Martedì 5 febbraio 2019

05 febbraio 2019

L'Unione Sarda

RASSEGNA STAMPA di MARTEDÌ 5 FEBBRAIO 2019

 

1 - L’UNIONE SARDA di martedì 5 febbraio 2019 / Economia (Pagina 12 - Edizione CA)
INNOVAZIONE. Dottorati
Ricerca, l'università partner della Philips

L'università di Cagliari partecipa a PhilHumans, una “Innovative training network” ideata da Philips per la mobilità di otto dottorandi. L'ateneo del capoluogo gestirà direttamente il budget di un dottorando in informatica e ingloberà anche il dottorando di economia. L'opzione sarà sviluppata in modo rafforzato con il Crea UniCa: il dottorando dovrà occuparsi di piazzare sul mercato le varie tecnologie che verranno sviluppate all'interno del progetto. Mentre sette dottorandi si occuperanno di informatica e, in particolare, di tecnologie di Intelligenza artificiale.
L'intesa va dalla supervisione di due dottorandi stranieri alle implicazioni industriali insite nelle ricerche al posizionamento delle idee sui mercati. «Con il Crea saremo centrali nel supporto alle imprese, nelle indicazioni e negli spunti nati dalle nuove tecnologie da trasferire su varie dimensioni operative e aziendali», spiega Maria Chiara Di Guardo.

 

2 - L’UNIONE SARDA di martedì 5 febbraio 2019 / Prima Cagliari (Pagina 13 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Il servizio per gli studenti
Un iscritto al giorno nell'asilo dell'Ateneo a Sa Duchessa

In due mesi hanno totalizzato sessantacinque iscrizioni: mamme ma anche qualche papà che chiedono di poter lasciare i propri bambini nella ludoteca di Sa Duchessa per il tempo delle lezioni o di sostenere un esame.
LE REGOLE  Per accedere allo spazio-bimbi serve prenotarsi con un preavviso di almeno 24 ore sulla piattaforma dedicata che è disponibile sul sito dell'Ateneo. «Siamo ancora all'inizio e in questa fase ci sono ancora delle cose da mettere a punto per adeguare sempre più il servizio alle esigenze di bimbi e genitori», spiega Laura Manca, presidente del consorzio Solidarietà che si è aggiudicato l'appalto sperimentale della durata di un anno.
IL PERSONALE  A prendersi cura dei bambini dai 12 mesi in su, c'è una pedagogista che è affiancata dai tirocinanti di Scienze dell'educazione che in questo modo accumulano ore di pratica.
FASCE ORARIE  «L'appalto prevede un servizio di 25 ore settimanali e abbiamo notato che la fascia pomeridiana è quella più richiesta. Ovviamente se un genitore è impegnato nel sostenere un esame e non sa esattamente a che ora potrà passare a ritirare il figlio, può contare su di noi fino a quando non avrà finito», continua Manca.
NIENTE CUCINA  Gli spazi sono ristretti e ricavare una cucina non è stato possibile. Per questo il servizio mensa non è previsto. «Ma i bimbi possono consumare i pasti portati da casa».
NON SOLO STUDENTI  «Fermo restando che il servizio è stato studiato per dare assistenza agli universitari e a loro è riservata la priorità, ne stanno usufruendo anche alcuni dipendenti e collaboratori dell'ente, almeno fino a quando non avremo raggiunto il limite di iscritti», spiega ancora la presidente.
NEONATI  All'interno dello spazio bimbi c'è anche la stanza rosa riservata alle mamme che hanno necessità di un posto nel quale allattare i propri bambini. ( m. c. )

 

3 - L’UNIONE SARDA di martedì 5 febbraio 2019 / Sulcis Iglesiente (Pagina 26 - Edizione CA)
CARBONIA. La prossima settimana l'atto che autorizzerà la connessione on line
Lavori in corso per l'Università
Locali sgomberati dai vecchi arredi per preparare le nuove aule

L'odore della vernice impregna ancora le stanze in cui, sino a non molto tempo fa, si svolgeva la politica provinciale. E fuori, sotto i portici, sono stipati gli arredi di quella che sembra un'era lontana. È la prova dei lavori in corso per il trasferimento a Carbonia di una costola dell'Università di Cagliari, corsi misti con lezioni in e-learning (al pc) o con docenti in cattedra.
L'ATTESA  A tre mesi dall'annuncio in grande stile a Cagliari, le lezioni non sono ancora partite anche se, l'Ateneo cagliaritano e la Provincia Sud Sardegna (che da tre anni è diventata erede, assorbendola, della Provincia di Carbonia-Iglesias) ammettono che è questione di poco. L'Università è rimandata a fine febbraio? Può essere, perché la parola, per il momento, è ancora agli operai. Quelli della Provincia, asserisce il commissario Mario Mossa, «hanno praticamente finito il loro lavoro». È consistito nel rendere agibile parte della sede storica di via Fertilia in cui nacque la vecchia Provincia e che ospita ancora gli operai della società in house per manutenzioni e servizi. «Proprio aver avuto in loco gli operai della nostra società - spiega Mario Mossa - ci ha permesso di giocare in casa perché hanno eseguito la manutenzione dei locali compresa la tinteggiatura». La presenza di sedie e banchi sotto il porticato principale («Può essere che servano per altre nostre sedi», dice Mossa), l'assenza (magari sarà una banalità) anche della targa che indica l'Università e la necessità di portare a Carbonia i nuovi arredi che l'Ateneo ha acquistato, rivelano che il traguardo sarà pure all'orizzonte, ma non è raggiunto.
ULTIMI ATTI  L'ultimo tassello, fa sapere l'Università di Cagliari guidata dal rettore Maria Del Zompo, verrà incastrato fra lunedì o martedì prossima quando in Giunta regionale passerà l'atto che autorizzerà, per la connessione on line finalizzata alla lezioni, l'utilizzo della rete telematica regionale. Dopo di che, il trasporto degli arredi e l'inizio delle lezioni. Verranno ospitate 50 postazioni telematiche che consentiranno agli studenti del Sulcis Iglesiente di seguire on line cinque corsi di laurea già attivi nel capoluogo. Potranno frequentare i corsi triennali in Scienze Comunicazione (in e-learning), e quattro corsi in modalità mista con lezioni frontali e e-learning: cioè Amministrazione e Organizzazione, Beni culturali e spettacolo, in Economia e gestione Aziendale e Ingegneria elettronica, elettrica e informatica. «L'inizio di un percorso - ha voluto confermare il rettore - per dare agli studenti del Sulcis la possibilità di seguire corsi importanti e apriamo un presidio nel territorio». Presidio che, sino ad alcuni anni fa, era attivo anche a Iglesias, Monteponi, con Scienza dei materiali. Esperienza che durò circa dieci anni per problemi logistici e penuria di fondi. Ma con l'esperienza di Carbonia, il Sulcis attende un nuovo piccolo avamposto.
Andrea Scano

