Giovedì 8 agosto 2019

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
08 agosto 2019

L'Unione Sarda

Rassegna quotidiani locali
a cura dell’Ufficio stampa e redazione web



L’UNIONE SARDA
 
1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 8 agosto 2019 / Agenda (Pagina 19 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Il via il 27 settembre in piazza Garibaldi
Torna la Notte europea dei ricercatori
con spettacoli, rappresentazioni e dibattiti

Il 27 settembre, dopo il successo del 2018 con oltre diecimila visitatori, torna la serata dedicata alla scienza. Ricerca, sviluppo e arte i temi chiave dell'evento che fa capo al progetto Sharper e una forte interazione con il pubblico tra spettacoli, area bambini, mostre, rappresentazioni e dibattiti. L'iniziativa sarà ospitata dalle 16 alle 24 in piazza Garibaldi ma anche nella scuola Riva, nella Manifattura tabacchi in viale Regina Margherita e nei Geo-musei in via Trentino.
IL PROGETTO
La “Notte dei ricercatori” fa capo al progetto europeo “Sharper European researcher's night” e coinvolge gli specialisti di dodici dipartimenti e di vari centri di ricerca. La Notte torna con installazioni artistiche, mostre interattive, attività per bambini e ragazzi, laboratori, concerti, conferenze. In scaletta oltre 70 interventi, 30 i gazebo in piazza con il pubblico che potrà immergersi nel mondo della ricerca e stare a stretto contatto con i ricercatori. Verranno presentate le attività a studenti, cittadini e imprese. La manifestazione viene seguita con trasmissioni in diretta da UnicaRadio.it ed è curata dall'Università del capoluogo e dalla sezione di Cagliari dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). L'obiettivo è coinvolgere i cittadini nella quotidianità dei ricercatori e del ruolo che ricoprono nel contribuire alla costruzione del futuro della società. La manifestazione si svolge in concomitanza anche a Nuoro.
CONFRONTO CON GLI SCIENZIATI
La scaletta della manifestazione prevede le “Quattro chiacchiere con i ricercatori”, a cura dell'ateneo e dell'Infn di Cagliari, l'Area kids (esperimenti e attività per bambini) e gli European corner (opportunità a sostegno della ricerca e programma Maria Curie). Dal 20 al 28 settembre ecco le attività al confine tra arte e scienza alla Manifattura tabacchi. Tra queste l'installazione “Museum of the moon” di Luke Jerram e la mostra interattiva “L'universo a portata di mano” dell'Infn. I seminari “Aspettando la notte” sono previsti dal 23 al 26 settembre nelle scuole Giua, Pacinotti, Euclide, Convitto nazionale e Alberti. Il 25 settembre in calendario “Ricercatori alla spina” e, il 26, la conferenza-incontro con Luna Rossa Prada Pirelli team.

 

2 - L’UNIONE SARDA di giovedì 8 agosto 2019 / Hinterland (Pagina 21 - Edizione CA)
MONSERRATO. Richieste del Comune
«Statale 554 da modificare»

Pressing del Comune di Monserrato sul progetto di ammodernamento della Statale 554, nell'ultimo incontro con Regione e Anas. «Abbiamo riscontrato l'arenarsi delle nostre proposte di modifica al progetto originario», spiega il sindaco Tomaso Locci, «le abbiamo quindi rilanciate ottenendo conferma e disponibilità da due enti».
Quattro le richieste: «L'abbassamento del limite di velocità a 90 chilometri orari. Lo spostamento delle vasche di laminazione a monte della Statale, sopra il Policlinico, al fine di tutelare lo stesso presidio ospedaliero e universitario e i quartieri spontanei di Su Tremini, S'Ecca e S'Arena, Terr'e Teula e Cuccuru Angius. E un progetto che renda scorrevole l'accesso alla 554 sia dalla 387 sia dall'abitato e un attraversamento pedonale e ciclabile a misura di disabile». (f. l.)

