Martedì 23 aprile 2019

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
23 aprile 2019

L'Unione Sarda

Rassegna quotidiani locali
a cura dell’Ufficio stampa e redazione web


L’UNIONE SARDA
 
1 - L’UNIONE SARDA di martedì 23 aprile 2019 / Prima pagina
L’analisi
SE L’ITALIA È UN RISCHIO

di BENIAMINO MORO
A livello internazionale, è opinione diffusa che l’Italia stia diventando un fattore di rischio sistemico molto pericoloso. La recente approvazione del Def (Documento di economia e finanza), che contiene molte incognite sulla copertura delle nuove spese annunciate per la prossima legge di bilancio, tra cui la flat tax (tassa piatta), ha nuovamente fatto salire la tensione con la Commissione Ue, costringendo il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, a puntualizzare che un primo giudizio ufficiale verrà espresso il prossimo 7 maggio, quando i conti «dovranno tornare sulla base delle nostre indicazioni ».
Le percezioni diffuse in economia possono anticipare eventi che rischiano di auto-realizzarsi. Non è ancora il caso di drammatizzare, ma non è neanche il caso, come cerca di fare la politica, di far finta che i problemi non esistano. Ecco come la situazione italiana è stata riassunta di recente dai due massimi organismi economici internazionali (Ocse e Fmi) e dalla Confindustria.
Nel Rapporto economico sull’Italia (Survey Italia 2019), l’Ocse boccia Quota 100 e Reddito di cittadinanza, suggerendone un’abrogazione o quantomeno un forte ridimensionamento dell’impatto sull’economia. In particolare, Quota 100, così com’è, aumenterà «la disuguaglianza intergenerazionale e farà aumentare il debito pubblico». Una retromarcia su questa misura consentirebbe un risparmio di 40 miliardi di euro nei prossimi anni, cifra in linea con i calcoli dell’Inps. (...) SEGUE A PAGINA 16

Economia (Pagina 16 - Edizione CA) SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Ocse e Fmi preoccupati per gli effetti di Quota 100 e Reddito di cittadinanza
L'ITALIA PERCEPITA COME UN FATTORE DI RISCHIO PER L'ECONOMIA

(...) L 'Istituto ha indicato in 22 miliardi la maggiore spesa della riforma da qui al 2021. Il reddito di cittadinanza, invece, «rischia di incoraggiare l'occupazione informale e di creare trappole della povertà». Per l'Ocse, oggi l'Italia è ufficialmente in recessione, con una contrazione del Pil di -0,2% prevista per quest'anno; tuttavia, la stagnazione italiana è di lunga durata e parte dalla seconda metà degli anni '90. Siamo l'unico Paese del mondo sviluppato che oggi ha un reddito pro-capite inferiore del 2,5% a quello del 2000, contro una crescita media del 15% in tutti gli altri Paesi Ocse. Persino la Grecia ha un reddito pro-capite superiore dell'1,5%. Il problema è che questa stagnazione di lungo corso rischia di aggravarsi.
Anche il Fmi nel suo Rapporto sull'Italia ha lanciato l'allarme di una crescita negativa per il primo trimestre di quest'anno. Scrivono gli economisti del Fondo: «Evidenti vulnerabilità hanno lasciato l'Italia impreparata a fronte dei rischi che gravano sulla Ue, dal rallentamento della crescita all'impatto del protezionismo e della Brexit». Dietro c'è anche la maggiore incertezza sulla politica di bilancio dell'attuale governo, che si è tradotta già nel 2018, con l'innalzamento dello spread, in un incremento dei rendimenti dei titoli pubblici. C'è il rischio di contagio globale in caso di crisi. Se quest'ultima dovesse materializzarsi, il debito pubblico italiano riprenderebbe ad aumentare rispetto al Pil e il governo in carica sarebbe costretto ad attuare una manovra molto restrittiva.
Sul piano interno, è la Confindustria ad essersi incaricata per prima di dire pubblicamente che l'Italia è ferma. L'economia italiana, sostiene l'Associazione degli industriali, «è prevista sostanzialmente in stagnazione (crescita zero) nel 2019 e in esiguo miglioramento (+0,4%) nel 2020». Essa ha cominciato a perdere colpi a giugno 2018, con l'insediamento dell'attuale governo. I dati sull'occupazione lo confermano, con una crescita di 198 mila unità nel primo semestre 2018 ed una diminuzione di 84 mila nella seconda metà dell'anno. La fine dell'anno, inoltre, ha coinciso col crollo dell'attività industriale, innescata dal rialzo dello spread e dal crollo della fiducia. Una nota positiva, tuttavia, deriva dalle ultime rilevazioni dell'Istat, che a gennaio hanno registrato una ripresa del settore industriale dell'1,7% rispetto a dicembre, la prima variazione congiunturale positiva dopo quattro mesi di cali consecutivi.
BENIAMINO MORO
DOCENTE DI ECONOMIA POLITICA, UNIVERSITÀ DI CAGLIARI

