Giovedì 5 luglio 2018

05 luglio 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di giovedì 5 luglio 2018 / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
Il report
La classifica della sanità, ultimo posto per la Sardegna

La sanità sarda è la peggiore d'Italia. Un dato sconfortante che emerge dal rapporto “Una misura di performance dei Servizi sanitari regionali” del Centro studi dell'Università Tor Vergata di Roma. A guidare la classifica sono le Province di Trento e Bolzano, seguite da Toscana, Lombardia, Friuli Venezia-Giulia, Emilia Romagna e Veneto. Sicilia, Molise, Puglia, Basilicata, Campania e Calabria sono nell'area critica. In coda la Sardegna. Resta fortissimo il gap tra il nord e il sud del Paese. MURGIA A PAGINA 7

Cronaca Regionale (Pagina 7 - Edizione CA)
Secondo il rapporto del Crea la tutela della salute nell'Isola è la più bassa in Italia
SANITÀ, LA SARDEGNA È MAGLIA NERA
Arru: «Ma si tratta di dati vecchi»

Com'è il livello della tutela della salute in Sardegna? Bassissimo secondo il centro studi Crea Sanità dell'Università di Roma Tor Vergata che ha presentato il rapporto su Una misura di performance dei servizi sanitari regionali . Tra le regioni italiane l'Isola è in coda dietro Sicilia, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria. Ai vertici ci sono le Province autonome di Trento e Bolzano, seguite da Toscana, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto. In mezzo Valle d'Aosta, Marche, Liguria, Umbria, Piemonte, Lazio, Abruzzo.
GLI INDICATORI Ultimi, dunque. Ma come è possibile dopo che la Giunta ha istituito l'azienda per la tutela della salute, dopo l'approvazione della rete ospedaliera? Il metodo di valutazione utilizzato dal centro studi prende in considerazione diverse dimensioni: sociale, esiti, appropriatezza, innovazione e economico finanziaria. Tra gli indicatori: numero delle famiglie impoverite a causa della spesa sanitaria, aspettativa di vita in buona salute, incidenza della spesa sanitaria sul Pil. A valutare sono cinque diverse categorie: utenti, istituzioni, professioni sanitarie, management aziendale, industria medicale. Si oscilla da un massimo del 51% (del risultato ottenibile) della provincia di Trento a un minimo del 19% della Sardegna.
LA REPLICA Il problema è che, ha fatto notare l'assessore alla Sanità Luigi Arru, «la maggior parte dei dati si riferisce al periodo 2015 -2016, precedente cioè alla riforma della rete ospedaliera, all'istituzione dell'Ats e della centrale unica d'acquisto». Secondo Arru, poi, «il documento riguarda indicatori che valutano non la qualità professionale, ma la performance misurata secondo il parere di un panel di 100 componenti. Gli stessi parametri della ricerca cambiano di anno in anno, non è dunque possibile un confronto sulle posizioni in classifica rispetto ai periodi precedenti». Nel 2017, per esempio, la Sardegna si era classificata in una posizione intermedia, ma gli indicatori erano quasi tutti diversi. «Si tratta di uno studio sul lato della domanda che analizza le diverse dimensioni della tutela regionale del diritto alla salute, non è quindi volto a misurare il grado di raggiungimento degli obiettivi di sanità pubblica». Quindi, conclude Arru, «è bene che prima di arrivare a conclusioni affrettate, i soliti urlatori seriali leggano e si sforzino di comprendere quanto riportato nel documento».
LE REAZIONI Ieri, commentando i dati del report, Fratelli d'Italia ha definito la Giunta Pigliaru «l'accabadora della sanità isolana», mentre il consigliere di Forza Italia, Marco Tedde, ha parlato di «ennesima certificazione che la gestione della sanità è fallimentare e che occorre cambiare guida». Per Michele Cossa (Riformatori), infine, «chi ha sbagliato deve andare via al più presto».
Roberto Murgia
 

2 - L’UNIONE SARDA di giovedì 5 luglio 2018 / Salute (Pagina 44 - Edizione CA)
OCULISTICA. La diagnosi precoce consente il recupero
Lampi di luce, puntini neri: prime spie del distacco di retina

