Venerdì 12 maggio 2006

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
12 maggio 2006
Rassegna a cura dell’Ufficio stampa e web
Segnalati  7 articoli delle testate:  L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna

 
 
1 - L’Unione Sarda
Prima Pagina - Pagina 1
L'Isola dei patriarchi: 234 sardi sono centenari
Orroli. Il progetto "A kent'annos" per cercare il segreto della longevità

Sono 234 i sardi che hanno superato i cento anni di vita, 15 ogni centomila abitanti contro una media globale di setto, otto su centomila. È il primo dato che emerge dalla ricerca che Luca Deiana, docente dell'Università di Sassari e coordinatore del progetto AKeA (acronimo di "a kent'annos") esporrà domenica a Orroli. «L'obiettivo - dice Deiana - è trovare la chiave genetica della longevità dei sardi, che però ha anche cause ambientali, sociali e alimentari. Il problema ora è che i fondi per il nostro progetto stanno finendo».

Cultura - Pagina 48
Akea: un microscopio puntato sul mistero dei centenari sardi
Luca Deiana: «Siamo vicini a risultati storici ma stiamo finendo i finanziamenti»
Domenica le conclusioni di dieci anni di studi sui longevi: contano ambiente e Dna

Luca Deiana ha un chiodo fisso: mandare a rotoli l'Inps. Avrebbe poco da rallegrarsi, l'istituto di previdenza, se il il coordinatore di AKeA e i suoi collaboratori dovessero centrare l'obiettivo: perché AKeA è l'acronimo di «A Kent'Annos», a cent'anni, e la ricerca serve a capire come mai in Sardegna c'è un tasso di ultracentenari così alto, innanzitutto, ma anche che cosa deve fare chi vuole imitarli. Il docente - è direttore dalla cattedra di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica dell'università di Sassari - domenica alle 9 presenterà «Longevità in Sardegna - L'Isola dei centenari» a Orroli. Il posto non è scelto a caso: è il paese di Giovanni Frau, vissuto oltre 112 anni. L'occasione è un simposio internazionale, con studiosi in arrivo dagli Usa, dalla Danimarca e dal Canada (per la precisione dal Quebec, altra zona di vegliardi da guinness: forse è una caratteristica delle zone a forte vocazione autonomista). Quanto al titolo, o meglio al sottotitolo, Deiana lo vede come una sorta di marchio doc del quale la Sardegna deve fregiarsi: «So già che qualcuno mi contesterà la definizione isola dei centenari, ma a renderla plausibile sono i dati che abbiamo raccolto dal '97 a oggi in tutti i Comuni della Sardegna, che hanno sempre collaborato con noi in modo davvero lodevole». Che cosa avete scoperto? «Che da noi c'è una percentuale di centenari nettamente superiore alla media. In genere le statistiche registrano sette, otto individui con oltre un secolo di vita ogni centomila abitanti: in Sardegna siamo a 15. In tutto sono 234». Annata buona? «Ce ne sono state di migliori. Quando abbiamo dato il via allo studio, nel periodo '97-'99 la media era di 13,5 ultracentenari, ma nel controllo del 2000 siamo arrivati a 19 su centomila. Questo è uno degli elementi più rilevanti, dimostra che non siamo di fronte a fenomeni transitori, eccezionali, ma a tendenze costanti». In tutto il decennio. «Non stiamo lavorando solo sugli ultimi dieci anni. La ricerca storica è possibile a partire dal 1560, con i registri delle parrocchie, mentre dal 1866 ci viene in soccorso l'anagrafe. Il censimento lo abbiamo cominciato così: ho preso l'Angius Casalis, il dizionario dei Comuni, e ovunque ho trovato documentazione su centenari». Più i viventi. «Più i viventi, ma non solo quelli che sono vivi tuttora: per viventi intendiamo quelli che abbiamo potuto incontrare e studiare». Quanti sono? «Abbiamo le schede di 901 sardi che hanno superato i 100 anni. Di questi, 65 sono arrivati oltre i 105». Anche ben oltre, come Giovanni Frau. «Il caso più rilevante, che abbiamo inserito nel Guinness come l'uomo più vecchio del mondo, è quello di Antonio Todde da Tiana, morto 18 giorni prima di compiere i 113». È una fortuna nascere in Sardegna. «Evidentemente sì, almeno per alcuni aspetti. Il