UniCa UniCa News Rassegna stampa Martedì 24 settembre 2019

Martedì 24 settembre 2019

24 settembre 2019

L'Unione Sarda

Rassegna quotidiani locali
a cura dell’Ufficio stampa e redazione web



L’UNIONE SARDA
 

1 - L’UNIONE SARDA di martedì 24 settembre 2019 / Prima pagina
REGIONE - Sanità, la rettrice Del Zompo: «Nessun problema per gli accorpamenti»
? MANCA A PAGINA 4

Regione (Pagina 4 - Edizione CA)
La rettrice dell'università di Cagliari difende le ragioni della riforma
DEL ZOMPO: «L'ACCORPAMENTO DEGLI OSPEDALI MIGLIORERÀ LA QUALITÀ DI ASSISTENZA E RICERCA»

«Il passaggio dell'Oncologico e del Microcitemico all'Azienda ospedaliero universitaria non avrà controindicazioni e, grazie alle sinergie, porterà a un miglioramento della qualità dell'assistenza e della ricerca. E salverà la facoltà di Medicina dell'università di Cagliari senza la quale il sistema sanitario sardo non potrebbe essere alimentato».
Maria Del Zompo, rettrice dell'università di Cagliari, rassicura medici, associazioni di pazienti e parti politiche che hanno manifestato perplessità, e in qualche caso netta contrarietà, alla decisione della Giunta regionale di accorpare i due presidi alle strutture universitarie. Soprattutto perché - come sostengono in particolare i pediatri delle due strutture - l'ennesima rivoluzione potrebbe compromettere la qualità dell'assistenza raggiunta a fatica dopo anni di enormi difficoltà.
Chiariamo subito una cosa: è vero che l'accorpamento è necessario per salvare la facoltà di Medicina?
«La facoltà che ha ottenuto brillantemente l'accreditamento universitario, non risponde ai criteri per quello assistenziale, cioè non rispetta il rapporto tra posti letto e studenti iscritti al primo anno (deve essere tre a uno, ndr). Non è un problema di oggi: lo conosciamo da tempo e lo abbiamo fatto presente a più riprese alle Giunte che si sono succedute negli ultimi otto anni».
Perché nemmeno i suoi colleghi professori che hanno governato sino a pochi mesi fa l'hanno ascoltata?
«Non lo so, hanno chiesto tempo e noi abbiamo atteso».
Quindi urge una soluzione?
«Sì, una soluzione va trovata e vorrei che fosse chiaro che da questo dipende il futuro della sanità in Sardegna. L'ateneo di Cagliari è il più grande dell'Isola, quello che sforna il maggior numero di laureati con i quali sostiene il sistema sanitario sardo, pubblico e privato. Per questo vorrei una assunzione di responsabilità comune».
Molti pediatri temono che dividere in due il dipartimento pediatrico comprometterebbe irrimediabilmente la qualità dell'assistenza.
«Ho sentito le loro preoccupazioni e mi sono dichiarata disponibile a parlare con tutti per spiegare loro perché le ritengo totalmente superabili».
Come?
«Il dipartimento di pediatria potrà restare com'è, perché sono previsti i dipartimenti interaziendali che possono avere come primario anche un collega di un'altra azienda, per esempio dell'ospedale Brotzu. L'organizzazione sarà migliorata non bloccata».
Anche i talassemici sono perplessi.
«Li rassicuro: per noi il fatto che esistano strutture dedicate alla talassemia è non solo corretto ma direi obbligato vista la necessità di mantenere un'alta specializzazione in quel campo. Non possiamo dimenticare ciò che hanno fatto Antonio Cao e Renzo Galanello che erano colleghi universitari di altissimo livello. La nostra ambizione è di continuare quel percorso migliorandolo e attivando sinergie per dare risultati esponenziali».
Il discorso vale anche per l'Oncologico?
«Potenzieremo quanto di buono è stato già fatto dai colleghi del Businco e dell'Azienda ospedaliero universitaria in campo oncologico: facendo ricerca si fa anche buona assistenza e crescono le strutture. Quindi ci sarà una ricaduta positiva sui pazienti e sulla conoscenza».
Ma occorrerà affrontare di nuovo problemi burocratici, trasferimenti. Cioè disagi.
«Questa volta non sarà così».
Perché ne così sicura?
«C'è una differenza sostanziale rispetto all'ultimo accorpamento dei due ospedali con il Brotzu: in quel caso Microcitemico e Oncologico passavano dalla logica Asl a quella di un'azienda ospedaliera. Il Microcitemico subì anche il trasloco della Pediatria e della Neuropsichiatria infantile dalla azienda ospedaliero universitaria e ci fu anche il passaggio di personale dipendente dell'azienda ospedaliero universitaria al Brotzu. Ora tutto questo non ci sarà».
Insomma, ci sarà qualcosa in più senza cambiare l'esistente.
«Abbiamo già detto che dal punto di vista funzionale è importante mantenere il Dipartimento pediatrico e lo manterremo. Né la struttura aziendale del Microcitemico e né quella dell'Oncologico cambieranno. Sarà semplicemente una sinergia di dipartimenti funzionali nell'ottica della condivisione e della creazione di un sistema. Noi abbiamo uno scopo: guardare sempre all'arduo compito di fare al meglio l'alta formazione in Medicina e la ricerca in biomedicina. Questi due aspetti sono legati strettamente alla cura del paziente e alla qualità dell'assistenza».
Fabio Manca

 

2 - L’UNIONE SARDA di martedì 24 settembre 2019 / Speciale (Pagina 8 - Edizione CA)
A CAGLIARI, NUORO E SASSARI
I ricercatori fanno scoprire la scienza

