Martedì 16 aprile 2019

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
16 aprile 2019

L'Unione Sarda

Rassegna quotidiani locali
a cura dell’Ufficio stampa e redazione web


L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di martedì 16 aprile 2019 / Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
CUS CAGLIARI. Arrica ha ritirato la candidatura
Meloni confermato presidente

Marco Meloni resta alla guida del Cus Cagliari: l'avvocato e ricercatore, 48 anni, è stato confermato presidente del Centro universitario sportivo cagliaritano per il quadriennio 2019-2022. È stato eletto dall'assemblea dei soci del Cus presieduta da Francesco Mola, prorettore vicario dell'Università con delego allo Sport.
Meloni, unico candidato, ha ottenuto 39 voti su 42 votanti e 47 presenti all'assemblea. Tre gli astenuti. Stefano Arrica, non senza polemiche, ha ritirato la sua candidatura prima dell'inizio della votazione. Faranno parte del consiglio Bruno Anedda, Manuela Caddeo, Walter Cesaracciu, Stefano Demontis, Francesco De Simone, Matteo Marcelli e Yuri Marcialis. Nel collegio dei revisori sono stati eletti Alessandro Spano, Sandro Daga e Stefano Zorco.

 

2 - L’UNIONE SARDA di martedì 16 aprile 2019 / Prima pagina
L'analisi
SOLO UN SOGNO LA FLAT TAX

Beniamino Moro
Nel Documento di Economia e Finanza (Def) approvato la settimana scorsa, il governo ha fissato il quadro macroeconomico dell'economia italiana. Una crescita che quest'anno non supererà lo 0,2% e un deficit che viaggia verso il 2,4% sono i due numeri chiave della futura manovra. Si colloca in questo quadro la strategia del governo da portare avanti col decreto crescita, che viaggerà parallelamente al Def.
L'obiettivo è quello di rivitalizzare le performance dell'economia nella seconda metà dell'anno, dando per scontato che nel primo semestre la crescita sarà negativa. Per il momento, il Def contiene un'indicazione generica a sterilizzare l'aumento dell'Iva per 23,1 miliardi. Le clausole di salvaguardia sull'Iva erano state concordate dal governo con la Commissione Ue a dicembre, come condizione per l'approvazione della manovra 2019. Uno degli obiettivi annunciati nel Def è quello di rivitalizzare gli investimenti. Tuttavia, il reddito di cittadinanza e quota 100 hanno già impegnato risorse ingenti, che sono state sottratte a investimenti alternativi. È ciò che l'Ocse, il Fmi, la Banca d'Italia, la Confindustria e le agenzie di rating hanno fatto notare al governo nelle settimane passate. Peraltro, a poco serve sbandierare i 150 miliardi di investimenti pubblici già finanziati (in dieci anni) come toccasana per far riprendere la crescita: è infatti da tre anni che l'entità degli investimenti annunciata è sempre di molto superiore a quella realizzata a consuntivo. (...) SEGUE A PAGINA 5

Regione (Pagina 5 - Edizione CA) SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Per varare il provvedimento voluto dalla Lega bisognerebbe aumentare il deficit
La flat tax è solo un sogno, non ci sono le coperture finanziarie