nostro patrimonio genetico non ci trasmette solo primati negativi come il diabete o la malaria, fino agli anni '50, ma anche la longevità». Una questione di famiglia. «Letteralmente: spesso chi arriva al secolo vive con i familiari, è una cosa che aiuta molto a vivere di più. Poi ci sono sicuramente fattori alimentari, ambientali e sociali che entrano in gioco. Di sicuro comunque la genetica ha un ruolo fondamentale, e noi di AKeA siamo stati i primi a buttarci nella proteomica come filone di ricerca genetica. Sì, questione di famiglia è il termine giusto: lo stiamo riscontrando attraverso lo studio dei cognomi». In che senso? «Questo è la parte del lavoro che spetta ai demografi. Diciamola così: si prendono tutti i cognomi sardi e si scopre che alcuni hanno un tasso di centenari più alto. Se un cognome ricorre sette, otto volte è una traccia interessante. Lo diventa ancora di più se il cognome è poco diffuso: se otto centenari si chiamano "X" e altri otto si chiamano "Y", ma in Sardegna ci sono 20 mila abitanti che si chiamano "X" e solo duemila di cognome fanno "Y", allora chi si chiama "Y" rispetto agli altri sardi ha già elevate possibilità di campare molto a lungo». Quali sono i cognomi di lunga vita? «Questo non lo dico». Perché? «La ricerca non è ancora completata, non avrebbe senso parlarne adesso che i risultati sono ancora da definire. E poi ho già paura di quello che succederà quando lo studio sarà completo: provi a immaginare le telefonate che arriveranno, appena si saprà quali sono i cognomi più frequenti tra i longevi». "Pronto, mi chiamo Sanna: quanto vivrò?": da brivido. A proposito, quanto durerà ancora la ricerca? «Se potessimo contare su un finanziamento regionale, credo che entro quattro anni raggiungeremmo risultati unici al mondo: non dimentichiamo che chi scoprirà i geni della longevità avrà in mano la chiave per sconfiggere molte malattie». È una ricerca costosa? «Stiamo acquistando uno strumento, uno spettrometro di massa, che costa mezzo miliardo di lire. Altra strumentazione invece la abbiamo in leasing. Il punto è che i fondi che abbiamo a disposizione stanno finendo: sarebbe un peccato doverci bloccare, se avessimo altri finanziamenti a disposizione potremmo fare qualcosa di storico». Come mai i centenari sono più frequenti in Ogliastra? «In genere sono più frequenti nelle zone interne. Ma ci sono casi rilevanti anche sulla costa: penso a Pasquale Frasconi di Aglientu, morto a 110 anni. Uno dei fattori determinanti è l'endogamia dei piccoli centri, la tendenza a sposare compaesani o gente di paesi vicini, che irrobustisce le caratteristiche del patrimonio genetico. Prendiamo Efisia Ferreli e Giuseppe Murinu, marito e moglie di Villanova Strisaili: lui ha appena compiuto 100 anni, lei deve compierne 101 a luglio. Altro caso: le due donne di Villasalto che hanno compiuto, lo stesso giorno, una 101 e l'altra 102 anni. Quante probabilità ci sono che in comunità così piccole due persone superino contemporaneamente il secolo di vita? È evidente l'importanza del fattore genetico». Forse hanno avuto un'esistenza riposante. «Probabilmente lo stress è nemico della longevità, ma sulla fatica pura e semplice ho i miei dubbi: Todde faceva 100 chilometri per portare il suo gregge in Campidano, e li faceva a piedi».
Celestino Tabasso


2 - L’Unione Sarda
Prima Pagina - Pagina 1
Ricercatore cagliaritano con un piede su Marte
Stati Uniti. La Nasa l'ha voluto per testare una nuova tuta da astronauta

Il cagliaritano Fabio Sau, ricercatore spaziale nel North Dakota (Stati Uniti), racconta la sua esperienza di cavia nella simulazione di una passeggiata su Marte. È stato scelto dalla Nasa per vestire la nuova tuta da astronauta che lui stesso ha ideato e realizzato nell'ambito di un progetto universitario durato 15 mesi con un team americano. Trentunenne, laureato in legge, è arrivato negli Usa con un master in tecnologie spaziali conseguito a Strasburgo. Sogna di andare su Marte e di realizzare in Sardegna una base lunare.

