Sabato 3 agosto 2019

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
03 agosto 2019

L'Unione Sarda

Rassegna quotidiani locali
a cura dell’Ufficio stampa e redazione web



L’UNIONE SARDA
 
1 - L’UNIONE SARDA di sabato 3 agosto 2019 / Prima (Pagina 1 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. In 10 mila nella Penisola o all'estero
STUDENTI IN FUGA DALLA SARDEGNA

Ogni anno gli atenei sardi perdono oltre mille studenti, che scelgono di iscriversi nelle università della Penisola o in quelle straniere. In totale sono più di 10mila i giovani che hanno deciso di studiare fuori dall'Isola. BULLEGAS  A PAGINA 5

I DATI
- 253 i studenti sardi che si sono iscritti in Lombardia nell’anno accademico 2017/2018
- 500 gli iscritti in facoltà straniere: il 38% di questi ha scelto gli Stati Uniti
 
Regione (Pagina 5 - Edizione CA)
LA RICERCA. Il record in Lombardia. Le Acli: «Migliori offerte formative e di lavoro»
L'ESERCITO DEGLI STUDENTI CON LA VALIGIA
Diecimila giovani sardi scelgono università della Penisola o straniere

Sono motivati, disposti ad affrontare sacrifici, i giovani sardi che lasciano la Sardegna, per studiare in università di altre regioni d'Italia o all'estero. A spingere tanti di loro verso questa scelta è la convinzione di poter intraprendere un percorso di studi scegliendo da un'offerta formativa più ampia rispetto a quella proposta dagli atenei sardi, ma anche l'auspicio di ottenere maggiori opportunità e sbocchi occupazionali, e di usufruire di soluzioni più efficaci legate al cosiddetto “welfare” studentesco.
LE STATISTICHE
Nell'anno accademico 2017/2018 i giovani sardi iscritti nelle università di altre regioni italiane sono stati in totale 10.489, di cui 1.265 immatricolati. Quello dell'emigrazione studentesca è un fenomeno che incide anche sulle immatricolazioni negli atenei della Sardegna, che sono passate dalle 5.834 dell'anno accademico 2016/2017 alle 5.793 dell'anno accademico 2017/2018. Dai 41.982 iscritti nell'Isola per il 2016/2017 si è calati ai 38.648 del 2017/2018, con una perdita di 3.334 studenti.
LE PREFERITE
In pole position, tra le mete universitarie preferite dagli studenti sardi, spicca la Lombardia, con 253 immatricolati nel 2017/2018. Seguono il Piemonte (210), l'Emilia Romagna (199), la Toscana (179) e il Lazio (163). I più motivati e ambiziosi non si fermano al territorio nazionale e scelgono destinazioni internazionali, puntando verso altri Paesi esteri. Sono circa 500 gli studenti iscritti in facoltà non italiane e, di questi, il 38% ha deciso di studiare negli Stati Uniti.
L'ASSOCIAZIONE
La fotografia del fenomeno è emersa ieri, a Cagliari, durante il seminario dal tema “Racconto di un esodo annunciato”, promosso dalle Acli provinciali di Cagliari e dall'associazione InVento, dove sono stati presentati i dati raccolti per la prima volta dal Crei, il Comitato regionale emigrazione immigrazione, sul fenomeno dei giovani studenti sardi che decidono di iscriversi in Università della Penisola e di altri Paesi all'estero. Lo studio è stato illustrato da Francesco Pitirra, già consigliere d'amministrazione dell'Ersu di Cagliari e consigliere nazionale degli studenti universitari al ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca, e dal presidente del Crei regionale, Mauro Carta. Le facoltà più gettonate sono quelle di Economia in Lombardia, Ingegneria in Piemonte, Giurisprudenza nel Lazio, Lettere e Filosofia in Emilia Romagna, Scienze Politiche in Toscana. «In media», ha spiegato Pitirra, «gli atenei sardi perdono circa mille studenti ogni anno, perché tanti decidono di studiare fuori dall'Isola. La scelta dell'offerta formativa, maggiori possibilità lavorative e i servizi offerti agli studenti sono tra i fattori che incidono di più nella scelta di studio in altre regioni italiane». Mauro Carta ha posto l'accento, invece, sugli aspetti legati alla scelta di università all'estero e ha spiegato che «è stata riscontrata una maggiore tendenza degli studenti a iscriversi in atenei che si trovano in Paesi anglofoni. L'incremento maggiore si è avuto verso gli Stati Uniti, al primo posto in classifica tra i luoghi preferiti».
Eleonora Bullegas

