Lunedì 28 gennaio 2019

28 gennaio 2019

L'Unione Sarda

RASSEGNA STAMPA di LUNEDÌ 28 GENNAIO 2019


1 - L’UNIONE SARDA di lunedì 28 gennaio 2019 / Cagliari (Pagina 10 - Edizione CA)
L'INIZIATIVA. L'annuncio del presidente De Pascale e le proposte degli esperti
UNO SPONSOR PER L'ARTE? ECCO UN'IDEA
Volotea vorrebbe finanziare il recupero di un monumento in città

Il materiale non manca: se davvero la compagnia aerea low cost Volotea vorrà finanziare il recupero di qualche monumento in città non avrà che l'imbarazzo della scelta. Ad annunciare la buona intenzione della società è stato il presidente della Camera di Commercio Maurizio De Pascale: «Volotea ha già espresso il desiderio di sponsorizzare la ristrutturazione di un monumento a Cagliari, come ha già fatto nella altre città in cui ha aperto una base», ha detto venerdì durante la conferenza stampa di presentazione del piano di voli estivi.
L'ASSESSORE  L'idea sarebbe ancora in fase embrionale, tanto che neppure l'assessore comunale alla Cultura Paolo Frau ne era stato informato. «Se dovesse essere così noi non potremo che esserne felici e dare loro il benvenuto e la nostra riconoscenza». Dovendo immaginare una destinazione per i fondi Volotea, a Frau viene in mente una sponsorizzazione diffusa. «Oltre ai monumenti ci sono molte attività culturali e spazi espositivi che potrebbero essere sostenuti. Due verranno inaugurati entro l'anno, uno addirittura entro il primo semestre. La nostra città ha una vita culturale ricca ma c'è sempre bisogno di crescere».
LA PROFESSORESSA  Interpellata sul punto, la docente di Storia dell'arte contemporanea dell'Università Pamela Ladogana non fa fatica a stilare un piccolo elenco dal quale Volotea potrà attingere. «Il primo pensiero è per il complesso di Nivola che si trova sotto il palazzo del Consiglio regionale. Il graffito che riproduce il disegno che Fancello donò all'artista per le nozze e che lui riprodusse è talmente sporco che nessuno lo visita. Potrebbe essere valorizzato». Non solo arte contemporanea, dopo aver consultato i colleghi Ladogana aggiunge: «Di un restauro avrebbero bisogno anche la statua seicentesca di San Michele nella chiesa di San Michele, la Madonna di Loreto che si trova nella chiesa di Santa Chiara e, restando alle opere particolarmente care ai cagliaritani, la tomba del canonico Giovanni Spano nel cimitero monumentale di Bonaria».
I PRECEDENTI  L'idea di presentarsi in una nuova città con un assegno da donare al patrimonio culturale e storico locale per Volotea è quasi un'abitudine. «A Palermo è stato finanziato il restauro del sipario storico del Teatro Massimo, mentre a Venezia partiranno a breve i lavori di ristrutturazione di uno dei balconi di Palazzo Ducale», spiegano dall'ufficio stampa della compagnia aerea.
NON SOLO ARTE  Monumenti a parte, l'apertura della base annuale porterà anche «a nuove assunzioni e alla possibilità per piloti e personale di terra sardi già in servizio presso Volotea di chiedere il trasferimento e poter tornare a casa», ha concluso Maurizio De Pascale.
Mariella Careddu

 

2 - L’UNIONE SARDA di lunedì 28 gennaio 2019 / Agenda (Pagina 12 - Edizione CA)
DIARIO CITTADINO
L’impero dei popoli del mare

Valeria Putzu, oggi alle 20 nell’aula magna della facoltà di Lettere, terrà una conferenza dal titolo “L’impero
dei popoli del mare”. Organizza l’associazione “Riprendiamoci la Sardegna”. L’ingresso è libero.

 

3 - L’UNIONE SARDA di lunedì 28 gennaio 2019 / Cagliari (Pagina 9 - Edizione CA)
LE VOCI RITROVATE Sarà presentato giovedì, alle 17,30 alla fondazione Sardegna, il libro di Ignazio Macchiarella (nella foto) ed Emilio Tamburini

 

4 - L’UNIONE SARDA di lunedì 28 gennaio 2019 / Nuoro e Provincia (Pagina 21 - Edizione CA)
FONNI. Giuseppe Loddo tra i militari sardi registrati
Grande guerra, in un libro le voci dei soldati

Sarà presentato a Fonni il volume “Le voci ritrovate. Canti e narrazioni di prigionieri italiani della Grande Guerra negli archivi sonori di Berlino” scritto da Ignazio Macchiarella ed Emilio Tamburini. È il frutto del lavoro portato avanti dal laboratorio interdisciplinare sulla musica (Labimus) del Dipartimento di storia, beni culturali e territorio dell'università di Cagliari con il Phonogrammarchiv dell'Ethnologisches Museum di Berlino ed il Lautarchiv della Humboldt Universität zu Berlin. Un lavoro di studio e analisi delle voci di militari italiani registrate nei campi di prigionia tedeschi durante la prima guerra mondiale ha permesso la realizzazione di un volume di oltre 300 pagine e 4 compact disc con 42 voci che rappresentano le più antiche registrazioni sonore di canti popolari e racconti. Tre i prigionieri sardi: Giuseppe Loddo di Fonni, Enrico Spiga di Monserrato e Gustavo Varsi di Cagliari. Il volume verrà presentato mercoledì alle 17 a Fonni, paese di Loddo, il primo militare italiano registrato e quello con più incisioni. Nella sala Ceas con gli autori interverranno Daniela Falconi, Mario Mureddu e Marco Lutzu.

 

5 - L’UNIONE SARDA di lunedì 28 gennaio 2019 / Sassari e Alghero (Pagina 22 - Edizione CA)
SASSARI. Successo per il Polo carcerario dell'Ateneo. Il Rettore: faremo rete
DETENUTI E LAUREATI, BOOM AL 41 BIS
Università penitenziaria, pioggia di iscrizioni dalla massima sicurezza

Antonio ha cominciato così: una fuga virtuale dalle sbarre, quasi a dimenticarsele. Poi una pagina ha tirato via l'altra, il tutor magari era quello giusto.Tre anni dopo è quasi laureato, in Agraria. Condannato a trent'anni di carcere, ora collabora con una comunità. È solo uno di una lunga serie, oggi la casa circondariale di Bancali registra la cifra record di 50 detenuti-universitari.
La facoltà più gettonata è Agraria, seguita, paradossalmente, da Giurisprudenza. Conoscere il diritto, quello stesso che li ha portati dietro le sbarre. La maggior parte dei detenuti-studenti sono sottoposti al regime di massima sicurezza, il 41 bis.
ORGOGLIOSI  Un successo, per il Polo Universitario Penitenziario dell'Università di Sassari (PUP), al quinto anno di attività. Soddisfatto Emmanuele Farris, delegato del Rettore. 50 studenti, 29 sono nuovi immatricolati. «Per la prima volta siamo presenti in 5 istituti penitenziari sardi - con Oristano che si aggiunge ad Alghero, Nuoro, Sassari e Tempio - e in 3 istituti peninsulari (Asti, Cuneo, Udine). Abbiamo studenti in tutti i circuiti di detenzione». Scelgono soprattutto Agraria, Giurisprudenza, Storia e Scienze umanistiche e sociali.
41 BIS  530 detenuti, 90 sono i 41 bis, 20 sono estremisti islamici, 40 sono detenuti protetti (i sex offender , accusati di omicidi a sfondo sessuale, pedofili), solo 15 le donne. Il resto sono detenuti comuni, piccoli criminali, grandi disagi, spesso con un passato di tossicodipendenza. Tra questi ultimi, purtroppo, nessuno studente.
IL CAPPELLANO  Don Antonio Galìa conosce bene la realtà di Bancali. «Non posso che essere contento di vedere entrare la cultura in carcere; per molti detenuti la soluzione non è certo stare là dentro. Dispiace che il messaggio passi col contagocce proprio ai detenuti comuni».
L'accesso all'università e alla scuola è infatti più caratteristica dei 41 bis, i murati vivi, così li chiamano. Non disturbano, non procurano fastidi, per loro solo una visita al mese. Sono soprattutto loro a iscriversi all'università penitenziaria.
IL RETTORE  Cinquanta iscrizioni, un record. Ma per il Rettore Massimo Carpinelli «l'Università di Sassari non considera i 50 iscritti un punto di arrivo, ma un punto di partenza», in sinergia con gli altri 28 atenei italiani che realizzano attività di didattica in ambito penitenziario.
Patrizia Canu

