Sabato 15 aprile 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
15 aprile 2006
Rassegna a cura dell’Ufficio Stampa e web
Segnalati 5 articoli delle testate: L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna

 
 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 23 – Cagliari
università
Studenti: eletto il nuovo presidente del consiglio
Lorenzo Espa, del gruppo Università per gli studenti, da mercoledì scorso è il nuovo presidente del Consiglio degli studenti dell'ateneo di Cagliari. Espa, che resterà in carica per i prossimi tre anni, è stato eletto all'unanimità e succede a Gianluigi Piras. «Il voto unanime - ha commentato dopo l'elezione il neo presidente - dimostra il desiderio comune di tutti i gruppi universitari di lavorare insieme per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati: il diritto allo studio e un miglioramento della didattica e dei servizi». Con Espa è stato nominato il vice presidente, Fabio Medas di Ichnusa, e l'ufficio di presidenza, con Maurizio Deiana (Università per gli studenti), Giacomo Vargiu (Ichnusa) e Roberto Ibba (Sinistra universitaria). (m. v.)
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 5 – Regione
università
Master and back, i primi 150 ammessi
Sono stati pubblicati sul sito della Regione i primi risultati del Programma Master and back, che mette a disposizione 53 milioni di euro per la formazione post lauream di circa 3 mila giovani laureati sardi. Si tratta, in particolare, dei nomi di 150 laureati ammessi al finanziamento dei percorsi di alta formazione. L'istruttoria delle domande riguardanti la partecipazione a dottorati, master, corsi di specializzazione, i diplomi accademici in campo artistico e musicale e formazione durante il secondo anno del corso di laurea specialistica è, infatti, cominciata con l'esame delle prime richieste pervenute, alcune delle quali sono passate attraverso la valutazione della Commissione tecnico scientifica. Si tratta, quindi, di una prima parziale lista di beneficiari che nei prossimi giorni sarà continuamente aggiornata. Le domande pervenute fino a oggi sono circa 600. Per i Dottorati, i Master e i Corsi di specializzazione universitari la valutazione è automatica se il percorso formativo si svolge presso università presenti nell'Academic Ranking of World Universities, la classifica delle 500 migliori università del mondo. Sono disponibili dalla settimana scorsa anche i primi programmi di tirocinio e stage, una quarantina di accordi di collaborazione tra università, centri di ricerca, imprese, enti pubblici operanti in Sardegna e analoghe organizzazioni operanti fuori dalla Sardegna che saranno in grado di offrire un'esperienza formativa "on the job".
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 55 – Cultura
Testimoni del tempo con la macchina fotografica
All'Exmà una mostra sulla stagione del Neorealismo Duecento immagini dei grandi reporter italiani
I volti neri di carbone e scavati dalla fatica di due minatori. Guardano l'obiettivo con dignità, non c'è rabbia o dolore nella loro espressione, ma la consapevolezza di uomini costretti a un durissimo lavoro perché non ce n'è altro. Due maschere simbolo: potrebbero essere polacchi della Slesia o belgi di Marcinelle. I minatori sono uguali ovunque. Quell'immagine appartiene a un passato che sembra ormai storia: Carbonia 1950. Un secolo fa. La guerra finita da poco, la Sardegna ancora devastata dalle rovine, miseria nelle campagne e nei paesi. Quegli uomini lavoravano nei pozzi come i loro genitori e così continueranno a lavorare per anni. Teresa Fiori, miss Sardegna 1948, è ritratta in abito tradizionale seduta all'ombra del nuraghe Accas, sulla costa oristanese. Dopo aver sfilato sulla passerella di Sanremo, quella volta in castigatissimo costume da bagno, aveva dichiarato orgogliosa che nella sua terra «i pastori sono ancora i re dei nuraghi». E il fotografo, venuto nell'isola per un reportage, l'aveva incoronata regina mettendola in posa davanti al nuraghe. Le due foto, i minatori e la miss, appaiono su un numero del Tempo, uno dei primissimi rotocalchi usciti agli inizi degli anni Cinquanta che portarono una ventata di novità nel panorama editoriale italiano. Come l'americano Life, i rotocalchi puntavano sulle inchieste, sui reportage, ma anche sulle notizie "leggere", sugli spettacoli e la letteratura. E soprattutto sulla fotografia che diventa protagonista nel raccontare e nel documentare. Dalle pagine del Tempo o del Mondo di Pannunzio passarono i grandi fotoreporter che daranno vita negli anni Cinquanta-Sessanta a una generazione di eccezionali interpreti della realtà