Martedì 30 aprile 2019

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 aprile 2019

L'Unione Sarda

Rassegna quotidiani locali
a cura dell’Ufficio stampa e redazione web


L’UNIONE SARDA
 
1 - L’UNIONE SARDA di martedì 30 aprile 2019 / Prima Salute (Pagina 41 - Edizione CA)
NEFROLOGIA. Congresso internazionale oggi a Cagliari
Sono 160mila i sardi che soffrono di malattie renali
La media nell'Isola è tra il 10 e il 15 per cento, una delle più alte in campo nazionale

Ci sono 850 milioni persone nel mondo affette da una malattia renale cronica e ogni anno oltre un milione muore per questa causa. In Italia le persone colpite sono 2,5 milioni e la Sardegna registra una delle più alte incidenze in Italia, tra il 10 e il 15% dell'intera popolazione generale. Che significa che circa 160.000 sardi hanno una malattia renale cronica. L'Isola, subito dopo la Sicilia, è la regione con la più alta prevalenza di pazienti dializzati (900 per milione di abitanti). Si tratta quasi di un'epidemia, che gli esperti descrivono come silenziosa perché, nella maggior parte dei casi, quando i sintomi si manifestano, la malattia è già in una fase molto avanzata.
Congresso a Cagliari
Sulle malattie che causano danno renale, le novità terapeutiche e farmacologiche, l'evoluzione della medicina rigenerativa, l'onco-nefrologia, la ricerca clinica e molto altro ancora, punta i fari il nuovo congresso internazionale sulle malattie renali con la Mayo Clinic (uno dei più grandi centri medici del mondo), in programma da oggi al 3 maggio all'hotel Regina Margherita di Cagliari. Un evento biennale che si svolge in Sardegna su iniziativa di Antonello Pani, direttore della struttura complessa di Nefrologia dell'azienda ospedaliera Brotzu, e conferma l'importanza della “scuola” nefrologica dell'Isola. «Alcuni dati della National Kidney Foundation - afferma Pani - stimano che nel mondo occidentale, tra gli individui sopra i 65 anni, 1 uomo su 5 e 1 donna su 4 siano affetti da malattia renale cronica le cui cause principali sono diabete, ipertensione, obesità e la sindrome metabolica».
Malattie renali croniche
Giusto per avere un'idea delle dimensioni del problema, tra le cause più comuni di morte prematura nella popolazione occidentale, le malattie non trasmissibili (cardiovascolari, diabete e malattie renali) hanno ormai sostituito le trasmissibili (influenza, malaria o aids). Nei Paesi in via di sviluppo le malattie epidemiche trasmesse con l'acqua o associate a scarsi servizi igienico-sanitari sono le principali cause di insufficienza renale acuta e di malattie renali croniche.
Diagnosi genetica
«Durante le 15 sessioni del convengo», quattro sono riservate alla formazione dei giovani nefrologi da tutta Italia e studenti dell'Università di Cagliari, «saranno illustrate le più recenti novità oltre che sulle principali cause della malattia renale cronica e sulla nefropatia diabetica anche sulla genetica delle malattie renali», precisa il medico. «La malattia policistica renale», per esempio, «che rappresenta la patologia renale monogenica più frequente, sarà affrontata non solo per una sua diagnosi genetica precoce ma anche per le nuove proposte terapeutiche. La patologia colpisce in media di 2,7 persone ogni10.000 abitanti. La sua prevalenza sta aumentando per le migliorate possibilità di diagnosi genetica o di diagnosi precoce per situazioni cliniche silenti», spiega ancora lo specialista.
Patologie rare
Durante il congresso, ampio spazio troveranno anche le malattie renali rare, come la malattia di Fabry, la sindrome da anticorpi antifosfolipidi, le vasculiti ANCA-correlate e la sindrome di Churg-Strauss, malattie per le quali la divisione di nefrologia dell'Ospedale Brotzu è un riferimento regionale. Ma gli esperti si confronteranno anche sui «risultati di nuovi farmaci per la cura di alcune malattie renali, quali il Tolvaptan per il rene policistico, farmaci biologici come il Rituximab per le glomerulonefriti, l'Etecalceltide per il trattamento dell'iperparatiroidismo secondario».
Mauro Madeddu

2 - L’UNIONE SARDA di martedì 30 aprile 2019 / Sulcis Iglesiente (Pagina 29 - Edizione CA)
MUSEI. Progetto educativo
Scuola e ambiente: settanta alberi in piazza Paganini

