Sabato 9 giugno 2018

09 giugno 2018

L'Unione Sarda

1 - L’UNIONE SARDA di sabato 9 giugno 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 7 - Edizione CA)
Il ministro Salvini vuole reintrodurre l'obbligo del servizio militare: reazioni nell'Isola
«Fate l'Erasmus, non la naja»
Il generale Scalas: marciare non serve, si punti sull'istruzione

La Francia sta per reintrodurla per volontà del presidente Emmanuel Macron. La Svezia l'ha già fatto lo scorso anno. Nel resto d'Europa è ancora in vigore in Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Norvegia, Cipro, Grecia e Austria. Per questa ragione non tutti sono rimasti sorpresi dalla proposta di Matteo Salvini di reintrodurre il servizio militare sospeso in Italia con una legge dell'agosto del 2004. Del resto l'obbligo è previsto dalla Costituzione all'articolo 52 ma solo «nei limiti e modi stabiliti dalla legge». E infatti, essendo previsto dalla Carta, in Italia è stato solo sospeso non abolito.  L'idea frulla da mesi nella testa del ministro dell'Interno che anche nei giorni scorsi ha ribadito la sua idea chiarendo che però «la proposta non è nel contratto». Quando il leader della Lega ne aveva parlato in campagna elettorale l'allora ministro della Difesa Roberta Pinotti gli aveva risposto che «la leva ha avuto sua funzione storica ma oggi non più è utile al Paese». E oggi con la maggioranza Legastellata l'idea può attecchire?
«SÌ ERASMUS, NO NAJA» Secondo Gianfranco Scalas, generale dell'esercito in pensione, è una pessima idea. «Costerebbe un sacco di soldi e non servirebbe né alla Difesa né all'educazione dei ragazzi. Se ci sono fondi, meglio rendere più efficienti le forze armate, che oggi hanno poche risorse, e investire nell'istruzione e nel sostegno alla famiglia. Del resto non è che se uno a 18 anni è maleducato e non ha valori civili lo si cambia facendogli fare il servizio militare. I ragazzi devono fare l'Erasmus non la naja».
«COME LA SVIZZERA» Mauro Carta, docente di Psichiatria all'università di Cagliari, non è contrario, sempre che il servizio sia concepito come in Svezia o in Svizzera. «Pensare al servizio militare come a uno strumento per formare la patria gioventù è anacronistico ma ci sono democrazie avanzate, come Svizzera e Svezia, nelle quali il servizio militare ha un significato molto civile. Se lo si inquadrasse in questa chiave, potrebbe essere uno strumento educativo perché consentirebbe la partecipazione alla difesa, anche del territorio. In entrambi i Paesi c'è un esercito su base popolare e il servizio militare è visto come parte della condivisione di valori comuni. In questo senso può essere un momento di crescita individuale che contribuirebbe alla crescita della società civile».
L'IDEA DI SALVINI Due giorni fa, quando è tornato sull'argomento, Salvini non ha spiegato a quale scopo reintrodurrebbe la leva obbligatoria. In campagna elettorale, però, era stato più chiaro: «Penso a un obbligo di 6-8 mesi per ragazzi e ragazze che potranno scegliere se farlo civile o militare», disse il leader leghista. «Io preferirei quello militare perché educa all'uso delle armi, evitando disastri come quello di Macerata (il neofascista Luca Traini fece un blitz contro i migranti ferendone alcuni, ndr) e integra chi è venuto dall'altra parte del mondo crescendolo nell'amore per l'Italia».
«AI RAGAZZI SERVE AIUTO» Luca Pisano, psicologo e psicoterapeuta e direttore del Master in criminologia all'Ifos, non crede che possa essere utile. «Credo che per i nostri ragazzi sarebbe più utile investire nei servizi territoriali e nei servizi sociali, rafforzando il personale nelle Asl e nei Comuni, oggi sotto organico. Oggi, secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità, in Italia il 20 per cento dei ragazzi in età scolare ha una psicopatologia. Spesso lo chiamano bullismo semplificando un problema che è molto più complesso. Perché se bullo è chi prevarica intenzionalmente, chi ha un disagio psichico disturba in modo non intenzionale. E, potenzialmente, crescendo può arrivare a commettere reati e creare disagio agli altri e a se stessi sia nella vita reale che in quella virtuale. Se vogliamo far crescere meglio i nostri ragazzi investiamo di più in questi servizi»
MENO MUSCOLI, PIÙ VALORI Meno muscoli e più valori, associati a un servizio di utilità anche civile, è un concetto caro anche a Carta. «Dopo averli brevemente addestrati alla Difesa, potremmo utilizzare i ragazzi nel settore dello smaltimento dei rifiuti o delle calamità naturali». Il pensiero di Scalas ingloba le idee di entrambi. «Meglio un esercito di volontari ben equipaggiato e giovani con un'istruzione solida».
Fabio Manca

