Lunedì 20 marzo 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
20 marzo 2006
Rassegna a cura dell’ufficio stampa e web
Segnalati 5 articoli delle testate: L’Unione Sarda, La Nuova Sardegna, Il Giornale di Sardegna

 

1 - L’Unione Sarda
Pagina 11 - Impresa Oggi
Ricerca e aziende, isola in coda
Pochi gli esempi di applicazione di attività innovative: i casi della biomedicina e del superconduttore
In Sardegna si fa ancora poca ricerca e soprattutto sono esigui i casi di trasferimento di innovazione dal mondo universitario alle imprese.
In Sardegna si investe solo lo 0,7 per cento del Pil
In Sardegna gli investimenti per la ricerca sono soltanto lo 0,7% del prodotto interno lordo. Cinque punti percentuali in meno rispetto alla media nazionale. Investimenti che arrivano soprattutto dai fondi pubblici (Stato, Regione e Comunità europea), con le aziende sarde restie a spendere soldi per la ricerca, anche per la loro natura di piccole e medie imprese. In questo panorama con molte nubi, ci sono anche degli sprazzi di sole: grazie a collaborazioni tra realtà pubbliche e private, docenti, gruppi di ricerca o dipartimenti degli Atenei di Cagliari e Sassari, esistono degli sbocchi concreti, sul piano imprenditoriale, per quella che è la ricerca applicata. Dal mondo accademico però arriva l’allarme: non trascuriamo la ricerca di base, senza la quale le innovazioni tecnologiche arriveranno sempre da oltre i confini della Sardegna. L’iniziativa. Proprio la settimana scorsa si è svolta a Cagliari la Conferenza d’ateneo sulla ricerca scientifica. L’occasione per tracciare il quadro dei risultati ottenuti, dei soldi investiti, ma anche per denunciare il distacco che ancora esiste tra Università e mondo industriale e produttivo. «Diminuiscono i fondi statali destinati alla ricerca», evidenzia il rettore Pasquale Mistretta, «e in Sardegna questo è un gravissimo problema, perché il privato non investe in questo settore. La salvezza sono alcuni grossi enti, come la Fondazione del Banco di Sardegna, e la possibilità di partecipare ai bandi europei». I settori dove la ricerca applicata (e quindi dove il privato investe maggiormente in Sardegna) sono quello della biomedicina e dell’informatica. «Per questo», aggiunge Mistretta, «l’Università deve essere più capace di avvertire e registrare le esigenze, le priorità e gli stimoli che arrivano dal sistema produttivo». Ricerca universitaria e necessità imprenditoriali s’incontrano già da tempo nel Parco scientifico e tecnologico di Polaris (con sede a Pula e Alghero), dove numerose imprese (soprattutto dei settori dell’informatica, delle comunicazioni, della biomedicina) danno lavoro a ricercatori, laureati e tecnici. «Sono 52 le imprese private presenti, per 28 progetti, con finanziamenti per 125 milioni di euro», ricorda Giuliano Murgia, presidente del Consorzio 21. Per organizzare meglio il dispersivo mondo della ricerca è in fase d’elaborazione, in Regione, un disegno di legge: «Si vuole, tra le altre cose, facilitare», spiega Gian Luigi Gessa, consigliere regionale e uomo di spicco nel panorama della ricerca universitaria, «il collegamento tra chi opera nei laboratori, studiando e sperimentando, e le imprese». Sono previsti anche incentivi per avviare iniziative imprenditoriali che si basino su risultati di ricerche. il superconduttore. Esattamente quello che potrebbe capitare con il superconduttore al diboruro di magnesio, diventato brevetto (nel 2004 in Italia e nel 2005 in Europa): l’inventore capo fila, Giacomo Cao, docente all’Università di Cagliari, sottolinea che «il piano d’impresa per la costituzione di una realtà imprenditoriale nel settore della sintesi e della commercializzazione di materiali innovativi, sarà completata nei prossimi mesi». La produzione della pastiglia "superconduttore" può avere delle applicazioni nel settore aerospaziale, informatico, dei trasporti (treni "maglev"): «Con costi inferiori rispetto al prezzo di mercato», ricorda Cao. Un esempio che, quando si trasformerà in realtà, sarà certamente da seguire.
Matteo Vercelli
 