 

4 - L’UNIONE SARDA di martedì 5 febbraio 2019 / Cagliari (Pagina 14 - Edizione CA)
LE STORIE. La laurea e il master non bastano per un futuro con meno incertezze
LA VITA SOSPESA DEL PRECARIO ALLA PERENNE RICERCA DI UN LAVORO
I contratti a tempo determinato scadono dopo un massimo di due anni

Dicono che alla fine diventa un po' uno stato mentale. Perché dopo aver provato a fare di tutto e imparato come l'Ave Maria ogni forma contrattuale esistente (tranne il tempo indeterminato), si finisce col rassegnarsi allo stato di precario. Diventa quasi una condanna, la postilla nei curriculum che raccontano esistenze a termine. Vite con scadenza. Come lo stato di felicità - labile ma rassicurante - che il decreto Dignità (seppur con buone intenzioni) ha ridotto da tre a due anni. Ventiquattro mesi di proroghe al massimo, intanto si fanno i conti con la realtà.
UNA VITA SOSPESA  Emanuela Rubiu ha 44 anni e un contratto della durata di due anni come impiegata amministrativa. «Sono precaria da sempre», dice con un tono a metà tra il rassegnato e l'incredulo. A ragione, verrebbe da aggiungere, considerate le qualifiche che elenca con orgoglio: le stesse che nei fatti sembrano non avere alcun valore. «Mi sono laureata in Lingue e Letterature straniere qui, poi ho un master in Sviluppo e turismo all'Università di Glasgow, il patentino di guida turistica e, dopo aver frequentato un corso regionale, ho ottenuto anche la qualifica di tecnico in gestione di turismo ambientale. Giusto per non farmi mancare niente, sono anche insegnante d'inglese». Alle spalle diverse esperienze lavorative: «Ho fatto la commessa, la guida turistica a chiamata, l'insegnante giusto per la durata dell'anno scolastico, passando per impieghi all'estero e tutto ciò che ho potuto pur di campare», racconta. «Molti pensano al precariato limitandosi al lavoro, ma essere precari nel lavoro significa essere precari nella vita», sottolinea. «Vuol dire non poter programmare il futuro né accedere a un mutuo, spesso nemmeno a un semplice contratto d'affitto perché non si possono dare garanzie», evidenzia. «Alla fine ci si abitua, si rinuncia a pensare troppo in là nella vita e a programmare oltre, nel futuro, perché non lo possiamo fare».
IL FUTURO È INCERTO  «Credo di aver lasciato davvero poco d'intentato», premette Silvia, 34 anni, laurea in Psicologia, attualmente impegnata in uno dei tanti call-center che si occupano di telefonia: «Vi prego di non scrivere il mio cognome. Ho un contratto di tre mesi: è un lavoraccio e mi pagano una miseria, ma è meglio di niente e non vorrei che mi mandassero via». Poi passa in rassegna gli ultimi dieci anni: «Dopo aver mandato curriculum ovunque, ho capito che ambire all'impiego per cui ho studiato o a quello che sognavo è un lusso che non posso permettermi», commenta. «Così mi sono ritrovata a fare la promoter, la cameriera, la baby sitter e ho anche distribuito volantini. Poi le varie esperienze da operatrice telefonica, durante le quali ho cercato di rifilare l'impossibile», confessa. «Oggi sono arrivata a un punto in cui qualunque lavoro, purché onesto e dignitoso, mi va bene. L'assunzione effettiva? Ho perso le speranze».
MAI INDIPENDENTI  Fabrizio Gaviano, cinquant'anni a fine anno, perito chimico, parte da una constatazione: «Sono un precario fortunato, perché ho una famiglia alle spalle che mi ha sempre sostenuto e continua a farlo», evidenzia. È un precario dell'Università, da otto anni a questa parte - tra Cococo e proroghe varie - fa il tecnico di laboratorio medico. «Ovviamente si vive nell'incertezza, se dicessi il contrario mentirei. La precarietà influenza tutta la vita. Giusto per fare un esempio: anche per decidere di mettere al mondo un figlio, si riflette bene. Ho aspettato quarant'anni per farmi una famiglia».
ETÀ PENSIONABILE  «Pescatore, meccanico, muratore, spazzino e giardiniere. E poi tutti i lavori non assicurati»: Ignazio Argiolas, 63 anni, merita il premio per la perseveranza. «Ora faccio il custode nella Scuola civica, ma è una vita che combatto», tiene a sottolineare. «Com'è la vita del precario? Non si può dire: rischierei di essere maleducato», ironizza. «Diciamo che non si può mai sapere cosa accadrà domani, si è costretti a vivere giorno per giorno, con l'incertezza che paradossalmente diventa l'unica certezza della tua esistenza. Solo chi lo prova, può capire cosa intendo. Dimenticavo, sono sposato e ho figli: tutti disoccupati».
Sara Marci



RASSEGNA STAMPA di DOMENICA 3 FEBBRAIO 2019

1 - L’UNIONE SARDA di domenica 3 febbraio 2019 / Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
LA RICORRENZA. Una settimana di appuntamenti tra la Marina e l'ex Manifattura
Il Capodanno cinese nelle vie del centro
Sfilata coloratissima con abiti tradizionali, enormi serpenti e leoni

