UniCa UniCa News Rassegna stampa Domenica 8 settembre 2019

Domenica 8 settembre 2019

08 settembre 2019

L'Unione Sarda

Rassegna quotidiani locali
a cura dell’Ufficio stampa e redazione web



L’UNIONE SARDA
 
1 - L’UNIONE SARDA di domenica 8 settembre 2019 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Le Università: serve una programmazione a lungo termine
BORSE DI SPECIALIZZAZIONE, LA SARDEGNA PENALIZZATA
Il ministero assegna pochi posti, non basta l'intervento regionale

Più di quattrocento medici sardi nel limbo formativo, 1154 vuoti in organico negli ospedali entro pochi anni, soltanto 247 posti per la specializzazione nel 2019 (tra contratti coperti con fondi statali e borse regionali). Il problema delle Scuole di specializzazione esiste in tutta Italia, ma in Sardegna la situazione è drammatica.
COME FUNZIONA
Ogni anno i ministeri della Sanità e dell'Istruzione, Università e Ricerca scientifica determinano il numero complessivo dei laureati da formare per ogni specialità clinica, sulla base di un coefficiente che scaturisce anche dalle quantità di ricoveri e interventi. Le Regioni finanziano a loro spese borse aggiuntive e riservate (con criteri specifici, oggi contestati da tutti e per i quali sono previste modifiche in due proposte di legge depositate in Consiglio ma non ancora calendarizzate in commissione). Per quest'anno nell'Isola ci sono 136 posti dello Stato e 17 locali per l'Università di Cagliari e 80 più 14 per quella di Sassari. Il concorso è nazionale, e il candidato deve indicare le sedi e le specialità scelte. L'esame si tiene fisicamente anche nell'Isola, a luglio solitamente, e alla fine si forma una graduatoria valida per tutta Italia. Chi viene contrattualizzato prende uno stipendio mensile che si aggira sui 1700 euro.
L'ALLARME
«Da un lato c'è una gestione ministeriale che ci dà un numero di specializzandi del tutto insufficiente, dall'altro, nonostante le nostre continue insistenze, la Regione non incrementa i fondi per le borse», sottolinea Piergiorgio Calò, primario di Chirurgia dell'Aou di Cagliari e presidente nazionale della Siuec, la Società italiana unitaria di endocrino-chirurgia. «A questo si aggiunge il fatto che, essendo l'accesso centralizzato, una parte di nostri medici si “perde” nel resto del territorio nazionale, oppure chi viene da fuori, alla prima occasione lascia per tornare più vicino a casa. Non solo: ormai alcune specialità - come ad esempio chirurgia - non hanno più appeal, e il risultato lo vediamo ogni giorno: i reparti di diverse strutture dell'Isola devono chiudere per mancanza di specialisti». Poi c'è la questione dell'accreditamento delle scuole: «La nostra è rimasta ferma per due anni, per mancanza dei requisiti richiesti, ora a novembre finalmente ricomincerà a operare. Ma ovviamente i risultati si avranno tra cinque anni, alla fine del percorso formativo. Io dico che ci vuole una programmazione di lungo termine, che i criteri di calcolo dei posti dovrebbero essere più elastici, che la Regione deve investire di più, che bisogna trovare incentivi economici per riavvicinare i ragazzi a certe specializzazioni. Altrimenti saremo costretti anche noi a richiamare in servizio medici pensionati o a inserire laureati che non hanno finito la scuola».
IL RETTORE
Massimo Carpinelli, rettore dell'Università di Sassari, spiega che «c'è un meccanismo severo di accreditamento delle scuole, che penalizza gli atenei medio-piccoli. Ovviamente sono favorevole alle scelte sulla qualità dei docenti, meno a quelle sul numero di insegnanti necessario per il nulla-osta». Aggiunge: «Le nostre scuole si erano ridotte negli anni passati, ora siamo riusciti a riaprirle, ma il problema grave resta quello dell'esiguo finanziamento delle borse, a livello nazionale e regionale. Che senso ha fare le battaglie sul numero chiuso degli iscritti in Medicina se poi si crea l'imbuto della specializzazione?».
LE RICHIESTE
Nei giorni scorsi l'associazione Mèigos-Giovani medici Sardegna ha scritto al presidente della Regione, all'assessore alla Sanità e ai consiglieri regionali, per chiedere ancora una volta l'adozione di soluzioni adeguate. Perché ospedali e pazienti non sanno dove trovare specialisti, i piccoli paesi sono senza medici di famiglia e pediatri, i “camici grigi” vedono sfumare i loro obiettivi professionali, restano precari e sono sottopagati. La politica conosce bene la questione: ci sono proposte di legge, interpellanze e mozioni di esponenti della maggioranza e dell'opposizione (l'ultima in ordine di tempo è di Roberto Deriu, Pd), ma per ora nulla sta cambiando.
CRISTINA COSSU

