Sabato 11 febbraio 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 febbraio 2006
Rassegna a cura dell’Ufficio stampa e web
Segnalati 10 articoli delle testate: L’Unione Sarda e  La Nuova Sardegna

 

1 – L’Unione Sarda
Pagina 18 – Cagliari
Il 6 marzo
Braccia incrociate al Policlinico «L’azienda non affronta i problemi»
Dopo lo stato d’agitazione dell’ultimo mese, il personale del Policlinico universitario passa al contrattacco: il sindacato ha proclamato per il 6 marzo lo sciopero generale. Una decisione assunta all’unanimità dalle segreterie territoriali universitarie di Cgil, Cisl, Uil e Cisal a causa della «inadempienza della direzione e dell’amministrazione dell’Ateneo, e dopo i due tentativi di conciliazione andati a vuoto». Lo sciopero è stato annunciato al prefetto, alla commissione di Garanzia, per l’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi essenziali, come è appunto il Policlinico, e al rettore Pasquale Mistretta. «Finora - scrivono i sindacati - gli incontri hanno prodotto unicamente impegni generici alla soluzione dei gravissimi problemi tuttora in massima parte irrisolti». Tra questi la mancata applicazione dei contratti nazionali (Università e Sanità) della parte economica e di quello integrativo, progressioni orizzontali del personale ferme da otto anni, riordinamento delle carriere mai effettuato, assenza della ricostruzione dei fondi di produttività e posizione, mancata assegnazione dei locali per le organizzazioni sindacali, e inadempienze nella formazione del personale. (m. v.)
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 42 – Cultura
Valorizzare il territorio
Un workshop internazionale che promuova l’interscambio di esperienze tra venti studenti universitari e neo laureati delle Facoltà di Architettura e Ingegneria europee: lo organizza il Dipartimento di Architettura dell’Università degli studi di Cagliari in collaborazione con il comune di Villasimius. Oggetto del workshop è una esplorazione progettuale per l’integrazione di insediamento e paesaggio nel territorio comunale di Villasimius. Il workshop si articolerà attraverso seminari, elaborazioni progettuali, conferenze, dibattiti comparativi sulle soluzioni espresse dai gruppi di progettazione alla presenza di visiting critics. Obiettivo: ricostruzione del paesaggio e della qualità architettonica e insediativa per una nuova identità. Il workshop si articolerà in conferenze tenute dai docenti del corso e in gruppi di lavoro misti, guidati dai docenti permanenti e dai tutors. Ai partecipanti sarà fornito un dossier illustrativo per le linee guida per la progettazione. In generale, si farà riferimento ai seguenti temi: «Qualità dello spazio pubblico. Parco agricolo a margine dell’abitato. Architetture per il turismo». Il seminario si svolgerà tra il 27 febbraio al 5 marzo. Agli studenti partecipanti saranno riconosciuti tre crediti formativi. Il coordinamento didattico sarà del professor Enrico Corti. I seminari saranno tenuti dai docenti Joao Ferriera Nunes, Francisco Farina, Carmen Fiol I Costa, Blanca Rosa Gutierrez Docenti permanenti: Lucio Nardi, Luciano Testa mentre tutors saranno Barbara Cadeddu, Mario Cubeddu, Olindo Merone, Nicoletta Sale. I dettagli del workshop sono a disposizione degli interessati presso la segreteria della facoltà di Architettura di Cagliari, in via corte d’appello. 
 
