Sabato 21 luglio 2018

21 luglio 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 21 luglio 2018 /  Economia (Pagina 25 - Edizione CA)
CONFINDUSTRIA
Argiolas resta leader dei giovani

Alessandra Argiolas è stata confermata presidente del Gruppo giovani imprenditori della Confindustria Sardegna Meridionale, anche per il biennio 2018 -2020.
Trentaquattro anni, cagliaritana, Argiolas è responsabile delle aree marketing, commerciale ed organizzazione della Argiolas Formaggi di Dolianova, una delle più importanti industrie del settore lattiero Caseario della Sardegna.
Laureata in Economia alla Bocconi di Milano, è da anni particolarmente attiva nell'organizzazione giovanile confindustriale sia a livello nazionale (rappresenta i Giovani Imprenditori italiani nella Giunta della Confindustria nazionale) sia a livello locale.
Come presidente del Gruppo Giovani ha concentrato l'attività soprattutto sui i rapporti con il mondo della scuola e con l'università impegnandosi, in particolare, nella promozione e gestione di iniziative importanti nel settore dell'orientamento scolastico e professionale come “Orienta giovani e Salone dell'Orientamento”, evento cui hanno partecipato negli ultimi anni oltre 4000 giovani delle scuole medie superiori del sud Sardegna) o come il “Contamination lab” dell'università di Cagliari. L'assemblea che l'ha confermata ha anche nominato, nella stessa riunione, i tre vice presidenti: sono Marco Aresu del caseificio Aresu di Donori, Marzia Mastino della Saras e Francesca Napoli della Sartec.
CONFSERVIZI
Manuela Collu ai vertici
Manuela Collu è stata nominata vice presidente della Confservizi-Cispel Sardegna, il sindacato regionale dei gestori dei servizi pubblici. L'ha nominata l'assemblea presieduta da Stefano Flamini e alla quale hanno partecipato i rappresentanti delle aziende e degli enti associati: Ctm Cagliari, Arst, Atp Sassari, Atp Nuoro, Villaservice Nugoro, Multiss, So.Mi.Ca, Enas, Fondazione Maria Carta e Acquavitana. Su proposta del presidente Flamini, l'assemblea ha deliberato all'unanimità di nominare Manuela Collu, già presidente di Villaservice Spa, come ulteriore vice presidente dell'associazione. «La nomina di Collu ha l'obiettivo di rafforzare la giunta del sindacato», si legge in una nota. «Grazie alle sue competenze, maturate nel corso dell'esperienza nel settore della gestione dei rifiuti solidi urbani, la neo vice presidente apporterà un prezioso contributo al lavoro di ampliamento dell'offerta di servizi e formazione che la Confservizi-Cispel Sardegna da tempo si impegna ad offrire ai propri associati e a beneficio dei cittadini». Trentotto anni, imprenditrice agricola con laurea in Comunicazione, è stata capace di cambiare molti punti di vista sulla sua azienda: «Non dovranno più vederci come una semplice discarica da ripudiare ma come un luogo positivo che non porta inquinamento», disse all'indomani della nomina a presidente della Villaservice.

 

2 - L’UNIONE SARDA di sabato 21 luglio 2018 /  Provincia di Oristano (Pagina 47 - Edizione CA)
GHILARZA. Boom di presenze
TURISTI E STUDIOSI FANNO TAPPA A CASA GRAMSCI

Il richiamo di Casa Gramsci si fa sempre più forte. Sono infatti tante le persone che anche dall'Estero hanno programmato il proprio viaggio nell'Isola per visitare la casa dove Gramsci ha vissuto.
«I primi sei mesi del 2018 confermano il trend positivo registrato nel 2017. Dalla scorsa primavera sono aumentati anche i visitatori provenienti da ogni parte del mondo», spiegano dalla Fondazione Casa museo Antonio Gramsci. A febbraio ha visitato il museo la cantante giapponese Mio Matsuda, figlia di Hiroshi Matsuda, docente universitario della Ritsumeikan University a Kyoto e membro del Comitato scientifico della serie annuale degli Studi Gramsciani nel mondo. Sempre nello stesso mese l'Università di Cagliari ha organizzato, con la collaborazione del Comune e dell'Associazione Per Antonio Gramsci, una giornata di studi con studenti tunisini accompagnati dai docenti dell'Università di Jendouba.
Ad aprile visita di alcune componenti del Red and Green Choir, coro politico di Londra. Anche a giugno c'è stata la visita di un coro proveniente dalla Francia, la Chorale Entasis du Havre. A maggio è stata la volta del deputato cubano Elier Ramírez Cañedo e di Mauricio Martinez Duque (primo segretario Affari politici Embajada de Cuba en Italia). Di questi giorni invece la visita di JongBub Kim dell'Università di Daejeon University in Corea del Sud che ha donato tre dei sette saggi scritti in coreano sul pensiero gramsciano.
Alessia Orbana