italiana. Reporter con la macchina fotografica, spesso più incisivi della carta stampata, testimonieranno i cambiamenti e le cronache dalla fine della guerra al boom economico. A firmare le due foto fu Federico Patellani - uno dei padri del fotogiornalismo - che pubblicò due pagine di inchiesta sulla Sardegna. Queste istantanee, insieme a una copia del Tempo, si possono vedere nella mostra appena inaugurata all'Exmà: "Neorealismo: la nuova immagine in Italia 1932-1960" (resterà aperta sino al 25 giugno). Due di oltre duecento foto firmate da 79 fotoreporter italiani che segnarono una stagione entusiasmante per l'impegno professionale, artistico e anche politico. Nell'elenco degli autori si leggono nomi diventati un mito e che allora erano giovani fotografi, altri meno noti, ma tutti hanno lasciato documenti memorabili. In rigoroso bianco nero. Ed ecco - tanto per citarne alcuni - Gianni Berengo Gardin, Mario De Biasi, Ugo Mulas, Franco Pinna, Tullio Farabola, il regista Alberto Lattuada, Fosco Maraini (padre della scrittrice Dacia), una giovanissima Chiara Samugheo, Pablo Volta, oggi sempre attivo in Sardegna.. La mostraÈ una significativa antologia di un fenomeno culturale italiano, il Neorealismo, codificato soprattutto nel cinema e nella letturatura, ma che anche nella fotografia ebbe un suo originale sviluppo. Che cosa fu il Neorealismo? Una definizione l'ha data Italo Calvino: «Non è stato una scuola, ma piuttosto un insieme di voci, una scoperta delle diverse Italie fino ad allora inedite. Senza la diversità di quelle Italie sconosciute le une alle altre, non sarebbe esistito». L'indagine su questo fenomeno culturale sta muovendo i primi passi. «Ancora inciampiamo su ostacoli e luoghi comuni, soprattutto perché è mancata una sistematica ricerca scientifica», spiega Giorgio Pellegrini, nella duplice veste di assessore comunale e di docente di storia dell'arte dell'università, particolarmente sensibile alla fotografia, «un'arte - sottolinea - a tutti gli effetti». La mostra, organizzata da Admira di Milano e curata da Enrica Viganò, giunge a Cagliari in anteprima nazionale nell'ambito di un progetto sul Novecento ideato dall'assessorato alla Cultura e dal Consorzio Camù. FilmParallelamente alla mostra si svolgerà sino a giugno una rassegna di film a cura di Gianni Olla, con una ventina di titoli tra i classici del neorealismo e inediti documentari. Il primo appuntamento, giovedì 20 al Cinema Odissea con "Gli uomini che mascalzoni", di Mario Camerini. PercorsoNell'esposizione all'Exmà si segue un percorso attraverso quattro sezioni. Si parte dal realismo in epoca fascista ed è questa la novità che sorprende subito il visitatore. Negli anni Trenta si forma una generazione di fotografi e registi liberi dalla sudditanza delle arti tradizionali. Il fascismo, per avvicinare la massa analfabeta, favorisce la fotografia alla quale chiede di rappresentare un'Italia prospera e in progresso. Accanto ai fotografi di regime, pronti a immortalare il Duce delle grandi occasioni, operano autori che sfuggono al rigido controllo dei censori del Minculpop. Così Cesare Barzacchi riprende una zingarella scalza (1938) o i ragazzi di una borgata romana (1937), simbolo di un'emarginazione e di una povertà che il regime non riesce comunque a nascondere. «Il Neorealismo - rileva Pellegrini - non nasce alla fine della guerra, ma ritroviamo le insospettabili radici già nell'epoca fascista». Come dimostrano anche alcune foto anonime pubblicate dall'Istituto Luce. Il percorso continua con le immagini degli anni Cinquanta in cui emergono le condizioni di arretratezza del paese e con le indagini etnologiche nel Mezzogiorno. I fotografi, insieme a giornalisti e antropologi come Franco Pinna, vanno alla scoperta della Basilicata, della Sardegna, della Sicilia, dove dalla miseria più nera comincia il lento cammino della ricostruzione che negli anni Sessanta sfocerà nel boom economico. Ed ecco il maddalenino Franco Pinna capace di creare un autentico monumento in bianco e nero. In Basilicata nel 1952 scatta un primo piano di una contadina dall'età indefinibile. Si chiama Maddalena La Rocca, mani nodose, un viso come scolpito sul legno. La donna ha persino un po' di barbetta, ma sembra la copia di una madre scolpita da Francesco Ciusa. Una foto simbolo che resta impressa come "la donna col grammofono" di Tazio Secchiaroli (1958) o i martinet a mensa nell'orfanotrofio di Milano colti dall'obiettivo di Mario Ingrosso. Una sequenza impressionante e coinvolgente di un'Italia che, grazie al lavoro generoso di questi reporter, resta fissata nella memoria collettiva.
Carlo Figari

