Giovedì 31 gennaio 2019

31 gennaio 2019

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di giovedì  31 gennaio 2019 / Regione (Pagina 6 - Edizione CA)
LA VISITA. A Cagliari il progetto di un consorzio di aziende e del Distretto aerospaziale
«GIOVANI SARDI, VENITE A MALTA»
Il premier Muscat: da noi ci sono lavoro e opportunità per crescere

«Siamo felici di dare lavoro a tante persone, extracomunitarie ed europee, anche italiani certo, soprattutto siciliani. Perciò faccio un invito ai sardi, ai giovani specialmente: venite a Malta, da noi troverete opportunità di lavoro e potrete aprire anche attività in proprio». Il giorno dopo l'adesione del suo Paese al gruppo dei sei disposti ad accogliere una quota dei 47 migranti della Sea Watch al largo di Siracusa ormai da giorni, il primo ministro di Malta Joseph Muscat è arrivato in Sardegna per partecipare alla presentazione del progetto pilota Bat di tecnologia aerospaziale avviato d'intesa tra società italiane e maltesi col distretto aerospaziale della Sardegna.
«LA LINEA AEREA DIRETTA»  Nonostante l'emergenza sul fronte europeo, «ho voluto esserci - ha spiegato Muscat - perché mi piace questa collaborazione tra due isole. Malta e la Sardegna: due territori isolati geograficamente che, collaborando, riescono a essere all'avanguardia della ricerca e dello sviluppo». Il suo, però, è un Paese dove la disoccupazione è ai minimi storici. «Siamo aperti agli investimenti, ai business innovativi, locali e stranieri. E siamo appunto felici di dare lavoro a tante persone. Lo ripeto ai giovani sardi: venite a Malta. D'altronde, oggi con la linea aerea diretta è molto più facile che andare in qualsiasi altro posto in Italia».
«BASTA SOLUZIONI AD HOC»  Ma è la questione migranti che preme. «Malta, l'Italia e i Paesi della sponda mediterranea sono tutti nella stessa situazione. Per questo è necessario, e io me lo auguro, che continuiamo a parlare tutti la stessa lingua. Siamo tra noi, diamo aiuto uno all'altro: non dobbiamo certo litigare». Ancora, però, soltanto un accordo estemporaneo tra Stati europei. «Sarà una situazione che si riproporrà di sicuro, ma le soluzioni ad hoc non sono le più augurabili». Le regole devono essere rispettate da tutti, sottolinea Joseph Muscat, «dagli Stati membri e dalle Ong, perché non esiste una situazione in cui si fa ciò che si vuole. E se c'è un impegno a livello europeo siamo totalmente disponibili a dare una mano anche noi». Non è, «questione di dire porti chiusi o porti aperti: è questione che se c'è un obbligo si deve fare». Malta è «il terzo Paese per richieste di asilo. Siamo stati il Paese di frontiera per tanti anni. Quando ci fu l'altra emergenza Sea Watch, noi avevamo già soccorso 250 persone. Pensiamo di fare il nostro dovere per il diritto internazionale, per dovere politico e morale». La linea dura di Salvini? «È controproducente. Tutti siamo d'accordo che le Ong devono rispettare le regole, ma c'è una responsabilità che viene dalle leggi internazionali: se queste dicono che devi accogliere, lo devi fare. Non puoi dire: non voglio. Penso sia una visione un po' miope».
Piera Serusi

 

2 - L’UNIONE SARDA di giovedì  31 gennaio 2019 / Regione (Pagina 6 - Edizione CA)
LA SPERIMENTAZIONE
Voli più sicuri anche senza copertura Gps

Ma che cos'è il progetto Bat? È un sistema di navigazione aerea inerziale che consente di riconoscere e indicare con altissima precisione la posizione di un oggetto sfruttando l'asse di rotazione della Terra, diversamente dal Gps che funziona solo se c'è copertura satellitare. Un sistema che viene già utilizzato sulle navi, mentre nel settore aeronautico c'è ancora l'esigenza di sistemi alternativi quando ad esempio manca il segnale radio proveniente dai satelliti. È a queste esigenze che risponderà il progetto Bat. «Il progetto - spiega l'ingegnere Alessio Bucaioni, coordinatore - verrà sviluppato e sperimentato in Sardegna da un gruppo di ingegneri maltesi e italiani». Quali le possibili ricadute? «Diverse, dall'agricoltura di precisione alla consegna di posta e pacchi attraverso i droni, sistemi volanti che hanno necessità di avere livelli di sicurezza ancora maggiori», spiega Giacomo Cao, presidente del Distretto aerospaziale. ( p.s.)

