UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 30 gennaio 2019

Mercoledì 30 gennaio 2019

30 gennaio 2019

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 30 gennaio 2019 / Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
PAGAMENTI IN RITARDO Bocciata la Sanità, Comune rimandato
TRA GLI ENTI VIRTUOSI SPICCA L'UNIVERSITÀ: VENTI GIORNI PER SALDARE LE FATTURE

Per saldare una fattura il Comune impiega mediamente 47 giorni, 17 in più dei 30 stabiliti dalla legge. Molto peggio fa l'azienda ospedaliere Brotzu, che di norma fa aspettare i propri fornitori 109 giorni. Promossa a pieni voti invece l'Università, che con i suoi 20 giorni d'attesa rappresenta un esempio virtuoso a livello nazionale. L'analisi dei dati sulla tempestività nei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni - messi in rete dal Ministero e relativi all'anno 2017 - riserva dunque negative conferme e liete sorprese.
LE PAGELLE  Tra i primi della classe, oltre all'Università, ci sono la Città Metropolitana (24 giorni) e il Conservatorio (15 giorni, ma con volumi molto bassi), mentre le due Aziende Ospedaliere, l'Asl e anche la Camera di Commercio restano sotto la sufficienza. Pagelle non fini a se stesse, visto che il ritardo nel saldare le fatture da parte delle pubbliche amministrazioni rappresenta da sempre una tra le principali cause di crisi delle aziende sarde e italiane. Ed è proprio per questa ragione che oggi la normativa, adeguandosi alla direttiva Europea numero 7 del 2011, impone che gli enti paghino i propri fornitori entro 30 giorni dal ricevimento delle fatture, limite che sale a 60 per quelli del servizio sanitario.
  IMPRESE IN CRISI - Antonio Matzutzi: “Ancora troppe imprese rinunciano a partecipare ai bandi pubblici proprio per paura dei tempi di pagamento e dei contenziosi”
I DATI ITALIANI - 55 i giorni di attesa necessari in media in Italia per ottenere il pagamento di una fattura da parte della pubblica amministrazione 7I giorni di ritardo accumulati in media dagli enti pubblici italiani
LA PREMESSA  Prima di entrare nel dettaglio è però necessaria una premessa. È lo stesso Ministero infatti ad avvertire che «i tempi medi di pagamento e di ritardo della tabella potrebbero differire rispetto a quelli registrati nei sistemi contabili della singola amministrazione». Insomma, alcune statistiche potrebbero essere imprecise in quanto «il numero e l'importo delle fatture realmente pagate è evidentemente superiore a quello registrato in piattaforma, dal momento che ancora non tutti gli enti comunicano informazioni complete». Detto ciò ecco qual era la situazione sino a un anno fa.
I BOCCIATI  La peggiore performance, come accennato, è dell'Azienza ospedaliera Brotzu, che in media ha impiegato oltre tre mesi per saldare le fatture accontentando tra l'altro soltanto il 67% dei fornitori. A ruota segue l'Azienda ospedaliera Universitaria, che ha pagato quasi tutti i creditori (97%) impiegandoci però mediamente 84 giorni. Particolare invece il caso dell'Assl: nel focus del Ministero risulta infatti che abbia pagato il 5% dei debiti, ma nel sito dell'Azienda ci sono dati molto più completi, dai quali emerge che sono state saldate fatture per 322 milioni e 898.893 euro con un ritardo di 16 giorni (dunque 76 complessivi di attesa). In alcuni casi però i tempi hanno superato addirittura i 400 giorni.
IL COMUNE  Rimandata invece l'amministrazione comunale coi suoi 47 giorni totali, che seppur non velocissima perlomeno non lascia quasi nessuno a bocca asciutta. Secondo le tabelle del Ministero il Comune, nel 2017, ha infatti pagato il 91% del totale delle fatture, cioè 102 milioni di euro sul totale di 121. Un deciso miglioramento però è già evidente nel dato relativo ai primi tre trimestri del 2018: i giorni di ritardo sono infatti scesi a 14 e la percentuale di pagamenti è salita al 99,4.
GLI IMPRENDITORI  L'accorciamento dei tempi è comunque una tendenza generalizzata, soprattutto da quando, nel marzo 2015, è stata introdotto l'obbligo della fatturazione elettronica per gli enti pubblici. «Per noi è stato un toccasana - conferma Alessandra Sarais, della Sanifarm, azienda fornitrice di dispositivi medici -, prima dovevamo spesso rincorrere i funzionari negli uffici e a volte veniva persa la documentazione. Certo, oggi abbiamo ancora fatture del 2016 da incassare, ma attese superiori ai 60 giorni non sono più la regola». Prudente il presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, Antonio Matzutzi: «Nonostante il miglioramento i ritardi restano - dice - e ancora troppe imprese rinunciano a partecipare ai bandi pubblici proprio per paura dei tempi di pagamento e dei contenziosi. Il problema è che se i saldi vengono effettuati in maniera tardiva, le imprese vanno in crisi. Ciò non è tollerabile e non deve più accadere».
Massimo Ledda