Anche in Sardegna sarà la scienza a illuminare la notte del 27 settembre, in occasione della quattordicesima edizione della Notte europea dei ricercatori. L'evento, coordinato a livello nazionale da Frascati Scienza e promosso dalla Commissione europea a partire dal 2005, ha come scopo quello di incoraggiare la partecipazione dei cittadini nella ricerca scientifica. La volontà di scoprire la scienza in ogni sua forma, giunge quindi tramite la Notte dei ricercatori anche nell'Isola, con tre tappe ricche di incontri.
CAGLIARI POZZO DI SCIENZA. Trenta gazebo esplicativi accoglieranno i curiosi di scienza in Piazza Garibaldi, a Cagliari, dalle 16 fino a mezzanotte: nanoparticelle, cannabis, alieni, ambiente e tanti altri temi verranno affrontati nelle piazze e negli spazi culturali della città, anche grazie agli incontri con i ricercatori dell'Istituto nazionale di Fisica nucleare e dell'Università di Cagliari, in campo con dodici dipartimenti. L'evento - che andrà in scena anche a Nuoro - vedrà non solo Piazza Garibaldi ma anche la Scuola Alberto Riva, Sa Manifattura (in viale Regina Margherita) e i Geo-Musei di via Trentino coinvolti come palcoscenico degli interventi previsti, per una serata senza età: non mancheranno infatti anche gli eventi dedicati ai più piccoli, racchiusi in un'Area kids di esperimenti, attività e giochi con la scienza.
SASSARI PER L'AMBIENTE. A Sassari, la Notte dei ricercatori inizia dal giorno prima: prenderanno il via a partire da giovedì 26 gli interventi organizzati in occasione della manifestazione, dalle 16 fino alle 22 del giorno successivo. Sviluppo sostenibile, clima, microbiota umani e archeometria: tra il palazzo dell'Università di Sassari e numerosi locali del centro cittadino verranno sviluppate queste e numerose altre tematiche, legate dal filo conduttore della sostenibilità ambientale declinata secondo l'Organizzazione delle nazioni unite. Anche a Sassari il venerdì non mancherà l'attenzione per i giovanissimi, con un'intera mattinata dedicata alle scuole medie ed elementari tramite le visite ai 16 stand allestiti per l'occasione. A incuriosire è anche l'angolo dedicato agli animali domestici: l'Ospedale didattico veterinario organizzerà infatti - per venerdì a partire dalle 9 - in piazza Università uno spazio dedicato al benessere e all'alimentazione dei cani, con visite su prenotazione.
Lisa Ferreli

Conoscere l'attitudine all'innovazione
La Notte dei ricercatori sarà una valida occasione per conoscere le ricerche e le scoperte degli enti di ricerca sardi, come il 10LAB. Centro di Sardegna Ricerche per la promozione della cultura scientifica e dell'innovazione, 10LAB si pone come scopo principale quello di sviluppare e sostenere nei giovani e negli adulti competenze chiave legate all'innovazione.
LA SPERIMENTAZIONE. In uno dei 30 gazebo che saranno presenti a Cagliari in Piazza Garibaldi, dalle 16 a mezzanotte il 10LAB permetterà ai partecipanti di creare veri e propri disegni di luce, utilizzando fonti luminose di diverso genere. I curiosi verranno guidati nella creazione, la quale avverrà tramite una speciale macchina fotografica in grado di mostrare la composizione artistica passo per passo. Attraverso cerchi di luce, spirali o disegni completamente personalizzati, sarà possibile avvicinarsi in maniera informale a scienza e tecnologia, con la possibilità poi di condividere le proprie creazioni, dando il via a una sfida di creatività che coinvolgerà centinaia di persone. (l. f.)

 

3 - L’UNIONE SARDA di martedì 24 settembre 2019 / Prima Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
ERSU. L'ex albergo Moderno in permuta per il secondo lotto del campus, due società interessate all'acquisto
VIA ROMA, LA CASA DELLO STUDENTE CADE A PEZZI
Piovono calcinacci su pedoni e auto: Palazzo Vivanet “ingabbiato” per evitare crolli

Chiusa e pericolante, non c'è pace per la casa dello studente di via Roma. Non solo da anni è un immobile che non può essere inutilizzato dai ragazzi fuori sede, ora è diventato anche pericoloso per pedoni e auto. Problemi strutturali e scarsa manutenzione hanno causato la caduta di calcinacci lungo il marciapiede di via Roma. Per evitare guai seri all'Ersu (l'Ente regionale per il diritto allo studio universitario) non è rimasto altro che “ingabbiare” palazzo Vivanet con tubi innocenti e paratie per evitare il crollo delle pietre lavorate che costituiscono la facciata dell'edificio.
I PERICOLI. La Casa dello studente di via Roma, nel cuore della città, a pochi passi dalle stazioni delle Ferrovie e dell'Arst, non ha mai avuto vita facile. Dal controverso acquisto dell'hotel, alla trasformazione in studentato, per arrivare sino agli ancora più discussi lavori di ristrutturazione e adeguamento. Senza certificato di agibilità (la palazzina non ha ottenuto il nulla osta contro gli incendi) e con gli impianti idrici non adeguati, solo per pochi anni è stato a disposizione degli studenti. Dal giorno della chiusura è abbandonato a sé stesso, senza manutenzioni o cure particolari. Oltre la beffa, ora arriva il danno. «Con le ultime piogge abbiamo registrato numerose infiltrazioni lungo le pareti e i tetti che ospitano le caditoie», spiega il presidente dell'Ersu, Gian Michele Camoglio. «Non essendo eseguite adeguate impermeabilizzazioni, l'acqua è filtrata attraverso le pareti e ha raggiunto una porzione della facciata. La conseguenza - aggiunge Camoglio, che è anche ingegnere - è stato il distacco degli elementi litici dai poggioli». I calcinacci sono caduti sul marciapiede. Per fortuna nessuno è stato colpito, resta però il pericolo serio per pedoni e automobilisti.
LA GABBIA. Nei programmi dell'Ersu non c'è, al momento, la ristrutturazione dell'edificio. L'ex hotel Moderno dovrà essere ceduto in permuta alla società che si aggiudicherà i lavori per la realizzazione del secondo lotto del Campus universitario di viale La Plaia. I tempi non si annunciano brevi. Camoglio non ha avuto scelta: bandire un appalto per la messa in sicurezza “provvisoria” dalle cadute di pietre. La gara (importo iniziale di 156.000 euro) è stata aggiudicata alla società Salp di Cagliari, che con meno di 149.000 euro ha costruito una “gabbia” di tubi innocenti, reti e pareti metalliche. Alle protezioni, decisamente antiestetiche, dovremmo farci l'abitudine: resteranno sino a quando non sarà deciso definitivamente il futuro dell'edificio.
LO SCENARIO. La permuta, però, non è l'unica opzione sul futuro di palazzo Vivanet. Al terzo piano di Vittorio Emanuele sono arrivate le proposte di un importante gruppo olandese/americano e di una società napoletana che, per la sua posizione strategica e per il pregio dell'edificio, vorrebbero trasformarlo nuovamente in albergo.
Andrea Artizzu

I numeri
FUORI SEDE: 600 POSTI DISPONIBILI

I lavori per il primo lotto del campus universitario di viale La Plaia procedono spediti. L'appalto da 35 milioni di euro è stato affidato nel 2013 alla società Pellegrini, vincitrice della gara per realizzare il primo edificio da otto piani con 247 posti letto, aree studio, il parcheggio sotterraneo a due piani per 500 auto (ma sarà completato solo in parte), la piazza e gli impianti sportivi. Per il secondo lotto - che garantirà altri 300 posti letto distribuiti in altri due edifici e la mensa - saranno necessari altri 25 milioni di euro. In attesa del campus, e con gli studentati di via Roma (140 posti) e via Montesanto (200) gli universitari fuori sede si contendono i poco più di 600 posti (la graduatoria provvisoria è stata pubblicata pochi giorni fa) distribuiti nelle altre Case dello studente: via Businco (196), via Trentino (267), via Biasi (119) e la foresteria di via Sassari (24).
Nelle mire dell'Ersu c'è anche l'Istituto dei ciechi. I finanziamenti non spesi per la ristrutturazione dell'ex albergo Moderno potrebbero essere impiegati per la struttura di via Nicolodi. (a. a.)