 


RASSEGNA STAMPA di DOMENICA 27 GENNAIO 2019


1 - L’UNIONE SARDA di domenica 27 gennaio 2019 / Agenda (Pagina 30 - Edizione CA)
L'EVENTO. L'inaugurazione il primo febbraio alla Cittadella
Storie di migrazioni e inclusione sociale nella mostra “Humans of the Islands”

Le belle facce solcate dalle rughe di chi ha lasciato l'Isola tanti anni fa in cerca di una vita migliore. E poi i figli e i nipoti, le nuove famiglie. Accanto, i visi pieni di speranza delle ragazze e dei ragazzi che sono partiti dall'Africa e sono approdati qui, sperando di poter costruire un'esistenza dignitosa e felice. Si raccontano le storie delle migrazioni di ieri e di oggi con l'intento di lanciare un messaggio di inclusione sociale nella mostra fotografica “Humans of the Island”, che sarà inaugurata venerdì 1° febbraio alle 10 alla Cittadella dei musei. Organizzata dal centro culturale La Virgola, in collaborazione con il Centro di Psichiatria di Consultazione e Psicosomatica dell'Azienda ospedaliera universitaria, l'Università e il Comune di Cagliari, l'esposizione si inserisce nell'ambito del progetto #storiemigranti, finanziato dalla Fondazione di Sardegna, dell'associazione Università Europea del Mediterraneo. Affiancando le storie dei nuovi arrivati con quelle dei sardi espatriati «si cerca di suscitare una riflessione sulle difficoltà simili che si possono incontrare quando si va via dal proprio paese d'origine e sui blocchi culturali che spesso accompagnano chi accoglie e chi viene accolto», sottolineano i promotori. La galleria di immagini è legata anche a una serie di ricerche che gli studenti del professor Mauro Giovanni Carta stanno portando avanti in Sud America, per comprendere se gli emigrati sardi hanno sviluppato disturbi maniaco-depressivi o comunque presentano frequenze più alte di ipomania rispetto a chi ha lo stesso background genetico e vive qui.  La mostra si inquadra nel contesto di un'azione che mira a valorizzare il lavoro di persone con disabilità psicosociale che, in collaborazione con volontari e professionisti, utilizzano l'opportunità di inclusione lavorativa, per costruire proposte culturali innovative in termini sociali che ricadano sulla comunità. La mostra si potrà visitare dal lunedì al giovedì dalle 09 alle 13 e dalle 15 alle 19, il venerdì dalle 09 alle 13, sabato e domenica chiuso. Nella foto, Pablo Fernandez Pira, nato e cresciuto in Argentina, nipote di Francesco Michele Pira, nato a Bitti nel 1892 ed emigrato nel primo dopoguerra insieme ai due suoi fratelli. Pablo è il presidente del Circolo “Raices Sardas”.
 

2 - L’UNIONE SARDA di domenica 27 gennaio 2019 / Agenda (Pagina 30 - Edizione CA)
Ateneo, corso per educatori
Entro il 14 febbraio le iscrizioni al Corso intensivo annuale di formazione per acquisire la qualifica di Educatore professionale socio-pedagogico (60 crediti Cfu), dell’Università. È rivolto in particolare a centinaia di educatori precari che attendono l’opportunità di acquisire una qualifica professionale. Informazioni sul sito web dell’Università, mail cediaf@unica.it, telefono 070/6757817.
 

3 - L’UNIONE SARDA di domenica 27 gennaio 2019 / Commenti (Pagina 22 - Edizione CA)
L'INTERVENTO
Accantonamenti, giusta battaglia

Il fondamento della democrazia rappresentativa vive nel voto informato dei cittadini. Le informazioni sono essenziali per decidere, e valutare, le scelte del decisore pubblico; senza non vi è democrazia. Per questo motivo nella democrazia a scala regionale le scelte affrontano temi che dovrebbero essere ancor più conosciuti, perché vicini all'occhio di chi decide.
La sentenza della Corte costituzionale n 6 del 2019 dichiara l'incostituzionalità di una parte della legge nazionale approvata senza acquisire, e di conseguenza valutare, le informazioni che avrebbero potuto portare ad un diversa valutazione. La vicenda è relativa ai cosiddetti accantonamenti finanziari statali di una parte delle somme destinate al bilancio regionale e trattenuti dallo Stato per far fronte al debito pubblico che è in capo a tutta la Repubblica. La misura di questi accantonamenti è stata decisa unilateralmente dallo Stato senza accordo né consultazione della Regione Sardegna; una scelta in contrasto con il principio di cui all'art. 5 della Costituzione perché una repubblica unitaria non può non ascoltare le sue autonomie.
Al centro della sentenza vi è il recupero del significato profondo della legge sul federalismo fiscale del 2009: la definizione dei parametri per la decisione politica deve rispettare le differenze territoriali. Essa, infatti, dichiara l'illegittimità costituzionale “nella parte in cui, nel triennio 2018-2020 e nelle more della definizione dell'accordo di finanza pubblica, non riconosce alla Regione Autonoma Sardegna adeguate risorse, determinate secondo i criteri di cui in motivazione”. Pertanto, alle funzioni trasferite dallo Stato deve corrispondere una somma di finanziamento adeguata; la capacità della Sardegna dovrà essere parametrata alla sua dimensione finanziaria; la misura degli accantonamenti dovrà tener conto degli “svantaggi strutturali permanenti, dei costi dell'insularità e dei livelli di reddito pro capite”.
Per questi motivi è irragionevole e sproporzionata una cifra di accantonamento che non sia commisurata a ciò che è la Sardegna; una Regione che deve affrontare costi pubblici più elevati di altre regioni, ad esempio in sanità e nella continuità territoriale, per garantire un livello delle prestazioni tendenzialmente eguale ad altre regioni delle Repubblica. Una decisione costituzionale che mantiene l'unità repubblicana perché assume la conoscenza territoriale dei problemi finanziari e, per la prima volta, riconosce la differenziazione determinata dall'insularità. Nel nostro caso, la decisione di maggioranza disinformata aveva portato a caricare sulla comunità politica della Sardegna una quota di sacrifici più alta di quella che poteva essere calcolata su fattori conoscitivi molto diversi da quelli che avevano determinato la scelta politica.
GIANMARIO DEMURO
DOCENTE, UNIVERSITÀ DI CAGLIARI


4 - L’UNIONE SARDA di domenica 27 gennaio 2019 / Cultura (Pagina 56 - Edizione CA)
STORIA. Un libro e 4 cd che saranno presentati da mercoledì a Fonni, Cagliari e Nuoro
LE VOCI RITROVATE DEI SOLDATI SARDI CATTURATI DURANTE LA GRANDE GUERRA
Grazie a una ricerca sono riemersi i canti dagli archivi sonori di Berlino