È un problema subdolo, silenzioso, che non dà sintomatologia dolorosa e, se sottovalutato, rischia di portare via la vista. Per fortuna alcuni segnali possono dare l'allarme: lampi di luce improvvisi, tanti puntini neri che si muovono insieme, ombre dense come se si chiudesse una tenda. «Potrebbero essere i sintomi di un distacco della retina», spiega il dottor Enrico Peiretti della clinica oculista dell'Aou di Cagliari. «Se si avvertono, occorre rivolgersi subito a un oculista perché la tempestività della diagnosi è fondamentale ai fini del recupero della vista». La clinica oculista dell'azienda ospedaliero universitaria di Cagliari (diretta dal professor Fossarello), che lavora anche come pronto soccorso 24 su 24, rappresenta uno dei centri specializzati (l'altro è a Sassari) in Sardegna nel trattamento chirurgico del distacco della retina. «Grazie al lavoro di équipe, ogni anno trattiamo circa 200-250 interventi per riattaccare la retina», spiega l'esperto.
LE CAUSE L'evento che dà il via al distacco è la formazione di un piccolo foro nella retina: ciò consente al liquido vitreale (la massa gelatinosa che riempie il globo oculare) di insinuarsi tra la parte nervosa della membrana retinica e l'epitelio pigmentato, iniziando a scollarlo. I fattori che possono favorire un distacco sono diversi e comprendono miopia, soprattutto se elevata (oltre sei diottrie), degenerazione del corpo vitreo in genere legata a età (ultra 65enni), familiarità, traumi e particolari patologie oculari (come chi subisce un intervento di cataratta) e non oculari (come il diabete).
COME SI RIPARA «Attualmente le nuove tecniche chirurgiche consentono interventi meno invasivi, in anestesia locale, senza ricovero e soprattutto con un buon recupero della vista», spiega il dottor Peiretti. La retina è un tessuto nervoso che quando si stacca subisce danni con ricadute negative sulla vista: tanto è più ampio il distacco e tanto è maggiore l'interessamento della parte centrale della retina. «Ecco perché è sempre buona regola intervenire in tempi rapidi con un trattamento chirurgico che riappiani la retina sollevata», spiega ancora l'esperto.
LA PREVENZIONE Una forma di profilassi primaria, nel distacco della retina, non esiste. Esistono, però, come detto, alcuni sintomi (come la comparsa di corpi scuri nella vista e bagliori di luce) che devono mettere in allarme il paziente che deve quindi sottoporsi al più presto a una visita oculistica. La miglior prevenzione consiste nel conoscerne i sintomi e nel sottoporsi a controlli periodici della vista. (ma. mad.)

 

3 - L’UNIONE SARDA di giovedì 5 luglio 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 18 - Edizione CA)
Stroncata a 81 anni da una grave malattia. Funerali alle 16 nella cattedrale di Oristano
LUTTO PER LA SCOMPARSA DELLA SOCIOLOGA ANNA OPPO

Nella morte d'estate c'è un che di insopportabile per la troppa luce, le giornate infinite, il crollo di ogni resilienza che la morte invece sollecita. È irrilevante che una morte sia annunciata come quella di Anna Oppo che se n'è andata nella sua Oristano, geografia insegretita della Sardegna, fertile di figure speciali da cui veniva anche Nereide Rudas.
La scomparsa di personalità così fondative accresce il senso di orfanità perchè solo pochi la trasmettono anche a chi non aveva un'assidua frequentazione. Tendenzialmente lunadigas - non percorse dall'esibizione dell'urgenza di maternità - ma nondimeno entrambe impegnate a studiare i territori della famiglia, delle donne, della matrilinearità, della matricentricità.
Le ricerche di Anna Oppo su questi temi sono le uniche. Li ha scavati attraverso la letteratura, la ricerca sul campo, la lingua sarda. Hanno finito per essere grandi madri non solo della famiglia più prossima - quella della ricerca - ma di quella più vasta dell'intellettualità militante, specie femminile e femminista. Essere ricercatori e intellettuali non è infatti sovrapponibile. Lo raccontano oggi la cronaca, lo spaesamento politico, il degrado linguistico, la sconnessione tra decisori e quanto urge alla comunità. Si chiamava politica e Anna Oppo le era prossima agendola con consapevolezza. Tutto fuorché controfigura o eterodiretta. Pensando alla sua vita, rassicura l'autorità che altre donne le hanno riconosciuto e che vale di più della pur grande autorevolezza accademica ancorché la prima ha a che fare con la seconda.
In mezzo c'è la trincea del femminismo che in Sardegna è tanto rilevante quanto rimosso. Ci sarà tempo per dettagliare la formazione di Anna Oppo a Cagliari, Bologna, Berkeley e la sua carriera accademica ma da subito bisogna esercitare una tenace pedagogia della memoria per non rimuovere chi del valore delle donne ha fatto ricerca di una vita. Non era scontato ieri ma neanche oggi.
Questo pomeriggio i funerali alle 16 nella Cattedrale di Oristano.

