Sabato 1 aprile 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
01 aprile 2006
Rassegna a cura dell’Ufficio stampa e web
Segnalati  9 articoli della testata: La Nuova Sardegna

 
1 – L’Unione Sarda
Pagina 23 – Sulcis
Carbonia. Diventa realtà il Distretto tecnologico e a fine aprile il via alla gassificazione del carbone
L'idrogeno fa ripartire il Sulcis
Giornata di studio dell'Università sulla ricerca
Sono tutti d'accorso: la ricerca tecnologica può rilanciare l'economia del Sulcis. Lo hanno ribadito ieri a Carbonia gli esperti che hanno partecipato alla giornata di studio dell'Università di Cagliari.
Il montaggio del primo gassificatore è previsto per la fine di aprile. A fine giugno verrà avviata la sperimentazione del progetto "idrogeno da carbone". I tempi dell'attesa sono finiti, il Centro di ricerca sull'energia pulita muove i primi passi. La struttura è quasi pronta, i macchinari sono in viaggio: costo, sei milioni di euro. Altri dodici milioni sono a disposizione della Sotacarbo che, insieme a Università, Ansaldo, Enel e Enea non si limiterà a mettere a punto una nuova tecnologia per gassificare il carbone. Motore a idrogenoI ricercatori dovranno spingersi fino alla sperimentazione di un motore a combustione interna, da fare funzionare proprio con l'idrogeno. È la piattaforma dalla quale fare decollare un progetto suggestivo: la creazione di un "Distretto tecnologico sulla scienza e tecnologia dei materiali e delle georisorse" nel territorio della Provincia di Carbonia Iglesias. Vecchie miniereI capisaldi ci sono già. A Iglesias, nella vecchia miniera di Monteponi, funziona una facoltà universitaria che si occupa di scienza dei materiali. A Carbonia, tra i capannoni di un altro cantiere minerario dismesso, Serbariu, si lavorerà a un progetto incredibile: l'energia a emissioni zero. Il DistrettoMa È soltanto la premessa. Perché, a sentire Franco Meloni, presidente del Consorzio Promea «c'è bisogno di tecnologia e di ricerca» e non tanto per «creare cattedrali nel deserto o chiesette di campagna», quanto per mettere a punto tecnologie innovative da offrire all'industria. Insomma, un'organizzazione da mettere a disposizione «di quanti intendono realizzare ricerca e sviluppo per nuovi prodotti e processi produttivi», come ha sottolineato Adolfo Lai, delegato per la ricerca dell'Università di Cagliari. Le impreseEcco perché, con un convegno rivolto soprattutto agli imprenditori, ieri nella sala polifunzionale di Carbonia gli studiosi hanno sciorinato tutta una serie di ricerche e di studi in corso. Vanno dallo sviluppo di catalizzatori da impiegare in campo energetico, alle tecnologie per la sintesi di materiali innovativi, dagli sviluppi del telerilevameto per il monitoraggio del territorio alla trasformazione dei materiali di scarto in risorse per uno sviluppo sostenibile. Scienza e culturaCe n'è per tutte le esigenze e per tutti i gusti. «L'importante è che si produca scienza, cultura, occupazione e risorse per la società», ha sottolineato Giuliano Murgia, presidente del Consorzio 21, il quale è apparso abbastanza ottimista, convinto che «il Distretto tecnologico sarà il risultato di un processo che è iniziato oggi». Le risorseC'è un problema, quello delle risorse. Chi tirerà fuori i soldi per finanziare i vari progetti. Secondo Mario Porcu, presidente della Sotacarbo, «bisogna riuscire a coinvolgere nella ricerca i grandi gruppi industriali». E anche per Giuliano Murgia «il grosso dei finanziamenti arriverà dalla nostra capacità di predisporre progetti utili e credibili e corrispondenti alle esigenze dell'industria». SinergieA credere nel Distretto tecnologico è anche il sindaco di Carbonia Tore Cherchi che ha messo i capannoni della vecchia miniera, ristrutturati e collegati a una rete di servizi all'avanguardia, a disposizione dell'Università e di aziende come l'Enel e l'Ansaldo. Il Distretto tecnologico ha, peraltro, ravvicinato Carbonia e Iglesias fino al punto di ipotizzare, lo ha fatto Giorgio Piccaluga, presidente dell'Ausi, «importanti sinergie tra i due centri di ricerca di Serbariu e Monteponi». In nome della scienza, insomma, crollano anche i campanili.