Le donne con il qipao (l'abito tradizionale), poi i componenti dell'istituto Confucio di Roma e dell'aula universitaria dedicata al filosofo nato nello Shandong, la delegazione di Hainan, i bambini della scuola cinese, gli atleti dell'accademia di arti orientali e, a chiudere il corteo, gli enormi serpenti e leoni di carta. La comunità orientale ha salutato così l'ingresso nell'anno del maiale, con una sfilata coloratissima che, partita da piazza Yenne, si è conclusa nel cortile della Regione (sfidando anche qualche spruzzo di pioggia). Il primo di una serie di appuntamenti (che si concluderanno venerdì) per celebrare il tradizionale capodanno.
LA FESTIVITÀ  Anche se, a voler essere precisi, non è giusto parlare di capodanno. «È il chun jiè , la “festa della primavera”, una festa sacra anche se non religiosa», spiega Chiara Sini, profonda conoscitrice della cultura cinese e organizzatrice, come responsabile di “Cina più vicina”, degli incontri. «Lo stesso ideogramma che la descrive è emblematico: mostra i tre mesi d'inverno, un uomo che esce da una porta e trova il sole».
LO SPIRITO  Sini non si è ritrovata da sola a organizzare la manifestazione. A darle una mano anche il consorzio Centro storico. «Perché», spiega Luca Mureddu, «l'integrazione passa per il lato economico e culturale. E perché iniziative come queste rappresentano anche un volano per il turismo». Un'esagerazione? «Assolutamente no», riprende Sini. «Il capodanno cinese di Cagliari sta diventando uno dei più importanti d'Italia: è stato citato più volte dalla rivista “Cina in Italia”. E, quest'anno, verrà immortalato anche dalle telecamere di Cctv, la tv di Stato cinese».
GLI OBIETTIVI  Si esce dall' anno del cane , si entra nell' anno del maiale , «cioè», spiega Sini, «un periodo che porta soldi, ricco. In fondo, tra le similitudini tra Cina e Sardegna, c'è anche questa: il fatto di considerare il maiale un animale “prezioso”, da cui non si butta via niente». Perché, allora, non sognare? «Il nostro obiettivo è farlo diventare il capodanno cinese più importante d'Italia. E, se possibile, anche d'Europa».
LA FESTA  Un obiettivo molto ambizioso. Ma, secondo il consorzio Centro storico, che vale la pena di perseguire. «In Cina», spiega Sini, «la “festa di primavera” è un po' come il nostro Natale: è il momento in cui si riuniscono le famiglie, chi abita fuori torna a casa». Cagliari vuole, appunto, diventare l'enclave cinese in cui si possano riunire le famiglie senza essere costrette e fare il lungo e dispendioso viaggio verso casa.
GLI APPUNTAMENTI  Terminata la sfilata, partecipanti al corteo e ospiti si sono ritrovati all'ex Manifattura per degustare il cibo cinese e quello sardo e per le esibizioni degli artisti. Lo spazio di viale Regina Margherita resterà aperto sino a mercoledì per spettacoli e mostre. Venerdì la chiusura con un incontro nelle aule universitarie di via Nicolodi.
Marcello Cocco
 

Medio Campidano (Pagina 34 - Edizione CA)
Di Gonnosfanadiga, studi a Cagliari, ora a Londra nella Renault
«LA MIA SFIDA NELLA FORMULA 1»
Sara Cabitza: nessuno deve rinunciare ai propri sogni

«Se non c'è un'opportunità di lavoro, bisogna costruirla». È la lezione che arriva da Sara Cabitza, 36 anni, laureata in ingegneria meccanica a Cagliari nel 2009 e oggi progettista nel team Renault. Fin da bambina Sara ha amato il mondo della Formula 1, da buona tifosa ferrarista. Il sogno di lavorare nel circuito ha cominciato per lei a concretizzarsi negli anni di università, grazie al progetto Formula Ata (associazione tecnica dell'automobile): insieme al team da lei stessa costituito, ha realizzato una monoposto, partendo dal nulla. Con quell'auto, il team di Sara ha vinto, gareggiando contro le altre università italiane.
Dopo la laurea, Sara è partita alla volta dell'Imperial College di Londra, dove si è specializzata in un dottorato di ricerca aerodinamica. Da lì è arrivata alla F1 e da due anni lavora per la scuderia Renault. Missione riuscita, il suo sogno è diventato realtà.
Un esempio per i suoi coetanei che ingrossano le fila degli informa giovani e dei centri per l'impiego?
«Il mio consiglio ai giovani è di non attendere che si presenti l'occasione che aspettano. Se c'è qualcosa che vogliono fare, devono essere loro a proporsi e a crearsi un'opportunità. Non bisogna rinunciare ai sogni per paura di fallire»
L'Università di Cagliari prepara ad affrontare un'esperienza lavorativa internazionale?
«Non solo io, ma la maggior parte dei miei colleghi italiani prima di iniziare a lavorare in Formula 1 hanno avuto un'esperienza internazionale. Non lo richiede in generale l'università italiana. Per lavorare in certi contesti la laurea italiana da sola non basta. Confrontarsi con un mercato del lavoro europeo o mondiale, costringe a rapportarsi alle esperienze universitarie dei nostri coetanei europei: corsi in inglese, tirocini in contesti sempre diversi, un intero anno accademico passato a lavorare in ambito industriale o di ricerca e così via».
In un ambito fortemente internazionalizzato, ha mai avvertito come “zavorra” la sua provenienza?
«Al contrario, quel che mi ha aiutato tanto ad arrivare dove sono è la proverbiale testardaggine sarda: mi ha spinto e tuttora mi spinge a non mollare mai»
Se dovesse un giorno tornare in Sardegna, la sua esperienza potrà costituire un valore aggiunto alla sua terra d'origine?
«Me lo auguro. Per ora do un contributo a distanza. Vorrei organizzare un evento in Sardegna con “The girls on track”, l'associazione di Suzie Wolff che offre la possibilità alle ragazze fra i 15 e i 18 anni di cimentarsi in pista con i go kart. Ora devo trovare i fondi».
Marco Cazzaniga

 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 3 febbraio 2019 / Nuoro e Provincia (Pagina 42 - Edizione CA)
NUORO
Scuole, le foibe

Domani, alle ore 9.30, nell'aula magna del liceo delle scienze umane e musicale “Sebastiano Satta” sarà celebrata la Giornata del ricordo delle vittime delle foibe e dell'esodo degli italiani dall'Istria, che ricadrà il 10 febbraio. Gli studenti delle quarte equinte incontreranno la scrittrice Marisa Brugna, testimone della tragedia e autrice del libro “La memoria negata”. Interverrà Gianluca Scroccu, ricercatore dell'università di Cagliari. L'iniziativa - spiega la dirigente Carla Marchetti - si inserisce nel progetto “L'eredità del Novecento”.

