retrostante. Sono degli scarti della fonderia del piombo, una montagna di pietrisco di circa 50 mila metri cubi di materiale. Più o meno 130 mila tonnellate, responsabili della gran parte del rilascio di materiali pesanti nel Rio san Giorgio. Fiume che alla fine sarà il principale beneficiario delle operazioni di bonifica.
L’intervento in programma è infatti solo la prima parte di un’opera più complessa e completa che prevede anche il disinquinamento del rio San Giorgio e della palude di Sa Masa: attualmente per questi due siti sono in corso i piani di caratterizzazione, ossia si studiano i contenuti in materiali inquinanti, percentuali e la dislocazione lungo il corso.
Ma per il momento si parla delle tre discariche di Monteponi: un progetto da due milioni e mezzo di euro che in parte (950 mila) sono residui del finanziamento di quattro miliardi e mezzo avuto dallo stato nel 1997, in parte saranno attinti dal finanziamento per la bonifica della Valle di Iglesias. «I lavori prevedono la messa in sicurezza delle tre discariche in situ - spiega il presidente dell’Igea Franco Manca -, nel progetto precedente era previsto il loro trasporto altrove e poi la bonifica dei terreni. Per legge questo non è più possibile e dunque si renderanno innocue senza spostarle». Questa variante al progetto (insieme all’inserimento nel piano di bonifiche della discarica davanti all’impianto elettrolisi, di materiale analogo) è una delle cause dell’accresciuto costo degli interventi rispetto al 1997.
Nel progetto del dipartimento di Geoingegneria e Tecnologie Ambientali dell’Università di Cagliari queste montagne di pietrisco dovevano essere trasportate sopra i resti di lavorazione dell’impianto Waeltz, e qui rese inoffensive con rivestimenti appositi e un sistema di drenaggio, convogliamento e depurazione delle acque prima di finire nel San Giorgio. «Il sistema di bonifica non cambia anche se le scorie non verranno trasportate - continua Manca - si ricopriranno le scorie con un “geotessile” (tessuto in fibra artificiale, atossico, da stendere sul terreno per isolare le scorie) a sua volta ricoperto di terreno che sarà poi piantumato. A questo si sommerà un sistema di raccolta delle acque meteoriche attraverso la canalizzazione, che servirà a convogliarle in un depuratore». Qui verranno separati i metalli, e le acque pulite potranno continuare il loro cammino lungo il fiume.
Si interverrà anche sulle sponde del rio, rinforzandole con muri per evitare che le discariche presenti lungo il corso rilascino materiale inquinante, rendendo parzialmente inutile il lavoro fatto a monte. Per quanto riguarda i fanghi rossi veri e propri, si interverrà invece più avanti con un sistema di irrigazione che nelle giornate di forte vento dovrebbe impedire alle polveri di sollevarsi e ricoprire le frazioni vicine. Anche in questo caso un’opera di canalizzazione e raccolta permetterà di separare a valle le eventuali acque meteoriche dal fango, che sarà riportato a monte. Interventi provvisori questi ultimi, in attesa della soluzione definitiva.