3 – L’Unione Sarda
Pagina 19 – Nuoro
Alluvione. Grido d’allarme da Galtellì, Posada e Torpé
I sindaci chiamano il Prefetto: «I nostri paesi sono a rischio»
A due settimane dall’alluvione i primi cittadini dei Comuni colpiti attendono risposte dalla Regione e dalla Provincia.
Da un lato il sindaco di Galtellì che ripete «l’abbiamo scampata bella: ancora due ore di pioggia e il paese finiva sott’acqua». Dall’altro i primi cittadini di Posada e Torpé che a mollo hanno visto finire la piana tra i due centri e ancora aspettano che, a parte le parole, arrivino aiuti concreti. E allora, se la Provincia dice che soldi non ce ne sono e la Regione comincia a buttarla sui progetti e sugli studi idrogeologici, i sindaci dei comuni dove ancora si aspettano gli indennizzi dell’alluvione del 2004 chiedono un incontro al prefetto di Nuoro Antonio Pitea. «C’è il serio problema dell’incolumità delle nostre comunità - avverte il primo cittadino di Galtellì Renzo Soro -. A distanza di un anno dalla prima alluvione abbiamo avuto una nuova ondata di piena che solo per un miracolo non ha avuto conseguenze devastanti. Il problema è che ancora non sono state adottate le misure di messa in sicurezza del territorio e a questo punto è bene che ne siano informati, attraverso il prefetto, anche il ministero degli Interni, quello dei Lavori pubblici e quello dell’Ambiente. Qui esiste una grave situazione di pericolo che non si può più tenere nascosta». E la Regione? «La Regione ha affidato uno studio all’Università di Cagliari sull’assetto idrogeologico del territorio, e allora chiedo: che tempi ci saranno? Qui è necessario innanzitutto pulire l’alveo dei fiumi, ma con quali risorse lo facciamo?». Intanto i sindaci, giusto per arrangiarsi, torneranno all’antico: verrà permesso ai cittadini di tagliare e raccogliere legna nell’alveo dei fiumi. «Non appena scende il livello dell’acqua firmerò subito il provvedimento», annuncia Renzo Soro; mentre l’idea piace anche al primo cittadino di Torpé Emanuele Buccheri. La raccolta della legna nell’alveo del Cedrino o del rio Posada era un modo, fino a qualche decennio fa, di garantire una buona pulizia del letto dei fiumi, un modo per eliminare gli arbusti. «Una pulizia completa si può fare ma servono i soldi, servono finanziamenti da parte della Regione», ripete il sindaco di Galtellì. A Torpé, intanto, la prossima settimana è in programma l’incontro tra gli amministratori e l’assessore ai Lavori pubblici della Provincia Giuseppe Ledda. A parte tutto il resto servono almeno 930 mila euro per rimettere a posto le strade distrutte dall’ultima piena. E a proposito dei danni causati dall’alluvione in Baronia sono stati presentati due emendamenti alla Finanziaria regionale da Fortza Paris, primo firmatario Silvestro Ladu, assieme ai partiti del centrodestra. Un emendamento, per 45 milioni di euro, riguarda le infrastrutture, strade dissestate e interrotte, ripristino e messa in sicurezza degli argini. L’altro emendamento, 10 milioni di euro, riguarda i danni subiti dalle aziende agricole.
 
4 – L’Unione Sarda
Pagina 18 – Nuoro
Centrodestra
Polemiche su incarichi e università, An all’attacco della giunta Zidda
É un attacco a tutto campo quello che il direttivo del circolo cittadino di Alleanza nazionale lancia nei confronti della maggioranza al governo in Comune: si parte con la disputa «con relativa minaccia di dimissioni, peraltro non rientrata, tra Sdi da una parte e Margherita e Ds dall’altra, sul bando di gara per assegnare quasi un milione di euro del piano strategico intercomunale» alla proposta del consigliere regionale Ciriaco Davoli di tagliare i finanziamenti pubblici all’Università nuorese dopo che la Margherita ha censurato l’operato dell’assessore Pintori sul sociale e sui vari progetti che vi ruotano attorno». Due diverse polemiche che, secondo i dirigenti di An, testimonierebbero l’alto grado di litigiosità nel centrosinistra. «Se non avessimo la tassa sulla nettezza urbana a livelli stratosferici, se non avessimo le tariffe dell’acqua che ci stanno prosciugando le tasche, se non avessimo il prezzo delle bombole più alto d’Italia, se non fossimo ultimi in tutte le classifiche della vivibilità, ci sarebbe proprio da divertirsi», dicono i dirigenti di An, «Davoli la smetta di utilizzare il suo ruolo di consigliere regionale per spaventare gli alleati della Margherita, così come l’assessore comunale Meloni, se vuole essere credibile, le dimissioni dovrebbe darle davvero e non solo minacciarle. Così come il suo collega di Giunta Angioi e il consigliere Barbagli anziché denunciare l’operato dell’assessore Pintori sulla stampa potrebbero sfiduciarlo in Consiglio. Per non parlare del sindaco Zidda, in pesante ritardo sui tempi promessi per l’adozione del Puc». 
 