 

2 - L’UNIONE SARDA ONLINE di sabato 9 giugno 2018 / CULTURA » CAGLIARI
Anche l'Università di Cagliari in un progetto contro le disparità di genere
È partito ufficialmente il 7 e l'8 giugno a Madrid "Supera" - "Supporting the Promotion of Equality in Research and Academia" - il progetto grazie al quale l'Università di Cagliari e altri sette partner internazionali svilupperanno dei "gender equality plan" per il superamento delle disparità di genere nel mondo della ricerca. A Madrid sono state stilate scadenze e pianificazione delle attività per i prossimi 4 anni di lavoro. Oltre all'Università di Cagliari, per l'Isola, è presente anche una delegazione del Centro regionale di programmazione della Regione Sardegna. Per l'Ateneo del capoluogo il progetto corona un percorso che l'Università promuove da anni sui temi delle pari opportunità, proiettandola in una dimensione internazionale ancor più ambiziosa e trasversale. "Durante i quattro anni del progetto Supera - si legge in una nota - i partecipanti svilupperanno e adotteranno piani personalizzati per il superamento delle diseguaglianze e dei pregiudizi e la lotta alle discriminazioni negli ambienti di ricerca. L'iniziativa ha consentito a ricercatrici e ricercatori afferenti a vari dipartimenti, accomunati dall'interesse scientifico per i temi di genere, di collaborare per la prima volta a un progetto multidisciplinare volto al miglioramento del benessere organizzativo nell'intero Ateneo". I progetti approvati su questo tema in tutta Europa sono soltanto due. Il budget complessivo è di circa due milioni di euro, dei quali 280mila andranno all'Università di Cagliari e 100mila alla Regione Autonoma della Sardegna.

 

3 - L’UNIONE SARDA di sabato 9 giugno 2018 / Borsa (Pagina 19 - Edizione CA)
Nasce in Sardegna un centro per testare i motori per i lanciatori dei razzi Vega
Aerospazio, l'ora dei benefici
Battiston (Asi): «Ritorno certo grazie ai capitali privati»

Se la gente è poca la festa riesce meglio, e quella dell'aerospazio non fa eccezione: bassa densità di popolazione (quindi scarso inquinamento luminoso ed elettromagnetico) fanno della Sardegna un luogo ideale per osservare lo spazio. Non a caso, il radiotelescopio di San Basilio attira anche l'interesse della Nasa. Se poi si aggiunge il cielo spesso terso, non c'è gara. Per Roberto Battiston, presidente dell'Asi (Agenzia spaziale italiana), la Sardegna ha tanto da dare all'aerospazio, e tanto da ricevere: «Lo deve alla sua coerenza dopo la scelta, quasi trent'anni fa, di dotarsi di quel radiotelescopio ora in rete mondiale». Ha fatto la sua parte anche per individuare la stazione spaziale cinese andata a zonzo nello spazio e la farà per localizzare i “rifiuti spaziali” e prevedere dove cadranno.
IL CONVEGNO “Sardegna regione spaziale” è il dibattito che si è svolto ieri nella sala “Giorgio Pisano” de L'Unione Sarda, organizzato dal periodico specializzato Airpress e da Vitrociset. «L'aerospazio», ha aggiunto Battiston, «è il futuro non immediato, ma vicino. La collaborazione con l'Università di Cagliari consentirà di formare qui le professionalità necessarie». E infatti poco dopo Massimo Vanzi, delegato dell'Ateneo cagliaritano, ha annunciato l'istituzione «a breve» di un master per formare figure specializzate sulle ottiche per le applicazioni spaziali.
LUNGIMIRANZA La Sardegna, sono tutti d'accordo, è un esempio da esportare, ma deve avvantaggiarsi del fatto di essere all'avanguardia. Non lontano dalla Vitrociset sorgerà un centro per testare i motori per i lanciatori dei razzi Vega (trasportano i satelliti) prodotti da Avio, in collaborazione tra le Agenzie spaziali italiana ed europea. Un investimento da 26 milioni di euro tutto in Sardegna, che secondo gli esperti porterà occupazione. A gestire la base per i test dei lanciatori sarà Space Lab: ne fanno parte Avio e l'Asi di Battiston.
I FONDI Raffaele Paci, vice presidente della Regione, ricorda che viale Trento ha investito oltre dieci milioni di euro in bandi per l'eurospazio. Si sommano ai fondi del ministero per lo Sviluppo economico: «Ora dobbiamo attirare gli investimenti privati», ricorda Battiston, «il ritorno è certo». Il dialogo con il Distretto aerospaziale sardo (presieduto da Giacomo Cao) e l'Università è serrato. Vitrociset mette sul piatto il suo radar collegato ai radiotelescopi di San Basilio e Medicina (nel Bolognese), «che renderanno possibile», ha detto Walter Matta, direttore ricerche e innovazione, «la sorveglianza continua dell'atmosfera bassa»: quella in cui viaggia la spazzatura spaziale.
Luigi Almiento