«E cando sonat sa campana trista/det a totu annuntziare/de chi deo mortu sia…». Le fotografie immortalano i volti. Memoriali, narrazioni e poesie rappresentano la tragedia di cui furono protagonisti. Dei soldati italiani della Prima guerra mondiale non si erano mai sentiti direttamente i canti, consuetudine che allietava l'anima, alimentava la nostalgia o prefigurava la morte. Eccoli ora riemergere dalla storia, quasi un miracolo. Melodie di un coro, composto da 42 militari internati in diversi campi di prigionia tedeschi, in cui spiccano le voci di tre sardi, innalzate in limba.
I SARDI  Sono Giuseppe Loddo di Fonni, Enrico Spiga di Monserrato e Gustavo Varsi di Cagliari, sopravvissuti al conflitto e rientrati a casa. Il primo, che si cimenta tra l'altro in “Sa Campana trista” (poema del pattadese Antonio Sini Ogana), è depositario di un repertorio musicale ancora diffuso, fatta eccezione per un canto col ritornello assandira , originale nell'esecuzione. Gli altri due prigionieri traducono per iscritto e recitano diversi testi, tra cui la parabola del figliol prodigo, brano impiegato dai linguisti per la comparazione.
UNA SORPRESA  Queste testimonianze sonore non sono l'unico richiamo alla Sardegna. Le registrazioni, fatte tra marzo e agosto del 1918 dalla Regia Commissione fonografica prussiana, finanziata dal kaiser Guglielmo II per documentare le culture dei popoli alleatisi contro gli Imperi centrali, restituiscono in sottofondo anche la voce di Max Leopold Wagner. Padre della linguistica sarda, fu chiamato come specialista per interpretare versi e parole dei detenuti originari dell'Isola in quel contesto multietnico (tra i prigionieri coreani, nepalesi, sovietici e serbi) che erano i Lager, laboratorio eccezionale per gli studiosi del tempo.
LE VOCI RITROVATE  Nessuno dei 42 testimoni (indizio del fatto che gli italiani dovessero essere ancora fatti) usa l'idioma ufficiale del Paese per cui combatte. Provenienti oltreché dalla Sardegna da altre 15 regioni, i soldati (tra loro un esponente della comunità arbëresh del Molise) parlano nelle lingue oggi definite minoritarie o in dialetto. Gli unici testi in italiano sono quelli contro il generale Cadorna, responsabile della disfatta di Caporetto che è precedente alle registrazioni.
LA SCOPERTA  «Il corpus restituisce al momento le più antiche testimonianze sonore dirette di italiani comuni, ossia di non politici o cantanti professionisti, ma di contadini, muratori e panettieri…», dice Ignazio Macchiarella. Ordinario di Etnomusicologia all'Università di Cagliari, nel cui Dipartimento di beni culturali dirige il centro Labimus, è autore della ricerca quinquennale d'archivio. Condotto nell'ambito del progetto guidato dal Phonogrammarchiv dell'Ethnologisches Museum e dal Lautarchiv della Humboldt Universität, istituti berlinesi che custodiscono la collezione di 2500 incisioni sonore fra cilindri di cera e dischi grammofoni, quel lavoro è confluito in un volume di straordinaria portata scientifica, incredibile viaggio nel tempo anche per i profani. Intitolato “Le voci ritrovate. Canti e narrazioni di prigionieri italiani della Grande Guerra negli archivi sonori di Berlino” (Nota editore), il saggio, prefazione di Britta Lange, è opera di Macchiarella e, per gli aspetti storici, di Emilio Tamburini. In allegato 4 cd con archivio digitale, canti e altri materiali sonori, eco che fa sussultare il cuore. Rende infatti la voce dei ragazzi di un secolo fa, per cui «la guerra (quella che avevano combattuto, ma forse qualunque guerra), come recita il verso di uno dei loro canti, non è naturale».
A FONNI  La prima presentazione sarda dell'opera enfatizzerà gli aspetti emotivi. Si terrà infatti (mercoledì prossimo, ore 17, Sala Ceas Don Muntoni) nel paese di Giuseppe Loddo, militare col maggiore numero di incisioni dell'intero corpus. Gli autori, con studiosi e rappresentanti delle istituzioni, illustreranno il lavoro anche a Cagliari (giovedì 31, 17,30, Fondazione di Sardegna) e a Nuoro (4 febbraio, Isre, 17.30).
Manuela Arca

 

RASSEGNA STAMPA di SABATO 26 GENNAIO 2019

 

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 26 gennaio 2019 / Regione (Pagina 11 - Edizione CA)
LO STUDIO. Progetto dell'Università di Cagliari
TANE ARTIFICIALI SUL FONDO DEL MARE PER SALVARE I POLPI
Il Dipartimento di biologia va in soccorso dei pescatori 

Sempre più rari, sempre più piccoli. «Non ci sono più i polpi di una volta», avevano denunciato i pescatori. Nelle loro nasse calate nei fondali dell'Oristanese, del Sulcis, del Golfo di Cagliari, un mare avaro di prede non garantiva più le quantità del passato, a fronte di una domanda del mercato incalzante. Soltanto polpi di modesta taglia, spesso di peso inferiore ai 300 grammi, taglia minima catturabile. Sparite le piovre di sette, otto chili. Un ricordo svanito nella memoria di chi quei “bestioni” li aveva pescati per decenni. Altri tempi.
L'INDAGINE Per non scontentare ristoratori e buongustai sardi - nel nome di una tradizione gastronomica che non vuole morire - la Sardegna, unica regione d'Italia a disporre di una regolamentazione sulla pesca dei polpi (taglia minima pescabile: 300 grammi, numero limitato di nasse in relazione al tonnellaggio della barca), ha fatto un'indagine scientifica nel mare di Su Pallosu (sarà estesa anche ad altre zone dell'Isola, tra cui il Sulcis).
I BIOLOGI A coordinare la ricerca è stata un'équipe del Dipartimento di scienze della vita e dell'Ambiente guidati da Danila Cuccu, professoressa associata all'Università di Cagliari ed esperta di molluschi cefalopodi. «Oltre ai pescatori, anche la Fao, a livello globale, ha evidenziato l'impoverimento degli stock, non tralasciando di mettere l'accento sulla forte richiesta legata al consumo di questa specie», spiega Cuccu. Una preoccupazione rilanciata anche dall'istituto di ricerche economiche per la pesca e l'acquacoltura che ha denunciato la netta diminuzione delle catture: in particolare nei fondali sardi da sempre considerati i maggiori “produttori” di polpi d'Italia. Secondo l'Irepa, nel 2011 l'Isola ha prodotto 1672 tonnellate di octopus , con un indotto di poco superiore ai nove milioni. Dati riferiti sia alla pesca con le nasse che con lo strascico. «Analizzando l'andamento temporale delle catture - precisa Danila Cuccu - è stato possibile osservare come il prodotto sbarcato continui a subire delle fluttuazioni. Se nel 2001 la produzione era di 3400 tonnellate, nel 2010 siamo scesi a 1586. Un trend negativo che riflette quello più generale registrato dalla Fao a livello globale».
IDEA-GUIDA Da questi numeri preoccupanti è partita la ricerca del Dipartimento in collaborazione con la Conservatoria delle coste, che si è concentrata per ora nel mare di Su Pallosu, ma che dovrebbe estendersi in futuro in altre zone del meridione. «La sperimentazione stata fatta su fondali di trenta, quaranta metri, rispettando le modalità operative dei pescatori locali. Nel Golfo di Cagliari, per esempio, le quote su cui vengono piazzate le nasse sono ben più superficiali», spiega la biologa. «Durante la ricerca abbiamo agito seguendo due direttrici: la sistemazione sul fondale di tane artificiali, tubi in pvc o anfore di terracotta, e la marcatura dei piccoli polpi che hanno gradito le nostre tane, utilizzandole come riparo e per riprodursi. Grazie alla marcatura e alle ricatture, abbiamo raccolto informazioni sull'accrescimento e sui movimenti, ma anche la conferma che il polpo è veramente una specie stanziale. L'ottanta per cento, insomma, resta fedele ai suoi fondali».
Andrea Piras
 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 26 gennaio 2019 / Regione (Pagina 5 - Edizione CA)
Scanu (Confidustria): manca una visione d'insieme
L'ISOLA HA FAME DI LAVORO STABILE  Imprenditori e sindacati: servono occupazione e formazione

