UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 29 maggio 2019

Mercoledì 29 maggio 2019

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
29 maggio 2019

L'Unione Sarda

Rassegna quotidiani locali
a cura dell’Ufficio stampa e redazione web



L’UNIONE SARDA
 
1 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 29 maggio 2019 / Prima (Pagina 1 - Edizione CA)
L'analisi
Quel conto mai saldato

Beniamino Moro
La Lega, che ha stravinto le elezioni europee in Italia, ma resta minoritaria nell'Ue, dovrà subito misurarsi con i conti della prossima legge finanziaria. A caldo, Salvini ha dichiarato di voler usare la sua vittoria elettorale per «ridiscutere tutti i parametri Ue», col chiaro intento di farsi autorizzare dalla Commissione più spesa in deficit. Riuscirà a centrare l'obiettivo? Data la situazione di squilibrio cronico dei conti pubblici italiani e dell'immane debito pubblico, c'è da dubitarne. Vediamo il perché.
A dicembre scorso c'è stato un primo braccio di ferro con la Commissione relativo alla Finanziaria 2019, che riguardava proprio la copertura in deficit di tre provvedimenti bandiera. Il primo era costituito dagli 80 euro del Governo Renzi (10 miliardi all'anno), che il Governo del cambiamento non voleva cambiare, ma confermare. Il secondo era il reddito di cittadinanza proposto dai 5 Stelle e il terzo “quota 100” della Lega. Questi ultimi due con una previsione di spesa di circa 10 miliardi ciascuno. Perciò, il totale di spesa previsto in deficit dai tre provvedimenti si aggirava intorno ai 30 miliardi, che avrebbero sforato il rapporto consentito deficit/Pil del 2%.
Dal braccio di ferro, il Governo ne uscì con un compromesso, che conteneva due condizioni da rispettare. La prima era che le spese per il reddito di cittadinanza e quota 100 sarebbero state ridimensionate, rispettivamente, a 6 e 7 miliardi, di modo che la spesa complessiva per questi provvedimenti, inclusi gli 80 euro, sarebbe stata contenuta in 23 miliardi. (...) SEGUE A PAGINA 13

Prima Economia (Pagina 13 - Edizione CA) SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
La vittoria leghista alle urne non mette certo al riparo dalla procedura d'infrazione Salvini, l'Unione Europea e quel conto economico mai saldato
(...) Quanto alla seconda, per essere sicuri che il governo non giocasse sull'equivoco del finanziamento in deficit, la Commissione ha preteso e ottenuto che nella Finanziaria 2019 venissero inserite le famose clausole di salvaguardia, che prevedevano che la copertura dei 23 miliardi per il 2020, in assenza di finanziamenti alternativi indicati dal governo, sarebbe avvenuta con un aumento automatico dell'Iva per un importo pari ai 23 miliardi, a partire dal prossimo primo gennaio 2020.
Perciò, se il governo non vuole che l'Iva aumenti, deve trovare coperture alternative. Tuttavia, le nuove spese da coprire non finiscono qui, perché Salvini insiste per l'approvazione di una prima forma di flat tax, che costerebbe tra 12-15 miliardi. Tenuto conto, inoltre, che altri 10 miliardi serviranno per finanziare le cosiddette spese indifferibili (missioni all'estero, scatti di anzianità dei dipendenti pubblici, incrementi della spesa sanitaria, ecc.), l'importo della prossima legge finanziaria lieviterebbe a 45-48 miliardi, che la maggioranza gialloverde ha già previsto di finanziare per la gran parte in deficit.
Il governo, infatti, ha già fatto deliberare dal Parlamento, nella risoluzione di maggioranza con la quale Camera e Senato nel mese di aprile hanno approvato il Documento di Economia e Finanza (Def), l'impegno a non aumentare l'Iva (cioè a disinnescare le clausole di salvaguardia), a non imporre nuove tasse in alternativa all'Iva e ad approvare la flat tax nella prossima legge di bilancio per il 2020, senza indicare, come prevede la Costituzione, quali dovrebbero essere le coperture alternative. Troppa grazia a Sant'Antonio, verrebbe da dire, se non fosse che il puzzle nasconde la riserva mentale di un nuovo finanziamento in deficit, proprio come lascia intendere la dichiarazione di Salvini di ridiscutere i parametri Ue.
Si profila dunque un nuovo conflitto con la Commissione Ue, che non prelude niente di buono. Non s'illuda Salvini che con la nuova Commissione il suo compito sarà più facile, perché c'è da aspettarsi che il rigore verso l'Italia sarà ancora maggiore. La minaccia di apertura di una procedura d'infrazione da parte della Commissione scatenerebbe un attacco speculativo dei mercati contro il debito italiano, da cui il Paese ne uscirebbe con le ossa rotte. Perciò Giorgetti ha ammonito che sull'economia italiana sta per arrivare una “grandinata”, che potrebbe travolgere il governo. Renzi, che aveva preso il 40,8% alle precedenti elezioni europee, docet.
BENIAMINO MORO
DOCENTE DI ECONOMIA POLITICA UNIVERSITÀ DI CAGLIARI