 

4 - L’UNIONE SARDA di giovedì 5 luglio 2018 / Agenda Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
MEDICINA, SCUOLA ESTIVA
L'università ha pubblicato l'avviso per la selezione degli studenti che saranno ammessi alla scuola estiva di preparazione e orientamento ai test d'ingresso per i corsi di studio della facoltà di Medicina e Chirurgia per il prossimo anno accademico. I posti sono 250 e il bando è sul sito dell'ateneo.

 

5 - L’UNIONE SARDA di giovedì 5 luglio 2018 / Provincia Sulcis (Pagina 32 - Edizione CA)
GONNESA
Conferenza in biblioteca

Le droghe, una finestra sul cervello: se ne parlerà domani sera (l'appuntamento è dalle 18 alle 20) nel corso della conferenza prevista nella sala Alcoa della biblioteca comunale di Portoscuso. L'incontro è organizzato dall'Associazione della Seconda e Terza Età, il relatore della conferenza sarà Marco Pistis, portoscusese doc e professore all'Università di Cagliari. L'Associazione della Seconda e Terza Età, da sempre molto attiva nel proporre convegni su temi specifici, questa volta propone all'attenzione dei cittadini un argomento molto attuale, la dipendenza dalla droga, analizzato dal punto di vista farmacologico, con particolare riferimento alle conseguenze del'abuso di queste sostanze per il cervello. L'appuntamento è quindi per domani sera, nella biblioteca comunale. (a. pa.)

 

6 - L’UNIONE SARDA di giovedì 5 luglio 2018 / Cronaca Italiana (Pagina 10 - Edizione CA)
La discussione sulla direttiva approda in Parlamento mentre Wikipedia decide di scioperare
DIRITTO D'AUTORE E WEB, ATTO FINALE
D'ora in poi si dovrà pagare per ripubblicare i contenuti online