 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 3 febbraio 2019 / Commenti (Pagina 16 - Edizione CA)
IL DIBATTITO
Il vero antidoto al nazionalismo

Francois Mitterrand, l'allora presidente della Repubblica francese, nella primavera del 1995 osservò come i pregiudizi crescenti verso l'Europa andassero fermamente combattuti e vinti perché, in caso contrario, l'alternativa sarebbe stata l'affermazione del nazionalismo che, disse, prima o poi avrebbe significato guerra. Non si trattava di un'osservazione di un inguaribile pessimista, quanto piuttosto di una concreta constatazione di ciò che stava avvenendo nel cuore dell'Europa: nella penisola balcanica si stava consumando infatti un sanguinoso conflitto etnico che ha rappresentato una delle più immani tragedie vissute nel continente dalla fine della seconda guerra mondiale. In quegli stessi momenti la cosmopolita città europea di Sarajevo attraversava il suo terzo anno di assedio da parte dell'esercito serbo, che sarebbe costato la vita a 14.000 persone. Solo i controversi bombardamenti della Nato e i successivi accordi di Dayton avrebbero posto fine a un dramma a seguito del quale l'Unione europea avrebbe accelerato il processo di integrazione, affinché mai più si sarebbero levati pericolosi discorsi a matrice nazionalista.
Oggi, a distanza di un quarto di secolo, in un tempo nel quale ci si ritrova a combattere per l'idea di Europa, si assiste a una diffusa recrudescenza del fuoco nazionalista, divampato, ironia della sorte, in primis nei paesi dei due grandi alleati dell'Europa che per due volte, nel Novecento, l'hanno salvata dal suicidio, Gran Bretagna e Stati Uniti. A Washington, in un modo allo stesso tempo naturale e semplice, il presidente Trump ha dichiarato di essere nazionalista, rivendicandolo con orgoglio e così palesando la facilità di banalizzare termini così pericolosi.
Nella comunicazione attuale si preferisce spesso utilizzare il termine di sovranismo, forse più popolare perché apparentemente non evoca pericolosi spettri, ma anzi facilita l'appropriamento identitario di società occidentali sempre più smarrite, e così il vento nazionalista soffia forte su tutti i paesi europei, dall'Ungheria di Orban alla Spagna, che seppur guidata dai socialisti, in Andalusia ha recentemente constatato la forza attrattiva sull'elettorato esercitata da partiti estremisti. E l'Unione? Sospesa in un guado tra vecchi fantasmi e nuove ombre, appare incapace di reagire alle sfide di una realtà e di un modo di fare politica profondamente cambiati, nel quale sembra vincere chi fa della divisione la propria forza.
La Storia può e deve esser l'antidoto e insieme il ricostituente affinché l'idea di Europa prevalga sul diffuso pessimismo di un suo imminente collasso: occorre ricordare come il collante che ha tenuto insieme l'Europa per oltre sessant'anni, rendendola un potente magnete della pace, sia stata la libertà. Una libertà che non è unica o astratta, ma molteplice e concreta. Vi sono le quattro libertà pietre angolari dell'Unione, ossia libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali. Vi è la libertà di stampa: elemento fondante per il pluralismo informativo e la democrazia, essa è stata a lungo garantita dalla stabilità politica, economica e sociale dell'Unione, ma non è affatto scontata, come gli assassini di giornalisti a Malta, in Slovacchia, Bulgaria hanno recentemente dimostrato. Queste libertà sono un monito: ricordano che limitare gli altri nel pensiero, movimento o in qualsiasi altra forma, non preserva diritti minacciati né ci protegge da pericoli, ma significa, più banalmente, rinnegare l'idea stessa dell'Europa intesa come spazio libero e pacifico.
LUCA LECIS
DOCENTE DI STORIA UNIVERSITÀ DI CAGLIARI

 



RASSEGNA STAMPA di SABATO 2 FEBBRAIO 2019

 

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 2 febbraio 2019 / Regione (Pagina 9 - Edizione CA)
BREVETTI E RICERCA
Via al progetto del nuovo impianto

Nella fase di disegno e sperimentazione del fotobioreattore (l'impianto necessario per la crescita della spirulina) sono stati ideati strumenti ed accorgimenti innovativi, tanto che l'Università e la Carbosulcis hanno già presentato domanda per un brevetto di un fotobioreattore di nuova concezione, con produttività maggiorata e capacità di coltivare alghe caricate nell'isotopo stabile Carbonio -13. Un'innovazione da sfruttare in particolare nel campo della ricerca biomedica. (a. pa.)

 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 2 febbraio 2019 / Regione (Pagina 9 - Edizione CA)
IL CASO. Gli usi: dall'alimentazione alla cosmesi
L'ALGA DEL FUTURO CRESCE NELLE MINIERE: «È LA NOSTRA FORTUNA»
Chiuse le attività legate al carbone, il Sulcis punta sulla Spirulina

GONNESA Neanche le temperature rigide di gennaio hanno fermato la crescita dell'alga spirulina nei tubi in vetro dell'impianto della Carbosulcis. L'acqua calda prelevata dalla miniera (la temperatura è di circa 30 gradi) e il fotobioreattore con scambiatore termico integrato hanno centrato l'obiettivo, creando le condizioni ideali di temperatura per la crescita dell'alga, in un impianto esterno e senza bisogno di serre. Una sperimentazione partita qualche mese fa (140mila euro di fondi regionali tra Università e Carbosulcis) e che già ha dato ottimi risultati. La spirulina cresce, monitorata costantemente da ricercatori e tecnici che devono valutare passo passo le variazioni di temperatura.
LA SPERIMENTAZIONE  Il progetto “Spirulina del Sulcis” è una delle scommesse ispirate alla ricerca e all'innovazione che la Carbosulcis, con il supporto della Regione e dell'Università di Cagliari, ha messo in campo per dare una nuova opportunità alla miniera dopo il carbone. La spirulina viene impiegata per usi alimentari e si prevede che sarà sempre più utilizzata perché molto ricca di proteine e povera di grassi. L'alga è fondamentale anche in alcuni prodotti per la salute e per la cosmesi.
IL PERCORSO  «È il nostro futuro puntare sulla tecnologia, utilizzare in modo innovativo le strutture minerarie», dice l'assessore alla Programmazione Raffaele Paci, «che sono un pezzo importante della storia del nostro passato, per guardare al futuro. Come sta accadendo qui alla Carbosulcis, nello stabilimento di Gonnesa, con il progetto Spirulina. L'acqua calda delle miniere, che era un costo notevole e una fastidiosa necessità da eliminare diventa un valore aggiunto unico al mondo per garantire una produzione efficiente dell'alga verde». La fase sperimentale è già a buon punto. Ma l'obiettivo è produrre la spirulina in modo industriale. «Stiamo già pensando ad una fase 2 - ha detto Paci - per garantire maggiori quantitativi di produzione, con un percorso di imprenditorialità. Puntiamo ad una produzione di eccellenza e l'interesse di alcuni imprenditori che abbiamo incontrato oggi dimostra che è la strada giusta».
DALLA MINIERA ALLE ALGHE  «Da un mese l'attività di estrazione della miniera è chiusa - ha detto Antonio Martini, amministratore unico della Carbosulcis - abbiamo deciso di puntare su diverse strade, ad esempio sui fertilizzanti o sui brown fields per produrre energia pulita. Una di queste strade è la scommessa verde, nata da un'intuizione degli scienziati per utilizzare la miniera nella produzione di un super-cibo come la spirulina. I risultati sono incoraggianti». «In un contesto alla ricerca continua di valore aggiunto, abbiamo scoperto l'acqua calda - dice Cristian Galbiati, coordinatore scientifico del progetto - sfruttando la caratteristica temperatura dell'acqua di miniera. Questa, insieme al clima, sono le condizioni ideali per la spirulina, che attualmente viene prodotta per il 90 per cento in Cina». «Abbiamo creduto da subito in questo progetto - ha detto Maria Chiara Di Guardo, pro rettore per l'Innovazione dell'Università di Cagliari - e ci siamo impegnati con un approccio interdisciplinare, con il gruppo di Scienze della Vita, Fisica, Ingegneria. Come già abbiamo fatto in altre occasioni metteremo a disposizione il nostro sostegno per le imprese».
Antonella Pani