Con i primi 70 alberelli piantumati ieri in piazza Paganini a Musei entra nel vivo il progetto “I Giardini Possibili” con cui la onlus Casa Emmaus di Iglesias mira alla rigenerazione urbana di quattro aree periferiche in altrettanti Comuni sulcitani nei quali ha dato vita inoltre a progetti didattici di contrasto alla povertà educativa minorile.
Donati da Forestas e piantati da tanti volontari coordinati da architetti del paesaggio e botanici ecco allora che nella piazza sterrata fanno la loro comparsa olivastri, corbezzoli, lentischio, lavanda, rosmarino, lecci.
«Specie autoctone», dice Francesca Meloni, tecnologo dell'Orto Botanico dell'Università di Cagliari. Bioedilizia e sostenibilità ambientale sono concetti chiave anche nella riflessione di Stefania Casula, “ProgettoBarega.org”: «Valorizzare le nostre risorse locali anche facendo didattica sul paesaggio autoctono sardo». Concetto fatto proprio anche dal collega Gigi Usai: «L'armonia paesaggistica è la parola chiave».
Il progetto che vede Casa Emmaus coordinare oltre 20 organizzazioni del territorio sta procedendo bene: «Osservando oggi tanti museghesi sporcarsi le mani, - afferma la coordinatrice - mettere a disposizione acqua e corrente, dico che il paese ha fatto proprio il progetto e dunque l'obiettivo è pienamente centrato». Concorda il sindaco Antonello Cocco: «Abbiamo diverse idee per valorizzare e collegare meglio questo spazio sterrato al resto del paese».
Avviato nel settembre scorso e finanziato (500 mila euro in due anni) dall'impresa sociale “Con i bambini” il progetto vedrà inaugurare il “Giardino Possibile” di piazza Paganini il 2 giugno per poi avviare il recupero di spazi periferici a Villamassargia, Domusnovas ed Iglesias. «Una volta realizzati i giardini si darà il via alle attività didattiche con laboratori e altre iniziative», annuncia Maria Giovanna Dessì.
Simone Farris


3 - L’UNIONE SARDA di martedì 30 aprile 2019 / Prima (Pagina 1 - Edizione CA)
L'analisi
LA VORAGINE DEL DEBITO

Beniamino Moro
Nei giorni scorsi l'Eurostat ha certificato che il debito pubblico italiano l'anno scorso ha sfondato le previsioni del governo, collocandosi al 132,2% del Pil. Ciò è dovuto al fatto che il deficit strutturale, stimato al netto delle misure passeggere, a causa dell'aumento dello spread e quindi dei rendimenti dei titoli pubblici, è leggermente aumentato, contro le previsioni del governo, dello 0,3%. Questo fatto avrà conseguenze sulle prime raccomandazioni che la Commissione Ue rivolgerà all'Italia il prossimo 7 maggio quando, secondo le anticipazioni del commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, i conti italiani «dovranno tornare sulla base delle nostre indicazioni».
Nel successivo mese di giugno, inoltre, la Commissione farà un riesame complessivo della situazione italiana, basato sul fatto che gli impegni presi dal nostro governo sui saldi del 2018 non sono stati mantenuti. Perciò, l'Italia torna ad essere guardata con sospetto nel mercato finanziario globale, dando per scontato che si andrà a una nuova resa dei conti con la Commissione Ue dopo le elezioni europee del 26 maggio.
Il governo italiano non s'illuda che la nuova Commissione che scaturirà dalle elezioni europee avrà un atteggiamento più benevolo nei confronti dell'Italia, anzi paradossalmente le difficoltà aumenterebbero se a vincerle fossero i partiti sovranisti europei. Il problema è che in proiezione, come ha recentemente sostenuto anche la European House-Ambrosetti in una recente conferenza tenutasi a Cernobbio, il rapporto debito pubblico/Pil non è sostenibile. (...) SEGUE A PAGINA 11