2 - L’UNIONE SARDA di martedì 23 aprile 2019 / Provincia di Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
ISILI
Studentessa modello premiata per la Maturità

Sabato, con una cerimonia all'interno della scuola, il liceo Pitagora di Isili consegnerà la borsa di studio a Elisa Pitzalis, l'unica studentessa che nell'anno scolastico 2017/2018 ha conseguito la Maturità con la votazione massima: 100 e lode. Alla giovane il dirigente scolastico del Pitagora Giulio Anedda consegnerà l'assegno messo a disposizione ogni anno dal Miur per gli studenti che ricevono la lode. L'importo varia in base al numero di studenti che ricevono il massimo della votazione. «È un modo - ha detto il preside - per sottolineare il carattere esemplare dello studente». Elisa è iscritta al primo anno di Ingegneria biomedica all'università di Cagliari. Il riconoscimento è per lei importante: «È il coronamento di un percorso quinquennale fatto di sacrifici e lungo lavoro», ha detto. «Un riconoscimento finale per il mio impegno costante: mi rende fiera di me stessa e degli insegnanti che mi hanno guidato». La cerimonia comincerà alle 9,30. Sarà presente il sindaco Luca Pilia, la famiglia della studentessa, i docenti e i compagni che con Elisa hanno trascorso i cinque anni di liceo linguistico. Per diversi anni consecutivi il piccolo liceo Pitagora ha potuto premiare diversi studenti che hanno ottenuto la lode alla maturità.
Sonia Gioia

3 - L’UNIONE SARDA di martedì 23 aprile 2019 / Commenti (Pagina 40 - Edizione CA)
Il dibattito
IL LAVORO SI EVOLVE MA NON LA POLITICA

Siamo dentro una rivoluzione evolutiva, sul piano tecnologico e sociale, quanto culturale, ma la politica non sembra muovere passi adeguati al processo in corso. L'impreparazione e gli interessi avversi a tale inarrestabile mutazione, assumono l'entità di una debole e minuta diga, il cui cedimento genererà disastri.
Fino a quando questo Paese riuscirà a garantire quelle aziende che non intendono sviluppare un adeguamento tecnologico dei loro cicli produttivi? Per contro, quali saranno gli esiti occupazionali, quando altre aziende leader sul nostro territorio, volgeranno verso la completa automazione? Dovremmo guardare con attenzione l'importante opportunità offerta dall'evoluzione in corso, a patto che le istituzioni e la politica riescano a definire un accettabile equilibrio socioeconomico in questa fase di trasformazione. Gli incentivi per le aziende che riescono a traghettare la propria tecnologia verso la cosiddetta industria 4.0, dovrebbero essere vincolati ad un impegno verso i propri dipendenti, di formazione professionale allargata. Questo nell'ottica per la quale, quegli stessi lavoratori cui gran parte al termine della trasformazione risulterà in esubero, riescano ad acquisire ulteriori capacità e professionalità spendibili sul mercato del lavoro.
È un passaggio che non trova nei sindacati, o meglio nella loro componente egemone, un supporto fattuale a causa degli obsoleti modelli industriali di riferimento. Questa mancata presenza costruttiva, che lascia spazio ad una ideologica contrapposizione o ad un lassaiz faire distruttivo, arrecherà un irreparabile danno nel breve e medio termine, per i lavoratori e per il Paese. Anche l'educazione, per via dell'istruzione secondaria ed universitaria, dovrebbe mutare senza smarrire la centralità umanistica.
Le istituzioni preposte dovrebbero compiere una sintesi, attraverso cui riuscire ad offrire validi strumenti ai ragazzi di oggi, protagonisti del futuro. La scienza e la tecnologia, da cui dipende il nostro attuale vivere, non è decisa da azioni di matrice ideologica, politica o sociale. Essa avanza grazie all'apporto dei tanti ricercatori, che compiono continue indagini conoscitive ed esplorative, spostando sempre oltre le frontiere di conoscenza dell'umanità. La tecnologia in definitiva rende la scienza fruibile nella quotidianità, riducendo fatica e attenzione alla routine, fino a liberare il tempo e lo spazio per un nostro ulteriore e diverso impegno di pertinenza individuale.
Abbiamo due strade possibili da percorrere, una, la meno auspicabile, è quella in cui la società, per una sua parte esigua e potente, sarà costituita da occupati, ricchi e abbienti, a discapito della maggioranza di esclusi e disoccupati. L'altra via, l'unica praticabile a meno di rivolte e autodistruzioni, è quella per cui la liberazione dalla ciclicità meccanica del tempo, in ambito lavorativo, diventi elemento dominante della contrattazione nel mondo del lavoro. Percorso attraverso cui le organizzazioni aziendali, finalizzate ad economie di sistema, non adottino come parametri centrali nella contrattazione, il lavoro/tempo e il tempo/retribuzione. Parametri la cui combine con il peso fiscale, induce ad una contrazione organizzativa, piuttosto che una modulazione dei tempi e del lavoro a costi immutati. È oramai non più eludibile la mutazione di quel paradigma, quanto l'impegno nell'aggiornamento professionale cui è auspicabile, attraverso investimenti dello Stato, un ampliamento delle finalità formative.
MAURIZIO CIOTOLA, PUBBLICISTA