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 28 - Sassari
Medicina, numero chiuso
senza nessuna prospettiva
Puntuale come la caduta delle foglie in autunno, anche quest’anno monta la solita polemica sul numero chiuso per l’accesso a Medicina. Devo dire che in questi quasi 15 anni da che esiste, 13 da quando anche io, che sono ora un giovane specialista alla perenne ricerca di un lavoro stabile, affrontai la prova (e senza uno straccio di medico in famiglia... orrore!), le motivazioni addotte contro il numero chiuso in Medicina (e non, chissà come mai, contro quello, che so, in Archittetura, forse perchè nell’immaginario collettivo gli architetti guadagnano di meno...boh!) si sono evolute e sono divenute più fantasiose, ma tutte miranti a sovvertire un sistema che già adesso, nella realtà laurea più medici di quanti il mercato ne richiederebbe. E le mie sono parole dettate dall’esperienza personale, dato che, dopo tre anni dalla specializzazione, sono ancora alla ricerca del lavoro stabile... Tre anni passati a fare sostituzioni di colleghi ammalati o impegnati in congressi a noi negati o in istituzioni, vedi case di cure private, pronte a metterti alla porta alla prima occasione. Quindi se non mi stupiscono le dichiarazioni di Simone Campus, giovane virgulto, che pare conosca benissimo le problematiche inerenti il pasto unico alla mensa universitaria o le lavatrici della casa dello studente ma molto meno quelle legate alla professione medica, tanto da far suo il luogo comune sessantottino “l’università per tutti” o “tutti devono poter diventare medici”, che è la stessa cosa. Mi lasciano esterreffato invece quelle del preside di medicina, il quale, sulla scorta di non si sa quali dati, afferma che “non è vero che in Italia i medici sono troppi” e “aboliamo il numero chiuso”. Ora, mi risulta che la situazione sia un pò diversa e mi chiedo su quale pianeta sia vissuto finora l’insigne neurologo o quali dati attinga per costruirsi questa “sua” realtà. Che è poi quella dei cinquantenni, attualmente padroni del mercato della medicina regionale, che o non conoscono la realtà dei giovani medici, o la compatiscono o, alla peggio, la vedono come un pericolo al potere costituito, il loro, senza ricordarsi dei relativamente pochi sacrifici che hanno dovuto affrontare ai loro tempi per insediarsi in quei posti, visto che allora di lavoro ce n’era, eccome. Ma, tornando indietro, basti pensare cosa diventerebbe Medicina senza il numero chiuso: 650 iscritti all’anno, di cui, chiaramente, 150-200 che non riuscirebbero a superare nemmeno i primi esami, ma che creerebbero un ingorgo impossibile da gestire, con esami con centinaia di iscritti della durata di un mese, con nessun rapporto diretto professore-discente. Un università bivacco, dove “sostare” per anni e anni, come è già triste realtà di alcune facoltà cittadine, purtroppo. E poi, 150 laureati ogni anno che non troverebbero, crudelmente, nessuno sbocco nelle scuole di specializzazione nè, tantomeno, nel mercato del lavoro già adesso intasatissimo. Follia! E in tutto questo spicca forte il silenzio dell’Ordine dei medici che troppo spesso, quando si tratta di giovani medici, sta zitto e fa finta di niente, oppure si riempie la bocca di vuote parole di solidarietà, invece di prendere posizione netta contro questi propositi deliranti. Ma, tant’è, si sa, l’università è per tutti, finchè si pagano le tasse d’iscrizione. Ma il lavoro un pò meno.
Cristiano Meloni 
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Sassari
Facoltà di Architettura, un convegno dedicato al «progetto sostenibile» 
SASSARI. È dedicato al “progetto sostenibile” il convegno organizzato dalla facoltà di Architettura di Alghero e dall’Istituto nazionale di Bioarchitettura Sardegna-Sezione di Sassari, che si terrà il 5 e 6 ottobre nella sala conferenze della Camera di Commercio di Sassari. Durante le due giornate di lavori di «Casa 2006» - questo il titolo del convegno patrocinato da ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Presidenza del Consiglio regionale della Sardegna, Ordine degli Architetti, Paesaggisti e Conservatori delle Province di Sassari e Olbia Tempio - esponenti di diversi filoni di ricerca illustreranno sia attraverso una riflessione teorica, sia attraverso le proprie esperienze progettuali, con riferimento allo specifico contesto ambientale dell’Area Mediterranea e alle sue priorità, le prospettive di organizzazione dello spazio e dell’architettura orientate alla sostenibilità e alla costruzione di rapporti coevolutivi tra trasformazione dello spazio e ambiente, e le strategie attraverso cui conseguire concreti obiettivi di tutela ambientale e qualità di vita.
L’occasione, finalizzata a presentare la Sezione Bioarchitettura Sassari fondata di recente, pone la realtà locale a contatto e a confronto con alcuni tra i filoni culturali più attivi a livello internazionale che perseguono obiettivi di tutela e valorizzazione ambientale, socio-economica e culturale. In occasione del convegno, dal 4 al 6 Ottobre, sarà possibile visitare, presso la stessa sede, la mostra sui lavori dei Giovani Architetti Norvegesi, a cura dell’Associazione Giovani Architetti di Ferrara. Per informazioni rivolgersi a: Bioarchitettura Sardegna-Sezione di Sassari Via A. Diaz 7, 07100 Sassari T +39 079 280075 +39 346 2216939 +39 333 2550712 F + 39 079 2856108 www.bioarch.shorturl.com www.bioarchitettura.it
Facoltà di Architettura, Università degli Studi di Sassari Palazzo del Pou Salit, Piazza Duomo 6, 07041 Alghero T + 39 079 9720400 F + 39 079 9720420 architettura@uniss.it www.architettura.uniss.it
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Sassari
In Canada a lezione di democrazia 
Studenti di Sassari per una settimana a Montreal 
SASSARI. Una settimana in Canada per simulare l’applicazione delle procedure democratiche del parlamento europeo. Un’esperienza straordinaria, che ha coinvolto nove studenti dell’università di Sassari, a Montreal come rappresentanti dell’Italia insieme con studenti di molti altri paesi del Vecchio continente. È rientrata nei giorni scorsi dal Canada la delegazione che ha partecipato alla Specque (Simulation de Parlement Européen Canada Québec Europe).
