Domenica 5 marzo 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
05 marzo 2006

Rassegna a cura dell’Ufficio stampa e web
Segnalati  8  articoli delle testate L’Unione Sarda e  Sardegna


1 – L’Unione Sarda
Pagina 41 – Provincia Sulcis
A Santadi tavole rotonde e incontro con gli esperti Appuntamento con l’archeologia nell’antica fortezza fenicio-punica
Incontri, tavole rotonde e giornate di studio all’ombra di Pani Loriga e del museo archeologico di Santadi. Con la primavera e l’imminente avvio della campagna di scavi nella fortezza fenicio punica, coordinata dal Centro nazionale delle ricerche, il centro del Basso Sulcis si prepara a un ricco calendario di appuntamenti con al centro l’archeologia e la storia di Santadi e del resto del territorio. Incassati i dati positivi sulle presenze dei visitatori («più di tremila biglietti staccati», ha confermato Remo Forresu, archeologo e curatore del museo), il museo archeologico è pronto ad aprire le sue porte a nuove esperienze. Arricchite le sale con nuovi reperti provenienti dagli scavi di Montessu, Pani Loriga e altre decine di siti presenti nel territorio, la struttura museale si prepara ad ospitare un convegno sulla preistoria di Santadi e del Sulcis in collaborazione con il Dipartimento di Scienze archeologiche e storiche dell’Università di Cagliari. «Un appuntamento che stiamo mettendo a punto allo scopo - ha commentato Forresu - di coinvolgere maggiormente gli amministratori, la Sovrintendenza e gli studiosi sull’importanza e il valore dei siti presenti a Santadi e nel territorio circostante». Scenario degli incontri sarà, naturalmente, il museo archeologico che è dotato di laboratori didattici e sale per il restauro dei reperti rivenuti nei più importanti siti del Sulcis. «La scelta di organizzare incontri, dibattiti e tavole rotonde a Santadi, non è casuale. L’intento - ha aggiunto il curatore del museo - è quello di aprire una finestra sul vasto patrimonio archeologico del territorio che può rappresentare un’occasione in più per spingere i turisti a visitare il paese». Ma anche quello di aprire una finestra sulle «tante emergenze archeologiche», come le ha definite l’archeologo, in cui sarebbero necessari «interventi mirati di recupero che possano, oltre che preservare il patrimonio archeologico, - ha concluso Forresu - arricchire l’offerta di siti da visitare e conoscere».
Maurizio Locci (Unioneonline)


2 – L’Unione Sarda
Pagina 16 – Cultura
Novità in libreria. Esce per i tipi della Sellerio il nuovo lavoro dello scrittore antropologo

