Domenica 2 aprile 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
02 aprile 2006
Rassegna a cura dell’Ufficio stampa e web
Segnalati  8 articoli della testata: La Nuova Sardegna

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 23 – Cagliari
università
Scambi interculturali: iscrizioni aperte
Scambi interculturali: le domande per partecipare al bando studentesco Erasmus devono essere consegnate entro il 10 aprile. Gli studenti devono essere cittadini italiani in regola con il pagamento delle tasse universitarie. I posti a disposizione verranno assegnati tramite una selezione pubblica sia a studenti iscritti ai corsi di laurea (dal secondo anno in poi), sia agli studenti della specialistica. Si potrà presentare una sola domanda di partecipazione nella quale dovranno essere indicate al massimo sette destinazioni. Sono esclusi dalla selezione gli studenti che hanno già beneficiato di una borsa Erasmus. I risultati saranno resi noti entro il 30 aprile. Per ulteriori chiarimenti visitare il sito www.unica.it. (v. v.)
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 21 – Cagliari
università
«Stop a lezioni ed esami nei giorni delle elezioni»
Lezioni ed esami universitari sospesi dall'8 all'11 aprile, per permettere agli studenti di votare nei loro Comuni di residenza. Lo chiede il gruppo Sinistra Universitaria al rettore Pasquale Mistretta. «L'8 e il 10 aprile - dice Roberto Ibba, coordinatore dell'associazione studentesca - si fanno esami, lezioni e sedute di laurea. Non si può chiedere agli studenti di scegliere se essere buoni cittadini, e quindi andare a votare, o buoni studenti, e partecipare a lezioni o sessioni d'esame. Molti universitari saranno infatti impegnati nei seggi come scrutatori, presidenti o rappresentanti di lista. Per questo chiediamo al rettore di sospendere le lezioni e le sessioni d'esame dall'8 all'11». Un'iniziativa che Sinistra Universitaria chiede venga adottata anche in futuro. (m. v.)
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 17 – Cultura
Imponente ricerca nel Monte Acuto
Il feudalesimo sardo rinasce dagli archivi
Manoscritti seppiati di storia, documenti inediti sopravvissuti all'ingiuria del tempo e ancora carte a stampa per una nuova bibliografia dell'identità. La Sardegna si racconta nelle oltre 32 mila pagine di atti amministrativi dei Feudi sardi di Oliva: un prezioso patrimonio documentale utile ad una ricostruzione della storia politica, sociale ed economica, dai primi decenni del Quattrocento alla metà dell'Ottocento, dei territori del Monte Acuto, Anglona, Marghine, Osilo e Valle del Coghinas. Un giacimento di saperi recuperato attraverso un certosino lavoro archivistico e filologico promosso dalla Comunità montana del Monte Acuto e dall'associazione Passato e Presente di Bolotana con il patrocinio della Regione Sardegna e la collaborazione del Cnr e dei due atenei isolani. La ricercaI risultati del lavoro, oltre un ventennio, sono stati presentati a Ozieri, Comunità montana del Monte Acuto, al convegno "Piano di recupero dei documenti sugli Stati sardi di Oliva", alla presenza di un parterre di relatori, tra cui gli storici Francesco Cesare Casula, Pinuccia Simbula e Gianfranco Tore. Il curatoreSpiega Italo Bussa, curatore del progetto: «Questa raccolta ha un'importanza oggettiva. Rende disponibile un consistente complesso documentale riferito all'intero periodo della istituzione feudale, dal 1421 al 1843: un patrimonio che costituisce un unicum nel panorama della storia del regime feudale in Sardegna». Documenti in gran parte provenienti dal Fondo Osuna dell'Archivio Storico Nazionale di Spagna, di sede a Toledo, ma anche da Madrid, Valencia, Torino, Cagliari, Alghero. Il finanziamentoAggiunge Maria Antonietta Mazzone, presidente della Comunità: «Il progetto, finanziato dalla Regione con oltre 56 mila euro, ha consentito il recupero dell'intera documentazione conosciuta. E ha reso possibile la digitalizzazione di documenti acquisiti inizialmente in fotoriproduzione». Che però, chiarisce Italo Bussa, «non possono essere né diffusi su Internet né commercializzati. Ma potranno rendersi accessibili agli studiosi». Standard nazionaliEppure, se è giusto «promuovere anche in Sardegna una politica di recupero degli archivi», come annota Pinuccia Simbula dell'università di Sassari, è anche giusto, suggerisce Gianfranco Tore dell'ateneo cagliaritano, che «i materiali d'archivio di interesse locale si rendano condivisibili su scala nazionale attraverso chiavi di classificazione uniformi». Uniformi come dovrebbero essere anche gli standard di digitalizzazione e gestione informatica. Perché, dice Francesco Cesare Casula, «questa non è storia della Sardegna: è storia di Sardegna». E d'Italia.