 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 2 febbraio 2019 / Spettacoli (Pagina 44 - Edizione CA)
L'IDEA. Si apre alla Fondazione di Sardegna di Cagliari un ciclo di sei seminari
COME NASCE UNA DEMOCRAZIA: TUTTI A SCUOLA DI FORMAZIONE POLITICA
L'accademico dei Lincei Louis Godart tiene oggi la prima lezione

Come diceva Emilio Lussu, il male non è tanto che la Sardegna sia un'isola, quanto che i sardi facciano di una condizione geografica un limite mentale. E se il fondatore del Partito Sardo d'Azione già nel secolo scorso lo considerava un grave errore, oggi, ai tempi del “villaggio globale”, l'autoisolamento è un ostacolo ingombrante, che impedisce alla Sardegna di crescere economicamente e culturalmente. Di qui l'idea: facciamo di questa terra, che sì, è circondata dal mare, ma è pur sempre in mezzo al Mediterraneo, un ponte tra paesi, popoli, culture e tradizioni differenti. E affidiamo ai più giovani, che hanno la flessibilità e l'energia necessarie, il compito di costruire quel ponte.
COOPERAZIONE CULTURALE  A dire il vero, le idee sono più d'una, a cominciare dalla creazione di “Accus”, Associazione per la cooperazione culturale in Sardegna, nata lo scorso autunno, che riunisce oltre una ventina di fondazioni e associazioni sarde con l'obiettivo di promuovere scambi culturali internazionali. «Per costruire relazioni all'esterno era necessario che innanzitutto le costruissimo all'interno», dice Carlo Salis, direttore di Accus e appassionato animatore della prima iniziativa della neonata rete sarda: una scuola di formazione politica democratica rivolta agli studenti italiani e maghrebini delle Università di Cagliari e Sassari.
FORMARE I GIOVANI  L'ambizione del progetto, spiega Salis, che è stato consigliere comunale a Cagliari e assessore provinciale alla programmazione, è formare i giovani delle due sponde del Mediterraneo sui temi della cultura democratica affinché si adoperino per costruire rapporti stabili di carattere sociale, economico e culturale tra popoli; proporre la lingua e la cultura italiane come strumento di mediazione.
LEZIONE DI LOUIS GODART  Con un ciclo di sei seminari, che si terranno un sabato al mese, per chiudersi a giugno, la scuola inaugura il suo primo anno oggi mattina (ore 10.30) alla Fondazione di Sardegna di Cagliari (via San Salvatore da Horta, 2), con una lezione sulla nascita della democrazia di Louis Godart, archeologo e filologo, accademico dei Lincei e consigliere per la conservazione del patrimonio artistico della presidenza della Repubblica italiana. Il primo seminario si concluderà con altri due interventi: uno su democrazia e religione, l'altro sulla democrazia tunisina.
CICLO DI SEMINARI  Le conferenze, aperte anche agli insegnanti, saranno raccolte nella collana editoriale “I Quaderni di Accus” (Condaghes), e affronteranno i temi più vari: il rapporto tra etica e legalità, tra decolonizzazione e democrazia, la gestione democratica delle risorse ambientali, la cooperazione e molti altri. Tra i relatori ci saranno studiosi di spessore e politici di lunga esperienza, come Massimo D'Alema e Antonello Cabras.
Oltre al sostegno economico delle Fondazioni di Sardegna e Unipolis, il cui scopo è promuovere la cooperazione e i suoi valori fondanti, la Scuola di formazione democratica, di durata triennale, collaborerà con la Comunità di Sant'Egidio, nota per la sua esperienza nelle questioni mediterranee e internazionali. Gli altri partner del progetto sono: l'associazione ResetDoc -Dialogues on Civilization, la Società Dante Alighieri (istituzione culturale italiana diffusa nel mondo), Unimed (Università del Mediterraneo), l'Associazione di cultura politica Italiani Europei, infine le Università di Cagliari e Sassari.
STUDENTI ITALIANI E STRANIERI  L'idea di una specializzazione in ambito politico da rivolgere a studenti stranieri e italiani è nata dal progetto Formed (Fondazione di Sardegna), di cui si è appena conclusa la prima edizione, (è in corso la seconda) che ha destinato cento borse di studio a giovani maghrebini per studiare nelle università sarde. «Potevamo permettere che andassero via?», si chiede Salis. «Sono una risorsa fondamentale per i paesi da cui provengono e per noi che li abbiamo accolti. Insieme con i colleghi italiani e, grazie alla scuola, potranno contribuire a promuovere la cultura della cooperazione, che è forse l'esempio storicamente meglio riuscito di democrazia economica».
Franca Rita Porcu

 

4 - L’UNIONE SARDA di sabato 2 febbraio 2019 / Prima Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
L'INCHIESTA. Carenza di agenti di commercio, introvabili gli esperti digitali
I POSTI DI LAVORO CHE NESSUNO VUOLE
Ci sono 7.600 disoccupati ma nei ristoranti manca il personale