 

2 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 30 gennaio 2019 / Ogliastra (Pagina 37 - Edizione CA)
LANUSEI. Le raccomandazioni di Alessandra Pani, docente di microbiologia
«Influenza killer? Vaccinatevi»
In dodici mesi sette casi, tutti derivanti dal sottotipo H1N1

In dodici mesi i medici sentinella del reparto di Rianimazione dell'ospedale di Lanusei hanno contato sette casi di influenza A. Tutti derivanti dal sottotipo del virus H1N1. Lo stesso che ha ucciso Tonina Mulas, la 71enne di Perdasdefogu i cui funerali sono stati celebrati ieri pomeriggio nella chiesa parrocchiale dove la comunità si è stretta attorno ai familiari provati dal dolore. Intanto, inutile nasconderlo, lo spettro dell'influenza fa paura un po' a tutti, benché ieri il direttore dell'Assl di Lanusei, Andrea Marras, abbia invitato alla prudenza, «ma senza seminare panico né inutili allarmismi». Secondo Alessandra Pani, docente di Microbiologia e Virologia dell'Università di Cagliari, un vaccino antinfluenzale stagionale annuale, soprattutto tra i bambini e gli over 60, è il modo migliore per ridurre le probabilità di ammalarsi e di contagiare altri individui.
LA SITUAZIONE  Come avvenuto nel 2018, anche quest'anno il picco influenzale è stato raggiunto nella settimana a cavallo tra gennaio e febbraio. Lasso di tempo segnato per il secondo anno di fila da una tragedia causata dal virus. Tonina Mulas è il primo caso del 2019 in Sardegna, il terzo in Ogliastra in 12 mesi. «Purtroppo - spiega la docente - si muore ancora di influenza, come testimoniano i decessi registrati in Ogliastra. Non si tratta, però, di un fatto straordinario e particolarmente preoccupante dato che ogni anno la popolazione italiana si trova a fronteggiare un'epidemia di virus influenzale che culmina con 8000 decessi».
L'ESPERTA  Tonina Mulas era arrivata in ospedale giovedì scorso con i classici sintomi influenzali. Il quadro clinico è andato via via peggiorando fino alla morte. «Mentre per molti l'influenza è solo un problema passeggero, per alcune fasce di popolazione, in particolare i bambini e gli anziani, ma anche donne in gravidanza, soggetti immunodepressi oppure affetti da diabete, patologie cardiache o infettive, polmoniti e bronchiti, l'infezione con il virus dell'influenza comporta un elevato rischio di gravi complicanze respiratorie che necessitano il ricovero in ospedale e che possono culminare con la morte».
Per tutte queste categorie la vaccinazione è fortemente raccomandata ed è gratuita.
In Italia nell'80 dei casi gravi e nell'83 per cento dei deceduti era presente almeno una condizione di rischio preesistente e l'83 per cento risulta non vaccinato. Tre casi gravi si sono verificati in donne in stato di gravidanza. «Quindi - chiarisce la docente - tutti e tre i casi ogliastrini rientrano in queste categorie: tutti e tre non vaccinati, la giovane donna in gravidanza, mentre i due anziani con salute precaria e affetti da altre infezioni respiratorie».
ROBERTO SECCI

 