 

3 - L’UNIONE SARDA di giovedì 8 agosto 2019 / Prima (Pagina 1 - Edizione CA)
L'intervento
L'AUTONOMIA PETROLIFERA

Aldo Berlinguer
I n queste ore il Governatore della Regione Basilicata, Vito Bardi, ha evocato un tema che sembra una provocazione: l'autonomia petrolifera. Esso scaturisce dal dibattito che in questi giorni è stato polarizzato da due macro-questioni.
Da una parte il recente rapporto Svimez che ci restituisce uno spaccato drammatico dello stato di salute del Mezzogiorno: recessione economica, con una previsione del Pil addirittura sottozero, dilagante spopolamento, con oltre due milioni di giovani migrati negli ultimi anni, totale mancanza di investimenti pubblici, politiche assistenziali che negli scorsi anni hanno ulteriormente impoverito il Sud. Il tutto all'insegna delle solite, pessime abitudini di una politica mediocre e assistenziale che, tutta intenta ad aiutare i bisognosi, i deboli e gli ultimi, in realtà ha pensato a favorire (e procrastinare al potere) solo se stessa, praticando al Mezzogiorno una lenta, inesorabile eutanasia.
L'altra macro-questione è quella dell'autonomia invocata a gran voce da alcuni governatori delle Regioni del nord, ai sensi dell'articolo 116 della Costituzione. Qui, lo spaccato è ben diverso: Pil in crescita, infrastrutture, materiali e immateriali, e un tessuto economico e sociale non paragonabile a quelli delle Regioni meridionali, oltre a un saldo demografico attivo, grazie anche all'esodo di milioni di giovani emigrati dal Sud. Addirittura, oltra al danno, la beffa: alcuni giungono perfino a immaginare il Mezzogiorno, isole comprese, come luogo ove inviare gli anziani di tutta Italia. (...)  SEGUE A PAGINA  37

Commenti (Pagina 37 - Edizione CA) Segue dalla prima
L'AUTONOMIA PETROLIFERA
(...) Insomma, una sorta di mega pensionato, mentre i venti e trentenni vanno al Nord. A questo punto, Bardi si chiede: possono convivere queste due Italie? È l'autonomia la chiave di volta di una convivenza possibile? E quale autonomia: si tratta di allocare diversamente le funzioni o è possibile immaginare di allocare direttamente i benefici economici, specie quelli fiscali?
Pensiamo, ad esempio, al tema petrolifero, agli idrocarburi: una questione quasi esclusivamente meridionale che in pochi percepiscono come tale. Sappiamo infatti che la Basilicata contribuisce per oltre l'80% alla produzione terrestre del petrolio italiano e presto (con l'entrata in funzione del giacimento noto come Tempa Rossa), questa percentuale supererà il 90%. Altre Regioni, come la Puglia, la Sicilia e la Sardegna, subiscono gli impattanti processi di raffinazione del greggio.
L'idrocarburo, liquido e gassoso, è però patrimonio dello Stato, non delle comunità regionali. La legge prevede che alla Regione Basilicata ed ai Comuni lucani tocchi solo una quota (esigua) di risorse economiche, come oneri di compensazione ambientale per le estrazioni. Mentre tali benefici economici non vengono estesi a Puglia, Sicilia, Sardegna. Per di più, le comunità regionali interessate dalla filiera petrolifera pagano i prodotti che derivano dagli idrocarburi (gas, benzina, gasolio eccetera) tanto quanto gli altri italiani. E si tratta di un costo molto salato, fatto per la maggior parte da imposte statali.
Queste comunità regionali vengono quindi doppiamente penalizzate: senza benefici compensativi (o quasi) e con una tassazione alle stelle; la stessa che si applica a chi non ospita alcun pozzo di petrolio, nè i maleodoranti processi di smaltimento dei reflui o di raffinazione.
Ecco, dunque, il grande inganno: lo Stato è il maggior beneficiario, in termini economici, della filiera petrolifera, con un massiccio prelievo fiscale sulla produzione (solo affievolito con la soppressione della Robin tax), sulla lavorazione e soprattutto sui consumi (con le odiose accise che gli italiani pagano lontano da dove il petrolio si produce); poi vengono le società petrolifere, poi i lucani, poi ancora, ultimi, i sardi, i siciliani, i pugliesi.
Perchè nessuno ne parla, mentre si invoca l'autonomia rafforzata delle regioni settentrionali? Vogliamo anche riparlare della cosiddetta “regola del 34%” (coniata nel 2016), che prevede che la spesa pubblica per investimenti (solo statali) al Sud debba essere parametrata all'attuale dato demografico? Perchè questo dato non è contemplato nel fervente dibattito sull'autonomia? Com'è possibile parametrare gli investimenti pubblici in base al livello di spopolamento di una macroregione, invece di contrastarlo? Ma, anche qui, una cosa è la retorica, altra è la realtà. Neanche quella regola è stata applicata: oggi siamo al 28%.
Affrontiamo quindi, volentieri, il tema dell'autonomia rafforzata delle Regioni del nord ma riprendiamo anche quello, ormai pressoché abbandonato, dell'autonomia (più invocata che praticata) delle Regioni a statuto speciale. E attenzione: molte insidie si annidano nelle pieghe della fiscalità dello Stato e rischiano di minare, nei fatti, le grandi declamazioni e conquiste autonomistiche. Il diavolo è nei dettagli, e non va in vacanza.
ALDO BERLINGUER
UNIVERSITÀ DI CAGLIARI