 

4 - L’UNIONE SARDA di sabato 9 giugno 2018 / Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Alberi e arbusti di Forestas nelle 11 le aree del progetto Unicaverde
Gli studenti “giardinieri” e il recupero del tesoro verde

Il primo anno è andato oltre le aspettative grazie anche alle piogge abbondanti dell'ultimo periodo. Il progetto “Unicaverde” finalizzato alla valorizzazione delle aree verdi dell'Università ha superato con successo la prova d'esame. Promossi a pieni voti anche gli studenti protagonisti del recupero delle aree verdi dell'ateneo cagliaritano. Quindici spazi, di varie dimensioni e tipologie, da valorizzare o, come nel caso del Policlinico, da far nascere, che si estendono per circa 170 mila metri quadri. Campi incolti, giardini e cortili che si trasformano in laboratori, aule o angoli immersi nella natura dove poter studiare in tranquillità e con profitto, ma aperti a turisti e cagliaritani. Ma anche casi in cui è stato necessario avviare la conversione del verde in luoghi dove gli alberi sono diventati pericolosi per le dimensioni ragguardevoli.
IL PROGETTO L'iniziativa è stata resa possibile grazie all'Agenzia Forestas che ha donato all'ateneo 1.500 alberi e arbusti nell'ambito dell'iniziativa “Un milione di alberi”. «Durante il primo anno abbiamo piantato 1.127 alberi e arbusti», precisa Gianluca Iiriti, responsabile della gestione del verde dell'ateneo, durante la presentazione del secondo workshop nell'aula magna dell'ex facoltà di Economia. «Abbiamo optato per una gestione sostenibile del verde, con particolare attenzione al risparmio idrico a ai costi di manutenzione».
Sono 11 le aree interessate dal progetto: Rettorato, Palazzo delle scienza, Architettura, Ex Clinica Aresu, Orto botanico, Polo giuridico economico, Ingegneria, Studi umanistici (via Trentino), Ponte Vittorio, Cittadella universitaria di Monserrato e Macchiareddu.
IL VALORE AGGIUNTO Unicaverde ha riflessi positivi anche sul tessuto cittadino. «Il 60 per cento delle piantumazioni ricade nelle 9 aree cagliaritane», precisa Iiriti. Il resto è diviso tra il 32 per cento di Monserrato e l'8 di Macchiareddu.
GLI OBIETTIVI Alessio Sordo, 34 anni, del dipartimento di scienze della vita e dell'ambiente, ha coordinato l'iniziativa della Cittadella, puntando al recupero dell'area compromessa da secoli di attività agropastorale: 410 piante in mille metri quadri. «Abbiamo pensato a uno spazio verde a disposizione di studenti e visitatori del Policlinico». Fabiana Mascia, 36 anni (Scienze della natura), ha voluto mettere al centro «lo studente, il vero protagonista dell'ateneo, e la percezione e la consapevolezza sulle aree verdi».
A. A.