2 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 29 maggio 2019 / Cultura (Pagina 43 - Edizione CA)
LA BIOGRAFIA. Condannato all'ergastolo per la strage di Chilivani è in libertà vigilata
DAL CARCERE A UNA NUOVA ESISTENZA
«Così i libri mi hanno salvato» Sebastiano Prino firma un volume di racconti, riflessioni e storie di vita

In ogni pagina c'è lo sguardo del bambino diventato vecchio in fretta per via di una «decisione espressa a sette anni». Una decisione «che mi venne fatta pesare e che era diventata irrevocabile». Era l'estate del 1974 e Sebastiano Prino aveva dieci anni, ma come il piccolo Gavino Ledda tre decenni prima e come centinaia, migliaia di infanti e adolescenti fino agli anni Sessanta in Sardegna, venne spedito in campagna per accudire al gregge. Aveva appena finito le scuole elementari e da quel momento, fu la sentenza del padre, sarebbe stato un pastore. «Dopo pochi mesi - racconta - quel mestiere non mi piaceva più e chiesi di poter tornare a scuola, ma la risposta fu un categorico no».
La storia
È stata la sua sliding door, la scelta inconsapevole che gli ha condizionato la vita. “I passi di un uomo solo”, edizioni Libri Liberi, è una raccolta di racconti, lettere e riflessioni di una vita deragliata dentro il carcere e infine, va detto, risorta grazie allo sguardo mai svanito di quel bambino che fu costretto troppo presto («Mio padre era un uomo all'antica») a rinunciare all'innocenza dell'infanzia. Nuorese, classe 1964, condannato all'ergastolo per la strage di Chilivani - l'uccisione dei carabinieri Ciriaco Carru e Walter Frau, caduti il 16 agosto 1995 nel conflitto a fuoco coi banditi che preparavano l'assalto a un furgone portavalori lungo la strada Sassari-Olbia -, Sebastiano Prino finirà di scontare la sua pena nel 2023 e oggi, in regime di libertà vigilata, vive a Nuoro dove lavora per la cooperativa sociale Ut Unum Sint, (il presidente è don Pietro Borrotzu), che si occupa di reinserimento dei detenuti e di giovani chiamati a un percorso di giustizia riparativa. La sua vita, dunque, riparte da qui, dal capolinea di un tour carcerario cominciato all'Asinara e proseguito a Livorno, Sulmona, Padova - dal 2010 al 2015, dove ha potuto frequentare il corso di storia all'Università e laurearsi con una tesi su Marc Bloch - e infine Badu 'e carros. Intanto ha partecipato a diversi concorsi letterari e ha vinto alcuni premi. «La scrittura e lo studio mi hanno salvato».
Le chiavi della libertà
Sulla copertina del volume la foto di un murale: un pugno fatto di libri che sorregge una chiave. La cultura, l'istruzione come lasciapassare per la libertà. «È il messaggio che voglio lanciare perché non debba più essere che ai bambini venga tolta la possibilità di avere una vita migliore, di assaporare la bellezza dello studio». Nel libro - già presentato a Nuoro, a Monserrato, a Firenze - racconta dei colloqui in carcere con le assistenti sociali «che con protervia mi chiedevano conto di come conducevo la mia vita quando ero libero». Siete arrivate un po' tardi, rispondeva lui, «il vostro aiuto mi sarebbe servito tanti anni fa, quando ho lasciato il banco di scuola per arrampicarmi in montagna dietro un gregge di capre dispettose».
L'occasione di riscatto
Lo studio più che il lavoro, dice, «è ciò che aiuta chi sta in carcere ed è la vera occasione di riscatto. Eppure, ancora oggi, in tanti penitenziari questo non viene capito. Per me non è stato semplice studiare, ho dovuto combattere anche perché sono sempre stato nelle sezioni speciali e ogni no, davanti alle mie richieste di potermi iscrivere a un corso, veniva giustificato in nome della “sicurezza”. Solo a Padova ho trovato un direttore, un'educatrice e dei volontari che credevano nel valore dello studio come possibilità di reinserimento del detenuto».
«Sto scontando la pena»
Sa bene che tanti, tra coloro che leggeranno il suo libro, vorrebbero chiedergli dell'accusa che gli è costata l'ergastolo. Non ne parla ma, per dovere di cronaca, occorre dire che si è sempre professato innocente. «Sto scontando la mia pena. È questo il dato di fatto». Innocente o colpevole, quante volte avrà pensato ai familiari dei carabinieri uccisi? «Tante - ha risposto una volta in un'intervista all'Unione Sarda -. Quanto è grande la loro sofferenza?, me lo sono sempre chiesto. Non ho mai dato retta a chi mi diceva di chiedere loro perdono per avere gli sconti di pena. Non l'ho mai fatto, anche per una questione di rispetto».
Piera Serusi