 

La Nuova Sardegna

 


LA NUOVA SARDEGNA
 
 

4 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 8 agosto 2019 / Sardegna - Pagina 7
Università
NOTTE DEI RICERCATORI A CAGLIARI E NUORO

Dalla materia oscura alle nano particelle passando per acqua, menhir, alieni, tele riabilitazione, economia circolare, disuguaglianze, sicurezza, scene del crimine, ambiente, cultura e territorio, antichi testi sardi, automazione, cannabis e cervello, scimmie e diritto d'autore, carcinomi e genetica. Tutto trattato in maniera rigorosa, ma semplice e coinvolgente. È la nuova «Notte europea dei ricercatori», una serata dedicata alla scienza con l'Università nel cuore di Cagliari e a Nuoro. L'appuntamento è fissato per venerdì 27 settembre, dalle 16 alle 24 in piazza Garibaldi. Ma saranno coinvolti anche la scuola «Alberto Riva», la Manifattura tabacchi in viale Regina Margherita e i Geo-musei in via Trentino. La Notte europea dei ricercatori fa capo al progetto europeo Sharper (Sharing researchers' passions for evidences and resilience) «European researcher's night» e coinvolge gli specialisti di dodici dipartimenti e di vari centri di ricerca. La scorsa edizione ci furono diecimila visitatori, ora si torna con oltre 70 interventi e 30 gazebo in piazza. La manifestazione si svolge in concomitanza anche a Nuoro con una serie di eventi mirati. La scaletta della manifestazione prevede le «Quattro chiacchiere con i ricercatori», l'area kids (esperimenti e attività per bambini), gli European corner. Inoltre, dal 20 al 28 settembre, si tengono una serie di attività al confine tra arte e scienza alla Manifattura Tabacchi. Tra queste l'installazione «Museum of the moon» di Luke Jerram e la mostra interattiva «L'universo a portata di mano». C'è pure «Aspettando la notte», seminari che dal 23 al 26 settembre si tengono nelle scuole Giua, Pacinotti, Euclide, Convitto nazionale e Alberti. In calendario anche «Ricercatori alla spina» il 25 settembre e, il giorno seguente, la conferenza-incontro con Luna Rossa Prada Pirelli team.

 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 8 agosto 2019 / Prima pagina
PROF NEL TRITACARNE LEGHISTA
Il mondo accademico è a fianco di Pelligra

Dopo il giorno degli insulti (quelli del ministro Salvini) è arrivato anche quello della solidarietà. Vittorio Pelligra, l’economista finito nel tritacarne mediatico per aver criticato alcune espressioni del leader della Lega, ha incassato il sostegno dei colleghi dell’Università di Cagliari e di tanti altri atenei italiani. In prima fila Francesco Pigliaru, Gianmario Demuro, Aldo Pavan e Leonardo Becchetti.  ZOCCHEDDU A PAGINA 7