 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 21 luglio 2018 /  Lettere e opinioni (Pagina 59 - Edizione CA)
IL DIBATTITO
Un tema sempre più attuale
IL RECUPERO DELLE PERIFERIE

Tema sempre più attuale e cruciale per l’equilibrio delle sviluppate società europee, l’integrazione è associato spesso al più complesso nodo delle migrazioni dai paesi del sud del mondo e in generale applicato alle persone. Tuttavia esso costituisce anche un elemento determinante per lo sviluppo armonico del nostro Paese, sempre più diviso in due realtà che scorrono su binari diversi: da un lato l’Italia delle grandi metropoli, dall’altro aree impoverite e periferiche che faticano sempre più a sostenersi, abbandonate da una classe politica distratta e incapace di ascoltarle. Oltre a indicare una precisa collocazione nel tessuto urbano, al termine periferia è spesso aggiunta una connotazione negativa: periferia come sinonimo di squallore, degrado, esclusione, povertà e violenza, terreno in cui prospera facilmente un senso di diffusa illegalità, complice una mancata sicurezza, che alimenta casi di criminalità e aumenta inevitabilmente il divario centro-periferia, tra chi è in alto e chi è in basso, chi vive nelle case popolari e chi no. Ne consegue che acquisire una maggiore consapevolezza sull’importanza di attivare politiche sociali virtuose sia una condizione indispensabile tanto per la riqualificazione delle periferie e il soddisfacimento dei bisogni di quei territori, che per rivitalizzare e far rinascere la politica. Ciò di cui si ha bisogno è una decolonizzazione delle periferie: sovvertire il modello imperante delle diseguaglianze sociali – un rapporto dell’Oxfam ha sottolineato come in Italia la quota di ricchezza dell’1% più ricco superi di 240 volte quella detenuta dal 20% più povero, con una conseguente crescita dell’allargamento del divario -, rigettare la cultura dello scarto e favorire un ripensamento della crescita nazionale attraverso un’azione politica in grado di privilegiare processi inclusivi e solidali, rispetto a percorsi di egoismo che tendono a proteggere interessi contingenti. Esempi concreti di possibili modelli economici alternativi sono esistiti e forse il caso più noto in Italia è stato quello di Adriano Olivetti. Capace di proporre un radicale cambio di mentalità rispetto al mito del progresso e profitto a tutti i costi sulle spalle dei lavoratori, Olivetti realizzò un modello di comunità alternativo a quello proposto dallo sviluppo industriale del XX secolo e la fabbrica divenne uno strumento di crescita del territorio per il miglioramento delle condizioni di vita di tutti. Non si tratta pertanto di modelli irrealizzabili e utopistici, ma di dar vita a nuove forme di sviluppo, più rispettose e inclusive, ripartendo dalle periferie, epicentro di diseguaglianze sempre più evidenti, sia sul piano nazionale che internazionale. Il concetto di periferia è insistentemente presente nel dibattito pubblico: non è entrato solo nel vocabolario quotidiano della Chiesa, grazie al nuovo corso impresso da papa Francesco - che già alla vigilia del Conclave del 2013 aveva esortato la Chiesa «a uscire da se stessa e ad andare verso le periferie, non solo quelle geografiche, ma anche quelle esistenziali di ogni forma di miseria» -, ma ha anche assunto una precisa dimensione geopolitica e i flussi migratori che spaventano irrazionalmente l’Europa costituiscono l’esempio più immediato. Essi sono infatti il frutto più tangibile di processi sviluppatisi nelle periferie del mondo, dove prosperano diseguaglianze, violenze e guerre. Senza la rimozione delle profonde cause alla base delle condizioni di esclusione e marginalizzazione di buona parte della popolazione mondiale, e senza il rispetto del diritto internazionale e delle istituzioni sovranazionali, continuerà a prosperare una realtà economica egemonica che favorisce l’esclusione di un “surplus sociale”, la cui constante crescita potrà inglobare anche chi oggi non ne fa parte.
Luca Lecis,
Docente di storia contemporanea, Università di Cagliari