 

4 - L’UNIONE SARDA di martedì 24 settembre 2019 / Agenda (Pagina 17 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. DA DOMANI UN CONVEGNO INTERNAZIONALE
Giovani ricercatori a confronto sulla manipolazione della comunicazione

La manipolazione della comunicazione ha giocato un ruolo fondamentale anche nella cultura antica, dove forte risalto è stato dato ai mezzi attraverso cui influenzare la percezione e l'interpretazione di un messaggio, scritto o orale, a fini persuasivi. Da domani, per tre giorni, l'aula magna Motzo della facoltà di studi umanistici ospiterà un convegno internazionale su questo.
IL PROGRAMMA. Le giornate di lavoro sono articolate in cinque sessioni, presiedute da docenti della facoltà di Studi umanistici. Tante le rappresentanze italiane presenti: Sapienza di Roma, Università di Trento, Ca' Foscari di Venezia, Università di Pisa, Università di Palermo, Università di Torino, Università di Pavia, Università di Milano). Ma partecipano anche atenei stranieri: Universidad Autónoma de Madrid, University College London, Heinrich-Heine-Universität Düsseldorf (Germania), Uniwersytet Jagiellonski w Cracovia (Polonia), Royal Holloway, University of London, Albert-LudwigsUniversität Freiburg, University of Nottingham, Unirvesidade Nova de Lisboa.
GLI INCONTRI. Alessio Faedda, dottorando di ricerca in Studi classici, descrive così il convegno. «Abbiamo deciso di richiamare a Cagliari giovani laureati, dottorandi e dottori di ricerca a discutere un tema che ha grande rilevanza nel mondo d'oggi. Sempre più assistiamo alla recrudescenza dei tentativi di manipolazione dell'informazione e della comunicazione a più svariati fini, soprattutto persuasivi, e ciò non ha potuto non destarci la reminiscenza di analoghe forme di trattamento del testo scritto e orale nel mondo antico: il testo è sempre stato sottoposto a interventi per renderlo più efficace nella comunicazione dei suoi significati, per raggiungere il pubblico più ampio possibile e per “persuaderlo”, appunto, operando a livello lessicale, retorico, stilistico, metrico (per i testi poetici), nel campo politico, filosofico, religioso, storiografico». Al convegno prendono parte alcuni giovani antichisti dell'Università: Francesca Capobianco, Francesca Cau, Maria Antonietta Dettori, Valeria Muroni, Maria Lavinia Porceddu e Luca Biggio.

 

5 - L’UNIONE SARDA di martedì 24 settembre 2019 / Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. L'applicazione sviluppata da due studenti del corso di Informatica
NEGLI OCCHIALI LA CARTELLA CLINICA DEI PAZIENTI

Nel futuro della medicina, grazie a due studenti sardi, non saranno più necessarie le cartelle cliniche cartacee o digitali ma basterà semplicemente guardare il paziente per conoscerne il decorso clinico. Sono frutto dell'inventiva di Carlo Cuccu, 27 anni, e Vittoria Frau, 24, gli innovativi “smart glasses” (occhiali intelligenti) che permettono ai medici, tramite il riconoscimento facciale, di consultare immediatamente la cartella clinica di ogni paziente.
Entrambi studenti nel corso di laurea magistrale di Informatica dell'ateneo di Cagliari, i due ragazzi hanno sviluppato un'applicazione per il visore “Microsoft Hololens” - questo il nome degli smart glasses - grazie al progetto ideato da Lucio Davide Spano, ricercatore e docente del Dipartimento di matematica e informatica. «Io mi sono occupata dell'interfaccia - spiega Vittoria Frau, dottoressa in Informatica originaria del capoluogo - cioè della visualizzazione della cartella clinica. L'interfaccia è una realtà a metà: indossando gli smart glasses puoi vedere il reale con sovrapposti degli oggetti virtuali che forniscono al medico tutte le informazioni clinicamente utili riguardanti il paziente».
Carlo Cuccu, originario di Guspini, anche lui dottore in Informatica spiega che «il riconoscimento facciale è il fulcro del software in quanto permette al medico che indossa gli smart glasses di identificare il paziente semplicemente guardandolo. Non sarà facile utilizzarlo nel breve periodo, è ancora pesante e ingombrante, ma quando riusciremo a rimpicciolirlo e a renderlo più confortevole l'utilizzo sarà decisamente più semplice».
Lo scopo principale del progetto «è la portabilità», aggiunge Vittoria Frau, «affinché ogni paziente possa avere accesso alla sua cartella clinica». Il progetto, presentato da Vittoria Frau a Roma al congresso internazionale dedicato al supporto alle donne impegnate in campo informatico “WomENcourage”, si è classificato tra i migliori 25 candidati.
Lisa Ferreli

 

6 - L’UNIONE SARDA di martedì 24 settembre 2019 / Speciale (Pagina 8 - Edizione CA)
Erasmus e ricerca,
arrivano 100 milioni

Ricerca e gioventù sono le priorità del Parlamento europeo. Lo dimostra non solo la continua promozione della Notte europea dei ricercatori, ma anche l'approvazione - in data 18 settembre - di un finanziamento aggiuntivo di 100 milioni di euro, per i programmi di ricerca (Orizzonte 2020) e mobilità dei giovani (Erasmus+).
LE RISORSE. Nello specifico, i deputati europei hanno deciso di stanziare 80 milioni di euro in più da destinare alla ricerca e 20 milioni per la mobilità giovanile, come è stato previsto dall'accordo raggiunto dal Parlamento europeo e dal Consiglio sul bilancio Ue 2019 nel dicembre 2018. I due progetti (Orizzonte 2020 e Erasmus+) sono iniziative faro all'interno dell'Ue: il secondo, più noto, consiste in un programma di mobilità studentesca dell'Unione europea, creato nel 1987, mentre Orizzonte 2020 è il più grande programma mai realizzato per la ricerca e l'innovazione, che sostiene la posizione dell'Ue come leader mondiale nel campo della scienza, attraendo i migliori cervelli e aiutando gli scienziati a collaborare e condividere idee in tutta Europa. (l. f.)