Sardegna - Pagina 7
Dopo l'attacco social del ministro al professore scendono in campo i docenti
SALVINI CRITICA PELLIGRA: LA SOLIDARIETÀ DEI COLLEGHI
Sotto osservazione i metodi e la potenza della comunicazione del vicepremier

di Claudio Zoccheddu
SASSARI Ha provato in prima persona cosa significhi finire nel mirino della "Bestia", la macchina propagandistica del ministro Salvini che tende a non accettare, per usare un eufemismo, le opinioni non allineate a quelle del capitano. In questo caso si trattava di una critica alle libertà verbali che il vicepremier si concede spesso e volentieri, sfoderando un vocabolario che non ha precedenti nella storia della Repubblica Italiana. All'economista Vittorio Pelligra, però, non sono state recapitate solo minacce e insulti in quantità industriale. Ieri, infatti, è arrivata anche la solidarietà dei colleghi dell'Università di Cagliari e di altri atenei italiani e non solo. Le reazioni. «Per quanto mi riguarda il nostro Senato accademico nella prossima riunione dovrebbe censurare Salvini per le virgolette intorno a "economista" - spiega Francesco Pigliaru, ex presidente della Regione e professore ordinario di Economia politica -. C'è l'opportunità e il dovere di farlo». «A mio parere una istituzione educativa come l'Università ha il dovere di difendere il diritto alla libera manifestazione del pensiero - aggiunge Gianmario Demuro, professore ordinario di Diritto costituzionale - in questo caso "rafforzata" dall'articolo 33, 1 comma della Costituzione. La libertà della scienza e del suo insegnamento sono infatti a rischio se considerate alla stregua di informazioni ridicole. Per questa ragione concordo con la proposta di Francesco Pigliaru e auspico una presa di posizione del nostro Senato accademico a difesa dell'autonomia costituzionale che è ancora riconosciuta alle nostre Università». Aldo Pavan, ordinario di Scienze economiche e statistiche, non frequenta i social network: «È ormai evidente come questi strumenti sono oggetto di manipolazioni e che pertanto l'area social media non è un luogo di libertà, ma di plagio delle coscienze. Chiarito da dove parto, esprimo tutta la mia solidarietà a Vittorio ma noi dobbiamo rispondere con azioni coordinate da avviare e condurre nel tempo». Anche Leonardo Becchetti, professore ordinario di Economia politica all'Università di Roma Tor Vergata, pensa a una reazione: «Il problema di Salvini non è tanto e solo nelle decisioni politiche quanto nella cultura di odio e di pancia abilmente costruita in rete che fa da humus al suo consenso elettorale. E che ha radici lontane essendo stata costruita nel tempo. Personalmente mi sento in trincea già da tempo per trovare contromisure. Penso sarebbe importante non solo la mobilitazione individuale sui social ma, come suggerisce Vittorio, potrebbe essere importante una presa di posizione che mette in evidenza i meccanismi di "squadrismo digitale" che non possiamo accettare. Secondo queste dinamiche: il capo addita al pubblico ludibrio un intervento che non gli piace e il suo autore, account veri o taroccati sollevano una campagna d'odio. Vogliamo dire che questi metodi non ci piacciono e non li consideriamo civili ? E che questo è molto peggio che "animare" in modo sguaiato una festa in spiaggia?». Marco Dotti, giornalista e professore di Professioni dell'editoria all'Università di Pavia, ha analizzato la "Bestia": «Quando Salvini attacca sui social non lo fa ingenuamente o per impulso. La reazione è mediata dal suo gruppo di lavoro che sceglie dove o su chi indirizzare il puntatore. Credo che decriptare questa strategia sia la base per contrastarla». «Vedere il responsabile della sicurezza di ogni cittadino usare il suo potere - stiamo ancora parlando di quello verbale, per fortuna - contro una minoranza fa venire i brividi a chiunque conosca un po' la storia - attacca Benedetto Gui, professore ordinario di Economia civile - Ma quando un argomentato articolo di Vittorio Pelligra ne ha messo in luce la pericolosità, la reazione del nostro è stata improntata al medesimo disprezzo verso i rom e a ridicolizzare con superficialità articolo ed autore. Si ricordi il ministro di essere un servitore delo Stato».