 

4 - L’UNIONE SARDA di sabato 21 luglio 2018 /  Salute (Pagina 54 - Edizione CA)
Allergologia I consigli dello specialista
Convivere con le allergie alimentari

«Le allergie alimentari non vanno mai in vacanza. Non sono una moda, tanto meno vanno affrontate con sufficienza, come purtroppo testimoniano i recenti fatti di cronaca». Suona forte e chiaro l'avvertimento di Stefano Del Giacco, docente di Allergologia e Immunologia clinica all'università di Cagliari, membro del direttivo dell'Accademia europea di allergologia e immunologia.
Professore, che differenza c'è tra allergie e intolleranze alimentari?
«La più importante è che le allergie possono rivelarsi letali, le intolleranze no. Mentre queste ultime si traducono nella difficoltà a digerire un alimento per carenza di un enzima digestivo - si pensi all'intolleranza al glutine o al lattosio - e causano disturbi gastrointestinali, l'allergia è una reazione violenta del sistema immunitario in risp osta all'ingestione di una sostanza che l'organismo percepisce erroneamente come pericoloso. Solo lo specialista è in grado di diagnosticare con certezza un'allergia alimentare, guai a fidarsi dei test fai da te o effettuati in strutture che ignorano i protocolli approvati dalla comunità scientifica».
Le allergie alimentari più diffuse?
«In Italia convive con allergie di questo tipo circa il 3,5% della popolazione. Negli adulti, gli allergeni alimentari per eccellenza sono i crostacei, le nocciole, il pesce e certi tipi di frutta come pesche e albicocche. Nei bambini, a dare maggiori problemi sono le uova e il latte vaccino. Questi dati sono influenzati dalla dieta seguita nel nostro Paese. Negli Usa, ad esempio, l'alimento allergenico per eccellenza è il burro di arachidi, pressoché sconosciuto dalle nostre parti. Per fortuna, oggi le normative europee impongono alle case produttrici rigidi paletti in tema di etichettatura dei prodotti alimentari».
Perché lo shock anafilattico fa paura?
«È la più severa delle reazioni allergiche in quanto coinvolge in rapida successione più organi del corpo. I sintomi iniziali sono prurito e orticaria, cui segue l'edema della glottide con conseguenti difficoltà respiratorie. Se non si interviene in tempo, si verifica il crollo della pressione arteriosa con perdita dei sensi, fino alla morte nei casi più gravi».
Come si convive con le allergie alimentari?
«Anzitutto, astenendosi completamente dai cibi allergenici, quali essi siano. Lo scatenarsi della reazione anafilattica non dipende infatti dalla quantità di cibo ingerita, porzioni anche minime dell'alimento “incriminato” possono risultare pericolose se non letali in caso di allergia diagnosticata. Ancora, per arginare la crisi si ricorre all'adrenalina iniettabile, un farmaco salvavita che il paziente allergico deve sempre portare con sé in appositi dispositivi. In quest'ultima ipotesi, dopo l'assunzione dell'adrenalina bisogna sempre chiamare il 118».
Estate: vacanze. Quali sono i sui consigli?
«In ferie siamo più rilassati e tentati di concederci qualche sgarro a tavola. Chi convive con le allergie alimentari non può permetterselo, anzi deve stare attento, se si trova a provare pizzerie o ristoranti diversi dai soliti, a leggere nei menù gli allergenici indicati o, se necessario, chiedere rassicurazioni al cameriere o al titolare. In più, soprattutto quando si è lontani da casa, occorre informare più persone possibili sul fatto di soffrire di allergie alimentari, per prepararle a intervenire con prontezza nell'ipotesi di crisi anafilattica, spesso scambiata per infarto o ictus».
Fabio Marcello

 