Sandro Mantega
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina  17 – Lavoro
I corsi di specializzazione post lauream
Studiare negli Usa con borse Fulbright
La Commissione Fulbright per gli scambi culturali tra Italia e Stati Uniti ha bandito tre concorsi riservati a cittadini italiani che intendano frequentare corsi di specializzazione post lauream o che vogliano insegnare o sviluppare progetti di ricerca negli Stati Uniti. SPECIALIZZAZIONESedici borse di studio saranno assegnate per la frequenza di corsi di specializzazione post lauream in Università statunitensi. Le borse, il cui importo è di 25.000 dollari, sono destinate alla frequenza di corsi post lauream in tutte le discipline, a eccezione di Organizzazione aziendale (Business administration). Le sovvenzioni non sono offerte per programmi di specializzazione clinica (Internships o residencies) nell'ambito della medicina e chirurgia, dell'odontoiatria e della medicina veterinaria. Due delle 16 borse saranno cofinanziate per la realizzazione di specifici progetti nell'ambito della Regia cinematografica e delle Relazioni internazionali. INSEGNAMENTOUn concorso è stato indetto per l'assegnazione di incarichi di insegnamento di tre mesi da svolgersi in quattro Università americane: l'Università di Chicago; di Georgetown; di Notre Dame e di Pittsburgh. Gli incarichi di insegnamento sono riservati a professori di prima e seconda fascia e hanno una durata dai tre ai cinque mesi. Le materie di insegnamento rientrano nell'ambito degli studi umanistici e delle scienze sociali. La borsa di studio comprende la somma complessiva di 18.000 euro, che include il rimborso del biglietto aereo di andata e ritorno tra l'Italia e gli Stati Uniti e l'assicurazione medica. RICERCAQuattro o cinque borse di studio, della durata di sei mesi, sono destinate a progetti di ricerca negli Stati Uniti. Le borse sono riservate a dottori di ricerca (con dottorato conseguito da più di due anni), ricercatori confermati e professori associati in tutte le discipline, a eccezione delle materie cliniche afferenti alla Medicina e chirurgia, odontoiatria e medicina veterinaria. La borsa di studio comprende un contributo di 9.000 dollari per la copertura dei costi di soggiorno negli Stati Uniti e un contributo forfetario di 1500 euro per il pagamento del biglietto aereo e l'assicurazione medica. requisitiA tutti i partecipanti si richiede la cittadinanza italiana e l'ottima conoscenza della lingua inglese. Le domande per i tre concorsi devono essere compilate on-line entro l'8 maggio prossimo (lunedì). informazioniMaggiori informazioni e dettagli si possono trovare nel sito www.fulbright.it.