5 – L’Unione Sarda
Pagina 23 – Ogliastra
Da cittadino onorario
Andreotti in campo: «Mi batterò in difesa della base militare»
Il senatore a vita ha scritto al sindaco garantendo il suo impegno: parlerò col ministro
Scongiurato il blocco del Poligono grazie alla firma del contratto di conduzione tecnica con Vitrociset, le amministrazioni di Perdasdefogu e Villlaputzu sono alle prese con i contraccolpi economici ed occupazionali derivati da ridimensionamento delle spese per le esercitazioni militari. Ma in soccorso del Poligono Interforze è sceso ora in campo un alfiere eccellente, il senatore a vita Giulio Andreotti che di Perdasdefogu è cittadino onorario dal 1965, quando l’inossidabile esponente democristiano era ministro della Difesa. «Caro sindaco ? si legge in una lettera informale scritta a mano dal senatore a vita - parlerò al ministro, nel ricordo della mia presenza a Perdasdefogu. Speriamo che possa provvedere, anche se la situazione generale ha ridotto le postazioni di bilancio. Cordiali saluti. Giulio Andreotti». Una seconda lettera, questa volta di ringraziamento, è giunta al sindaco Walter Mura dalle rappresentanze unitarie Fsm e Fiom di Vitrociset e Poligono. «Per la sensibilità espressa attivamente - è la motivazione - a fianco dei lavoratori in occasione della manifestazione del 18 gennaio in difesa del valore occupazione e della dimensione industriale del Poligono del Salto di Quirra. Il contratto di conduzione tecnica è stato firmato e questo ci consente di andare avanti con maggiore serenità e di aumentare la spinta nel campo della tecnologia civile. Un campo nel quale la Vitrociset si è attivata, come dimostrano gli investimenti in risorse umane e nello sviluppo di progetti in collaborazione con l’Università di Cagliari». Il deputato Michele Cossa ha invece presentato al Ministro della Difesa un’interpellanza a sostegno della vertenza Poligono. Il parlamentare condanna l’atteggiamento di dichiarata ostilità della Giunta regionale verso la presenza dei militari nell’Isola e sollecita misure concrete da parte del Governo per il potenziamento del Poligono. «In una Regione ? sostiene Cossa ? in cui ampie porzioni di territorio sono gravate da servitù militari, la contrazione delle attività lavorative correlate costituisce un segnale negativo verso le popolazioni locali». Il deputato evidenzia infine le opportunità sciupate a seguito della mancata realizzazione della pista polifunzionale nel Poligono per la sperimentazione del prototipo italiano di aereo senza pilota, attualmente in fase di sperimentazione all’estero.
Nino Melis 
 
 
 