L’ESPERTO
Francesco Mola, docente di Statistica e Prorettore Vicario dell’università di Cagliari

IL CASO. Il grande esodo
«Ma la colpa non è dei nostri atenei»

La chiamano emigrazione intellettuale: studenti che dopo il diploma decidono di frequentare università lontane da casa. «Il fenomeno è sempre esistito», dice Francesco Mola, docente di Statistica e Prorettore vicario dell'università di Cagliari. «Esiste tra il sud e il nord, dove è più accentuato, ma anche tra il nord d'Italia e l'Europa. Detto questo, però, occorre dire due cose: primo, un giovane che cerca un percorso di studi che, per varie ragioni, non trova vicino a casa propria non è da condannare. Il problema non è chi parte ma chi non torna. E se questo accade la colpa non è dell'università ma del lavoro che non c'è. Secondo: bisognerebbe andare a vedere se chi lascia l'Isola per iscriversi in un altro ateneo poi conclude quel percorso oppure decide di intraprendere altre strade. Sapere questo», aggiunge Mola, «è importante perché spesso la scelta di partire non dipende da una scarsa offerta delle università locali». Se fosse così, l'ateneo di Cagliari, per esempio, non sarebbe in continua crescita come numero di iscritti da anni (+9,2%) e non sarebbe tra i primi 9 in Italia.
L'emorragia, però, c'è. Come si ferma? «Migliorando i servizi», dice Mola. Alloggi, mense, trasporti, corsi di laurea adeguati ai tempi. «L'università di Cagliari ce la mette tutta», conclude, «e i risultati si vedono». ( ma.mad. )

LA FRASE
Francesco Mola: “Un'analisi deve tenere conto della popolazione che migra a prescindere dal ruolo. Magari si scopre che, in proporzione, gli studenti emigrano meno”


2 - L’UNIONE SARDA di sabato 3 agosto 2019 / Agenda (Pagina 19 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Accordo di collaborazione con Pechino
RICERCATRICE CAGLIARITANA NEL TEAM CHE REALIZZERÀ UN ATLANTE SULLA LUNA

Al via la seconda fase di “Moon mapping”, il progetto del programma italo-cinese che punta alla realizzazione di un atlante tridimensionale della Luna nel quale sono coinvolti anche ricercatori e studenti dell'Università di Cagliari. L'argomento è al centro, in questi giorni a Yokohama (in Giappone), di una conferenza che raduna i ricercatori che in tutto il mondo sono impegnati nelle tecnologie spaziali. Un ruolo di primo piano per Maria Teresa Melis, del Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche, presente a questa 39ª conferenza Igarss (International geoscience and remote sensing symposium). Raduna comunità di ricercatori nei campi delle tecnologie spaziali e delle applicazioni sui temi dell'osservazione della Terra e del sistema solare.
LA DOCENTE SARDA
Melis è stata invitata - con gli altri ricercatori italiani e cinesi - a partecipare alla sessione dal titolo “Mapping planetary bodies through remote sensing”: di particolare interesse è stata la presentazione delle nuove esplorazioni della sonda cinese Chang 'e 4, che per la prima volta ha toccato il suolo del far side (lato lontano) lunare. L'allunaggio è avvenuto il 3 gennaio scorso e sta dando un apporto fondamentale per la conoscenza della superficie seminascosta della Luna.
LA COLLABORAZIONE
Nel suo intervento, la ricercatrice del cagliaritana ha illustrato i risultati delle analisi geologiche svolte dal gruppo di ricerca italo-cinese e approfondite nella tesi magistrale in Scienze e tecnologie geologiche di Sabrina Podda, dal titolo “Morphometric analysis of lunar sinuous rilles”. Melis ha incontrato Zhizhong Kang, docente alla China University of Geosciences di Pechino e referente per la Cina del progetto, che ha confermato il forte interesse per il proseguimento della ricerche attraverso un secondo progetto. È stata così condivisa la volontà di consolidare la collaborazione scientifica con l'Università di Cagliari, attraverso lo scambio di esperienze tra gli studenti dei due Paesi, riconosciuto di estrema importanza sia a livello scientifico sia per la crescita culturale e sociale reciproca.


