Giovedì 5 gennaio 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
05 gennaio 2006
Rassegna a cura dell’Ufficio stampa e web
Segnalati 3 articoli delle testate L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna

 
 
1 - L’UNIONE SARDA
Pagina 15 - Cronaca di Cagliari
università
I laureati cagliartiani approdano nella Rete
L’Università di Cagliari aderisce al consorzio "Almalaurea": la banca dati laureati di 40 università italiane. Si tratta di un servizio che rende disponibili on line, nel sito www.almalaurea.it, i curricula dei laureati di numerose università italiane. Gestito dal consorzio "Atenei italiani" l’organizzazione opera con l’intento di mettere in relazione aziende e laureati e di essere un punto di riferimento dall’interno della realtà universitaria per tutti coloro che affrontano a vario livello le tematiche degli studenti universitari, dell’occupazione e della condizione giovanile. Gli studenti degli atenei consorziati hanno l’opportunità di usufruire numerosi servizi orientati al mondo del lavoro e agli studi post laurea.
 
 
 
2 – L’Unione Sarda
Pagina 14 – Cagliari
L’orto dei Cappuccini diventa una scuola
Un orto per i bambini delle scuole. Dopo l’inaugurazione avvenuta due anni fà, nuovi progetti interesseranno presto il nuovo orto dei Cappuccini. La circoscrizione di Sant’Avendrace sta infatti portando avanti un progetto con le scuole cittadine per far ammirare e conoscere le tantissime piante officinali e erbe aromatiche presenti nel bellissimo polmone verde che i frati donarono al comune di Cagliari. scuole in visitaL’iniziativa prevede l’istituzione di visite guidate alle scolaresche e la realizzazione di alcune piccole manifestazioni dedicate ai più piccoli. L’idea è quella di coinvolgere le scuole elementari in una serie di percorsi guidati per dare la possibilità ai bambini di conoscere la storia dell’area. Nel cuore di Cagliari, in un’area ricca di storia e fascino, i ragazzi impareranno a riconoscere le piante, la grande cisterna punico-romana e le tante caverne che collegano l’orto da altre zone della città. Grazie al lavoro dei ragazzi della cooperativa Sa Striggiula tutta l’area (sono circa 40 mila metri quadri) è diventata un grande giardino. Un progetto realizzato dall’agronomo Raimondo Congiu con alberi, prati, siepi, prato verde, una passeggiata ma anche panchine, fontane e persino un chiosco, simile al viale alberato dei Giardini pubblici di viale Fra Ignazio. un luogo sconosciuto«Il primo obiettivo è quello di far conoscere questo posto ai ragazzi di Sant’Avendrace», ha affermato il presidente della circoscrizione Edoardo Tocco, «con il Comune di Cagliari siamo rimasti d’accordo che i primi a doverne fruire saranno proprio i più piccoli, anche perché da tempo nel quartiere gli abitanti si lamentavano per la carenza di spazi verdi da destinare ai bambini». studio e svagoLezioni all’aperto e passeggiate: le scuole di via Falzarego, la De Amicis, ma anche l’asilo di San Giuseppe e tutti gli altri istituti del quartiere presto potranno scoprire sentieri e angoli nascosti di quello che per anni è stato un luogo suggestivo ma frequentato solamente da qualche sbandato e dalle coppiette in cerca di intimità,. Rimesso a nuovo e trasformato il piccolo parco potrà offrire le oltre quaranta specie botaniche alla vista e alla curiosità dei bambini, all’interesse delle persone anziane, ma anche ad interessanti attività di ricerca: «Il prossimo passo è proprio quello», conclude Edoardo Tocco, «la possibilità che l’Orto dei Cappuccini sia accessibile agli studenti universitari. Sarebbe molto bello organizzare dei cicli di lettura o altre iniziative culturali o semplicemente poter fare una piccola pausa durante la primavera tra una lezione e l’altra». (fe.fo.)
 
 
 
 
 
