Lunedì 15 aprile 2019

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
15 aprile 2019

L'Unione Sarda

Rassegna quotidiani locali
a cura dell’Ufficio stampa e redazione web


L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 15 aprile 2019 / Sulcis Iglesiente (Pagina 24 - Edizione CA)
IGLESIAS. Un accertamento della Guardia di finanza ha fatto emergere l'anomalia
Ottiene la borsa di studio ma non ha i requisiti, studente segnalato all'Ersu

Ha usufruito di una borsa di studio di oltre mille euro, ma non aveva i requisiti per ottenerla. È quanto emerso da un controllo effettuato dalla Guardia di finanza di Iglesias che - nell'ambito della loro attività di contrasto all'indebita percezione di contributi pubblici - hanno individuato uno studente universitario di Iglesias che, nell'anno accademico 2016/2017, avrebbe percepito prestazioni sociali agevolate erogate dall'Ersu. Secondo quanto emerso dall'accertamento dei finanzieri, in particolare, lo studente era riuscito a ottenere una borsa di 1.042 euro presentando una dichiarazione sostitutiva unica, omettendo indicazioni sul reddito. Nello specifico: non avrebbe indicato ulteriori componenti di reddito per 241 euro, nonché il possesso di una assicurazione sulla vita per un importo accantonato pari a 11.600 euro. Lo studente è stato segnalato all'Ente universitario, cui spetterà il compito di applicare la sanzione amministrativa (da 500 a 5 mila euro), oltre al recupero della somma percepita indebitamente.
L'attività svolta rientra nell'ambito delle funzioni di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza, con particolare riferimento al controllo della spesa pubblica. (c.s.)

 

2 - L’UNIONE SARDA di lunedì 15 aprile 2019 / Regione (Pagina 7 - Edizione CA)
IL CASO. Il disservizio è durato tre ore
Migliaia di persone hanno protestato per i disagi. Le scuse di Zuckerberg
FB, INSTAGRAM E WHATSAPP VANNO IN TILT

Social offline, panico tra gli utenti in crisi di astinenza
LA SOCIOLOGA: ORMAI SI VIVE SU INTERNET

Era l'ora di pranzo, per giunta del pranzo della domenica, sicché il panico dev'essere cominciato quando si è capito che il post con la foto della tavola infiocchettata e del piatto da grande chef non l'avrebbe visto nessuno. Da mezzogiorno alle 15, tre ore di silenzio che hanno precipitato nel panico il popolo dei social. Mentre su Twitter non c'erano problemi, in tutta Europa Facebook, Instagram e WhatsApp ieri sono andati in tilt e solo al pomeriggio hanno ridato segnali di vita. Nel frattempo la vita virtuale è stata giocoforza sostituita da quella reale: c'è chi ha pranzato come si faceva anticamente, ovvero chiacchierando coi commensali o al limite guardando la televisione; e chi ha pervicacemente cercato di comunicare col mondo usando il telefonino oppure i vecchi sms.
Il disservizio
Il black out dei social di Mark Zuckerberg (Instagram e WhatsApp fanno parte del suo gruppo dal 2012 e dal 2014) si è concluso con le scuse ufficiali della Facebook Inc («Ci scusiamo con gli utenti per l'inconveniente»), ma se per il momento restano sconosciute le ragioni del guasto sarebbero esclusi però attacchi hacker o interferenze esterne. Certo non si può non ricordare che solo un mese fa c'è stato il blocco più lungo della storia dei social, con gli utenti che per ben 14 ore restarono offline e in quel caso il problema era stato individuato nei server. Ma se durante le tre ore di silenzio si è scatenata l'ironia dell'unico popolo social connesso, ovvero quello di Twitter, come vanno letti i messaggi di preoccupazione, rabbia, disappunto degli abbonati di Zuckerberg che hanno protestato non appena si sono riaffacciati al mondo?
Il fenomeno non studiato
«Il fatto è che la gente abita e si relaziona su Internet. Non è più la vita virtuale bensì la vita reale trasferita completamente su questa modalità», spiega Sabrina Perra, sociologa dell'Università di Cagliari. È l'aspetto più preoccupante, sottolinea, «e oltretutto mai affrontato da chi si occupa di questi fenomeni e si ferma invece alla superficie».
Relazioni povere
Non è una questione di dipendenza, avverte. «Dalla dipendenza si può guarire. Il problema serio è un altro: è che non esiste più la capacità di stare soli con se stessi, di mettersi in collegamento con la propria anima, col proprio cervello, con la propria spiritualità. Si è sempre connessi con una comunità vastissima perché si ha paura dell'isolamento, del silenzio, ma allo stesso tempo - avvisa la sociologa - c'è uno spaventoso impoverimento delle relazioni quotidiane. Una condizione che tradisce un senso di profonda solitudine». La vita virtuale si è mangiata ormai quella reale. «Non si riesce più a entrare in solidarietà e in empatia con gli altri. Facciamoci caso: quante volte succede che la gente ti chiede come stai e poi non ascolta la risposta? Si finisce per avere difficoltà di relazione anche con chi sta in casa con noi, anche tra familiari. Sono scene quotidiane, scene comuni: magari genitori e figli sono insieme in soggiorno ma ciascuno è concentrato sul proprio smartphone, in solitudine, proiettato dentro la propria vita che a questo punto non si potrebbe più definire soltanto virtuale».
Addio spazi di socialità
È la difficoltà di comunicare che spesso investe gli adulti più dei ragazzi. La generazione digitale è cresciuta con i social, i fratelli più grandi e i genitori ci si sono buttati mani e piedi. «C'è una grande difficoltà a comunicare anche perché sono venuti meno i luoghi e gli spazi della socialità come ad esempio la sede del partito, il centro culturale, il vicinato. Oggi - puntualizza Sabrina Perra - non siamo più abituati a dedicare tempo alle persone. Sarà per via della vita frenetica che conduciamo, ma si inizia col mandare un messaggio su WhatsApp perché non si ha voglia o tempo di telefonare e pian piano ci si ritrova con una relazione sfilacciata, impossibile da ricomporre. E questo perché? Perché non siamo più disponibili a condividere con gli altri cinque minuti della nostra vita».
Piera Serusi

 

Questionario e social

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