 

7 - L’UNIONE SARDA di martedì 24 settembre 2019 / Cultura (Pagina 40 - Edizione CA)
RICERCA. Il lavoro degli scienziati sassaresi pubblicato sulla rivista American Academy of Neurology
UN ALGORITMO PER DIAGNOSTICARE CON I GENI IL PARKINSON

Una diagnosi genetica di una forma specifica di Parkinson-Demenza per arrivare a trattamenti medici precoci e personalizzati. Lo dimostra uno studio pubblicato sulla rivista internazionale Neurology (dell'American Academy of Neurology) e firmato tra gli altri dagli specialisti dell'AOU di Sassari. Sono il ricercatore Daniele Urso, attualmente al King's College di Londra, il responsabile del servizio di Neuropsicologia Renato Ortu e Gian Pietro Sechi, direttore della clinica Neurologica.
Il team ha creato una serie “ragionamenti clinici sequenziali”, in pratica un algoritmo, sperimentato per una ricerca genetica condotta su nove pazienti adulti di entrambi i sessi, con diagnosi di Parkinson, demenza e tremore di non chiara natura. In cinque di questi individui è stata documentata la duplicazione completa del gene SNCA, che codifica per una proteina chiamata alpha-synucleina che, quando malripiegata e malfunzionante, ha un ruolo essenziale nel provocare alcune forme di malattia di Parkinson e di Demenza.
«In pratica proponiamo uno schema logico sequenziale - spiega il docente Gian Pietro Sechi - basato sulla corretta interpretazione dei principali segni clinici rilevati nei pazienti e della storia familiare degli stessi. In questo modo si può arrivare a una diagnosi certa e rapida (che nella diagnosi clinica è definita “Medicina di precisione”) e che permette l'uso del Salbutamolo in aggiunta o in sostituzione dei trattamenti sintomatici utilizzati di solito. Il Salbutamolo è un farmaco usato per lo più come anti asmatico ma se somministrato in fase pre-sintomatica negli individui con questa alterazione genetica, può essere in grado di prevenire o ritardare per lungo tempo sia la comparsa della malattia di Parkinson che la Demenza».
È anche l'occasione per rilanciare l'appello per una «riattivazione della scuola di specializzazione in Neurologia a Sassari - è indispensabile - raccomanda il direttore - perché tutto il patrimonio di esperienze e conoscenze in ambito neurologico che è stato costruito a Sassari nel tempo non vada disperso».
Franco Ferrandu


 

La Nuova Sardegna

 


LA NUOVA SARDEGNA
 

 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 24 settembre 2019 / Sardegna - Pagina 5
L'associazione Mèigos: senza risorse formazione a rischio per 400 abilitati
SOS MEDICI SPECIALISTI: FONDI PER RIAPRIRE LE SCUOLE

di Nadia Cossu
SASSARI Giovani medici e colleghi più "anziani" pronti a sostenerli. Numerosi nell'assemblea straordinaria convocata ieri sera a Sassari, uniti, decisi a portare avanti - e soprattutto a vincere - una battaglia che come hanno ben tenuto a precisare i presidenti degli ordini dei medici di Nuoro (Maria Maddalena Giobbe) e di Sassari (Nicola Addis) non è soltanto a favore dei giovani medici ma anche dei tanti pazienti che rischiano di non ricevere un'adeguata assistenza sanitaria.
Il nodo centrale della questione sollevata durante l'incontro voluto con forza dall'associazione Mèigos - Giovani medici Sardegna è la carenza di specialisti a fronte di un numero sempre maggiore di laureati. Un'emergenza che, tradotta in numeri, significa che entro il 2025 mancheranno 1154 medici e per contro ci saranno oltre 400 medici abilitati non ammessi alle scuole di specializzazione. Da questa emergenza nasce la richiesta dell'approvazione urgente di una legge (la proposta è la numero 41, firmatari Oppi, Moro, Sechi e Gallus) che prevede in particolare l'ammodernamento dei criteri di assegnazione e un incremento ingente del numero di borse di formazione specialistica. Già questo potrebbe infatti risolvere l'annoso problema dei medici chirurghi sardi intrappolati nel cosiddetto "imbuto formativo": abilitati cioè alla professione ma impossibilitati a specializzarsi. Trovare una soluzione a questo intoppo sarebbe linfa vitale per il sistema sanitario regionale «con ragguardevoli vantaggi - ha spiegato Giovanni Marco Ruggiu, presidente di Mèigos - in primis per i pazienti e la popolazione sarda e in seconda battuta per i colleghi specialisti, già impiegati nella sanità isolana, che vedranno un alleggerimento del carico di lavoro grazie all'affiancamento nel sistema di giovani medici formati e in formazione». Un risultato epocale frutto della sinergia tra ordini professionali della Sardegna che in questi mesi stanno dimostrando grande sostegno al progetto dei giovani medici.Ne è prova il fatto che dall'assemblea di ieri è venuto fuori un documento congiunto - sottoscritto dai presidenti degli ordini di Sassari e Nuoro, presenti fisicamente, e che ora verrà anche sottoposto all'attenzione dei colleghi di Oristano e Cagliari che comunque hanno già manifestato pieno appoggio all'iniziativa - indirizzato al consiglio regionale. «Chiediamo la vostra attivazione - si legge nel documento - perché la proposta di legge n.41 del 6 agosto 2019, se condivisa dalla Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari, sia portata direttamente in aula con l'iscrizione immediata all'ordine del giorno, ai sensi dell'articolo 102 del regolamento del consiglio regionale». «Quando abbiamo visto i numeri della Sardegna rispetto alle altre regioni - ha detto ieri nel suo intervento il consigliere regionale Udc Pietro Moro - ci siamo spaventati. La situazione è allarmante. In Sardegna ci sono delle vere eccellenze ed è urgente rimettere a posto gli organici. I viaggi della speranza devono finire, troveremo i soldi necessari e questa è la mia parola». E i "soldi necessari" sarebbero 8/9 milioni di euro all'anno. Sulla base di un calcolo che l'associazione Mèigos ha avuto cura di fare: l'importo del contratto annuale di formazione specialistica medica è di 25mila euro lordi per i primi due anni di corso e di 26mila euro lordi per i successivi due o tre anni di formazione, a seconda della tipologia di scuola. Mentre è inferiore alla metà la spesa stimata per anno del triennio di formazione specifica in Medicina generale. In sostanza una spesa per eccesso di 8,5 milioni di euro annui annullerebbe l'imbuto formativo della Sardegna. Dove la giunta regionale potrebbe trovare i soldi? «Fondi propri nel breve periodo, mentre nel lungo termine accedendo al Fondo sociale europeo, principale strumento economico di sostegno all'occupazione nei paesi Ue. Così come hanno fatto ad esempio le Regioni Sicilia e Campania»