di Giancarlo Ghirra
«Ieri, oggi, domani, dopodomani. Non vivrò tanto da riuscire a crederci. Oggi è il due giugno dell’annodomini 1571, quarantesimo primo della mia vita. Il quattro, dopodomani, qui a Toledo farò fuoco e fiamme in Plaza de Zocodover». Comincia così il nuovo romanzo di Giulio Angioni, per mestiere professore di Antropologia culturale all’Università di Cagliari, per vocazione scrittore. A 66 anni e dopo altri importanti passaggi nel campo della letteratura (chi può ignorare L’oro di Fraus?) il narratore di Guasila dà il meglio di sé ricostruendo la storia tragica e terribilmente attuale di Sigismondo Arquer, magistrato cagliaritano condannato al rogo dall’Inquisizione dopo otto anni di torture inflittegli per fargli confessare di essere un eretico e per fargli accusare il napoletano Pompeo Colonna. Non è un eroe Sigismondo Arquer, ha paura, nelle 368 pagine del libro (edito da Sellerio al prezzo di 11 euro) non c’è retorica, ma il racconto introspettivo di un intellettuale, e prima di tutto di un uomo, che ha cara la vita, spera nella grazia sino all’ultimo momento, eppure non riesce a rinunciare alle sue idee così come vogliono carnefici che agiscono - a loro dire - in nome della Verità e della Fede. In questi anni e giorni calamitosi, nei quali si torna a invocare il nome di Dio contro altri uomini e altre religioni, Le fiamme di Toledo rappresenta uno straordinario contributo al bisogno di comprensione fra i popoli e un freno ai dogmatismi e all’arroganza di chi punta a imporre il suo verbo. Tutto ciò realizzato non già con lo stile dello storiografo, ma con quello di un letterato che ti chiama dentro il racconto. È Sigismondo, il protagonista, a narrare dalla sua cella, partendo a ritroso dal momento della condanna a morte, la sua breve vita, i suoi processi, la sua ansia di ricerca e di libertà. Muore colpevole di eresia il magistrato convinto di essere mandato al rogo non già per mancanza di fede in Cristo, quel Cristo del Discorso della montagna che gli è così caro, ma per la sua pertinacia, la sua volontà di non farsi sottomettere dai feudatari più potenti e arroganti. E va dato merito a Giulio Angioni, sempre più scrittore, sempre più capace di elaborare un suo stile autonomo, di essere riuscito a rendere l’onore e ricostruire l’identità di un intellettuale di grande spessore morale e di schiena dritta, capace di resistere a torture, a pressioni, intimidazioni, pur di non rinunciare alla sua libertà di pensiero, e alla sua fede, paradossalmente, contro chi tenta di imporre Cristo nel nome del potere e non della libera persuasione. In una lingua che mescola italiano dalle radici sarde, toscano, spagnolo, il latino che dà corpo alla costruzione del discorso, Angioni ci racconta l’uomo nato a Cagliari da famiglia borghese che si laurea in diritto a Pisa e in teologia a Siena, senza dimenticare le sue radici fra Castello e Lapola, il quartiere della Marina nel quale oggi una modesta viuzza lo ricorda ai posteri. È un intellettuale, un raffinato giurista ma fa vivere nelle sue parole la bellezza della città sul mare e le figure popolari della Marina, come la spiritata di Lapola, o Dominiga Figus, concubina del diavolo, così come i baroni, guidati dagli Aymerich, che tentano di limitare il peso e la forza della monarchia spagnola. Torna nel racconto del condannato a morte la città sul mare, i fuochi di San Giovanni, il 24 giugno, e, insieme, come in un flusso di coscienza, i dibattiti fra teologi nel cantone del Grigioni, tornano le idee di Lutero, ma anche i dibattiti, assai precedenti, sul Pelagianesimo. Le discussioni sul libero arbitrio si intrecciano con figure come il marrano Diego De Jesus, e zio Cocco, suonatore di launeddas. C’è una vita che scorre come in un flash back cinematografico dentro un filo conduttore inattuale eppure necessario, il rispetto reciproco delle proprie idee e credenze, il bisogno di rispetto fra cristiani, ebrei, musulmani. Che dire della figura, davvero originale, di un Fray Francisco, musulmano e francescano? Nel racconto di Arquer si rincorrono odori e umori della sua terra, la nostalgia per la vita che se ne sta per andare in un rogo, e fa pensare a incendi a noi assai vicini. Tornano i momenti della sua formazione intellettuale, come il viaggio a Basilea, dove scrive la Sardiniae brevis historia et descriptio, publicato nel 1550 come capitolo della celeberrima Cosmographia universalis dell’ex francescano passato al luteranesimo Sebastian Munster. In quei giorni gli uomini dell’Inquisizione tracciavano il confine fra lecito e illecito con processi e condanne a morte. Ma ancora oggi c’è chi tenta di scomunicare gli altri esseri umani. Notevole la ricostruzione di Angioni, e notevole la sua capacità di ironia, di saper raccontare una vicenda drammatica, e faticosa, senza mai rinunciare al sorriso, alla voglia di vivere, e di interpretare anche la religione sempre e soltanto in nome della libertà, mai della sopraffazione e dell’arroganza. Se Cagliari ha abbandonato la memoria di Sisgimondo Arquer, Angioni gli rende onore, riportandolo in luce, esaltandone lo spirito critico fino alle conseguenze estreme, il coraggio, la concretezza. Un uomo passionale, capace di innamorarsi potentemente, capace, poche ore prima del rogo, di tornare nella sua città grazie al profumo delle mele arrivate nella sua cella, lo stesso profumo delle mele del giardino delle monache della Mercede. Incombono le fiamme dell’autodafé in piazza Zocodover, a Toledo, ma quelle mele portano aria di casa, voglia di vivere, speranza di una grazia che non arriverà. Si intrecciano storia intima e storia intellettuale, filosofia e teologia in questo romanzo di uno scrittore sempre più convincente, che si avvicina al suo desiderio di ispirarsi sempre più a Calvino e Gadda. E che in questo romanzo edito dalla siciliana Sellerio dà prova di saper intrecciare come non mai storia e letteratura, bisogno di scrivere e voglia di battere i conformismi degli indifferenti, in un momento nel quale la libertà di coscienza è esposta a nuovi roghi. Il narrare di Angioni conferma il suo bisogno di confrontarsi con le radici, anche linguistiche, della sua terra, come il bisogno del viaggio: come Arquer, l’antropologo scrittore è stato un emigrante, partito giovanissimo dalla sua terra per studiare e confontarsi con la cultura europea. Viene fuori dalle Fiamme di Toledo uno stile capace di saldare le radici sarde, e latine, con un linguaggio moderno. Un linguaggio che segue il pensiero irrequieto e disperato di un condannato a morte, con i suoi ritorni indietro, i balzi in avanti, le dispute teologiche, senza mai perdere la dimensione dell’umanità, arricchita dalle figure dell’infanzia e dai carcerati che gli stanno intorno.