(...) Ciò accade perché in pratica non si riesce a spendere le risorse stanziate, per le mille difficoltà che sorgono nella gestione degli appalti e per una carenza ormai cronica di progettualità degli enti locali. Peraltro, per sbloccare la situazione non sono sufficienti gli ultimi due provvedimenti del governo, ovvero i decreti legge “crescita” e “sblocca cantieri”. Entrambi infatti sono stati approvati con la formula “salvo intese”, che in pratica significa che non c'è accordo tra i due partiti di governo. Perciò, a dare una mano alla crescita restano solo i due provvedimenti bandiera del reddito di cittadinanza e quota 100. Tuttavia, il loro contributo alla crescita risulta modesto (+0,1%), anche secondo gli stessi calcoli del governo. La valutazione è più positiva per il reddito di cittadinanza, finalizzato al contrasto alla povertà; lo è di meno per quota 100 che, per consentire il pensionamento anticipato a una platea indistinta di circa 500 mila lavoratori, di fatto sta squilibrando i conti dell'Istituto di previdenza, sguarnendo gli organici della PA e mettendo a rischio la tenuta dei conti pubblici. Ora Salvini insiste per l'introduzione della flat tax (tassa piatta), che nella versione minimale costerebbe circa 12 miliardi. Aggiunti ai 23 di Iva da compensare, significano che, già a fine mese, con l'invio alla Commissione Ue del Programma di stabilità, dovranno essere indicate le fonti di finanziamento per un totale di 35 miliardi, più le altre spese indifferibili. I casi possibili sono tre: un ulteriore aumento della pressione fiscale, un taglio della spesa pubblica o un finanziamento in deficit. La prima soluzione implica una finanziaria recessiva e viene esclusa dallo stesso Salvini. La seconda implicherebbe una riedizione della spending review, destinata come le precedenti a un sicuro insuccesso. Resta il finanziamento in deficit, cui aspirerebbero sia Salvini che Di Maio, ma che contrasta con gli impegni presi a dicembre da Tria con la Commissione Ue. Perciò, il ministro del Tesoro ha posto l'aut-aut: o si disinnescano le clausole di salvaguardia sull'Iva o si fa la flat tax, entrambe le misure non sono compatibili, posizione tuttavia sfumata alla recente riunione del Fmi. Salvini sostiene che la tassa piatta si finanzi da sé con la crescita, ma nel Def si indica in un misero +0,1% l'effetto della manovra sul Pil. In conclusione, nessuna delle tre coperture è sostenibile. Fare nuovo deficit verrebbe sanzionato dai mercati, prima ancora che dalla Commissione Ue.
BENIAMINO MORO
DOCENTE DI ECONOMIA POLITICA UNIVERSITÀ DI CAGLIARI


3 - L’UNIONE SARDA di martedì 16 aprile 2019 / Commenti (Pagina 14 - Edizione CA)
Il dibattito
SVANISCE IL SENSO DI UMANITÀ

In una delle scene più intense del cinema mondiale, una stupenda Meryl Streep è costretta a scegliere quale dei suoi due bimbi salvare dallo sterminio in un campo di concentramento. Il film è “La scelta di Sophie”, tratto dall'omonimo romanzo, scritto circa 40 anni fa. A una mamma con un figlio in braccio e l'altro tenuto stretto per la mano, l'autorità costituita (un uomo in divisa militare) comunica che uno dei due sarà eliminato e le ordina che sia lei a decidere quale dei due dovrà sopravvivere e quale no. Nel caso si rifiuti, tutt'e due i figli saranno soppressi. Questa scena, ambientata nella Germania nazista, rappresenta uno degli esempi più estremi di ferocia e di crudeltà di cui può essere fatto vittima l'essere umano (e non solo). L'immenso dolore per la perdita del figlio subisce l'effetto moltiplicatore sconvolgente della “scelta” sotto ricatto cui la mamma deve soggiacere. Siamo alla desertificazione e all'asfissia dei sentimenti, prima ancora che all'eliminazione fisica.
Italia, Aprile 2019. Due famiglie di migranti, salvati da una nave mentre sono in mare alla deriva, chiedono di poter sbarcare nell'isola di Lampedusa. L'autorità costituita (un uomo spesso in divisa, anche se di mestiere fa il Ministro dell'Interno) concede eccezionalmente il permesso. Viene però posta una condizione: possono scendere a terra solo le mamme e i bambini, non i rispettivi padri. Le famiglie devono scegliere. O separarsi, mamme e figli da una parte, padri dall'altra, senza sapere se e quando si potranno ritrovare, oppure rimanere unite e continuare a vagare nell'oceano, sperando che qualcuno le accolga. Per la cronaca, le famiglie hanno scelto di rimanere unite sulla nave che le ha salvate. La storia non si ripete mai identica, ma le due vicende citate hanno evidenti e preoccupanti analogie. Quello era il nazismo, il male assoluto, sconfitto dopo un conflitto mondiale; questa è una parte dell'Italia di oggi di cui dobbiamo essere consapevoli e contro cui dobbiamo costruire argini di civiltà.
EZIO LACONI
DOCENTE, UNIVERSITÀ DI CAGLIARI