Corrado Piana
 
 
4 – L’Unione Sarda
Pagina 52 – Gallura
Olbia. L'unica a essere ospitata in un aeroporto, in un ambiente ovattato e privo di ogni rumore
Tesi di laurea tra shopping e vip
Viaggio tra gli studenti di Economia del turismo
È l'unica facoltà al mondo ad essere ospitata in un'aerostazione. Un contesto singolare per gli studenti del corso di Economia del turismo. Nelle pause, o nelle attese, possono osservare il viavai di persone oppure fare shopping nei negozi.
L'impatto è a dir poco insolito non appena si aprono le porte scorrevoli. Uomini e donne in corsa che trascinano trolley sul pavimento bullonato, vip in transito per Porto Cervo, agenti della sicurezza che vanno avanti e indietro, altoparlanti che scandiscono orari, destinazioni, soliti avvertimenti ai "signori passeggeri pregati di non lasciare bagagli incustoditi". E ragazzi che, seduti sui tavolini del fast food con la testa china sui libri, rimangono quasi impassibili mentre il mondo decolla a tutta velocità e con un rombo assordante dall'aeroporto Costa Smeralda. Questione di abitudine. Gli studenti della Facoltà di economia e imprese del turismo, quel regno dove le vacanze si incontrano con gli affari - giusto il tempo dell'attesa al "gate" per salire a bordo o ritirare le valige - lo hanno fatto loro. Non solo attraverso i manuali di marketing del turismo, ma vivendolo in prima persona, per dieci mesi l'anno per tutta la durata del corso di laurea. Dalle nove del mattino fino alle sette di sera. Tra una lezione di diritto privato, una di statistica o di lingua straniera. E un po' di relax nelle panchine dello scalo commerciale in attesa della mensa. «Sembra strano, no, vedere una facoltà all'aeroporto? ? sorride Marco Fina, studente al primo anno e giocatore dell'Olbia Calcio ? Rispetto alle altre università c'è sicuramente un po' di vita, stai a contatto con tantissima gente». «Poi non vedi mai le stesse persone ? continua il collega e compagno di squadra Davide Capello ? cosa che a me, personalmente, dà uno stimolo in più. Qui serviva una facoltà del genere, per giunta all'aeroporto, sede per eccellenza del turismo». Dallo svago al silenzio della biblioteca al piano di sopra, c'è una scala mobile e qualche passo nel corridoio dove si affacciano le aule. Ma il futuro è sotto. «Le prospettive per il lavoro ci sono ? dice Fiorella Meloni, 19 anni di Berchidda ? studiamo diverse materie, gli sbocchi sono tanti, come lavorare in qualche azienda del settore turistico o, perché no, diventare anche assistente di volo. Sei circondato da turisti, soprattutto stranieri e hai anche la possibilità di parlare inglese e tedesco, perché tanto capita sempre che qualcuno, vedendoti seduta nelle panchine, si avvicina a chiederti qualche informazione». Chi può permettersi, dopo due ore di lezione, una passeggiata rilassante tra negozi, nella libreria, o un cappuccino al bar? «Non corri certo il rischio di annoiarti ? continua Francesca Barrottu, 21 anni ? basta che ti siedi e guardi la gente che passa. Una cosa che ti rilassa quando ti capita di dover dare esami, perché entri e respiri tutta un'altra aria». E poi c'è da pensare al lato pratico. «Qui ? spiega Alessandro Cossu, della segreteria della facoltà ? gli studenti intravedono le prospettive di una preparazione mirata a soddisfare le esigenze di un contesto socio economico importante. Il lavoro al Costa Smeralda è guardato dai ragazzi con molta attenzione». Magari mancherà un po' di spazio per allestire dei laboratori, ma a quello ci pensano le tante aziende che ruotano intorno allo scalo gallurese, alcune delle quali hanno già arruolato alcuni studenti. Come definire il tutto in una sola parola? «Splendido ? ride Federica Sanna - lo abbiamo detto tutte non appena siamo entrate qua».