 

3 - L’UNIONE SARDA di giovedì  31 gennaio 2019 / Regione (Pagina 6 - Edizione CA)
GOVERNO. INNOVAZIONE
La ministra Trenta: «La Sardegna modello mondiale»

Non ha detto neanche buongiorno. Nessuna dichiarazione ai giornalisti mentre andava via scortata da un muro di marcantoni. Troppo delicato il momento, all'indomani delle ennesime frizioni tra alleati di governo dopo l'annuncio del ritiro dei soldati dall'Afghanistan. La ministra della Difesa Elisabetta Trenta era ieri a Cagliari in rappresentanza dell'esecutivo per assistere - assieme al premier maltese Joseph Muscat, al presidente della Regione Francesco Pigliaru e all'assessore alla Programmazione Raffaele Paci - alla presentazione del progetto Bat, un investimento di 8 milioni e 200 mila euro cofinanziato dal ministero dello Sviluppo economico e dalla Regione.
«La Sardegna - ha detto durante i saluti - è oggi un punto di riferimento nazionale e internazionale nel campo dell'aerospazio. Esistono condizioni ideali per ospitare strutture di ricerca, forti competenze nell'alta tecnologia e nel digitale». Ricerca tecnologica e capitale umano, «sono gli strumenti coi quali l'Isola può competere a livello mondiale come piattaforma internazionale in cui l'aerospazio gioca un ruolo di primo piano». L'incontro a Cagliari con Muscat è stato «un importante momento di conoscenza per rafforzare la cooperazione bilaterale tra le nostre due nazioni». Prima dell'evento, il ministro ha incontrato il presidente Pigliaru. «Dopo il rilascio della spiaggia di Porto Tramatzu - ha riferito il governatore - prosegue il lavoro sull'attuazione dell'intesa sulle servitù militari». Il progetto pilota messo a punto dalle società italiane Gem Elettronica e Lion Consulting, il colosso europeo Airbus (secondo produttore di aerei al mondo) e la società maltese Wes Trade con il Distretto aerospaziale sardo, «è un tassello di un mosaico più ampio del distretto dell'aerospazio sul quale abbiamo puntato molto, investendo - ha detto l'assessore Paci - oltre 10 milioni e generando investimenti per 50 milioni». (p.s.)

 

4 - L’UNIONE SARDA di giovedì  31 gennaio 2019 / Cagliari (Pagina 20 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Una serie di disegni degli studenti del corso di laurea in Architettura
TANTE IDEE PER PIAZZA MATTEOTTI
Silos per le auto e una terrazza sul mare al posto della sede dell'Arst

Si sono divisi in otto gruppi e hanno elaborato altrettanti progetti sul futuro di piazza Matteotti. Non si tratta di studi buttati lì per caso: a realizzarli sono stati gli studenti che hanno seguito “Urbanistica e valutazione economica e sociale”, un corso della laurea magistrale in Architettura. Niente di irrealizzabile o fantascientifico. «Gli studenti», spiega Emanuela Abis, una delle docenti del corso insieme a Ivan Blecic ed Ester Cois, «sono partiti dalla situazione esistente e da quello che è stato programmato».
LA CREAZIONE  In pratica i futuri architetti hanno dato per assodato il capolinea della metropolitana leggera e lo studentato di viale La Plaia. E, soprattutto, la realizzazione del centro intermodale che metterà in collegamento i mezzi di trasporto che arrivano nella zona. «Abbiamo ipotizzato», interviene Blecic, «due scenari, uno con il centro intermodale nella piazza e un altro con il centro un po' fuori. All'interno di questi due scenari gli studenti sono stati divisi in altri due gruppi per proporre un approccio conservativo e un approccio trasformativo».
I PROGETTI  E sono venuti fuori progetti interessanti: un gruppo propone di abbattere la stazione dell'Arst e ricostruirla ex novo; un altro, invece, lancia l'idea di riqualificarla, realizzando, all'ultimo piano, una terrazza sul mare. Ovviamente, la loro attenzione si è focalizzata sul futuro studentato: quando l'opera sarà conclusa in quella zona ci saranno cinquecento nuovi residenti. Attualmente, può essere raggiunto solo passando per un marciapiedi tutt'altro che attrattivo: un gruppo di studenti propone la realizzazione di uno spazio verde nell'attuale parcheggio delle ferrovie, con un corridoio che porta in via Roma. E i posti auto che sparirebbero? Verrebbero sostituiti da un silos verticale, con lo stesso numero di stalli.
LA PIAZZA  Tra i futuri architetti c'è grande attenzione verso le tematiche ambientali: non a caso in tanti si sono concentrati anche sul verde della piazza e della zona circostante (con la realizzazione del capolinea della metropolitana, il viale Romagnino - utilizzato come parcheggio dei residenti della Marina -diventerà pedonale). Per risolvere il problema delle radici che spuntano dalla pavimentazione in un progetto si ipotizza una soluzione simile a quella utilizzata recentemente in piazza Garibaldi.
IL FUTURO  Davvero qualcuno di questi potrà essere realizzato? «Sono stati inseriti», risponde Abis, «in una piattaforma web usata per ricevere tutte le informazioni inviate dai soggetti interessati, dal Ctm all'Ars, alle Ferrovie e al Comune. Dunque, possono essere utilizzati magari prendendo spunto per una cosa da un progetto e per un'altra da un altro». Potranno essere visti da tutti i cittadini. «Puntiamo a esporli nel cortile del Municipio».
Marcello Cocco