4 - L’UNIONE SARDA di martedì 16 aprile 2019 / Regione (Pagina 9 - Edizione CA)
OLBIA. Chiuso un tratto di via Nanni per 45 minuti all'ingresso e all'uscita, percorso protetto verso i parcheggi
Nasce la prima strada scolastica della Sardegna
Addio auto, largo ai giochi aspettando la campana

L'idea è tanto semplice quanto ardita: chiudere 150 metri di strada davanti a tre scuole per 45 minuti all'ingresso e 45 minuti all'uscita e trasformare la giungla di asfalto, dove ogni mattina si combatte la guerra all'ultimo sangue tra chi accompagna il pargolo più vicino al portone di ingresso, in un'oasi colorata per bambini e ragazzi. Dove, in attesa del suono della campanella, si può giocare, chiacchierare, fare due passi senza rischiare di essere travolti. È stata battezzata Sa carrera , quella che un tempo era il regno dei bambini, e il Comune di Olbia, insieme con la società partecipata Aspo, l'ha lanciata come “la strada scolastica”, la prima della Sardegna.
Come funziona
Ardita perché via Nanni non è solo la strada che ospita la scuola media più grande della città, una primaria e una piccola scuola dell'infanzia privata (mille alunni in tutto), ma un'arteria centrale a ridosso del centro storico blindato dalla ztl. Ma l'amministrazione guidata da Settimo Nizzi è fermamente decisa a portare avanti una politica di mobilità sostenibile, maturata anche all'interno di progetti di cooperazione europea, e ha così messo in piedi, insieme all'Aspo, - e su proposta dell'associazione Hub Mat - un progetto che prevede, oltre alla chiusura temporanea della strada, un nuovo percorso colorato e protetto che guida fino al più vicino parcheggio gratuito (350 metri), appena oltre il passaggio a livello, per chi non intende utilizzare quello adiacente alle scuole (gratuito per 30 minuti). Altri tre sono comunque disponibili a poche centinaia di metri. Le nuove regole saranno applicate dal lunedì al venerdì, tra le 8 e le 8.45 e tra le 13 e le 13.45, fino al 7 giugno.
Primo giorno
L'ora X scatta alle 8 in un clima festoso anche se non mancano i rimbrotti di qualche automobilista costretto a cambiare strada. Il percorso è attentamente presidiato sotto lo sguardo dell'assessora all'Istruzione Sabrina Serra e del presidente dell'Aspo Massimo Putzu. La strada scolastica ha messo l'abito buono: tanto verde ed aiuole fiorite, alberi vestiti con stoffe colorate, giochi per i più piccoli. Sulla strada, disegnati con i gessetti, un piccolo campo gioco e la pampana, il gioco dei genitori e dei nonni. Salta fuori anche un pallone e ai bambini basta un soffio per riprendersi i giochi della strada e gli spazi della città. «Abbiamo fatto questa scelta perché via Nanni è una delle vie più trafficate e i nostri bambini non erano in sicurezza», spiega l'assessora Sabrina Serra: «Abbiamo così fatto nostro il progetto presentato da Hub Mat che si occupa di mobilità sostenibile. Si tratta di un esperimento che andrà avanti fino alla chiusura delle scuole e poi verificheremo se ha ottenuto gli effetti desiderati o meno e se potrà essere applicato anche in altre scuole».
Innovazione
La strada scolastica vede, oltre a Comune e Aspo, un concorso di idee di alcune realtà tra le più interessanti nelle nuove politiche urbane come l'associazione Hub Mat e lo spin off del Dipartimento di Urbanistica dell'Università di Sassari TaMaLaCà. Il Fab Lab Olbia si occupa del monitoraggio ambientale. «La nostra collaborazione - spiega l'ingegnere Arcangelo Burrai - è consistita nello sviluppo dei box ambientali stampati in 3D che contengono al loro interno dei sensori che misurano alcuni parametri come il C02 e il benzene e poi forniscono i dati in formati facilmente accessibili. Così è possibile monitorare la qualità dell'aria prima e dopo l'apertura della strada scolastica».
Davanti alla scuola, con il logo di Sa carrera anche le due cargo bike dell'Aspo che da oggi saranno al servizio dei clienti del mercato del martedì per il trasporto della spesa al parcheggio più vicino.
Sono le 8.45 quando la strada scolastica si riapre al traffico. Ma alberi colorati e disegno dei gessetti restano là, a ricordare che per novanta minuti al giorno via Nanni è Sa Carrera, la strada dei bambini.
Caterina De Roberto