Una settimana a Montréal, in Canada, ospiti del parlamento dell’Icao (International Civil Aviation Organisation), agenzia dell’Onu e massima autorità mondiale dell’aviazione civile.
Formata di nuove reclute (Alessandra Bonelli, Laura Petrucci, Gianmarco Cherchi, Roberto Cossu e Giulia Porcu) e di studenti che avevano già partecipato alla precedente edizione (Gaya Ducceschi, Roberta Guido, Elena Zedda e Paolo Soletta) la delegazione di Sassari, giunta alla sua quarta partecipazione e composta da studenti dei corsi di Scienze giuridiche e di Scienze politiche, è stata l’unica a rappresentare l’Italia in questo evento di rilievo internazionale, conferendo grande prestigio all’ ateneo turritano e alla città.
La Specque è un’associazione internazionale euro-canadese nata in Canada nel 1998 che ha come scopo la conoscenza e l’applicazione delle procedure democratiche inerenti il parlamento europeo. La sua gestione in ogni aspetto, da quello economico a quello organizzativo, è totalmente affidata a studenti.
 Circa centoventi giovani di vari paesi (Canada, Francia, Belgio, Spagna, Italia, Polonia, Slovenia ed altri ancora) si incontrano ogni anno per simulare l’attività del parlamento europeo in ogni sua parte, dividendosi in gruppi politici e in commissioni che esaminano, propongono e votano proposte di legge ed emendamenti, attraverso la simulazione precisa delle procedure reali. Tutto rigorosamente in lingua francese.
 Parallelamente all’attività parlamentare viene svolta un’intensa attività di tipo giornalistico che consiste nella redazione di un giornale in lingua francese, «PerSPECQUEtives». Al lavoro una redazione composta da un caporedattore, quattro giornalisti, un fotografo e un caricaturista.
 Per sei giorni consecutivi è stata programmata e portata a compimento l’uscita di un quotidiano in lingua francese: dodici pagine pensate, scritte, fotografate, disegnate, montate, stampate e piegate in centoventi copie che i deputati e tutta l’organizzazione ogni mattina trovano a disposizione.
 La facoltà di Scienze Politiche, grazie alla partecipazione di Paolo Soletta e Giulia Porcu, del corso di Scienze della Comunicazione e Giornalismo, può così vantare un’esperienza giornalistica di straordinaria intensità, considerando che gli studenti di Sassari sono stati, in assoluto, i primi delegati di area non francofona a partecipare alla simulazione giornalistica.
 Per il 2007 l’appuntamento si sposterà a Parigi, probabilmente presso la sede dell’Unesco.
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Sassari
Scienze politiche
La giornata di orientamento 
SASSARI. Al Quadrilatero di viale Mancini si è svolta ieri la Giornata di Orientamento per le matricole dei corsi di laurea in Comunicazione della facoltà di Scienze politiche dell’università di Sassari. I giovani diplomati che si sono iscritti al corso di laurea triennale in Scienze della comunicazione e i neo dottori che hanno deciso di proseguire gli studi di comunicazione iscrivendosi alla laurea specialistica in Editoria, comunicazione multimediale e giornalismo, hanno riempito l’aula magna, dove sono stati presentati i programmi dei corsi, i laboratori di radio, cinema e tv, e tutte le novità del nuovo anno accademico, in particolare i nuovi percorsi di e-learning e gli insegnamenti dedicati alle nuove tecnologie.