 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 8 settembre 2019 / Regione (Pagina 9 - Edizione CA)
IL CASO. Parla l'esperto dell'Università di Cagliari:
«È necessario un progetto serio per il ricambio del verde»
VECCHI E MALATI, IL CROLLO DEGLI ALBERI È UN'EMERGENZA
Pini e ficus che cedono di schianto: scatta l'allarme nelle città dell'Isola

Il gigantesco ficus crollato venerdì in via Dei Giudicati, a Cagliari, è solo l'ultimo episodio. Gli alberi malati che cedono improvvisamente sono un problema anche nelle altre città della Sardegna. Il mese scorso a Oristano, in piazza Roma, durante lo shopping notturno un ramo di oltre sette metri è precipitato sull'asfalto; a Sassari, in via Ogliastra, un vecchio pino si è abbattuto sul tetto della scuola media (per fortuna chiusa per le vacanze pasquali); a Nuoro, durante l'ultima nevicata, una pianta ha danneggiato le auto parcheggiate in via Gramsci. Ma perché tronchi che sembrano forti e rigogliosi, con imponenti fronde verdi, improvvisamente schiantano ?
PIANTE MALATE
«Il collasso di grandi alberi in ambito urbano sta divenendo un fenomeno sempre più frequente», spiega Gianluca Iiriti, responsabile per la gestione del verde dell'Università di Cagliari. Le piante sono come gli uomini, quelle che vivono in città hanno più probabilità di ammalarsi? «Sì, perché spesso vegetano in condizioni critiche: aiuole inadeguate, scarichi delle auto, suoli ridotti e cementificati che non permettono alla pianta un adeguato sviluppo». Una cura sbagliata può ucciderle? «Le potature inadeguate - precisa Iiriti - sono alcuni esempi del perché gli alberi di frequente presentano delle fitopatologie che se non individuate, e spesso non è facile identificarle, portano a cedimenti improvvisi come quello accaduto in via Dei Giudicati».
SERVE NUOVO VERDE
Vento e pioggia, spesso, non hanno influenza: gli alberi caduti ultimamente sembravano forti e vigorosi, evidentemente però erano malati. «Il cedimento di grandi alberi che hanno dai 60 agli 80 anni evidenzia il problema dell'invecchiamento del verde che, in ambito urbano, necessita di importanti interventi di gestione mirati allo sviluppo sostenibile degli alberi. Sono necessari interventi di conversione del verde con l'obiettivo di sostituire i grandi alberi potenzialmente pericolosi con altri più giovani. In alternativa sarebbe necessario adottare misure di gestione che riducano al minimo i rischi di improvvisi cedimenti. Quello della conversione del verde è un problema che tutte le grandi città devono affrontare».
PIANO DI SICUREZZA
Come evitare il cedimento di grandi alberi e come limitare i rischi per gli uomini e per le cose? «Il Comune dovrebbe elaborare un piano della sicurezza specifico per gli alberi, nel quale un esperto possa definire lo stato fitosanitario delle piante e possa indicare le misure da adottare per ridurre al minimo i rischi per i cittadini».
LA TAC PER GLI ALBERI
Così come per gli esseri umani, anche la salute degli alberi potrà essere controllata con la Tac. La nuova tecnica diagnostica è stata messa a punto dal Dipartimento di Ingegneria civile e ambientale dell'Università di Cagliari con Michele Puxeddu, esperto in Scienze forestali. L'équipe coordinata dalla professoressa Silvana Fais ha presentato il progetto, sperimentato su un vecchio leccio di Cagliari, al 10° congresso mondiale Iale (International association of landascape ecology) a Milano.
EMERGENZA A CAGLIARI
Il collasso degli alberi nel capoluogo è diventata un'emergenza da non sottovalutare. Un problema aggravato dal fatto che manca una mappatura delle piante e della manutenzione. «È la prima cosa che ho chiesto ai tecnici al momento dell'insediamento», afferma Paola Piroddi, dal 18 luglio assessora del Comune di Cagliari al Verde pubblico. «Con la società Santa Maria, che dal 1 agosto si occupa della manutenzione del verde pubblico e con i tecnici dell'assessorato, stiamo pianificando gli interventi sugli alberi cittadini in funzione delle urgenze».
Andrea Artizzu