 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 24 settembre 2019 / Speciale salute - Pagina 6
RICERCA A CAGLIARI
Trovata “chiave d’accesso” contro i batteri resistenti

di Francesca Modotti
Il tema. L’allarme è stato lanciato dall’Oms: l’uso improprio degli antibiotici ha causato la nascita di batteri resistenti A sinistra i ricercatori Igor Bodrenko, Silvia Acosta Gutierrez, Matteo Ceccarelli e Mariano Andrea Scorciapino
È stato svelato il meccanismo molecolare con cui aggirare l’antibiotico-resistenza di uno dei quattro batteri più pericolosi del mondo secondo la classifica dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Il lavoro, pubblicato su Nature Communications, è frutto di una collaborazione internazionale tra l’Istituto officina dei materiali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iom), le università di Cagliari e di Oxford e il Centre national de la recherche scientifique (Cnrs).
L’antibiotico resistenza, che secondo l’Oms uccide 700mila persone l’anno, è un problema rilevante per le case farmaceutiche, che faticano a sintetizzare nuovi prodotti. Gli antibiotici già esistenti non funzionano più, perché i batteri hanno imparato a riconoscerli e per sconfiggerli bisognerebbe usare dosi tossiche per l’uomo. «La difficoltà non è identificare le molecole capaci di uccidere i batteri, quanto quella di renderle capaci di raggiungerli, penetrandone la membrana esterna. La membrana di alcuni batteri è particolarmente spessa e affinché l’antibiotico raggiunga il batterio è necessario trovare dei varchi», spiega Matteo Ceccarelli, del Cnr-Iom.
Una possibile via di ingresso è stata svelata nei suoi aspetti molecolari dal nuovo studio. «Si immagini la spessa membrana che protegge il batterio come un muro con una serie di porte e finestre: sono chiuse, ma esiste una chiave per aprirle. In questo caso la porta è un recettore dal nome PfeA e la chiave si chiama Enterobactin – prosegue Ceccarelli –. Il recettore PfeA è una proteina di membrana che si trova sullo strato più esterno del batterio e che ha il compito di lasciar passare le molecole che trasportano il ferro all’interno. La chiave di questa serratura per aprire la porta che fa passare il ferro, nel caso di PfeA, si chiama Enterobactin. Il trucco sta nel legare a questa molecola non solo il ferro ma anche il nostro antibiotico, cosicché i recettori PfeA vengano ingannati e lascino passare anche il farmaco attraverso la membrana». La potenziale via di accesso per far penetrare gli antibiotici è stata studiata in Pseudomonas aeuroginosa, uno dei quattro batteri considerati dall’Oms i più pericolosi del mondo, responsabile di molte gravi infezioni fra le quali la polmonite nei pazienti affetti da fibrosi cistica. «Il recettore PfeA identificato in questa ricerca è tipico del batterio Pseudomonas aeuroginosa, ma se ne possono trovare di molto simili in altri batteri: Escherichia coli, per esempio, ne ha uno (FepA) che funziona nella stessa maniera», conclude il ricercatore del Cnr-Iom. Ogni partner della ricerca ha avuto un ruolo differente: in particolare il team dell’università di Cagliari si è occupato di studiare e modellizzare l’interazione tra Enterobactin e il recettore PfeA.

 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 24 settembre 2019 / Speciale salute - Pagina 3
DIAGNOSI
Un algoritmo dell'Aou di Sassari svela la Parkinson-Demenza

Una diagnosi genetica di una forma specifica di Parkinson-Demenza che, per il possibile trattamento terapeutico di precisione personalizzato che può essere adottato nei pazienti, conferma la Clinica neurologica dell'Aou di Sassari tra le strutture di livello internazionale. Lo studio - una serie di "ragionamenti clinici sequenziali", in pratica un algoritmo - che ha portato a fare questa precisa diagnosi genetica è stato pubblicato nei giorni scorsi su Neurology, la prestigiosa rivista scientifica internazionale dell'American Academy of Neurology degli Stati Uniti. Il lavoro, firmato anche da alcuni studiosi spagnoli, ha come autori principali Daniele Urso, specializzatosi qualche mese fa in Neurologia a Sassari, attualmente ricercatore al King's College di Londra, poi il dirigente medico dell'unità operativa complessa della Clinica Neurologica dell'Aou di Sassari, Renato Ortu, attuale responsabile del servizio di Neuropsicologia della Clinica, e il docente Gian Pietro Sechi, direttore della Clinica neurologica sassarese.
La diagnosi genetica di una forma specifica di Parkinson-Demenza è stata fatta dall'unità operativa complessa di Clinica Neurologica della Aou di Sassari su un gruppo familiare di 9 persone adulte di entrambe i sessi. Si tratta di soggetti seguiti da anni in varie strutture neurologiche della Sardegna, per quadri clinici apparentemente diversi, diagnosticati alcuni come malattia di Parkinson, altri come Demenza, altri ancora come tremore di non chiara natura. In 5 di questi individui è stata documentata la duplicazione completa del gene Snca, che codifica per una proteina chiamata alpha-synucleina che, quando malripiegata e malfunzionante, è noto avere un ruolo essenziale nel provocare alcune forme di malattia di Parkinson e di Demenza.
«Nell'articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista - spiega il professore Gian Pietro Sechi - proponiamo uno schema logico sequenziale, basato sul corretto uso e sulla corretta interpretazione dei principali segni clinici rilevati nei pazienti e della storia familiare degli stessi, al fine di poter arrivare a fare diagnosi di questa specifica patologia nella maniera più semplice e rapida possibile. Nella pratica clinica, una precisa diagnosi eziologica basata su informazioni di natura genetica, come in questi pazienti, consente la possibilità della cosiddetta "Medicina di Precisione"». Si tratta, in sostanza, così come è stata definita nel 2015 dall'allora Presidente degli Stati Uniti Barak Obama, di «una nuova era della Medicina, capace di offrire il giusto trattamento al momento giusto». E così, per quanto riguarda il gruppo di persone affette da questa forma di Parkinson-Demenza individuato dalla Clinica Neurologica dell'Aou di Sassari, la medicina di precisione, riprende il docente, «può consentire un trattamento di precisione personalizzato tramite il Salbutamolo, in aggiunta o sostituzione dei trattamenti sintomatici usati di solito. Il Salbutamolo - prosegue - è un farmaco selettivo su definiti recettori adrenergici, usato di solito in ambito medico come anti-asmatico. Questo farmaco, è stato dimostrato, se somministrato precocemente, in fase pre-sintomatica, negli individui con questa alterazione genetica, può essere in grado di prevenire o ritardare per lungo tempo sia la comparsa della malattia di Parkinson che la Demenza». Al momento questo tipo di diagnosi genetiche vengono svolte a Milano, a Londra e in Spagna. La Clinica neurologica dell'Aou di Sassari, con Cagliari, è uno dei due hub neurologici presenti in Sardegna. «Il nostro obiettivo - dice Pietro Sechi - è poter arrivare a fare in maniera routinaria diagnosi a elevata complessità, attraverso l'implementazione e l'aggiornamento di strumenti di diagnosi, di laboratorio, in ambito genetico e immunologico, delle neuroimmagini, anatomopatologico e neurofisiologico». Per il professore si dovrebbe puntare anche alla riattivazione della scuola di specializzazione in Neurologia, non più scuola autonoma da circa due anni per la presenza di un solo docente (ne sarebbero necessari due). «La presenza di una scuola di specializzazione è indispensabile - chiude Gian Pietro Sechi - perché tutto il patrimonio di esperienze e conoscenze in ambito neurologico che è stato costruito a Sassari nel tempo non vada disperso».