Marco Mezzano

5 – L’Unione Sarda
Pagina 26 – Cagliari
Società. Nuova versione del sito più amato dai giovani e argomento di tesi universitaria
Crastulo: i paparazzi su internet
Seimila utenti al giorno e 30mila foto «dove tutti sorridono»
Numeri da record per un sito dedicato al mondo dell'intrattenimento cittadino amato dai ragazzi e ora argomento di una tesi universitaria.
Le persone che accedono al sito, ogni giorno, sono circa seimila. Gli utenti iscritti alla comunità virtuale quasi cinquemila. Quindicimila, invece, hanno accettato di ricevere una mail di aggiornamenti settimanali al proprio indirizzo di posta elettronica. Numeri da record per un sito dedicato al mondo dell'intrattenimento cittadino, che contiene oltre trentamila foto scattate in giro tra i locali notturni. Per Crastulo è già tempo di una nuova veste. Da domani digitando su internet www.crastulo. it si potrà osservare l'inedita versione del portale web più cliccato dai giovani. Webmaster e ideatore Stefano Cruccu, 28 anni: la sua carriera l'ha iniziata osservando la città, i giornali e i siti dedicati al mondo della notte. Poi la svolta che ora è persino al centro di una tesi universitaria. Sono le foto la vostra forza? «Solo in parte. Sono state il principale veicolo di promozione. Ma entrandoci si può trovare tanto altro, come articoli, forum di discussione, agenda degli appuntamenti». Su Crastulo Cagliari appare una città felice. Nelle foto tutti sorridono. Sembra che ogni iniziativa sia un successo. È davvero così? «Sorridere quando viene scattata una foto è quasi automatico. Solitamente recensiamo le serate di punta. Quelle è raro che vadano male. In ogni caso c'è un ottimo interscambio nel forum, i visitatori si scambiano commenti e si creano a volte delle vere e proprie recensioni parallele». Che novità ci saranno nella nuova versione? «Le migliorie tecnologiche sono principalmente tre: agenda dinamica, si potrà interrogare il sistema per visualizzare gli appuntamenti delle prossime settimane, indirizzi di ristoranti, discoteche, pub, cinema, circa 500 attività inserite, e motore di ricerca interno per accedere ai contenuti in maniera semplice e immediata». Su internet esistono tanti siti come il suo. Qual è l'originalità del progetto? «Crastulo non ha nulla di originale. Mi sono limitato a riprendere tutte le idee valide dei miei predecessori, aggiungendo qualcosa di mio. Ciò che ha lo ha reso unico è stata la costanza degli aggiornamenti, quasi giornalieri». Prospettive economiche? «La scommessa è trasformare una passione in un lavoro. Abbiamo numeri che credo siano ottimi per avviare un attività economica. La diffidenza che c'era nei confronti della pubblicità su internet sta iniziando a svanire. Magari in prossimo futuro ci affideremo a un agenzia pubblicitaria». (st.co.)

 
 
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 16 - Oristano
Università e ovili del Gennargentu a confronto
Genuinità dei prodotti sotto la lente della ricerca scientifica
 FONNI. La ricerca scientifica dell’Università di Sassari raggiunge gli ovili del Gennargentu. «Un salto di qualità per i produttori agricoli della montagna che hanno fatto ricorso all’università per valorizzare il formaggio da loro lavorato con mezzi e modi tradizionali». Così, con comprensibile soddisfazione, Carmelo Cicalò, presidente del Consorzio dei Produttori del Gennargentu, annuncia l’approvazione di un progetto di «Studio e ricerca per lo sviluppo» che è stato finanziato dalla Regione sarda.