3 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 30 gennaio 2019 / Cultura (Pagina 44 - Edizione CA)
STUDIO. Il National Geographic svela la ricerca dell'Università di Cagliari
Nell' Iglesiente spuntano le tracce dei più antichi vertebrati terrestri
Impronte lasciate da anfibi microsauri, simili alle attuali salamandre

Le tracce dei più antichi vertebrati terrestri conosciuti in Italia? Sono state lasciate in Sardegna, appartengono ad animali simili a salamandre, e risalgono a circa 300 milioni di anni fa. «Quest'ultima scoperta, dopo quelle recenti sui mammut nani, i cervidi e i giraffomorfi, conferma come l'Isola sia uno dei territori più interessanti a livello mediterraneo e internazionale, per quanto riguarda lo studio della paleontologia, la fauna insulare e le specie caratteristiche che l'hanno abitata milioni di anni fa. Uno scrigno prezioso e una porta aperta sul passato, in grado di sorprendere continuamente il mondo scientifico e fornire nuove prospettive di sviluppo per la ricerca e la valorizzazione dei reperti anche in chiave turistica e culturale», spiega il giornalista del National Geographic Simone Repetto che ieri ha rilanciato la notizia pubblicata sulla rivista americana di paleontologia Ichnos.
IL LUOGO   Le tracce fossili provengono dalla località San Giorgio, qualche chilometro a sud di Iglesias. «Purtroppo - spiegano i ricercatori al National Geographic - attualmente a San Giorgio sono visibili solo alcuni affioramenti di rocce del Carbonifero, dal momento che buona parte di queste sono ricoperte dai depositi di scarto provenienti dalla miniera di piombo e zinco di Campo Pisano».
I RICERCATORI   La scoperta, pubblicata da Ichnos, che si occupa di paleoichnologia (la branca della paleontologia che studia le tracce fossili lasciate dagli organismi del passato), è stata condotta dai ricercatori del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell'Università di Cagliari Daniel Zoboli e Gian Luigi Pillola, in collaborazione con Lorenzo Marchetti, del Dipartimento di Geoscienze dell'Università di Padova, e di Fabio Massimo Petti, del Museo delle Scienze di Trento. Come spesso accade nel mondo scientifico, si tratta di una scoperta postuma, in quanto derivante da uno studio approfondito di reperti risalenti ad una campagna di scavo del 2004, che vide la collaborazione tra le Università di Cagliari e La Sapienza di Roma, reperti a quel tempo analizzati solo preliminarmente e riposti negli archivi del Museo Sardo di Geologia e Paleontologia Domenico Lovisato dell'Università di Cagliari, dove sono tutt'ora conservati. «Data la loro rilevanza - ha spiegato Daniel Zoboli al National Geographic - solo recentemente abbiamo deciso, assieme agli altri colleghi, di studiare in dettaglio i fossili, ovvero le tracce dei più antichi vertebrati terrestri conosciuti in Italia e risalenti al Carbonifero superiore. Si tratta di piccoli anfibi, vagamente simili nell'aspetto alle attuali salamandre».
I FOSSILI   «Le prime tracce fossili di tetrapodi in Sardegna furono raccolte nella stessa località dal professor Francesco Leone dell'Università di Cagliari, verso la fine degli anni Settanta, per poi essere studiate dal paleontologo Roberto Fondi nel 1980», spiega Simone Repetto. Quest'ultimo, aveva classificato le impronte, lasciate su una lastrina di dolomia di una dozzina di centimetri, come appartenenti all'ichnospecie Salichnium (Saurichnites) heringi».
IMPRONTE   «Nel nostro studio - precisa Daniel Zoboli - abbiamo revisionato queste impronte, che sono state ora attribuite a tracce indeterminate, in quanto, assieme allo stato di conservazione, non consentono una classificazione ichnotassonomica precisa. Quelle tracce, probabilmente furono lasciate da piccoli anfibi microsauri». L'evidenza lascia pensare che gli anfibi dell'epoca erano parecchio numerosi in un ambiente che permetteva loro di vivere e riprodursi agevolmente, all'interno di una spiccata biodiversità. L'analisi accurata dei reperti del 2004, provenienti dagli stessi livelli fossiliferi delle tracce ritrovate oltre 40 anni fa, in cui sono state individuate numerose altre piccole impronte, sia isolate che in piccole piste, ha consentito invece una classificazione più precisa circa la specie che le ha lasciate». (red. cult.)

