Venerdì 19 aprile 2019

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
19 aprile 2019

L'Unione Sarda

Rassegna quotidiani locali
a cura dell’Ufficio stampa e redazione web


L’UNIONE SARDA
 
1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 19 aprile 2019 / Regione (Pagina 6 - Edizione CA)
AMBIENTE. L'imprenditrice cagliaritana ha incontrato la giovanissima attivista svedese
Greta e i progetti green dell'Isola
Daniela Ducato: la Sardegna può fare da apripista nell'alta formazione

«Quello che sta facendo Greta è un grande stimolo per tutti. Oggi ho avuto un'illuminazione: mi sono resa conto che noi siamo avanti, la Sardegna ha già intrapreso il percorso della progettazione ecosostenibile, facciamo già alta formazione, possiamo diventare regione pilota in Europa e non solo, dobbiamo soltanto applicare i criteri per la salvaguardia della salute, del suolo, dell'aria, dell'acqua, del cibo, dell'energia e di ogni luogo del pianeta, ai bandi e alle azioni concrete».
La conferenza  Daniela Ducato è contenta e come sempre piena di idee. Ieri a Roma, invitata dalla presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, ha partecipato a una conferenza sul clima e ha conosciuto Greta, la giovane attivista svedese paladina della lotta ai cambiamenti climatici. L'imprenditrice cagliaritana è stata scelta perché è portavoce di Edizero, filiera di aziende che realizzano in Sardegna 120 prodotti biodegradabili a chilometro zero - per diversi settori, dall'edilizia alla moda, dall'interior design al packaging - e anche perché ha ricevuto una marea di premi e riconoscimenti internazionali, in sintesi, è considerata una delle donne più innovative, influenti e “green” al mondo.
Il regalo  A Greta ha portato in dono un “giubbino che diventa giardino”, ideato dai bambini vincitori di un concorso nazionale dell'associazione La Casa Verde Co2.0 fatto di termotessile di canapa, una pelliccia vegetale finissima e isolante. Un indumento che alla fine del suo ciclo di vita diventa orto e terra. «Tutti i nostri manufatti non contengono petrolio, né plastiche, né inquinanti, né acqua, non sono di materie prime, ma di materie ultime, non distruggono il paesaggio, lo raccontano», spiega Ducato nella sua relazione. E avverte: «I nostri edifici stanno diventando siti di stoccaggio di materiali petrolchimici, che oltre a non fare bene alla salute diventano rifiuti che lasciamo a chi verrà dopo di noi. E anche guardando dentro il nostro armadio troveremo il petrolio, il 70% di abbigliamento, borse e zainetti è fatto di fibre petrolchimiche, ovviamente di “riciclo”. Non lasciamoci ingannare dalle parole, andiamo al cuore delle cose, cerchiamo di costruire architetture e industrie di pace».
I progetti  Ducato racconta che in Sardegna esiste il progetto “Agrilizia”, cofinanziato dal Fondo sociale europeo, che prevede corsi di formazione multidisciplinare in edilizia ecosostenibile, Building Information Modeling, progettazione integrata, efficienza energetica, realizzati da «una rete di attori, dall'Università, con la facoltà di Architettura e la guida di Antonello Sanna, ai medici per l'ambiente, dagli ingegneri agli agronomi agli architetti alle imprese edili. Ecco, noi possiamo essere regione pilota, dare l'esempio agli altri, ma è necessario - e ne parlerò con gli assessori ai Lavori pubblici, all'Ambiente e al Lavoro - che questi criteri che insegniamo siano poi applicati effettivamente nei bandi». Un altro progetto in cantiere - presentato ieri a Roma - riguarda le etichette. «Capita, ad esempio, che una pittura per le pareti della nostra casa, che a noi dà benessere, abbia creato malessere nei luoghi di produzione», aggiunge Ducato. «La tracciabilità in edilizia è taciuta, le etichette non forniscono una serie di informazioni, come la delocalizzazione o l'utilizzo del lavoro delle donne, sottopagato in molte parti del mondo».
Global Strike  Il 24 maggio, seconda giornata di sciopero internazionale per il clima dopo il 15 marzo, con manifestazioni in centinaia di città, Daniela Ducato sta organizzando un evento nel Medio Campidano, la provincia più povera d'Italia: «Vi invito a venire», ha detto a Greta, alla presidente del Senato e ai relatori del convegno, «presenteremo in anteprima nuovi prodotti, nuove modalità di formazione e le etichette intelligenti e solidali. Noi crediamo che le persone e le storie vengano prima delle merci».
Cristina Cossu
 