 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 51 – Provincia di Sassari
Nell’ex Centro ecologico Energia pulita: una cittadella per i nuovi scienziati

 Allo stato attuale, ricorda la solita cattedrale nel deserto: l’ex Centro ecologico sulla strada che conduce ad Osilo e che l’amministrazione provinciale aveva realizzato una ventina di anni fa, inaugurandolo con la magnificenza che si riserva alle grandi opere, appare ora come un fiore appassito. Eppure potrebbe risorgere e ridiventare quel fiore all’occhiello che era nelle intenzioni degli amministratori del passato. L’idea è semplice: realizzare nell’edificio, che per qualche anno era stato anche sede dell’assessorato all’ambiente, una sorta di cittadella delle fonti di energia rinnovabile. «C’è una totale assenza di cultura in materia di energia rinnovabible - spiega infatti l’assessore all’Ambiente Pino Ortu - e finché la situazione rimarrà tale, continueremo a fare solo inutili dibattiti». All’interno dell’edificio di Serra Secca, era stata realizzata una centrale fotovoltaica, ora quasi del tutto degradata. Come primo momento del progetto, predisposto dall’assessore Ortu, dovrebbe essere ripristinata, appunto, quella centrale, che produrrebbe energia in grado di alimentare tutte le funzione dell’intero complesso. Nella grande sala, completamente vuota, verrebbe realizzata un’aula didattica, con micro impianti che riproducono miniaturizzate le reali strutture per la produzione dei diversi modi di energia rinnovabile: dall’idroelettrico all’eolico, dall’utilizzo dell’idrogeno al solare, dallo sfruttamento delle biomasse a quello del movimento delle onde. Un’aula didattico-scientifica che potrebbe diventare un punto di riferimento per gli istituti superiori della provincia e della stessa università, oltre che per le visite guidate degli alunni delle elementari e medie. «Un polo, unico non solo In Sardegna, che darebbe in questo modo - sostiene Pino Ortu - una maggiore opportunità di conoscenza ai nostri giovani ed una maggiore apertura verso le nuove ipotesi di energia pulita e di fonti rinnovabili». Tutte le parti dell’edificio, quindi, potrebbero essere trasformate in laboratori e spazi dedicati all’allestimento di percorsi didattici ed educativi, con una spesa fra l’altro non eccessivamente alta. Secondo lo studio effettuato dall’assessorato All’ambiente, infatti, il costo del progetto conclusivo si aggirerebbe sul milione e 650 mila euro. Sarà ora la commissione consiliare e la Giunta ad esprimere il proprio parere.
Giuseppe Florenzano


4 – L’Unione Sarda
Pagina 21 – Cagliari
Università. Ingegneria Energetica, record di uno studente: primo dei laureati