Nell'ultimo “Job Day” organizzato dall'Aspal a Cagliari ben 211 offerte di lavoro non hanno trovato risposta e oltre 20mila candidature sono state cestinate perché non soddisfavano i requisiti minimi. Intanto nei ristoranti della Marina o di Stampace già da aprile è quasi impossibile trovare pizzaioli, lavapiatti o camerieri. Tanto che molti operatori si rivolgono agli stranieri, generalmente più affidabili e volenterosi.
LA RISTORAZIONE  L'inchiesta di Unioncamere sul lavoro che c'è ma non interessa, trova riscontro anche in città, dove secondo i dati del Centro per l'impiego ci sono 7600 persone in cerca di un'occupazione. Efisio Mameli, titolare del ristorante “Pani e casu” di Castello, non usa giri di parole. «Facciamo sempre più fatica a trovare personale sardo motivato. Le difficoltà riguardano varie figure, dal lavapiatti, all'aiuto cuoco, al cameriere di sala. A volte ti lasciano dopo poco per via degli orari, alcuni pensano invece di essere sotto utilizzati, come quella volta che un aiuto cuoco se ne andò perché lo chef l'aveva messo a tagliare le cipolle. Così a coprire questi posti sono soprattutto i lavoratori stranieri, ad esempio uno dei miei cuochi è sbarcato dall'Albania nel 2000 ed è cresciuto con noi iniziando come giardiniere. Non so se sia per pigrizia ma da parte dei nostri ragazzi troppo spesso non c'è la giusta passione e motivazione. E tanti preferiscono andare a Londra non si sa bene a fare cosa». Giuseppe Scura, direttore di Confcommercio a cui sono affiliati 450 ristoratori, rincara la dose: «I nostri associati richiedono sempre maggiori professionalità che spesso scarseggiano sul mercato sardo. Spesso faticano a trovare ad esempio una figura come il cameriere di sala, molto importante e troppo spesso sottovalutata. Alcuni non hanno le competenze, altri non sono disposti ad affrontare le difficoltà lavorative. Troppo spesso le persone si lamentano a causa del lavoro che scarseggia, ma tanti non fanno investimenti professionali».
IL GRANDE PARADOSSO  Insomma, le opportunità ci sono ma non vengono sfruttate. Un vero paradosso nella terra dove la fame di lavoro è da sempre oltre il livello di guardia e i tassi di disoccupazione restano spaventosi. E il tema - delicatissimo nell'era del reddito di cittadinanza - non è certo limitato al solo settore della ristorazione. Dall'agricoltura, agli addetti alle pulizie, dalle badanti ai collaboratori domestici sino ai manovali: gli impieghi che non piacciono agli italiani e dove la percentuale di stranieri è sempre più consistente sono ormai tantissimi.
GLI AGENTI DI COMMERCIO  E il fenomeno non è limitato, come si potrebbe credere, a quei posti considerati più umili o disagevoli. Francesco Pittui, responsabile regionale della Federazione agenti e rappresentanti di commercio (Fnarcc), ne è testimone diretto: «Oggi in Sardegna mancano circa 1000 agenti di commercio - dice - perché, nonostante il nostro settore abbia risentito della concorrenza spietata dell'ecommerce, nel frattempo c'è stata anche la crescita di tante aziende sarde e una maggior presenza di quelle straniere. A Cagliari, cuore economico dell'Isola, facciamo fatica a trovare giovani interessati a fare una professione che ha potenzialità e prospettive».
LE NUOVE PROFESSIONI  L'altra faccia della stessa medaglia è invece la mancanza di figure specializzate nei nuovi settori dell'economia digitale. «Ma in questo caso il mismatch , cioè la discrepanza tra domanda e offerta di lavoro, è un enorme problema europeo - spiega Massimo Temussi, direttore generale dell'Aspal che su questo tema ha progetti di collaborazione con la Silicon Valley e Singapore -. Soltanto nell'ultimo anno sono stati 750mila nella Ue i posti legati al settore digitale che non hanno trovato una risposta. Ciò è dovuto in parte al fatto che scuola e università non stanno al passo con le novità e in un mondo che brucia delle professioni creandone di nuove il mercato del lavoro non riesce a trovare risposte adeguate. Un esempio? Le imprese sarde che vendono sul web oggi sono il 73%, mentre nel 2010 erano il 20%. Tutti, anche il piccolo caseificio di paese, oggi hanno bisogno di figure di cyber security che però in Sardegna praticamente non esistono».
Massimo Ledda


5 - L’UNIONE SARDA di sabato 2 febbraio 2019 / Sassari e Alghero (Pagina 38 - Edizione CA)
SASSARI. Conferenza nel Dipartimento di Giurisprudenza
LA LEZIONE DEL PROCURATORE ANTI NAZISTI

«Il danno dei crimini di guerra non si estingue. Chi è orfano lo è per sempre». Sono oltre 450 i procedimenti istruiti dal 2002 al 2016 da Marco De Paolis, Procuratore generale della Corte militare di Appello di Roma. Sono 57 le condanne all'ergastolo per ufficiali e sottufficiali nazisti colpevoli delle stragi di Marzabotto, Sant'Anna di Stazzema, Cefalonia, giusto per citare i processi dove De Paolis ha svolto il ruolo di pubblico ministero. La sua conferenza nel Dipartimento di Giurisprudenza di Sassari ha consentito di andare ben oltre il discorso della Giornata della Memoria. L'incontro ha spiegato le difficoltà non solo legislative ma anche politiche nel giudicare i reati militari. E del resto, basti ricordare il cosiddetto "armadio della vergogna", quello di un palazzo romano dove nel 1994 vennero trovati 695 fascicoli d'inchiesta e un Registro generale riportante 2274 notizie di reato, relative a crimini di guerra commessi sul territorio italiano durante l'occupazione nazifascista. Marco De Paolis ha rivelato: «Ho emesso decine di mandati d'arresto europeo, ma la Germania e l'Austria non hanno mai eseguito queste sentenze. Un po' di frustrazione c'è, però c'è l'importanza del dovere etico di accertare le responsabilità, di dichiarare i colpevoli». (g. m.)
 

6 - L’UNIONE SARDA di sabato 2 febbraio 2019 / Prima (Pagina 1 - Edizione CA)
Il commento
L'AUTONOMIA PRESCRITTA

Aldo Berlinguer
Durante il dibattito elettorale, infiammato da grandi declamazioni, i percorsi normativi proseguono, spesso ignorati dai più. Uno dei temi toccati, con un emendamento al Decreto semplificazioni, è quello delle zone franche. Si mette così un punto a questa tortuosa vicenda, con l'esito finale di elidere la specialità regionale e omologare la Sardegna ad un paradigma unitario valido per tutte le regioni italiane. Al di là delle suggestioni che esso evoca, il tema è molto tecnico. Per affrontarlo, occorre addentrarsi tra le norme. Ci scuseranno i lettori ma, si sa, oggi la politica è tecnica. Chi lo nega fa solo retorica e di questa ce n'è fin troppa. L'emendamento citato ne contempla molte di zone franche: quelle doganali (ZFD), quelle speciali (ZES), quelle cosiddette logistiche (ZLS). In sostanza, vengono inserite nel quadro normativo disposizioni che consentono a talune di esse rilevanti semplificazioni amministrative e termini temporali ridotti della metà. Inoltre, all'interno delle ZES, vengono istituite zone franche doganali (ZFD), avendo in molti richiesto di mettere a sistema i due strumenti di sviluppo economico al fine di attrarre investitori. Così, in un colpo solo, il Governo sta tentando di offrire lo strumento alle Regioni che lo invocavano e supplire a quelle, come la Regione sarda, che, pur avendolo dal 1998, non lo utilizzavano. In effetti, occorreva una norma di legge (e non un DPCM) per introdurre importanti semplificazioni amministrative, le quali oggi vengono offerte a tutte le zone cosiddette speciali  (...) SEGUE A PAGINA 11