 
 
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 7 - Sardegna
I risultati del programma «Master and back»
Per tremila neolaureati formazione da 53 milioni
CAGLIARI. Sono stati pubblicati sul sito internet della Regione i primi risultati del programma Master and back che mette a disposizione 53 milioni di euro per la formazione post lauream di circa 3000 giovani laureati sardi. Si tratta dei nominativi di 150 laureati ammessi al finanziamento dei percorsi di alta formazione. L’istruttoria delle domande riguardanti la partecipazione a dottorati, master, corsi di specializzazione, i diplomi accademici in campo artistico e musicale e formazione durante il secondo anno del corso di laurea specialistica è, infatti, cominciata con l’esame delle prime richieste pervenute, alcune delle quali sono passate attraverso la valutazione della commissione tecnico scientifica. Si tratta di una prima parziale lista di beneficiari che nei prossimi giorni sarà continuamente aggiornata. Le domande pervenute finora sono circa 600, per la maggior parte riferibili a dottorati e master di alta professionalizzazione. Per i dottorati, i master e i corsi di specializzazione universitari la valutazione è automatica se il percorso formativo si svolge presso università presenti nell’ Academic Ranking of World Universities, la classifica delle 500 migliori università del mondo. Quando la qualità del percorso formativo non è desumibile attraverso questi elementi è necessaria la valutazione della commissione tecnico scientifica. Insieme con i risultati dei percorsi di alta formazione sono disponibili anche i primi programmi di tirocinio e stage.
 
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 28 - Sassari
Dai resti di Turris Libisonis emergono nuovi pezzi di storia
ARCHEOLOGIA La mostra “Lavori in corso”
PORTO TORRES. I resti dell’antica Turris Libisonis tornano lentamente in superficie. Più si “gratta” a fondo e più si scopre la vastità di un patrimonio che potrebbe essere la carta vincente per lo sviluppo di Porto Torres. I cittadini stanno acquisendo pian piano questa consapevolezza.
 Si spiega così l’attenzione e la curiosità verso i reperti emersi durante uno scavo archeologico d’urgenza in via Ponte Romano.
 È stata numerosa, infatti, la partecipazione alla conferenza che ha inaugurato la mostra “Lavori in corso”, ospitata presso l’Antiquarium, organizzata dalla Soprintendenza ai beni archeologici di Sassari, dall’Amministrazione provinciale e dall’amministrazione comunale di Porto Torres.
 Un resoconto di quattro intensi mesi di scavi, coordinati dall’archeologa Antonella Pandolfi, che sono stati un utile strumento di formazione per alcuni studenti portotorresi iscritti al corso di Beni Culturali dell’Università di Sassari. Studenti che saranno una futura risorsa da “sfruttare” per garantire la valorizzazione e la crescita del settore. Tante le ore trascorse in laboratorio, oltre che in “trincea”, per restaurare i reperti, effettuare ricerche bibliografiche, organizzare la mostra e allestire i pannelli esplicativi con la collaborazione del disegnatore Franco Usai.
 «L’importanza storico-culturale della città - ha ricordato il sindaco Luciano Mura - è ormai sotto gli occhi di tutti. Università ed enti locali se ne stanno rendendo conto ed è per questo che anche grazie alla loro collaborazione è stato possibile portare alla luce nuove testimonianze della Porto Torres di duemila anni fa». Parole che hanno trovato la pronta conferma di Giovanni Serra, assessore provinciale ai Lavori pubblici, e di Attilio Mastino, Prorettore dell’università turritana, entrambi presenti alla conferenza. Lo scavo archeologico ha procrastinato l’inizio dei lavori per la costruzione della rotatoria e l’ampliamento della strada provinciale in prossimità dello svincolo per la zona industriale.
 Uno stop giustificato che ha consentito di riportare in superficie più di ottanta tombe «a cappuccina», a cassone e in anfora.
 Nelle teche allestite all’Antiquarium, in un contesto scenografico appositamente studiato per richiamare alla mente un tradizionale cantiere di manutenzione stradale, si possono ammirare diverse epigrafi, una moneta con l’effige di Vespasiano, due tombe in anfora ricostruite e alcuni embrici che lasciano spazio a mille suggestioni: su uno è visibile il calco della zampa di un animale, presumibilmente un gatto; su un altro l’orma del piede di un adulto. Impronte che segnano il tempo di un periodo glorioso, quello imperiale, che è parte integrante della cultura di Porto Torres.
 Samuele Schirra

Questionario e social

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