 Il consorzio presieduto da Carmelo Cicalò comprende una quarantina di aziende agro-pastorali di una decina di paesi della Barbagia, dell’Ogliastra e del Mandrolisai. Aziende riunite per valorizzare il territorio agricolo-pastorale del Gennargentu, ma, soprattutto per difendere sul mercato alimentare i prodotti genuini dei pascoli e delle terre incontaminate della montagna più imponente della Sardegna. «Con la nostra inziativa - spiega Carmelo Cicalò - le aziende agricole saranno sottoposte alla ricerca e diventeranno realtà produttive certificate a garanzia dei consumatori. E il rapporto docente-produttore qualificherà l’azienda». In sostanza il Consorzio dei Produttori del Gennargentu ha richiesto e ottenuto un finanziamento per attività di studio e ricerca innovativa in agricoltura nell’ambito della normativa della legge regionale n. 21 del 2000 per la ricerca e sviluppo. Il progetto tende a «valorizzare il formaggio pecorino semicotto da latte crudo mediante selezione e impiego di microrganismi starter autoctoni e di ottimizzare la tecnologia di produzione». Il finanziamento è di 195 mila 500 euro che sarannno destinati per 35 mila euro alle aziende per l’acquisto di strumenti e attrezzature per i terreni e i fabbricati, 20 mila per materiali di consumo, 110 mila per servizi, 5 mila per missioni nazionali ed estere, 17 mila per spese generali e 8.500 per coordinamento. Il coordinatore sarà Pietrino Deiana direttore del Dipartimento di Scienze Ambientali, Agrarie e Biotecnologie Agro-Alimentari dell’università di Sassari che si avvarrà per la ricerca di personale di ruolo e a contratto dello stesso dipartimento. (g.m.s.)
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 16 - Cagliari
Polo tecnologico, attesa per le imprese
La ricerca sul carbone prioritaria per lo sviluppo L’Università del territorio necessaria per l’attività
In maggio una tappa di verifica: la parola passerà alle industrie
di Erminio Ariu
CARBONIA. È il arbone l’apripista per risollevare l’economia del territorio. Dal bacino di Nuraxi Figus sono attese soluzioni, a breve termine, per garantire stabilità produttiva alle aziende metallurgiche e chimiche del polo industriale di Portovesme. Dal convegno di Carbonia, venerdì, presenti numerosi ricercatori, sono arrivate proposte innovative per l’utilizzo pulito del combustibile solido. L’idea dell’istituzione del distretto tecnologico sta invandendo velocemente gli ambienti accademici e politici ma si avverte scarsa attenzione da parte delle industrie.
 «Per ottenere rendimenti altissimi dal carbone - spiega il presidente di Sotacarbo Mario Porcu - occorre puntare alla produzione di idrogeno da carbone. Il lavoro di ricerca in corso a Serbariu avrà un altissimo valore aggiunto a vantaggio delle industrie ma anche della collettività. Per questo è necessario investire ingenti risorse perchè questi studi possano, a breve termine, dare sviluppo, indotto e anche ricadute occupazionali». In questa sfida si propongono i ricercatori della Sotacarbo e dell’Università di Cagliari mentre le industria stanno ancora a guardare.
 Venerdì i docenti hanno mostrato alcuni risultati delle loro ricerche a una platea decisamento poco affollata ma a maggio, quando ci sarà l’inversione del campo, saranno gli industriali a chiarire quali sono i bisogni dell’industria del Sulcis. «Ci sarà un altro vertice a maggio - ha precisato Franco Meloni, presidente di Promea - e questa volta saranno gli studiosi ad ascoltare».
 Fatto insolito davvero: la ricerca propone soluzioni d’avanguardia e le industrie sembrano distratte o impreparate e metterle sul banco di lavoro. «Il Sulcis Iglesiente deve fare il salto di qualità - ha aggiunto Giuliano Murgia, presidente del Consorzio 21 - per poter percorrere le stesse strade di altri paesi e per raggiungere gli stessi obbiettivi. All’idea della istituzione del distretto tecnologico devono prendere parte anche le industrie ma soprattutto la regione». E’ convinzione diffusa ormai che l’Università del Sulcis Iglesiente è deve essere il supporto decisivo per il distretto tecnologico. «E’ importante - ha concluso il presidente dell’Ausi, Giorgio Piccaluga - che ci sia uno sforzo comune perchè i soggetti interessati alla nascita del Distretto svolgano il proprio ruolo. Indubbiamente perchè l’idea si concretizzi è necessario un soggetto forte in grado di accelerare i tempi».