Pagina 11 - Impresa Oggi
Cagliari, 23 brevetti e 37 progetti
Quasi 40 milioni di euro di finanziamenti europei, statali e regionali, destinati alla ricerca dal 2000 al 2005. Questi i numeri dell’ateneo di Cagliari, che nel triennio 2001-2003 ha realizzato circa 3.500 prodotti legati alla ricerca. Tra questi (la grande maggioranza sono articoli su riviste e libri) anche 23 brevetti (soprattutto nei distretti di Scienze biologiche e Ingegneria industriale) e 37 progetti. Il tutto prodotto con un migliaio di ricercatori, e malgrado gli investimenti in ricerca siano inferiori alla media nazionale, e arrivino in gran parte da enti pubblici.
(m. v.)
 
2 - L’Unione Sarda
Pagina 11 - Impresa Oggi
L’importanza del "fare sistema" L’ancora di salvezza del Made in Sardinia
Le piccole e medie imprese sarde non riescono a cofinanziare gli aiuti destinati a questo settore
I sardi l’avevano già imparato. Quando esportavano prodotti ad alto valore aggiunto, come i manufatti di ossidiana e bronzo, e quando innalzavano le torri nuragiche, divenendo di fatto i padri dei padri dei costruttori delle basiliche. Erano i segni di una Sardegna aperta e nella quale i saperi condivisi si trasformano in beni. Oggi il tessuto imprenditoriale della Sardegna è costituito da un vasto arcipelago di microimprese prive di strutture di ricerca e raramente dotate di cultura dell’innovazione. Già prima dell’uscita dall’Obiettivo 1 le sovvenzioni di tipo statale e comunitario hanno iniziato a prevedere un cofinanziamento che per molte imprese è risultato impraticabile. Imprese. A volte le stesse dimensioni delle aziende impediscono di dedicare risorse all’esplorazione di nuovi scenari produttivi. Ma oggi che l’acquisizione di nuove tecnologie è divenuta vitale per conseguire o mantenere una posizione di competitività nel mercato internazionale, il trasferimento tecnologico dal mondo della ricerca a quello dell’impresa è una necessità imprescindibile. Piccole e grandi invenzioni, modifiche nella catena produttiva, soluzioni di problemi legati alla produzione di prodotti o di servizi, elementi capaci di aumentare la produttività, limitare i costi, migliorare la qualità, sono possibili quando si riesce ad applicare, a volte in maniera inaspettata e nei settori più disparati, tecnologie derivate dal sapere scientifico. Ecco allora che la conoscenza prodotta in dipartimenti, laboratori, centri e istituti di ricerca, privati e universitari, può costituire per le imprese isolane quella ricchezza che manca. Ma la conoscenza, come il lievito senza la pasta, da sola non è sufficiente: la vera ricchezza della Sardegna deve diventare la condivisione della conoscenza. Quel fare sistema recentemente invocato dal presidente della Repubblica. Mediazione. Sempre più determinante appare dunque il ruolo dei mediatori tra la conoscenza scientifica e il mondo produttivo, che devono essere capaci di individuare rapidamente idee in grado di creare valore e di saperle presentare al mondo imprenditoriale. Poi occorre elaborare piani di fattibilità, accedere ai finanziamenti e valutare i risultati conseguiti dai progetti innovativi. Inoltre, le nuove imprese, in particolare quelle che nascono proprio dal mondo della ricerca (spin-off) hanno bisogno di formazione manageriale, sostegno alla stesura di business-plan, valutazione della bontà dell’idea e supporto nella fase di introduzione nel mercato. Per questo sono nate negli anni strutture di origine universitaria (come i consorzi Promea e Biotecne), enti come Bic Sardegna e Sfirs, e in particolare il parco scientifico e tecnologico della Sardegna, Polaris, con la regia e il coordinamento del Consorzio 21. Realtà, queste ultime, che hanno saputo creare anche gli incubatori d’impresa, e sono impegnate nella ricerca di capitali di rischio (venture capital). L’incontro fra la scienza e l’impresa trova in questo scenario il terreno adatto. L’approssimarsi della data di nascita del libero scambio nel Mediterraneo (2010), impone al made in Sardinia di rivedere il sistema di approccio all’innovazione: senza la quale sarà stritolato dal mercato globale.
Andrea Mameli - Ricercatore del CRS4
 