Commenti (Pagina 11 - Edizione CA) Segue dalla prima
Debito pubblico: è una voragine
(...) Infatti la condizione di sostenibilità di medio-lungo periodo è che il tasso di crescita dell'economia sia superiore o almeno uguale al tasso di rendimento dei titoli a lunga scadenza. E in Italia, a fronte di un tasso di crescita dello zero virgola, il tasso di rendimento dei Btp a dieci anni si attesta al 2,63%.
Il Rapporto Ambrosetti individua tre cause della debole crescita dell'Italia: la prima è la bassa produttività del lavoro. Negli ultimi 23 anni, infatti, a fronte di un aumento della produttività italiana del 6,7%, si è avuta una crescita media europea del 27,4%, del 31,6% in Germania, del 27,8% in Francia e del 16,8% in Spagna. Il motivo del ritardo italiano è dovuto alla scarsa produttività “multifattoriale”, legata alla managerialità, alla digitalizzazione, alla meritocrazia, alla formazione e all'ambiente economico.
La seconda causa è data dal livello del capitale umano. Tra i Paesi Ocse, il nostro ha la più bassa percentuale di laureati (solo il 17,7% della popolazione) e investe di meno nell'istruzione superiore (0,3% del Pil), contro lo 0,6% della Francia e della Spagna e dello 0,8% della Germania. Infine, la terza causa della bassa crescita italiana è dovuta alla scarsità degli investimenti e alla lentezza con cui essi vengono realizzati nel tempo.
A queste cause strutturali, se ne è aggiunta di recente un'altra di natura congiunturale. Da un anno, infatti, l'Italia si trova a fronteggiare il raddoppio dello spread tra Btp decennali e i corrispondenti Bund tedeschi, passato da circa 130 punti base nel maggio 2018 ai livelli di oltre 260 dell'ultimo periodo. L'aumento ha già causato una maggiore spesa per interessi sul debito pubblico di circa un miliardo e mezzo quest'anno, il doppio nel 2020 e si prevede di 4,5 miliardi nel 2021. Inoltre, gli effetti negativi non si limitano al costo del debito pubblico, ma si estendono alle banche, alle imprese e alle famiglie. Queste ultime, stima lo studio Ambrosetti, hanno visto calare il valore della loro ricchezza in titoli di 85 miliardi già nel primo semestre del 2018. Sulle banche, la perdita di valore patrimoniale del portafoglio titoli può essere stimata intorno ai 40 miliardi, con effetti negativi sia sui coefficienti patrimoniali che sul costo della raccolta, il che limita la loro capacità di erogare credito.
Un discorso analogo, infine, vale anche per le imprese: il rendimento medio delle obbligazioni emesse dalle aziende italiane a partire dal terzo trimestre del 2018 si è attestato al 3,5%, il doppio rispetto all'1,8% del primo trimestre.
BENIAMINO MORO
DOCENTE DI ECONOMIA POLITICA, UNIVERSITÀ DI CAGLIARI

 

La Nuova Sardegna

 

LA NUOVA SARDEGNA

4 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 30 aprile 2019 / Sassari - Pagina 21
SOLO CORIANDOLI PER GLI "ECOLAUREATI"
Niente più piazza Università formato discarica: dopo i controlli dei vigili i neodottori hanno raccolto bicchieri e rifiuti
di Luigi Soriga
SASSARI Per sfornare dei perfetti eco-laureati c'è ancora un po' da lavorare, ma da un paio di settimane l'asticella del senso civico, davanti alle Università, si è alzata parecchio. Dalla distesa di spazzatura, bicchieri di plastica, bottiglie vuote, si è passati a un sottile tappeto di coriandoli. Considerati gli scenari post laurea degli ultimi tempi, documentati anche da moltissimi post indignati sui social, il passo avanti è davvero notevole. E infatti tutti i neo dottori che ieri mattina hanno brindato in piazza con la corona d'alloro sulla testa, sono rimasti all'interno della soglia di tolleranza fissata dai vigili urbani: si chiude un occhio sui coriandoli sparati per aria, ma si sanziona per tutti gli oggetti abbandonati per terra. Per fortuna ha prevalso la linea della festa "sostenibile", e gli agenti in borghese non hanno dovuto tirare fuori il taccuino. E la sanzione sarebbe stata molto salata. L'ordinanza numero 18 del 24 aprile 2017, che disciplina il servizio di raccolta differenziata, alla voce violazioni, quando si parla di deposito al suolo di rifiuti non pericolosi e non ingombranti, prevede una multa di cinquecento euro.
Ad essere pignoli, anche il diluvio di coriandoli che si spande a macchia d'olio per tutto lo slargo, si configura come inquinamento urbano. E ne sanno qualcosa gli operatori ecologici che la mattina dopo devono rincorrere i pezzetti di carta sospinti dal vento, o raccattare quelli ammucchiati qua e là negli anfratti tra auto e abitazioni. Però, per non rovinare la festa con un salasso al portafoglio, la polizia municipale ha optato per la soglia di tolleranza coriandoli. Ieri dopo lo scoppio dei cannoni sparacoriandoli e i calici alzati di spumante, è comparsa puntuale la busta di plastica per la raccolta dei rifiuti. Quindi bicchieri e bottiglie nel sacchetto, così come i cilindri di carta svuotati. I vigili, un po' in disparte, hanno monitorato i festeggiamenti per tutta la mattinata, poi considerata la sobrietà hanno deciso di tornare alla base. Quindi le polemiche sui social, la campagna di sensibilizzazione da parte della polizia municipale che nella scorsa sessione aveva estratto solo il cartellino giallo verso i neodottori e gli amici al seguito, ammonendoli sulle conseguenze delle lauree zozzone, hanno avuto un effetto positivo. Gli stessi commissari di laurea hanno messo in guardia gli studenti sul fatto che i loro colleghi avevano di gran lunga superato il limite e che ci sarebbe stato un drastico giro di vite.
Quindi, almeno per ora, quelle foto che certificavano l'inciviltà ad honorem di una generazione istruita ma sporcacciona, sembrano un capitolo chiuso.

 

Questionario e social

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