 I docenti e i tutor dei due corsi, assieme agli studenti dell’associazione Scienze politiche, hanno mostrato alle matricole gli ambienti di studio e i servizi della facoltà, spiegando le modalità di funzionamento della didattica e dell’organizzazione dei corsi. Il professor Piero Sanna ha illustrato le opportunità di crescita offerte dal programma Socrates Erasmus, nel quale sono disponibili ben 40 borse di studio. Il professor Rosario Cecaro ha invece comunicato l’avvio delle trasmissioni di Radio Reporters, l’emittente della facoltà cui possono collaborare gli studenti del corso di laurea.
 
1 – Il Nord Sardegna
Sassari – Pagina 21
Università. Aspiranti giornalisti contesi dalle facoltà di Scienze Politiche e Lettere a colpi di brochure
Scienze della comunicazione: quando l’ateneo clona il corso
I due piani di studi concorrenti sono nati con la riforma Moratti per attrarre più iscritti
Scienze della comunicazione, ovvero il corso di laurea clonato.
Non uno, ma ben due piani di studi per imparare a diventare giornalisti. Nella stessa città, nello stesso ateneo, solo in diverse facoltà: Lettere e Scienze politiche. Un caso singolare che nella stessa università convivano, gomito a gomito, due offerte formative simili e si ignorino invece facoltà essenziali come Ingegneria. Come se Sassari avesse bisogno di giornalisti più che d’ingegneri. Uno strano paradosso, considerato che quella dei media è una delle categorie più sature e inflazionate. LA RISPOSTA allo strano paradosso va ricercata, probabilmente, nella riforma del “tre più due” ideata dall’allora ministro all’Istruzione Letizia Moratti. La riforma che ha costretto gli atenei italiani a riorganizzare la propria offerta formativa in tutta fretta: l’autonomia li obbligava a far cassa da sè. Ergo, bisognava rinnovarsi e sfoderare corsi invitanti abbastanza da garantire più iscrizioni, che si sarebbero tradotte in più tasse. E che cosa c’è di più allettante, di Scienze della comunicazione? Creata da quel geniale semiologo di Umberto Eco negli storici atenei del centro Italia - Bologna, Siena, Urbino - e proliferata poi nel resto della penisola, uno dei corsi più glamour nel panorama universitario, Scienze della comunicazione era una specie di terra promessa per i diciottenni smarriti. Pazienza se poi, nell’era post-pergamena, le possibilità di inserimento lavorativo sfiorano lo zero. L’importante è dare la possibilità, anche solo teorica, di diventare mezzobusti o grandi penne. COSÌ L’ATENEO sassarese ha partorito, a distanza di qualche giorno l’uno dall’altro, i due corsi di laurea pronti a dar gambe ai sogni degli aspiranti Gian Antonio Stella o Lilli Gruber: uno nella facoltà di Scienze Politiche, l’altro in quella di Lettere. Pardon, nella facoltà di Lettere il corso si chiama “Teoria e tecniche dell’informazione”. Ma, se si vanno a contare gli esami a indirizzo prettamente giornalistico, se ne troveranno non più di dieci in tutto il triennio, mentre si scoprirà un piano di studi ben condito dai tradizionalissimi esami di letteratura italiana, filosofia morale, etnologia e archivistica. Di tutto di più. E, sebbene il concetto “di tutto di più” possa entrare a buon diritto nel bagaglio di un giornalista, pare un po’ azzardato che un esame di archivistica prevalga su uno di diritto dell’informazione o di storia del giornalismo. Altra stranezza: sul sito internet della facoltà di Lettere non figura mai la dicitura “corso di laurea in scienze della comunicazione”, dicitura che invece appare inequivocabile sulle locandine acchiappa- studenti distribuite all’inizio dell’anno accademico dalla facoltà di via Zanfarino. Che si mantiene in equilibrio su quest’ambiguità e continua a raccogliere studenti e mietere tasse.
Paola Medde
 
Abolito il numero chiuso c’è il boom delle iscrizioni
Duecento matricole
I due corsi gemelli di Scienze della Comunicazione nella facoltà di Scienze politiche e di Teorie e tecniche dell’informazione in quella di Lettere superano ciascuna i cento iscritti ogni anno. In questi due corsi di laurea non è stato istituito il numero chiuso, che al contrario era una delle caratteristiche fondamentali dei corsi storici di Scienze della Comunicazione, da Bologna a Siena, da Roma a Torino. Approdato a Sassari, il test d’ingresso è stato abolito, scelta che ha favorito l’iscrizione in massa.

Questionario e social

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