3 - L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari Pagina 60
Master Psicologia giuridica: aperte le iscrizioni
È stato prorogato al 27 marzo il termine per le iscrizioni al master universitario in psicologia giuridica e criminologia. Una decisione concessa dal magnifico rettore dell’università Mistretta presa per garantire la possibilità di accesso a un maggior numero di potenziali studenti. Il master si propone di fornire competenze in diversi ambiti, dalle perizie e consulenze giuridiche in ambito pensale alle tecniche investigative e metodi di interrogatorio, passando per l’interpretazione dei dati nella scena del crimine. Per informazioni ci si può rivolgere ai tutor del master Massimo Pili (dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 al 349/4978547) e Maria Simona Chelo (dal lunedì al venerdì dalle 16 alle alle 18 al 333/2952102).
 

 

4 - La Nuova Sardegna
Pagina 17 - Cronaca
Azienda mista, si parte nel 2007 
L’organismo non è stato ancora istituito ma università e Asl 8 lavorano con trasferimenti e riorganizzazioni ormai definitive 
CAGLIARI. L’azienda mista Regione-Università che allinea sugli standard nazionali ed europei la facoltà di Medicina di Cagliari deve nascere. La volontà politica è messa nero su bianco in almeno tre documenti diversi. Il problema, però, è che non si sa quando. Di diverso, rispetto al passato, è che adesso, dopo i tre documenti, si comincia a capire come. Ma anche i tempi hanno la loro importanza e sabato mattina un club Rotary (Cagliari Sud) ha chiamato a parlarne sindacalisti, amministratori, politici per fare il punto della situazione e tentare di capire cosa è rimasto della folgorante intenzione manifestata dall’università e dall’assessorato regionale quando, nell’autunno 2004, col protocollo firmato davanti al senato accademico riunito apposta, si sancì la volontà di dare un percorso alla formazione dell’azienda con tempi certi e risultati equi per le due parti in lotta fino ad allora (gli universitari e gli ospedalieri). Sabato non s’è avvertita traccia degli antichi dissapori fra controparti, anzi entrambe ponevano la stessa domanda: quand’è che si fa l’azienda?
 Il protocollo tra Regione e Università stabiliva su quale percorso avrebbero dovuto lavorare le due entità che devono concorrere a formare l’azienda. Ma in questi ultimi mesi è intervenuta una novità: la giunta ha proposto al consiglio una legge che deve mettere ordine nel funzionamento dei servizi. Quali devono essere i rapporti tra Regione e apparati sanitari, quali debbano essere gli organismi che devono garantire i risultati previsti dai documenti di programmazione, quali siano i centri di responsabilità cui domandare conto, come si inserisce in tutto questo la formazione di medici e paramedici che, per legge, ormai è affidata al concerto dell’Università con le Regioni. In attesa di questa carta (che il consiglio regionale risulta essere impegnato a discutere entro la fine di marzo), va avanti l’altro documento fondamentale, il piano sanitario, anche questo necessario per dare un contesto all’azienda mista. Perché i posti letto assegnati all’azienda non sono a parte rispetto al progetto di assistenza e cura per il cittadino quindi rientrano della rete del servizio regionale. La riorganizzazione degli ospedali, insomma, ha un tassello necessario anche nell’azienda mista: a lungo in passato si era dibattuto sull’opportunità di stralciare questo progetto dalla previsione sanitaria generale, ma varie voci si erano levate contro perché ritenevano che questo avrebbe pregiudicato la distribuzione successiva di posti letto. Con fiducia guarda al percorso tracciato il preside di Medicina Gavino Faa, designato prorettore per l’azienda mista. Nell’autunno 2005 importanti passi sono stati compiuti rispetto alle scelte di fondo: il Microcitemico rimarrà sotto la gestione della Asl 8 che, mettendolo assieme all’Oncologico nella gestione economica, può tenere a bada i costi meglio di quanto non riuscirebbe a fare l’Università per via dell’eliminazione dei servizi doppione (i due ospedali sono quasi attaccati l’uno all’altro). Anche il direttore generale della Asl 8 Gino Gumirato ha offerto un quadro sostanzialmente positivo rispetto al tema che è stato l’occasione dell’incontro: i tempi per arrivare all’azienda mista. La data fissata dalla commissione prevista nel protocollo Regione-Università è il primo gennaio 2007. Non si aspetterà quel giorno per fare ciò che occorre. Un altro passo importante verso il traguardo è stato il trasferimento delle due chirurgie del Binaghi (oncologica e polmonare) al policlinico di Monserrato. Gumirato ha risposto a una domanda sui posti letto: perché la Asl nella razionalizzazione della rete ospedale viene privata di un certo numero di posti letto (si fanno 260 ricoveri ospedalieri ogni mille abitanti, nel piano sanitario se ne prevedono invece 180 ogni mille abitanti): «Non si punta ad avere troppi posti letto, ma qualità, appropriatezza ed equità dei ricoveri, potenziando i day hospital e le prestazioni extraospedaliere».
 