 

5 - L’UNIONE SARDA di giovedì  31 gennaio 2019 / Cultura (Pagina 42 - Edizione CA)
Lo studioso a Cagliari per il Convegno di Filosofia del Linguaggio
Il filosofo Felice Cimatti: «C'è chi usa le parole per tagliare, ma tanti altri per cucire»

Il linguaggio è una protesi, la più potente che sia mai stata inventata dall'uomo, e anche la più ambigua. È nel potere del linguaggio distruggere e costruire, annientare e curare, mentire o dire la verità. E non è detto che la scelta sia nel pieno controllo degli esseri umani: ciò che l'uomo inventa non sempre domina, suggerisce Felice Cimatti. Filosofo del linguaggio, conduttore di programmi radiofonici e televisivi, il professor Cimatti è intervenuto al XXV convegno nazionale della Società di Filosofia del Linguaggio, che si è svolto nei giorni scorsi all'Università di Cagliari, dedicato al rapporto tra linguaggio ed emozioni.
Le parole che usiamo dicono di noi e di come vediamo il mondo. Dal linguaggio dominante quale immagine del mondo emerge?
«Oggi si fa un uso molto aggressivo delle parole, e tuttavia anche una parola dolce ha una certa potenza coercitiva. Quando diciamo a una bambina “quanto sei brava!” stiamo descrivendo il suo comportamento o le stiamo dicendo che deve essere buona?, o peggio, stiamo alludendo al fatto che se lei è buona le vogliamo bene? Anche qui c'è una forma di coercizione. Il linguaggio ha una violenza intrinseca indipendente dagli eccessi del nostro tempo».
È innegabile tuttavia, che soprattutto il linguaggio dei social sia aggressivo.
«Il linguaggio è anche violenza, insulto. Il linguaggio non è solo poesia, parole dolci. È anche poesia perché è insulto. C'è chi usa le parole per fare del male, o chi, come lo psicoterapeuta, per aiutare. Non è possibile l'uno senza l'altro. È vero che oggi ci sono tante persone che usano le parole in modo corrosivo, per tagliare, ma tante altre le usano per cucire. Non si potrebbe tagliare, se non si potesse anche cucire, e viceversa».
Il linguaggio politico, in particolare, più che alla testa, parla alla pancia delle persone.
«C'è un Salvini in ognuno di noi, nel senso dell'uso che si può fare delle parole in quel modo. In altre situazioni, lo stesso Salvini userebbe parole diverse. Bisogna resistere all'idea di isolare, di mettere qualcuno in una posizione e solo in quella. Questo è tradire il linguaggio. Il linguaggio è sempre la potenza di ritirare dentro, riacchiappare. In ciascuno di noi c'è violenza, buttarla su qualcun altro è consolatorio, ma falso».
Il linguaggio dev'essere politicamente corretto?
«Non c'è una regola sola, ci sono affermazioni che non è opportuno fare, però dipende anche dal contesto. In alcuni contesti è efficace usare alcune parole, anche se meno rispettose. L'espressione “negro”, è ricorrente nella comunità negra senza che per questo suoni offensiva. La potenza della lingua è proprio la sua libertà, imbrigliarla in regolamenti rigidi è ridicolo».
Che cosa pensa del linguaggio di genere?
«È solo un pezzo della questione. Finché è utile a diffondere una visione del mondo più inclusiva, va bene, ma se posso dire “presidentessa” e poi non ci sono donne presidente, non basta. E c'è anche un'altra cosa, quanti sono i generi?, uno, due, tre? C'è chi dice che i generi non siano due, e ha anche buoni argomenti per sostenerlo».
Il medium è il messaggio, diceva McLuhan. Ciò che diciamo è condizionato dal mezzo che usiamo per dirlo. È ancora vero?
«Direi di sì. È una profezia che mi sembra sempre più vera. Oggi il fatto stesso di comunicare è più importante del contenuto che s'intende comunicare. I nuovi media modificano il nostro modo di leggere: rimaniamo concentrati nella lettura di un testo per molto meno tempo. Non è detto che sia un male».
I Sofisti, nell'Atene democratica del V secolo avanti Cristo, sono stati grandi maestri di linguaggio. Abbiamo di nuovo bisogno di loro?
«I Sofisti erano persone molto intelligenti e avevano capito che per fare le cose gli esseri umani vanno convinti, e per questo usavano la retorica. Nel mondo greco essere convinti voleva dire essere capaci di seguire un ragionamento, di riconoscere le buone argomentazioni. E questo fa la retorica: costruisce argomentazioni persuasive. Ecco, forse di questo abbiamo bisogno oggi: di buona retorica».
Franca Rita Porcu