Sardi - Pagina 16
Progetto Marte, cavia cagliaritana
«In Sardegna si potrebbe realizzare una base lunare»

Astronauta-cavia. La Nasa l'ha scelto per collaudare una nuova tuta spaziale, quella che vestirà il primo navigatore che metterà piede su Marte. Fabio Sau, cagliaritano, l'ha indossata per fare le prove di esplorazione umana del pianeta più simile alla Terra mai raggiunto dall'uomo. Costruita su misura, cucita addosso come un abito di alta sartoria, è frutto di un progetto del quale lui stesso fa parte in qualità di ricercatore all'università del North Dakota, Stati Uniti. Con il sofisticato equipaggiamento ha simulato una passeggiata, raccolto reperti e osservato la vegetazione in una zona desertica al confine col Canada. Il test è durato da lunedì a sabato scorso, giorno del suo trentunesimo compleanno. Astronauta per una settimana - quattro ore ogni giorno - ha provato l'ebbrezza della spedizione spaziale stando coi piedi per terra. Collegato via radio con l'équipe guidata dal professor Pablo de Leon (capo del progetto durato 15 mesi), completamente isolato rispetto all'ambiente esterno, ogni suo respiro, gesto e parola sono stati raccolti e registrati dallo staff che lo seguiva a distanza. Non è mancato qualche attimo di suspence: «Il rischio era in conto, ma l'esercitazione serviva proprio a far emergere i problemi». Per qualche secondo il compressore azionato dall'esterno ha smesso di incanalare aria. «Avrei potuto inspirare anidride carbonica, ma in un attimo sono intervenuti e tutto è andato a posto». Il calore ha invece avuto conseguenze prevedibili: chiuso in quello scafandro con 35 gradi all'esterno, l'effetto sauna gli ha bruciato cinque chili. «Ora sono più scattante e slanciato di prima». In forma lo era di sicuro, altrimenti non l'avrebbero selezionato tra tanti nomi. «Oltre a una perfetta conoscenza tecnica delle procedure, erano richieste condizioni fisiche e psichiche ottimali». Orgoglioso di aver fatto il "modello", lo è ancor più perché il lungo lavoro di ricerca è stato premiato dai risultati. «Il pericolo più temuto era che la tuta esplodesse». Invece il prototipo è risultato quasi perfetto e sarà utilizzato per le future spedizioni su Marte. «Nel 2030, dieci anni dopo il prossimo viaggio sulla luna». Gli americani hanno ritrovato il proprio orgoglio nazionale dopo i fiaschi dello Shuttle collezionati nelle ultime spedizioni e hanno dato grande risalto mediatico all'esperimento del quale Fabio è stato protagonista. Laureato in legge all'università di Cagliari, davanti all'unica prospettiva di lavoro in Sardegna («sarei finito in un call center») ha preso il volo per l'estero. Nel 2004 a Strasburgo - un anno all'agenzia spaziale - poi negli States con un master in tecnologie spaziali e un contratto di ricercatore universitario. Parla correntemente inglese, francese, spagnolo «e sto cercando di digerire il tedesco». Quasi da offuscare la lingua madre. «Per fortuna c'è una signora italiana con la quale chiacchiero ogni tanto, altrimenti potrei davvero perderla». Non perde invece le radici ancorate a Tonara, paese del nonno calzolaio e del padre, funzionario regionale. «Niente limba, ma quando devo presentare qualche studio sull'Italia ci infilo sempre la Sardegna precisando che è il posto più bello al mondo». Una sottile nostalgia per il Poetto e un vago ricordo degli anni spensierati da studente del Siotto. «Come dimenticare gli appuntamenti alla quarta e quinta fermata?». In America, oltre alla famiglia, ciò che più gli manca è il mare: «Qui posso fare un tuffo in enormi pozzanghere che loro chiamano laghi». Per il resto, «non potrei desiderare di più». Il suo motto è Suae fortunae quisque faber est (La fortuna è l'incontro tra preparazione e opportunità). «Purtroppo in Sardegna questa combinazione si verifica poco, nessuno ci valorizza. Qui tirano fuori e accrescono le tue conoscenze e ti offrono vere opportunità». Non tornerà? «Alle condizioni attuali è difficile. Tornerei se potessi sviluppare un'idea». Quale? «Mi piacerebbe portare una sessione estiva dell'università di Strasburgo, 3-400 ricercatori per un master. Il Centro Polaris di Pula sarebbe la sede ideale». Per farci cosa? «Una piccola base spaziale. In Sardegna, per la conformazione geografica del territorio, la presenza di zone disabitate e battute dal vento, l'assenza di inquinamento acustico e luminoso, esistono le condizioni estreme ideali per riprodurre una base lunare». Utopia o ci crede davvero? «Ci credo ma non basta. Mancano la sensibilità e il sostegno della classe politica. Non c'è nessuno che ascolti e parli alla gente. Qui mi è capitato