Politica (Pagina 11 - Edizione CA) SEGUE DALLA PRIMA PAGINA
Tema suggestivo ma molto tecnico che non può essere affrontato con la retorica
L'AUTONOMIA PRESCRITTA: IL PASTICCIO DELLA ZONA FRANCA IN SARDEGNA

(...) Comprese, naturalmente, quelle portuali e retroportuali del nord Italia: queste ultime le hanno chiamate Zone logistiche semplificate e sono sostanzialmente identiche a quelle meridionali senza però i benefici fiscali per le imprese. Occorreva una legge anche per istituire zone franche doganali (ZFD) e molte Regioni e porti italiani ne avevano fatto richiesta. Per cui è da lodare lo sforzo compiuto dal Governo di offrire uno strumento normativo adeguato a chi lo ha fortemente voluto. Il problema sorge per chi, per vent'anni dalla sua promulgazione, si è ostinato a non applicare il D.lgs75/98: legge che già consentiva di istituire in Sardegna una zona franca doganale (ZFD), includendo anche le aree interne collegate o collegabili ai porti. Già, poiché la nuova normativa oggi prevede che le ZFD si realizzino solo all'interno delle ZES e si possano istituire anche su iniziativa dei loro organi di gestione.
Per cui il D.lgs 75/98 (che pur resta in vigore) verrà realisticamente rimpiazzato da uno strumento molto più maneggevole da parte delle autorità nazionali, con buona pace dell'autonomia sarda.
Secondo problema, tutt'altro che marginale: il cumulo di ZES e Zone franche doganali (ZFD) se avrà un effetto moltiplicatore di attrazione per le aree incluse, aumenterà il divario con le zone ad oggi escluse.
In Sardegna, dove si è scelto di fare una ZES “a ciambella” solo lungo le coste, verranno tagliati fuori tutti i comuni dell'interno: altro che coesione economico-sociale. Infine, non sorprende più - quando vengono emanate nuove norme - notare la mancanza di fondi a loro sostegno, essendosi ormai giunti ad un pervicace, continuo aggiramento dell'articolo 81 terzo comma della Costituzione. In questo caso, la istituzione di zone franche doganali intercluse non si accompagna infatti allo stanziamento dei fondi necessari alla loro interclusione. Per cui siamo alle solite: chi pagherà, per chilometri, la costruzione di recinzioni, varchi e telecamere?  Insomma, la lezione è sempre la solita. I diritti - quando esistono - vanno esercitati. Se non lo si fa, buona parte di essi si prescrive o comunque va perduta. È il caso dell'articolo 12 dello Statuto regionale, a suo tempo dotato di una norma di applicazione: il D.lgs75/98. Dopo vent'anni di inerzia, il legislatore nazionale ha esteso il beneficio, proprio dell'autonomia sarda, a tutto il resto d'Italia. E ha fatto bene.  Serva di lezione ai tanti profeti della sardità tradita e dell'oppressione coloniale. L'autonomia sarda non va solo rivendicata, va praticata! Il resto sono solamente chiacchere. E in campagna elettorale se ne sentono veramente tante.
ALDO BERLINGUER
PROFESSORE ORDINARIO UNIVERSITÀ DI CAGLIARI

La Nuova Sardegna

RASSEGNA STAMPA di MARTEDÌ 5 FEBBRAIO 2019

 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di martedì 5 febbraio 2019 / Salute - Pagina 2
L’OSSERVATORIO
Il centro raccoglie e convalida i dati demografici dei vari paesi
ECCO CHI IN SARDEGNA CONTINUA A INDAGARE SULL’ELISIR DI LUNGA VITA

Gianni Pes, professore associato dell’ateneo di Sassari, è stato il primo studioso a rendere noto vent’anni fa negli Usa il fenomeno della longevità in Ogliastra
Associato di Scienza dell’alimentazione all’Università di Sassari, Gianni Pes è stato il primo a rendere noto quasi vent’anni fa, in un convegno a Montpellier, il fenomeno della longevità in Ogliastra e il fenomeno dell’assenza del gender gap. Lungo questo filone di ricerca, in collaborazione con studiosi stranieri, ha pubblicato numerosi saggi e ha contribuito a fondare, dirigendolo per tre anni , l’Osservatorio della Longevità Sardinia Blue Zone, il cui compito è quello di indagare i motivi alla base di questo “elisir di lunga vita”. Diretto attualmente da Claudia Porcu, l’Osservatorio raccoglie e convalida i dati demografici dei Comuni con precisi criteri scientifici ed etici.



 

RASSEGNA STAMPA di SABATO 2 FEBBRAIO 2019

 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 2 febbraio 2019 / Sardegna - Pagina 6
L'alga energetica e proteica sarà prodotta nel sito Carbosulcis a Gonnesa
SPIRULINA, IL SUPER FOOD NASCE NELLA MINIERA
Il segreto sarà il calore dell'acqua. L'isola punta a fare concorrenza alla Cina