 

5 - L’UNIONE SARDA di martedì 16 aprile 2019 / Oristano e Provincia (Pagina 33 - Edizione CA)
MASSAMA. Conferenza
I detenuti si tuffano nell'arte di Eleonora

Un tuffo nel Medioevo per spiegare in una conferenza la scrittura, la lettura e il canto ai tempi di Eleonora d'Arborea. Il carcere di Massama si è trasformato ieri mattina in aula didattica per 50 detenuti, nell'ambito delle iniziative culturali promosse dalla Casa circondariale. Relatore: Giampaolo Mele, del Dipartimento di Scienze umanistiche dell'università di Sassari e direttore dell'Istar, l'istituto Storico Arborense. Gli studenti, compresi i detenuti classificati As3, hanno seguito la relazione di Giampaolo Mele, arricchita dal resoconto delle ricerche e della documentazione sul giudicato d'Arborea e il marchesato di Oristano. «Il clima è stato di grande interesse - spiega Giampaolo Mele - una parte dei detenuti, che frequenta un laboratorio artistico, ha trascritto alcune pagine dei codici miniati della cattedrale e conosciuto una parte della storia di Oristano. Ho voluto mettere in rilievo - precisa il professor Mele - come Oristano sia la capitale della scrittura in Sardegna. Non a caso ho parlato della Carta De Logu e dei codici liturgici della Cattedrale che costituiscono il patrimonio più antico, più bello e ricco di tutta la Sardegna». Assente per motivi d'ufficio, il direttore del carcere Pierluigi Farci ha chiesto al professor Mele un nuovo appuntamento per approfondire i temi trattati nel corso della conferenza. ( e.s. )

 

6 - L’UNIONE SARDA di martedì 16 aprile 2019 / Prima Economia (Pagina 15 - Edizione CA)
LA RIFORMA. Da domani ogni Stato avrà due anni per recepire la direttiva sul copyright
DIRITTO D'AUTORE WEB, C'È L'ULTIMO SÌ
Il Consiglio Ue: Google&C pagheranno i contenuti. Ma l'Italia vota no

La direttiva sul diritto d'autore, che imporrà ai giganti del web di condividere con artisti e giornalisti i ricavi realizzati utilizzando i loro contenuti creativi, incassa anche l'ultimo via libera, quello del Consiglio dell'Unione europea. Ma lo fa col voto contrario dell'Italia.
Una lunga strada
Dopo l'approvazione arrivata a fine marzo col voto dell'Europarlamento - 348 voti a favore, 274 contrari e 36 astenuti - la normativa vede dividersi anche gli Stati membri: in questo caso i dissenzienti sono sei (oltre all'Italia dicono no Finlandia, Svezia, Lussemburgo, Olanda e Polonia), a fronte di 20 voti sì e dell'astensione di Belgio e Slovenia. «Con l'accordo di oggi creiamo regole per il diritto d'autore adeguate all'era digitale», dice Jean-Claude Juncker, presidente di quella Commissione europea che già nel settembre 2016 proponeva di modernizzare le regole sul copyright. Quell'idea poi si è tradotta poi nella nuova direttiva, sostenuta dai produttori di contenuti, ai quali le grandi piattaforme online dovranno riconoscere una remunerazione, ma fortemente avversata dai colossi del web - a partire da Google - e dagli attivisti per la libertà della rete.
«Ora parliamo al governo»
A livello nazionale, tra i primi a felicitarsi c'è Confindustria Cultura Italia. «Si è chiuso un percorso storico per la cultura, per l'Europa e per la democrazia», dice il direttore dell'associazione Fabio Del Giudice, definendo la riforma «equilibrata» e destinata a porre fine alla «legge della giungla» che ha governato fino a questo momento internet. Sulla stessa lunghezza d'onda l'Associazione italiana degli editori: Ricardo Franco Levi parla di «un nuovo inizio e una nuova tutela per il mondo della cultura europea». Tanto l'Aie quanto Confindustria, però, esprimono rammarico per il no dell'Italia. «Storicamente in Europa abbiamo sempre avuto una posizione a favore della tutela e dello sviluppo della cultura e della creatività, ma oggi il governo italiano ha chiaramente dimostrato il contrario», chiosa Del Giudice. Mentre Franco anticipa che da qui in avanti il lavoro dei rappresentanti degli editori sarà «spiegare le nostre ragioni al governo perché possa muoversi su posizioni che garantiscano i produttori di cultura e di contenuti».
Efficacia in 48 mesi
Le nuove regole, mette intanto nero su bianco Bruxelles, saranno formalmente siglate domani. Dal momento della loro pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, gli Stati membri avranno 24 mesi per trasporre le nuove regole nella legislazione nazionale.