«Abbiamo un disperato bisogno di competenze digitali», dice il presidente di Confindustria Alberto Scanu, «la facoltà di informatica dovrebbe dare spazio al doppio, al triplo degli studenti attuali. Poi: servono scuole di formazione per il turismo. Oggi molti alberghi devono andare a cercare personale qualificato fuori dall'Isola. Ancora: potenziamo gli istituti tecnici, perché non si trovano più neppure meccanici. Bisogna favorire un migliore coordinamento tra offerta e domanda, accorciare la lontananza tra scuola, università e imprese. Serve una politica regionale che conosca le esigenze del territorio, abbia un'idea di Sardegna, una visione strategica del futuro, e agisca seriamente di conseguenza».
IMPRESE E PROFESSIONISTI Il lavoro stabile deve essere il primo punto nell'agenda del presidente della Regione secondo imprenditori, professionisti e sindacati. Gli ultimi dati sull'incremento dell'occupazione e il calo del tasso di disoccupazione non convincono nessuno: il 75% dei contratti chiusi al terzo trimestre del 2018 sono a tempo determinato. Per Antonio Matzutzi, presidente di Confartigianato, «creare lavoro significa anche mantenere gli organici nelle aziende. Sarebbe un segnale importante se nei bilanci dei prossimi 5 anni potessero esserci sgravi non solo per le imprese che assumono, ma soprattutto per quelle che, in questo decennio di crisi, non hanno licenziato le proprie maestranze ma hanno fatto i salti mortali per garantire il “pane” a decine di migliaia di dipendenti. Inoltre sarebbe importante se anche le imprese artigiane potessero fruire degli incentivi per gli “stagionali”, ora riservati principalmente al turismo. Però non esiste il lavoro senza formazione». Francesco Porcu, segretario regionale di Cna, ricorda che «il reddito complessivo nel 2017 è stato pari a 31,2 miliardi di euro, ovvero il 90% del Pil del 2008, 34,7 miliardi», dunque, «è necessario ridurre le distanze con il resto del paese, migliorare competitività ed efficienza del nostro sistema socio-economico rafforzando le politiche sul versante dell'innovazione, della conoscenza e dell'istruzione, passaggio obbligato se si vuole che la Sardegna abbia un ruolo nelle sfide del terzo millennio». Il presidente della Federazione degli Ordini degli ingegneri, Sandro Catta, chiede «un impegno concreto per risolvere i problemi della macchina burocratica. Inoltre, servono nuove assunzioni nella pubblica amministrazione: troppi uffici regionali e di enti locali sono a corto di figure tecniche».
I SINDACATI Per Michele Carrus, segretario generale Cgil, «vanno riconfermati il piano Lavoras e le risorse per i cantieri di opere e servizi da realizzare insieme agli enti locali, anche ai fini del sostegno ai lavoratori in situazioni di crisi. Le misure di incentivazione diretta all'occupazione devono invece essere più selettive, per esempio verso donne, giovani e aree di crisi e zone interne». Gavino Carta (Cisl) sottolinea che «lavoro e inclusione sociale devono essere centrali e promossi dall'inizio della legislatura: serve un piano multisettoriale, incentivi per le imprese e un forte investimento in formazione».
Sandro Pilleri, segretario Ugl, spiega: «Occorre chiedersi come e quale sarà il lavoro nel nostro mondo globalizzato e quali azioni intraprendere per avere un lavoro dignitoso. Intanto, la grande industria stenta a ripartire, si è parlato di una nuova messa in moto a gennaio: attendiamo fatti concreti». Francesca Ticca (Uil) esprime preoccupazione: «Non si può vivere né di reddito di cittadinanza né di ammortizzatori sociali. I servizi e il turismo da soli non bastano. È necessario il rilancio della industria 4.0, una nuova classe politica deve porsi questo problema. Ma poi, sarà veramente una nuova classe politica?».
Cristina Cossu (1. Continua)

 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 26 gennaio 2019 / Agenda (Pagina 24 - Edizione CA)
DIARIO CITTADINO
Educatore professionale

C’è tempo da oggi fino al 14 febbraio per iscriversi al corso intensivo annuale di formazione per l’acquisizione della qualifica di educatore professionale socio-pedagogico (60 crediti) organizzato dall’Università e rivolto a centinaia di educatori precari che nell’Isola attendono l’opportunità di acquisire una qualifica professionale che consenta la stabilizzazione del rapporto lavorativo. È la prima iniziativa attivata dal Centro di servizio di Ateneo per la didattica e l’inclusione nell’alta formazione delle professionalità educative, diretto da Antonello Mura, docente alla facoltà di Studi umanistici. Il bando è reperibile su www.unica.it. Info: cediaf@unica.it o chiamare lo 070/6757817.

 

4 - L’UNIONE SARDA di sabato 26 gennaio 2019 / Regione (Pagina 9 - Edizione CA)
LAVORO. Nei due giorni alla Fiera di Cagliari oltre 28 mila presenze.
Pigliaru: più imprenditori per creare nuove aziende

COMPETENZE E INNOVAZIONE  Il Job Day traccia la strada per il futuro anche nell'Isola
Oltre 28.000 persone in appena due giorni (il 30% in più dello scorso anno) rappresentano un grande successo per una manifestazione rivolta al mondo del lavoro e testimoniano di una «grande mobilitazione di tutti gli attori economici e istituzionali che ha permesso di dare un'occasione di lavoro e restituire fiducia nel futuro a migliaia di persone», ha detto Massimo Temussi, direttore generale dell'Aspal, chiudendo la quinta edizione del Sardinian Job Day.
RECORD La manifestazione dedicata al confronto diretto tra domanda e offerta di lavoro, promossa dalla Regione e dall'Agenzia sarda per le politiche attive, si è chiusa, quindi, con un bilancio da record. Oltre 10.000 persone hanno partecipato a più di 20.000 colloqui di lavoro, 300 imprese (tra queste anche colossi come Linkedin, Accenture, Avanade) hanno offerto circa 6.000 posti di lavoro. Tra i protagonisti, anche i campioni dello sport (del Cagliari, della Dinamo, del motociclismo), le istituzioni e i Centri per l'impiego. Il Sardinian Job Day è stato anche quest'anno una straordinaria opportunità. «È un appuntamento che abbiamo voluto con determinazione, non solo per mettere insieme domanda e offerta ma anche per dare a chi cerca occupazione gli strumenti giusti per trovarla», ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru. «Questa grande riunione di giovani, meno giovani, imprese e consulenti, chiamati a un confronto che ha messo sul tavolo migliaia di posizioni occupazionali è utile per orientare e offrire uno spaccato reale del mercato del lavoro e delle nuove professionalità richieste che, in questa fase storica, segnata da globalizzazione e cambiamento tecnologico, vanno a sostituire sempre più in fretta i vecchi mestieri».
INNOVAZIONE Mai come quest'anno, le politiche per il lavoro, i servizi per l'impresa, l'innovazione nel made in Italy e la trasformazione digitale del mercato hanno dato un'impronta all'evento. Non è un caso, quindi, che il Job Day abbia raccontato l'innovazione in tutte le sue forme. Tra gli stand, sono state tantissime le eccellenze nell'ambito dell'Ict, delle tecnologie per l'automazione, dei servizi web, del digital marketing, della cybersecurity. Il filo conduttore è stato Il “made in Italy” che «rappresenta ancora terreno fertile per chi cerca lavoro», hanno detto Lorenzo Giannuzzi, direttore generale del Forte Village, e lo chef Luigi Pomata. «Occorre migliorare l'occupabilità di tutti, anche di chi ha il coraggio di mettersi in gioco con una propria iniziativa», ha aggiunto l'assessore al Lavoro, Virginia Mura. Questo perché «il lavoro da tutelare non è solo quello indipendente ma anche quello d'impresa», ha aggiunto il direttore dell'Aspal. Il modello della Regione si chiama “Talent up”, «una sorta di master and back per gli imprenditori», ha detto il governatore della Regione, che consentirà a 38 giovani aspiranti imprenditori (selezionati tra un centinaio) di frequentare percorsi formativi e pratici negli Stati Uniti, per poi riportare in Sardegna l'esperienza acquisita e avere la possibilità di realizzare la propria idea. «Dove ci sono più imprenditori esiste maggiore possibilità di creare nuove aziende», quindi sviluppo, ha aggiunto. «Per questo motivo abbiamo investito sul Talent up».
FUTURO Archiviata questa edizione, lo sguardo degli organizzatori è già proiettato al futuro. «Ci prepariamo ad affrontare le prossime sfide, forti del lavoro di squadra che abbiamo realizzato», conclude Massimo Temussi. «L'appuntamento è per il 2020».
Mauro Madeddu



RASSEGNA STAMPA di VENERDÌ 25 GENNAIO 2019

 