di scrivere a senatori che hanno risposto a breve giro di posta. In Italia chi ti considera?». Quale sarebbe il ritorno per la nostra Isola? «Di immagine ed economico. A patto che si impari a litigare meno e a credere di più nelle potenzialità dei giovani». Cosa ci vorrebbe? «Il John Kennedy degli anni Sessanta che ha creduto nel progetto di spedire persone nello spazio e un Wernher von Braun, lo scienziato tedesco padre del programma spaziale che ha regalato all'America la chiave per uscire dal complesso di inferiorità tecnologico nei confronti dell'Urss». Il suo obiettivo? «Lavorare nell'industria spaziale per mandare scienziati in altri pianeti. Progetto romantico e idealistico ma realizzabile stando qui». Si sente con un piede su Marte? «Ho licenza di sognare, ma si tenderà a scegliere scienziati puri. Io sono solo un lawyer, un legale con una preparazione post-universitaria in tecnologie spaziali. Non avrò i requisiti». Potrebbe seguire gli astronauti come "gurardarobiere" progettista della tuta. «Sarebbe un bel traguardo anche così». A che serve esplorare il pianeta rosso? «Le tecnologie usate per le esplorazioni sono incentrate e ruotano sempre intorno all'uomo e hanno quindi applicazione anche nel quotidiano. Molti prodotti sono frutto di questi studi e di competizione tra nazioni. Ne sanno qualcosa Russia e Usa». Quanto è stato investito per la tuta marziana? «Per tutto il progetto 150 mila dollari. Un'inezia se si pensa che la tuta spaziale costa 25 milioni di dollari». C'è una parte romantica dell'esplorazione? «L'ansia di scoprire cosa c'è dietro l'orizzonte». Quella scientifica? «È la vera ragione. Marte è un piccolo pianeta arido, desertico. C'è la presenza di ghiaccio e sappiamo che dove c'è acqua c'è vita. Scoprire tracce di un piccolo insetto o qualsiasi altro organismo vivente può rivelarci che la vita non è confinata al solo pianeta Terra». Come vede la Sardegna dal North Dakota? «Come un luogo in cui sarei uno dei tanti laureati relegati in uno stanzino a vendere qualcosa per telefono». Cosa le ha dato l'America? «Una straordinaria occasione, persone disposte a pagarmi per fare ricerca. I privati finanziano le università, gli sponsor sono pronti a investire su un progetto e lo sostengono fino in fondo, con tutti i rischi. Negli Usa non è vietato sognare». Generosità gratuita? «Non proprio, ma la gente ha una grande capacità di muovere cose e capitali. Se uno studente chiede un prestito in banca lo ottiene nel giro di un'ora, da noi si dovrebbe rinunciare all'università». Innamorato del popolo americano? «Questo è un altro discorso. Nello Stato in cui vivo c'è una combinazione di culture sorprendente. Sono i diretti discendenti dei primi coloni: ucraini, norvegesi, scandinavi. Io sono l'unico con carnagione e capelli scuri, loro tutti biondi, è come essere in Svezia. Purtroppo non si aprono, sono diffidenti e innalzano barriere personali invalicabili». E le americane? «Sugli italiani ragionano per stereotipi: sono tutti siciliani, vivono a New York e appartengono a qualche organizzazione criminale. Se va bene sono latin lover, passionali, sanno cucinare e si aspettano chissà che». Nessuna fidanzata? «Dicono di me che sono un single in looking, alla ricerca». Con tanti soldi? «Non diventerò ricco come ricercatore nel North Dakota. Prendo mille dollari al mese, ma vivo al campus universitario spesato di tutto e la vita fuori costa quattro volte meno che in Italia. Con un dollaro e mezzo si comprano quattro litri di latte, con poche migliaia una macchina usata e con un pieno di benzina ci si dimentica dell'ultimo rifornimento». Allora Bush non avrebbe bisogno di fare guerre per il petrolio? «È vero che qui costa poco e ci si preoccupa quando arriva a tre dollari al gallone (poco meno di quattro litri), ma è anche vero che tutto funziona a benzina, se mancasse ci sarebbe la paralisi. Alla luce di questo, per il presidente americano è lecito avere il controllo sulle risorse petrolifere». Controllo uguale guerra ai Paesi produttori? «La guerra in Iraq è una spina nel fianco. Molti disapprovano, ma i giovani che non possono permettersi di pagare 40 mila euro l'anno per l'università scelgono di arruolarsi e non ne fanno una colpa a Bush anche se ci rimettono la pelle». Il suo viaggio in America: necessità o passione? «Passione ma anche la fortuna di aver preso il master a Strasburgo e di aver conosciuto un team di prim'ordine che mi ha voluto nel progetto». A chi dedica questo momento felice? «A mia madre che da gennaio non c'è più. È stata la prima sostenitrice delle scelte che mi hanno portato lontano».
Anna Piccioni