3 - L’UNIONE SARDA di sabato 3 agosto 2019 / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
A vuoto sinora la ricerca di medici: dimessi 20 pazienti su 22
ORA GHILARZA DIVENTA UN GIALLO «L'OSPEDALE CHIUDE LO STESSO»
La linea della Assl. L'ira di Gallus (Udc): sembra un complotto

Medici per ora non ne sono stati trovati. E così, nonostante il piano di emergenza approvato mercoledì dall'assessorato alla Sanità, l'ospedale Delogu di Ghilarza è destinato alla chiusura, addirittura con un giorno d'anticipo, cioè da domani (e non da lunedì) al 25 agosto.
Ieri mattina il direttore della Assl, Mariano Meloni, ha firmato un ordine di servizio, non ancora comunicato alle istituzioni: «Stiamo lavorando in accordo con l'assessorato per scongiurare la chiusura dell'ospedale e sino all'ultimo si spera di reperire medici», spiegano dall'azienda sanitaria. «A due giorni dalla probabile chiusura ci si doveva premunire», aggiungono.
RICERCA VANA
Negli ultimi giorni sono stati dimessi venti pazienti, ne restano due in tutto l'ospedale, i medici sono stati destinati al presidio di Bosa.
Chiariscono alla Assl che è stata cercata la disponibilità di personale all'interno dell'azienda di Oristano (che però, a sua volta, deve fronteggiare delle difficoltà), che si è tentato con le altre Asl, con il Brotzu, con le aziende ospedaliere universitarie di Cagliari e Sassari e si è cercato di attingere da una graduatoria di liberi professionisti, ma sinora per Ghilarza non ci sarebbe stata nessuna disponibilità. Un'ipotesi , ma che dovrebbe attivare la Regione, sarebbe quella dei medici militari.
LA REGIONE CI PROVA
Dall'assessorato non gettano la spugna: «Sono in corso tutte le verifiche per valutare le varie ipotesi aperte», hanno spiegato ieri sera dagli uffici cagliaritani di via Roma, «e ci sono contatti in tutta la SARDEGNA».
Il comitato spontaneo nato in difesa dell'ospedale ha convocato ieri sera una riunione urgente in ospedale alla quale hanno partecipato medici e il presidente della Commissione Sanità e del Distretto sanitario di Ghilarza Domenico Gallus. «Io non ci sto», lo scriva a caratteri cubitali», sbotta il consigliere regionale. «Stiamo verificando tutte le incongruenze della Asl territoriale perché tutto questo sembra un complotto», attacca Gallus, che per tutta la giornata è stato in contatto telefonico con l'assessore per cercare una soluzione. «Non capiamo perché dopo che sono stati fatti i turni sino a lunedì, ora si decida addirittura di chiudere con un giorno d'anticipo, questo non è accettabile». Una dichiarazione che fa il paio con l'affermazione di Raffaele Manca, del comitato: «Voglio vedere se chi di dovere ha davvero il coraggio di chiudere l'ospedale di Ghilarza assumendosene tutte le responsabilità».
MALUMORI
I sindaco di Ghilarza Alessandro Defrassu si dice dispiaciuto «che tutti gli sforzi fatti non abbiano sortito effetti come si sperava, considerate anche le dichiarazioni dell'assessore alla Sanità e del presidente della commissione sanità degli ultimi giorni. Purtroppo non si riesce a trovare un sistema organizzativo per mantenere in piedi un servizio così importante per le nostre comunità». Defrassu punta all'obiettivo più grande: «Denunciamo ancora una volta che la sanità della nostra Regione non è adeguata ai diritti degli abitanti del nostro territorio».
Alessia Orbana


4 - L’UNIONE SARDA di sabato 3 agosto 2019 / Provincia di Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
NURAMINIS. Tracce del passato emergono dagli scavi archeologici
UN TESORO SOTTO I TERRENI DI SERRA BINGIAS