4 - L’UNIONE SARDA di martedì 23 aprile 2019 / Sulcis Iglesiente (Pagina 31 - Edizione CA)
DOMUSNOVAS. Via al progetto Protheos: collaborano Comuni, Geoparco e Università
Viaggio nel tempo dentro la grotta
Si studiano i cambiamenti climatici e ambientali nel corso dei millenni

La grotta di San Giovanni, fenomeno carsico dalle caratteristiche uniche con i suoi 850 metri di lunghezza interamente transitabili - una delle sole tre cavità naturali al mondo ad essere interamente percorribile nella sua estensione - è al centro di un importante progetto di ricerca scientifica.
Il progetto  A Domusnovas, ma non solo, sono attesi i risultati che potrebbero dire molto più di quanto attualmente si sa sulle sue caratteristiche climatiche ed ambientali e sulle trasformazioni che l'area ha subito nel corso di secoli e millenni. Un progetto di importante rilevanza scientifica che ha l'ambizione di valorizzare l'intero territorio e fornire informazioni utilissime riguardo a suolo e sottosuolo della Sardegna. Si tratta del “Progetto Protehos”, acronimo di “Progetto di indagine su territorio, Homo e Sviluppo”, che interessa tutta l'area carsica intorno a Monti Acqua, il rilievo all'interno del quale si è formata la grotta di San Giovanni. «È un'iniziativa di prospezione e indagine sul territorio domusnovese, cioè una tecnica di scandagliamento non distruttivo del sottosuolo: l'indagine permetterà di rivelarne le proprietà fisiche ed eventuali oggetti sepolti e sarà finalizzata alla ricostruzione dei paleoambienti che connotano la sequenza delle variazioni climatiche succedutesi in Sardegna nell'intero arco del Pleistocene, l'epoca compresa tra 2,58 milioni e 11.700 anni fa», spiega l'assessore a Beni culturali e Urbanistica Daniela Villasanta. «Il progetto di ricerca scientifica - puntualizza l'assessore - deve condurre alla descrizione e alla ricostruzione delle testimonianze storiche, protostoriche e preistoriche dell'area che si andrà a investigare, con il risultato di produrre una rilevante quantità di dati che gli Enti preposti alla tutela e all'amministrazione del territorio potranno cercare di valorizzare per il bene comune».
Il team  A condurre l'importante ricerca sarà un gruppo di lavoro che sfrutterà la collaborazione tra il Comune di Domusnovas e il Parco Geominerario, storico e ambientale della Sardegna e del quale fa parte anche l'omonima associazione del Parco Geominerario (Apgs) presieduta da Mario Pilloni, responsabile inoltre del progetto di ricerca. A questo si affiancherà un'équipe di archeologi, paleontologi e geologi coordinata dal professor Sergio Ginesu, geologo e docente di Geomorfologia e Geologia applicata all'Università di Sassari. Alcuni giorni fa a Domusnovas la firma del protocollo d'intesa con Apgs e il Parco Geominerario che si impegna a versare un contributo di 20 mila euro per il 2019, utile alla predisposizione delle attività funzionali al progetto di ricerca. «A breve riuniremo tutti i soggetti coinvolti - fa sapere l'assessore ai Beni culturali - per una programmazione dettagliata delle attività da svolgere. L'amministrazione comunale fornirà, ove necessario, locali per riunioni e logistica e i propri operai per la sistemazione della grande mole di attrezzature da impiegare».
Simone Farris