3 - L’Unione Sarda
Cultura - Pagina 50
Seminario
Architettura: una tre giorni ad Alghero

La Facoltà di Architettura di Alghero è entrata a far parte quest'anno del seminario internazionale in architettura "Villard d'Honnecourt", che coinvolge un gruppo di 14 facoltà italiane ed estere (Patrasso, Beirut, Zagabria). Dopo gli incontri tenuti a Verona - città che quest'anno promuove il progetto - Genova, Ascoli Piceno e Roma 3, "Villard" fa ora tappa ad Alghero dove numerosi studenti provenienti da tutto il mondo si incontrano per tre giorni per approfondire lo studio dei fenomeni architettonici e urbani nel mondo contemporaneo. Aperta ieri nella Facoltà di Architettura (Palazzo del Pou Salit, piazza Duomo) dal preside Giovanni Maciocco e quindi dalle conferenze di Joao Nunes e Bet Figueras e di Gonçalo Byrne, la tre giorni prosegue oggi con una visita guidata "Un golfo senza dolcevita ? architettura del ?900 nel golfo di Alghero", a cura di Aldo Lino (Facoltà di Architettura Alghero) e Giorgio Peghin (Università di Cagliari). Domani visita guidata alla città con Marco Milanesi e presentazione dei progetti nella sessione workshop. Responsabile scientifico del Villard 7 è Massimo Faiferri.

4 - L’Unione Sarda
Provincia di Sassari - Pagina 41
Maida, Lobrano e Agnetti
Tre contendenti inseguono il posto di Magnifico.
Maida mira a conquistare il quarto mandato consecutivo nell'Ateneo sassarese