 

6 - L’UNIONE SARDA di giovedì  31 gennaio 2019 / Quartu SantElena (Pagina 22 - Edizione CA)
LA STORIA. La fondatrice è Arlen Aquino, venezuelana, arrivata in Sardegna 27 anni fa
ARCOIRIS, IL DOPOSCUOLA NON HA FRONTIERE
Nella sede dell'associazione l'integrazione comincia fin da bambini

L'idea è nata nel 1998. «Frequentavo un corso di formazione per extracomunitari insieme a un gruppo di donne. Confrontandoci ci siamo trovate d'accordo sul fatto che non c'erano servizi per gli immigrati, che tutti avevano difficoltà a inserirsi». Così nel 2001 queste donne agguerrite hanno deciso di fondare Arcoiris. «È stato l'inizio di una meravigliosa avventura. Sono passati anni e siamo ancora qui ad accogliere e dare informazioni». Arlen Aquino, venezuelana di 54 anni, è la presidente dell'associazione, a capo di un direttivo tutto al femminile ma che conta nel suo staff anche uomini.
UN SOGNO D'AMORE  Nella sede in via Genova oltre il portone azzurro si apre un mondo dove non esistono differenze. «Quartesi e stranieri partecipano al doposcuola, gli adulti fanno corsi di italiano e tutti possono rivolgersi allo sportello per ottenere informazioni».
Arlen è arrivata in città 27 anni fa seguendo il suo sogno d'amore: durante un viaggio in America Latina aveva conosciuto un quartese e i due non si sono più lasciati. Dopo sei anni come mediatrice linguistica culturale in Provincia ha deciso di dedicare anima e corpo ad Arcoiris. «Adesso gli iscritti sono 180, un grande traguardo. Abbiamo cominciato accogliendo le donne con i loro figli, poi abbiamo aperto le porte agli immigrati, creato lo sportello e avviato l'attività di doposcuola per i bambini stranieri che avevano difficoltà durante le lezioni». Piano piano sono arrivati anche i piccoli quartesi. «È quello che noi consideriamo il doposcuola multietnico. Tutto gratuito, grazie a un bellissimo gruppo di volontari, tra cui maestre ancora in attività o in pensione che vengono qui a insegnare». Perché le parole d'ordine sono accoglienza, solidarietà e nessuna discriminazione. «Abbiamo creato una grande rete anche grazie alla collaborazione con l'università e le scuole». L'integrazione è diventata più facile. «Perché la maggior parte dei figli di immigrati sono nati qui e parlano già la lingua. Il problema riguarda soprattutto gli adulti».
STUDENTESSE MODELLO  Ad Arcoiris arrivano senegalesi, cinesi, venezuelani, colombiani, marocchini. «Come Ibsen, il nostro orgoglio. Una ragazza marocchina che a scuola ha tutti dieci e ha vinto una borsa di studio». O come la campionessa Dalia Kaddari: «Anche lei seguita in associazione fin da piccolissima. Perché siamo una grande famiglia. Arcoiris non è certo solo Arlen. Prima di tutto c'è la mia vice presidente Ghidey Sebhat e poi ci sono tutti gli altri che lavorano con me. Ognuno indispensabile per andare avanti». Senza mai mollare anche se «l'Italia sta attraversando un periodo molto particolare. Quello che ho conosciuto quando sono arrivata era un Paese dell'accoglienza , forse lo è ancora, forse si sta solo strumentalizzando per dare la colpa agli stranieri. Però io ho fiducia e credo nell'umanità». E soprattutto nei quartesi: «Mi piace stare qui. Questa città mi ha accolto benissimo. Nonostante i problemi è un posto bellissimo, apro la finestra e vedo il mare, giro in bici, mi sento a casa». Anche se la sua, di casa, la porta sempre nel cuore.
Giorgia Daga