 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 8 settembre 2019 / Sulcis Iglesiente (Pagina 34 - Edizione CA)
CARBONIA. La storia del paleontologo 36enne che collabora con il museo di Serbariu
DANIEL ZOBOLI, IL CACCIATORE DI FOSSILI
I suoi laboratori scientifici incantano bambini e adulti nel Jurassic Camp

Galeotta era stata, nella spiaggia Le Saline di Calasetta, una pietra con varie conchiglie incastonate: «Avevo 6 o forse 7 anni, quell'episodio fu come l'illuminazione di una missione già chiara». Insomma, “da grande farò il paleontologo”, potrebbe aver detto Daniel Zoboli, 36 anni, nato, cresciuto e residente a Carbonia, anche se a quell'età magari neppure conosceva esattamente quella parola. Ci ha pensato il tempo e la sua abnegazione sui libri e nelle escursioni in campagna a farlo diventare il primo paleontologo di Carbonia. E peraltro il suo apporto al museo Paleoambienti Sulcitani - Pas - Martel della Grande miniera di Serbariu sta contribuendo a dare nuova linfa al sito culturale unico in Sardegna, prova ne sia il sold-out quasi quotidiano del laboratorio “Jurassic Camp, il ritorno dei dinosauri”.
GLI STUDI
Nella terra in cui l'occupazione scarseggia assai e uno il lavoro non è che se lo possa scegliere come vorrebbe, la storia di Daniel Zoboli è ancor più singolare perché sostanzialmente di mestiere fa il cacciatore di fossili. Diploma di geometra («Giusto per trascorrere velocemente cinque anni»), poi laurea in Scienze Geologiche e dottorato in Paleontologia, Daniel incarna ciò a cui anela ogni appassionato di Jurassic Park (pellicola che lui stesso ritiene un cult): spiegare fauna e flora di Ere inimmaginabili e di altre in cui l'homo sapiens era appena apparso sulla Terra. Un azzardo? Il professionista non solo difende la sua scelta ma lo afferma con l'orgoglio di chi, scrutando il lontanissimo passato, conferma di essere stato lungimirante.
AL SERVIZIO DELLA CITTÀ
«Mi sono messo al servizio della mia città fiducioso che queste e altre tematiche attinenti rappresentino il futuro del territorio, considerata la ricchezza testimoniata anche dal nostro Martel».
Collaboratore del Pas, a lui si deve l'assemblaggio del mammut Helmut portato dalla Germania a Carbonia da Giovanni Cocco (pensionato appassionato della materia), l'inventario e la riclassificazione dei reperti, il riordino delle vetrine, su disposizione del direttore Gian Luigi Pillola e dei gestori, coop Sistema Museo. Prima però, tanta gavetta. Ha studiato la fauna mammifera del pleistocene di Samatzai, il mammut nano sardo fra Carbonia e Gonnesa, la giraffa primitiva dell'Anglona, la fauna del quaternario come gli antenati dei cani e dei cervi, i coccodrilli vissuti nell'Isola milioni di anni fa, e il prolagus, sorta di lepre di cui è rimasta traccia pure vicino a Carbonia. Mancano i dinosauri, «ma non disperiamo: qui in Sardegna non risulta ne sia stati recuperati ma è fondamentale battere le campagne».
JURASSIC CAMP
Intanto spuntano ossa finte di dinosauri grazie al laboratorio Jurassic Camp preso d'assalto da bambini e adulti. Un successo senza precedenti per il Martel che nel 2019 registra già circa 2600 presenze: «Il Pas - spiega Cinzia Granella, 49 anni, manager della coop - vanta ora numeri adeguati alla sua struttura».
Andrea Scano

 

4 - L’UNIONE SARDA di domenica 8 settembre 2019 / Regione (Pagina 7 - Edizione CA)
LA TRAGEDIA. A San Michele a Tagliamento
CADE L'ULTRALEGGERO: RICERCATORE DEL CRS4 MUORE CARBONIZZATO
Gianluigi Zanetti fu tra i primi assunti nel centro di ricerche di Pula