Renata Fadda
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 19 – Oristano
Approvato il progetto
Parco fluviale: La giunta comunale ha assegnato i fondi
La Giunta Comunale approva il progetto del Parco Fluviale. È stata dunque stabilita la ripartizione dei fondi che potrebbero arrivare al Comune per la realizzazione di «Phoinix», un intervento che prevede anche la realizzazione del Museo dei Fenici. Dieci milioni di euro che arriverebbero nelle casse del Palazzo degli Scolopi in caso di vittoria del bando regionale «Polis - Progetti di qualità» che scade proprio in questi giorni. Il progetto è stato redatto dall'Ufficio tecnico comunale con il coordinamento scientifico del Dipartimento di architettura e pianficiazione dell'Università di Sassari e Alghero e la Società Aymo consulting di Oristano. Il Comune con la delibera della Giunta si è anche impegnato a finanziare il progetto per un importo di un milione e mezzo di euro. Quasi 6 milioni saranno così impiegati per la costruzione del «Phoinix Museum», un centro delle Arti, degli studi e dei giochi che ospiterà il museo dei Fenici e un centro di ricerca. Un milione e trecentocinquantamila euro sono destinati alla realizzazione della Nuova Porta Maris della Via dei Fenici, un intervento che riguarda in particolare i giardini di San Martino. Altri 3 milioni circa invece per la valorizzazione delle zone agricole adiacenti il fiume Tirso (Palloni, Orto di Magone, Bigia di Sofia Piras e Orto Botanico di Amilcare), dove saranno anche realizzate strutture per gli anziani e disabili. Poco più di un milione verrà destinato invece alla riqualificazione della pineta di Torregrande. Gli amministratori oristanesi si erano detti moderatamente ottimisti sulla possibilità che il progetto possa essere finanziato. Ancora di più dopo la visita in città del presidente della Regione che ha firmato assieme alla Provincia, e ai Comuni di Oristano, Cabras e Santa Giusta un documento di condivisione del progetto. Le due amministrazioni lagunari in un primo momento non avevano gradito il fatto che l'intervento riguardasse solamente la città di Oristano. Successivamente però, attraverso il documento comune, le parti si sono impegnate a reperire risorse al fine di realizzare una serie di interventi anche a Cabras e Santa Giusta e per creare una rete museale che permetta anche la valorizzazione del patrimonio culturale di queste realtà. Intanto lunedì, presente l'assessore regionale ai Beni Culturali, la Provincia assieme a 28 comuni e 3 diocesi firmerà la dichiarazione per l'istituzione del Sistema Museale Arborense.
Jimmy Spiga (Unioneonline)
 
4 – L’Unione Sarda
 
Pagina 30 – Ogliastra
Ecco gli ingegneri spaziali
Il Poligono del Salto di Quirra sale in cattedra. Universitaria. Una decina di studenti della scuola di Ingegneria aerospaziale di Roma, insieme ad alcuni docenti accompagnatori, hanno visitato per tre giorni il Poligono Interforze. Per loro il tour ha costituito una rara occasione per mettere in pratica diversi aspetti che vengono affrontati nei corsi di studio: dinamica dei missili, ottimizzazione e inseguimento delle traiettorie, radar e gestione dei dati radar, guida e controllo dei lanciatori. «La visita di questi giorni ? ha commentato il generale Fabio Molteni, comandante del Poligono, si è rivelata preziosa in modo particolare per la ricostruzione della traiettoria mediante misure ottiche e radar. Un settore dove i tecnici del Poligono possono vantare una consolidata esperienza». Tra le attività di grande valenza didattica che potrebbero essere eseguite a Perdasdefogu e Capo San Lorenzo figurano molteplici prove di tecnica missilistica e aerospaziale e prove in volo subordinate di carichi utili da portare in orbita. Sulla base dell'esperienza dei satelliti Unisat, è importante avere la possibilità di sperimentare diversi carichi utili che possano essere poi utilizzati a bordo di satelliti. La scuola di Ingegneria aerospaziale di Roma è nata nel 1927 come prima istituzione universitaria italiana nel settore aeronautico e spaziale. (ni.me.)
 
 
5 – L’Unione Sarda
Pagina 42 – Sassari
Alghero
Ictus e Alzheimer, esperti a confronto
L'ictus, l'Alzheimer, il morbo di Parkinson, sono alcune fra le malattie più invalidanti in tutti i paesi del mondo, inclusa l'Italia. Ma oggi si può fare prevenzione grazie a particolari metodiche della medicina nucleare che rilevano precocemente le eventuali alterazioni altrimenti non evidenziabili con altre metodiche. Se nè discusso ieri all'hotel Catalunya nel corso del simposio clinico dal titolo Le malattie del sistema nervoso centrale: ruolo clinico della Medicina nucleare. Un'iniziativa organizzata da Giuseppe Madeddu, direttore della Cattedra e Servizio autonomo di diagnosi e terapia di medicina nucleare e vice presidente della facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Sassari. Alcune relazioni hanno trattato le malattie infettive a livello cerebrale e le complicanze neurologiche che si associano all'infezione Hiv e all'Aids. Anche in queste malattie, è stato detto, sia la Spect con indicatori positivi o con globuli bianchi marcati e la Pet rappresentano un valido aiuto per la diagnosi. Strumentazioni che vengono utilizzate ormai da tre anni anche dal Servizio di Medicina Nucleare di Sassari e con risultati ottimi. I lavori continueranno oggi con l'intervento di illustri specialisti in campo nazionale e internazionale. (c. fi.)