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 38 - Cultura e Spettacoli
Le rivoluzioni del Sol Levante
Moderne tecnologie, robot e riconversioni industriali
PIER GIORGIO PINNA
Che Giappone e Italia siano mondi distanti non è una novità. Che abbiano comunque punti di contatto è altrettanto assodato. Meno consueto sentir parlare insieme di omogeneità e differenze tra i due Paesi. Specialmente da un esperto come Junji Tsuchiya, direttore dell’Istituto per gli studi italiani del Giappone, professore di sociologia all’università Waseda, la più grande di Tokyo. E apprendere dalla sua voce i dettagli più minuti di realtà in via di profondo cambiamento tra Oriente e Occidente. Con parallelismi su tendenze e riti sociali, progetti economici e piani di riconversione industriale, convenzioni e antagonismi, aspetti che ci uniscono ed elementi che ci separano dall’impero tecnologico del Sol Levante. Soprattutto stupisce un fatto: Sardegna e Giappone per la geografia saranno pure lontanissimi, ma in fondo - almeno a sentire lo specialista in visita nell’isola, da quasi un anno in Italia - hanno tante affinità. Sia sul versante culturale delle identità sia sul piano esistenziale.
 Individui e società. I sardi come i giapponesi, dunque? Certo che no. E il primo a notare le differenze è Junji Tsuchiya: «Viviamo tutti e due in regioni insulari. L’atteggiamento della mia e della vostra gente è per alcuni versi analogo: prudente, riservato, insieme accogliente ma cauto, generalmente rispettoso della natura. Abbiamo in comune, per la posizione strategica, addirittura le basi militari». «Ma a iniziare da terremoti e vulcani - aggiunge scherzando - cominciano le distinzioni. Non do giudizi. Rilevo che i miei connazionali sono silenziosi, non alzano mai la voce, quasi mai litigano, vivono in ambienti sempre ordinati e puliti. Qui come nelle altre regioni italiane dominano i toni alti, le discussioni accese fanno parte del modo di relazionarsi. E gli individui contano più del collettivo. Però come isolani, in un pianeta sempre più omologato, abbiamo a cuore le nostre tradizioni, le specificità. E spesso le difendiamo adattandole ai tempi».
 Ma come mai l’esperto giapponese è sbarcato in Sardegna? «Il tour di questi giorni rientra nel mio programma d’indagine - risponde lui stesso - Così ho accettato volentieri l’invito dell’università di Sassari». Il viaggio s’inserisce infatti nel quadro delle iniziative promosse dal corso triennale di Scienze della comunicazione e giornalismo presieduto dalla sociologa Elisabetta Cioni e dal dottorato della facoltà di Scienze politiche coordinato da un’altra sociologa, Antonietta Mazzette. Proprio quest’ultima non nasconde il rilievo attribuibile alla visita di Tsuchiya nei processi di formazione interculturali per le decine di studenti sardi impegnati in questo campo. Ma il primo a capirne a sua volta l’importanza è lo stesso studioso giapponese. Che infatti ricorda subito, e sempre in un italiano perfetto, le intense relazioni fra il suo istituto e l’isola: «Tanto intense che il mio predecessore, Sugeta, ha scritto il primo vocabolario sardo-giapponese».
 Rinnovamento. Junji Tsuchiya è nato a Kyoto 40 anni fa. Prima di trasferirsi a Tokyo e riservare gli approfondimenti all’Italia ha studiato a Osaka. Sociologia applicata alle metropoli dove sono più frenetiche le modernizzazioni. Specialmente quelle basate sulle nuove tecnologie. Non è un mistero che il Giappone sia da sempre all’avanguardia in settori chiave: dalla robotica all’informatica, dalla telefonia al rinnovamento della comunicazione. Ogni giorno in questo Paese che ha circa il doppio degli abitanti del nostro viene distribuita (tra abbonamenti, la stragrande maggioranza, e vendite) qualcosa come 50 milioni di copie di quotidiani: più di 10 volte della media italiana, ferma dal secondo dopoguerra. Tre reti tv pubbliche terrestri e due digitali, una quantità di canali privati e «un sistema web così capillare che non esistono Sms e Mms - racconta ancora Tsuchiya - Sono sostituiti dai messaggi inviabili via mail su Internet: la Rete è in tutti i cellulari».