Brutta sorpresa in questi giorni per gli studenti in sessione estiva, i maturandi alle prese con gli orali, o chi semplicemente aveva qualche curiosità scientifica. Wikipedia, la più grande enciclopedia online, è infatti ufficialmente in sciopero. Oggetto del contendere è una nuova proposta di legge dell'Unione europea, quella sul diritto d'autore e copyright, che dovrebbe essere discussa oggi dal Parlamento. A chi si collega sul sito, ma solo nella versione italiana, appare un drammatico comunicato: “ Anziché aggiornare le leggi sul diritto d'autore in Europa per promuovere la partecipazione di tutti alla società dell'informazione, essa (la direttiva) minaccia la libertà online e crea ostacoli all'accesso alla Rete imponendo nuove barriere, filtri e restrizioni… Wikipedia stessa rischierebbe di chiudere ”. Tutte le voci, tranne quelle che sono collegate all'argomento, risultano illeggibili. Il web è in pericolo? Per spiegare meglio occorre fare qualche passo indietro. È dello scorso giugno infatti la notizia della riforma che intende tutelare proprio chi vive della creazione di contenuti.
COSA DICE LA DIRETTIVA Questo dovrebbe avvenire in particolare attraverso due articoli: l'11 e il 13. Il primo è stato chiamato semplificando “tassa per il link”: in realtà, è un accordo di licenza. Da ora in poi, pubblicando un'anteprima di un link o parti del suo contenuto, bisognerebbe pagare una licenza ai detentori. Più contestato poi l'articolo 13: prevede infatti che qualunque contenuto pubblicato online debba essere prima verificato, perché non intacchi il diritto d'autore. PERCHÉ DIRE NO Chi cita parti di opere o linka articoli in bibliografia, come fa per esempio Wikipedia, sarebbe in grande difficoltà. Un sito potrebbe non permettersi di pagare o rifiutarsi semplicemente di linkare altre pagine. La Spagna ci ha provato, a promulgare una “link tax”, ma senza grande successo e per ora è sospesa. Controllare se ogni pagina di ogni sito web non viola copyright potrebbe essere enormemente complesso. Se poi un'applicazione estrema della direttiva riguardasse anche il cosiddetto “fair use”, addio ai video parodia rimontati di film; addio alle riproduzioni di opere d'arte, o persino alle foto di queste, alle cover cantate su una base, e addio a tanti altri artisti che cominciano così, per diventare più grandi. Ecco perché molti temono una censura preventiva: in primis il fondatore stesso del Web, il ricercatore Tim Barners Lee, e poi tanti altri, tra cui 169 accademici e 145 organizzazioni internazionali. Wikipedia invita a contattare i parlamentari, sono nate ovunque petizioni. Si è schierato contro anche Luigi di Maio.
PERCHÉ DIRE SÌ Tra i due articoli, l'11 si rivolge soprattutto a grandi motori di ricerca, come Google: vi sarà capitato di cercare una notizia, e sapere già quasi tutto dalle anteprime dei link, senza bisogno di aprirli. Peggio ancora ha fatto a volte Google news, pubblicando lunghi stralci di articoli. Spesso, senza consenso di editori e giornali. Di più, guadagnando alle loro spalle. Avete visto la frase “riproduzione riservata”, alla fine di questo articolo? Vale anche online. Per capire l'articolo 13 invece, provate a immaginare di essere un'artista, e vedere la vostra opera pubblicata online senza consenso. O magari che qualcuno trovi divertente una vostra foto, e decida di riproporla, senza sentirvi in merito, magari legata a qualche frase buffa e in modo virale in rete. Diritti da difendere e ingiustizie da impedire. In altri punti la direttiva si propone anche di fissare un tetto minimo all'equo compenso per gli artisti. E non entra nel dettaglio: in tanti non la respingono completamente, ma ritengono che si possono fare modifiche e precisazioni. E Wikipedia? Un emendamento esclude le enciclopedie online dai provvedimenti di legge.
E ora? Chiunque voglia abbeverarsi alla fonte del sapere digitale dovrà come minimo aspettare il risultato della votazione. Che comunque si preannuncia davvero incerta, perché il Parlamento è spaccato tra favorevoli e contrari. Se proseguire o meno le proteste, invece, lo deciderà solo il popolo del web.
Giovanni Lorenzo Porrà

 

7 - L’UNIONE SARDA di giovedì 5 luglio 2018 / Provincia di Sassari (Pagina 42 - Edizione CA)
SASSARI. L'Università al secondo posto tra gli atenei medi nella classifica Censis
“Quel tocco in più”: seicento laureati in piazza

«Al quarto anno il nostro format delle lauree in piazza piace così tanto che qualche altra università ha iniziato a copiarlo» ha rivelato il rettore dell'ateneo di Sassari Massimo Carpinelli. “Quel tocco in più” recita lo slogan della cerimonia che domani sera a partire dalle 18.30 vedrà 600 laureati e laureate festeggiare la fine del corso di studi. Davanti alle famiglie e agli amici. In realtà i laureati nell'anno accademico 2016/17 sono 2014, ma il salotto buono della città non può accogliere tutti. Anche perché, come ricordato dal rettore: «La tradizione anglosassone è nata per università di élite, non per le università di massa italiane, che oltretutto sono all'interno della cinta urbana e non in un campus periferico».
LE ECCELLENZE Il tocco in più è riferito a quanto di personale ogni neo dottore metterà nella sua esperienza, ma anche alla qualità della laurea sassarese. Per una curiosa coincidenza martedì è stato pubblicato il rapporto Censis: l'Università di Sassari ora occupa il secondo posto tra gli atenei di media dimensione, tra i 10 mila e i 20 mila iscritti.
Prima della consegna delle pergamene da parte verrà assegnato un premio di mille euro al laureato (o alla laureata) giudicato più meritevole della sessione 2016/2017 sulla base di parametri oggettivi: regolarità e media ponderata dei voti riportata negli esami. Inoltre verranno attribuiti altri 52 premi da 500 euro ciascuno agli studenti più meritevoli (nella misura del 5 per cento per ogni corso di laurea). Borse finanziate dal 5x1000 donato all'Università.
Alla conferenza stampa erano presenti pure Roberto Furesi, diretto del sistema bibliotecario e museo scientifico, e Guido Croci, direttore generale.
Giampiero Marras
 