1 - L’UNIONE SARDA di venerdì 25 gennaio 2019 / Cultura (Pagina 49 - Edizione CA)
GIORNATA DELLA MEMORIA. LA STUDIOSA LUNEDÌ A CAGLIARI
Foa: «Abbiamo bisogno di storia per battere l'indifferenza ed evitare rituali celebrazioni»
Se c'è un modo di commemorare la Giornata della Memoria sfuggendo al rischio della retorica, è quello della fedele ricostruzione storica. Di storia abbiamo bisogno, commenta Anna Foa, docente di Storia Moderna all'Università La Sapienza di Roma, per capire ciò che è stato e ciò che è. Perché, per esempio, se è vero che gli storici hanno analizzato fino in fondo il ruolo della Repubblica di Salò nella caccia all'ebreo tra il '43 e il '45, tuttavia questa consapevolezza non è ancora diffusa tra le persone. Ancora si fa fatica a riconoscere le responsabilità italiane nella Shoah, il fatto che siano esistiti campi di concentramento allestiti dalla Repubblica di Salò. «Noi non abbiamo avuto una Norimberga, una vera e propria resa dei conti culturale, ideale e politica con il passato, e forse questo spiega il clima politico attuale», commenta la storica che lunedì prossimo sarà a Cagliari (Campus Sa Duchessa, aula magna Capitini, ore 15.30), ospite della “Giornata della Memoria 2019” organizzata dall'Ateneo cittadino in collaborazione con l'Istituto Emilio e Joyce Lussu e l'Associazione culturale italo-tedesca.
Sono falsi storici documentati, eppure un senatore della Repubblica ripropone i Protocolli dei Savi di Sion. Che cosa sta succedendo?
«Quando si affida ai negazionisti e ai revisionisti l'organizzazione del ricordo dello sbarco di Anzio non ci si deve meravigliare se un senatore della Repubblica tiri fuori i Protocolli. Probabilmente, neppure lui ha la consapevolezza di parlare di un falso documentato, che ha responsabilità enormi nella diffusione dell'antisemitismo, che è stato il libro del capezzale di Hitler, che continua a essere letto in alcuni paesi arabi. Il testo ha una storia lunghissima: nasce nella Russia zarista con l'intento di diffondere l'odio verso gli ebrei nell'impero, ha vasta risonanza nel mondo, e viene dichiarato falso già nel 1921 dal Times, in Inghilterra».
Quest'anno ricorrono i cento anni dalla nascita di Primo Levi, autore di “Se questo è un uomo”. Qual è il modo migliore per ricordarlo?
«Leggerlo innanzitutto, meditarlo. Primo Levi è colui che ci ha trasmesso la memoria della Shoah, lo ha fatto senza retorica, in maniera non viscerale, con la serenità della ragione».
Marek Edelman, superstite della Shoah, scrisse che “peggiore della volontà dei nazisti di ucciderlo, era l'indifferenza dei suoi concittadini riguardo la sua sorte. Perché l'indifferenza è pericolosa?
«L'indifferenza è il più grande dei pericoli perché implica che quando un gruppo dirigente compie degli atti che violano i diritti umani, gli altri volgono lo sguardo altrove. La senatrice a vita Liliana Segre ha voluto che nel Memoriale del Binario 21 a Milano fosse scritta la parola indifferenza. L'indifferenza è ciò che ha consentito le leggi razziali, lo sterminio».
Come si può coltivare “l'odio verso l'indifferenza”, come suggeriva Gramsci?
«Un ruolo enorme spetta alla scuola. Di fronte a chi sostiene che la cultura non serve a niente dobbiamo ricordare la faccia delle bambine afghane quando, dopo la guerra, sono rientrate a scuola. Era una faccia di pura felicità. La scuola sollecita il coinvolgimento, l'empatia verso gli esseri umani».
Alla fine della guerra cosa accade agli ebrei al loro rientro nelle loro case?
«C'è stata un'enorme difficoltà per gli ebrei cacciati dalle scuole, dalle università, dai luoghi di lavoro a riottenere i loro diritti e, in qualche caso, anche a rientrare nelle loro case. Questa difficoltà è durata anni. E questo ci fa riflettere su quanto sia facile perdere i propri diritti e piuttosto difficile invece, riaverli indietro».
Che cosa vuol dire ricordare oggi, senza retorica?
«Io cerco sempre di non usare la retorica, di non trasformare la Giornata della Memoria in una vana celebrazione. È un momento di trasmissione ai più giovani. Bisogna lasciare spazio alla storia, che riempia la memoria di contenuti concreti e verificati, che coltivi un atteggiamento razionale affinché questi fatti non si verifichino più».
Franca Rita Porcu


2 - L’UNIONE SARDA di venerdì 25 gennaio 2019 / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
L'INIZIATIVA. Sei lezioni con Premi Nobel ed esperti
STUDENTI E DOCENTI A SCUOLA DI POLITICA

Una scuola di formazione internazionale dedicata alle politiche democratiche: è l'idea che dal prossimo 2 febbraio prenderà corpo con il primo dei sei incontri mensili organizzati all'interno del programma di “Seminari sulla democrazia”, l'iniziativa promossa da Accus Associazione per la cooperazione culturale in Sardegna (con la collaborazione, tra gli altri, di Comunità di Sant'Egidio, Unipolis, Università di Sassari e Cagliari, Fondazione di Sardegna e Società Dante Alighieri). Il progetto, ospitato nelle sedi di Cagliari e Sassari della Fondazione, vedrà la partecipazione giovani universitari e professori delle scuole medie e superiori sardi, nonché di Tunisia, Algeria e Marocco, che per sei sabati potranno seguire le lezioni di esperti di fama mondiale, premi Nobel e professori sardi. «L'iniziativa segue al progetto Formed che ha portato negli atenei dell'Isola oltre un centinaio di giovani studenti nordafricani», spiega Carlo Salis, di Accus. Antonello Cabras, presidente della Fondazione: «Un momento di confronto alla pari. Non intendiamo infatti far salire in cattedra i rappresentanti del mondo occidentale per insegnare valori sui quali proprio in Italia si sta riaccendendo il dibattito». Gianni Locci, Unipolis e vice presidente di Legacoop Sardegna: «Intendiamo costruire la consapevolezza delle dinamiche democratiche nelle nuove classi dirigenti».
Luca Mascia


3 - L’UNIONE SARDA di venerdì 25 gennaio 2019 / Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
PIAZZA REPUBBLICA. Anche uno striscione all'Università
UNA PANCHINA GIALLA PER GIULIO REGENI

Continua a essere un “giallo” la morte dello studente di dottorato Giulio Regeni, torturato e ucciso in un centro di detenzione in Egitto. Per questo, è gialla la panchina installata davanti al palazzo di Giustizia, in piazza Falcone e Borsellino, che sarà inaugurata stasera alle 18.30. Con la panchina denominata “il giallo Giulio”, la circoscrizione sarda di Amnesty international e il gruppo locale 128 vogliono non solo ricordare Regeni, ma soprattutto continuare a chiedere la verità sul suo brutale omicidio. Oltre che rappresentanti delle istituzioni, ci saranno quelli dell'Associazione dottori e dottorandi italiani. Anche l'Università si unisce al coro di chi chiede la verità sul brutale omicidio. Da ieri, sulla facciata del Rettorato è affisso lo striscione giallo della campagna “Verità e giustizia per Giulio Regeni”. L'ha deciso la rettrice Maria del Zompo, aderendo a una richiesta di Amnesty international.  Amnesty e Gruppo 128 ricordano di essere ancora in attesa dei «famosi passi in avanti annunciati dal governo italiano. Per ora, l'unica cosa che vediamo è la promozione del turismo in Egitto e l'intensificarsi di scambi commerciali e diplomatici».
 

4 - L’UNIONE SARDA di venerdì 25 gennaio 2019 / Prima (Pagina 1 - Edizione CA)
Il commento
IL LAVORO DEL FUTURO

Antonio Barracca
Immaginare il futuro del lavoro e quindi delle nostre società, in un mondo che cambia così rapidamente, non è mai stato facile, soprattutto ora. Il “World Economic Forum” è una organizzazione internazionale, non-profit, che si occupa della cooperazione fra pubblico e privato. L'ultimo report del 2018, “The future of Jobs”, si occupa di capire e quindi rendere pubblici, i dati raccolti in tutto il mondo da ricercatori che hanno coinvolto i top manager e gli specialisti delle risorse umane di 300 aziende globali attive in 12 settori industriali, su come sarà il lavoro nel prossimo futuro e che ruolo avrà la robotica che dopo aver preso piede nell'ambito scientifico entrerà nella vita di tutti i giorni. Tanto per capirci su quanto tutto ciò sia difficile, basti pensare che secondo questo rapporto il 65% dei bambini che in questo momento frequentano la scuola avrà un lavoro, una professione che ancora non esiste. Il report ha uno sguardo a breve termine, gli anni 2025-30. Nel rapporto si ipotizza che entro il 2025 le macchine effettueranno più della metà delle attuali mansioni eseguite dall'uomo. Si pensa però che a fronte dei 7 milioni di lavori persi nei settori amministrativi si avranno solo 2 milioni di nuova occupazione (tecnologia, matematica e ingegneria). In linea generale le macchine entreranno di prepotenza soprattutto nei settori dell'agricoltura, della pesca, della manifattura e del commercio. Istruzione e salute, seppur sempre più automatizzate, avranno bisogno della presenza umana. (...) SEGUE A PAGINA 46