 

La Nuova Sardegna

 

LA NUOVA SARDEGNA

7 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 16 aprile 2019 / Primo piano - Pagina 2
Continuità, le contestazioni: altera il mercato, no a tetti massimi per turisti
La lettera dell'Ue a Solinas: «Troppi voli, così non va»

di Silvia Sanna
SASSARI Due pagine divise per capitoletti con alcune parti evidenziate per sottolinearne l'importanza, molto garbo ma altrettanta fermezza. La lettera inviata alla Regione dalla Commissione europea - direzione generale mobilità e trasporti - lascia innanzitutto una sensazione: quella che il calendario si sia fermato al marzo di due anni fa, quando iniziò il fitto scambio epistolare sulla Continuità territoriale aerea. E che da allora i dubbi dell'Europa non siano stati dissipati: secondo i commissari il sistema elaborato dalla Regione non rispetta il regolamento del servizio aereo e altera il libero mercato della concorrenza. La lettera a Solinas. Quest'ultima lettera è stata inviata al neo governatore Solinas pochi giorni dopo rispetto al faccia a faccia in videoconferenza. E riporta in sintesi i contenuti di quell'incontro, al termine del quale Solinas aveva sganciato la bomba: stop all'avvio della nuova Continuità territoriale - la partenza era (ed è tuttora) prevista per domani 17 aprile - si mantiene l'attuale Ct1 per evitare che l'Europa imponga lo stop quando il sistema è già partito, con l'incubo della richiesta di restituzione da parte delle compagnie aggiudicatarie, delle compensazioni economiche ricevute. Una ipotesi, questa, che non emerge in maniera esplicita nelle due pagine firmate dai direttori Filip Cornelis ed Henrich Mork. Ma che viene fatta intendere quando i due ribadiscono che «i rappresentanti della Commissione hanno ripetutamente espresso preoccupazione riguardo alla non conformità dello schema di Pso, cioè il sistema di obblighi di servizio pubblico da e per la Sardegna». E i dubbi e preoccupazioni, precisano, «comunicati con nostre lettere datate 11 novembre 201 e 27 aprile 2018», non sono stati chiariti. Troppi voli. Ma quale è l'oggetto delle contestazioni: «L'adeguatezza e la proporzionalità (cioé la frequenza e la capacità ndr) degli obblighi di servizio pubblico proposti». Troppi voli e troppi posti, secondo i commissari Ue, verso i due hub di Roma-Fiumicino e Milano-Linate: la Regione «non ha sufficientemente tenuto conto dell'attuale e potenziale offerta da parte di altre compagnie aeree che operano in aeroporti alternativi a Milano Linate (Milano Malpensa e Bergamo) e a Roma-Fiumicino (Roma-Ciampino)». L'accusa mossa è questa: una concentrazione simile di voli verso Linate e Fiumicino «appare sproporzionata specialmente durante la stagione estiva e potrebbe ostacolare lo sviluppo di servizi concorrenti e di nuove rotte che colleghino l'isola». Questo aspetto, fondamentale, era stato oggetto di dibattito animato, con l'ex giunta Pigliaru che aveva ribadito la necessità di avere quel numero di collegamenti, necessari secondo lo studio elaborato dal Cirem, il Consorzio delle Università di Cagliari e Sassari, per fare in modo di garantire ai sardi un reale diritto alla mobilità. Proprio lo studio del Cirem aveva evidenziato che negli anni il sistema della Ct1 non aveva impedito ad altre compagnie, soprattutto low cost, di intensificare la loro presenza nei tre scali dell'isola. Dunque secondo gli esperti la libera concorrenza non era stata intaccata perché nei cieli sardi ci sarebbe spazio per tutti.Non residenti. Una delle prime obiezioni sollevate dall'Europa era quella relativa alla tariffa unica residenti-non residenti. Un'agevolazione da eliminare per i turisti, sempre con la stessa motivazione: comporterebbe un vantaggio illegittimo per i vettori aggiudicatari del sistema in Continuità territoriale. La tariffa unica è stata eliminata dal modello di Ct1 che dovrebbe partire domani. Ma non basta. Perché nella lettera inviata a Solinas i direttori Cornelis e Mork spiegano che i commissari Ue hanno avuto da ridire anche sui limiti tariffari: «Mentre è accettabile un livello tariffario massimo per i residenti, lo è meno per in non residenti». La contestazione riguarda i tetti sui costi per i non residenti: massimo due volte quelli dei sardi dal 1 ottobre al 31 maggio, massimo tre volte dal 1 giugno al 30 settembre.Il ricorso. C'è poi la questione del ricorso Ryanair. La compagnia low cost, mai nominata, ha presentato un ricorso-denuncia sul sistema di Continuità territoriale «adottato in Sardegna, in seguito al quale abbiamo condotto un'indagine e i nostri uffici sono in fase avanzata di predisposizione di una decisione esecutiva da parte della Commissione». L'invito. La parte finale della lettera è dedicata alla sintesi della volontà manifestata da Solinas durante il faccia a faccia in videoconferenza: stop alla nuova Continuità con compensazione su Alghero e Cagliari, via libera su Olbia con Air Italy che aveva accettato di volare senza compensazioni. Poi la storia si è ulteriormente complicata e solo oggi, dopo il vertice di ieri a Villa Devoto, si conosceranno le decisioni di Alitalia e Air Italy, chiamate a dividere i collegamenti in Continuità da a eper Obia. L'invito da parte dell'Europa è quello di riorganizzare l'offerta nel pieno rispetto della normativa: «I nostri uffici sono pronti a fornirvi assistenza nella formulazione della proposta», la rassicurazione. Si ricomincia, come se il calendario si fosse fermato.