3 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 29 maggio 2019 / Commenti (Pagina 40 - Edizione CA)
L'intervento
FALSE CREDENZE SUL METANO

Una delle favole che si raccontano oggi è che il riscaldamento globale sia colpa delle emissioni di metano da parte dei ruminanti. Ergo, non mangiare carne e non bere latte (o non mangiare formaggio) può rappresentare una forma (Gretamente) concreta per “salvare il pianeta”. La FAO stima un contributo degli allevamenti pari al 14% alle emissioni globali (per l'Italia, ISPRA stima il 4,2%).
Ma il metano enterico è sempre stato parte della storia di nostra madre Terra. I grandi sauri erbivori, in ere geologiche lontane, hanno generato questo gas in quantità tali da poter aver sostanzialmente contribuito al riscaldamento globale registrato nel Mesozoico (Giurassico e Cretaceo, da 190 a 65 milioni di anni fa), e la fauna pascolante in Europa e in America, prima dell'instaurarsi di processi agricolo-zootecnici, ha fatto registrare emissioni in linea con quelle derivanti attualmente dai selvatici e dai domestici presenti in queste aree. Partiamo dai dinosauri, ricordando che i grandi sauropodi erbivori hanno dominato la scena biologica per un tempo lunghissimo, oltre 120 milioni di anni nelle ere geologiche del mesozoico. Si tratta degli animali terrestri più imponenti mai apparsi sulla terra e il loro gigantismo, frutto di un indubbio successo evolutivo, genera ancora oggi ampio dibattito fra gli studiosi. La massa enorme, il più grandi potendo raggiungere il peso di circa 100 tonnellate (Argentinosaurus), lunghezza fino a 40 metri e altezza di circa 20, pone interrogativi sulla loro fisiologia.
È indubbio che nell'apparato digerente dei grandi sauropodi albergasse un microbioma in grado di fermentare la fibra e rendere così disponibili i nutrienti indispensabili alla vita dell'animale. In mancanza di masticazione e di gastroliti, il processo orale consisteva esclusivamente nel brucare e ingerire enormi quantità di biomasse (un sauropode di mole media di 38 tonnellate ingeriva giornalmente quasi mezza tonnellata di alimenti) con una emissione di 6,9 tonnellate di metano all'anno per km2 che riportati alla dimensione della superficie del nostro pianeta coperta da vegetazione, stimata in metà delle terre emerse a quel tempo, è pari a di 520 milioni di tonnellate di metano, da 6 a 12 volte superiore a quella stimata dalla FAO per gli odierni ruminanti domestici.
Passando a tempi più recenti, la più rilevante contrazione di erbivori registrata in epoca storica e causata dalla caccia operata dall'uomo è quella del bisonte americano (Bison bison), la cui consistenza in epoca precolombiana è stata stimata in circa 30 milioni di capi pascolanti nelle Great Plains degli Stati Uniti: questa specie, come è noto, è stata oggetto di caccia sistematica che, in pochi decenni, ne ha ridotto la popolazione a pochi capi. La produzione di metano enterico dei Bisonti americani prima dell'arrivo dei coloni europei è stata calcolata in 2,1 milioni di tonnellate per anno che confrontata con le odierne emissioni dei ruminanti allevati oggi in USA (2,5 milioni di tonnellate di metano) portano a concludere che la zootecnia ha causato un aumento delle emissioni nazionali soltanto del 14%.
In conclusione, questo insieme di studi ha dimostrato come la presenza di metano atmosferico che origina dalle fermentazioni digestive degli erbivori è un elemento costante nella storia della Terra per cui il riscaldamento globale attualmente in atto è frutto di altre attività umane e non può essere imputato alla presenza degli erbivori zootecnici.
GIUSEPPE PULINA
UNIVERSITÀ DI SASSARI