Commenti (Pagina 46 - Edizione CA) Segue dalla prima
PREPARARSI AL LAVORO FUTURO
(...) Insomma in questo report prevale la fiducia che i posti di lavoro creati dalla Robotica e dalla Intelligenza Artificiale saranno ben maggiori di quelli distrutti. Anche se sui numeri le previsioni sono teoriche il rapporto stima che 130 milioni di ruoli di lavoro saranno legati all'information technology entro il 2025.
Attualmente il 29 percento del lavoro complessivo nell'industria è svolto dai robot mentre questo rapporto, sempre in questa previsione, salirà al 51 percento nel prossimo decennio.
In Germania un terzo delle aziende, partendo dall'Internet delle cose (IoT) per continuare con i robot, ha già completato la transizione all'industria 4.0 in molti settori industriali. Infatti già in questi anni nonostante il progressivo aumento del numero dei robot la disoccupazione globale non è aumentata, anzi si è ridota a dimostrazione che high-tech e lavori ad alta specializzazione non si eludono a vicenda.
Penso però che la riflessione maggiore debba essere fatta non solo su quali saranno i lavori del futuro quanto sull'aggiornamento delle competenze. Perché il problema che avremo da risolvere non sarà la carenza di posti di lavoro, ma la carenza di persone qualificate per quei posti di lavoro.
Attualmente le discipline Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) dominano il campo delle conoscenze della industria 4.0, ma è sempre più evidente la necessità che ad esse si associ la conoscenza e la pratica delle scienze sociali. Il percorso educativo e di crescita della conoscenza dovrà seguire l'evoluzione tecnologica e durerà per tutta la vita lavorativa. Le competenze saranno il valore più importante. La rivoluzione digitale sta cambiando profondamente sia l'organizzazione sanitaria che la cultura medica. Il “Future Council del World Economic Forum” ne definisce i nuovi confini. Il contesto delle patologie da qui al 2030 vedrà la crescita dei tumori, in particolare di quello della prostata, mentre la coronaropatia sarà le malattia più diffusa nel 2030 in Europa, Medio Oriente, Nord e Sud America e Sud Est Asiatico, l'infarto miocardico nell'area Pacifica. Il diabete aumenterà nel Nord e Sud America. Con i sensori indossabili sarà possibile fare un autodiagnosi a casa e la robotica, compresa quella endovascolare, cambierà la storia delle malattie. Tutti i parametri misurati confluiranno nella nostra cartella elettronica in automatico. Avremo nuovi mestieri come il chirurgo robotico che opera da remoto o nuovi strumenti come i visori per la realtà aumentata.  Gli ospedali diventeranno centri in cui il momento della diagnosi e della cura coincideranno, merito di scansioni corporee complete, mentre una goccia del nostro sangue basterà per avere una diagnosi quasi automatica. Nella nostra Sardegna, ahimè, siamo fermi ancora al numero delle ASL. Possiamo ancora agganciare il cambiamento. Abbiamo una scuola di chirurgia robotica. Serve dar forza alla Direzione perché attorno alla scuola si aggreghino competenze che portino la nostra sanità dentro la rivoluzione digitale, con i medici protagonisti.
ANTONIO BARRACCA, MEDICO E DIRIGENTE

 

5 - L’UNIONE SARDA di venerdì 25 gennaio 2019 / Prima (Pagina 1 - Edizione CA)
IL PEZZO DI CARTA
Il ministero della Pubblica istruzione per la doppia prova di matematica e fisica alla maturità è andato a beccare pari pari da un manuale russo degli anni '80: copia e incolla spaccato. L'onorevole con un colpo di mouse ha sdoganato la copiatura e autorizzato il mercato clandestino nei bagni delle scuole che ha messo alla gogna generazioni di studenti. Ma siamo seri, niente di grave: ormai per legge non si boccia più, dal diritto all'istruzione il campo si è allargato al diritto al diploma con sconfinamenti alla laurea. Agli ultimi esami 97 candidati su 100 hanno ottenuto la maturità. Però il ministero ogni anno ne inventa una nuova. Questa volta non fidandosi dei logaritmi ha deciso di affidarsi alla sorte: al posto della tesina ha confezionato tre buste. Se il ragazzo azzecca quella buona ha ottime possibilità di aggiudicarsi il pezzo di carta, come i gettoni d'oro nel programma di Mike Bongiorno. Ma nonostante le trappole del ministro il bocciato tra i cento resisterà e lotterà contro questo grigio conformismo: tutti maturi e tutti dottori. Ribelle, forte, con una volontà di ferro tale da indurre i professori a respingerlo. Tra i tanti cattivi esempi nazionali, uno che ottiene un certificato che lo garantisce non idoneo, merita un premio. Resisti, resisti: non copiare, rifiuta la busta.
ANTONIO MASALA

 

 

La Nuova Sardegna

RASSEGNA STAMPA di LUNEDÌ 28 GENNAIO 2019
 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 28 gennaio 2019 / Gallura - Pagina 14
I detenuti che seguono i corsi di Giovanni Gelsomino:
ERGASTOLANI SUI LIBRI: «UNA SECONDA VITA GRAZIE ALLO STUDIO»
«La cultura e la conoscenza ci hanno aiutato a cambiare»
di Sebastiano Depperu
NUCHIS «Il carcere ci cambia, ci migliora grazia alla cultura e alla conoscenza». E' quello che molti detenuti della struttura penitenziaria raccontano durante il corso di scrittura creativa che seguono con Giovanni Gelsomino. Sono ergastolani che hanno commesso gravi crimini ma che accolgono la loro nuova vita con entusiasmo. Lo studio e il sapere, insomma, favoriscono il cambiamento. La scoperta del libro e della scrittura ha cambiato il modo di pensare dei reclusi a vita. «Ho orientato il mio lavoro alla riflessione, all'introspezione, alla revisione critica, all'elaborazione delle esperienze passate e presenti, al rinforzo dell'autostima. Un processo in cui la scuola, la cultura più in generale, ha un ruolo fondamentale», racconta Gelsomino, giornalista e maestro in pensione che da cinque anni si dedica volontariamente all'attività all'interno del carcere di Nuchis. Prima di Natale è uscito il suo libro "La luna nel pomeriggio" con le loro riflessioni. «Facendomi conoscere la scuola, il carcere ha commesso un "errore". La scuola mi ha insegnato che si può cambiare, mi ha insegnato ad essere critico, prima con me stesso poi con gli altri quando occorre- dice Mario, tra quelli che scontano una lunga detenzione -. Certo, è un processo lungo è faticoso, ma è come rinascere una seconda volta, come imparare di nuovo a camminare ma stavolta col piede giusto».La detenzione - secondo quanto racconta Giovanni Gelsomino - è vissuta, fin dai primi giorni, in modo molto negativo, spesso con forme di depressione legate al timore di "invecchiare e morire qua dentro"», come gli hanno detto Antonio, Paolo e tanti altri. «Nel carcere di alta sicurezza di Nuchis - aggiunge - ci sono una quarantina di ergastolani e diversi di loro alla voce fine pena, segue la data: 31 dicembre 9999. Solo allora si apriranno le porte del carcere. In fondo sono tutti accomunati dalla speranza che magari dopo una lunga detenzione gli sia concesso di uscire a riveder le stelle». Durante il corso si aprono e diventano alunni modello. Molti scrivono poesie, racconti, brevi testi. Chi frequenta il corso (sono una decina) in genere scrive per un libro. Il docente spiega: «Abbiamo già pubblicato qualche anno fa il romanzo "I ricordi non bussano" scritto a quattordici mani, una storia d'amore con un finale noir che si srotola tra la Firenze della nobiltà e Siviglia. Da poco un libro diverso, "La luna del pomeriggio", molto introspettivo: in questo caso, a turno, si scrive delle emozioni provate: ad esempio della prima notte in cella o le considerazioni sul tempo dentro il carcere, degli stati d'animo come quelli si provano a scrivere una lettera al figlio che non vedi da anni. Adesso - va avanti Gelsomino - stiamo lavorando a un nuovo libro: "Lettera agli indifferenti", sulla falsa riga di una lettera ben più famosa, quella di don Lorenzo Milani alla professoressa». Luigi dice che «poter scrivere lo aiuta a evadere con la mente e a toccare quasi ciò che c'è fuori. Raccontare il carcere nel nostro paese non è cosa facile». «In genere uno che arriva dall'esterno è sempre accolto con grande attenzione. Sei quello che viene da fuori, dal mondo che ha continuato a girare rispetto al loro che si è praticamente fermato. Lavorare con i detenuti è stato gratificante - chiude Gelsomino - Il carcere si avvale di un'attenta e valida direzione, di educatori capaci e disponibili e di ottimi agenti penitenziari».