 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 16 aprile 2019 / Primo piano - Pagina 2
L'INTERVISTA
Careddu: «Meglio sfidare l'Europa
ora a rischio il diritto alla mobilità»

SASSARI Per due anni è rimasto sulla poltrona più incandescente della giunta Pigliaru, quella da assessore ai Trasporti. E per due anni ha lavorato per portare a casa la nuova Continuità territoriale. Carlo Careddu conosce la bizzosa insensibilità dell'Europa. E tutte le critiche che sono state avanzate negli anni ai modelli proposti dalla Regione. Per questo prima di presentare l'ultima Ct1, quella che aveva ottenuto in via libera dall'Europa, ha presentato uno studio portato avanti dalle due università sarde sui flussi di traffico e sul fabbisogno di voli per difendere il diritto alla mobilità dei sardi.
Careddu segue le vicende della Ct1? «Beh certo. Come non potrei. E intervengo con rispetto perché sono consapevole del momento difficile che il governatore Solinas è chiamato ad affrontare. Dirimere il nodo dei trasporti che si è venuto a creare non è semplice. E non mi interessa in questo momento gettarla in propaganda. Si affrontano temi di importanza capitale per i sardi. Né intervengo per difendere il "diritto d'autore" del modello di Ct1».
Sembra allarmato? «Certo. Mi preoccupa l'acquiescenza disarmate di Solinas davanti alla lettera della Commissione Europea da lui stesso sollecitata. Il suo atteggiamento rischia di ipotecare in modo negativo il futuro della continuità per l'isola».
In che senso? «L'Ue prevede che la continuità sia un eccezione alla regola del libero mercato. E si possa fare solo se non esiste mercato e si offrono servizi minimi. Le rotte si devono compensare solo se per le compagnie non è possibile coprire le tratte senza andare in perdita. L'Ue non ha mai messo in dubbio il diritto ad avere la Ct1, ma nella lettera che ha inviato ne critica le dimensioni. Si ritiene che i servizi di trasporto della nuova Ct1 non siano minimi. E da questo punto di vista serve fare una operazione verità davanti a chi dal punto di vista politico dice che sia una Continuità pasticciata. L'Ue mette in discussione punti precisi. La capacità e la frequenza dei voli. E l'impianto tariffario. Si dice che i residenti possono avere una tariffa fissa, ma impone la liberalizzazione per i non residenti. Si mette in discussione anche la flessibilità prenotazione e dell'acquisto del biglietto. E anche la possibilità di prenotare entro tre giorni prima del volo un posto nel primo e nell'ultimo volo per ragioni sanitarie».