2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 19 aprile 2019 / Prima Salute (Pagina 39 - Edizione CA)
NEUROLOGIA. La specialista Monica Puligheddu
PASSIAMO UN TERZO DELLA VITA A DORMIRE: FACCIAMOLO BENE
Alcol, zuccheri e carboidrati sconsigliati di sera così come un pasto troppo abbondante

Come osserva la neurologa specialista del sonno, Monica Puligheddu, se passiamo un terzo della nostra vita a dormire ciò avrà pure un senso: o siamo uno scherzo della natura, oppure dormire, e soprattutto farlo bene, è una necessità del nostro corpo. E allora, perché privarsene? Anche perché, oltre agli effetti ristoratori di una buona dormita, bisogna aggiungere che per un buon tempo -otto ore circa, l'intervallo ideale- non siamo afflitti dalle preoccupazioni quotidiane.
Importanza del sonno  Eppure, commenta la responsabile del Centro di medicina del sonno dell'Azienda ospedaliera universitaria di Cagliari (Clinica neurologica), le persone hanno un rapporto ambivalente con il sonno: da una parte sono consapevoli della sua importanza, e si informano sulle abitudini e i rimedi per un salutare riposo, dall'altro continuano a pensare, sbagliando, che sia una gran perdita di tempo, e vorrebbero trovare strategie per ridurlo. In maniera paradossale, da una parte si ingegnano a indurlo, anche ricorrendo ai farmaci, dall'altra a comprimerlo.
Ottimizzare le energie  In realtà, lasciar fare al sonno il suo lavoro, nei tempi congeniali a ognuno di noi, è il modo migliore per ottimizzare le energie e fronteggiare lo stress quotidiano. E perché questo sia possibile, al netto della miriade dei vari suggerimenti, veri e falsi miti, è sufficiente rispettare il ritmo sonno-veglia: addormentarsi e risvegliarsi sempre alla stessa ora e in maniera sincronizzata con la luce solare. In soldoni, dormire la notte e star svegli di giorno, e dormire quanto basta per sentirsi ristorati, ovvero in forze per svolgere con prontezza i compiti quotidiani. Non è vero che tutti abbisognano della stessa quantità di ore di sonno, ci sono varie tipologie di dormienti: i normotipi, i lungo-dormitori, i brevi-dormitori. C'è chi per riposare deve dormire cinque ore, e chi, invece, nove. «Ognuno di noi», precisa la dottoressa Puligheddu, «ha un proprio orologio biologico interno, che però dev'essere sempre rispettato». Chi non dorme abbastanza, o lo fa in maniera irregolare, specialmente sul lungo periodo, avrà più difficoltà a ricordare, a prestare attenzione, a imparare. Un sonno cattivo o insufficiente compromette le funzioni cognitive di un individuo; come accade, per esempio, agli adolescenti, tra cui sono molto diffusi i disturbi del sonno a causa della tendenza a modificare il ritmo sonno-veglia. I più giovani vanno a letto molto tardi e si svegliano molto tardi; un comportamento accentuato dall'uso spasmodico di device digitali (cellulari, tablet e computer), che tengono desti e vigili, anziché facilitare il rilassamento necessario per addormentarsi.
Niente alcol o carboidrati  Al contrario di ciò che si pensa, è anche sbagliato bere alcolici, consumare carboidrati o zuccheri. Il vino, in un primo momento concilia il sonno, poi, spiega la neurologa, «siccome ha un'emivita molto breve viene presto eliminato e allora, durante la notte ci svegliamo per l'effetto rebound, per cui ci manca la sostanza che ci ha fatto addormentare».
Una buona igiene del sonno, al contrario di ciò che si fa solitamente, vieta pure di concedersi pasti abbondanti poco prima di andare a dormire, perché una digestione impegnativa può creare reflusso, che, sua volta può dare apnea. Le apnee notturne, dice Puligheddu, sono tra i disturbi più diffusi e importanti del sonno e riguardano il 4/5 per cento della popolazione, specialmente tra i più piccoli e gli anziani. Un altro disturbo molto frequente è l'insonnia, patito dal 30/40 per cento della popolazione, e che potrebbe essere evitata soprattutto regolando il ritmo sonno-veglia, con sane abitudini alimentari e comportamenti corretti.
Franca Rita Porcu