I NUMERI
Oltre il 50 per cento dei reclusi frequenta scuola e università
Nel carcere di Nuchis c'è il più alto numero (quasi il 50 per cento contro il cinque per cento nazionale) di detenuti che frequentano la scuola e l'università. E già questo lo rende un carcere diverso. Oltre ai corsi di scrittura creativa, infatti, si tengono diverse attività, ma durante l'anno vengono proposti anche spettacoli musicali e tanto altro. All'interno della struttura, inoltre, è presente una classe di scuole medie, dei corsi dell'istituto artistico per il diploma e dei corsi universitari. Secondo i dati che sono riportati nel sito del Ministero di Grazia e Giustizia vengono garantitiiti corsi di scuola primaria, secondaria con 8 iscritti (anno scolastico 2015-2016), e si sta completando il percorso per ottenere la licenza media (10 iscritti). Per il liceo artistico, hanno finito il percorso dell'anno scolastico 2015-2016 in 39. Ora gli iscritti sono 67.Per quanto riguarda il corso tecnico-geometri, hanno concluso il percorso dell'anno scolastico 2015-16 in 34. Ora, gli iscritti sono 31. E' attivo anche un corso di lingue, uno di teatro e diverse attività sportive. Alcune volte, inoltre, vengono presentati in carcere anche dei libri. (s.d.)


RASSEGNA STAMPA di SABATO 26 GENNAIO 2019

 

5 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 26 gennaio 2019 / Economia - Pagina 16
JOB DAY >> LA GIORNATA FINALE
Incontro tra i vincitori del programma regionale e i loro formatori statunitensi
LA SCOMMESSA AMERICANA PER I GIOVANI DI TALENT-UP
Soggiorneranno per un mese nella Silicon Valley e per due mesi a Washington

>> Il progetto per affinare le idee di impresa è totalmente finanziato dall’Unione Europea ed è il primo in assoluto nel Vecchio Continente che prevede una partnership con gli Usa
>> Dopo il dibattito con esperti e formatori il primo esame per i giovani: un rapido ma profondo test con il manager e il docente che saranno i loro severi tutor nell’avventura a stelle e strisce

di Giuseppe Centore
CAGLIARI La quinta edizione del Sardinia Job Day si è chiusa ieri con l'evento forse più atteso. L'incontro tra i vincitori del programma Talent-Up e gli esperti che li seguiranno nelle prossime settimane. I giovani startupper, a loro infatti era dedicato il bando, dopo aver superato una severa selezione, e aver «allineato le loro competenze questa estate in una full immersion di quattro settimane a Nuoro», dice Luca Spissu, dirigente dell'Aspal e coordinatore del programma, saranno protagonisti di un progetto mai realizzato in Europa: usare i fondi comunitari per migliorare la loro idea di impresa negli Stati Uniti e poi rientrare nel Vecchio Continente per metterla in pratica. È questo lo spirito di Talent-Up, nato da un chiaccherata tra il presidente Pigliaru e l'economista suo collega Luigi Guiso, e diventato in poche settimane un programma innovativo e coraggioso. «È uno strumento nuovo, è il nostro incoraggiamento ai giovani con talento da imprenditori perché possano trasformare la loro idea in realtà, creando così lavoro per sé e per gli altri. Partendo dall'esperienza del Master & Back abbiamo pensato ad un percorso specifico per formare imprenditori. In Sardegna ne abbiamo di eccellenti - ha sottolineato il presidente - ma sono troppo pochi. Abbiamo bisogno di numeri molto più alti, perché la densità imprenditoriale è un fattore fondamentale di crescita, sviluppo, lavoro. E un territorio che ne ha avuto pochi nel passato rischia di averne pochi anche in futuro. Questo non perché non sia presente il talento, che è distribuito tra le persone indipendentemente dai confini - ha proseguito - ma perché, come capita in Sardegna, chi vuole fare l'imprenditore rischia di essere scoraggiato da un contesto che offre meno opportunità rispetto ad altri. Talent-Up è una delle nostre risposte».Il progetto porterà il 18 febbraio i ragazzi nella Silicon Valley, sotto le ali protettive della Us market access, uno dei tanti (ma con numeri da capogiro) incubatori di impresa di San Francisco, e poi dopo un mese di lavoro, alla Georgetown University di Washington per affinare dal punto di vista finanziario le loro idee e poi li farà tornare qui, a maggio per la realizzazione del progetto.I giovani arrivano da tutta l'isola: età media 30 anni, laurea e quasi sempre esperienze all'estero, i settori delle loro idee sono diversi: dal turismo alle bioplastiche, dalla moda all'e-commerce, dall'agritech al design, dalla biomedicina agli elettrodomestici, dall'agrindustria all'ict.Durante un dibattito, a cui hanno partecipato anche Carlo Mannoni (presidente Sardex), Diego Teloni (direttore Fondazione Brodolini), Eduardo Sette Camara Silva (Head of Acceleration Lisbon Challenge), Alessandro Gallo (Senior executive Linkedin Italia) e Giuseppe Cuccurese (direttore generale Banco di Sardegna), i ragazzi hanno conosciuto i loro mentori. «Faremo coaching anche divertendoci - ha detto il docente della Georgetown University Jeff Reid - ma sappiate già adesso che non tutte le idee avranno successo». «Vogliamo fornirvi la forma mentis della Silicon Valley - ha detto Alfredo Coppola Co-Ceo di Us Market Access - che è scoprire come fare soldi».@gcentore
RELICTA
Plastica dagli scarti di lavorazione del pesce

Sarà l'unico del team a partire per la California, «ma senza i miei soci tutto questo non sarebbe stato possibile». Giovanni Conti, 30 anni di Sennori è laureato in economia e ha fatto un tirocinio in una azienda di prodotti per l'agricoltura in Olanda. La sua idea di impresa, che si chiama Relicta, prevede la realizzazione di una bioplastica ricavata dagli scarti di lavorazione del pesce, biodegradabile e idrosolubile e utilizzabile per fare packaging, per adesso su no-food e elettronica, un domani forse anceh per altro. «Il team è composto da cinque persone». Relicta nasce dall'idea di (nell'ordine nella foto da sinistra a destra) Matteo Sanna, laureando in medicina, Davide Sanna che Ceo del gruppo chimico di Tissi, Giovanni Conti, al centro, Andrea Farina, di Ittireddu, laureata in chimica e tecnologie fermaceutiche e Mariangela Melino di Sennori laureata in economia. «Per ora il nostro materiale è sviluppato solo in laboratorio, servono ancora test per adesso è applicabile anche ad altri campi. Esistono altre plastiche idrosolubili nel mondo, ma la nostra, per la quale contiamo di concludere il brevetto entro l'anno deriva da scarto diverso». (g.cen.)
BENTU
Ospitalità sostenibile nelle cantiniere Anas

Lorenzo Murru, nuorese vissuto a Olbia, ha 24 anni ed è laureato in Economia. Insieme ai suoi due soci, Salvatore Beccu e Francesco Rusui, 29 entrambi laureati in giurisprudenza residenti a Nuoro, ha presentato un progetto che prevede la creazione di una catena di ostelli ecosostenibili, utilizzando le strutture pubbliche oggi abbandonate come le case cantoniere di anas o i fari dismessi. «Il nostro modello di business tocca non solo i posti letto ma anche i servizi del territorio intorno agli ostelli. L'idea è di due anni fa, è stata affinata a lungo soprattutto dopo aver notato la carenza di questo genere di servizi in tutto il territorio isolano. Partirò solo io per gli Stati Uniti e a dire il vero non vedo l'ora. Abbiamo fatto rinunce per costruire questo progetto, personalmente ho rinunciato a una specializzazione, ma ritengo che questa idea possa essere vincente. Abbiamo già avviato contatti con Anas - dice Lorenzo - per il recupero delle cantoniere. È chiaro che l'impegno finanziario è significativo, ma avendo il supporto giusto e affinando ancor più il progetto riteniamo che quest o sia assolutamente fattibile». (g.cen.)