 

11 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 24 settembre 2019 / Agenda di Sassari - Pagina 19
IL SIMPOSIO A STINTINO
Tumori, esperti a confronto

STINTINOSi aprirà oggi a Stintino, e durerà tutta la settimana, il XXIII Simposio Internazionale "Charles Heidelberger" sulla Ricerca sul Cancro, organizzato in maniera congiunta di Max Costa, presidente del Dipartimento di Medicina Ambientale alla Scuola di Medicina dell'università di New York, e di Maria Antonietta Zoroddu, del Dipartimento di Chimica e Farmacia dell'università di Sassari. Il congresso ospiterà una cinquantina di relatori, da tutto il mondo, che illustreranno le ultime novità nel campo della ricerca sui tumori, dagli agenti che li causano, ai meccanismi cellulari che li regolano, alle nuove terapie. Il convegno ospiterà anche una sessione poster per le comunicazioni dei giovani ricercatori. Info: zoroddu@uniss.it.

 

12 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 24 settembre 2019 / Cultura e spettacoli - Pagina 29
LO SPOPOLAMENTO, STRATEGIE PER COMBATTERLO
Gli studenti di Architettura di otto università italiane in Sardegna per studiare il fenomeno e proporre possibili vie d'uscita

di Giacomo Mameli
CAGLIARI Riflessioni "a caldo" dopo un'anabasi di duecento chilometri da Barisardo a Cagliari via Arzana-Jerzu-Perdasdefogu, per studiare - tra Ogliastra, Gerrei e Campidano - lo spopolamento prossimo venturo in Sardegna (al 2050 previsione Istat di 350 mila abitanti in meno del milione e 600 mila di oggi). Le hanno fatte quaranta studenti di otto università nell'aula magna di Architettura a Cagliari in attesa di tracciare un rapporto al Valentino, a Torino, venerdì 25 ottobre. «Proporremo per iscritto le indicazioni emerse in questa Summer School isolana, ci interessava soprattutto imporre il problema all'attenzione della politica e delle classi dirigenti perché se la perdita di popolazione va contrastata va, comunque e in ogni caso, governata, cosa che oggi non avviene", spiega Anna Maria Colavitti, docente di Urbanistica e Pianificazione urbana alla facoltà di Architettura di Cagliari. Con un impegno: «Approfondire i problemi, mettendo in campo le più svariate competenze e la conoscenza minuziosa dei territori», dicono studenti e docenti sardi con i ricercatori dei due Politecnici di Torino e Milano e degli atenei del Molise, Palermo, Camerino, Teramo e l'Orientale di Napoli. Una convinzione su tutte: «Avendo constatato le ragioni dell'arretramento economico e demografico in Sardegna, non possiamo riproporre, come rimedio, gli stessi modelli che hanno portato al declino attuale». C'è stato anche chi - con la sorpresa e il quasi choc degli amministratori presenti - è ricorso al paradosso. È stato definito il "contro-mantra" dello spopolamento perché un gruppo (ragazze in primo piano) ha addirittura elencato - frase testuale - i vantaggi dell'isolamento. Quali? Ecco un decalogo: basso consumo di suolo, alto valore ambientale, qualità della vita e longevità, ancoraggio alle tradizioni, custodia delle attività lavorative del passato, economia del dono, migrazioni come processo naturale nell'evoluzione umana, plusvalore del silenzio, elogio della solitudine, lentezza per la qualità della vita. E subito dopo l'assist letterario con "La luna e i falò" di Cesare Pavese: «Un paese ci vuole perché vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti». Contro-mantra a parte (ma ha suscitato interesse), i paesi visitati sono stati classificati secondo gli schemi classici dell'economia suscitando talora stupore talaltra compiacimento nei residenti rimasti a vivere tra i nuraghi. L'imperativo categorico anti-spopolamento è il lavoro che resta «il vero mantra per tutto il mondo», lavoro (che non c'è e "va creato con forme nuove legate alle tecnologie"), assieme ai servizi (scuola e assistenza sanitaria agli anziani in primo luogo), una viabilità più agevole e incentivi fiscali reali per "chi tiene in vita zone destinate a scomparire senza la presenza dell'uomo, dell'allevatore, dei contadini, degli artigiani che sono presìdi civici e vanno sostenuti perché sono espressione concreta di vitalità delle zone interne e di margine». Sono state catalogate le attività produttive esistenti (uso della terra, presenze civili e militari per la invocata ricerca scientifica spaziale, impianti eolici, turismo, artigianato) con una «polifonia economica reale dislocata nei territori» per dire che questi villaggi possono vivere meglio se si consolida «una microeconomia di scambio» arricchita da «nuove competenze di marketing» e da «flussi costanti di visitatori». Si è così scoperto che sotto il binomio di «capitalismo avanzato» gli studenti (il 92 per cento non sardi) inseriscono Barisardo, Lanusei, Perdasdefogu, Sant'Andrea Frius e Settimo San Pietro. Nella "Deep Ecology", la filosofia-ecologia profonda coniata nel 1973 dal filosofo norvegese Arne Næss, sono emersi i paesi più vicini al Gennargentu (Arzana fra tutti ma anche Elini). E nella classifica "decrescita felice" spiccano Escalaplano (con l'esaltazione del formaggio ricoperto dall'argilla antimuffa-eterno, dall'olio di lentischio e la lavorazione del miele), Silius per il dopo-miniere, per Jerzu è stato rimarcato un «buon tessuto economico su scala locale arricchito da un forte spirito comunitario». E tutti hanno evidenziato gli sforzi di «dare vitalità a paesi generalmente spenti e deserti con attività culturali frequenti e di spessore». Tanta attenzione ha destato l'attività della Stazione dell'arte di Ulassai nel nome del genio di Maria Lai che «aveva capito qual è il valore dell'ambiente». Gli studenti dei Politecnici: «Una visione così moderna va sostenuta con competenze economiche diffuse: vale anche per Firenze e Venezia».