3 - L’UNIONE SARDA di venerdì 19 aprile 2019 / Prima Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
VIALE LA PLAIA. Il presidente dell'Ersu: «Entro la fine del 2020 l'opera sarà pronta»
Via gli abusivi dall'ex Semoleria
Ieri lo sgombero per l'avvio dei lavori per il campus universitario

C'è chi viveva in quell'edificio, appena oltre il cancello dell'ex Semoleria di viale La Plaia, da anni. Ieri mattina gli abusivi, sette algerini, hanno dovuto abbandonare il caseggiato portandosi dietro i loro effetti personali. «Non sappiamo dove andare», hanno detto un quarantenne e un giovane mentre spingevano un carrello della spesa con capi d'abbigliamento, materassi e zaini. Si sono diretti in uno stabile poco distante, lasciando lì tutta la roba. Ora dovranno cercare un'altra sistemazione.
L'operazione di sgombero, scattata ieri mattina e avvenuta sotto lo sguardo dei poliziotti, non ha registrato problemi e adesso l'area è completamente nelle mani della società Pellegrini che potrà iniziare i lavori per la realizzazione del primo lotto del campus universitario dell'Ersu. «L'impresa», spiega Michele Camoglio, presidente dell'ente regionale per il diritto allo studio, «impiegherà un anno e mezzo per completare l'intervento. Entro la fine del 2020 l'edificio da otto piani con 247 posti letto, le aree studio, gli impianti sportivi e il parcheggio sotterraneo saranno pronti».
La disperazione  «Ho vissuto qui per tre anni. Era la mia casa. Ora dove andrò?», si è chiesto un algerino di 40 anni mentre spingeva un carrello con dentro pochi vestiti e un borsone. «Non ho i documenti e per questo ho svolto solo lavori senza contratto. Nonostante le numerose difficoltà non ho mai commesso reati. Ora però non so proprio dove andare». Un connazionale più giovane ha aggiunto: «Ci affideremo a qualche amico. Speriamo di trovare un altro edificio abbandonato». All'interno del caseggiato i segni del degrado e della disperazione: spazzatura, materassi vecchi e ammuffiti, coperte diventate con il tempo stracci. L'aria irrespirabile impedisce una sosta più lunga all'interno dell'edificio. All'esterno gli operai della ditta Pellegrini hanno avviato i lavori: porte e finestre sono state chiuse con grate per evitare nuove incursioni.
Il progetto  Le operazioni di sgombero non hanno presentato problematiche, così gli agenti, dopo aver identificato gli occupanti (la loro posizione sul territorio italiano dovrà essere valutata), sono andati via eseguendo dei passaggi di controllo. L'intervento di ieri dà il via libera ai lavori dell'impresa Pellegrini. In questi mesi sono stati svolti gli interventi per la ricerca di ordigni bellici e materiali inquinanti nei terreni dell'ex Semoleria: dunque la presenza degli occupanti abusivi dello stabile non ostacolava le operazioni. Ora, dopo la firma di un atto di variazione dell'appalto prevista per martedì, entreranno in azione operai, camion e ruspe per l'inizio della realizzazione delle opere. «Siamo all'avvio del cantiere definitivo», aggiunge Camoglio. «Per il primo lotto la Regione ha messo a disposizione 35 milioni di euro e l'impresa vincitrice della gara d'appalto avrà a disposizione 427 giorni per concludere l'intervento». Gli otto piani ospiteranno delle stanze per un totale di 240 posti letto, moderne aree studio. Sarà costruito anche il parcheggio sotterraneo a due piani che potrà ospitare sino a 530 auto.
Secondo lotto  L'Ersu ha già deciso anche cosa avverrà per il secondo lotto (l'intervento garantirà altri 300 posti letto distribuiti in altri due edifici, la mensa, la palestra e l'arredo della piazza). «La Regione», spiega il presidente dell'Ente, «ha autorizzato l'utilizzo del “project financing” per l'affidamento dei lavori a un privato». Già stanziati un milione e mezzo per il 2021 e poco meno di quattro milioni di euro all'anno per 29 anni, canone destinato a chi costruirà l'opera e la gestirà. E a chi si aggiudicherà l'appalto sarà ceduto l'edifico di via Roma (palazzo Vivanet, ex Hotel Moderno).
Matteo Vercelli
 