 

 

La Nuova Sardegna

 

LA NUOVA SARDEGNA

5 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 23 aprile 2019 / Sardegna - Pagina 2
DONAZIONI DI MIDOLLO IN PERICOLO
Licinio Contu, pioniere dei trapianti, denuncia: «L'Admo a rischio cancellazione»
LO SCIENZIATO SFRATTATO DA POLITICA E BUROCRAZIA
Il genetista chiede una sede per l'associazione che gestisce 28mila donatori

CAGLIARI Lo scienziato sfrattato dalla burocrazia e dall'indifferenza della politica. Licinio Contu, una sorta di leggenda vivente della medicina in Sardegna, lancia un appello per salvare l'Admo, l'associazione donatori di midollo osseo.
C'è un doppio filo che lega il professore la donazione di midollo osseo. Contu è un pioniere della medicina. Ha eseguito il primo trapianto al mondo di midollo da donatore non familiare. Un intervento con cui ha salvato la vita a un malato di talassemia. E ha aperto una autostrada per la cura dei migliaia di malati sardi. Contu ha creato il registro di donatori di midollo osseo nel 1987. In Sardegna, Nel resto di Italia è arrivato dopo.
«La nostra è la prima associazione nata in Italia per promuovere la donazione del midollo osseo (cellule staminali emopoietiche per il trapianto) - spiega Contu -. Grazie all'attività di questo associazione la Sardegna ha il primo registro d'Italia per numero di donatori in rapporto alla popolazione, che nell'isola è intorno al 24 per mille abitanti. Il registro italiano ha 11 donatori per mille abitanti.
La Sardegna grazie a questa attività conta oggi un registro di quasi 28mila donatori. Questo risultato è dovuto alle 32 sezioni dell'Admo distribuite in tutta la Sardegna». Ma ora la sopravvivenza della associazione è a rischio.
Tutto inizia tre anni fa. Con la abolizione delle Province quella di Cagliari si riprende i locali che fino a quel momento erano destinati all'Admo. Propone un affitto all'associazione senza scopro di lucro che non riceve un euro di finanziamento pubblico. «Impossibile per noi riuscire a pagare un affitto - spiega Contu -. Ci hanno fatto sgomberare tutto. Ho trasferito la sede a casa mia, ma non può essere una soluzione. Il Comune aveva deciso di fare una cittadella del volontariato nei locali lasciati liberi dall'aviazione militare dietro Monte Urpinu, ma il progetto non è stato realizzato. La Regione e l'assessorato alla Sanità conoscono l'emergenza, ma non sono mai andati oltre generiche promesse. Nei giorni scorsi un partito politico ci ha offerto una stanza nella loro sede da utilizzare come ufficio». E Contu non ha dubbi. «Se non si trova una soluzione sarò costretto a sciogliere l'associazione che gestisce il registro».
L'Admo dal 1987 ha sempre lavorato per promuovere la donazione del midollo osseo e reclutare donatori. Ora la ricerca scientifica ha reso possibile di prelevare le cellule staminali dal sangue periferico, si donano le cellule staminali. Solo in casi particolari l'ematologo ritiene importante fare il prelievo del midollo osseo. «In Sardegna fino a ora sono state fatte 250 donazioni di midollo osseo per altrettanti pazienti trapiantati. Pazienti affetti da talassemia, leucemie acute e croniche, linfomi e mielomi, anemie refrattarie.
Di queste 250 donazioni la metà sono state utilizzate in Sardegna, le altre sono andate all'estero negli Stati Uniti, in Canada, in Francia, in Inghilterra e in altri paesi, e l'altro 50 per cento per trapiantare malati italiani».
Contu, già professore di ematologia e genetica medica all'università di Cagliari, ha eseguito il primo trapianto al mondo di midollo da donatore non familiare. «Quando ho fatto questo trapianto da donatore non familiare per la talassemia mi sono saltati tutti addosso - racconta -. Era il 1991. Avevo chiesto l'autorizzazione al registro italiano dei donatori midollo osseo, ma mi è stata negata. E ho disobbedito.
In quel periodo i malati facevano i trapianti solo da familiari. Ho trovato un donatore non familiare con un cromosoma identico a quello del paziente da trapiantare. Alla fine abbiamo deciso che si poteva fare e abbiamo proceduto. Il trapianto è stato perfetto, e il paziente è ancora vivo. Il registro italiano dopo questo risultato mi ha dato l'incarico di procedere a uno studio nazionale sui trapianti da donatori non familiari per talassemici. Il 70 per cento dei talassemici ha potuto fare il trapianto. Poi l'uso del donatore non familiare è stato esteso agli altri pazienti malati non talassemici». (l.roj)