 

4 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 30 gennaio 2019 / Quartu SantElena (Pagina 20 - Edizione CA)
VIA DANTE. Chiesto il prolungamento dell'apertura
Biblioteca, raccolta di firme sugli orari

Una petizione per chiedere il prolungamento degli orari di apertura della biblioteca di via Dante. A chiederlo al Comune sono gli studenti universitari che ne usufruiscono frequentemente ma anche i liceali e gli appassionati di lettura. L'impianto apre soltanto per due pomeriggi la settimana: il lunedì e il mercoledì dalle 15 alle 18. «Gli orari della biblioteca con due soli giorni di apertura pomeridiani non permettono di fornire un servizio così fondamentale e importante», spiegano i promotori della raccolta firme. «Chiediamo al Comune di ampliare l'orario così da favorire gli universitari e permettergli di organizzarsi meglio lo studio». Nella petizione è stato ricordato anche che per i giovani non muniti di auto o costretti a convivere in casa e famiglia con particolari difficoltà, la biblioteca rappresenta un luogo ideale per concentrasi nello studio. I problemi erano cominciati due anni fa col band scaduto. I locali delle biblioteche erano rimasti chiusi e senza personale. L'Amministrazione scelse di utilizzare i dipendenti pubblici per poter garantire l'apertura e il servizio. Uno stratagemma proposto dall'assessora alla Cultura Lucia Baire e fatto proprio dalla Giunta. Esiste però un problema: la rigidità dell'orario di lavoro. Ed è proprio questo a limitare l'apertura della biblioteca di via Dante. (g. da.)

 

5 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 30 gennaio 2019 / Medio Campidano (Pagina 26 - Edizione CA)
Villacidro
FINANZA

La Guardia di finanza ha smascherato un cittadino che aveva indebitamente beneficiato di una borsa di studio universitaria di 1.900 euro procudendo una falsa attestazione fiscale.

 

6 - L’UNIONE SARDA di mercoledì 30 gennaio 2019 / Nuoro (Pagina 35 - Edizione CA)
NUORO. L'intesa con la Regione prevede il comodato d'uso gratuito per quarant'anni
Al Comune il vecchio mulino Gallisai
Niente museo, la giunta Soddu farà il centro didattico dell'università

Per quarant'anni in comodato d'uso gratuito. Ma con la possibilità di recesso, per entrambe le parti. Con questa formula, che nei giorni scorsi ha incassato il sì uninime della giunta guidata dal sindaco Andrea Soddu, la Regione passa l'ex mulino Gallisai all'amministrazione comunale. Al suo interno non ci sarà più il museo delle Identità, ma il centro didattico di ricerca del consorzio dell'università nuorese. Un passo in avanti verso la rinascita di una struttura che, nel cuore dell'antico rione di Santu Predu, a due passi dalla casa natale del premio Nobel Grazia Deledda aspetta di riprendere vita.
GLI INTERVENTI  A chiedere ed ottenere il trasferimento in comodato gratuito «almeno quarantennale» è stata l'amministrazione nuorese già dall'inizio dell'anno scorso. «Un trasferimento necessario - ha ribadito la Giunta guidata da Andrea Soddu - che assume rilevanza strategica per l'ente in quanto connessa alle opportunità di acquisire la disponibilità dell'immobile al fine di realizzarvi gli interventi progettuali previsti dal piano di rilancio del Nuorese e dal programma straordinario per le periferie». Tutto, nel piano delle periferie, ruota attorno ai grandi progetti dell'ex Artiglieria di viale Sardegna e dell'ex mulino Gallisai, che per Soddu &C sono strategici. In ballo, per la ristrutturazione dell'ex mulino Gallisai, c'è un finanziamento complessivo fino a 11 milioni di euro che il Comune prima di entrare in possesso del complesso non poteva utilizzare.
ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE   Il primo atto del progetto avviene con la giunta regionale guidata da Renato Soru che nel 2007 per 2,7 milioni di euro acquista quel vecchio edificio, simbolo del pionierismo imprenditoriale dei Gallisai, ora esempio di archeologia industriale. Inutilizzato dagli anni Settanta, un incendio lo devastò nel 1991. Lì si decide di far nascere il museo delle identità. La Regione guidata da Francesco Pigliaru, dopo aver confermato nel 2016 il progetto originario, con l'accordo aggiuntivo del piano di rilancio del Nuorese, l'anno scorso ha aperto alle nuove scelte del Comune per farne un polo didattico destinato a formazione universitaria e ricerca. Per quarant'anni nell'ex mulino ci saranno aule, laboratori tecnici e scientifici, sale multifunzione, biblioteca, anche bar, piccola ristorazione, incubatori d'impresa e spazi espositivi.
FABIO LEDDA