 
6 – L’Unione Sarda
Pagina 20 – Cagliari
Una raccolta di firme degli abitanti di via Premuda
Fra palazzine e mensa universitaria ora si rischia la paralisi del traffico
Una raccolta di firme per salvare il traffico in via Premuda. Abitanti esasperati e pronti a tutto pur di ristabilire una situazione di normalità, dopo i problemi causati dal traffico caotico durante gli orari della mensa universitaria, i residenti hanno paura che la nascita della nuove palazzine popolari possa portare ulteriori intoppi ad una circolazione già caotica. Il consigliere circoscrizionale Nicola Montisci ha raccolto una cinquantina di firme tra gli 80 nuclei familiari che vorrebbero una modifica nel progetto dei nuovi stabili di edilizia popolare: «La presenza della mensa universitaria compromette la vivibilità e la viabilità ? sottolinea il consigliere circoscrizionale Nicola Montisci ? gli studenti parcheggiano dappertutto, anche negli spazi non delimitati sulla carreggiata, in curva di fronte alla struttura universitaria (con il rischio continuo di incidenti)». In effetti La zona è totalmente inadeguata a sopportare un tale carico ed è servita unicamente da una strada d'uscita e di accesso. La caccia al parcheggio nelle ore di punta è all'ordine del giorno, e più volte autocarri, ambulanze o mezzi di soccorso si sono trovati in difficoltà. «Si potrebbe eliminare l'uscita auto in via Premuda, affianco all'asilo nido comunale ? conclude Montisci ? e dirottare i flussi in entrata e uscita dagli alloggi solamente all'incrocio tra via Premuda-via Podgora. Per questo chiediamo un intervento diretto dell'amministrazione comunale. Ormai la situazione è diventata insostenibile». (fe.fo.)

 
 
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Fatto del giorno
Da mezzo secolo l’università di Cagliari conosce un’espansione senza soste
I finanziamenti ministeriali e regionali in un bilancio da 250 milioni di euro Le valutazioni fatte dal Censis e dal Civr
Da mezzo secolo l’università di Cagliari conosce un’espansione senza soste. A cavallo tra gli anni ’50 e ’60 comincia un programma di fabbricazione per far fronte al boom delle iscrizioni. Nascono la Clinica medica e i padiglioni d’Ingegneria. Giurisprudenza, accompagnata poi da Economia e Scienze politiche, trova sistemazione nel Polo vicino all’anfiteatro romano. In seguito la costruzione delle sedi di Lettere, Geologia e mineralogia a Sa duchessa, fra piazza d’Armi e il rione La Vega, dove più tardi verrà realizzata la prima Casa dello studente.
 In un vortice d’iniziative nella zona dell’Arsenale regio sorge quindi la Cittadella dei musei e vengono poi ampliate altre sedi di Medicina. Dal 1980, con un secondo piano edilizio, si realizzano altri locali e aule per tutte e dieci le facoltà. Scocca il 2000 e si dà il via a nuove opere: viene reso più funzionale lo stabile che ospita il corso in Psicologia, il complesso di Sa duchessa è sottoposto a radicale riassetto, si valorizza l’Orto botanico e, nell’agro di Monserrato, viene costituito il Polo scientifico.