GONNESA Il segreto è l'acqua calda della miniera che darà una qualità eccezionale al super cibo del futuro. L'alga Spirulina mette casa a Gonnesa, negli impianti della Carbosulcis a Monte Sinni: qui sarà avviata la produzione con l'isola che punta a fare concorrenza alla Cina. Attualmente infatti, più del 90 per cento dell'alga che si trova nel mercato italiano ha origini cinesi. Ora l'alimento eccezionalmente energetico e sempre più richiesto e protagonista anche dei cooking show avrà un pedigree sardo e caratteristiche uniche. Grazie all'acqua calda, appunto: invece si buttarla via (come è stato fatto per anni) si è scoperto che può essere utilizzata in maniera proficua nel processo di produzione dell'alga spirulina. Il progetto. Avviato e concluso nella prima fase sperimentale, il progetto è stato realizzato in collaborazione tra Università di Cagliari e Carbosulcis e finanziato dalla Regione attraverso l'assessorato della Programmazione con lo stanziamento di 140mila euro. Ieri a Gonnesa l'inaugurazione ufficiale dell'impianto sperimentale con l'assessore della Programmazione Raffaele Paci, l'amministratore unico della Carbosulcis Antonio Martini, il responsabile scientifico del progetto Cristiano Galbiati, il prorettore all'Innovazione dell'Università di Cagliari Maria Chiara Di Guardo. L'impianto in cui cresce l'alga si chiama tecnicamente fotobioreattore in vetro con scambiatore termico integrato: si tratta di un sistema che consente di utilizzare il calore dell'acqua della miniera per permettere un ciclo di produzione 24 ore al giorno per 365 giorni all'anno per la produzione di alghe azzurre in impianti all'aperto, senza la copertura di serre. Proprio il freddo intenso delle prime settimane di gennaio ha permesso di sottoporre l'impianto a uno stress test molto importante e significativo che è stato superato brillantemente tanto che l'impianto è stato brevettato. Grazie all'utilizzo dell'acqua calda e al successo del fotobioreattore, Carbosulcis sarà presto in grado di garantire un valore aggiunto importante a imprenditori che volessero cimentarsi con la riqualificazione dei suoi "brown fields", cioè siti inquinati all'interno dei quali è possibile fare attività di rigenerazione che portino maggiori benefici che le semplici bonifiche. Le prospettive. «È un progetto che a pochi mesi dal finanziamento ha già raggiunto importanti traguardi e che ha tutte le carte in regola per sfondare in un mercato in crescita esponenziale - dice l'assessore Raffaele Paci - . È il nostro futuro puntare sulla tecnologia, utilizzare in modo innovativo le strutture minerarie, che sono un pezzo importante della storia del nostro passato, per guardare al futuro. Esattamente come sta accadendo qui a Carbosulcis con il progetto Spirulina: l'acqua calda delle miniere, che era un costo notevole e una fastidiosa necessità eliminare, diventa un valore aggiunto unico al mondo per garantire una produzione efficiente dell'alga verde. O anche con il progetto Aria dove il pozzo abbandonato della miniera diventa il luogo ideale per l'installazione di una colonna di 350 metri ad alta tecnologia per la purificazione dell'Argon. Dal nostro passato c'è la chiave per costruire il futuro».

L'integratore alimentare amato in cucina
L'alga spirulina è considerata un super cibo del futuro. Prodotto di eccellenza su più fronti è richiesto da un mercato in forte crescita: si stima che il mercato europeo possa raggiungere le 400 tonnellate circa all'anno. Conosciuta sin dall'antichità dai popoli della regione tropicale, è considerata un eccellente integratore alimentare naturale. L'altra peculiarità è l'alto contenuto proteico: circa il 60%. Sul mercato è disponibile in compresse, microspaghetti e polvere. La richiesta è in aumento per la sempre più crescente domanda di coloranti alimentari naturali e per l'aumento del vegetarismoIl progetto della Regione prevede anche una nuova fase operativa denominata "Spirulina 2.0", che ha come obiettivo quello di sperimentare un sistema di produzione più efficace dell'alga, in grado di garantire un'estensione temporale, maggiori quantitativi della produzione e un percorso di imprenditorialità, anche in collaborazione con diversi dipartimenti dell'Università. Per questa seconda fase la Regione prevede un ulteriore stanziamento di risorse finanziarie.
 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 2 febbraio 2019 / Sardegna - Pagina 6
TURISMO E AMBIENTE
Due docenti universitari sardi nel comitato scientifico Restart

CAGLIARI Gianluigi Bacchetta, docente di Botanica applicata e direttore dell'Orto Botanico dell'Università di Cagliari, è entrato a far parte del Comitato scientifico del Centro regionale di competenza per la ricerca, l'economia sostenibile, il turismo e ambiente per il rilancio territoriale (Restart), istituito presso il Consorzio per la promozione degli Studi universitari nella Sardegna centrale. Al centro sono assegnati compiti di ricerca, sviluppo, consulenza, formazione e sperimentazione. Con la possibilità di effettuare studi, analisi e diagnosi dei territori, di riqualificazione ambientale, recupero e manutenzione di contesti agro-paesaggistici, geografico-economici, urbani ed edilizi ed inoltre progettare e realizzare attività di ricerca e di trasferimento tecnologico a favore delle imprese dell'agroforestry, «imprese verdi» e imprese di gestione di sistemi eco museali. Del comitato scientifico fanno parte anche Sandro Dettori (Università di Sassari) e Marco Marchetti (università del Molise), scelti come Bacchetta in base alle loro specifiche competenze nell'area agroforestry.
 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 2 febbraio 2019 / Sardegna - Pagina 6
Report della società italiana di statistica dimostra che lo stipendio cresce del 14%
Studiare conviene: si guadagna di più

CAGLIARI Tra poco meno di 20 anni nelle aule delle scuole italiane ci saranno, al netto del contributo alla popolazione studentesca dato dagli immigrati, 2 milioni in meno di studenti. Ma studiare a lungo conviene e il valore di questo investimento è cresciuto nel tempo (nonostante il contemporaneo aumento percentuale della scolarità della popolazione). Questo vale sia per i redditi da lavoro dipendente (nell'ordine dell'8% per ogni anno di studio in più) sia per i redditi totali (rendimenti tra il 9 e il 14%, crescenti nel tempo). Sono alcuni dati ricavati dall'ultimo rapporto sulla popolazione presentato nei giorni scorsi all'Università Bocconi durante i Popdays2019, e curato da Gustavo De Santis e Elena Pirani, docenti di Demografia dell'Università di Firenze e Mariano Porcu, professore di Statistica Sociale dell'Università di Cagliari. Il volume, edito da Il Mulino, fa parte della serie dei Rapporti biennalmente prodotti dall'Aisp (Associazione italiana studi di popolazione) della Società italiana di Statistica. Il tema scelto per l'edizione 2019 è quello dell'istruzione, che è stata esaminata sotto vari profili: come è organizzata in Italia, come si è evoluta nel tempo, come è cambiata e cambierà in futuro l'utenza, quali aspetti problematici emergono (risorse investite, valutazione dei risultati, presenza straniera, aspetti differenziali, per territorio, genere, origine etnica, caratteristiche della famiglia di provenienza). Hanno collaborato alla redazione studiosi in discipline di ambito statistico-demografico, sociologico e economico di diverse università italiane fra i quali Marco Pitzalis, professore di Sociologia dei processi culturali a Cagliari.

Questionario e social

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