C'è una via di uscita? «Il combinato disposto dei riscorsi di Ryanair e l'atteggiamento remissivo della Regione hanno l'effetto di ridimensionare per sempre la Ct1. Si doveva andare avanti per far valere diritti dei sardi. Quando Solinas fa acquiescenza sui tre punti ipoteca il futuro dei sardi. Inutile che poi in campagna elettorale prometta più voli, più destinazioni e tariffa unica, perché non li otterrà mai. Di fatto lui ha accettato quello che l'Ue ha imposto. E nella lettera del 1 aprile c'è scritto che Bruxelles ha accettato la richiesta di revocare la nuova Ct1 per Alghero e Cagliari e di andare avanti con quella per Olbia senza compensazioni. Una continuità che dovesse rispettare i paletti posti dalla Commissione europea nella lettera del 1 aprile non serve alla Sardegna perché non garantisce il diritto alla mobilità dei sardi, l'accessibilità all'isola e la coesione economica, sociale e territoriale con il resto del paese. Occorre schiena dritta e determinazione. Non si può essere tiepidi di fronte a chi mette in discussione il diritto dei sardi a essere trattati come tutti gli altri cittadini europei. Il trasporto aereo è l'alta velocità della Sardegna».
Cosa si doveva fare? «La continuità territoriale non nasce per fare risparmiare lo Stato, ma per soddisfare i diritti fondamentali dei cittadini di territori periferici. Il varo di una continuità a due velocità in nome del risparmio genera diseguaglianze nel riconoscimento di questi diritti, territori avvantaggiati e altri penalizzati. Se Olbia ha un sistema tariffario diverso dagli altri scali si altera la concorrenza e si discriminano i territori. Se fossi in Solinas in questo momento avrei portato fino in fondo la scelta e avrei revocato il bando per la nuova Ct1 anche per Olbia».
Come vede la situazione Alitalia-Air Italy? «Alitalia è in amministrazione straordinaria, ho letto che ci sono difficoltà nel closing della compagine sociale che la deve rilanciare. E non potrà restituire il prestito ponte. In questa situazione non capisco come possa partecipare a una gara senza compensazione. E le sue giustificazioni personalmente non mi convincono. Alitalia fa danno al suo equilibrio economico e anche ad Air Italy e a un territorio che vede a rischio 550 posti di lavoro. Air Italy ha dato segno di responsabilità quando ha accettato di coprire le rotte senza compensazione, mettendo nel piatto anche le perdite. Credo che nel piatto si debbano mettere anche queste 550 famiglie sarde e gli investimenti fatti dal precedente governo e dalla giunta per salvare la compagnia. E credo che sulla attuale situazione sia responsabile anche il governo, che si è mostrato assente. Toninelli non voleva revocare i bandi. Vedo i 5 Stelle che dànno le colpe alla giunta precedente. Ma non capisco, all'apertura delle buste con le offerte hanno inondato tutti di comunicati in cui si attestavano i meriti per la nuova Ct1». (l.roj)

 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 16 aprile 2019 / Salute - Pagina22
Da Panacea a Igea
Malattia non ti conosco, i medici adesso puntano al benessere

EUGENIA TOGNOTTI, Università di Sassari
Professore ordinario di Storia della Medicina e Scienze Umane