 
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Cagliari
Policlinico, riesplode la guerra
Lunedì primo sciopero, ai primi di marzo blocco totale dell’attività
 CAGLIARI. Mancata ricostruzione delle carriere, incarichi dirigenziali ancora in alto mare, applicazione del contratto che è solo un miraggio. Non c’è davvero pace per i lavoratori del Policlinico universitario di Monserrato, così via di nuovo con le maniere forti: lunedì sciopereranno i lavoratori della dirigenza non medica, mentre il 6 marzo sarà paralisi totale, con uno sciopero generale proclamato da Cgil, Cisl, Uil e Cisal. I rappresentanti dei sindacati ieri hanno spiegato le ragioni della loro rabbia. Una rabbia che dura da anni, al punto che ormai, dice Arturo Maullu, segretario regionale della Cisal - Università, ‹‹ogni dipendente ha in media due ricorsi pendenti contro l’amministrazione universitaria››.
Così, mentre ci si prepara alla grande protesta del 6 marzo, lunedì un primo assaggio lo darà la dirigenza non medica, che ha più d’un motivo per incrociare le braccia. ‹‹A cominciare - attacca Arturo Maullu - dalla mancata applicazione del contratto e dal mancato conferimento degli incarichi di responsabile di struttura››. Un punto, quest’ultimo, che aveva alimentato più d’una speranza, soprattutto perché, dicono Cgil, Cisl, Uil e Cisal, ‹‹in un incontro di conciliazione interno, svoltosi alla fine del 2005, il rettore, Pasquale Mistretta s’era impegnato a provvedere entro gennaio 2006››. Un’altra promessa non mantenuta, perché, vanno avanti i sindacati, nonostante gennaio sia passato, dal rettorato non è arrivato alcun segnale. Ma ci sono anche altri motivi che tengono i lavoratori sulle spine. Come la mancata ricostruzione delle carriere. ‹‹La legge è chiara - spiega Arturo Maullu - il personale universitario del policlinico deve essere equiparato a quello ospedaliero di pari mansioni e funzioni››. Significa che a parità di qualifica gli stipendi tra un ospedaliero e un universitario devono essere uguali. ‹‹Invece - dicono i sindacati - qui i lavoratori sono sempre più poveri››.
 Se i dirigenti non medici stanno male, non va meglio per gli altri dipendenti che devono fare i conti con un fondo d’incentivazione del personale perennemente inadeguato, e con un fondo per le progressioni economiche in condizioni praticamente identiche. Questioni sollevate anche negli anni passati, ma mai risolte, che ora sono diventate ‹‹intollerabili››. Sul problema delle ricostruzioni di carriera, ad esempio, fanno sapere i sindacati, l’università cagliaritana è un caso unico in Italia: ‹‹È l’unica nel panorama nazionale che non ha mai provveduto a ricostruire le carriere del proprio personale: alcune ricostruzioni sono ferme da vent’anni››. Insomma, se come dicono Cgil, Cisl, Uil e Cisal il Policlinico è ‹‹una fabbrica sempre aperta››, ora è il tempo di mettere dei punti fermi. Sulla questione i sindacati hanno scritto anche una lettera al prefetto Efisio Orrù. (s.z.) 
 