La Nuova Sardegna

 

7 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 30 gennaio 2019 / Sport - Pagina 41
Centenario del club rossoblù:
ecco gli elaborati degli studenti

CAGLIARI Presentati ieri alla “Sardegna Arena” i project work elaborati dagli studenti di Marketing e comunicazione pubblicitaria, disciplina tenuta da Alessandro Lovari nel corso di laurea in Scienze della comunicazione dell’università di Cagliari. Circa 70 studenti suddivisi in 16 gruppi hanno illustrato al docente, al responsabile della Comunicazione del club Alessandro Steri e al social media manager Simone Ariu le loro idee per la campagna promozionale del centenario del Cagliari Calcio sui principali social media. I gruppi che hanno presentato i migliori lavori verranno individuati da una giuria composta da docenti dell’Ateneo e dai dirigenti del Cagliari Calcio e verranno premiati nelle prossime settimane. A dare il benvenuto agli studenti il direttore generale Mario Passetti: «Vogliamo vivere il centenario celebrando le cose belle del passato ma proiettandoci verso il futuro». «Siamo grati al Cagliari Calcio per avere mostrato una sensibilità non comune - il commento del rettore Maria Del Zompo - Offrire agli studenti una opportunità del genere permette di avvicinare uno sport così seguito al mondo dell’università, della ricerca e dell’innovazione».

 

8 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 30 gennaio 2019 / Cultura e spettacoli - Pagina 36
“Le voci ritrovate” della Grande Guerra
Al via le presentazioni del volume con i canti e le narrazioni dei prigionieri italiani

SASSARI Sarà presentato a Fonni, Cagliari e Nuoro nei prossimi giorni il volume “Le voci ritrovate. Canti e narrazioni di prigionieri italiani della Grande Guerra negli archivi sonori di Berlino” scritto da Ignazio Macchiarella ed Emilio Tamburini. Questo il calendario delle prime presentazioni: a Fonni questo pomeriggio alle 17 nella Sala Ceas “Don Muntoni”, in via don Burrai. A Cagliari domani alle 17.30 nella sede della Fondazione Sardegna, in via San Salvatore da Horta 2. E a Nuoro lunedì 4 febbraio alle 17.30 nella biblioteca dell’Isre, in via Papandrea. Scritto da Ignazio Macchiarella ed Emilio Tamburini, il lavoro è frutto del lavoro portato avanti da più di cinque anni dal Laboratorio Interdisciplinare sulla Musica (Labimus) del Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio dell’Università di Cagliari, in collaborazione con il Phonogrammarchiv dell’Ethnologisches Museum di Berlino ed il Lautarchiv della Humboldt Universität zu Berlin. Ignazio Macchiarella insegna Etnomusicologia all’Università di Cagliari, mentre Emilio Tamburini è docente alla Humboldt-Universität di Berlino. Si tratta di un lavoro di studio e di analisi delle voci di militari italiani registrati nei campi di prigionia tedeschi durante la Prima Guerra Mondiale, che ha permesso la realizzazione di un volume di più di 300 pagine, arricchito da quattro compact disc contenenti le voci di 42 militari italiani provenienti da diverse regioni, che di fatto, per l’Italia, rappresentano le più antiche registrazioni sonore di “canti popolari”, racconti e altre espressioni di tradizione orale. Tre sono i prigionieri sardi registrati: Giuseppe Loddo da Fonni, Enrico Spiga di Monserrato e Gustavo Varsi di Cagliari. Le loro testimonianze sonore, comprendenti tra l’altro interpretazioni sconosciute di modelli esecutivi noti e diffusi ancora oggi, hanno uno speciale risalto storico per gli studi linguistici e sulla musica di tradizione orale nell’Isola. Pubblicato nel novembre dello scorso anno, il volume verrà presentato in varie località della Sardegna a partire da Fonni, paese di Giuseppe Loddo, il primo militare italiano ad essere stato registrato e quello con il maggior numero di incisioni.