La Nuova Sardegna

8 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 5 luglio 2018 / Sardegna - Pagina 4
Nel rapporto di Tor Vergata la Sardegna ha una bassa qualità del servizio
L'assessore: preso in esame il 2015, prima della riforma delle Asl e della rete
SULLA SANITÀ ISOLA IN CODA
Arru contesta: dati vecchi

CAGLIARI La Sardegna è uscita molto male dall'ultima indagine del Centro studi dell'Università Tor Vergata sulla qualità del sistema sanitario regionale. In tutte le classifiche, è agli ultimi posti, massimo al penultimo, dietro Campania, Sicilia, Molise, Puglia, Basilicata, e Calabria. Con il resto d'Italia, oltre il Mezzogiorno, che ormai avrebbe raggiunto invece gli standard europei, con in testa le Province di Trento e Bolzano, seguite da Toscana, Lombardia, Friuli, Romagna e Veneto. Ma l'indagine, che sembra essere soprattutto una bocciatura, è stata contestata dall'assessore alla sanità Luigi Arru: «La maggior parte dei dati raccolti sono vecchi e infatti si riferiscono agli anni 2015-2016, quindi precedenti alla riforma della rete ospedaliera, all'avvio dell'Asl unica e all'apertura della centrale unica d'acquisto per gli appalti. Tre riforme che invece cominciano a dare, con continuità, più di un effetto positivo nella qualità delle prestazioni e nei bilanci». Di tutt'altro avviso è stato il commento alla stessa indagine dell'opposizione di centrodestra. Per i Riformatori, «la sanità è arrivata al capolinea, stavolta con un fallimento certificato, e i colpevoli devono avere l'umiltà di dimettersi». Secondo Fratelli d'Italia, «la giunta di centrosinistra ormai è un'accabadora e va fermata». Per Forza Italia, «Il governatore Pigliaru dovrebbe liberarsi di chi finora ha solo sbagliato».L'indagine. Il Centro studi di Tor Vergata ha indagato, come ogni anno, sulle performance delle Regioni in cinque macro aree: quella sociale, poi esiti e appropriatezza delle cure, innovazione e infine «aspetto economico-finanziario». Fra gli indicatori di qualità sono inseriti il numero delle «famiglie impoverite proprio a causa della spesa sanitaria», l'aspettativa di vita in buona salute, il numero dei pazienti over 75 ricoverati e l'incidenza della spesa sanitaria sul Prodotto interno lordo. A valutare lo stato di ogni singolo sistema regionali sono stati poi gli utenti, le istituzioni - tra l'altro Arru ha fatto sapere di essere stato fra gli intervistati - medici e infermieri, più le industrie che si occupano di sanità in generale. Tirate le somme, è scritto nella relazione finale, la Sardegna è risultata sempre molto al di sotto della «soglia minima», senza mai raggiungere il 20 per cento, mentre la capofila Trento-Bolzano è sempre oltre il 50.Non è così. Nella replica l'assessore Arru ha scritto: «L'indagine è incentrata non sulla qualità oggettiva di un sistema sanitario, ma su giudizi e quindi sono tutti soggettivi». Per poi aggiungere: «Tra l'altro i parametri cambiano di anno in anno, non è dunque possibile un confronto con le classifiche del passato». Nel 2017, per esempio, la Sardegna era invece a metà classifica, ma gli indicatori - come ammesso anche dal Centro studi - erano allora quasi tutti diversi. Per concludere, secondo Arru, che «senza conoscere la storia vera e completa dell'indagine, il centrodestra è arrivato a conclusioni affrettate, confermando di essere formata solo da degli untori seriali». La controreplica è stata immediata: «L'assessore si difende con i particolari e nega la bocciatura, ma dovrebbe provare a chiedere ai sardi cosa pensano della sanità. Non ha però il coraggio di farlo».