«Un sito molto promettente». Così Gianfranca Salis, responsabile del patrimonio archeologico della Sovrintendenza (Città metropolitana di Cagliari e delle province di Oristano e Sud Sardegna), ha definito il sito portato alla luce a Nuraminis, all'ingresso del paese per chi viene da Cagliari, in località Serra Bingias. Il mistero che ha accompagnato negli ultimi mesi il cantiere, sovrapposto a quello che porterà alla realizzazione di una rotatoria nel quadro dei lavori della 131, è stato svelato, almeno in parte. Come le fantasie di chi voleva quei fragili muri (come li ha definiti Salis) parte di uno degli insediamenti che costituivano l'antica Nuraminis, sono state mitigate dalla stessa archeologa.
PRIMI RISULTATI
«Non ci esprimiamo, cerchiamo di capire di cosa si tratti», ha detto Salis durante il convegno (“Laboratori culturali a Nuraminis e Villagreca”) svoltosi a Nuraminis. È stata l'occasione per presentare al pubblico il patrimonio storico, artistico e archeologico, emerso grazie al Laboratorio di umanistica digitale, agli archeologi dell'Università di Cagliari e agli studi condotti dalla Sovrintendenza archeologica. «C'è molto lavoro ancora da fare: auspichiamo altre convenzioni tra Comune di Nuraminis, Università e Sovrintendenza per avere altre informazioni». Gianfranca Salis non si è sbilanciata, ma quei muretti che chiudono cortili lastricati scampati agli aratri sono quasi certamente i resti di un insediamento rurale, risalente ai primi secoli dopo Cristo. «Una villa rustica legata allo sfruttamento agricolo. Ci troviamo in una situazione di più fasi di utilizzo, il IV e V secolo dopo Cristo e ancora del II secolo», ipotizza l'archeologa, che ha seguito l'importante campagna di scavi sui resti archeologici, venuti alla luce ancora una volta con le ruspe impegnate nei lavori sulla 131.
Alla scoperta del passato
Soddisfatta la sindaca Maria Assunta Pisano, che più volte aveva sollecitato la Sovrintendenza a rivelare i risultati degli scavi. Intanto si è appena conclusa un'altra campagna di scavi a Villagreca, frazione di Nuraminis, che ha portato alla scoperta di una tomba bizantina: lavori portati avanti dall'Università di Cagliari con la docente Rossana Martorelli e l'archeologo Marco Muresu.
Ignazio Pillosu
 

5 - L’UNIONE SARDA di sabato 3 agosto 2019 / Prima (Pagina 1 - Edizione CA)
Giustizia
TROPPE OMBRE SULLA RIFORMA

Leonardo Filippi
La legge-delega proposta dal ministro Bonafede, che prometteva una “epocale” riforma della giustizia penale, sarà pure in buona fede ma è inefficace, pericolosa e incostituzionale. Hanno perciò le loro buone ragioni Salvini, la Bongiorno, e con loro le associazioni degli avvocati e degli studiosi, per non condividerla.
Infatti molte e diverse sono le lacune e le incongruenze che presenta. Anzitutto, nessuna proposta è avanzata per la separazione delle carriere di giudice e di pubblico ministero, primo presupposto del “giusto processo”, nel quale il giudice deve essere non solo distinto, ma equidistante dalle parti. In Italia, invece, l'accusatore continua a rimanere un collega del giudice, mentre il difensore è un estraneo, con buona pace del principio costituzionale del giudice terzo. Va chiarito che la separazione delle carriere non attenta all'indipendenza del magistrato, ma è semplicemente una specializzazione tra due distinte professionalità, che richiedono distinte carriere, come avviene in molti Paesi europei. In Germania le carriere sono separate (fanno eccezione alcuni Laender, tra cui la Baviera, dove è ammesso il passaggio tra le due funzioni). In Spagna, in Portogallo e in Svizzera le carriere sono separate. In Olanda è possibile transitare da una funzione all'altra solo dopo specifici corsi di specializzazione. Negli Stati Uniti d'America è normale che un avvocato o un prosecutor, al termine di una prestigiosa carriera, diventi giudice, ma è inconcepibile che l'accusatore sia un collega del giudicante. (...) SEGUE A PAGINA  37

Commenti (Pagina 37 - Edizione CA)  Segue dalla prima
GIUSTIZIA: OMBRE SULLA RIFORMA