 
3 – La Nuova Sardegna
Cultura
I retroscena della scoperta del numero primo più grande da parte di due ricercatori statunitensi
Il Santo Graal dei matematici
Ora l’obiettivo è capire se c’è regolarità nelle sequenze
Per scriverlo per esteso occorrerebbe un libro di ottocento pagine composte solo di cifre
ROBERTO PARACCHINI
Si pensi a un numero che, scrivendolo per esteso, occupi un librone di ottocento pagine fitte fitte e composte solo di cifre. Giustamente in molti direbbero «e chi lo legge?». Nessuno, anche perché vi sono metodi più brevi per scriverlo come 2 elevato 30.402.457 (ovvero 2 moltiplicato per se stesso per 30.402.457 volte), meno 1. Al di là del capogiro che una simile cifra può provocare, va detto che la caratteristica più importante è che è un numero primo (quindi divisibile solo per se stesso o per l’unità) e che, a tutt’oggi, è il più grande primo conosciuto. Come riportato ieri da «La Nuova», la paternità della scoperta del meganumero, e del progetto che ha portato alla sua individuazione, è di due ricercatori statunitensi, Curtis Cooper e Steven Boone, dell’università del Missouri. I due, assieme a un gruppo di amici molto vasto, sono arrivati a scovare quel primo utilizzando una formula inventata da un monaco benedettino francese, Marin Mersenne, vissuto tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento. A questo punto qualcuno potrebbe dire che i due signori e i possessori dei 750 computer che li hanno aiutati nella loro titanica impresa, sono un po’ picchiatelli. Altrimenti perchè fare tanta fatica per un numero? Per almeno tre motivi: divertimento, soldi e scienza. Innanzi tutto qualsiasi gioco (dallo sodoku al poker, dagli scacchi al «calcio») ha una base matematica e, viceversa, qualsiasi matematica è riconducibile a un gioco. E i numeri primi, divisibili solo per se stessi o per 1, per molti sono un gioco irresistibile.
 Non solo: questi benedetti primi hanno tante di quelle proprietà che è grazie a loro se banchieri, industriali, Stati e persone comuni dormono sogni tranquilli. Questi numeretti sono infatti alla base di alcuni particolari sistemi di codificazione che permettono di crittare (dal greco kryptòs, nascosto) più che bene, sino a rendere praticamente inespugnabile ciò che si considera segreto. La necessità di scambiare messaggi riservati è non solo il caposaldo della difesa della privacy, ma un’esigenza che viene da lontano. Nella seconda guerra mondiale, ad esempio, i due blocchi nascondevano le loro mosse con codici cifrati. Un contributo determinante alla vittoria degli americani e degli inglesi è stato dato dai matematici. Alan Turing (poi diventato uno dei padri della logica su cui si basano gli attuali computer) riuscì a svelare i codici tedeschi e, in particolare, quelli prodotti dallo strumento di codificazione Enigma, dimostrando così che anche i più sofisticati sistemi di crittazione di allora potevano essere sconfitti. Da qui l’esigenza di individuarne di più sicuri.
 Col progredire della potenza di calcolo, i primi hanno dato una risposta positiva a questa esigenza. Semplificando: se si moltiplicano tra loro due primi sufficientemente grandi e tali da ottenere un numero tipo 10 elevato 320, si ottiene un qualcosa di inespugnabile. Se non si conoscono le due cifre di partenza è praticamente impossibile arrivarci con la scomposizione in fattori: per la potenza degli attuali computer, anche mettendo tutti quelli esistenti al mondo a lavorare in contemporanea per questo problema, occorrerebbero decine di migliaia di anni di calcolo. I primi grandi, insomma, sono determinanti. Ed è per questo che la Cia paga diecimila dollari per ogni numero primo superiore a cento cifre che gli venga consegnato. Inoltre all’inizio di questo nuovo millennio l’uomo d’affari e matematico dilettante americano, Landon Clay, ha istituito una commissione di studiosi che ha individuato 7 tra i maggiori problemi matematici del momento. E ha messo a disposizione 7 milioni di dollari: uno per ogni quesito risolto. Tra questi c’è l’ipotesi di Riemann sui primi: la possibilità di trovare una qualche regolarità nel comparire di questi numeri. Rebus considerato il Santo Graal dei matematici.
 I primi sono, infatti, tanto importanti quanto capricciosi. Se da 1 a 10 è facile dire che 2, 3, 5 e 7 sono primi, non lo è più se si plana su grandi numeri. Vi è, ad esempio, anche la possibilità di dimostrare che vi sono intervalli di un miliardo di numeri senza, all’interno, un primo, ma anche di un miliardo di miliardi ecc. Ma dopo quel «buco» ci saranno sempre altri primi.
 Tornando alla crittografia, negli ultimi decenni si è cercato di di rendere i segreti ancora più inespugnabili, sempre grazie a questi numeri. In genere la scienza dei codici classica (della chiave comune o segreta) ragiona come quei due innamorati che, volendo mandarsi missive d’amore senza che nessuno possa capirle, si mettono d’accordo e utilizzano un codice conosciuto solo a loro due. Tutto bene finché qualcuno non scopre la chiave segreta. Inoltre se le due persone si sono conosciute su internet e una abita a Macomer e l’altra a Toronto, come fanno a essere sicure che nel momento in cui si trasmettono la chiave del codice, questa non venga intercettata?
 Allora ecco il nuovo problema: è possibile arrivare a una crittazione che abbia una parte pubblica, che tutti possono conoscere, e una segreta, che ognuno può elaborare indipendentemente dall’altro, senza la necessità che sia conosciuta da entrambi? Sì, esiste ed è stato prodotta - come accennato - attraverso particolari proprietà dei numeri primi. Perchè meravigliarsi, quindi, se decine di migliaia di persone giocano a trovare i primi più grandi? Cooper e Boone tra l’altro fanno parte di un’associazione, la Gimps, nata per individuare megaprimi utilizzando la formula di Mersenne. Non si tratta di pochi carbonari risorgimentali, ma di un circolo con settanticinquemila soci che si collegano tra loro, dividendosi i compiti e lavorando a rete. Il Santo Graal matematico si espande.

Questionario e social

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