 

9 - LA NUOVA SARDEGNA di giovedì 5 luglio 2018 / Cultura e spettacoli Pagina 28
IL LUTTO Dall’Istituto “Cattaneo” di Bologna agli studi e alle inchieste sociologiche sulla condizione femminile in Sardegna
ADDIO AD ANNA OPPO, VOCE DELLE DONNE

di Giacomo Mameli
ORISTANO Anna Oppo, la creatrice della scuola sociologica sarda, la più rigorosa studiosa del femminismo e delle dinamiche familiari, è morta ieri nella sua casa di via Crispi a Oristano. Aveva 81 anni. Il suo nome è inizialmente legato alle ricerche per l'Istituto "Carlo Cattaneo" di Bologna (collaborava con Romano Prodi, Arturo Parisi, Marzio Barbagli e Stefania Cappello) e alle università di Bologna e di Urbino dove aveva insegnato Sociologia generale tra la metà degli anni '60 e il 1976 quando si trasferisce definitivamente a Cagliari alla facoltà di Scienze politiche. Sofferente da alcuni mesi, è rimasta sempre lucida e acuta nei giudizi. La nipote, Annina Ferrara, ricorda: «Pochi giorni fa ha commentato le cronache: era felice per il miglioramento delle classifiche delle due università sarde, ma disperata, sì proprio disperata, per le ultime stragi di migranti nel Mar Mediterraneo e per la deriva populista».Oristanese, prima di sei figli, liceo classico al De Castro, laurea a Cagliari (tesi con Paola Arcari) si trasferisce subito a Bologna e poi, per il dottorato, negli Stati Uniti a Berkeley dove conosce, fra gli altri, Robert Merton. Si impone in campo accademico con la traduzione del libro "Conflict Sociology. Toward an explanatory science" di Randall Collins uscito per Zanichelli col titolo "Sociologia", prima edizione Academic Press nel 1975: testo che si imporrà fra i classici e adottato in quasi tutte le facoltà italiane di sociologia. Dai temi generali, dallo studio dei classici, passa a quelli più specifici come l'organizzazione e il ruolo dei partiti in diversi regimi politici e la partecipazione degli elettorati nelle democrazie occidentali. Il rientro in Sardegna coincide con le lotte dei primi movimenti femministi nel periodo della tormentata industrializzazione.Dopo i primi anni, per le edizioni Cuec, a cura del Centro di documentazione e studi delle donne di Cagliari, esce la prima ricerca organica dal titolo "Memoria del movimento delle donne negli anni '70, contributi per una storia del femminismo in Sardegna". Dedica il lavoro a quattro attiviste, «Gavina, Luisanna, Paola e Silvana che avremmo voluto ancora con noi" perché, aveva spiegato in un'intervista, "devo tutto a loro, dalla teoria mi hanno passare alla pratica, sono state fedeli nei racconti delle loro lotte in anni davvero di oscurantismo verso le donne che usavano la ragione». Con la Oppo il gruppo era composto dalle "donne di Guspini" e dalle pioniere indiscusse del femminismo sardo: Annalisa Diaz, Alida Manca, Anna Rita Oppo, Sabrina Perra, Luisa Maria Plaisant, Nora Racugno e Alessandra Spiga, Elisabetta Manca di Nissa, Linetta Serri, Pinella Depau, Luciana Floris, Mariolina Fusco, Maria Giovanna Piano, Wanda Piras, Loredana Rosenkranz, Luisa Salis, Ada Sanna, Linetta Serri, Laura Tonin e Rosella Virdis. Ricorda Linetta Serri, ex consigliere regionale, ex sindaco di Armungia: «Il collante fra noi era Anna perché aveva il carisma della ricercatrice scrupolosa, con i questionari ci faceva uscire dalle proteste generiche e ci diceva che dovevamo incidere nei luoghi di lavoro, nelle univeristà e nelle scuole, stando attente alle migrazione femminili che già avevano raggiunto cifre consistenti». In un capitolo scritto con Sabrina Perra, Anna Oppo affronta temi attualissimi: sessualità, corpo, contraccezione, liberazione sessuale, lavoro di militanza. Nella prefazione a "Donne sarde" del 2005 si era chiesta: «Siamo coscienti che, al di là della carenza delle infrastrutture, di capitali, di livelli di competenza, il problema dell'isola è ancora, come sempre è stato, quello della qualità dei rapporti sociali e dunque della capacità di costruire reti, di avere fiducia?». In Sardegna vedeva ancora «troppo individualismo e scarse competenze». Come superarli? Rispondeva con Gramsci: «Studiando, studiando, studiando».I funerali si terranno oggi alle 16 in Duomo a Oristano.

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