 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di sabato 26 gennaio 2019 / Prima Pagina
UN MERCATO CHE FABBRICA OPPORTUNITÀ
di LUCA DEIDDA
Fizzu meu est’annadu a su Sardini Job Day! Itte? Eh, una un posto dove incontri imprese che cercano lavoratori! Isperamus bene; a domannare pro sa tredicesima, mi!
L’incontro tra domanda e offerta di lavoro non è facile; anche quando in tanti offrono e domandano. Perché? Un paio ragioni, tra le tante. Primo, il lavoro è un servizio eterogeneo: lavori diversi richiedono competenze e doti caratteriali molto diverse tra loro. Secondo, l’informazione su “chi cerca e cosa” e “su chi offre e cosa” è incompleta, e anche con internet, reperirla richiede tempo. CONTINUA A PAGINA 16

Economia - Pagina 16  segue dalla prima
UN MERCATO CHE FABBRICA OPPORTUNITÀ
di LUCA DEIDDA
Aggregare domanda e offerta di lavoro in un luogo e per un periodo limitato, rende il mercato più "spesso", più denso, e ciò riduce i costi di questa ricerca. Ecco a cosa servono le fiere! Evidentemente ci sono poi notevoli economie di scala. Per i candidati, accedere a molti colloqui restando nello stesso luogo in una "due giorni" intensa significa impiegare meno tempo e avere meno spese a parità di colloqui. Discorso analogo per i datori di lavoro. Già questo basta a dire che il Sardinian Job Day è una buona idea. Senza contare che si tratta di un evento che oltre a favorire l'incontro tra domanda e offerta, orienta sulle competenze disponibili sul mercato, sui lavori più richiesti e quelli in declino. La riprova che sia una buona idea sta nel fatto che non è un caso isolato, ma una pratica diffusa; e da tempi insospettabili. È dagli anni '70 che nell'incontro annuale della Allied Social Science Association americana (ASSA), ci sono sessioni di job market in cui i dottorandi fanno colloqui di lavoro con le università che cercano nuovi docenti. Ma c'è un però! Concentrare domanda e offerta può favorire l'incontro delle due, ma si corre un rischio di congestione: troppa informazione in troppo poco tempo. Se i posti di lavoro offerti sono relativamente pochi rispetto a chi si propone, i potenziali datori di lavoro possono finire inondati di curriculum (CV) e leggerli attentamente diventa arduo. Per limitare questo problema, si può intervenire sul meccanismo con cui funziona la fiera. Per esempio, si può pensare a sessioni su temi più omogenei (il Sardinian Job Day fa qualcosa di simile). Si possono anche introdurre meccanismi di segnalazione. Per esempio, oltre a far domanda di colloquio postando il proprio CV, si può consentire ai candidati un numero limitato (due?) di manifestazioni di interesse da inviare a quei datori di lavoro che ritengono più interessanti. Così i datori di lavoro si concentreranno, a parità di CV, sui candidati più interessati. La credibilità di tali manifestazioni di interesse sta ovviamente nel fatto che ogni candidato può inviarne un numero limitato. Fantascienza? No, è ciò che hanno fatto per il Job Market della ASSA. Altro problema. Man mano che, dopo la due giorni, domanda e offerta si incontrano, il numero di quelli che cercano e di quelli che offrono si riduce e ancora una volta l'informazione diventa difficile da reperire. Può essere utile riaggregare domanda e offerta più avanti nel tempo, con una sessione di "riparazione" in cui le imprese e i lavoratori che hanno partecipato all'evento e ancora non abbiano incontrato possano osservare chi è ancora sul mercato. È la "scramble session" del job market ASSA. Non è detto che si tratti di soluzioni adatte per il Sardinian Job Day; per carità! Sono solo esempi che invitano a non fermarsi e a ragionare su come migliorare e rendere più efficiente quella che è già una buona pratica. Ultimo punto: per valutare una politica, occorre un sistema di rilevazione che fornisca ex post i dati statistici utili a misurarne correttamente l'impatto. Misurare l'impatto del Sardinian Job Day sarebbe molto utile, anche per capire se e come lo si può migliorare; speriamo di avere i dati per farlo.
 


RASSEGNA STAMPA di VENERDÌ 25 GENNAIO 2019

 

6 - LA NUOVA SARDEGNA di venerdì 25 gennaio 2019 / Economia - Pagina 13
A Cagliari la 5ª edizione della rassegna. In apertura l'intervento di Pigliaru
JOB DAY, L'INNOVAZIONE TRASFORMA IL LAVORO
Negli incontri con esperti e testimonial protagoniste le nuove tecnologie

di Giuseppe Centore
CAGLIAR II trecento box delle aziende sparsi nei padiglioni della Fiera di Cagliari, hanno accolto i giovani in fila per i colloqui dalla mattina sino all'imbrunire. Antiche professioni, come quelle offerte dalla coop sociali, o nuovissime, proposte dalla multinazionali dell'elettronica e del web si incrociano in migliaia di volti provenienti da tutta l'isola. E se il futuro dei candidati è forse a un bivio in queste ore, sicuramente lo è quello della loro generazione, costretta a confrontarsi con un mercato del lavoro sempre più complesso e rapido nei cambiamenti.Il principale fattore di trasformazione è senza dubbi l'innovazione digitale. A lei è dedicata la quinta edizione del Sardinian Job Day, in corso alla Fiera e che proseguirà nella giornata di oggi: ed è proprio l'innovazione la base del convegno che ha aperto la due giorni promossa dall'Agenzia sarda per le politiche attive per il lavoro. «Politiche virtuose - ha detto il presidente della Regione Francesco Pigliaru - costituite da una plurità di strumenti, come Lavoras e Reis che hanno aiutato chi era ed è in difficoltà, e da altri che hanno supportato chi aveva una attività ma stava per essere espulso dal sistema produttivo. I dati parlano chiaro nel 2014 la disoccupazione in Sardegna era al 19 per cento, oggi è all'11; abbiamo più posti di lavoro del 2008, anno di inizio della crisi, e merito va anche al sistema di supporto messo in piedi da Aspal. Il nostro obiettivo non è solo aiutare chi è in difficoltà, ma emanciparlo, dando stimoli e strumenti per camminare nuovamente nel mercato del lavoro con fiducia. Un impegno gravoso, ancor più - ha concluso Pigliaru - se inserito in un sistema dove i lavori cambiano, e dove orientamento è la parola chiave; i giovani hanno tempo per investire su sè stessi, ma lo devono fare consapevoli del futuro, e di come esso sta cambiando adesso le nostre vite». A Pigliaru in serata ha risposto il candidato del centrodestra alle Regionali Solinas. «Quasi 60mila candidature per 5mila posti di lavoro sono l'indicatore di un disastro senza precedenti nella politiche del lavoro». A simboleggiare comunque un futuro che è già presente lo scrittore Romano Benini ha presentato quattro diverse esperienze di innovazione, anche applicata allo sport, come testimoniano le storie di Loris Capirossi e Max Sirena Skipper di Luna Rossa. Il primo è promotore del campionato mondiale di moto elettriche, silenziosissimi bolidi a 250 all'ora. «Abbiamo scelto il prototipo, testando il meglio nel mondo, e lo abbiamo trovato a Modena». Il secondo guida un team dove le tradizionali figure navali sono ridotte al minimo. Il responsabile commerciale di Huawei per il Sud Italia, Vincenzo Strangis, e il direttore tecnologia e innovazione di Ibm Italia Fabrizio Renzi hanno invece descritto come anche il mondo delle nuove tecnologie non è al riparo dai cambiamenti, dove le competenze non sono solo tecniche, ma anche umanistiche, e dove i settori di ricerca e sviluppo da nicchia sono diventati il cuore delle attività». Nei prossimi mesi avvieremo la nostra Academy a Cagliari rivolta a laureandi e diplomati, a chi ha la laurea e a chi sta studiando per il diploma. L'unico requisito richiesto è la propensione all'innovazione, immaginazione e creatività». @gcentore

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