 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 30 gennaio 2019 / Economia - Pagina 15
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Addio a carta e faldoni
statali pronti al digitale

di Corrado Chiominto
ROMA Gli statali non hanno paura del digitale, anzi: tifano per uno switch off immediato. L'indagine condotta dal Forum P.A. non lascia dubbi, sette dipendenti pubblici su dieci, il 71,7%, sono pronti a dire addio alla carta. E, se qualche sacca conservatrice resta, è fatta, il che può meravigliare, da under 35 e neoassunti. Insomma lo zoccolo duro della Pubblica Amministrazione è più aperto alle trasformazioni di quanto si possa pensare. Lo dimostra anche la percentuale di quelli che non avrebbero problemi a farsi valutare dai cittadini: sono il 63,7%. Stando all'ultimo aggiornamento dell'Agid (l'Agenzia per la trasformazione digitale), il processo verso una P.a 2.0 è ormai a buon punto in diversi campi, mentre in altri è ancora work in progress. Ecco che la mole delle fatture elettroniche gestite dalle amministrazioni pubbliche ha superato la soglia dei 113 milioni, d'altra parte in questo caso vige l'obbligo. E, ancora, sono più di 17 mila gli enti che hanno aderito a PagoPa, il sistema dei pagamenti elettronici. Invece la diffusione di Spid, il cosiddetto Pin unico, non è ancora totale, anche se in crescita visto che se ne contano 3 milioni 340 mila. La Capitale «punta a far diventare il cittadino coprotagonista » dei cambiamenti in atto, ha spiegato la sindaca di Roma, Virginia Raggi, intervenendo alla presentazione della ricerca del Forum Pa. Per esempio i certificati online, ha sottolineato Raggi, sono stati resi «gratuiti», una sorta di «spinta gentile verso la digitalizzazione». Questo, quindi, lo stato dell'arte in cui si inserisce l'indagine, intitolata «Il Pendolo della riforma». Spesso poi la digitalizzazione si accompagna alla trasparenza. Sul punto il 68,3% del campione, 2.751 intervistati, si dichiara favorevole a una P.a «completamente» accessibile. Se qualche riserva c'è viene, anche qui a sorpresa, dai giovani. Infatti il 43,9% degli under35 «evidenzia anche i rischi di diffondere informazioni che potrebbero ledere l'indipendenza di giudizio dell'amministrazione».

 

10 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 30 gennaio 2019 / Sassari - Pagina 19
Scuole di specializzazione, l’appello di D’Urso
Sulla cardiologia sedici primari ospedalieri chiedono un confronto e il dg risponde: lavoriamo insieme