 

13 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 24 settembre 2019 / Prima pagina
MEGALOPOLI MONTE PRAMA
ll padre del georadar: lì sotto c’è una città di 16 ettari. Scavi fermi  - pagg. 2 e 3

Primo piano - Pagina 2
Ranieri, il padre del georadar, rivela: «Sotto terra ci sono i resti di una città»
IL SITO DI MONT'E PRAMA MEGALOPOLI DI 16 ETTARI
Con il sofisticato strumento individuate strade, case, templi e 120 tombe

di Claudio Zoccheddu
SASSARI Teoricamente dovrebbe essere la Pompei sarda. Più piccola, 16 ettari contro 44, ma anche molto più antica. Perché continuare a definire il sito di Mont'e Prama come una "semplice" necropoli, è sempre più complicato. Ne è convito il professor Gaetano Ranieri, che con il suo georadar ha scandagliato quella zona del Sinis, che lo ha sempre detto apertamente rimandando la lettura scientifica del sito a quando avrebbe presentato i dati raccolti dalle sue apparecchiature durante le ricerche. Che poi è quello che è successo ieri a Sassari, alla Fondazione di Sardegna, dove il professore ha letto pubblicamente il raccolto completato negli anni di permanenza nel sito. E i risultati sono impressionanti.
IL SITO. Secondo la versione ufficiale della Soprintendenza ai Beni archeologici Mont'e Prama è un sito di 750 metri quadri in cui sono stati ritrovati decine giganti e di modelli di nuraghe, il betile più grande (2,30 metri) mai scavato in Sardegna, diverse tombe a pozzetto, reperti di ogni tipo e un complesso di quattro capanne. In totale si parla di 5178 frammenti di statue da cui è stato possibile individuare con esattezza una trentina di giganti e un numero simile di modelli di nuraghe. Secondo i dati geologici raccolti da Gaetano Ranieri, supportato dagli archeologi dell'Università di Sassari, le cose sarebbero decisamente più complesse. Innanzitutto, le dimensioni. Grazie a quella sorta di ecoscandaglio terrestre che è il georadar, Ranieri ha "letto" 16 ettari di terreno in cui ha trovato migliaia di "anomalie". Per quanto sia chiaro che ogni anomalia non debba per forza essere un ritrovamento epocale, ce ne sono alcune che sembrerebbero togliere ogni dubbio: «I nostri strumenti sono in grado di leggere il sottosuolo - ha spiegato Ranieri mentre illustrava le migliaia di immagini in tre dimensioni georeferenziate che ha mostrato ieri - e di scovare anomalie di ogni tipo. Non è raro fino a quando non ci si imbatte in quelle che abbiamo definito anomalie "organizzate". Nelle mie tabelle si vedono linee rette che sembrano strade, aree delimitate che possono essere lette come stanze di edifici, anche di grandi dimensioni. E sono riuscito a contare 140 metri di tombe ancora da scavare». Ranieri parla di una città, organizzata e popolosa. I modelli in 3D che ieri faceva ruotare sullo schermo sembravano confermare ogni sua parola. Per scavare un'area così vasta con i tempi con cui si sono mossi gli archeologici da quando sono saltate fuori le stature dei giganti servirebbero, secondo i calcoli di Ranieri, circa 4mila anni.
IL GEORADAR. Un affondo che potrebbe far storcere il naso ai puristi degli scavi archeologici ma che ha già superato la prova dei fatti. Sono molti, infatti, quelli che ricordano la precisione con cui Ranieri, nel 2014, aveva indicato un gigante di pietra che riposava sotto un metro di terra. Il giorno prima c'era solo terra, il giorno dopo era spuntato uno dei primi giganti rinvenuti dopo la riapertura degli scavi. La rabdomanzia, dunque, non c'entra nulla. Le teorie di Gaetano Ranieri hanno basi scientifiche solidissime e vengono utilizzate ogni giorno in campi come quelli delle indagini petrolifere o più semplicemente nel controllo dei cieli. Perché alla fine il suo "giocattolo" non è altro che un radar rivolto verso il sottosuolo. Certo, le letture dei dati non sono facili, servono esperti in grado di leggere complessi tabulati geologici, ma la precisione è eccezionale. E se in un primo tempo fare la "Tac" al terreno era visto anche dagli archeologici come un validissimo aiuto sul campo, da un certo punto in poi la presenza del professore non è più stata tollerata. E questo è un altro mistero della versione moderna di Mont'e Prama. In ogni caso il prof non si è scoraggiato e ha continuato a studiare i dati raccolti, che ha anche consegnato alla Soprintendenza in due soluzioni. D'altra parte, la collaborazione tra Ranieri e l'archeologia ufficiale non è nata ieri. Anzi. Il primo passaggio non prevedeva nemmeno un macchinario complesso come può essere quell'insieme di antenne trasmittenti e riceventi che è il georadar. Perché agli albori, Ranieri aveva utilizzato un semplice scanner. «Ero in Marocco e visitavo la città di Volubilis, uno dei siti archeologici più importanti dello stato nordafricano. Nella parte romana c'erano ville patrizie, templi e un'infinità di mosaici ottimamente conservati. Mancava qualcosa, però. Non c'era l'anfiteatro - racconta Ranieri -. Poi, a Rabat, comprai una fotografia area del sito per l'equivalente di 100 lire perché avevo avuto un'idea. Scannerizzare l'immagine per vedere se fosse stato possibile studiare il terreno. Lo feci una volta ritornato in Sardegna e lo feci in compagnia del professor Momo Zucca che conoscevo di fama ma che avevo contattato perché aveva ottenuto un finanziamento ministeriale su un progetto simile. All'epoca i computer non erano molto potenti e per scannerizzare un'immagine, e rivelare i diversi toni di grigio ci voleva molto tempo. Zucca rimase al Pc, io invece mi misi a fare altro, fino a quando non lo sentii urlare e lo vidi ballare sul tavolo gridando "l'hai trovato". Era l'anfiteatro, scoperto dall'analisi di una foto area. Fu allora che Momo Zucca ebbe l'idea di fare lo stesso, ma con macchine differenti, a Mont'e Prama. L'abbiamo fatto e abbiamo trovato una città».

Ranieri ha scoperto anche nuovi disegni di epoca romana nell'ipogeo di San Salvatore di Sinis
CABRAS, VILLAGGIO NURAGICO NEI FONDALI DELLO STAGNO
SASSARI Non poteva presentarsi a mani vuote. E non l'ha fatto. Ieri Gaetano Ranieri ha mostrato altre due scoperte. Una riguarda lo stagno di Cabras, l'altra l'ipogeo di San Salvatore. Scandagliando le acque di una piccolissima porzione del stagno di Mar'e Pontis, lo strumento che è in grado di leggere attraverso il fondale limaccioso dello stagno ha scoperto le tracce di un possibile complesso nuragico: «Potrebbero essere quattro nuraghi, a circa 10 metri di profondità. La cosa non mi stupisce dato che all'epoca le acque del mare e dello stagno non erano quelle che conosciamo adesso. Il mare era più basso, tra i sei e i dieci metri in meno. E lo stagno era un lago di acqua dolce, il che spiega come mai Mont'e Prama fosse in quella posizione e fosse un centro così grande e importante». Ma le rivelazioni più interessanti, perché visibili, sono quelle che arrivano da San Salvatore di Sinis. Anche il villaggio è stato indagato con l'uso del georadar e anche in questo caso sia la piazza del borgo rurale sia le cumbessias, le casette che compongono il villaggio, nasconderebbero un sottosuolo ricco di misteri e di quelle che potrebbero sembrare costruzioni organizzate. Non solo, anche l'ipogeo avrebbe stanze secondarie adiacenti a quelle visitabili a cui non è mai stato possibile accedere. Ma le sorprese ad effetto arrivano dalle mura e sono novità archeologiche indiscutibili. E dire che per scovare le tracce di nuovi disegni, quasi tutti di epoca romana, è stato sufficiente scattare 6mila fotografie di diverse e tipologia all'infrarosso. E così, dalle mura delle stanze in cui si praticava il culto dell'acqua sono saltate fuori le immagini di una nave romana, di divinità latine e perfino un disegno che sembra raffigurare l'eruzione del Vesuvio. Ci sono poi anche le sezioni vietate ai minori, che in epoca romana non facevano tanto scandalo dato che erano legate alle pratiche religiose. Tra gli affreschi invisibili a occhio nudo, infatti, uno racconta la pratica della prostituzione sacra con dovizia di particolari. E, infine, l'immagine che era stata letta come una raffigurazione del dio Marte, una delle poche visibili a occhio nudo, è in realtà un falso storico perché il vero Marte è stato disegnato in uno strato sottostante che non è visibile, esattamente come diverse raffigurazioni di Pegaso. (c.z.)