 Quello che si presenta oggi è così un mondo molto diverso da quello devastato nella seconda guerra mondiale. E addirittura irriconoscibile se si risale più indietro, magari fino all’Ottocento. Allora studiare era davvero privilegio di pochissimi e gli insegnanti erano una schiera eletta. Situazione che nel tempo non ha impedito di far lavorare al meglio tanti esponenti di primo piano della cultura. Cervelli come il sassarese Domenico Alberto Azuni, giurista che due secoli per primo si battè per la libera navigazione nelle acque internazionali, e il canonico di Ploaghe Giovanni Spano, nell’Ottocento storico e archeologo di vaglia. Tutto in un lunghissimo cammino intrapreso nel 1626, quando a Cagliari cominciarono le prime lezioni all’università.
(pgp)
 
 
Cultura diffusa nel territorio con le 10 facoltà di Cagliari
Più di 36mila studenti e oltre 1200 docenti Il rilievo delle nuove iniziative e del Centro di eccellenza sulla Neurobiologia
PIER GIORGIO PINNA
 CAGLIARI. Dal Castello al mare. Il rettorato è in posizione dominante: dall’alto sembra quasi di poter toccare le acque del porto, sfiorare i traghetti all’ancora, raggiungere in un soffio moli e banchine. E’ forse perciò che, da queste parti, nell’antico palazzo dell’università, si ha l’esatta consapevolezza di quanto conti quest’ateneo per Cagliari e per tutta l’isola.
 In Italia le definizioni enfatiche si sprecano: eredità carducciane e dannunziane, dicono. Ma parlare di città universitaria a proposito del capoluogo sardo non è esagerato. Per capirlo bastano pochi dati. Con 36.300 studenti, oltre 1200 professori e altrettanti fra tecnici e impiegati, l’ateneo appare proprio così: una città nella città.
 E’ una questione di proporzioni. Nei flussi d’inurbamento il Comune di Cagliari ha perso negli ultimi anni decine di migliaia di abitanti in favore dei centri dell’hinterland. A cominciare da Quartu, da tempo la terza città più popolosa della Sardegna. Oggi l’intera area metropolitana ha quasi 400mila residenti. Che cosa significhi dal punto di vista delle cifre sulla densità demografica la presenza di tanti universitari è semplice da comprendere: in teoria, poco meno di un abitante su dieci dovrebbe risultare iscritto a una facoltà. Ma va subito fatto un distinguo: non vivono qui - com’è naturale - tutti gli studenti e i loro insegnanti. Anzi. Ci sono moltissimi pendolari. E tantissimi altri ragazzi che seguono esclusivamente i corsi da loro ritenuti di maggior importanza oppure varcano i portoni delle facoltà solo per dare gli esami.
 GLI INDICATORI. Esistono comunque parecchi altri elementi che fanno dell’ateneo di Cagliari (il rettore è Pasquale Mistretta) una delle maggiori «aziende» sarde. Eccoli, nel dettaglio. Un primo aspetto riguarda la quantità dei dipartimenti (44) e dei centri di ricerca (12), tutti dislocati in punti strategici. Dieci le facoltà: Giurisprudenza, Economia, Farmacia, Scienze politiche, Ingegneria, Medicina, Scienze della formazione, Lettere e filosofia, Lingue, Scienze matematiche, fisiche e naturali.
 Tante, ovviamente, le realtà scientifiche collegate. A cominciare dal Policlinico: 232 posti letto, 38 laboratori, 60 ambulatori.
 Un secondo aspetto è legato ai quasi mille alloggi garantiti dall’Ersu. Non circoscritti in un unico complesso, ma distribuiti in cinque diverse Case dello studente: 132 posti in via Biasi, 199 in via Businco, 208 in via Montesanto, 256 in via Trentino, 91 in via Roma. La gran parte degli universitari che non risiede con le famiglie a Cagliari e nei centri dell’hinterland vive a pensione da privati. O magari prende in affitto con coetanei stanze in appartamenti nel mercato - sempre prospero e spesso in nero - dell’«affittasi camera studenti». Tutti i giorni le mense distribuiscono migliaia di pasti (i posti a sedere in contemporanea sono 1177).