 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 8 agosto 2019 / Sardegna - Pagina 2
Psd'Az e Udc hanno presentato una proposta di legge ad hoc
Borse di studio: preferenza ai sardi

CAGLIARI Le borse di studio della Regione per le scuole di specializzazione in medicina e chirurgia dovranno essere il più possibile assegnate ai laureati sardi. Serve un argine, per evitare che «dalla penisola ci siano improvvisi blitz, com'è accaduto più volte in passato, per ottenere quei benefici con piccoli e grandi trucchi». Per evitare proprio questo, il Psd'Az e l'Udc, due partiti della maggioranza di centrodestra, hanno presentato altrettante proposte di legge.
NUOVI CRITERI. Nella loro bozza i sardisti hanno scritto: «Per ottenere le borse di studio, i laureati non dovranno risiedere in Sardegna da cinque anni, com'è previsto finora dalla legge, ma almeno da dieci». Questo per evitare che qualche neo diplomato della penisola, una volta superato il test di accesso alle facoltà sarde di medicina, alla fine dei cinque anni del corso di laurea, possa ottenere l'assegno per la specializzazione, «vantando proprio questa sua recente residenza in Sardegna». A questo nuovo criterio l'Udc, dal canto suo, ha aggiunto un'altra clausola: «Come minimo il laureato dovrà aver conseguito il diploma in una Scuola secondaria superiore della Sardegna», e questo criterio di sicuro sarà impossibile da aggirare per chiunque arrivi dalla penisola. Oppure i due partiti, hanno scritto quasi in contemporanea, che lo studente dovrà «produrre comunque un certificato con cui dimostri la sua piena conoscenza della Lingua sarda, o del catalano di Alghero, o ancora del gallurese e delle altre lingue riconosciute, dal tabarchino e al turritano». Quindi, in entrambe le proposte di legge, è evidente il tentativo di tirar su «uno sbarramento per evitare che le borse di studio siano assegnate a laureati non sardi». Patto d'onore. Per evitare che qualche forestiero possa comunque sfuggire alle future maglie strette del setaccio dei criteri, il Psd'Az e l'Udc hanno studiato anche un'ultima clausola. Secondo i sardisti, «i neo specializzandi dovranno impegnarsi a svolgere la professione in Sardegna per almeno tre anni, entro i cinque successivi all'abilitazione». Per l'Udc, invece, quel patto d'onore dovrà essere ancora più lungo: cinque anni, o altrimenti «in caso d'inadempienza il beneficiario dovrà restituire l'80 per cento della borsa di studio».
L'ALLARME. Al di là di quelle che potrebbero sembrare due proposte autarchiche, c'è un'emergenza reale: «Entro il 2025 - è scritto nelle relazioni - è stato ipotizzato l'esodo dalla Sardegna di oltre 1154 medici. Se poi il periodo di osservazione invece arriva fino al 2028, il vuoto in organico, supererà le 1200 unità». È per questo, in conclusione, che l'Udc e il Ps'Az vorrebbero soprattutto questo: «Le borse di studio per la specializzazione in medicina e chirurgia dovranno essere assegnate ai sardi».

 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 8 agosto 2019 / Prima pagina
LA CRISI DEL PECORINO
IL TAVOLO DEL LATTE VA CAMBIATO

di ROBERTO FURESI
E PIETRO PULINA, Università di Sassari

Constatata la scarsa efficacia dell’accordo di marzo e sotto la pressione dell’imminente avvio delle trattative per la stipula dei prossimi contratti di conferimento ai caseifici, nel settore lattiero caseario torna a salire la tensione. Sostenuto da questa preoccupazione, il confronto sulla crisi del latte ha ripreso vigore nelle ultime settimane, alimentando un dibattito dal quale emergono alcuni elementi positivi. Tutti convergono nel rimarcare l’urgenza di un’azione nella quale ciascuno operi in rapporto al proprio ruolo e alle proprie responsabilità. Questi vanno peraltro inequivocabilmente definiti e riconosciuti: deve essere chiaro chi fa cosa e con quale ruolo organizzativo lo fa. Continua a pagina 4

Sardegna - Pagina 4  - Segue dalla prima
IL TAVOLO DEL LATTE VA CAMBIATO
di ROBERTO FURESI E PIETRO PULINA, *Università di Sassari