Seguendo la durata media della vita dall'unificazione nazionale ad oggi, possiamo valutare quanti siano gli anni "guadagnati" fino ad oggi. Nel 1863 l'età mediana di morte non arrivava ai 50 anni, fermandosi a 49,29. Ai nastri di partenza la Sardegna era all'11° posto tra le 15 regioni italiane. Negli anni a seguire ci sono aumenti e flessioni, ma con un complessivo trend in crescita che fa registrare come età media di morte 54 anni nel 1881, quasi 60 nel 1891, 62,46 nel 1901, 71,11 del 1951. E per il futuro? Secondo uno studio dell'Institute for Health Metrics and Evaluation dell'Università di Washington chi nascerà in Italia nel 2040 avrà un'aspettativa di vita di 84,5 anni. Sarà perché, dall'Unità ad oggi, abbiamo guadagnato qualcosa come quarant'anni e più di aspettativa di vita (con alcune regioni, tra cui la Sardegna, in condizione svantaggiate rispetto alla media nazionale). Sarà, ancora, perché la mortalità è scesa, nel frattempo, di due terzi e che, in generale, siamo più sani e più in forma che in qualsiasi altro periodo della storia. Sarà per tutto questo, insomma, che sta crescendo l'interesse a stare ancora meglio. E a chiedersi se non convenga cambiare il paradigma decisamente orientato fino ad anni recenti ad esplorare e trattare la "malattia", per rivolgere uno sguardo scientifico verso la salute come benessere: dalla "scienza della malattia" alla "scienza della salute". Che potrebbe regalare nuova linfa a quei decenni di speranza di vita che gli uomini e le donne (in particolare queste ultime, in verità) hanno guadagnato nell'ultimo secolo, in un'interrotta scalata che ha conosciuto solo due traumatiche frenate: la grande guerra - con la terrificante pandemia di influenza, conosciuta come "Spagnola" - e la seconda guerra mondiale. Nel 1948, all'indomani di un conflitto che aveva fatto precipitare l'umanità in un abisso di sofferenze, di dolori e di morte, l'Organizzazione mondiale della Sanità elaborò una definizione di salute che guardava a un futuro ricco di promesse: «La salute non è assenza di malattia, ma stato di benessere fisico, psichico e sociale». Si tratta di un'enunciazione che ha avuto un'eco universale e che risuona ancora oggi. A più di settant'anni di distanza, con gli indicatori di salute in continuo miglioramento, l'attenzione, prima focalizzata sul crinale delle malattia - sia del corpo che della mente - si sta sempre di più orientando a studiare le sorgenti del benessere anziché quelle del malessere, a promuovere la salute, più che a curare le patologie, guardando alla "totalità" e non solo alle parti e alle funzioni dell'organismo. Si tratta di una svolta ben presente nella domanda sociale - sempre più articolata - che il mondo accademico-scientifico ha registrato con difficoltà e ritardo, ma che sta raccogliendo nella ricerca e nell'insegnamento universitario. Nel campo importante dell'alimentazione, in relazione agli effetti sulla salute e sul benessere degli individui, ad esempio, si possono citare i corsi di perfezionamento in Nutrizione e Benessere, i master di Scienze dell'Alimentazione e Salute, le lauree magistrali in Scienze degli Alimenti e della Nutrizione o Scienze dell'alimentazione, salute e benessere dell'uomo, attivati in varie università italiane - da Milano, a Chieti, a Cagliari, a Sassari -, dove vengono formati nuove figure professionali. Nell'ottica dello star meglio anche i master della Medicina estetica e del benessere e, in un altro ambito - ma sempre nel passaggio dalla lotta alla malattia alla conquista della salute e dello star bene - gli insegnamenti di Antropologia della Salute, di Psicologia della Salute e le scuole di specializzazione post laurea. Iniziative didattiche, congressuali e progetti di ricerca testimoniano di un dialogo interdisciplinare in cui si afferma una dimensione scientifica della salute, che deve ancora superare qualche difficoltà. Non è facile passare da Panacea a Igea. Nel mito greco, erano le figlie del dio della Medicina, Asclepio/ Esculapio. Panacea era la dea della cura, Igea la divinità della salute. Non per niente sono evocate all'inizio del Giuramento Ippocratico. La prima era l'impegno assiduo di ricerca e di "cura" nei confronti delle malattie in ogni loro aspetto. Igea, invece, rappresentata come una fiorente giovane donna nell'atto di dissetare un serpente, insegnava agli antichi come essere sani e mantenere lo stato di salute, al contrario di suo padre, associato unicamente alla cura delle malattie.Dopo aver studiato ed attinto per lunghissimi secoli alle risorse di Panacea, tocca a quelle di Igea. Il nuovo sguardo scientifico verso la salute come benessere apre nuovi orizzonti e promette non solo di "aggiungere" anni di vita, ma di dare vita (vitalità, energia, forza) agli anni.

 

Questionario e social

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