(...) Dopo lo scandalo Palamara, ci si attendeva una profonda revisione del Csm che impedisse lo strapotere delle correnti all'interno della magistratura, degenerate in centri di potere e di illegalità, ed invece si propone un sorteggio con successiva elezione tra gli estratti e quindi una necessaria campagna elettorale, mentre è necessario modificare la Costituzione, con la creazione di un Csm per i giudici ed un altro per i pubblici ministeri, introducendo il sorteggio, unico sistema veramente casuale che impedisce le cordate politiche.
Sul piano del processo, nella legge delega di riforma non si rinviene alcuna regolamentazione contro l'impiego eccessivo delle intercettazioni che, da strumento eccezionale, sono ormai divenute l'unica prova del processo penale. Nessuna regola nemmeno per disciplinare l'invasivo virus trojan che intercetta comunque, dovunque, su qualunque argomento, chiunque abbia la sventura di entrare in contatto con il dispositivo intercettato, con soppressione della riservatezza dei cittadini.
Nessun controllo del giudice è introdotto sulla tempestività dell'iscrizione della notizia di reato. Ma ciò che è più grave è che si propone di lasciare ad ogni singolo Procuratore della Repubblica la scelta dei casi da trattare prioritariamente (mentre gli altri sono destinati alla prescrizione dei reati, dato che circa il 70 % dei reati oggi si prescrive durante le indagini preliminari). Ma anziché ridurre gli eccessivi tempi delle indagini, la proposta è di allungarli, rendendo ancora più “irragionevole” la durata del processo, peraltro senza alcun serio sbarramento che impedisca lo sforamento dei termini, perché l'eventuale sanzione disciplinare al magistrato non lenisce certo l'ingiustizia di un processo troppo lungo. Perciò, gravissimo e incostituzionale è lasciare agli uffici del pubblico ministero, anziché al Parlamento, la scelta delle notizie di reato da trattare con priorità, secondo “progetti organizzativi”, redatti sulla scorta dei principi enunciati dal Csm. Ne risulta obliterata l'obbligatorietà dell'azione penale, che è imposta dalla Costituzione per garantire l'uguaglianza dei cittadini e l'indipendenza del P.M.
I riti speciali del patteggiamento e del giudizio abbreviato, che dovrebbero essere ampliati e agevolati per sfoltire il numero dei dibattimenti, restano ancora limitati e inappetibili. La piaga delle notificazioni, che rallentano il processo, anziché essere eliminata potenziando il servizio degli ufficiali giudiziari, in modo da garantire all'imputato e alle altre parti l'effettiva conoscenza del processo, come ci chiede la Corte europea dei diritti dell'uomo, si risolve scaricando sul difensore dell'imputato l'onere della notificazione: in altre parole, siccome lo Stato non riesce a effettuare le notificazioni all'imputato, incarica il difensore di provvedervi.
La verità è che per riformare la giustizia penale occorrono idee chiare e coraggio politico, qualità che mancano al ministro. Il guaio è che a gennaio entrerà in vigore la legge che blocca il corso della prescrizione dopo la sentenza di primo grado, per cui, se non ci sarà, come temo, la riforma del processo penale, dall'anno venturo avremo processi che dureranno all'infinito con somma ingiustizia per la vittima e per l'imputato.
La conclusione è amara: se è vero, come scriveva nel 1801 Mario Pagano, che la civiltà di un popolo si misura dalle garanzie che il suo codice offre al cittadino, dobbiamo purtroppo riconoscere di essere, sul piano della giustizia, un Paese piuttosto incivile.
LEONARDO FILIPPI
UNIVERSITÀ DI CAGLIARI

 

 

La Nuova Sardegna

 

LA NUOVA SARDEGNA


6 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 3 agosto 2019 / Sassari - Pagina 18
L'Università viene incontro alle esigenze di tre allieve particolari
UN'AULA PER LE MAMME CHE ALLATTANO

SASSARI Restare fuori dalla porta senza poter seguire la lezione solo perché si è madri in allattamento. Se poi si tratta di un corso di specializzazione per docenti in cui si insegnano materie come pedagogia, didattica, psicologia, neuropsichiatria infantile, l'Ateneo ha doppiamente il dovere di accogliere e di garantire il diritto alla formazione di tutti, nessuno e nessuna esclusa. Per questo la direzione del Corso di formazione per Insegnanti di sostegno dell'Università di Sassari, con la collaborazione dei vertici del Dipartimento di Storia, scienze dell'uomo e della formazione, ha accolto la richiesta di tre corsiste molto particolari: tre madri di altrettanti lattanti talmente piccoli, da richiedere la presenza costante della mamma. «Abbiamo messo a disposizione delle allieve un'aula adiacente a quella in cui si tiene il corso - spiega il professor Filippo Dettori - E' uno spazio semplice ma molto ampio. Ci sono dei banchi e delle sedie, ma soprattutto è presente un altoparlante che diffonde le parole dei docenti che tengono le lezioni. Le mamme possono ascoltare, consultare materiali, prendere appunti mentre sentono la lezione e quando è necessario possono dedicarsi alla cura dei figli». Partito il 1° luglio con 150 iscritti, il Corso per insegnanti di sostegno è un percorso estremamente intensivo, che va avanti dalle 8.30 alle 19 con una breve pausa pranzo. Non solo: la frequenza è obbligatoria, e molte persone raggiungono ogni giorno l'edificio di via Zanfarino da numerosi centri della Sardegna anche molto distanti da Sassari (Nuoro, Ozieri, Olbia, Macomer). Tutte condizioni che ostacolerebbero non poco l'impresa da parte delle neomamme. L'Ateneo sta lavorando per mettere a regime soluzioni come questa che garantiscano il rispetto di pari opportunità per tutti gli studenti e le studentesse e favoriscano la conciliazione tra studio, lavoro e vita privata.

 

Questionario e social

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