In caso contrario sarà difficile eliminare quelle zone di sovrapposizione tra competenze e responsabilità in cui si annidano facilmente comportamenti opportunistici. Questo rappresenta altresì il presupposto fondamentale per avviare una seria politica di filiera, nella quale trovino spazio le azioni volte a premiare la qualità del latte, a favorire la diversificazione produttiva e a perseguire la valorizzazione commerciale dei nostri formaggi, tutti punti su cui concordano gli attori del comparto. Ci pare infine meriti rilievo l'approccio con cui, proprio dalle pagine di questo giornale, il presidente della Regione Christian Solinas si è posto di fronte al problema latte. In uno scenario politico dominato dalla spasmodica ricerca del consenso, che rifugge le scelte di lungo periodo per preferire risposte a problemi contingenti, il Governatore riconosce che le criticità del comparto potranno risolversi solo con interventi strutturali che ridefiniscano il ruolo del pastoralismo e della ruralità più in generale. Occorre a questo punto tradurre le dichiarazioni di buona volontà e le assunzioni di responsabilità in concreti atti operativi. Da tutti è stato evocato il tavolo interprofessionale del latte: tuttavia occorre ripensarne composizione e funzionalità. Sul primo aspetto, constatiamo che alcune figure, come la parte commerciale, sono pressoché assenti, mentre altre componenti, come quella pastorale, sono rappresentate da una miriade di portavoce. Se accanto alle tradizionali organizzazioni di categoria sono ammessi al tavolo anche leader di movimenti spontanei, allora è indubbio che anche il mondo agricolo ha subito quella dinamica sociale definita come "crisi della rappresentanza". Nella società liquida di oggi, caratterizzata da rapidissimi e ingovernabili mutamenti di contesto, viene meno il rigido schema in classi e interessi sociali che aveva sostanziato la dialettica politica del secolo scorso. È sminuita la stessa delega di rappresentanza che legittimava partiti e organizzazioni di categoria nella trasmissione delle istanze dei cittadini, delle imprese, dei lavoratori. Abbiamo perciò osservato la crisi dei partiti tradizionali, mentre gli stessi sindacati hanno mutato le loro funzioni dalla mera tutela passiva di interessi alla fornitura di servizi agli associati e alla concertazione con quelle che una volta venivano chiamate controparti ma che ora sono da considerare partner nei processi di sviluppo. Questa chiave di lettura aiuta a capire perché gli sforzi profusi nel tavolo del latte non siano andati finora al di là di uno stanco e sterile rituale. Riteniamo che, per evitare il ripetersi di questo errore, tutti gli interessi in gioco vengano rappresentati e ricondotti ad una prospettiva condivisa di filiera. Il primo passo, insomma, è l'eliminazione del tavolo, figura divisiva e superata dalla storia, e il varo di una barca in cui tutti i partecipanti vogano nella stessa direzione. Su questo campo, risulta decisivo il ruolo dell'autorità regionale, non solo come figura dotata di potere di moral suasion esercitabile con azioni incentivanti e sanzionatorie nei confronti dei rematori, ma anche come parte terza capace di portare a sintesi i contributi dei singoli partecipanti. Se si dà fede alle assunzioni di responsabilità che in questi giorni fioccano ovunque, siamo convinti che una soluzione sia percorribile. Un altro eventuale fallimento manderebbe a fondo barca e rematori.

 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 8 agosto 2019 / Speciale estate - Pagina 3
MARTIS
Al via il festival delle scuole di cinema . Oggi alle 21,15

Al via CineMartist, il festival delle scuole di cinema. Si comincia stasera, alle 21.15 in Piazza San Giovanni, con tre lavori del laboratorio offi-Cine del Dipartimento di scienze umanistiche e sociali dell’Università di Sassari: “Proteggiti dall’omofobia”, “La maratona” e un reportage sull’ultima Cavalcata Sarda. A seguire una serie di corti diretti da allievi dell’Accademia di Belle Arti, da “Mutatio” di Stefano Achenza e Leandra Fiori a “Una die” di Alexa Vinci passando per “Una questione di soldi di Michele Garau e Bianca Gregu e “Un pensiero felice” di Giulia Cherosu. . Per quattro giorni Martis si trasformerà in una sorta di campus estivo, con gruppi di allievi delle principali realtà che si occupano di formazione nell’isola impegnati in un innovativo contest.