 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 23 aprile 2019 / Sardegna - Pagina 4
Il re dei divulgatori tv: «Con un linguaggio adatto la scienza è accessibile a tutti»
«HO VISTO TUTTO IL MONDO MA MAI UN NURAGHE»
Sulla Sardegna: «L'ho visitata molto meno di quanto avrei voluto»

di Alessandro Pirina
SASSARI Il tono di voce è lo stesso che siamo abituati a sentire in tv da anni e anni di "Quark". Rassicurante, suadente, inequivocabile. Questa volta però Piero Angela non parla né di viaggi intorno al pianeta né di scoperte scientifiche, ma racconta sé stesso. La sua carriera, la sua tv. Una vita al servizio dei telespettatori a cui ha fatto conoscere e amare la storia, la scienza, la tecnologia, la natura. Ed è proprio per questi meriti che il re dei divulgatori, 90 anni compiuti a dicembre, sabato a Porto Cervo riceverà il premio speciale della giuria del Premio Costa Smeralda. Un nuovo riconoscimento che va ad aggiungersi agli innumerevoli ricevuti in oltre 65 anni di carriera.
Siamo arrivati al premio numero?
«Non saprei, ne ho ricevuti tantissimi. E un po' di tutti i tipi».
Wikipedia dice che le sono state conferite otto lauree honoris causa e che ha vinto sette telegatti. Lei è la dimostrazione che la cultura può essere anche nazionalpopolare.
«Le lauree, nel frattempo, sono diventate 12, mentre di telegatti non ne ho più ricevuti perché non li consegnano più. Al di là di questo, si tratta di due tipi di premi a loro modo importanti, perché i telegatti rappresentano il giudizio del pubblico sui programmi, mentre le lauree testimoniano l'apprezzamento dell'accademia per quegli stessi programmi. È un po' quello che vado dicendo da sempre: da una parte ci sono gli scienziati che approvano i contenuti, dall'altra il pubblico che apprezza il linguaggio. Le cose che io racconto - e i miei collaboratori raccontano perché il nostro è un lavoro di gruppo - sono importanti, serie, fatte bene, corrette, senza sciocchezze al loro interno, senza tentativi di furbizie. E soprattutto utilizziamo un linguaggio non solo semplice ma accattivante. Il che vuole suscitare interesse e trasmettere il piacere di scoprire. Come dice anche il sottotitolo di "Ulisse"».
Sabato le verrà consegnato il Premio Costa Smeralda. Non è la prima volta che riceve un riconoscimento in Sardegna.
«A Cagliari nel 1997 mi è stata conferita una laurea honoris causa in Biologia. Qualche anno fa a Villacidro ho ricevuto il premio letterario Dessì. Ma purtroppo la Sardegna l'ho visitata molto meno di quanto avrei voluto».
Mai stato in vacanza nell'isola?
«Una volta, era l'agosto del 1968. Ricordo che eravamo appena arrivati alla Maddalena, ero con mia moglie e i miei figli. Un signore del posto ci aveva invitati a fare una piccola gita in barca, ma abbiamo fatto appena in tempo a vedere Budelli e la Spiaggia rosa, perché l'indomani sono dovuto tornare di corsa a Roma: i sovietici avevano invaso la Cecoslovacchia. Allora facevo ancora il telegiornale».
Il suo primo impatto con il pubblico non lo ha avuto come giornalista ma come jazzista.
«Quello è stato un hobby, non sono mai stato un musicista in senso professionale. Insieme ad alcuni colleghi dell'università avevamo anche creato una band. All'epoca avevo anche studiato musica classica, ero arrivato fino all'ottavo anno. Mi cimentavo al pianoforte. Amavo il classico ma più di tutto mi interessava la musica jazz».
Nel frattempo entra in Rai: prima al Giornale radio e poi in televisione, al Telegiornale.
«Avevo iniziato nel 1953 a Torino, poi mi sono trasferito a Roma. Quasi subito mi hanno mandato a Parigi per fare una sostituzione, ma alla fine ho fatto il corrispondente dalla Francia per nove anni. E poi è stato il turno di Bruxelles».
In quegli anni al Tg c'era il sardo Tito Stagno.
«Ci conosciamo bene, ma non abbiamo mai avuto occasione di fare delle cose insieme. Anche perché quando lui conduceva il tg io ero corrispondente a Parigi. E successivamente il tg delle 13.30 io l'ho condotto solo per un anno e mezzo. Perché poi ho deciso di prendere un'altra strada».