VENEZIA Una fiammata, il fumo e, poi, il tragico schianto dell'ultraleggero sul quale volava in un campo di mais. Non c'è stato nulla da fare per Gianlugi Zanetti, sessant'anni, dirigente di uno dei settori di ricerca del Crs4. Lo scienziato è morto carbonizzato mentre il fratello, Massimo (56 anni), che pilotava il velivolo è rimasto gravemente ferito.
IL DECOLLO
Zanetti, uno dei primi ricercatori ad essere stato assunto nel centro di ricerca, sarebbe dovuto rientrare nel centro di ricerca di Pula qualche giorno fa. Ma alcuni impegni familiari lo avevano convinto a restare nella sua Porcia, piccolo centro in provincia di Pordenone. Così, ieri intorno alle 15, con il fratello, si è recato nell'aviosuperficie della Brussa, a pochi chilometri da Venezia. Un'escursione aerea decisa, forse, per festeggiare i sessant'anni, compiuti domenica scorsa.
LA TRAGEDIA
Ma, subito dopo il decollo, l'ultraleggero ha avuto problemi. A Bevazzana di San Michele a Tagliamento, un turista tedesco ha visto il velivolo avvolto dalle fiamme e dal fumo. Pochi secondi dopo è precipitato in un campo di mais. È scattato immediatamente l'allarme ma per i soccorritori non è stato facile raggiungere il luogo dell'incidente: quando i vigili del fuoco e i medici del 118 sono arrivati sul posto insieme ai carabinieri, non hanno fare niente per Zanetti, ritrovato carbonizzato.
LE INDAGINI
Il fratello, invece, è stato elitrasportato all'ospedale Dell'Agnello di Mestre: le condizioni sono molto critiche. Nel frattempo, il magistrato ha disposto l'autopsia sul corpo dello scienziato. Gli inquirenti cercheranno di capire se l'incidente sia stato provocato da una manovra sbagliata o da un guasto del velivolo.
LO SCIENZIATO
Laureato in Fisica all'Università di Bologna nel 1984 e ottenuto il dottorato di ricerca in Fisica nell'Università di Chicago nel 1988, Zanetti ha fatto ricerca e ha insegnato a Princeton, al Los Alamos National Lab, all'École Normale Supérieure di Parigi. Nel 1991, un anno dopo la creazione del Crs4, lo scienziato è stato uno dei primi a essere stato assunto nel centro di ricerca di Pula. Ed è diventato dirigente del Data intensive computing. In pratica, si occupava di big data in ambito clinico e delle applicazioni cliniche dell'informatica (per esempio, di telemedicina). Sposato, padre di tre figli, Zanetti viveva a Cagliari con la moglie.
IL CORDOGLIO
La notizia ha gettato nello sconforto i colleghi che lavorano nel centro di ricerche di Pula. Sino all'ultimo hanno sperato che la vittima non fosse Zanetti. Poi, la telefonata fatta da un collega alla moglie ha spento le residue speranze: la vittima del tragico incidente era proprio il ricercatore. «Era», afferma la presidente del Crs4 Annalisa Bonfiglio, «una delle persone più apprezzate sia dal punto di vista umano che da quello scientifico». Zanetti, spiega Bonfiglio, lavorava in uno dei settori più produttivi del centro di ricerche. «Ed era una sorta di memoria storica del Crs4: nel 2020 festeggeremo i trent'anni di vita, lui è stato uno dei primi assunti, visto che ha firmato il contratto nel 1991».
Marcello Cocco

 

La Nuova Sardegna

 


LA NUOVA SARDEGNA
 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 8 settembre 2019 / Sardegna - Pagina 2
TRAGEDIA IN VENETO
Gianluigi Zanetti era uno dei direttore del centro ricerca di Pula. Ferito il fratello
PRECIPITA UN ULTRALEGGERO
MUORE FISICO DEL CRS4