 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 8 agosto 2019 / Cultura e spettacoli - Pagina 28
Il nuovo cortometraggio del regista cagliaritano girato nel Vermont a -28°
IL LUNGO VIAGGIO DI GABRIEL, L'ARCANGELO CHE SFIDA IL FREDDO
«Un paesaggio diverso come elemento straniante nella classica Annunciazione»

di Fabio Canessa
SASSARI L'anteprima alla Maddalena per il festival "La valigia dell'attore" e subito dopo il passaggio al Giffoni Film Festival, due manifestazioni care a Enrico Pau tornato alla regia con un cortometraggio intitolato "Gabriel". Un lavoro particolare, a cominciare dal luogo delle riprese: il Vermont, negli Stati Uniti.Come è finito il regista cagliaritano a fare un film in America? Semplice, per lui è come una seconda casa. Un posto del cuore per il legame con la famiglia della moglie che vive a Manchester, cittadina del piccolo Stato situato nella regione del New England. «Un luogo - sottolinea Pau - dai colori, dai contrasti molto forti. Immerso nella neve mi sembrava perfetto per questo racconto, anche come elemento straniante rispetto alla storia classica dell'Annunciazione. Come facevano i pittori rinascimentali che sullo sfondo di storie sacre mettevano i luoghi in cui vivevano, io ho pensato al Vermont che conosco da tanti anni e si è stampato nel mio immaginario». Perché il "Gabriel" del titolo, protagonista del film, è un moderno arcangelo Gabriele alla ricerca della strada che porta alla casa di Maria. Perso nel freddo, in mezzo ai boschi, smarrito («Volevo trasmettere questa sensazione per renderlo anche molto umano») e circondato da una natura bellissima, ma anche ostile per via delle condizioni climatiche. «Abbiamo girato in un ambiente estremo, in un inverno freddissimo, con 28 gradi sottozero» evidenzia Pau che ha lavorato per l'occasione con una piccola troupe formata dal direttore della fotografia Ethan Hacker, dal fonico Jadon Lalor e dalla produttrice Claudia Emily Pau. Tutti giovanissimi, così come gli interpreti principali Garrett Sands ed Ellie Williams ai quali va aggiunto Levi Laub nei panni di un uomo che Gabriel incontra durante il suo percorso. In fase di post produzione il regista ha poi potuto contare su Andrea Lotta per il montaggio e su Stefano Guzzetti e Gianluca Pischedda per le musiche. Alla sceneggiatura, alla quale Pau pensava da tempo, hanno inoltre collaborato Michele Carta e Stefano Angioni, due allievi che si sono formati all'interno dei laboratori organizzati e coordinati dal docente Antioco Floris al Celcam, il Centro per l'educazione ai linguaggi del cinema, degli audiovisivi e della multimedialità che fa parte dell'università di Cagliari. Proprio con il Celcam Enrico Pau ha realizzato alcuni corti, tra i quali "L'ultimo miracolo", presentato alla Mostra del cinema di Venezia, dove si racconta di un Cristo vecchio rimasto sulla terra dopo la resurrezione. «Gli altri lavori - spiega il regista - sono ancora inediti. Tutti hanno in comune una riflessione sul sacro e il profano e spesso il tono della favola, così mi piacerebbe diventassero un film più lungo a episodi. "Gabriel" in questo senso può rappresentare una sorta di prologo astratto di un progetto più ampio, collegato ad altre storie ambientate a Cagliari. Alla base di tutto c'è un pensiero che deriva da Pasolini e dai suoi corti, soprattutto "La Terra vista dalla Luna" e "Che cosa sono le nuvole?", che mi hanno fatto capire come quel formato e l'atmosfera della favola possono essere uno strumento per parlare poi del presente e della realtà. Per esempio in "Gabriel" c'è anche un ragionamento su quello che sta succedendo alla natura, alla sua bellezza sempre più minacciata dai cambiamenti». Riflessioni universali contenute in questo piccolo film, della durata complessiva di undici minuti, per il quale Pau immagina e spera un percorso internazionale. Intanto il viaggio è cominciato dalla Sardegna e da Giffoni. «Sono molto contento dell'anteprima alla Maddalena, un luogo magico e una manifestazione bellissima come "La valigia dell'attore" organizzata da Giovanna Gravina Volonté alla quale mi sento molto legato, e dalla proiezione a Giffoni. Un festival incredibile, dove ero già stato per altri film. Mi hanno invitato per una masterclass dedicata ai ragazzi più grandi con i quali ho discusso del corto. Tantissime domande e osservazioni di grande livello. Qualcuno ha citato pure Kieslowski e Malick, per me un onore e una grande soddisfazione».

Questionario e social

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