 

7 - L’UNIONE SARDA di giovedì  31 gennaio 2019 / Nuoro (Pagina 35 - Edizione CA)
COMUNE. Ex assessore all'attacco
Sul mulino Gallisai botta e risposta tra sindaco e Belloi

Il passaggio dell'ex mulino Gallisai dalla Regione al Comune, in comodato gratuito per 40 anni, scatena la polemica. Antonio Belloi, assessore sardista ai Lavori pubblici fino alla scorsa estate, quando il Psd'az è uscito dalla coalizione che sostiene il sindaco, attacca: «Sembrerebbe l'ennesima presa in giro da parte della Giunta Pigliaru nei confronti dei nuoresi». Il primo cittadino Andrea Soddu non le manda a dire al suo ex alleato: «Belloi si deve rassegnare ma non è più assessore, e il mondo va avanti lo stesso».
La polemica è legata al contratto proposto dalla Regione e che ha incassato il sì della Giunta di Nuoro pochi giorni fa. «Siamo in ritardo sul cronoprogramma dei lavori e di certo non mi sarei aspettato un comodato d'uso con limite quarantennale e clausole di rescissione unilaterale a 12 mesi da parte della Regione. Noi avevamo proposto un comodato a 99 anni», accusa Belloi. Quel limite per un'opera così importante e le clausole metterebbero a rischio il partenariato pubblico-privato previsto per la realizzazione nell'ex mulino della sede di ricerca dell'università nuorese.
«Quarant'anni è il periodo giusto per investimenti pubblici e privati, è un numero frutto di ragionamenti approfonditi fatti dagli uffici», spiega Soddu. «Adesso potremo pubblicare il bando internazionale di progettazione, che segue tempistiche particolari. Siamo fiduciosi, Belloi si metta il cure in pace», conclude Soddu. Ma Belloi rivela: «A giugno tutto era pronto per mandare in gara i 2 più grossi appalti del piano per le periferie, l'ex mulino e l'ex Artiglieria. Il primo ritardo è stato causato dalla Regione sulla discussione del cofinanziamento per le due opere: inserito nel piano di rilancio del Nuorese, prevedeva scadenze per nulla compatibili con quelle del procedimento al Ministero. La Regione, per cofinanziare chiedeva un'obbligazione giuridicamente vincolante entro il 2019, cosa impossibile per due opere di tale rilevanza. Oggi non sappiamo se il cofinanziamento esiste e le scadenze sono compatibili. Si rischia di perdere tutto». ( f. le. )

 

La Nuova Sardegna

 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì  31 gennaio 2019 / Sardegna - Pagina 7
Parte nell'isola il progetto Bat. All'inaugurazione anche la ministra Trenta e il premier maltese Muscat
IL NUOVO SISTEMA DI NAVIGAZIONE AEREA PARLA SARDO