 I FATTORI CHIAVE. In questa logica tesa a far capire il peso dell’ateneo altri elementi da tener presenti sono le Direzioni per didattica e ricerca, i centri che si occupano di master, borse di studio, corsi di specializzazione, gemmazioni didattiche in altre località della Sardegna. E, ancora, biblioteche-punti computer-angoli lettura (2500 posti), musei e collezioni scientifiche (11), scuole di specializzazione, impianti sportivi, complessi interdisciplinari di documentazione, persino una struttura che studia forma e dimensioni delle Terra. Tutte attività che impongono una gestione finanziaria di notevoli dimensioni.
 E infatti sono i saldi di bilancio a rendere più evidente il rilievo dell’università cagliaritana: attivi e passivi che incidono su cultura ed economia. Vediamoli cominciando dalle entrate. Ecco le singole voci del consuntivo provvisorio 2005. I finanziamenti sfiorano i 250 milioni (circa 90 in più di quelli dell’ateneo di Sassari). Dai contributi degli studenti arrivano poco più di 15 milioni: le tasse dell’ateneo sono le più basse d’Italia. Il grosso dei fondi deriva dai trasferimenti ministeriali: oltre 155 milioni. La Regione eroga un altro 7,49%. Dalla somma vanno sottratti novecentomila euro destinati al sistema sanitario nazionale e ai piani per la facoltà di architettura. Lo stanziamento regionale rappresenta il 65% dell’ammontare dei fondi previsti dall’Amministrazione sarda per l’attività accademica nell’isola (a Sassari va dunque il 35%).
 In generale si deve ricordare infine che gli stanziamenti del ministero per l’università sono di due tipi. Uno, ordinario, comprende anche la ricerca. L’altro, più specifico, destinato solo a quest’attività e che vive di progetti mirati. Quindi dipendenti dalle capacità propositive, come avviene per i fondi europei. Quasi inutile sottolineare che, come nel caso di tutti gli atenei, le maggiori uscite sono costituite dal pagamento degli stipendi, dai versamenti previdenziali ai dipendenti e ai collaboratori, dagli impegni collegati al lavoro e allo studio.
 In una recente inchiesta svolta dal Censis e dal quotidiano «La Repubblica» Cagliari risulta sesta nella graduatoria dei 18 atenei di medie dimensioni. E’ preceduta da Siena, dall’università della Calabria, da Trieste, Pavia e Urbino. Batte però Genova, Tor Vergata, RomaTre e altri complessi accademici dalle ampie possibilità. Il suo punteggio complessivo, in un rapporto compreso tra 66 e 100, è valutato 88,8; quello nei singoli settori (web, borse di studio, strutture, servizi) è invece pari a 3, medio-alto in una possibile variazione da 0 a 5.
 Meno incoraggiante, almeno in determinati campi, il giudizio dato su scala nazionale nel «Primo esercizio di valutazione triennale della ricerca». Cagliari si distingue per le indagini su nanotecnologie, alimentazione, ingegneria industriale. Risulta carente - sempre rispetto alle medie italiane - nelle scienze politiche, in fisica, chimica, storia e filosofia. Non sono valutazioni di poco conto perché dai voti del Civr dipendono finanziamenti più o meno ottimali da parte del Miur.
 LE PUNTE DI DIAMANTE. Confortanti le previsioni di sviluppo. Una delle più importanti fa capo al Centro di eccellenza coordinato da Gian Luigi Gessa sulla Neurobiologia della dipendenza: il cofinanziamento ministeriale per la struttura ammonta a tre milioni e mezzo. Per quantificare i fondi che scorrono nei canali di stanziamento non vanno infine trascurate le sinergie con le attività del Cnr e importanti altre, come le ricerche garantite dal Polaris di Pula. E’ di questi giorni la presentazione del masterplan nella miniera di Monteponi: avveniristico progetto destinato a far nascere nel Sulcis Iglesiente un centro congressi e una modernissima sede connessa al Geoparco che farà riferimento all’ateneo del capoluogo sardo.
 Tante idee, dunque. Piani mirati. Prospettive d’alta formazione. Nuove realtà di ricerca, come quelle su genetica e biologia molecolare fatte conoscere in tutto il mondo da Antonio Cao. Espansione dell’insegnamento. Diversità delle culture e culture della diversità in una concezione dell’ateneo diffusa su tutto il territorio regionale.