4 - L’UNIONE SARDA di venerdì 19 aprile 2019 / Provincia di Oristano (Pagina 33 - Edizione CA)
BOSA. Mastino: i proprietari delle case non possono occupare i piani interrati
«Se piove, tutti fuori dalle cantine»
L'ordinanza per il rischio idrogeologico in vigore sino a giugno

Stare in cantina con gli amici a bere un bicchiere di vino? Da oggi, se piove, non si può. Il divieto arriva dopo un'ordinanza del sindaco Luigi Mastino, emessa quanto ormai manca poco alle elezioni comunali e motivata con il rischio «di significativa pericolosità idraulica presente nell'abitato di Bosa e nelle zone definite HI3 ed HI4». Praticamente gran parte dell'area nel fondo valle e nelle zone di golena del fiume Temo. Nella sua ordinanza, che vale sino a fine primavera, il primo cittadino richiama il Piano regionale di protezione civile.
L'ordinanza  «Ai proprietari o conduttori a qualsiasi titolo di immobili ricadenti all'interno delle aree a significativa pericolosità idraulica il divieto di utilizzo per fini residenziali dei piani interrati e seminterrati». Gli stessi proprietari, nel caso in cui la Protezione civile dovesse diramare da qui al 21 giugno avvisi di criticità, dovranno evitare di rimanere in quei piani. In altre parole, se un bosano si trova nella cantina rustica e il Comune o la Regione danno l'allarme per piogge intense, deve salire al piano superiore. L'ordinanza del sindaco trova ragioni nel rischio idrogeologico cui è soggetta la città ma anche nella necessità per il Comune di non trovarsi nella situazione del maggio 2018, quando il cedimento di un canale allagò il centro ed il piano terra delle case e dei locali fra la via La Marmora ed il corso Vittorio Emanuele.
Sardisti all'attacco  «Sul problema del Vincolo idrogeologico che ormai dal 2005 con la adozione del Pai ha pesantemente limitato a Bosa - si legge in una nota della sezione cittadina del Psd'Az - sembra intravedersi qualche possibilità di riduzione delle aree vincolate dal momento che la Regione, sulla base di una direttiva europea, ha commissionato all'Università di Cagliari uno studio sulle aree a rischio idrogeologico».
Il risultato? «Per la nostra città la situazione che emerge dopo questi approfondimenti è di un chiaro ridimensionamento delle aree vincolate con la eliminazione di tutte quelle parti “non allagabili” come ad esempio alcune zone collinari. O come quella situazione incredibile per cui erano a rischio idrogeologico le case a destra di una strada ma non quelle a sinistra». Secondo i sardisti bosani «questo studio rappresenta un'ottima base dalla quale partire per una ridefinizione dei vincoli ma contiene ancora limiti concreti». Ma, intanto, se le piogge in quel che resta di questa primavera saranno annunciate con preallarme di Protezione civile i bosani si dovranno spostare ai piani superiori. E se non li hanno? Due le alternative: lasciar piovere oppure imparare dalla loro storia che volle un borgo sulla collina e non case costruite in riva al fiume.
Antonio Naìtana


5 - L’UNIONE SARDA di venerdì 19 aprile 2019 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
IL CASO. La ministra della Salute Grillo voleva affidargli la Sanità campana
Moirano resta all'Ats: «Onorerò il contratto»