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Nuoro
Università, il Consorzio boccia l’Ailun
Fa discutere la richiesta di Davoli di togliere 100mila euro ai privati
Russo: «È un recupero parziale del contributo tagliato nel 2004»
di Antonello Sechi
 NUORO. Ciriaco Davoli chiede al consiglio regionale di togliere 100mila euro all’Ailun per darli al Consorzio universitario della Sardegna centrale. È il classico sasso nello stagno, che apre il dibattito sulle due università nuoresi, quella pubblica e quella privata. C’è una concorrenza per i finanziamenti? Bisogna chiederlo a Bachisio Porru e Sergio Russo, le figure principali delle due università. I due non si tirano indietro. Ma se Russo fa osservare che la Regione sta restituendo in parte ciò che aveva tolto all’Ailun, Porru è molto netto: di università, a Nuoro, ce n’è una sola, quella pubblica.
Davoli si è accorto che la finanziaria presentata dalla giunta Soru aggiunge 100mila euro al contributo destinato all’Ailun. Si passa dagli 850mila euro del 2005 ai 950mila del 2006. Con un emendamento, il consigliere regionale di Rifondazione propone che i 100mila euro vadano a rimpinguare i tre milioni destinati al Consorzio universitario della Sardegna centrale.
Sergio Russo, esponente della Margherita, è il presidente dell’Ailun, l’associazione per la libera università nuorese. Non gradisce. «Questi 100mila euro - spiega l’architetto - sono un parziale recupero rispetto al taglio che abbiamo subito nel 2005. Nel 2004, l’Ailun ha ricevuto dalla Regione un finanziamento di 1,033 milioni di euro. Quest’anno, saranno 950, dunque siamo ancora indietro. In ogni caso, mi sembrerebbe più giusto valutare i risultati, anziché scegliere a priori a chi dare i soldi. Se il consigliere Davoli vuole fare osservazioni rispetto a come l’Ailun utilizza il finanziamento siamo pronti a discuterne».
Il riferimento ai risultati richiama una domanda: Sergio Russo vuol dire che i risultati dell’Ailun sono superiori a quelli dell’università pubblica? Ecco la risposta: «Non faccio valutazioni comparative. Dico solo che i nostri risultati sono buoni, sono documentati e documentabili. Per il resto, non intendo discutere delle scelte della finanziaria regionale. I centomila euro in più alla nostra università non sono un premio, non sono soldi in più ma un recupero parziale. Anche stavolta, risparmiando e razionalizzando, faremo le stesse cose di due anni fa quando il finanziamento era più consistente». Altra domanda: l’Ailun è in contrapposizione il Consorzio universitario pubblico? Russo, ovviamente, risponde di no: «Non ce n’è ragione, svolgiamo attività diverse entrambe utili alla comunità nuorese».
La pensa in altro modo Bachisio Porru, che presiede il Consorzio universitario di via Salaris. «Non conosco le intenzioni di Davoli - afferma - forse vuole suscitare una discussione sulla natura dell’Ailun che non è diventata la libera università che doveva essere nel progetto originario. Non è mai stata riconosciuta come tale. È una fondazione privata che fa alta formazione».
Secondo Porru, non si può parlare di università privata. E ricorda di aver già sollevato la questione. Spiega: «Quando dovevamo allargare la base associativa del Consorzio universitario abbiamo proposto che l’Ailun vi entrasse a tutti gli effetti, proprio per definirne il ruolo all’interno delle iniziative consolidate a Nuoro. L’ingresso nel Consorzio l’avrebbe fatta uscire dal limbo giuridico in cui si trova».
«Questa riflessione - prosegue Bachisio Porru - dovrebbe farla tutta la città. Non possiamo perdere tempo a discutere ancora di università pubblica e di università privata. Dobbiamo discutere dell’autonomia dell’università, che non può fare a meno del riconoscimento dello Stato». In altre, a Nuoro c’è una sola università. Se Davoli voleva suscitare un dibattito, ha colto nel segno. 
 