Cosa l'ha spinta a lasciare il tg per i programmi di divulgazione?
«Tutte le imprese dell'Apollo di cui quest'anno cadono i cinquant'anni. Avevo visitato tutte le stazioni e avevo scoperto i centri di biologia spaziale che si occupavano dello studio dell'origine della vita e delle sua evoluzioni. A quel punto ho deciso di dedicarmi anche professionalmente a quelle cose che già mi piacevano per conto mio. E così dal 1969 ho fatto sempre e solo programmi di scienza».
Il primo programma fu "Destinazione uomo" nel 1971, ma il grande successo arriva nel 1981 con "Quark". Come nasce questa trasmissione che segnerà per sempre la televisione italiana?
«Fino ad allora realizzavo tutti i documentari da solo. Ma ovviamente riuscivo a farne pochi. Allora ho pensato a un programma con tanti collaboratori. Ed è stato più facile. Nel 1981 nasce così "Quark", che partito con 18 puntate e 10 speciali, è diventata una rubrica molto seguita».
Il successo di "Quark" avviene negli anni del boom dei quiz di Bongiorno, dei fagioli della Carrà e delle ragazze Drive in. Qual è stato il segreto del successo?
«Era un programma di interesse per il pubblico fatto con un linguaggio adatto. La scienza, ma anche la tecnologia e tanto altro, sono mondi da scoprire, pieni di cose interessanti. Basta spiegarle in modo chiaro. A quel punto chi è curioso e ha voglia di sapere non può non trovare interesse. Per capire come funziona il cervello o cosa c'è dentro la materia la chiave d'accesso è il linguaggio».
Insieme ad Arbore e Biagi è uno dei pochi a non avere mai tradito la Rai. Ma immagino Berlusconi l'avrà sicuramente corteggiata?
«Certo, le offerte sono arrivate, ma io mi sono sempre ritenuto un servitore dello Stato, sempre dalla parte dei cittadini. La Rai è un servizio pubblico, le tv commerciali hanno altre esigenze, devono fare ascolti per forza. Io ho sempre temuto che in una tv commerciale avrei subito quel tipo di pressioni e ho preferito declinare».
Lei è stato uno dei pochi volti tv a prendere le difese di Enzo Tortora.
«È vero. Molta gente si è defilata, molti amici sono scappati perché pensavano fosse colpevole. Io invece lo conoscevo bene e sapevo che era del tutto estraneo a quelle accuse che gli venivano mosse. Mi era bastata una piccola ricerca per capire che erano infondate. E così lo ho sostenuto, sono andato a trovarlo in carcere, ho fatto raccolte di firme, ho seguito tutta la vicenda tramite il suo avvocato. Purtroppo molti giornali dell'epoca lo trattarono da colpevole e lui di questo ne soffrì tantissimo».
Due anni fa il Foglio di Giuliano Ferrara fece una petizione per chiedere al presidente della Repubblica la sua nomina a senatore a vita. Lei rifiutò. Si è mai pentito?
«No, io faccio un altro mestiere. A ognuno il suo».
Per le nuove generazioni lei è il padre di Alberto Angela. Che effetto fa il successo di suo figlio?
«Mi fa molto piacere. Io ai miei figli - ho anche una figlia - ho sempre detto che le priorità sono l'educazione e fare bene le cose. Alberto ha studiato tantissimo, in Italia e all'estero. Ha fatto il ricercatore come paleontologo in diverse università americane. Poi ha cominciato a scrivere, abbiamo fatto due libri insieme. Finché casualmente non è andato a raccontare le sue esperienze alla tv svizzera. In Italia lo volle Telemontecarlo per una specie di "Superquark". Successivamente, ma quando era già un professionista, l'arrivo in Rai. Io ero contrario, ma i dirigenti dicevano: è bravissimo. In realtà, anche io sapevo che aveva tutte le carte in regola e che avrebbe potuto fare tanto. E la pratica lo ha dimostrato».
Nelle scorse settimane Alberto ha dedicato una puntata delle sue "Meraviglie" alla Sardegna. L'ha vista?
«Purtroppo no, ero negli Stati Uniti ma cercherò di recuperarla. Si parlava dei nuraghi che purtroppo non ho mai visto dal vivo. Mi auguro prima o poi di averne l'occasione».