 Lo scintoismo. Non è finita. In questo vortice di sorprese, come hanno confermato i video mostrati agli studenti sardi, a stupire di più è forse il livello raggiunto dall’automazione. «Gli androidi stanno già aiutandoci in molte funzioni - afferma il docente giapponese - E’ possibile vederli all’opera in decine di servizi: centralini, portinerie e ricezioni di visitatori. Tanto in città come nelle centri rurali: da noi tra queste realtà non ci sono tante differenze». Situazioni che a molti occidentali apparirebbero in qualche misura sconcertanti sembrano essere ben accette in estremo oriente. Spiega la professoressa Elisabetta Cioni: «In Giappone si assiste a un avvicinamento armonico delle macchine al corpo umano, quasi in una sorta d’interazione. Su scala massiccia, gli schermi dei Pc portatili hanno la possibilità di piegarsi, diventando addirittura parte dell’abbigliamento, per esempio trasformandosi in cravatte. In altri casi poi le moderne tecnologie aiutano gli anziani e alcuni tipi di pazienti, come gli ammalati di Alzheimer». «Da noi - prosegue il sociologo giapponese - gli androidi sono considerati amici, e non avversari, degli esseri umani. A vedere così le cose ci aiuta lo scintoismo. Spirito collettivo del nostro popolo più che religione. In grado di farci vedere le persone integrate non soltanto nella natura ma anche con gli oggetti, e quindi con le macchine e le loro intelligenze artificiali».
 Non incubi, dunque, come quelli descritti in film sul genere di «Brazil» e in altri più recenti come «A.I.». E neppure le ribellioni dei robot raccontate in tanti romanzi di fantascienza. Piuttosto speranze e illusioni. Come le emozioni magistralmente descritte dal grande regista Akira Kurosawa in una delle sue opere più riuscite: «Sogni». Sogni per dare l’idea dell’anima, delle suggestioni, dei miti, dei contrasti del Giappone.
 «Nel mio Paese il rinnovamento non fa paura - osserva ancora Tsuchiya - Il nostro popolo guarda al futuro con politiche di largo respiro. Da tempo sono state approntate strategie economiche per far fronte alla globalizzazione. Si pensava che i distretti industriali avrebbero risentito dell’arrivo dall’estero di merci a più basso prezzo. E in parte è stato così. Poi però la riconversione verso i settori dei servizi e verso le tecnologie ha consentito di evitare i licenziamenti. Da noi la cancellazione di un solo posto è l’ultimo dei rimedi possibili: tant’è vero che a tagliare sono state soltanto imprese guidate da stranieri. Non solo: negli ultimi anni è diminuito anche il caro-vita e i prezzi sono scesi. Il segreto è considerare le diverse componenti della produzione unite da strettissime, profonde sinergie».
 Squilli di rivolta. In Giappone tuttavia covano forti proteste. In qualche caso perfino ribellioni sociali. «E’ vero - spiega il docente - I giovani, e in particolare gli studenti, manifestano per problemi simili a quelli evidenziati nel Sessantotto: il disarmo, la pace, l’allontanamento delle basi Usa. Ma i disagi connessi alla globalizzazione sono ormai superati. Anzi il nostro Paese è visto come un laboratorio di esperienze avveniristiche: basti pensare ai progetti di Renzo Piano e di altri architetti nel campo dell’urbanistica».
 Durante l’ultima guerra l’americana Ruth Benedict descrisse il Sol Levante in un saggio rimasto una pietra miliare dell’antropologia, «Il crisantemo e la spada». Insieme con l’imperatore, il crisantemo è da sempre il simbolo del Giappone. La spada lo è stata. Da tempo gli allievi della Benedict propongono di adattare le sue indagini e dar loro un nuovo titolo: «Il crisantemo e il computer». Junji Tsuchiya non è d’accordo. Ma è un uomo cortese, come il suo popolo. Preferisce esprimere «dissenso parziale». Lui quella raccolta di studi, riveduti e corretti, la intitolerebbe «Il crisantemo, il robot e Internet».

Questionario e social

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