5 - L’UNIONE SARDA di sabato 21 luglio 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 18 - Edizione CA)
Accordo tra Monumenti aperti, Anci, Slow food e Touring club per una promozione totale
CULTURA E CIBO, RICETTA PER L'ISOLA
«È tempo di investire sulle nostre specificità per valorizzarle»

Dall'unione di cultura, paesaggio, comunità e cibo nasce la nuova formula che, all'interno di una rete strutturata, può valorizzare e “vendere” il patrimonio culturale dell'Isola ai sardi e a chi arriva in Sardegna per le vacanze. Su questa ricetta poggia il patto siglato tra Imago Mundi, l'associazione che organizza e coordina Monumenti aperti, i Comuni rappresentati dall'Anci, il Touring club e Slow food. Un protocollo istituzionale che ha «l'obiettivo di attivare e organizzare iniziative congiunte finalizzate alla realizzazione della diffusione e della conoscenza del nostro patrimonio architettonico, culturale, materiale e immateriale», spiega Massimiliano Messina, vicepresidente di Imago Mundi.
IL PATRIMONIO Da una fruizione casuale, dunque, si passa a una riscoperta ragionata della Sardegna e del suo patrimonio territorio. Una visione che da anni è un must con Monumenti aperti, ma che adesso diventa un'intesa e un laboratorio permanente. «Il 2018 è stato un anno determinante per Monumenti Aperti dal momento che ha superato i confini regionale, inaugurando la stagione in Puglia, ad aprile, e chiudendola in Emila Romagna, a ottobre - spiega Messina -. A questo si aggiunge il prestigioso premio che l'Unione europea ci ha attribuito per il patrimonio culturale».
CIBO E STORIA L'offerta di arte, storia, cultura della Sardegna adesso sarà unita anche alle proposte dei cibi locali con la loro capacità di attrarre turisti. «L'accordo rappresenta un'evoluzione naturale e più strutturata della collaborazione che già portiamo avanti con Anci, Fai, Monumenti Aperti», sottolinea Raimondo Mandis, rappresentante di Slow Food Cagliari. “Gusta la città”, l'iniziativa che Slow Food organizza all'interno di Monumenti aperti è un punto da cui partire: degustazione di cibi locali che richiamano lo spirito della città e raccontano la cultura di un luogo, un monumento, un territorio. «A San Giovanni Suergiu, per esempio, insieme alla visita alle Saline organizzata all'interno di Monumenti Aperti proponiamo cibi legati alla storia delle saline», spiega Mandis.
I COMUNI La nuova alleanza attribuisce anche un ruolo strategico ai Comuni. «I centri dell'Isola hanno un'immensa storia da raccontare, che va dall'epoca nuragica fino a quella più recente», spiega Umberto Oppus, direttore regionale di Anci, l'associazione nazionale dei Comuni. «La Sardegna possiede un immenso patrimonio culturale ma pochi lo conoscono. Per questo va valorizzato e l'intesa va in questa direzione», aggiunge. Un esempio? «Il 19 luglio è San Simmaco, dal nome del 51° Papa che era nato in Sardegna, ma lo sanno in pochi. La cultura rappresenta un buon antidoto anche contro lo spopolamento», aggiunge Oppus.
L'ACCORDO Nel dettaglio, l'accordo impegna le parti a realizzare iniziative congiunte, attivare corsi di formazione su specifiche tematiche individuate preventivamente, promuovere la collaborazione fra enti. «In questo progetto noi portiamo dentro un punto di vista giovane», spiega Francesco Piludu, coordinatore di Anci giovani: «Dobbiamo investire sulle nostre specificità perché è grazie a esse che potremo riuscire a valorizzare le nostre tradizioni».
TOURING CLUB Decisivo, per il risultato finale, sarà anche l'apporto del Touring club per la diffusione dei percorsi nella rete degli iscritti. Ma anche la sottoscrizione di nuove convenzioni (col bollino blu) con ristoranti, alberghi o musei. «In Italia il Touring ha circa 350.000 soci e questo rappresenta un mercato interessante al quale indirizzare l'offerta sarda», dice Giuseppe Melis, docente all'Università, e rappresentante regionale del Touring club. «In quest'ambito», conclude, «ogni forma di collaborazione con soggetti che hanno lo stesso obiettivo può aiutare a valorizzare la ricchezza dell'immenso patrimonio isolano ma che, in molti casi, resta ancora nell'ombra».
Mauro Madeddu