Si è laureato dieci giorni fa e lavora in un’azienda a Bergamo: era stato assunto dopo aver terminato un corso di laurea triennale. Ora il salto di qualità per Andrea Virdis, 27 anni, cagliaritano che ha ottenuto un vero primato: quello di essere diventato il primo ingegnere energetico della Sardegna. Ha tagliato il traguardo il 23 febbraio nella facoltà di piazza d’Armi. Nella tesi, racconta «ho spiegato come le società di consulenza Esco (Energy service company), possono aiutare i clienti a risparmiare energia. Il pagamento da parte degli acquirenti alla società, è basato sul risparmio che queste garantiscono». La specializzazione in ingegneria energetica è considerata dagli esperti la laurea del terzo millennio: «Una figura professionale che non solo è richiesta dal mondo dell’industria, ma ha grandi opportunità nel campo della libera professione e negli impieghi pubblici - continua Virdis -. In Sardegna ci sono diverse società energetiche, quindi la nostra specializzazione dovrebbe essere molto richiesta». Per ora in città è l’unico laureato: i suoi 12 colleghi diventeranno ingegneri energetici nei prossimi mesi. Il biennio di specializzazione in città è partito nell’anno accademico 2003-2004, e ogni anno sono più o meno quindici le persone che decidono di intraprendere questa strada. Tornano sui banchi e studiano Progettazione degli impianti termici e Trasporti speciali, fanno stages e seguono laboratori. «È un corso di laurea - dicono i docenti - che sta dando buoni risultati, la nostra facoltà incoraggia i giovani a seguire dei percorsi moderni, che possano essere utili per ottenere un buon lavoro in futuro -. E la centralità delle tematiche energetiche nel mondo contemporaneo è sicuramente un problema da affrontare». Rispondere alla crescente richiesta di energia, non rinunciando a controllare lo sfruttamento delle risorse o l’impatto ambientale è sicuramente una sfida scientifica di oggi e lo sarà anche negli anni futuri. La laurea che i cagliaritani conseguono nel campo energetico è spendibile in tutta l’Europa, l’esperto nel settore è inoltre richiesto come figura professionale definita da specifiche leggi. Ecco qualche esempio: impiantista (Legge 46/90), si occupa della sicurezza di impianti elettrici, gas, acqua, climatizzazione. Energy manager (Legge 10/91): evita gli sprechi di energia nelle grandi aziende.
Francesca Grezzo

 

 

 

 

 

5 – L’Unione Sarda
Pagina 20 – Cagliari
Sbandato dorme
in facoltà di Leggi
Un uomo di mezza età, affetto quasi certamente da problemi psichici, si sarebbe introdotto venerdì sera, all’ora di chiusura, nella sede della facoltà di Giurisprudenza (nella foto) ed avrebbe trascorso la notte rinchiuso nell’edificio, espletando i suoi bisogni
sulle scale e nei corridoi. Della presenza dell’uomo ci si è accorti solo la mattina del sabato, poco
dopo la riapertura dei cancelli. «Era in condizioni pietose – racconta un usciere – e se ne stava seduto sulle scale d’accesso al piano inferiore. Intorno a lui il pavimento era pieno di escrementi e c’era un tanfo insopportabile. L’abbiamo accompagnato gentilmente fuori e ci ha seguito. Non sappiamo se si sia introdotto in facoltà la sera prima, restando nascosto per tutta la notte nell’edificio o se sia entrato di mattina presto senza essere notato da nessuno. Pensiamo possa trattarsi di un disadattato che frequenta il vicino centro sociale». L’uomo intanto è scomparso nel nulla e sull’episodio resta il mistero più fitto. Nella facoltà di viale Fra Ignazio c’è poca voglia di parlare e tra gli uomini della sicurezza sono solo bocche cucite o quasi: «Non
sappiamo niente - si affretta a dire un’addetta dell’università – e non possiamo parlare perché non siamo state autorizzate dal preside. Tornate lunedì e parlate con lui».
Molto più loquaci invece (e non poteva essere altrimenti) gli studenti di passaggio
in facoltà. Pochi, peraltro, visto e considerato che è sabato. «Sono entrato nell’atrio per dare uno sguardo alla bacheca degli esami e ho sentito subito una puzza tremenda – racconta un giovane che chiede di restare anonimo – mi sono diretto verso le scale che portano giù in biblioteca e ho visto che era tutto sporco». (p. l.)