L’incidente è avvenuto sul litorale di Venezia Il velivolo è caduto subito dopo il decollo
Il ricercatore 60enne è rimasto intrappolato ed è morto carbonizzato 
Laurea a Bologna dottorato a Chicago si era trasferito a Cagliari quasi trent’anni fa per lavorare nel centro appena fondato Guidava il dipartimento di Big Data
di Alessandro Pirina
VENEZIA Uno fisico cagliaritano del Crs4 è morto carbonizzato in un incidente aereo. Ferito gravemente il fratello che guidava l'ultraleggero. La tragedia, ieri pomeriggio intorno alle 15, in un campo di granturco vicino a Bibione, sul litorale di Venezia. Il velivolo si è schiantato sul terreno pochi minuti dopo il decollo e ha preso fuoco non appena ha toccato terra. Per Gianluigi Zanetti, 60 anni compiuti il 1 settembre, non c'è stato nulla da fare, mentre il fratello Massimo, 56 anni, alla guida dell'ultraleggero, ha riportato ferite molto gravi ed è stato trasportato all'ospedale di Mestre. Zanetti, originario di Porcia, in provincia di Pordenone, viveva a Cagliari dal 1991, quando aveva iniziato a lavorare al Crs4, il centro di ricerca fondato dalla Regione l'anno precedente. A Pula Zanetti era il direttore del dipartimento Big Data, uno dei sei direttori scientifici del centro di ricerca.L'incidente. Gianluigi Zanetti si trovava in Veneto per trascorrere qualche giorno di vacanza insieme al fratello Massimo. Proprio ieri lo avrebbe dovuto raggiungere la moglie da Cagliari. Intorno all'ora di pranzo i due fratelli sono andati a Bibione, sul litorale di Venezia. Appuntamento nell'aviosuperficie privata della spiaggia della località adriatica. I due Zanetti sono saliti sull'ultraleggero, un modello Ibis immatricolato in Francia. Massimo, pilota esperto (lo testimoniano anche le tante foto pubblicate sul suo profilo Facebook), alla guida, e Gianluigi come passeggero. Il piccolo aereo è decollato intorno alle 14.45, ma il volo è durato pochissimo, appena pochi istanti. L'ultraleggero, infatti, è precipitato su un campo di granoturco, a circa 200 metri di distanza dal luogo del decollo, e ha preso fuoco. L'allarme. Alle 14.50 una chiamata ai vigili del fuoco ha segnalato l'incidente nel territorio di San Michele al Tagliamento, di cui Bibione è una frazione: l'allarme sarebbe stato lanciato da un residente, che alla vista delle fiamme ha allertato subito i soccorsi. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco di Portogruaro, con l'elicottero del Corpo, oltre al 118. I vigili del fuoco hanno spento le fiamme e messo in sicurezza l'area. I medici del 118, invece, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso di Gianluigi Zanetti, rimasto intrappolato subito lo schianto e morto carbonizzato. Il fratello Massimo è stato trasportato, con l'elicottero decollato da Treviso, all'ospedale All'Angelo di Mestre: a occuparsi del ferito sono i medici del trauma team, un'unità operativa appositamente predisposta per l'accoglimento di pazienti critici. L'uomo ha rimediato importanti politraumi, diffusi in varie parti del corpo. Le sue condizioni sono gravi e la prognosi è riservata: per il suo quadro clinico saranno decisive le prossime ore. Le indagini. L'errore di manovra o un guasto del velivolo sono le ipotesi al vaglio della Procura della Repubblica di Pordenone, che ricevuti i primi riscontri effettuati ieri dai carabinieri ha disposto ulteriori accertamenti per far luce sull'accaduto. L'ultraleggero, o meglio quello che ne rimane dopo lo schianto, è stato posto sotto sequestro. Choc a Cagliari. Gianluigi Zanetti era molto conosciuto a Cagliari, soprattutto negli ambienti universitari e della ricerca. La notizia della sua tragica morte ha destato molta commozione in città. Zanetti, nato a Venezia ma cresciuto a Porcia, in Friuli Venezia Giulia, era arrivato a Cagliari quasi trent'anni fa. Prima la laurea in Fisica all'università di Bologna nel 1984, poi il dottorato di ricerca, sempre in fisica, all'università di Chicago. Prima di entrare nel Crs4, ha svolto attività di ricerca e insegnamento all'università di Princeton, al Los Alamos National Lab, all'École Normale Supérieure di Parigi. Nel 1991 lo sbarco in Sardegna, dove l'anno prima la Regione aveva deciso di investire sulla ricerca creando appunto il Crs4. Quasi trent'anni nel centro di Pula, dove attualmente guidava il dipartimento Big Data, uno dei sei programmi portati avanti dall'istituto di ricerca.