 

5 - L’UNIONE SARDA di sabato 9 giugno 2018 / Cronaca Regionale (Pagina 8 - Edizione CA)
Migliori informazioni agli utenti grazie alla collaborazione tra atenei e aziende di trasporto
Istruzioni per salvarsi dall'ingorgo
Al via un progetto per rendere più efficaci le alternative all'auto

Per provare a ridurre il traffico delle auto private bisogna incoraggiare i cittadini a utilizzare sempre di più i mezzi pubblici. La sfida è convincerli a lasciare a casa la macchina per utilizzare l'autobus, ma anche i servizi di car sharing, car pooling e bike sharing. Ma è necessario dare informazioni sempre più puntuali sui collegamenti e sulla disponibilità dei servizi di trasporto.
È nato con questi presupposti il progetto Simple (Strumenti e modelli per la mobilità sostenibile), promosso con un bando di Sardegna ricerche, vinto dall'Università di Cagliari. Nell'iniziativa sono coinvolte le aziende del trasporto pubblico locale urbano (Ctm Cagliari, Aspo Olbia e Atp Sassari), quelle che operano nell'extraurbano (Arst, Autolinee Baire e Autolinee Mereu), la fondazione Sviluppo sostenibile, Push, Playcar, Sardinia biking e Geoinfolab.
L'INIZIATIVA Finanziato con circa 300mila euro, il progetto ha avuto il via libera a febbraio scorso e sarà attuato in due anni e mezzo. I responsabili scientifici del progetto sono i docenti dell'Università di Cagliari Luigi Atzori e Italo Meloni. I dettagli dell'iniziativa sono stati illustrati ieri, nel corso di un incontro nella facoltà di Ingegneria e di Architettura dell'ateneo cagliaritano.
LE STRATEGIE Se non si hanno particolari esigenze, la scelta dei mezzi pubblici può far risparmiare un bel po', soprattutto nel momento in cui si effettua un abbonamento integrato. Luigi Atzori, uno dei due coordinatori del progetto Simple e docente del dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica dell'Università, chiarisce che «l'utente spesso ha difficoltà nel trovare esattamente il servizio ottimale per le sue esigenze di spostamento. Un'altra difficoltà è legata al fatto che i servizi di trasporto pubblico non sono integrati tra di loro. Il cittadino deve selezionare servizi di volta in volta diversi, per poter completare i propri spostamenti. Infine, tante persone sono ancora affezionate all'auto privata e tendono a utilizzarla per comodità o per pigrizia».
L'obiettivo del progetto Simple è scardinare queste criticità, provando a studiare sistemi innovativi per comunicare meglio con l'utente finale, introducendo dei servizi per integrare quelli di mobilità, in modo che il cittadino possa accedervi più facilmente. «Se le persone fossero incentivate a utilizzare il trasporto pubblico - sottolinea Atzori - si ridurrebbe il traffico privato e sarebbe più semplice anche per l'utente raggiungere la propria destinazione».
L'OBIETTIVO In quest'ottica è indispensabile semplificare sempre più il servizio. Se chi decide di utilizzare il trasporto pubblico sapesse che ci impiega un determinato tempo, probabilmente potrebbe decidere di spostarsi da casa o dal lavoro mezz'ora dopo o un po' prima. «A volte basta davvero pochissimo per cambiare le proprie abitudini - evidenzia Atzori - per risolvere il problema e raggiungere l'obiettivo, senza rinunciare ai propri impegni. Poi è chiaro che se una persona deve uscire tassativamente a una determinata ora, preferirà prendere l'auto. Ma, in questo caso, non è sempre detto che ci si possa davvero impiegare meno tempo a percorrere un tragitto, rispetto ai mezzi pubblici».
L'intento, conclude Atzori, è che le aziende di trasporto collaborino «e facciano sempre più rete tra loro, perché è così che si può riuscire a dare un servizio completo al cittadino. Ideale e vantaggioso, ad esempio, sarebbe poter comprare un abbonamento unico per utilizzare i servizi di car sharing e quelli di trasporto pubblico all'interno della città».
Eleonora Bullegas

Questionario e social

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