 Insomma, fermenti molteplici. Ancora più incessanti se osservati dalle austere stanze del rettorato che dal Castello s’affacciano sul golfo. Le stesse camere dove abbondano le targhe che ricordano i docenti più autorevoli: da Antonio Pacinotti, il fisico che costruì il primo prototipo della dinamo, a Giuseppe Brotzu, che isolò le cefalosporine. E dove appare, suggestivo, un piccolo ritratto cinquecentesco della grande Eleonora d’Arborea. Occhi attenti e penetranti, i suoi. Ma quasi timorosi di manifestare la speranza che da queste parti lo sviluppo della cultura viaggi sullo stesso binario dello sviluppo dell’intera isola.

 (2. Continua. La precedente puntata è stata pubblicata sabato 18 marzo)
 
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 16 - Cagliari
La speranza si chiama polo tecnologico
Ieri è stata illustrata ufficialmente l’idea del distretto «Un’economia basata su conoscenze più competitive»
 CARBONIA. È legato all’applicazione della ricerca lo sviluppo del territorio, oggi fondalmentalmente basato sull’industria di base e sul terziario. Il punto di forza, quindi, del Sulcis Iglesiente deve essere nell’affermare «un’economia basata sulle conoscenze più competitive e più dinamica al fine di recuperare il divario con i Paesi più avanzati». È quanto emerso, ieri mattina, dal convegno - che si è svolto per presentare l’idea del Distretto tecnologico del Sulcis Iglesiente - organizzato da Consorzio 21 Polaris; Ausi (associazione per l’Università del Sulcis Iglesiente, e Promea. Nell’occasione sono state presentate alcune competenze scientifiche e apparecchiature che potrebbero essere di supporto alle esigenze delle imprese che operano nel Sulcis Iglesiente.
 Ma anche e soprattutto nel territorio nazionale. Le relazioni hanno dimostrato che la ricerca è in grado di mettere a disposizione degli imprenditori conoscenze in grado di migliorare il prodotto finale, di ridurre i costi energetici e di ridurre l’inquinamento. Ma c’è ancora troppa distanza fra i laboratori e i reparti industriali: da quì è nata la convinzione generale che occorre attuare concretamente l’idea di istituire a Carbonia il Distretto tecnologico del Sulcis Iglesiente.
 Ne sono convinti gli amministratori locali - il sindaco Tore Cherchi in prima linea - i responsabili del Consorzio 21, i vertici di Promea e l’Ausi che in questa azione sta proponendo una spinta di notevole portata: «Come amministrazione siamo disponibili a investire ingenti risorse finanziarie», ha detto il primo cittadino di Carbonia, «Del resto anche per Serbariu abbiamo dato fondo ai nostri risparmi perchè la città diventasse polo di eccellenza per la ricerca sul carbone. Si tratta di trovare pari o superiore convinzione anche nella Regione, nella provincia e nel governo nazionale».
 In quasi sei ore di lavori è apparso chiaro che il Distretto tecnologico deve assurgere a livelli di eccellenza: «Se si investono ingenti risorse finanziarie queste devono essere adeguate ai risultati che si vogliono conseguire», ha aggiunto il presidente del Consorzio 21, Giuliano Murgia, «Occorre puntate verso l’alto per ottenere l’adesione di quanti hanno interesse all’affermazione del distretto».
 Per Franco Meloni, presidente di Promea, la sede di Carbonia appare logisticamente più congeniale per la presenza operativa di Sotacarbo che sul piano della ricerca sul carbone è un’autentica punta di diamante nel cammino verso la produzione di idrogeno e di metano utilizzando il combustibile solido e l’anidride carbonica prodotta dai processi di combustione nelle termocentrali del Sulcis: «Occorre, e questo sta avvenendo che oltre alla parte accademica intervengano anche le società industriali che operano nel territorio perchè i vantaggi della ricerca possono essere di supporto concreto per incrementare l’occupazione ed incrementare lo sviluppo», ha aggiunto il presidente dell’Ausi, Giorgio Piccaluga.