CAGLIARI Un'isola che sogna di volare non può che puntare sullo spazio, un settore nel quale da diversi anni è al centro di progetti di interesse planetario. Dopo i successi del radiotelescopio di San Basilio entrato a pieno titolo nella storia delle esplorazioni spaziali, con i riconoscimenti della Nasa, dopo gli investimenti di Avio nel Sarrabus, ecco l'ultima avventura, presentata ieri nell'aeroporto di Cagliari-Elmas, scelto come base per le sperimentazioni: si chiama progetto Bat ed è un sistema innovativo di navigazione aerea basato su sistema inerziale che punta a soppiantare il Gps, basato sui segnali dei satelliti e che ha dimostrato di avere qualche limite. Il sistema inerziale. Bat funzionerà con sensori montati sugli aerei di cui devono stimare posizione e velocità sfruttando la rotazione dell'asse terrestre, ma utilizzando nuove tecniche che rendano più sicura e precisa l'attività di volo. In ambito aeronautico, molti costruttori di sistemi di navigazione sono continuamente alla ricerca di sistemi alternativi per sopperire alla mancanza temporanea del segnale radio proveniente dai satelliti o a causa della orografia (barriere naturali, montagne, palazzi alti). Il sistema inerziale ha anche il pregio di indicare la posizione dell'oggetto cercato con precisione millimetrica.
MINISTRI E PREMIER. A tenere a battesimo Bat sono stati il primo ministro della Repubblica di Malta, Joseph Muscat, il presidente della Regione Francesco Pigliaru, l'assessore della programmazione Raffaele Paci e il ministro della difesa Elisabetta Trenta. L'investimento è di 8 milioni e 200 mila euro, con cofinanziamento di 1 milione della Regione e 2,8 milioni dal ministero dello Sviluppo Economico. La società maltese Wes Trade, con le italiane Gem Elettronica e Lion Consulting, il colosso europeo Airbus di concerto con il Distretto aerospaziale della Sardegna (Dass), sono pronte ad avviare l'attività di ricerca. Ricadute importanti. Le possibili implicazioni sono molto interessanti: se andrà a buon fine e i rilevatori di nuova generazione verranno messi sul mercato, sarà proprio la Sardegna a ospitare l'azienda produttrice, con tutto quello che significa in termini di ricadute economiche e posti di lavoro.
«È un progetto concretamente rivolto al rilancio di investimenti produttivi e occupazionali, in un territorio con importanti poli industriali e una fitta rete di piccole e medie imprese» dice la ministra Trenta. La Sardegna, «è oggi punto di riferimento internazionale nel campo dell'aerospazio, qui esistono professionalità e condizioni ideali per ospitare istituti di ricerca, forti competenze nell'alta tecnologia e nel digitale». Il ruolo di Dass e Regione. Il maltese Muscat ha evidenziato le molteplici prospettive di cooperazione tra le due isole, auspicando che possano approfondirsi sempre di più, soprattutto in settori ad alta innovazione.
Il presidente del Dass, Giacomo Cao, ha sottolineato «lo sforzo profuso dal Distretto in poco più di 5 anni di vita, risultato decisivo sia per la crescita del settore aerospaziale in Sardegna sia per il contributo che le azioni poste in essere potranno dare al sistema Paese». «Abbiamo dimostrato di avere risorse umane e competenze adeguate per affrontare una sfida di così alto livello - così Paci - accettiamo la sfida con grande entusiasmo, e ne siamo profondamente orgogliosi». E ricorda che «abbiamo sostenuto il settore da subito inserendolo nella nostra strategia di specializzazione intelligente, è stata la svolta per dargli impulso, insieme ai 10 milioni che abbiamo destinato ai bandi per incentivare gli investimenti delle imprese. In pochi anni l'aerospazio si è trasformato da valida potenzialità a solida realtà, che può garantire un'opportunità in più alla nostra terra, alla sua economia e occupazione». (a.palmas.)


9 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì  31 gennaio 2019 / Attualità - Pagina 13
IL RAPPORTO
All'università il 15% si pente della scelta