 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Nuoro
Università autonoma, battiamoci per cogliere questa grande occasione di crescita civile

 Sul dibattito apertosi intorno all’Università autonoma di Nuoro vorrei prendere spunto dall’intervento dell’amico Lorenzo Palermo, apparso il 24 febbraio. Condivido vari punti, fra i quali vorrei sottolinearne alcuni: - l’Università non può essere né di destra né di sinistra ma deve essere patrimonio comune a tutti; - a maggior ragione condivido che un tema di questa importanza non debba essere oggetto di improvvisazioni e tanto meno di strumentalizzazioni politiche; - condivido anche che il ruolo dell’Università di Nuoro debba essere orientato alla valorizzazione della ricerca di qualità.
 Tuttavia ritengo che dall’intervento non emerga con chiarezza una linea precisa e definita dell’amministrazione provinciale riguardo all’Università autonoma di Nuoro. Ritengo infatti che la Provincia debba dire con chiarezza se intenda puntare alla conservazione dell’università gemmata di Cagliari e Sassari oppure sia convinta della necessità di creare l’Università autonoma di Nuoro. Da questa opzione infatti discende il coinvolgimento diverso e definito sia dello Stato, sia della Regione sarda oltre a scelte conseguenti ed evidenti per gli enti fondatori (Comune e Provincia) che nel 1990 avevano attivato il Consorzio per gli studi universitari di Nuoro.
 A me pare che, con tutto il rispetto istituzionale, ci siano ingiustificati ritardi della classe dirigente nuorese e se mi è permesso incomprensibili lentezze nell’iter amministrativo da parte degli enti fondatori per il raggiungimento dell’autonomia. Tutto questo perché la gemmazione doveva essere solamente la fase propedeutica all’istituzione del terzo polo universitario sardo. In altre parti d’Italia e d’Europa, in realtà non dissimili alla nostra, sono stati raggiunti grandi risultati. Sedi gemmate da altre università, nel volgere di pochi anni, col raggiungimento dell’autonomia, hanno conseguito livelli di eccellenza contribuendo allo sviluppo economico e alla crescita civile di quei territori.
 In questa fase, anche l’iniziativa di raccolta delle firme per una petizione popolare finalizzata all’istituzione dell’Università autonoma di Nuoro non solo va sostenuta e incoraggiata, ma può divenire il vero momento di coinvolgimento popolare per il raggiungimento dell’autonomia.
Mario Fenu

 7 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Nuoro

L’isola degli architetti, tra nuraghi e superstrade

ANTONIO BASSU
NUORO. Si è concluso ieri pomeriggio il convegno su “Le due Sardegne e il Mediterraneo Orientale”, organizzato dall’Ordine provinciale degli architetti. Una tre giorni di relazioni di estremo interesse, che indiscutibilmente avrebbe meritato maggiore attenzione da parte dei professionisti locali, compresi i responsabili degli uffici tecnici dei Comuni e degli assessori all’Urbanistica, se non altro per l’alto valore culturale degli interventi e per la possibilità di acquire le ultime conoscenze in materia di urbanistica e architettura, per arrivare a focalizzare l’attenzione sulla Sardegna e sulle relazioni che intercorrono tra la stessa e le varie altre tipologie edilizie e costruttive.
 Tra i vari interventi quello dell’esperto di economia e cultore di geografia Sergio Sassu di Macomer, che ha fatto un affascinante excursus sulle influenze culturali dell’antico Medio Oriente sull’assetto organizzativo territoriale dei nuraghi nella Sardegna centrale. Tesi con la quale si cerca di dimostrare, per deduzione o per contrasto, l’esistenza di un’unica matrice mediterranea che in Sardegna si manifesta con la presenza di una civiltà mediorientale di origine mesopotamica.
 Sassu, sulla base di una serie di studi e ricerche, ha parlato dell’assetto organizzativo territoriale dei nuraghi nella zona compresa nell’area del Marghine Planargia, con la successiva estensione in altre zone dell’isola. Ricerca che si rifà all’area geografica dei “sardi pelliti”, soffermandosi sulle caratteristiche di un’enclave di una società mediorientale riferita ai sumeri nella zona tra Macomer e Pozzomaggiore. Il relatore ha quindi disquisito della logica nella pianificazione gerarchica territorile dei nuraghi; dell’interazione tra potere religioso e amministrativo; l’influenza della cosmologia delle divinità nell’organizzazione sociale. Nel contempo Sergio Sassu ha richiamato tutta una serie di toponimi e ipotesi di gestione della proprierà, del demanio e di usi collettivi dei terreni. Nonchè dell’individuazione degli antichi strumenti di lavoro.
 L’architetto Antonio Tramontin, dell’università di Cagliari, ha invece argomentato sull’impatto delle infrastrutture viarie col paesaggio, nella fattispecie la Nuoro-Olbia , nel tratto che taglia fuori San Teodoro, enunciando le tecniche progettuali relative alla costruzione di 10 ponti visibili dalla costa, in alternativa alla proposta della costruzione di una galleria di 3 km e 200 metri, adottando, invece, una soluzione tecnica mista: acciaio-cemento armato, soprattutto per i parapetti prefabbricati alti da 2,90 a 7 metri. Programma, quello relativo all’infrastruttura viaria, che evita di offendere il paesaggio. Ai convegnisti ha portato il saluto l’assessore provinciale all’Ambiente, Rocco Celentano, che ha ha comunicato che la Provincia si è dotata del piano urbanistico provinciale, annunciando che, insieme ai 66 comuni, la Provincia si dice contro il piano paesaggistico, perchè la Regione ha escluso, sul piano decisionale, gli enti locali dal loro contributo, dando luogo a due Sardegne a diversa velocità.
 A conclusione del convegno, l’Ordine degli architetti della Sardegna, ha consegnato il “Premio Architettura 2005” allo scrittore e antropologo Bachisio Bandinu per le sue opere.