 

6 - L’UNIONE SARDA di sabato 21 luglio 2018 / Cronaca di Nuoro (Pagina 49 - Edizione CA)
MACOMER. Un nuovo corso
ALLO SCIENTIFICO BIOLOGIA RIVOLTA AI FUTURI MEDICI

“Biologia con impostazione Biomedica” è il nuovo corso sperimentale autonomo, che sarà attivato al Liceo scientifico Galileo di Macomer nel prossimo anno scolastico. Una bella novità per l'istituto, che si adegua ai tempi e alle esigenze degli studenti aspiranti medici o paramedici. Sono migliaia gli studenti che ogni anno si cimentano nei test di medicina, ma solo alcuni riescono a superarli. Il Miur per aiutare i ragazzi a raggiungere il traguardo, ha deciso di introdurre il corso.
«Recenti dati ci raccontano il successo che tale corso ha già ottenuto» spiega la dirigente scolastica del Galilei, Gavina Cappai - confermato anche dagli ottimi risultati raggiunti ai test di medicina dagli studenti che, nel novanta per cento dei casi li hanno superati. Così si è deciso di estendere il progetto su scala nazionale».
Gli aspiranti medici potranno quindi iniziare la loro formazione specifica, finalizzata allo studio della medicina fin dal Liceo, evitando così lezioni private per gli adeguati approfondimenti e le opportune preparazioni in vista dei difficili e temutissimi test di accesso a Medicina.
«Se nessuna scuola superiore, finora, forniva una valida e adeguata preparazione a questo scopo - prosegue Cappai - i nostri studenti potranno contare dal prossimo anno scolastico sul nuovo corso del liceo scientifico, pensato per i futuri camici bianchi». Sarà possibile accogliere fino a 25 iscritti. Il contributo scolastico sarà pari a 100 euro.
Alessandra Nachira

 

7 - L’UNIONE SARDA di sabato 21 luglio 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 19 - Edizione CA)
CAPOTERRA. Non si è arresa alla disoccupazione: adesso pensa già a iscriversi all'Università
«LA MIA RIVINCITA CON LA SCUOLA»
Rita Lisci: lasciai a 14 anni per motivi economici, ho preso 100