 

5 - Giornale di Sardegna
Pagina 30 - Grande Cagliari
La mensa è poco appetitosa per lo studente alla moda
Università. Appena diciassette i pasti consumati in un anno da chi ha il pass
Per un massimo di 3.20 euro si mangia un pasto completo sano e di buona qualità
Sarà che ci sono parole che evocano immediatamente un odore. Sarà che a dire mensa viene subito in mente il refettorio di alcuni film, il rancio comune per tutti, la minestra annacquata, l’odore di cavolo bollito. Sarà perché fa troppo azienda, o perché non è abbastanza cool trovarsi lì in fila ad aspettare di strisciare il badge d’ingresso. Sarà perché la pasta al sugo «nessuno la fa come mamma». Ma amangiare in via Premuda, piazza Michelangelo, via Trentino o a Monserrato non ci va quasi nessuno. Al massimo chi ha i 240 pasti gratis, chi mangia a sbaffo perché non ha avuto la borsa di studio o i fuori sede al primo anno di Università. Gli altri - studenti e non - disertano. Anche la sera della pizza. Quarantamila studenti erano iscritti nel 2005, i pass validi distribuiti 24.259 («Ma vanno contati anche borsisti, ricercatori, docenti e personale non docente», sottolinea Antonello Carai, responsabile dell’ufficio ristorazione dell’Ersu). In tutto, hanno consumato appena 430.866 pasti: meno di diciotto (17,76) a testa in un intero anno. COME MAI? Perché anche chi compila i documenti per avere il badge poi va in mensa una settimana all’anno? Non può essere per il prezzo. Anche in ultima fascia di reddito lo studente paga 2.85 euro, 3.20 se non è un habitué o se ad esempio è in visita da un’altra università. Non può essere per la quantità di cibo. Con quella somma in un comune bar cittadino si riceve un panino imbottito, mentre sul vassoio della mensa finiscono un primo, un secondo, un contorno, la frutta, il pane e l’acqua. Non può essere neppure per l’offerta. In un giorno qualsiasi si sceglie tra la minestra di verdure e la pasta alla puttanesca, tra il pollo, la frittata e la bistecca di cavallo, e ancora tra insalata mista, fagiolini e cavolo. Niente nouvelle cuisine ma neppure mal di stomaco. Eppure in via Premuda sono quasi tutti giovani con i pasti gratis. È il portafoglio a scegliere sui loro pranzi e a farli andare via con il pane sotto braccio? «La lattuga era tagliata a pezzi grossi», è la critica Mattia Serra, futuro ingegnere. «Qui mi piace, in piazza Michelangelo i piatti sono quasi sempre freddi», è il parere di Barbara Lutzu, iscritta in Scienze politiche.
Carla Frogheri

Pagina 30 - Grande Cagliari
La chiave
Pranzo e cena gratis per borsisti. Hanno il pasto gratis i borsisti fuori sede (240 in tutto), gli idonei alla borsa che per mancanza di fondi non hanno goduto  dei contributi, i borsisti in sede (un pasto al dì).
Nel 2005 un calo di 20mila coperti. La mensa di via Premuda ha registrato un calo di 20mila pasti rispetto al 2004 (l’anno scorso sono stati serviti 236.530  pranzi e cene). Per quella di piazza Michelangelo  la flessione è minore. Erano 143mila nel 2004, sono stati 136mila  nel 2005. Cresce invece via Trentino, aperta anche la domenica.
Ogni tre mesi controlli sanitari. «I controlli all’acqua, agli alimenti e ai locali vengono fatti ogni tre mesi - assicurano dall’Ufficio ristorazione dell’Ersu - è  la  clinica di Igiene pubblica dell’Università che se ne occupa direttamente».
 
 

Questionario e social

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