Due avversari contenderanno ad Alessandro Maida la poltrona di rettore dell'Università di Sassari. Il Magnifico mira a conquistare il quarto mandato consecutivo alla guida dell'Ateneo sassarese, un traguardo storico programmato addirittura cambiando lo statuto dell'Università, che fino allo scorso autunno consentiva appena tre mandati di fila. Alle elezioni fissate in prima votazione il 7 giugno, Maida dovrà superare la concorrenza di Giovanni Lobrano, preside della Facoltà di Giurisprudenza, e Virgilio Agnetti, straordinario di Neurologia. Poi potrà entrare nella storia. Per decretare il nome che si fregerà del titolo di Magnifico fino al 2009, sono previsti tre round: 7, 14 e 21 giugno. Ma la partita potrebbe chiudersi già alla prima votazione se uno dei candidati si aggiudica la maggioranza assoluta dei voti. Se questo non dovesse avvenire nelle tre votazioni, si procederà con il sistema del ballottaggio tra i due candidati che il 21 giugno riporteranno il maggior numero di voti. Gli eventuali ballottaggi sono fissati il 28 giugno e, se necessario, il 29 giugno. Alla sua ultima Alessandro Maida aveva vissuto un successo annunciato e indiscusso: da rettore uscente era l'unico candidato, e aveva ottenuto 530 voti a favore su 658 votanti, l'80,2 per cento delle preferenze. Il mese prossimo dovrà vedersela con due ossi duri, anche se radio ateneo dà quasi per scontata la rielezione. Giovanni Lobrano è uno dei tre presidi di Facoltà che in Senato accademico ha opposto una timida resistenza alla modifica della Statuto per consentire la ricandidatura a Maida. Nel novembre 2005, approvando la modifica dell'articolo 76 dello statuto dell'Università di Sassari, il Senato aveva consentito ad Alessandro Maida di preparare la campagna elettorale per conquistare il quarto mandato da rettore. Secondo la vecchia versione dello Statuto dell'Ateneo, una sua ricandidatura non sarebbe stata possibile. La delibera, partorita dopo una riunione estiva, aveva ottenuto prima il sì definitivo del Senato, senza trovare opposizioni, o quasi. Poi, dopo essere stato votato da ogni singolo Consiglio di Facoltà, con alterne fortune, era passato indenne in Consiglio di amministrazione. In Senato aveva votato contro la modifica dell'articolo 76 solo il preside di Veterinaria, Sergio Coda. Si erano astenuti Lobrano e Francesco Morandi, preside di Economia.
(v. g.)

5 - L’Unione Sarda
Cronaca di Nuoro - Pagina 20
gli 80 anni del nobel
Convegno a Barcellona su Grazia Deledda

Barcellona batte Nuoro e per prima, in occasione degli ottanta anni della consegna del premio Nobel e del settantesimo anniversario della morte della scrittrice, dedica un convegno a Grazia Deledda. L'iniziativa si svolge oggi, organizzata dall'Istituto italiano di cultura di Barcellona che s'è ricordata della scrittrice nuorese prima che lo faccia la sua città natale. Nell'ambito delle celebrazioni deleddiane, Barcellona ospita una giornata di studio a cui partecipa, tra i relatori, la nuorese Angela Guiso, insegnante di lettere al liceo scientifico, saggista e autrice di una recente monografia dal titolo "Grazia Deledda, temi luoghi personaggi" (edizioni Iris). Lei è stata invitata a illustrare la cultura e la società nella Sardegna di Grazia Deledda. Un riconoscimento importante per gli studi che Angela Guiso, già intervenuta a convegni nazionali e internazionali, ha portato avanti sulla narrativa deleddiana. La sua ultima opera sulla scrittrice si apre con la prefazione di Martha King, docente dell'università del Maryland, a conferma del prestigio della saggista nuorese che oggi illustrerà la Sardegna d'un tempo alla platea riunita a Barcellona.
 



 
6 - La Nuova Sardegna
Pagina 30 – Sassari
BREVI
Pedagogia
Sabato 13 maggio, alle 10, è convocata l’assemblea territoriale degli associati e dei simpatizzanti della Società sarda di Pedagogia, presso la facoltà di Lettere in piazza Conte di Moriana 8, aula 2B.
Ersu
È in pagamento, in qualunque agenzia del Banco di Sardegna, la tassa regionale di 62 euro per gli studenti che ne hanno fatto richiesta in virtù della legge regionale 25 del 2002. E’ stata pubblicata la graduatoria provvisoria relativa ai sussidi straordinari. Gli studenti che risultano beneficiari dovranno produrre, entro il 16 maggio, la documentazione in originale inerente i punti per i quali hanno dato risposta affermativa. Eventuali ricorsi possono essere presentati all’Ufficio diritto allo studio dell’Ersu entro le 18 di martedì 16 maggio.