Chiede di rinnovare la carta d'identità ma l'impiegato comunale dietro lo sportello negli uffici dell'anagrafe gli risponde che per loro lui sarebbe morto quasi cinque anni fa. È quanto accaduto ad Antonio Bartolotta. «In tutti questi anni non ho avuto alcun sentore di questa assurda vicenda - dice -. Mi sono state periodicamente recapitate tutte le tasse da pagare. Con una puntualità notevole, aggiungo. Mi è stata anche spedita la tessera sanitaria». Insomma, non avrebbe mai immaginato di essere morto. Un errore di omonimia? »Non credo - ribatte -. Ho chiesto anche l'indirizzo della persona ritenuta morta. Ed è quello mio. Da sempre abito lì. Ed è davvero curioso che si verifichi questo». FIRENZE A un anno dal titolo, per il 14,8% dei diplomati la scelta universitaria non si è dimostrata vincente: fra coloro che dopo il diploma hanno deciso di continuare gli studi, il 6,3% ha deciso di abbandonare l'università fin dal primo anno, mentre un ulteriore 8,5% è attualmente iscritto all'università ma ha già cambiato ateneo o corso di laurea. Gli abbandoni coinvolgono il 3,7% dei liceali, l'11,0% dei tecnici e addirittura il 22,2% dei diplomati professionali. I cambi di ateneo o corso di laurea riguardano il 9,4% dei liceali, l'8,4% dei professionali e il 6,2% dei tecnici.È quanto emerge dal Rapporto 2019 sulla Condizione occupazionale e formativa dei diplomati di scuola secondaria di secondo grado, realizzato da AlmaDiploma e dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea. Le cose non migliorano a tre anni: sale al 19,8% la quota di diplomati insoddisfatti della propria scelta universitaria. In particolare, il 6,9% di coloro che dopo il diploma si era iscritto all'università ha abbandonato gli studi universitari, quota quest'ultima che aumenta considerevolmente per i diplomati professionali (20,6%) e degli istituti tecnici (13,4%), e diminuisce al 3,7% per i liceali. Un ulteriore 12,9% è attualmente iscritto all'università ma ha cambiato ateneo o corso di laurea. Il motivo prevalente del cambiamento di corso o ateneo è legato soprattutto ad una insoddisfazione, rispetto alle aspettative iniziali, per le discipline insegnate: infatti il 44,9% dichiara che quelle impartite fino a quel momento non sono risultate interessanti, mentre un ulteriore 5,3% ha trovato il corso troppo difficile.
 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì  31 gennaio 2019 / Attualità - Pagina 12
DECRETONE
Reddito e pensioni, prime grane
Al vina al Senato con dubbi di costituzionalità su laurea e stranieri

ROMA Cambierà il decretone su reddito di cittadinanza e quota 100. Non solo perché M5s e Lega già fanno sapere di volere innestare alcune novità, nel percorso parlamentare del provvedimento di bandiera. Ma anche perché alla partenza dell'esame, in commissione al Senato, i primi nodi vengono al pettine. Ci sono dubbi di costituzionalità, avvertono i tecnici delle Camere, sia per le norme sul riscatto della laurea che per i paletti posti per il reddito agli stranieri, oltre a vari punti che andrebbero chiariti meglio, a partire dal numero di rinnovi previsti per il reddito. «Intanto iniziamo ad erogarlo, poi se i giudici diranno qualcosa si vedrà», si minimizza in casa M5S. La macchina del nuovo sussidio, fanno sapere, sta già lavorando a pieno ritmo per partire nei tempi e alle Poste sarebbero già in stampa 3 milioni di tessere, sulle quali sarà caricato il reddito. Le regole per ottenerlo prevedono che si debba essere residenti da dieci anni in Italia, gli ultimi due continuativi. Un tempo, ricordano i tecnici, che già è stato bocciato dalla Corte Costituzionale in più di una sentenza perché «irragionevole e arbitrario» e a rischio anche di violare la Convenzione europea dei diritti dell'uomo. È il doppio degli anni necessari perché venga riconosciuto il permesso di lungo soggiorno, requisito per l'accesso al Reddito di inclusione che da aprile lascerà il passo al Rdc. Non va meglio per Quota 100, che nelle prime 48 ore ha registrato già circa 5mila richieste di uscita: in questo caso i tecnici non fanno osservazioni sull'impianto delle nuove norme per l'uscita anticipata (al minimo 62 anni di età e 38 di contributi) ma su alcune misure che le accompagnano, a partire dalle nuove previsioni per il riscatto agevolato degli anni passati all'Università. Per ora si consente un maxi-sconto ma con un doppio requisito: aver iniziato a lavorare dopo il 1996, ricadendo interamente nel sistema contributivo, e avere meno di 45 anni. È proprio il limite di età a sollevare i dubbi del servizio studi del Parlamento, perché non rispetterebbe il principio della «parità di trattamento». Peraltro non è ben specificato se chi non è under 45 possa riscattare la laurea con le regole già in vigore. Il nodo è tra quelli su cui la Lega ha già promesso un intervento, per ampliare la platea dei potenziali beneficiari fino ai cinquantenni. Altra modifica, in corso di valutazione, quella di portare oltre i 30mila euro la quota di anticipo del trattamento di fine servizio o rapporto per gli statali.

Questionario e social

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