 Molto interesse ha suscitato la relazione di Paola Deplano sui “rifiuti dei materiali di scarto a risorse per uno sviluppo sostenibile”.
Erminio Ariu
 
9 – La Nuova Sardegna
 
Pagina 1 - Olbia
San Raffaele, investimento da 350 milioni
I soldi ci sono tutti. Don Verzè ha incontrato anche Nizzi e Scanu
di Stefania Puorro
OLBIA. I 60 milioni di euro deliberati dall’Inail (e ai quali probabilmente don Verzè non ricorrerà) sono briciole. Il San Raffaele, infatti, costerà molto di più. Si ipotizza (e non è azzardato dirlo) una spesa di 700 miliardi di vecchie lire. Soldi che la fondazione San Romanello ha in cassa. Questo perché l’ospedale del prete-manager vuole diventare un centro di riferimento europeo nella ricerca e nello studio delle malattie degenerative. Non solo, dunque, nuove specialità e posti letto, che andranno a integrarsi e non a sovrapporsi alla struttura pubblica, ma soprattutto un polo di ricerca che avrà il suo cuore a Olbia.
 Naturalmente ci saranno anche i centri satellite, nel sud della Sardegna, e i collegamenti con le università.
 Dopo il vertice dell’altro ieri tra don Verzè e Renato Soru, la sanità in Gallura è arrivata alla svolta decisiva: prima l’ospedale pubblico (che per tutti è stata la priorità assoluta) e adesso il San Raffaele sardo.
 Don Luigi Verzè e il suo vice Mario Cal, hanno chiacchierato per oltre un’ora con il presidente della Regione e, in un clima disteso e cordiale, hanno ufficializzato l’apertura del cantiere a sud di Olbia. Lì, i lavori sono in realtà già cominciati (dopo il rinnovo della concessione approvato dal consiglio comunale), ma l’avvio ufficiale sarà rimandato a dopo le elezioni. La prima pietra la poserà proprio Renato Soru: questa è stata infatti la richiesta di don Verzè. Dal suo canto, il governatore sardo (e qui l’accordo è stato totale) ha chiesto che la fondazione dedicasse attenzione ad altre due materie importanti: biomedicina e biotecnologia.
 Dopo Cagliari, don Verzè ha fatto tappa a Olbia. Ha visitato il “suo” cantiere, ma ha anche incontrato il sindaco Settimo Nizzi e Gian Piero Scanu, sindaco ai tempi (1988) in cui si cominciò a parlare del progetto.
 Nizzi: «Finalmente questo grande istituto di ricerca diventa realtà. E non ci sono dubbi sui tempi: entro ottobre 2007 il San Raffaele sarà finito. Un grande traguardo per la Gallura ma anche per tutta la Sardegna. E così, alla fine dell’anno prossimo, il territorio avrà due ospedali che interagiranno e si integreranno, nell’assoluta compatibilità, per garantire la migliore assistenza in tutti i campi. Sulle specialità che dovrà ospitare il San Raffaele è tutto da decidere: ma questo è un compito che spetta alla Regione».
 Scanu: «Gli ambienti della ricerca di tutto il mondo sanno che sta per nascere il San Raffaele a Olbia e c’è un grande interesse da parte degli scienziati. I quali, forse anche prima di alcuni sardi, sono riusciti a capire quali fossero i vantaggi legati alla collocazione dell’ospedale. La ricerca, infatti, punterà proprio sulle malattie degenerative particolarmente diffuse in Sardegna. Nello stesso tempo oltre all’aspetto ospedaliero, che andrà a integrarsi con la struttura pubblica, si darà importanza alla didattica e ai collegamenti con le università».
 Il San Raffaele verrà strutturato in diverse parti: ci sarà l’area riservata alla ricerca e all’università e l’area ospedaliera (circa 150 posti letto).
 Nello stesso tempo verrà creata una zona interna di appoggio, simile a quella di Milano, per ospitare le famiglie dei pazienti.

Questionario e social

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