7 - La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Cagliari
ISTRUZIONE
Ora si cercano le risorse necessarie
L’università ha un futuro

Assicurazioni del rettore Maida al Consiglio di facoltà: «Il corso di archeologia subacquea non chiuderà»
ORISTANO. Il curriculum di archeologia subacquea non chiuderà. Ci sono buone prospettive per il futuro del corso triennale che l’Università di Sassari tiene a Oristano. La conferma è arrivata nel corso della riunione del consiglio della facoltà di Lettere dell’ateneo sassarese, che ieri mattina, per la prima volta si è tenuto nella sede gemmata di Oristano.
Un evento storico, lo hanno definito i circa 40 docenti giunti in città per l’occasione. A suggellare l’importanza della riunione, svolta nel chiostro del Carmine, la partecipazione, fra gli altri, del rettore, Alessandro Maida; del preside della facoltà, Giuseppe Meloni; del direttore del Consorzio Uno, Eugenio Aymerich e del presidente della Provincia, Pasquale Onida.
All’ordine del giorno, la programmazione dell’attività della facoltà per il prossimo anno accademico, alla luce della normativa recentemente varata e di quella futura. «Si prevede - si è limitato ad anticipare il preside Meloni - una riforma generale di tutti i corsi tenuti dalla facoltà». Tanti i programmi per il futuro, a partire dalla dotazione della sede oristanese di sistemi di collegamento telematici che cosentano di tenere alcune lezioni in videoconferenza.
Per la sede di Oristano, tuttavia, l’attenzione era interamente rivolta al destino del corso di archeologia subacquea, che è anche l’unico corso che la facoltà di lettere di Sassari tiene in loco. Sull’orizzonte del curriculum, l’anno scorso si addensarono grosse nubi, considerato che non vennero accolte iscrizioni per il primo anno. Si parlò già da allora, di vita breve per un corso in realtà strategico per la Sardegna e per lo stesso territorio dell’Oristanese, dato l’immenso patrimonio archeologico, buona parte da valorizzare e da studiare.
«È un corso che andrà ad esaurimento col prossimo anno accademico - ha confermato il preside - nel senso che gli iscritti concluderanno il terzo anno. Ma attenzione - ha precisato - non abbiamo alcuna intenzione di chiuderlo, anzi, esistono ottime prospettive affinchè possa continuare ancora per i prossimi anni e faremo tutto il possibile affinchè le escrizioni al primo anno ripartano dal prossimo anno accademico».
Prospettive future legate ai finanziamenti. Nuovi finanziamenti, che sarebbero finalmente disponibili.
La conferma è arrivata dallo stesso presidente della Provincia, Pasquale Onida: «Il ministero dell’Istruzione ha stanziato circa 250mila euro, certo, non spetta alla nostra amministrazione stabilirne la suddivisione, ma per quel che sappiamo, buona parte di essi andranno proprio per il corso di archeologia subacquea».
Un corso che sarebbe davvero un peccato veder morire in appena tre anni. Lo stesso professor Raimondo Zucca, responsabile del curriculum, spiega: «In Italia esistono solo due corsi come questo. Uno è il nostro, di Oristano, l’altro, a Viterbo». Ieri tralatro, è trapelata la notizia che probabilmente il corso di Oristano sia destinato a rimanere l’unico a livello nazionale.
È stato lo stesso rettore però a soffermarsi sull’importanza strategica che riveste per la realtà sarda il curriculum di archeologia subacquea. «Faremo tutti gli sforzi necessari per garantirne la continuità e potenziarlo, del resto - ha detto infatti il professor Maida - la nostra presenza, qua, a Oristano, non è assolutamente un fatto casuale».
Il rettore ha ricordato come, l’ateneo sassarese, riponga molta attenzione sulla valorizzazione dei beni culturali, sui quali ha avviato corsi di laurea, fra i quali, appunto, il curriculum di archeologia subacquea.
«Un settore - ha detto il rettore Maida - sul quale è necessario investire risorse».
Michela Cuccu 
 

Questionario e social

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