 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di domenica 8 settembre 2019 / Sardegna - Pagina 5
Il Crei-Acli in campo per sostenere le iniziative di giovani emigrati all'estero
STOP AI CERVELLI IN FUGA: PIANO PER RIPORTARLI A CASA
Doppio obiettivo: avviare attività nell'isola e frenare le nuove partenze

10mila circa: i giovani sardi che hanno lasciato l'isola per trasferirsi all'estero negli ultimi 3 anni
6.598 i ragazzi di origine sarda sotto i 18 anni di età che vivono stabilmente all'estero
27.653 i giovani tra i 18 e i 35 anni che abitano all'estero
1mese: è la durata del programma talent in con incontri con i ragazzi residenti all'estero che metteranno a disposizione esperienze e conoscenze
37 per cento: è la percentuale dei giovani tra 18 e 35 anni, tra le persone che decidono di lasciare la sardegna
50+ è in aumento la percentuale di over 50 che decide di trasferirsi all'estero

SASSARI L'obiettivo è riportare a casa i cervelli in fuga e sfruttare il loro talento e le loro esperienze per aiutare altri giovani a realizzare un proprio percorso professionale in Sardegna. Si chiama "Brains to Sardinia" il programma organizzato dal Crei Acli (comitato regionale emigrazione immigrazione) per promuovere e potenziare lo sviluppo sociale, civile ed economico dell'isola grazie alla risorsa emigrati, di prima e seconda generazione, che mettono a disposizione il loro patrimonio di esperienza e conoscenze. Il capitale umano di certo non manca: sono oltre 10mila i giovani sardi che hanno lasciato l'isola per portare i propri talenti oltremare negli ultimi tre anni. Secondo i dati Aire 16.598 ragazzi sotto i 18 anni e ben 27.653 tra i 18 e i 35 anni vivono stabilmente all'estero. Una emorragia allarmante dal quale il programma delle Acli spera di cogliere l'aspetto positivo, cioè l'esempio per chi resta in Sardegna e prova a resistere alle difficoltà. Il progetto. «Si articola in due sezioni e un concorso - spiega il presidente di Crei Mauro Carta -, in primo luogo, attraverso il progetto Talent IN Sardinia (cofinanziato dalla Fondazione di Sardegna) proveremo a sostenere i progetti di sviluppo per la Sardegna promossi da giovani emigrati, quindi, con il progetto Giovani 2019, finanziato dall'assessorato regionale del Lavoro, verranno organizzate attività di "formazione e informazione" dirette a giovani emigrati degli Stati Uniti, Canada e Australia. Puntiamo a rafforzare le loro conoscenze e competenze per favorire processi di sviluppo dei circoli dei sardi all'estero». L'intervento mira a contrastare la "fuga dei cervelli" e a favorire la naturale tendenza a ritornare che viene manifestata da chi, spesso a malincuore, ha lasciato la propria terra per ragioni di studio o professionali. Il calendario. Si parte tra pochi giorni: a metà settembre arriveranno in Sardegna i giovani emigrati di prima e seconda generazione aspiranti imprenditori del progetto Talent IN Sardinia: per la durata di un mese, i giovani emigrati saranno impegnati nell'isola ad elaborare le loro idee, mettendo a disposizione le competenze acquisite all'estero. Dal 13 al 23 ottobre, invece, partiranno le iniziative legate al progetto Giovani 2019 dedicate ai sardi che vivono in Usa (New York e Detroit), Canada (Montreal e Toronto) e Australia (Sidney, Brisbane e Melbourne). «Da anni sosteniamo che creare sviluppo e crescita sia l'unico vero antidoto allo spopolamento - sostiene Carta -, con questi progetti, di cui Crei è capofila, proveremo a valorizzare il capitale umano rappresentato da questi giovani, in modo che possa contribuire allo sviluppo della Sardegna».Il concorso sulle idee. È la strada scelta per tentare di frenare l'emorragia agendo sulla prevenzione: un concorso di idee per rallentare la fuga di giovani sardi. «Una opportunità per realizzare iniziative dal carattere speciale e innovativo dal forte contenuto socio-economico - spiega Mauro Carta -. Abbiamo destinato specifiche risorse per i progetti che verranno selezionati, per presentarli c'è tempo sino al 31 ottobre, il concorso è aperto a giovani dai 18 ai 35 anni residenti in Sardegna o emigrati di prima e seconda generazione». Con educational tour in Sardegna e voucher formativi saranno premiati i più innovativi, sotto il profilo tecnologico ma non solo, e quelli che saranno in grado di rappresentare un effettivo avanzamento in termini di buone pratiche attraverso la collaborazione tra diverse realtà. (si. sa.)

 

Questionario e social

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