Fulvio Moirano non lascia la Sardegna. L'interesse della ministra della Salute Giulia Grillo per affidare al manager dell'Ats la sanità campana è motivo d'orgoglio ma non di più. Moirano intende onorare il contratto che lo lega all'Azienda unica sino al 2021, anno in cui il direttore generale ha sistemato il traguardo. «Nei giorni scorsi ho accolto con grande piacere l'interessamento, da parte del Ministero, sulla mia figura quale possibile Commissario governativo per la sanità in Campania», afferma Fulvio Moirano, «ma il contratto stipulato con la Regione e il percorso di rilancio aziendale avviato nell'ultimo biennio mi portano a dover onorare gli impegni assunti».
I tempi Che l'Ats sia un'azienda in scadenza è cosa nota. Ma la decisione di Moirano di proseguire il suo lavoro (nonostante adesso sia limitato all'ordinaria amministrazione secondo le linee di indirizzo imposte dal presidente della Regione) è il segnale che il percorso di cancellazione non sarà così breve. L'assessore alla Sanità, Mario Nieddu, l'ha messa tra le priorità: «Aboliremo l'Ats, non sappiamo ancora quante Asl ci saranno, ma di sicuro non ritorneremo alle otto di prima». L'abolizione dell'Ats deve passare attraverso una legge che ne preveda anche il sistema alternativo. Un percorso delicato che potrebbe mettere a dura prova il Consiglio regionale. Moirano lo sa e probabilmente il suo contratto scadrà prima della contro riforma.
(m. s.)

6 - L’UNIONE SARDA di venerdì 19 aprile 2019 / Prima (Pagina 1 - Edizione CA)
L'intervento
LA VIOLENZA SULLE DONNE

Leonardo Filippi
A veva suscitato molto scalpore la sentenza della Corte d'appello di Ancona, che aveva assolto due giovani sudamericani accusati di aver violentato una ragazza peruviana, perché il proscioglimento era stato motivato con la non credibilità della vittima e con la sua personalità “tutt'altro che femminile, quanto piuttosto mascolina”, che, secondo i giudici, “la foto del fascicolo processuale appare confermare”. I giudici anconetani avevano motivato anche sul fatto che la ragazza non piacesse fisicamente ad uno degli imputati, tanto che ne aveva registrato il numero di cellulare sul proprio telefonino sotto il nome di “vikingo”.
Su appello del Pubblico ministero, la Corte di cassazione ha ora annullato la sentenza di assoluzione, imponendo un nuovo giudizio e ristabilendo il rispetto delle regole di diritto, bacchettando come superficiale il giudizio dei giudici anconetani che avevano valorizzato elementi, come l'aspetto fisico della vittima, che in realtà sono “irrilevanti in quanto eccentrici rispetto al dato di comune esperienza” per il reato di violenza sessuale.
Inoltre, secondo la Corte di cassazione, i giudici d'appello avevano ricostruito il fatto in modo “meramente congetturale”, ipotizzando che la ragazza avesse inventato l'aggressione per giustificarsi agli occhi della madre che, al rientro a casa, l'avrebbe presa a schiaffi perché trovata ubriaca; ciò avrebbe determinato la scelta della ragazza di inventarsi la storia della violenza. (...) SEGUE A PAGINA 12

Commenti (Pagina 12 - Edizione CA) Segue dalla prima
Donne, violenza
e sentenze choc