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 4 - Oristano
ALES
La Marmilla dimenticata chiede l’avvio di corsi di laurea breve
La Comunità montana solleva la voce per ottenere l’apertura di sedi staccate
 ALES. «Perché non istituire alcuni corsi di laurea anche qui in Marmilla?» Provocazione in piena regola o cos’altro? Sì, quasi una provocazione, visto il vento che soffia in tema di tagli ai servizi. Ma a ben vedere allo stesso tempo è una “sfida” tutt’altro che incoerente se si tiene conto che i nuovi regolamenti universitari sanciscono l’istituzione di lauree brevi e soprattutto il decentramento degli Atenei cagliaritano e sassarese che giusto nell’ottica della “cultura diffusa” prevedono l’apertura di sedi staccate.
Un argomento entrato di prepotenza, proprio in questi giorni, nel dibattito politico-amministrativo, e non solo “culturale”, quindi, a seguito della richiesta di alcune realtà locali, leggi Nuoro, che giustamente rivendicano il diritto a non essere tagliate fuori dalla formazione ai più alti livelli.
Il tutto obiettivato a limitare lo stridente “gap” che separa l’Isola dal resto dello stivale anche e soprattutto in merito al livello formativo ed al numero dei “dottori” made in Sardegna più volte lamentato dagli inquilini del palazzo. Quali le motivazioni che potrebbero indurre all’istituzione di corsi di laurea in Marmilla? Esistono da quelle parti una tale richiesta e le condizioni perché tale ipotesi sia fattibile? Perché, poi, investire in un territorio che sta implodendo? Vale impegnare risorse umane ed economiche in una realtà antropica dove la natalità ha raggiunto i suoi minimi storici, la gente continua ad andar via, i servizi pubblici quali scuole, uffici postali e banche sbaraccano alla grande e l’unica costante è l’invecchiamento della popolazione? «Proprio queste problematiche sono le motivazioni che dovrebbero indurre chi di dovere a tenere nel giusto conto una ipotesi di tal genere», dice il presidente della XVII Comunità montana Marco Tatti, «Giusto l’istituzione di corsi di laurea, strettamente legati a quelle che sono le specificità territoriali quali ambiente, storia ed archeologia, potrebbe rappresentare la vera chiave di volta per il riscatto della Marmilla».
Diverse le ricadute possibili che l’istituzione di tali corsi si porterebbero appresso. A cominciare dallo stop alla fuga dei cervelli e delle giovani generazioni verso le grandi città sede di atenei, al cospicuo risparmio per le famiglie che oggi si vedono abbassare spaventosamente il loro tenore di vita per permettere ai figli universitari di poter risiedere in città quindi le già citate potenzialità del territorio, soprattutto naturali e storico-archeologiche, che rendono la Marmilla un laboratorio a cielo aperto. Relativamente poi agli spazi fisici dove ospitare eventuali corsi questo si sprecano: «In ultima analisi potrebbe essere utilizzato l’edificio che ospita la Comunità montana», dice Tatti.
Tigellio Sebis 
 