Lo aveva promesso a se stessa trentaquattro anni fa, quando i genitori le avevano impedito di proseguire gli studi: lei, un giorno, quel diploma lo avrebbe preso.
Rita Lisci, 48 anni, ha finalmente coronato il sogno che l'ha accompagnata per buona parte della sua vita: nei giorni scorsi, dopo aver frequentato le scuole serali dell'istituto Atzeni-Bacaredda di Capoterra, ha completato gli studi e si è diplomata in Amministrazione, finanze e marketing. Un diploma da incorniciare, quello di Rita Lisci, capace di conquistare il voto massimo di cento centesimi.
UNIVERSITÀ La neo maturata, raggiunto l'importante traguardo, è già pronta a sollevare l'asticella e a fissare il prossimo obiettivo: la laurea. «Ho provato una gioia immensa, ho aspettato questo giorno per più di trent'anni - racconta -, avevo interrotto gli studi nel 1984, i miei genitori si erano rifiutati di mandarmi a scuola dopo che, durante il primo anno, mi ero assentata per tre mesi di fila. Marinavo le lezioni, allora non capivo quanto fosse importante studiare: alla fine mi rimandarono in quattro materie, ma non mi presentai agli esami di riparazione di settembre e così mi bocciarono».
AL LAVORO Abbandonati gli studi quando era ancora un'adolescente, Rita Lisci ha iniziato a lavorare. «Ho svolto qualche lavoretto stagionale e ho fatto anche la baby sitter - ricorda -, poi ho seguito un corso regionale che mi ha permesso di apprendere i rudimenti della gestione aziendale. In seguito ho trovato un lavoro vero: per 25 anni ho lavorato per una grossa azienda, che purtroppo un anno e mezzo fa è fallita. Chissà, magari questo diploma potrebbe tornarmi utile anche per trovare un nuovo impiego».
LE SERALI Ma il progetto di concludere gli studi e agguantare l'agognato diploma, Rita Lisci non l'ha mai abbandonato, ecco perché nel 2015 ha deciso di sacrificare le sue ore serali e dedicarle allo studio, iscrivendosi al corso per lavoratori dell'istituto Atzeni-Bacaredda. «Ottenere il diploma è stata sicuramente una bella soddisfazione - ammette -, tuttavia il mio percorso formativo non è terminato, anche se ho quarantotto anni ho ancora voglia di studiare e migliorarmi, per questo mi iscriverò all'università, nella facoltà di Economia e Commercio: chissà, fra tre anni, magari, sarò qua a festeggiare una laurea».
L'ESEMPIO Non solo per se stessa, ma anche per dare un buon esempio alla figlia di 17 anni: tornare tra i banchi di scuola per Rita Lisci ha avuto uno scopo duplice. «Ora che ho delle responsabilità non biasimo mia madre se decise di non mandarmi più a scuola dopo il primo anno scolastico fallimentare, ero una ragazzina un po' ribelle, ma crescendo ho capito l'importanza nella vita di avere una adeguata istruzione - dice -, ho ripreso gli studi anche per mostrare a mia figlia che con la buona volontà non ci sono obiettivi che non si possono raggiungere, se ci sono riuscita io, lavorando la mattina e andando a scuola la sera, anche lei può essere una studentessa brillante».
LA SCUOLA Bruno Deplano, vice preside dell'istituto Atzeni-Bacaredda, racconta il ruolo della scuola superiore di Capoterra nella formazione degli studenti adulti. «Vedere persone che dopo grandi sacrifici sono riuscite a completare il loro percorso formativo per noi è motivo di orgoglio - dice -, se poi lo fanno raggiungendo il massimo dei voti la soddisfazione è doppia. Il numero di adulti che decidono di riprendere gli studi, nella nostra scuola è in continua crescita: le classi serali sono addirittura quattro, presto l'istituto avrà un corso completo. Possiamo dire che, in contro tendenza con la realtà del resto della Sardegna, dove l'abbandono scolastico è sempre più diffuso, la nostra scuola lascia ben sperare per il futuro».
Ivan Murgana

 

8 - L’UNIONE SARDA di sabato 21 luglio 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 31 - Edizione CA)
L'INIZIATIVA. Fadda: «Vogliamo festeggiare i nostri nuovi concittadini»
I NEONATI CON LO SPONSOR
I doni del Comune saranno pagati dai privati

Il Comune cerca sponsor per i neonati. L'amministrazione ha lanciato un avviso pubblico per trovare chi faccia un dono a ogni neonato. I termini per la presentazione delle domande sono appena scaduti. «Sono arrivate diverse proposte e la settimana prossima si apriranno le buste», annuncia Danilo Fadda, assessore con delega ai Servizi demografici.
OFFERTE A SORPRESA Nelle carte presentate dal Comune non sono state date indicazioni precise e c'è attesa per capire che tipo di offerte siano arrivate. «Tra le possibili iniziative che abbiamo immaginato ci sono buoni acquisto, sconti e omaggi. L'intenzione del Comune è che ogni nuovo nato sia un evento da festeggiare, non possiamo limitarci solo agli aspetti burocratici della registrazione all'anagrafe». La media è di circa 800 neonati iscritti all'anagrafe e il trasferimento dei parti dall'ospedale Civile al Policlinico universitario non incide sul numero di nuovi cittadini. «Quando le madri cagliaritane partoriscono al Policlinico i piccoli risultano nati a Monserrato - chiarisce l'assessore Fadda - ma poi vengono registrati nella nostra anagrafe e risultano quindi residenti a Cagliari».
Non c'è il rischio che i neonati, come omaggio di benvenuto da parte del Comune, ricevano doni indesiderati o fuori luogo. «Dovranno essere omaggi utili per i neonati o per i neogenitori, presteremo molta attenzione alla scelta della migliore proposta pervenuta - assicura - il vantaggio per gli sponsor sarà la collaborazione col Comune, il privato ci guadagna in termini di immagine e di pubblicità». Non ci saranno costi per Palazzo Bacaredda. «Vogliamo scommettere sulla valenza positiva della sinergia tra pubblico e privato, il tutto a vantaggio dei neogenitori. L'iniziativa sarà a costo zero per l'amministrazione, a totale carico dei privati».
I RESIDENTI IN CITTÀ Nel 2017 il numero di residenti a Cagliari è arrivato a 154.651, dodici abitanti in più rispetto all'anno precedente ma 9754 cittadini in meno rispetto a quindici anni prima. Dal 2002 al 2017 Is Mirrionis (il quartiere più popoloso coi suoi 12.676 residenti) ha perso 2049 unità mentre la crescita maggiore si è registrata nella parte di Pirri che si affaccia sulla 554: nella zona Is Corrias-Is Campus in 15 anni c'è stato un incremento di 1633 abitanti. «Il calo demografico è sensibile in tutta Italia e la nostra iniziativa non potrà certo contribuire a contrastare la diminuzione - conclude Danilo Fadda - ma abbiamo pensato a un piccolo gesto per i nostri nuovi concittadini».
Marcello Zasso
 