di Paoletta Farina
SASSARI Sedici primari dell’ospedale Santissima Annunziata chiedono al direttore generale della Aou di salvare la scuola di specializzazione in cardiologia. Ma di essere anche coinvolti nelle decisioni di modifica dell’atto aziendale e di assegnare con un pubblico concorso la direzione della struttura complessa di Cardiologia, ora vacante dopo che Pier Franco Terrosu è andato in pensione. Perché «non capiamo quali siano i criteri che imporrebbero la direzione universitaria del reparto». E il dg d’Urso dà la massima disponibilità a trovare insieme una decisione condivisa. Anche se un parere determinante spetta al rettore dell’Università, Massimo Carpinelli.
Si arricchisce di un nuovo capitolo l’allarme sulla possibile chiusura della scuola, lanciato dai ventisei specializzandi che la frequentano. La lettera inviata a D’Urso è firmata dai “pezzi da novanta” del Civile: sono i direttori delle strutture complesse di Medicina interna, Franco Bandiera, di Ortopedia e Traumatologia, Franco Cudoni, di Gastroenterologia ed endoscopia digestiva, Luigi Cugia, di Nefrologia e dialisi Maria Cossu, di Psicologia Fabrizio De Maria, di Malattie della coagulazione Luciana Mameli, della Stroke unit Antonio Manca, di Recupero e Riabilitazione Funzionale Gildo Motroni, di Chirurgia d’Urgenza Pietro Niolu, di Pronto soccorso e medicina d‘urgenza Mario ppes, di Oncologia medica Antonio Pazzola, di Medicina d’urgenza Paolo Pinna Parpaglia, del Centro ustioni Alma Posadinu, della Radiologia Stefano Profili, della Geriatria Patrizia Tilocca, della Lungodegenza e post acuti Antonio Uneddu. Che propongono una possibile soluzione alternativa alla nomina di un direttore universitario nel reparto di Cardiologia, finora sempre retto da un ospedaliero. «Una di queste è affidare un programma specifico, così come previsto dalla legge 517/99, a un docente di cardiologia che verrebbe equiparato a un direttore di struttura complessa», dicono i primari.
Per D’Urso «sono, in linea di massima, richieste condivisibili – e che discuterò con il rettore. Nelle nostre strutture, universitarie e ospedaliere, si preparano i giovani che saranno i professionisti di domani. Per questo siamo tutti interessati a mantenere sia la facoltà di Medicina e Chirurgia sia tutte le scuole di specializzazione, compresa quella di Cardiologia. Facciamo parte tutti di un'unica azienda. Lavoriamo, allora, assieme per un obiettivo comune». Sulla stessa lunghezza d’onda sono i medici ospedalieri nell’Aou. «Costituiamo il 90% dell’organico complessivo e abbiamo un interesse primario nel mantenere aperte ed efficienti le scuole di specializzazione perché i nuovi specialisti presto diventeranno i colleghi con cui affrontare le difficoltà quotidiane che la professione impone. Ogni giorno sosteniamo concretamente gli specializzandi e nel corso degli anni abbiamo messo a disposizione le nostre competenze per il mantenimento delle scuole di specializzazione».

 

11 - LA NUOVA SARDEGNA di mercoledì 30 gennaio 2019 / Sassari - Pagina 18
Il procuratore generale militare De Paolis
parla agli studenti dei crimini di guerra

Il Procuratore generale militare presso la Corte militare di Appello di Roma, Marco De Paolis (nella foto), sarà ospite dell’Università di Sassari domani per un incontro intitolato “I processi penali militari per i crimini di guerra tedeschi in Italia e all'estero, 1943-1945”. Appuntamento alle 12 nell’aula Mossa di viale Mancini 5, nel Dipartimento di Giurisprudenza che ha organizzato questo evento in occasione della Giornata della Memoria 2019 di concerto con il dottorato in scienze giuridiche e con la cattedra di diritto penale internazionale del Corso di Sicurezza e Cooperazione Internazionale. La partecipazione alla conferenza è aperta a tutti gli interessati. De Paolis è considerato uno dei maggiori esperti in Italia in materia giuridica di crimini di guerra della seconda guerra mondiale. In questo settore ha maturato una straordinaria conoscenza, anche per aver effettuato come pubblico ministero, negli ultimi 15 anni, le indagini relative ad oltre 450 procedimenti per eccidi di popolazione civile e di militari italiani commessi in Italia e all’estero dopo l’8 settembre 1943; principalmente quando lavorava a La Spezia, a seguito del ritrovamento nel 1994 del cosiddetto “armadio della vergogna”, ha istruito e portato a dibattimento numerosi processi (in tutto 17, dal 2003 al 2013) per le più gravi stragi nazi-fasciste compiute dai tedeschi in Italia e all’estero durante la seconda guerra mondiale: Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto, San Terenzo e Vinca, Cefalonia, per citarne alcune. Per molti anni è stato docente di Diritto penale, Procedura penale e Diritto penale militare in Accademie e Scuole militari, ed è autore di varie pubblicazioni a carattere scientifico nella materia del diritto penale militare, sul diritto umanitario e sul tema dei crimini di guerra in Italia, fra cui recentemente vari volumi e saggi sulla ricostruzione giudiziale dei crimini nazifascisti in Italia.

Questionario e social

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