(...) E spingendosi addirittura ad assumere benzodiazepine di nascosto dalla madre per “corroborare la sua versione di essere stata drogata la sera dei fatti”. Si afferma infatti che i giudici d'appello si erano limitati ad una “incondizionata accettazione” della tesi degli imputati, che sostenevano che la ragazza fosse consenziente al rapporto sessuale, senza compiere alcun “serio raffronto critico” con la sentenza di primo grado che aveva invece condannato gli imputati. Rileva la Corte romana come le dichiarazioni dei due imputati sul consenso al rapporto sessuale non possono essere credibili, senza un “necessario supporto probatorio” e anzi in contrasto con la brutalità dell'aggressione, in seguito alla quale la ragazza si è dovuta sottoporre ad un intervento chirurgico. Insomma, la sentenza della Corte di cassazione ribadisce il rispetto, oltre che del codice, anche della vittima del reato, che è stata sottoposta ad una seconda “vittimizzazione” a causa del processo. Ma, soprattutto, i giudici romani affermano un principio di buon senso, cancellando la manifesta illogicità della precedente sentenza, secondo la quale una donna brutta non può essere violentata. Anche se sarebbe stato sufficiente ricordare il proverbio per cui non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace, senza scomodare la suprema Corte.
LEONARDO FILIPPI
UNIVERSITÀ DI CAGLIARI




 

 

La Nuova Sardegna

 

LA NUOVA SARDEGNA

 
7 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 19 aprile 2019 / Sassari - Pagina 25
Piazza Università trasformata in una discarica di bottiglie, bicchieri e carta
LAUREATI IN INCIVILTÀ: FESTA, CORIANDOLI E RIFIUTI
Ieri primo avvertimento dei vigili urbani: alla prossima sanzioni da 500 euro

di Luigi Soriga
SASSARI Mancavano solo i trenini, la sfilata dei carri e le ballerine di samba, per queste lauree in versione carnevalesca. Più di 300 persone concentrate mercoledì pomeriggio in piazza Università, euforia a mille, tasso alcolico pure, milioni di coriandoli sparati in cielo, centinaia di bottiglie e bicchieri lasciati in terra. E se un'auto passava davanti alla facoltà tra le due ali di folla, veniva shakerata come fosse un cocktail. Poi, attorno alle 20, quando le proclamazioni sono terminate e anche i festeggiamenti si sono spenti, la piazza si è offerta in tutta la sua devastazione. Un tappeto di coriandoli che vorticando con le folate del vento si spandeva per tutto il parcheggio e per le vie limitrofe. E ancora buste di immondizia per terra, decine di cannoni sparacoriandoli abbandonati sull'asfalto, le fioriere scambiate come cestini di rifiuti, straboccanti di bicchieri di plastica.E infine i muretti della facciata occupati da un rosario di bottiglie di spumante e di birra. Per capire che si tratta di una vera schifezza non occorre la laurea.Ieri mattina davanti alla facoltà si sono presentati i vigili urbani. Per il primo giorno hanno preferito svolgere attività di prevenzione e sensibilizzazione. Anche perché le sanzioni, in materia di inquinamento urbano, sono salatissime. Una multa di cinquecento euro è capace di rovinare la festa in un nanosecondo. Perciò gli agenti in divisa hanno spiegato ai ragazzi che esiste un'ordinanza, la numero 18 del 24 aprile 2017, che disciplina il servizio di raccolta differenziata. E che alla voce violazioni, quando si parla di deposito al suolo di rifiuti non pericolosi e non ingombranti, prevede un'ammenda di 500 euro. Il tam tam si è sparso velocemente in aula magna, e assieme al titolo di dottore tra i neolaureati è sbocciato uno spiccato senso civico e un'attitudine irrefrenabile per il rispetto dell'ambiente. «Occhio che ci sono i vigili, raccogliete tutto», era il passaparola. Dopo l'esplosione di felicità e coriandoli in piazza Università, amici e parenti si sono trasformati in ecovolontari in missione plastic-free. Anche se le divise della municipale erano ormai sparite, al loro posto c'erano gli agenti in borghese che sono rimasti in servizio sino alle 19. Hanno voluto chiudere un occhio di fronte al diluvio di coriandoli, ma solo in questa prima giornata. Niente sanzioni, solo avvertimenti. Ma dalle prossime lauree l'approccio cambierà radicalmente: tolleranza zero e multe per chi sporca e non pulisce.
 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 19 aprile 2019 / Lettere e commenti - Pagina 34
Lettera aperta all’Assessore
LA SANITÀ SARDA NON STA BENE
MA SI PUÒ SALVARE