 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 23 aprile 2019 / Economia - Pagina 14
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Statali a caccia di risparmi
meno spese con la Consip

di Marianna Berti
ROMA È sempre stagione di spending review e lo è soprattutto per la Consip, la società del ministero dell'Economia chiamata a razionalizzare gli acquisti delle pubbliche amministrazioni, dalle autovetture alle marmellate, dalla luce ai tablet, dal gas alla carta. L'ultimo monitoraggio condotto dal ministero di Via Venti Settembre, insieme con l'Istat, rileva numerosi risparmi messi a segno su molte delle voci contemplate. Insomma gli enti che comprano tramite la Consip, la centrale unica degli acquisti, spendono meno rispetto a quelli che vanno sul mercato per conto proprio. Stando al Rapporto 2018, che fa il punto sull'anno precedente, il prezzo del consumo di energia elettrica si è ridotto nel complesso del 24%. Anche la bolletta del gas è molto più contenuta, per chi ha acquistato tramite la convenzione con cui Consip blinda i fornitori (-5,6%). Una parte non indifferente delle uscite della Pubblica amministrazione se ne va invece per l'informatica. E così, per l'acquisto di tablet si possono raggiungere «sconti» superiori al 39%, mentre per i portatili il taglio arriva fino al 24%. E ancora, per le stampanti si può risparmiare fino al 57%. Le convenzioni permettono inoltre di ridurre di quasi un terzo (-30,3%) il costo al minuto delle chiamate tramite cellulare. Fin qui il confronto tra le spese che le amministrazioni fanno agganciandosi ai contratti che sottoscrive Consip, selezionando i fornitori attraverso gare ad hoc. Ma per gli acquisti di taglio minore, che rimangono al di sotto di una certa soglia, c'è una sorta di mercato virtuale, il Mepa, sul quale comunque c'è un controllo da parte della Centrale degli acquisti. In questo caso, anche se i venditori presenti sono abilitati dalla centrale unica, il prezzo rimane libero, o meglio non è bloccato da una convenzione. Sul Mepa la possibilità di ottenere dei risparmi è legata quindi alle modalità con cui ci si rivolge a questo mercato. E di solito, almeno dai risultati del Rapporto, l'approccio diretto, che non passa da una negoziazione, è più salato: per la carta per esempio si può pagare anche l'8 o il 9% in più. Per la carta riciclata il sovrapprezzo raggiunge invece l'11%. Oltre al Mepa c'è un altro mercato digitale, chiamato Sistema dinamico delle acquisizioni, funzionale agli acquisti correnti.In questo caso, le riduzioni di prezzo vanno dal 2-3% per la pasta e il riso a quasi il 20% per dolci e marmellate.