 8 – La Nuova Sardegna
Pagina 16 - Cagliari
IL RICONOSCIMENTO DEL ROTARY
All’Ausi un premio per l’eccellenza
L’esigenza diffusa per la crescita del presidio culturale e scientifico

IGLESIAS. Il riconoscimento di “primo della classe” l’Associazione per l’Università del Sulcis Iglesiente, l’aveva ottenuto sul campo ma ieri mattina la commissione del premio “Iglesias produce” ha simbolicamente appuntato sul petto del presidente dell’associazione universitaria, Ilio Salvadori, l’ambito premio.
 Per l’occasione, sala consiliare affollata e presenze importanti nel campo politico, religioso, industriale culturale per assistere alla consegna della targa, realizzata dallo scultore Stefano Cherchi, che il presidente della commissione “Iglesias produce”, Nicola Candeloro, ha consegnato al presidente dell’Ausi, Ilio Salvadori, uno degli ideatori della falcoltà di Scienza dei materiali a Monteponi.
 Una festa ma anche un’importante appuntamento per rinfrescare i meriti che l’Ausi è riuscita a conquistarsi in soli due lustri di attività. «A qualcuno - ha spiegato Nicola Candeloro - è sembrato strano che il premio venisse assegnato all’Ausi. Ma appena sono state lette le motivazioni anche i più scettici si sono ricreduti. Quest’associazione, con un impegno umano eccezionale, si è affermata nell’ambito universitario riscuotendo riconoscimenti importanti. Si sta investendo in cultura e i risultati di questa industria sono evidenti». Il successo dell’Ausi si esprime con i tre corsi di laurea (Scienza dei materiali, Informatica e Ingegneria ambientale) e con le adesioni di associazioni, enti e aziende private.
 Le ultime adesioni all’associazione universitaria sono arrivate dal Comune di Carbonia e dalla Provincia Carbonia-Iglesias. «Indubbiamente - ha aggiunto il consigliere regionale Francesco Sanna - per i politici è tempo di riflessione sull’università diffusa. I risultati di questa politica sono deludenti ma Monteponi ha dato risposte di eccellenza. Le risorse finanziarie sono indispensabili ma occorre che a guidare la cordata siano docenti e professionisti del sapere. L’università di Monteponi è destinata a crescere perchè sta rispondendo alle esigenze del mercato e degli utenti».
 E’ stata anche l’occasione per rilanciare la vertenza Sulcis Iglesiente. Il vescovo Tarcisio Pillolla, ha rimarcato l’importanza della formazione culturale dei giovani ma ha anche auspicato che alla politica di crescita culturale segua quella dell’inserimento nel mondo produttivo dei giovani laureati. Il sindaco di Carbonia, Salvatore Cherchi, ha poi annunciato con soddisfazione di avere aderito all’Ausi. «Non per essere presenti ed avere motivi di prestigio - ha spiegato il primo cittadino di Carbonia - ma per contribuire a far crescere l’Ausi fino a raggiungere livelli di eccellenza».
 Alla manifestazione erano presenti il sindaco di Iglesias Pierluigi Carta, il presidente della Provincia Pierfranco Gaviano, il presidente del Rotary Club Gianfranco Plaisant, il presidente di Sotacarbo Mario Porcu, e Roberto Cernjk preside del Dipartimento di matematica e fisica e scienze naturali dell’Università di Cagliari, in rappresentanza del rettore Pasquale Mistretta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questionario e social

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