Nel formularle, assessore, i migliori auguri per un proficuo lavoro, l'auspicio è che si possa finalmente mettere mano alle tante inefficienze del sistema sanitario regionale. Tanto più biasimevoli perché subite da chi è reso fragile dallo stato di malattia e per giunta, isolato dal resto dell'Italia, non ha possibilità di scelte alternative. Come lei sa non se ne può più delle lunghe liste d'attesa, spesso incompatibili con i rischi connaturati alla patologia, del costo sempre più elevato dei ticket. I sardi non si fidano più del sistema sanitario: sette pazienti su dieci si dichiarano insoddisfatti della offerta di salute e due su dieci rinunciano del tutto alle cure. Una sanità percepita troppo burocratica, ottusa e respingente, lontana dai bisogni reali dei malati. Forse è proprio il modo di pensarla, questa sanità, che occorre cambiare. Ricorrendo anche a soluzioni del tutto innovative che richiedono coraggio e solidità politica che, mi auguro, non manchino a questo nuovo governo regionale. Innanzitutto qualunque progetto di offerta sanitaria non può ignorare che in Sardegna esistono fattori strutturali fortemente vincolanti nella definizione della rete dei servizi sociosanitari. Occorrono modelli adatti alle peculiarità di un territorio esteso 24.000 kmq, caratterizzato da una viabilità inadeguata che non favorisce gli scambi, ha difficoltà a garantire i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e non può permettersi il lusso di cancellare gli ospedali minori declassandoli a funzioni troppo marginali. Al contrario: i piccoli ospedali debbono piuttosto aumentare i loro standard di qualità e divenire presidio efficiente di prossimità territoriale. L'insularità e la posizione geografica assai periferica rispetto al resto dell'Italia impongono, infatti, una offerta di salute pubblica il più autosufficiente possibile. Tralasciando le innumerevoli altre competenze ed entrando nel merito di soli due pilastri: il territorio e la rete ospedaliera, alcune brevi considerazioni si impongono. Il territorio, lo constatiamo ogni giorno, è sguarnito dei fondamentali servizi di prossimità. È un principio basilare di politica sanitaria che "nessuna riforma è attuabile in sanità se, prioritariamente, non si organizza l'offerta di salute sul territorio". Diventa urgente, quindi, attivare i punti di primo soccorso territoriali, ammodernare ed implementare il servizio 118, attivare l'elisoccorso, potenziare i poliambulatori specialistici, organizzare i Day Hospital e i Day Surgery. Se non trovano risposte nei servizi di prossimità i pazienti si rivolgono ai centri ospedalieri intasando il pronto soccorso, sovraccaricando le liste d'attesa, dando vita ad un gran numero di ricoveri inappropriati (fino a 14.000 all'anno) con un livello di soddisfazione molto basso ed uno spreco di risorse notevole. Chiunque volesse organizzare la sanità partendo dagli ospedali sbaglierebbe nel metodo, come chi volesse costruire una casa partendo dal tetto. Per quanto concerne la dimensione ospedaliera sarebbe davvero rivoluzionario e di grande utilità introdurre nella cultura della salute un modello di ricovero organizzato per livelli di intensità di cura, più strategico di quello attuale incentrato sulla presa in carico per patologia. Un modello basato su ricoveri brevi e multi-specialistici impostati su livelli di intensità assistenziale differenziata (dall'emergenza con la occupazione di posti letto ad altissima intensità fino alla lungo degenza in posti letto a medio-bassa intensità con costi assai più contenuti). I principi su cui si basa questo modello organizzativo sono: centralità del malato e non della malattia, superamento della frammentazione delle prestazioni, continuità delle cure e dell'assistenza, circolarità tra ospedale e territorio nonché migliore efficienza operativa delle risorse. Il nostro Sistema Sanitario Nazionale è uno dei migliori al mondo perché è stato capace di promuovere la salute secondo principi di universalità, uguaglianza ed equità di accesso alle cure. Certo è difettoso, incompleto ed ha costi elevati. Ma la promozione della salute resta il prerequisito di una buona qualità di vita.
Noemi Sanna, medico psichiatra,
già Presidente Commissione Sanità della RAS

 

Questionario e social

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