 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 23 aprile 2019 / La tua salute - Pagina II
La pompia, un frutto che cresce soltanto in Sardegna, al centro di studi medici
QUELL'AGRUME MOSTRUOSO CHE SPEGNE LE INFIAMMAZIONI
Le piante sono presenti in Baronia, il suo olio essenziale è diventato una start-up

In un futuro neppure tanto lontano l'olio essenziale di pompia, o qualche altra applicazione in fase di sperimentazione, potrebbe entrare nella letteratura scientifica e guadagnare una citazione nella grande storia delle scoperte dell'uso terapeutico di piante e parti di esse: dalla corteccia del salice alla scorza dell'albero di china del Perù, da cui è arrivata la cura contro la malaria, la China China, prima che comparissero i composti sintetici.
L'aspirina e il chinino sono il risultato di intuizioni, studi, ricerche, esperimenti, osservazioni di secoli. Appartiene all'oggi, invece, il percorso scientifico-imprenditoriale, in un intreccio tra ricerca, pratica terapeutica e impresa, che ha portato una studiosa dell'università di Sassari, Grazia Fenu, alla scoperta, dopo anni di studi, sperimentazioni e test in vivo e in vitro, di un "elisir della salute" come l'olio essenziale di Pompìa, regolarmente brevettato, di cui sono scientificamente comprovate le proprietà: antinfiammatorio, antiafte, antibatterico, antimicotico, disinfettante, cicatrizzante, antimacchie. L'olio, purissimo, separato tramite decantazione e, quindi, senza utilizzo di solventi chimici, attraverso un'estrazione in corrente di vapore, è ottenuto dalla scorza (il cosiddetto Flavedo o Epicarpo) di un agrume specifico della Sardegna, la Pompìa, o Citrus Monstruosa, una specie endemica della Sardegna, ora classificata sul piano botanico come Citrus Limon Variante Camarda, dal nome del botanico dell'Università di Sassari che ha effettuato la ricerca, il professor Ignazio Camarda. Il frutto, che non si può mangiare, vanta una serie di primati, per la grandezza, l'irregolarità della forma, la mancanza di leggiadria, la rarità: nel passato la coltivazione era segnalata in alcune aree (Villacidro, San Sperate, Oliena, Milis), ma oggi è concentrata nella Baronia, intorno a Siniscola, in un territorio circoscritto, classificato come "collina litoranea".Ma da chi e quando è stato introdotto in Sardegna? Le notizie sono poche e frammentarie: a portarlo in Europa, stando al botanico greco Teofrasto, sarebbero stati i componenti della spedizione di Alessandro Magno in Asia. La sua descrizione corrisponde a quella del farmacista, medico e botanico greco Dioscoride che visse a Roma al tempo di Nerone e parla del "Citrus Medica Cetra", bislungo e rugoso, mangiabile solo se bollito nel vino o nel miele e proprio così, bollito nel miele, si preparava a Oliena un frutto candito col Citrus Medica Monstruosa.
In Sardegna fu portato alla fine del IV sec. da Rutilio Tauro Palladio, ricco proprietario di terre e scrittore di agronomia. Nella sua opera, Res rustica, scrive di averlo introdotto lui stesso nei suoi possedimenti nell'isola, nei pressi dell'antica città di Neapolis, all'estremità meridionale del golfo di Oristano. L'albero era coperto tutto l'anno da fiori e frutta matura e non, grazie alle condizioni ambientali ("solum et coelum tepidum est").
L'uso dei vegetali in terapia ha una lunga storia: il riconoscimento di speciali proprietà dipendenti dal contenuto di composti vari in parti determinate delle piante ha portato a importanti risultati. La curiosità scientifica (e il necessario piglio manageriale) della professoressa Fenu - e del suo gruppo di ricerca - potrebbe aprire ancora nuovi scenari sul piano terapeutico in grado di essere d'ausilio in diversi trattamenti. Sul fronte respiratorio, ad esempio, si è ottenuto uno spray nasale utilizzato per curare una vasta gamma di riniti di origine allergica e non. Un aspetto interessante per un ambito medico che si sta sempre più ampliando. Una prima sperimentazione su un campione di dieci pazienti, ha fornito risposte positive in ben otto di loro. Ma le sperimentazioni in corso promettono ulteriori interessanti applicazioni, dalle affezioni delle mucose delle vie respiratorie e dell'apparato genitale femminile ad alcune patologie gastrointestinali.

 

Questionario e social

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