Primo piano - Pagina 3
I finanziamenti sono stati già assegnati alla Soprintendenza però la campagna annunciata per l'estate non è partita
MA LO SCAVO È FERMO
L'AREA ARCHEOLOGICA È UN CAMPO INCOLTO

SASSARI Il suo destino è tutto da scrivere. Ad oggi il sito archeologico di Mont'e Prama non esiste. Per fare la prova del nove è sufficiente raggiungere le pendici della collina del Sinis e dare uno sguardo. La casa dei giganti di pietra è un campo incolto protetto da una rete metallica e annunciato da un cartello sgangherato e vecchio di anni. Non c'è altro e soprattutto non c'è nulla che possa far pensare che quel campo circondato da un vigneto impiantato dopo gli inizi degli scavi sia uno tra siti archeologici più importanti dell'intero bacino del Mediterraneo. Una zona dove potrebbe essere nata la scultura a tutto tondo e dove la civiltà nuragica potrebbe aver raggiunto il suo apice.
Gli scavi promessi per l'inizio dell'estate non sono ancora iniziati e, a questo punto, c'è da chiedersi se mai inizieranno. Anche perché non è facile capire il motivo del fermo dato che il finanziamento sarebbe già stato erogato. Un mistero che si somma a quelli che arrovellano da anni le menti degli archeologi, con la differenza che questo è un enigma della modernità. Chiedere informazioni è pressoché inutile. La Soprintendenza archeologica, che gestisce lo scavo, non risponde. L'amministrazione comunale attende risposte da mesi e anche gli addetti ai lavori non hanno idea di cosa possa essere accaduto. Tra loro, anche se ormai è un ex, c'è anche il geofisico Gaetano Ranieri: «La verità è che non so nulla e nemmeno riesco a capirci qualcosa. Certo che questa situazione è molto strana - confessa il professore - e anche molto rischiosa perché il tempo passa e le cose cambiano. Ad esempio, in un'area di altissimo interesse archeologico, anche se fuori dalla zona ufficiale di scavo, è stata concessa la messa a dimora di un vigneto che non esisteva prima dell'inizio degli scavi del 2014».
Ranieri, poi solleva alcuni dubbi sulla gestione del sito: «Mi chiedo cosa ci voglia ad imporre un vincolo archeologico. Stiamo parlando di un'area in cui sono stati effettuati tantissimi ritrovamenti, vecchi e nuovi. Ci sono state diverse campagne di scavo, sin dagli anni '70. Sono state effettuate ricognizioni del territorio che indicano la presenza di reperti ancora da scavare». Difficile che qualcuno della Soprintendenza decida di rispondere, dopo mesi di silenzio, alle domande di un professore che ha visto incrinarsi giorno dopo giorno il suo rapporto con i gestori del sito di Mont'e Prama.
Sino a quando non è stato messo alla porta, nonostante il suo apporto sia stato fondamentale durante gli scavi: «A questo punto, però, vorrei sapere una cosa - conclude Ranieri -. Se la geofisica non serve a nulla vuol dire che nemmeno gli scavi e i ritrovamenti servono a nulla dato che non è stato possibile nemmeno imporre un vincolo archeologico. Il risultato è che dove potrebbe esserci un tesoro adesso c'è una vigna». (c.z.)

L'idea del professore: vedere i Giganti sul telefono sarebbe un'esperienza unica per i visitatori
Una app per visitare il sito sullo smartphone

SASSARI L'idea è semplice quanto quella di un videogame. Ma le sue applicazioni possono essere anche più divertenti, oltre che e istruttive.
L'idea realizzata dal professor Gaetano Ranieri sembra l'evoluzione di un gioco che ha stregato milioni di persone in tutto il mondo: Pokemon Go. Il videogioco nipponico consisteva nell'individuare con lo smartphone una serie di immagini virtuali nascoste nel mondo reale. La trasposizione culturale realizzata da Ranieri è molto simile: «Prendiamo il sito di Mont'e Prama, che praticamente è un campo incolto in cui non si vede nulla. Ma sarebbe sufficiente sistemare un piccolo server a disposizione dei turisti da cui verrà generato il "q-code" per accedere all'applicazione, ovviamente a pagamento. Una volta fatto questo, visitare il campo i Mont'e Prama diventerà un'esperienza unica perché i giganti compariranno sul telefono nella loro posizione originale e, oltre che vederli a 360 gradi nel loro contesto, sarà possibile anche scattare fotografie con protagonisti umani al fianco delle statue e nel mezzo del contesto reale».
Per realizzare questa idea Ranieri ha riprodotto con una serie di fotografie in tre dimensioni uno dei giganti scavati durante l'ultima campagna e l'ha posizionato, virtualmente, nella zona in cui è stato rinvenuto. Aggiungendo gli edifici, i betili, le strade, le tombe e tutto quello che la terra di Mont'Prama potrebbe ancora conservare si potrebbe ottenere il primo museo virtuale e interattivo al costo dello sviluppo di un'applicazione per smartphone. Non solo, sarebbe anche il modo perfetto per avvicinare i ragazzi, anche i più piccoli, al mondo dell'archeologia.
Ma la rivoluzione sarebbe ancora più eccezionale per i portatori di handicap che, per una serie difficoltà logistiche non possono accedere a siti come i nuraghi: «A questo punto - spiega ancora Gaetano Ranieri - sarebbe sufficiente ottenere immagini in tre dimensioni, faccio un esempio, della reggia di Barumini per concedere anche ai portatori di handicap la possibilità di visitare un sito archeologico senza essere costretti a rinunciare all'esperienza sul campo.
Per quanto mi riguarda, sarebbe questa la vera rivoluzione». (c.z.)

 

 

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