La Nuova Sardegna

 

 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di lunedì 23 luglio 2018 / Sardegna - Pagina 5
La soprintendenza riapre il sito dopo un anno e rinviene alcuni reperti dove è stata piantata una vigna
MONT'E PRAMA, SI RIPRENDE SCAVANDO TRA I FILARI

di Piero Marongiu
CABRAS Gli scavi a Mont'e Prama sono ripresi nell'area esterna al sito indagato anni fa. Per adesso a scavare è soltanto una squadra della soprintendenza diretta dall'archeologo Alessandro Usai, responsabile del sito, e sono arrivate le prime conferme: il muro individuato durante la campagna del 2016 prosegue, di sicuro, per altri 15 metri a nord, nel vigneto di proprietà dell'imprenditore Ivan Arangino. La lunghezza totale della base muraria riportata alla luce supera quindi i 30 metri. L'equipe della soprintendenza ha effettuato finora cinque saggi nel lato nord del sito che hanno confermato l'esistenza di altre sepolture. Quante, almeno per il momento, non si sa. Come pure non si sa in che stato siano, anche perché l'azione degli aratri subita nel tempo non ha contribuito alla loro conservazione. «I saggi fin qui aperti - spiega Alessandro Usai - ci danno conferme: la prosecuzione delle mura e l'esistenza di altre tombe, quante non lo sappiamo ancora. In ogni caso sono all'interno di uno spazio limitato». Per adesso i saggi di scavo hanno riguardato solo la parte nord, non si esclude però che alcuni vengano aperti anche dalla parte opposta, nell'area in cui sono stati ritrovati i modellini di nuraghe praticamente integri e altri importanti reperti. Intanto, sulla presenza dei vigneti impiantati nel 2015 su diversi ettari, le polemiche non si placano. Sono in molti e da diverso tempo, soprattutto sui social, a gridare allo scandalo e puntare il dito sul mancato vincolo archeologico che avrebbe dovuto tutelare la collina di Mont'e Prama. «All'epoca non avevamo dati di scavo certi che indicassero la presenza di altri reperti - dice Usai -, pertanto non si poteva impedire al privato di utilizzare il terreno di cui è proprietario». I saggi di scavo in atto nel terreno privato non spiegano lo scopo della costruzione e Usai non si pronuncia: «Stiamo proseguendo il lavoro iniziato e continueremo fino a quando i fondi ce lo consentiranno - dice ancora Usai -. Il muro che emerge, lo ribadisco, è solo la base. A cosa servisse e cosa fosse, non lo sappiamo. Il nostro lavoro serve a dare risposte e solo continuando si potrà capire meglio cosa fosse Mont'e Prama». I lavori proseguiranno, presumibilmente, per un mese e potrebbero continuare se ci saranno ancora fondi. In autunno, se non ci saranno imprevisti e sempre sotto la direzione della soprintendenza, sarà l'Università a riprendere gli scavi. Intanto, insieme alla conferma della prosecuzione della base muraria e alle nuove tombe, sono stati rinvenuti anche frammenti di ceramiche. Mont'e Prama quindi, da quando i riflettori si sono riaccesi sul sito continua ad affascinare e ad alimentare le aspettative degli archeologi da social. Gli studiosi invece preferiscono rimanere con i piedi per terra e parlare solo in presenza di fatti nuovi.

Questionario e social

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