 

La Nuova Sardegna

 

LA NUOVA SARDEGNA

4 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 29 maggio 2019 / Prima pagina
L’ANALISI
L’ISOLA IN CRISI E LO SVILUPPO NEGATO

di Roberto Furesi e Pietro Pulina, Università di Sassari
Leaving no one behind: non lasciare nessuno indietro. È il principio chiave di Agenda 2030, il Memorandum delle Nazioni Unite che detta ai singoli paesi 17 obiettivi e 169 sotto-obiettivi affinché perseguano la via dello sviluppo sostenibile, di un benessere duraturo, diffuso ed equo, nel prossimo decennio. Si tratta di una via difficile, resa tortuosa dalla necessità di dare un ordine a delle priorità – come ad esempio occupazione e impatto ambientale di attività industriali – solo apparentemente in conflitto.  ? CONTINUA A PAGINA 2

Sardegna - Pagina 2 - segue dalla prima
L'ISOLA IN CRISI  E LO SVILUPPO NEGATO
A che punto è la Sardegna in questo percorso? Il Rapporto Istat SDGs 2019, presentato di recente, mette a disposizione una batteria di 123 indicatori che consente di definire il quadro generale del problema e individuare alcuni elementi critici su cui soffermarsi. Un primo spunto di riflessione giunge dallo stato del sistema di istruzione e ricerca. Tra gli indicatori spicca il 23% degli studenti sardi (in Italia sono il 14,5%) che esce precocemente da sistema di istruzione e formazione. Quelli che proseguono nelle scuole superiori conseguono in prevalenza insufficienti capacità alfabetiche (50,4 per cento) e numeriche (66 per cento). Analoghe carenze si individuano sul piano dell'innovazione: meno di 15 lavoratori su 100 operano nei settori della conoscenza (in Italia sono più di 17); meno di un quarto delle imprese, contro il 32% nazionale, adotta innovazioni di prodotto e/o di processo; appena il 10% della ricchezza prodotta dal settore manifatturiero proviene da imprese a medio-alta tecnologia. Solo la metà delle imprese ha un sito web, mentre il dato italiano supera il 71%. Non sorprende dunque la scarsa competitività che si riflette sul problema di fondo di questa regione: il lavoro. Il 22,2% dei sardi (l'11,8% in Italia) vive in famiglie "a bassa intensità lavorativa", caratterizzate cioè da occupazioni saltuarie, di basso profilo, se non addirittura inesistenti. E quando il lavoro c'è, diventa fonte di rischio: più di 16 occupati su 10.000 (meno di 12 in Italia) subiscono infortuni che provocano morte o inabilità permanente. Diretta conseguenza è il 38,1% della popolazione che vive in condizioni di povertà o esclusione sociale (in Italia il 28,9%): si tratta di un dato impressionante, una vera e propria emergenza che rischia di deflagrare. L'arretratezza delle condizioni di vita è generalizzata e trova riscontro nella qualità dei servizi offerti al cittadino: è mai possibile che il 48,5% delle famiglie sarde non si fidi a bere l'acqua del rubinetto (in Italia il 29%)? È accettabile che il 20,7% della popolazione (il 16,1 in Italia) viva in case con problemi strutturali o di umidità o che le strade siano trappole mortali: 36 incidenti su 100.000 (il dato nazionale è 28,6) provocano lesioni gravi. Le condizioni di malessere si traducono in fenomeni criminosi e ingiustizia: 1 sardo su 100.000 è vittima di omicidio volontario, più del 6% subisce molestie sessuali mentre quasi 2 famiglie su 100 è oggetto di tentativi di corruzione. La fiducia nel sistema giudiziario è ai livelli più bassi del Paese (4,3%): il senso della comunità va progressivamente scemando, anche perché le diseguaglianze si accentuano. La nostra rappresentanza di donne (28%) e giovani (40%) in Parlamento è inferiore a quelle delle altre regioni. Il 40% più povero della popolazione ha visto crescere il proprio reddito solo dello 0,11%, contro il 4,77 nazionale. La sintesi efficace di questo stato di cose è rivelata dal più alto tasso di morti per suicidio (8,6 su 100.000 contro i 5,8 nazionali) e dall'alto consumo di alcol pro capite (18,3 litri). Tutto ciò mina la speranza di vita in buona salute alla nascita: 55 anni in Sardegna, contro quasi 59 in Italia. Per l'isola dei centenari si tratta di uno grave smacco. Innovazione e istruzione, lavoro e diseguaglianza, giustizia e servizi: una breve rassegna di pochi indicatori ha messo in luce le dimensioni delle emergenze di questa regione nella corsa al 2030. Una corsa nella quale, per dirla con John Rawls, nessuno deve restare indietro. Leaving no one behind.
di ROBERTO FURESI E PIETRO PULINA, Università di Sassari