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 14 - Sardegna
Investire sul sapere, idea vincente dall’Abruzzo
L’esperienza di un’azienda tecnologica e il nuovo piano di formazione regionale
L’assessore Pigliaru: col «Master and Back» già assegnate 300 borse di studio, aspettiamo progetti dalle imprese
LUIGI SORIGA
 SASSARI. Ciò che è accaduto ad Avezzano, centro nel cuore dell’Abruzzo, ha del prodigioso. Tre autori, su questa storia, ci hanno voluto scrivere un libro e la stanno raccontando in giro per l’Italia. Ieri Sergio Galbiati, Marina Perego e Giuseppe Giacardi sono stati invitati dall’Associazione degli Industriali e hanno parlato di un miracolo economico cominciato nel 98 e che ha trasformato la Marsica in uno straordinario polo tecnologico. Hanno usato anche parole difficili: economia della conoscenza, replicabilità del progetto.
L’assessore regionale alla Programmazione Francesco Pigliaru ha ascoltato attentamente. Trasferire in Sardegna un’esperienza così entusiasmante farebbe gola a qualunque amministrazione. Quello che è distillato nelle pagine di “Mirror, un modello di lavoro nell’economia della conoscenza”, è la vicenda di un’azienda, la Micron, che ha fatto una scommessa: investire su una risorsa impalpabile come il sapere, spendere soldi non solo sui macchinari ma soprattutto sulla gente, «appoggiare il futuro sulle spalle di persone che abbiano la forza di sorreggerlo e portarlo avanti». Per la Micron, che fabbricava microcircuiti per la Texas Instrument e ora produce sensori di immagine (fotocamere) per i cellulari, il sapere è l’ossigeno per vivere. Ciò che uno sa adesso, tra cinque anni non vale niente. E’ la legge dell’innovazione tecnologica, che ha buone gambe e non aspetta. Così la Micron ha investito miliardi sui suoi 1800 dipendenti, e ha coinvolto in questo suo processo di trasformazione l’intero territorio.
Ha costituito una Fondazione, ha intrapreso sinergie con istituzioni, università, aziende. Ha innescato una spirale positiva sospinta dai dollari americani e dai finanziamenti europei. Ha visto che il giocattolo funziona, e che potrebbe funzionare benissimo altrove.
L’assessore Pigliaru ascolta attentamente. Il pensiero vola al Master and Back, a quel progetto di formazione pubblicizzato da un mese dalla Regione. Quando il giornalista della Nuova Sardegna Francesco Pinna, che coordinava il dibattito, gli dà la parola, tra l’Abruzzo e la Sardegna si apre improvvisamente un piccolo baratro. Le due regioni, teoricamente sovrapponibili come due tessere sostanzialmente simili, una il polo tecnologico, l’altra il polo agroalimentare, appaiono di colpo distanti.
«Siamo al fondo degli indici di scolarità - dice Pigliaru - Nell’isola c’è un circolo vizioso che funziona così: l’istruzione è di per se bassa, il capitale umano con alta formazione scarseggia, le imprese non puntano sull’innovazione, gli investimenti sono a brevissimo termine e a rischi contenuti, le aziende non vogliono pagare le competenze. Così un giovane ci pensa due volte prima di spendere soldi in un master. Tanto dice: chi me lo fa fare se poi mi assumono per 1200 euro? Così capita anche che l’impresa che arriva da fuori, che vorrebbe essere competitiva sul mercato e puntare sulla preparazione dei propri dipendententi, non trova persone qualificate da assumere e le cerca altrove».
L’iniziativa Master and Back è una risposta a questa gravissima carenza.
«Duemila contatti in un mese, 300 borse di studio già assegnate. Vorremo che le imprese si facessero sentire, ci proponessero progetti, ci descrivessero le loro esigenze».
E poi il discorso delle Università: «Abbiamo deciso di puntare sull’innovazione e la conoscenza. Anche le leggi dovranno essere coerenti, andare in questa direzione. Le università, ad esempio. E’ ora che i concorsi e i dottorati di ricerca non li vincano più i portaborse. Diamo contributi alle facoltà che vengono valutate positivamente dal ministero. Così i ricercatori varranno soldi e i dottorati verranno assegnati a chi per esempio torna da un’esperienza negli Usa, dopo un Master and Back». 
 
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Sardegna
La diagnosi fatta da Costantino Murgia del consiglio di presidenza della Corte
«Manca il controllo degli atti»
«Dovete semplificare le leggi anche in Sardegna»
CAGLIARI. «Il diritto è fare forte ciò che è giusto e non giusto ciò che è forte». Lo ricorda Costantino Murgia, docente universitario e componente del consiglio di presidenza della Corte dei conti.
Costantino Murgia ritiene perciò che i processo contabile necessitino di una riscrittura e questo proprio perché la norma introdotta dalla legge Finanziaria ha generato esiti incerti. Ma Murgia ha denunciato ieri, in occasione dlel’apertura dell’anno giudiziario, che il problema è a monte: «È venuto meno tutto il controllo dei singoli atti» tanto che da cinque milioni di controlli si è passati a quindicimila mila, preventivi, e questo a vantaggio del controllo sulla gestione e del patto di stabilità.
Un controllo non eludibile, ha spiegato Murgia, i poteri devono necessariamente essere controbilanciati e questo lo testimonia la stessa storia della Corte dei conti nata 140 anni fa: «In tutte le Costituzioni ogni potere ha un peso e un contrappeso». Efficienza e controllo della spesa sono il fulcro di tutte le politiche ma Costantino Murgia affonda anche sulla politica regionale e rivolgendosi al presidente della Regione, Soru, agli assessori presenti (Pigliaru, Rau, Foddis), al vicepresidente del Consiglio regionale, Paolo Fadda, afferma: «La legislazione dev’essere semplificata anche in sede regionale. Bisogna riordinare le varie leggi. A ogni funzione corrisponda un ente», un invito che probabilmente ha fatto piacere al presidente della giunta impegnato nella riforma degli enti strumentali.
 
 

Questionario e social

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