5 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 29 maggio 2019 / Sassari - Pagina 22
Sechi: lo sciopero di lunedì è il culmine di gravi problemi tra ditta e lavoratori
MENSA ERSU, SITUAZIONE FUORI CONTROLLO

SASSARI Braccia incrociate e servizio di ristorazione garantito a singhiozzo. Da lunedì è esploso, con una vera e propria vertenza sindacale, l'equilibrio precario tra i dipendenti e i vertici aziendali della "Marconi", azienda che gestisce in appalto da oltre due anni il servizio di somministrazione dei pasti e la pulizia di piatti e stoviglie all'interno della mensa universitaria di Ersu Sassari.La ditta, ultimamente, avrebbe accumulato un ritardo di circa venti giorni nel pagamento dello stipendio dovuto ai circa trenta lavoratori. Un situazione già verificatasi pochi mesi fa che si era però risolta positivamente senza sfociare nello stato d'agitazione. Il risultato: personale a ranghi ridotti all'osso (assolutamente non sufficiente per garantire gli standard ottimali del servizio) e mai integrato dalla ditta appaltatrice, utilizzo oltre misura di materiale di plastica usa e getta (piatti e posate) per garantire ugualmente il consumo del pasto a tutti gli studenti a causa dell'esiguità di personale nel servizio di pulizia di piatti e stoviglie e della presenza a singhiozzo dei detergenti. Questo ha comportato nei giorni scorsi un importante rallentamento del servizio di ristorazione, aggravato poi lunedì dallo sciopero dei lavoratori della ditta "Marconi" che hanno incrociato le braccia sia a pranzo che a cena nel culmine del servizio, obbligando l'ente a chiudere la mensa.«E' una situazione estremamente delicata e grave dove Ersu non ha alcuna responsabilità nè diretta nè indiretta, ma si trova a subire suo malgrado un grave disservizio che si ripercuote sulla popolazione studentesca - spiega il presidente dell'Ente Massimo Sechi - possiamo comprendere il disagio che stanno vivendo i lavoratori della Marconi srl - prosegue Sechi - che vivono nell'incertezza economica e vorrebbero ottenere delle rassicurazioni e delle certezze da parte del proprio datore di lavoro, ma Ersu e tutti gli studenti e le studentesse non possono subire oltremodo questo disservizio. Stiamo valutando le azioni da intraprendere, nel rispetto delle leggi che regolamentano il delicato mondo degli appalti pubblici, cercando di mediare il più possibile con la ditta Marconi, i dipendenti e le sigle sindacali».

 

Questionario e social

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